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NEUROVEGETATIVO News Quadrimestrale - Anno 2 • Numero 3 • Settembre - Dicembre 2002 Editoriale Le conoscenze sulle disautonomie progrediscono velocemente e configurano un corpus sempre più “autonomo” rispetto alle discipline di origine. La terminologia, già aggiornata nel corso degli ultimi anni, oggi viene precisata e raffinata. Sono possibili sintesi generali che includono malattie neurologiche, internistiche e psichiatriche, accomunate dal denominatore della disautonomia (Figura 1). Le disfunzioni del sistema nervoso autonomo agiscono da collante tra la neurologia, la cardiologia, la gastroenterologia e la medicina metabolica e consentono di spiegare in modo nuovo fenomeni clinici già descritti in precedenza. L’insufficienza autonomica cronica è una delle forme principali di disautonomia. Nella maggior parte dei casi, è secondaria a processi morbosi (ad esempio, il diabete, l’amiloidosi o il mieloma multiplo), da agenti tossici (ad esempio, l’alcol) o da farmaci (quali i farmaci antidepressivi o gli antipsicotici). Nella forma primaria, invece, l’insufficienza autonomica cronica domina il quadro clinico e non ha una NEUROVEGETATIVO News Periodico quadrimestrale Direttore responsabile Pietro Cortelli Comitato Editoriale Il Consiglio Direttivo AINV Alberto Albanese (Presidente) Giuseppe Micieli (Segretario Tesoriere) Pietro Cortelli (Consigliere) Riccardo Fenici (Consigliere) Vincenzo Stanghellini (Consigliere) Giuseppe Francesco Vita (Consigliere) Ufficio redazionale, pubbicitario e amministrativo: c/o MCC via Castiglione 28 40124 Bologna tel. 051263703 fax 051238564 e-mail: [email protected] Garanzia di riservatezza: Si garantisce la massima riservatezza dei dati forniti dagli abbonati e la possibilità di richiederne la rettifica o la cancellazione scrivendo all’ufficio redazionale (Legge 675/96 tutela dati personali). FOTOCOMPOSIZIONE E IMPIANTI: La.Ser. srl - Bologna STAMPA: Tipografia Negri - Bologna Aut. n. 7106-05/04/2001 causa evidente. Negli adulti, vi sono tre condizioni clinicopatologiche associate ad insufficienza autonomica cronica primaria: (1) l’insufficienza autonomica pura, che si associa a ipertensione ortostatica senza segni o sintomi di neurodegenerazione centrale; (2) l’atrofia multistemica, che combina l’insufficienza autono- Fig. 1 mica con neurodegenerazione centrale (con diversa predilezione di territori anatomici); (3) l’insufficienza autonomica associata alla malattia di Parkinson. I pazienti con malattia di Parkinson presentano spesso segni e sintomi di insufficienza autonomica, quali stipsi, incontinenza urinaria, “senso di testa vuota” ortostatico o post-prandiale, intolleranza al caldo o al freddo, disfunzione erettile. L’ipotensione ortostatica, in particolare, è un sintomo frequente, storicamente attribuito agli effetti del trattamento con farmaci dopaminergici o alla presenza di un’atrofia multisistemica (a volte lieve) con sintomi parkinsoniani. Numerosi studi recenti hanno riferito che nella malattia di Parkinson c’è, con elevata prevalenza, la perdita dell’innervazione simpatica del cuore, dimostrata da una riduzione di concentrazione a livello miocardico della radioattività dopo iniezione dei marcatori simpaticoneurali 123I-metaiodobenzilguanidina e 6-[18F]fluorodopamina. Le misurazioni chimiche, effettuate in corso di cateterizzazione cardiaca, hanno confermato che le ridotte concentrazioni di radioattività sono conseguenti alla perdita, a livello cardiaco, di terminali simpatici funzionanti. Vi è stata molta resistenza ad accettare l’idea che nella malattia di Parkinson esista una denervazione simpatica generalizzata. La possibilità di un’insufficienza neurocircolatoria simpatica era anche sostenuta dall’associazione tra ipotensione ortostatica e la perdita della stimolazione cardiovascolare riflessa, mediata dal simpatico in risposta ad un ridotto ritorno venoso al cuore. È stata a lungo difesa l’ipotesi che la denervazione simpatica del cuore fosse un fenomeno indipendente da un’insufficienza autonomica. Un recente studio pubblicato su Neurology (Goldstein et al. 2002) ha fornito Anno 2 • Numero 2 • Settembre - Dicembre 2002 ulteriori dati a dimostrazione dell’idea che l’ipotensione ortostatica, osservata nella malattia di Parkinson, corrisponda a un’insufficienza simpatica generalizzata. In che modo queste osservazioni cambiano la nostra pratica clinica? In primo luogo, vi è la necessità di guardare al sistema nervoso autonomo in modo più ampio e con maggiore attenzione, soprattutto al fine di rispondere a quesiti clinici pratici. Cade poi l’eccesso di semplificazione che ha legato l’insufficienza simpatica all’atrofia multisistemica, escludendo la malattia di Parkinson. I confini tra le due forme sono meno netti dal punto di vista clinico, ma non fisiopatologico. Ciò impone di rivedere il concetto di atrofia multisistemica “benigna”, una chimera forse inesistente. Tutti noi seguiamo pazienti che soffrono di forme tipiche di malattia di Parkinson, aggravata però dalla presenza, in primo piano, di un’ipotensione ortostatica o di altri segni di insufficienza autonomica cronica. In questi casi, non è tanto necessario porre in discussione la diagnosi primaria, quanto effettuare ripetuti bilanci autonomici, per seguire nel tempo l’evoluzione dell’insufficienza autonomica. Infine, le linee guida ufficiali per la terapia della malattia di Parkinson sono naturalmente centrate sulla correzione di segni e sintomi motori. L’affermazione ufficiale che tale malattia si associa ad un’insufficienza simpatica generalizzata impone di definire linee guida per il trattamento dei sintomi di insufficienza autonomica, nelle varie modalità in cui questa si presenta nella malattia di Parkinson. Prof. Alberto Albanese Direttore Neurologia I Istituto Nazionale Neurologico Carlo Besta Università Cattolica del Sacro Cuore 1 Alla ribalta … La tossina botulinica nel trattamento delle iperidrosi idiopatiche: Una nuova frontiera terapeutica LA SUDORAZIONE In condizioni normali, la sudorazione partecipa a tre principali funzioni: la termoregolazione, l’espressione dell’emotività e la funzione tattile-prensile. A livello del Sistema Nervoso Centrale sono stati descritti due principali sistemi che si attivano in modo specifico per regolare rispettivamente la sudorazione legata alla termoregolazione e/o quella legata all’emotività (31). Essi sarebbero costituiti da vie distinte a partenza da centri ipotalamici o corticali, con numerose possibilità di controllo reciproco, a carattere facilitante e/o inibente. Studi di Risonanza Magnetica funzionale hanno confermato il ruolo di numerosi centri corticali e sottocorticali nel controllo della iperidrosi emotiva (10) . Si definisce normale una produzione di sudore pari a 8-15 µgr/cm2 /min-1 (32), anche se tali valori sono discretamente influenzati da differenze regionali, di sesso, di età, ambientali, ecc. LE GHIANDOLE SUDORIPARE ECCRINE Le ghiandole sudoripare eccrine sono effettori comuni ad entrambi i sistemi. Esse sono sempre attivate da fibre nervose simpatiche a trasmissione colinergica, ma si distribuiscono in zone cutanee diverse a seconda della funzione attivata (35). La cute glabra è sede della sudorazione emotiva, mentre la cute non glabra è sede della sudorazione termica. Esse sono numerose a livello del palmo della mano e pianta del piede, assenti a livello del solco sottoungueale, della palpebra e del padiglione auricolare. Lavori recenti di Videomicroscopia (28) hanno contribuito alla comprensione della fisiologia della secrezione eccrina. Un singolo assone simpatico innerva più ghiandole ed una stessa ghiandola risulta innervata da più assoni. Sono state riconosciute ghiandole con soglia di reclutamento variabile (sempre attive, scarsamente attive, inattive). Il reclutamento di una singola ghiandola è variabile nel tempo, essendo determinato dalla tipologia della soglia, dal tempo di recupero e da fattori ambientali. LE IPERIDROSI: CLASSIFICAZIONE Si definisce come Iperidrosi la condizione patologica caratterizzata da sudorazione eccessiva per le richieste termoregolative ed emotive del soggetto. Tale definizione non tiene conto della difficoltà di una quantificazione oggettiva della produzione di sudore, che in Letteratura è descritta con discreta disomogeneità (produzione >8-15 µgr/cm2 /min –1 (32); produzione > 50 mg/5min/a livello dell’ascella (29), > 3,1 mg/2 min. mano non dominante mentre scrive con la dominante (20).Viene differenziata in focale o diffusa a seconda della superficie cutanea interessata. Essa può rappresentare un sintomo nell’ambito di una patologia nota, in questo caso 2 viene definita Iperidrosi Secondaria. Numerose condizioni possono esserne causa tra cui: obesità, menopausa, infezioni, alcoolismo cronico, ipertiroidismo, feocromocitoma, ipoglicemia, sindrome da carcinoide, acromegalia, neoplasie (linfomi, leucemie), terapia ormonale del carcinoma prostatico o altri tumori maligni, malattie cerebrovascolari, mielopatie, agenesia corpo calloso (S. di Shapiro), epilessia diencefalica, malattie psichiatriche, ecc. La sudorazione eccessiva ha in genere una distribuzione Diffusa. Forme secondarie Focali si riconoscono nell’ambito di algodistrofie riflesse o CRPS, di iperidrosi compensatorie in corso di neuropatie con anidrosi distrettuale, iperidrosi perilesionali, nella sindrome di Ross, nell’iperidrosi gustativa secondaria ad interventi o traumi sulla parotide. La Iperidrosi Idiopatica o Essenziale rappresenta un problema diffuso che interessa circa il 1% della popolazione, anche se studi epidemiologici completi sono poco numerosi. Essa può interessare principalmente il palmo delle mani (Iperidrosi palmare), la pianta dei piedi (Iperidrosi Plantare), le ascelle (Iperidrosi ascellare), la fronte, la regione glutea. Esordisce nell’infanzia o nell’adolescenza protraendosi nell’età adulta. Spesso ha carattere familiare, descritta come malattia ereditaria a penetranza variabile (33). La sintomatologia si può manifestare “a crisi” influenzate da stimoli emotivi e/o termici, od avere carattere costante. Pur non essendo certa la patogenesi, sono stati ipotizzati disordini nel controllo centrale delle strutture del SNC. Studi di microneurografia hanno evidenziato una disomogenea, eccessiva attivazione dell’outflow simpatico sia a riposo che dopo stimoli emozionali e stressanti, coinvolgente le fibre sudomotorie deputate alla innervazione della cute glabra (18) a differenza degli stimoli ter- mici, elettrici ed acustici scarsamente significativi. per una presunta ridotta soglia di attivazione del Centro Sudomotorio Emozionale(18). Studi neurofisiologici hanno documentato la ipereccitabilità della Risposta Simpatico Cutanea, con scarso adattamento nel paziente affetto da iperidrosi (22) a testimonianza di una possibile ipereccitabilità dei circuiti di controllo centrale della sudorazione per iperattività di vie eccitatorie o ipoattività di vie inibitorie dall’ipotalamo alle fibre pregangliari sudomotorie. Obiettivamente la cute del paziente iperidrotico può presentarsi fredda e umida, fredda e secca, calda e umida, calda e secca (9). Da un punto di vista istologico sono presenti modificazioni ultrastrutturali indicative di aumentata attività ghiandolare (5), mentre la morfologia ed il numero di ghiandole sudomotorie risulta normale (24). TERAPIA Attualmente sono disponibile varie strategie terapeutiche, ma solamente alcune hanno una significativa efficacia. Fra le metodiche non invasive sono ancora seguiti: l’uso sporadico di Sostanze Antiperspiranti Topiche, in particolare a base di Metalli (alluminio), che determinano una ostruzione dei dotti escretori, o l’applicazione periodica locale, a cicli, di Iontoforesi con conseguente blocco della trasmissione neuro-ghiandolare ed ispessimento della epidermide. Fra le tecniche invasive notevole sviluppo hanno avuto le metodiche di Simpaticectomia per via endoscopica, con lunga risoluzione della sintomatologia, ma presenza di effetti collaterali, in particolare di iperidrosi compensatoria in una percentuale ancora considerevole. LA TOSSINA BOTULINICA E L’IPERIDROSI Gli effetti della Tossina Botulinica (BoNT) Tab. I - IPERIDROSI ASCELLARE AUTORE Odderson ’98 Naumann ’98 Naumann ’98 Glogau ’98 Schnider ’99 Karamfilov ’00 Naver ’00 Schnider ’01 Heckmann ’01 Naumann ’01 Odersson ’02 Akdeniz ’02 Wollina ’02 CASISTICA N°pazienti/BoNT 2 / BO 4 / BO 8 / BO 12 / BO 13 / DY 24 / BO 13 / BO 40 / DY 145 /DY 320 / BO 18/BO 7/BO 47/BO U/sito Dose Totale ? ?50 350 ?50 33.3- 200/6 siti ?200 2? ?200 10-20/100-200 550 ?50 350 ?200 Lato in cm ? 2 2 1-1,5 ? ? 2 1,5-2,5 ? ? 2 2 Durata effetto (settimane) ? ? 16 20 >13 28-40 ? 34 24 (?) 20 20 48-116 BO = BOTOX - DY = DYSPORT Anno 2 • Numero 2 • Maggio - Agosto 2002 sul sistema nervoso autonomico sono noti da oltre un secolo. Già nel 1822 Justinus Kerner descriveva accuratamente i sintomi autonomici e paretici in corso di botulismo, ipotizzando l’uso di una possibile tossina per correggere patologie con eccesso di “attività simpatica”(12). Nella intossicazione botulinica sono evidenti, accanto ai sintomi legati al blocco presinaptico della giunzione neuromuscolare (oftalmoparesi, disfagia, disfonia, astenia generalizzata, paralisi flaccida), numerosi sintomi legati all’interessamento dei terminali colinergici del sistema nervoso autonomo (deficit dell’accomodazione e motilità pupillare, midriasi, diminuzione delle secrezioni lacrimali e salivari, intolleranza al caldo, ipo/anidrosi, stipsi, ileo paralitico, ritenzione urinaria, ipotensione ortostatica, ecc). La prima osservazione clinica sulla possibilità di blocco locale della sudorazione nell’uomo è del 1994 (7). Nella cute di pazienti trattati con BoNT per emispasmo facciale monolaterale, Bushara aveva rilevato una zona di anidrosi intorno all’orbita dal lato trattato. Successivamente Drobik (11) nel 1995 applicava localmente BoNT per correggere la iperidrosi gustativa in 13 pazienti con sindrome di Frey, ottenendo una anidrosi per diversi mesi. Chesire nel 1996 (8) riportava l’andamento temporale dell’effetto anidrotico della BoNT iniettata sottocute nell’avambraccio. Queste osservazioni evidenziavano come la BoNT fosse in grado di inibire localmente la sudorazione in maniera dose dipendente, e come l’effetto fosse limitato nel tempo (6). Contemporaneamente Schnider (37) descriveva l’effetto della BoNT nel trattamento della iperidrosi palmare. Da tale periodo le segnalazioni in letteratura sono divenute sempre più numerose, purtroppo spesso con casistiche limitate e trattamenti disomogenei (14-16, 23, 24, 27, 36-41, 47, 48) (Tabella I e II). Solo recentemente sono stati pubblicati due studi su casistiche numerose di pazienti affetti da iperidrosi ascellare. Heckmann (13) descrive l’effetto del trattamento con DysportÆ 200 U, 100 U e placebo in 145 pazienti, osservando un evidente effetto terapeutico della BoNT, in assenza di una significativa differenza fra i due dosaggi testati. Naumann (25) riporta i risultati di 320 pazienti trattati con BotoxÆ 50 U per ascella, confermando l’efficacia del trattamento in assenza di evidenti effetti collaterali. A differenza del trattamento per iperidrosi ascellare, più complesso risulta il trattamento della iperidrosi palmare per il verificarsi di una modesta e transitoria ipostenia a carico della muscolatura intrinseca della mano, causata dalla diffusione della BoNT ai piani muscolari della mano, in assenza di alterazioni della sensibilità termica cutanea (34, 43). Di sicuro interesse il trattamento per iperidrosi gustativa (26), caratterizzato da assenza di effetti collaterali e lunga remissione della sintomatologia. Sporadiche segnalazioni di trattamenti in corso di iperidrosi focale compensatoria dopo interventi di simpaticectomia (17), di iperidrosi frontale (4, 21) e di iperidrosi focale in sindrome di Ross (2, 42).L’effetto della BoNT a livello Tab. II - IPERIDROSI PALMARE AUTORE Naumann ’97 Schnider ’97 Naumann ’98 Holmes ’98 Shelley ’98 Naver ’00 Solomon ’00 Schnider ’01 Saadia ’01 Swarting ’01 Vadoud-Seyedi ’01 Wollina ’01 CASISTICA N°pazienti/BoNT U/sito Dose Totale Lato in cm Durata effetto (settimane) 1 / BO 11 / DY 16 / BO 8 / BO 4 / BO 19 / BO 20 / BO 21 / DY 24 / BO 37 / BO 23 / BO 10 / BO 330 20120 350 525 2100 264-184 2,5-5165 ?230 2,5-550-100 0,8-1102-240 1-2100 0,8-2,5200 2,5 ? 2 ? 1 2 1-1,5 1,5-2,5 2 ? 0,5-1,5 1 >14 ? 20 ? 16-48 44 16-36 25 24 ? 16-52 12-88 BO = BOTOX - DY = DYSPORT TAB. III - Trattamento Iperidrosi Focali: esperienza di Ferrara Diluizione U per sito (0.05 ml) Dose Totale Mano Dose Totale Ascella Dose Totale Guancia Durata Mano Durata ascella Durata guancia BOTOX 100U/5ml 1U 100-180 U 50-90 U 25-55 U 4-6 mesi 4-9 mesi 7-18 mesi Anno 2 • Numero 2 • Maggio - Agosto 2002 DYSPORT 500U/5ml 5U 400-600 U 130-300 U 100-180 U 4-6 mesi 4-9 mesi 7-18 mesi delle terminazione autonomiche è risultato più duraturo rispetto alla giunzione neuromuscolare, in assenza di definite cause obiettivabili. Nell’unica descrizione istologica, dopo trattamento cutaneo con BoNT, non si sono rilevate modificazioni morfologiche, o della innervazione ghiandolare analizzata con metodica immunoistochimica per l’antigene PGP 9,5 (24). IL TRATTAMENTO Nonostante i territori cutanei da trattare siano diversi nelle varie forme di iperidrosi, si possono riconoscere alcuni presupposti comuni. La zona affetta da iperidrosi viene demarcata con metodica colorimetrica (test di Minor), per la localizzazione della zona cutanea da trattare. Essa viene quindi suddivisa in piccoli quadrati di 1,5 cm di lato per la mano, 2 cm di lato per la guancia ed ascella. Nel trattamento della iperidrosi palmare, a differenza dei primi tempi nei quali veniva trattato solamente il territorio palmare, più recentamente vengono trattati pure la zona digitale (tutte le falangi) e spesso anche il lato dorsale delle ultime due falangi e la cute dorsale del lato ulnare, zone particolarmente critiche per chi deve scrivere o appoggiare la mano nelle attività quotidiane (43, 44, 45). La BoNT viene iniettata attraverso molteplici iniezioni intradermiche, tangenziali alla superficie cutanea, con siringa da insulina e ago G30. Si usano diluizioni elevate della BoNT, in genere BotoxÆ 100 U e DysportÆ 500 U in 5 ml di soluzione fisiologica. Non è stato definito con chiarezza il possibile fattore di conversione fra le due tossine più utilizzate per il trattamento della cute, in genere viene riportato un rapporto di 1U BotoxÆ:3-4U DysportÆ. Per ogni quadrato di cute vengono iniettate piccole dosi di BoNT (0,05-0,1 ml). Il trattamento delle mani e dei piedi viene effettuato frequentemente in anestesia locale (anestesia tronculare (45, 46)dei nervi mediano ed ulnare al polso, n. tibiale posteriore e peroneo alla caviglia, o mediante anestesia endovenosa regionale (3), essendo gli anestetici locali o l’uso di ghiaccio locale scarsamente efficaci. Tale provvedimento non è richiesto per l’ascella e guancia, dove il trattamento è in genere ben tollerato. Il blocco colinergico indotto chimicamente si verifica clinicamente dopo alcuni giorni (48-72 ore) e perdura per diversi mesi, a seconda dei dosaggi utilizzati e della sensibilità individuale (19, 6, 1, 30). In genere si osserva una ripresa della sintomatologia dopo circa 4-9 mesi per le iperidrosi ascellare e palmare, mentre molto più lungo è il periodo osservato per l’iperidrosi gustativa con intervalli anche di 18-20 mesi (Tab.III). La diffusione del farmaco ai muscoli intrinseci della mano determina modesta ipostenia relativa ai movimenti di opposizione delle dita di breve durata, con difficoltà, ad esempio, nell’abbottonarsi, nell’aprire un barattolo o girare una chiave. Se richiesto, tale aspetto viene rilevato quasi costantemente dai pazienti, ma in genere è di lieve entità, non limitando significativamente le comuni attività quotidiane (Tabella IV). Tali aspetti sono stati quantificati anche con metodiche neurofisiologiche (43). Le scale di autovalutazione, che il paziente 3 Tab. IV Sudorazione Ipostenia 1 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 2 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 4 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 5 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 6 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 7 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 8 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 9 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 2 3 1 0 1 1 1 2 1 3 1 4 1 5 3 0 6 0 9 0 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 0 1 2 3 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 1 0 0 1 2 3 giorni SCALA VALUTAZIONE SOGGETTIVA (VAS) Sudorazione: 10 massima sudorazione, 0 nessuna sudorazione Ipostenia: 0 nessuna ipostenia, 1 lieve ipostenia, 2 ipostenia di grado medio che non interferisce con le attività routinarie, 3 ipostenia grave che limita le attività routinarie. compila abitualmente, rilevano una forte soddisfazione relativa al risultato terapeutico ottenuto, tanto che diversi pazienti sono stati ritrattati più volte a distanza di vari mesi, osservandosi sempre un buon effetto clinico. Il trattamento dell’iperidrosi gustativa, ascellare e palmare con BoNT si è dimostrato, efficace e sicuro, di facile esecuzione e poco invasivo, in grado di controllare la ipersudorazione per lunghi periodi di tempo. La applicazione di BoNT si propone pertanto come trattamento di prima scelta per la iperidrosi ascellare (26) e gustativa e come trattamento di grande interesse per il trattamento della iperidrosi palmo-plantare, tenendo conto della maggior complessità di applicazione e dei possibili transitori effetti collaterali. Valeria Tugnoli Dipartimento di Neuroscienze Applicate alla Clinica, Azienda Ospedaliera Universitaria, Ferrara U.O. Neurologia Bibliografia 1. Akdeniz S et al. Axillary hyperhidrosis treated with botulinum toxin A exotoxin. J Eur Acad Dermatol Venereol. 2002;16(2):171-172. 2. Bergmann I et al. Selective degeneration of sudomotor fibers in Ross syndrome and successful treatment of compensatory hyperhidrosis with Botulinum toxin. 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