Il cammino verso la santità: l`amore a Gesù Eucarestia

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Il cammino verso la santità: l`amore a Gesù Eucarestia
Periodico del Centro Studi - Amici “Maria Bolognesi”
attore della causa di canonizzazione
della Serva di Dio Maria Bolognesi
Anno VIII n. 3
Luglio - Agosto - Settembre 1999
Il cammino verso la santità:
l’amore a Gesù Eucarestia
utto il lungo e complesso lavoro che si accettando tutto con gioia, questa persona, può essesvolge per arrivare alla proclamazione di re additata ai fratelli come esempio e modello da
un beato parte da un punto fondamentale: seguire. Per questo ci sono stati santi che apparentequesto candidato alla santità ufficiale nella Chiesa ha mente non hanno fatto grandi cose, non hanno
saputo, durante la sua vita, nelle diverse circostanze, costruito opere e non hanno fondato comunità reliesercitare in modo eroico, cioè il più perfetto possi- giose, come S. Teresa di Gesù Bambino e il Servo di
bile, le virtù cristiane? Il santo dunque non è tale né Dio Charles de Foucauld; santi che hanno vissuto
una vita normale
per
le
grandi
opere che può
di famiglia e di
aver lasciato dietro
lavoro come S.
di sé, come la fonGiuseppe Moscati,
dazione di una
il b. Tovini e il più
c o n g re g a z i o n e
recente Servo di
religiosa, la costruDio ing. Uberto
zione di scuole ed
Mori di Modena,
morto nel 1989;
ospedali, e nepp u re, come nel
santi che sono
caso di Padre Pio
stati chiamati dal
Signore ad una
e
di
Maria
Bolognesi perché
vita di umile serviha portato sul suo
zio
come
S.
corpo i segni della
Bertilla Boscardin
e la b. Bakita, la
Passione di Gesù.
suora canossiana
Il santo è tale solo
Milano - “Il Cenacolo”, Leonardo da Vinci
se ha fatto, giorno
africana che presto sarà canonizper giorno, quello
che il Signore gli ha chiesto: questo significa vivere zata. Molte di queste persone sono addirittura arrivain modo eroico le virtù cristiane. Se durante le diver- te tardi a conoscere Dio e a mettersi sulla sua strada
se circostanze della vita, presa coscienza della chia- e alle spalle hanno avuto, a volte, anche una vita di
mata alla perfezione da parte di Dio, una persona, peccato o di indifferenza; però dal momento in cui
con amore totale e generosità senza limiti, si abban- sono stati toccati dalla grazia, il loro amore per Dio
dona a Dio, a tutto quello che Lui vuole e dispone, non ha più avuto limiti. Anche i segni come le stim-
mate non sono sufficienti per fare un santo: essi sono
doni dati da Dio ad anime privilegiate, ma sono un
dono e non esonerano dall’impegno personale di
esercitare le virtù e di amare Dio.
Riferendoci dunque alla Serva di Dio Maria
Bolognesi è interessante vedere perché questa donna
semplice che non ha lasciato dietro di sé grandi
opere e si è consumata in una carità giornaliera e
spicciola, meriti di essere proposta come candidata
alla santità; come dunque Maria Bolognesi ha esercitato le virtù cristiane. Per affrontare questo argomento occorre rifarsi a qualche nozione di catechesi: le
virtù cristiane sono teologali e cardinali; le prime ci
vengono infuse con il battesimo, le altre sono insite
nella parte buona della natura umana; ma tanto le
une come le altre, se non coltivate, possono restare
assopite per tutta la vita fino quasi a non farsi più
sentire. Il santo invece si sforza, con la grazia di Dio
che non manca mai ad ogni uomo, di coltivarle e
farle crescere.
La prima delle virtù teologali è la fede, che è la
base della vita cristiana e che predispone ad una vita
tutta orientata verso Dio; questa virtù si manifesta in
vari modi: attraverso il senso profondo della presenza di Dio; con l’amore e la devozione verso la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento
dell’Eucarestia; con l’obbedienza piena e perfetta al
proprio confessore perché rappresenta Dio stesso;
attraverso la devozione alla Passione di Cristo e a
Maria SS.ma; lo zelo per il culto divino. In Maria
Bolognesi tutti questi aspetti emergono chiari e a
volte in modo semplice e commuovente dai suoi
scritti: le sue lettere e i suoi diari. Sull’autenticità di
questi scritti non può esservi dubbio: le lettere sono
state restituite
in originale o
in fotocopia
da chi per
anni le aveva
ricevute
da
Maria stessa e
le
aveva
custodite con
venerazione
ed affetto; i
diari sono stati
redatti da lei
per ordine dei
suoi confessori e la Serva di
Dio li ha scritti con quel
suo stile semBayonne
plice ed anche
“La Vergine dell’Eucarestia”
un po’ sgramJ.A.D. Ingres (1780-1867)
maticato,
senza alcuna
2
intenzione di tenere delle lezioni di morale o di teologia, raccontando i piccoli fatti della sua vita, compresi i dialoghi con Gesù. Sulla base dunque di questo materiale che contiene elementi preziosi se ben
cercati, propongo una semplice meditazione sulla
fede vissuta dalla Serva di Dio, perché ciascuno di
noi vi attinga motivo di riflessione e un incitamento
ad amare Dio con semplicità ed umiltà di cuore.
Spesso la Serva di Dio veniva avvicinata da persone lontane da Dio che si interrogavano sui misteri
della vita oltre la morte e sul senso della presenza di
Dio; ad una di queste con la quale intrattenne anche
un rapporto epistolare, Maria scriveva: “Penso una
cosa nel piccolo, che è molto facile comprendere le
parti sostanziose della nostra fede, non esistono tanti
punti di domanda! Sono le più semplici di qualsiasi
altro studio. Dio, nostro Padre eterno, sapendo che
siamo tanto piccoli ed incapaci, ce le ha messe così
perfette che anche il bambino di quattro anni può
capire cosa significhi Creatore”.1
Maria con queste parole si riferisce ad una sua
esperienza personale: da piccola, quando viveva in
una situazione penosissima dal punto di vista famigliare e senza affetto, e soprattutto senza alcuna
nozione religiosa, aveva capito la presenza e la bontà
di Dio guardandosi intorno: nella campagna piena di
fiori, nelle piccole creature come gli uccelli e i pulcini, nei bambini, aveva visto il volto di Dio Padre e ne
era rimasta commossa perché si era sentita amata.2
All’amico che si sforza di trovare Dio con la ragione,
Maria quindi, dice: “Allora ecco, lo studio di ogni
scienziato, davanti a Gesù è come una penombra che
si scioglie senza averne le sostanze, se non sanno
meditare che siamo un nulla sulla terra, bensì tutto ci
è stato dato a titolo di regalo per bontà e generosità
del Creatore [...] fratello non mettiamo punti di
domanda quando c’è solo il punto [...] è solo la
nostra semplice fede che ci insegna ad amarci fra fratelli come lo fa Gesù per noi”.3
Maria sviluppò quindi fin da piccola un fortissimo
senso di Dio; ogni suo giorno iniziava con una visita
veloce, ma piena di amore a Gesù presente nel tabernacolo, al quale indirizzava tutta la sua giornata: “Al
mattino andavo a scuola, in paese che arrivai, il
primo dovere, entravo in Chiesa davanti all’altare,
non sapevo pregare ma guardavo il Tabernacolo e
formulavo la mia preghiera in tanti pensierini d’amore per Gesù, poi passavo dalla Madonna del buon
Consiglio”4. Tutta la scienza religiosa di Maria si
ferma al catechismo parrocchiale, imparato con fatica; lei stessa confessa di avere imparato le preghiere
del Padre Nostro e dell’Ave Maria solo a 17 anni;
1
2
3
4
Lettera al dott. Danieli, s.d.
Cf. Diario n.1, in riferimento ai primi anni di vita
Lettera al dott. Danieli, cit.
Diario n.1
FINESTRE APERTE
però è la disposizione del cuore quella che conta, il
sapere e il volere cercare Dio sopra ogni cosa e Dio
va cercato attraverso Gesù che ne è il Figlio; questa
è la lezione dei grandi maestri di spirito come S.
Teresa d’Avila che insegna a fare orazione partendo
dalla meditazione sull’Umanità di Cristo; ma questa è
anche la strada che percorrono le anime semplici,
aperte alla grazia; scrive Maria all’amico e benefattore Ferdinando Piva: “Gesù nostro unico amore,
nostra unica guida, nostra unica speranza senza alcuna delusione, sì, con forza sincera, Gesù è la nostra
unica guida, il nostro unico rifugio sia spirituale,
come pure corporale [...] di continuo innalziamo la
nostra fede confidando tutto nella potenza di Gesù,
pronunciando spesso e anche sempre: Gesù se vuole
tutto può, ma tante volte siamo noi, misere creature,
che ci allontaniamo, non pensando al suo amore
proprio rivolto a noi”5.
Le lettere della Serva di Dio erano spesso rivolte
a persone gravemente malate, sole, che attraversavano momenti duri per la situazione famigliare o per la
propria condizione interiore; Maria ripete a loro
parole di fiducia in Dio, di abbandono a Lui, perché
in Lui solo l’anima può ritrovare la serenità: “Diciamo
così: O Gesù per te solo voglio vivere, per te solo
morire”6. Queste stesse persone avvertivano il soffio
di Dio che Maria portava nei loro cuori e nelle loro
case; alcune delle lettere ricevute dalla Serva di Dio
rivelano come le sue semplici parole e la sua presenza, fatta soprattutto di affetto e di vicinanza, trasmettevano serenità e lasciavano un maggior desiderio di bene: “[...] in casa mia - le scriveva una persona amica - hai portato quella serenità che da tanto
tempo mancava, che in continuo chiedevo a Gesù”7;
“Lo sa, Maria, che da quando ho avuto la fortuna di
conoscerla non ho più ansietà, timori, paura della
morte? Ero nella più cupa disperazione e sono tornata a vivere per riamare maggiormente il divino
Bambino. Ora “vedo”, prima ero cieca e sorda”8. Un
sacerdote missionario, le scrive: “Dalla sua lettera ho
compreso, ed è veramente giusto, che è più meritorio vivere di fede, procurare più che sia possibile il
bene delle anime, cercare di amare Gesù con tutte le
forze e star tranquilli e fiduciosi nella sua bontà infinita, nel suo amore”9.
Per la Serva di Dio Gesù presente e vivo
nell’Eucarestia era il perno di tutta la vita; quando
riceve la prima comunione il 22 maggio 1932 non sa
molto di catechismo, però ha imparato la cosa essenziale: che Gesù è lì presente e vivo: “il mio pensiero
era sempre nel Tabernacolo, avevo tante grazie da
chiedere a Gesù, prima di tutto di essere buona, di
non commettere peccati”10.
Maria che aveva il dono di “vedere” Gesù ogni
venerdì e di partecipare alla sua Passione, si sentiva
però alla presenza di Lui solo davanti all’Eucarestia,
FINESTRE APERTE
perché lì, nel sacramento dell’amore, per fede, sapeva che Egli è presente e vivo: “Come si sta bene
davanti al S. Tabernacolo, il tempo passa sempre presto”11; “Come si sta bene nella casa del Signore.
Vorrei essere sempre là”12. Spesso deve rinunciare
alla S. Messa ed alla Comunione perché non sta bene
ed è costretta a rimanere in casa; per la Serva di Dio
questo è il sacrificio più grande: “Oggi è la festa della
SS. Trinità. Sono stata alla S. Messa, come si sta bene
vicino al tabernacolo! Vorrei farlo spesso, la mia salute più volte mi costringe a letto”13; “Ho la febbre [...]
allora a casa. Speriamo domenica possa andare, ho
tanta voglia di ricevere Gesù e stare un po’ vicino al
S. Tabernacolo”14. “E’ il Cuore Immacolato di Maria.
Con Zoe sono stata alla S. Messa e ne ho ascoltate
tre, come si sta bene in chiesa. Se potessi farmi lampada accesa, quanta gioia. Io ci rimarrei, ma la poca
salute ed il dovere mi chiama. Nel S. Tabernacolo
Lettera a Ferdinando Piva, 25 dicembre 1950
Lettera alle Monache Agostiniane di Ferrara, 7 ottobre 1954
7
Lettera della Famiglia Barbiero, 13 marzo 1951
8
Lettera di Dina Cesi Borgia, 2 gennaio 1962; è una giovane donna malata terminale di cancro al seno, sposata, con un bambino ancora piccolo.
9
Lettera di padre Antonio Maria Rigon, missionario in Argentina, 20
dicembre 1953
10
Diario 22 maggio 1932
11
Diario 2 novembre 1957
12
Diario 6 dicembre1957
13
Diario 1 giugno 1958
14
Diario 13 giugno 1958
5
6
3
La conclusione di queste pagine che vogliono
essere un invito a pensare più spesso al grande dono
che Dio ci ha fatto con la presenza eucaristica è in
una espressione di Maria che delinea bene il tema di
tutta la sua vita, donata a Dio e ai fratelli: “Dio ha
messo nel mio cuore un soffio di infinito e un grande bisogno di amare che Lui solo può saziare” 21.
Francesca Consolini
Vice postulatrice della Causa
di canonizzazione di Maria Bolognesi
15
16
17
18
19
20
21
Diario 22 agosto 1958
Diario 26 marzo 1961
Diario 23 marzo 1958
Diario 27 novembre 1970
Diario 29 gennaio 1961
Diario 23 agosto 1963
Pensiero scritto il 14 settembre 1971
Dipinto della Serva di Dio,
da lei usato per applicare il calendario eucaristico
lascio tutto il mio cuore”15; “E’ la domenica delle
palme. Quest’anno mi devo accontentare di fare la S.
Comunione spiritualmente, è una rinuncia che costa
tanto sacrificio non poter gustare il Pane degli
Angeli. Se io fossi un sacerdote vorrei comunicare
per mare e per monti, anche con i piedi rotti pur di
portare Gesù agli infermi”16.
“Padre - dice un giorno a Padre Romualdo dei
Cappuccini che le ha portato la Comunione a casa
perché malata - vorrei che tutti i giorni fossero corti
5 minuti per ricevere spesso Gesù”17.
Sono molte le espressioni con le quali Maria ripete la sua fede in Gesù Eucarestia; sono parole semplici, perché lei stessa è un’anima semplice; però
sono parole che vanno lette e meditate perché rivelano un grande amore: “Anche stamane sono andata
a ricevere Gesù e parlarci, Lui che ci attende sempre
per donarci tante grazie, il tempo vola quando si è in
chiesa”18; “Vicino a Gesù il tempo vola senza accorgersi. Come fanno coloro che non sentono il bisogno
di avvicinarsi a Gesù?”19.
“Penso tante volte a Gesù solo nel tabernacolo scrive la Serva di Dio - vorrei potergli fare sempre
tanta compagnia per tutti”20.
Si potrebbe parlare ancora a lungo della fede di
Maria Bolognesi, ma temi come la venerazione verso
i sacerdoti, il suo zelo verso le chiese povere, l’amore alle missioni, la spiritualità del presepe, richiedono spazio e tempo; saranno via via motivi di riflessione per tutti noi.
4
Tempio “La Rotonda”
Rovigo
Giovedì
21 ottobre 1999
ore 10.00
75° anniversario
della nascita
di Maria Bolognesi
S. Messa
per chiedere alla SS. Trinità
la glorificazione
della
Serva di Dio
FINESTRE APERTE
Entrare
dove abita
la verità
Copenhagen - “Sera d’estate”, P.S. Kroyer (1851-1909)
In un momento di intenso dolore fisico e psichico,
mentre mi sforzavo di amare un nuovo “tipo di vita” perché la precedente era stata spazzata via, Dio ha parlato al mio cuore attraverso la lettura di una preghiera:
“bisogna che tu ti sieda”, “che gusti i miei cibi”.
E’ iniziata così la mia piccola pratica meditativa
davanti al Santissimo Sacramento; esperienza vissuta
come dialogo d’amore, in silenzio non certo comunicabile e con la difficoltà di essere presente a me stessa per
essere presente a Dio.
A quell’epoca mi nutrivo di libri scritti da persone che,
come me, ad un certo punto della loro vita fanno una
lunga sosta di riflessione e ...... stupore...... in “Attesa di
Dio” di Simone Weil, lessi: “Dio si riserva l’impossibile, che
solo l’impossibile gli è possibile”; il resto, affidato all’uomo, è sottoposto alla legge della crescita, condizionato
dalla durata, esposto all’errore.
La terapia divina è iniziata così.
Ogni giorno mi sentivo rinforzata, usavo l’intelligenza
solo per spazzare, perché essa, l’intelligenza, non ha
nulla da trovare, deve solo ascoltare.
A volte sono stata attraversata o meglio nutrita con
semplicità disarmante e come nell’invito evangelico “se
non vi convertirete e non diventerete come bambini non
potrete entrare nel regno di Dio”, accoglievo quello che
giunge all’anima per ordine di Dio: - sei venuta da tanto
lontano, ma anche da tanto vicino... non è questo che
conta? Non ti ho forse vista? E non ti sto forse guarendo
e amando, figlia riottosa, ricalcitrante e ingrata?
Sono stati doni improvvisi, per intervento della Grazia
e del mio desiderio senza nessuna occupazione o fatica
da parte mia in quei momenti.
Il vento, lo Spirito santo, mi trapassava alla stessa
velocità del tempo. Quasi dissolvendo il tempo, nel
modo dell’eternità, piuttosto che in quello del tempo.
Dio, entrando nella mia vita, ha ricostruito l’unità, l’integrità spezzata dal disordine, dallo scetticismo, ridandomi calore e forza. Un miracolo alla seconda potenza.
Nella vita di prima non c’era nessuna realtà, ero vissuta
in un semisogno.
Quanta fatica! E’ giusto ammetterlo.
Vale la pena notare che i doni plenari devono essere riconquistati ogni mattina e tramite uno sforzo complesso e talvolta doloroso...... “bisogna aprire il proprio
spirito alle prove, conformarsi alla fede tramite la
Tradizione e offrire se stessi alle ispirazioni tramite le umiliazioni” ha scritto Pascal!
E’ certo che la preghiera contemplativa è silenzio......
liberante, e tutto riprende senso, tutto può essere salvato e la vita diventa un “grazie”, diventa un “sì”.
Il problema della verità è quello di conformarvisi, di
aderirvi, e l’anima dell’uomo è una creatura in Dio, in
una meraviglia senza fine, nella quale l’uomo vede Dio,
il suo Signore, il suo Creatore, così alto, così grande e così
buono nei confronti della sua creatura, che gli riesce difficile pensare di essere qualcosa.
Ogni mese il giorno 30 alle ore 9.00
(se festivo ore 10.30), viene celebrata una
S. Messa per la Serva di Dio Maria Bolognesi
presso il Tempio cittadino
“La Rotonda” a Rovigo.
In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara
di non voler attribuire a quanto di straordinario
è narrato in questo giornale altra fede
se non umana e di non voler prevenire
il giudizio definitivo della Chiesa, al quale
la redazione intende sottomettere in tutto il suo.
FINESTRE APERTE
Ed improvvisamente prende senso
ascoltare la vita!
Respirare a fondo l’odore del fieno
o l’aria pura della riva del mare!
Laus Deo
G.M.
5
Ho familiarizzato con Maria
Tra le varie testimonianze scritte che sono custodite nell’archivio del Centro Studi - Amici - “Maria Bolognesi”, è
stata scelta, per questo numero di Finestre Aperte, quella della signora Adua di Ferrara, “amica” e “benefattrice” della
Serva di Dio.
Avendo già testimoniato come “teste” nell’inchiesta informativa diocesana della Causa in corso, la signora ha dato
il suo assenso alla pubblicazione del suo scritto, datato 7 settembre 1984.
“Ho conosciuto Maria quando il
mio primogenito aveva circa tre anni
- ora ne ha quasi ventisei - portando
indumenti da rammendare presso le
Suore di Santa Giustina.
E’ stato semplice familiarizzare
con lei in virtù del suo garbo e della
grande e profonda conoscenza che
aveva dell’animo umano. E’ stato il
dono più bello che Gesù mi ha elargito nel corso della vita. In lei ho trovato l’amica, la sorella, la mamma, la
confidente, la guida verso la fede.
Amava l’umanità di un amore indescrivibile.
Le varie malattie che a volte la
costringevano a letto o a ricoveri
ospedalieri non le impedivano di
recarsi a confortare infermi bisognosi
di assistenza o presso famiglie bisognose di pace.
Ovunque passava lasciava un
ricordo incancellabile perché con
umiltà sapeva portare ai fratelli l’amore che Gesù le donava. Il suo
cuore era particolarmente attento alle
sofferenze in ogni loro forma.
Maria è stata “Vangelo vivo” in
mezzo agli uomini.
Ha amato fraternamente mio mari-
to e i miei figli dei quali è stata madrina di Battesimo per Matteo e di
Cresima per Vittoria.
Mi è stata vicina in tutte le traversie degli anni più difficili della mia
esistenza ed anche ora la sento
costantemente presente e le chiedo
di intercedere per le necessità mie e
dei miei ragazzi.
Penso che chiunque ha conosciuto la limpidezza di tutto il suo agire
non può non ricorrere a lei per chiedere a Gesù il soccorso necessario”.
Adua S.
Contemplando la vita che nasce
In altra pagina del Periodico è stata presentata la lettera testimonianza di papà Stefano e di mamma Giovanna,
in cui si parla del delicato periodo dell’attesa di un figlio.
Prossimi al 21 ottobre - 75° anniversario della nascita della Serva di Dio Maria Bolognesi - vogliamo ricordare la
fausta ricorrenza, ringraziando il Signore per averci donato questa creatura dolcissima - una compagna di viaggio
piena del santo timor di Dio, che ora, dal cielo - spazio vitale per ogni spirito puro - continua a indicare ad ogni
uomo di buona volontà la via della salvezza: seguire Cristo, accettando giorno per giorno la nostra Croce.
Va da sé che la Croce è mistero da accogliere, accogliendo Cristo, che ci invita a “perdere la propria vita” per sal varla.
Si pone evidente alla mente il problema sempre vivo della nostra libertà. Poiché non c’è spazio per le disquisizio ni, vorremmo sintetizzare il nostro pensiero dicendo semplicemente che l’uomo è tanto più libero, quanto più fa la
volontà di Dio. E ricordiamo pure ai lettori che Dio vuole solo la nostra felicità!
Superfluo, ora, puntualizzare che l’accettazione di questa verità si accompagna, in linea di massima, ad un lavo rio, messo in atto dal “Maestro Interiore”, che vive nel cuore di ogni uomo e che “permette” di capire - a chi non si
chiude in se stesso - che Dio rispetta, in modo sublime, l’uomo, in tutto il suo essere, fin dal suo concepimento nel seno
della madre.
Senza altre formalità, presentiamo dunque una personale intuizione sul “primo battito vitale”, che ha preso una
forma, o meglio, una veste, permeata di “poesia” e di “eternità”.
Al di là delle metafore, proprie della intuizione poetica, che tra l’altro fanno necessariamente riferimento alla scan sione spazio - temporale, siamo consapevoli che, biblicamente parlando, non si può ammettere la pre-esistenza del l’anima rispetto al corpo; solamente in Gesù di Nazareth si può parlare di PRE-ESISTENZA del Verbo di Dio, storica mente incarnato nel seno della Vergine Maria.
Riconosciamo umilmente la “nullità” del nostro “io pensante”, che riflette il dono di una mente immersa in un pen siero non più umano, perché “illuminato” dal Sapere Divino:
6
FINESTRE APERTE
Il giorno stesso in cui
la vita di Maria vibrò
nel seno di sua madre
Iddio - Padre amatissimo nella sua giustizia somma
chiamò a Sé le anime che
da Lui create all’uopo
eran già pronte
ad affacciarsi sulla terra
vivificando il primo battito
di un cuore.
Il Sommo Creatore così parlò:
“Guardate bene quella casa
e quella donna onesta,
che non potrà sposar e
colui che volle farla madre.
Qualcuna pensa forse
di poter volare fin laggiù?”.
Rapide cinque anime
dissero: “ sì “.
Iddio pertanto proseguì:
“Guardate meglio!
La bimba soffrirà moltissimo
e fame e freddo
e tante malattie
assieme alla mancanza
di quel calor materno
che giorno dopo giorno
a lei sarà negato”.
Un’anima si ritirò sconvolta
e disse: “no, no, no!
Non posso vivere accanto
ad una madre che non darà
calore vero al figlio”.
Così il Buon Dio accettò
e disse alle altre quattro:
“Guardate ed osservate:
la piccola Maria
- la grande saggia sotto i divini tocchi
del mio Amore, conoscerà
cos’è l’amore mistico,
così che nella notte,
in sogno, ella potrà avere
qualche consolazione”.
Senza spiegarsi meglio,
un’anima rispose:
“Mio Dio, vorrei restare
ma sento amore forte
per terre sconosciute e calde,
in Africa vorrei andare,
perché io cerco il corpo
di una bimba dalla pelle scura”.
E Dio disse di sì.
Rivolto alle altre tre aggiunse:
“Guardate e osservate bene
Maria sarà una sposa
del tutto eccezionale,
ella non salirà l’altar e
per dire sì all’Uomo
del suo cuore ardente
Lei sceglierà di vivere
per sempre in castità
e di votarsi a Dio,
però lei sarà madr e
di ogni buon consiglio
che il Figlio mio
- lo Sposo suo divino le porterà nel sogno
frutto bellissimo
della mia vera pace”.
In quell’istante un’anima parlò
dicendo a Dio:
“Mi sento sposa e madre,
lasciami andare!”.
Così le anime rimaste
furono soltanto due.
A questo punto Iddio le prese
accanto a Sé
e a bassa voce sussurrò:
“Chi di voi due saprà vivere
nel massimo silenzio?
Chi di voi due vorrà seguire
la strada del Calvario?”.
Le anime pronte dissero di sì.
E sorridendo loro Iddio continuò:
“Chi di voi due accetterà la croce
per donarmi gloria?”.
Un’anima tutta luminosa
a Lui rispose: “O mio Signore,
io sono pronta non solo
a viver tutto questo,
ma anche ciò che
mi vorrai nascondere.
Fin d’ora io offro a Te
- mio sommo Bene la libertà che sempre doni
all’uomo che vive sulla terra”.
Così quell’anima si preparò
per fare il grande passo
seguendo la calda legge
dell’Amor divino.
GG
Cappella Sistina - Il «gesto creatore», particolare de “La creazione dell’uomo”, di Michelangelo
Si invita a far pervenire scritti di Maria
e proprie testimonianze
per ampliare la documentazione
della Causa di Canonizzazione.
FINESTRE APERTE
Il Consiglio Direttivo del Centro Studi
ringrazia per le offerte pervenute per la
Causa e le opere di Maria. Per offerte:
CONTO CORRENTE POSTALE 10 64 64 53
7
Per la prima volta con Maria
Nel corso di lunghi anni abbiamo chiesto a tanti “amici” della Serva di Dio Maria Bolognesi di ripercorrere per
noi, con la memoria, a ritroso nel tempo, l’inizio di un’amicizia che niente e nessuno può o vuole cancellare.
Ancora un po’ titubanti, vogliamo pure noi dare il nostro contributo, presentando - con qualche ritocco ine rente lo stile, ma non il contenuto - la prima parte di una testimonianza, che abbiamo recuperato e che risale al
1982; in quell’epoca il manoscritto, che ora pubblichiamo, fu consegnato - attraverso le mani di Zoe Mantovani
- a Mons. Aldo Balduin, l’ultimo direttore di spirito di Maria Bolognesi.
“1953-54: tanti anni fa - ricordi
sfumati, dimenticati, forse confusi,
eppure, tra i tanti, uno, uno solo,
sempre limpido, chiaro, reale, quasi
concreto perché la mia mente e il
mio cuore hanno voluto fotografarlo con amore.
Mi rivedo bambina piccola di
otto anni, un po’ timida, forse curiosa ma timorosa nel far domande. In
quel lontano giorno, forse di primavera, qualcuno in casa mia parlò di
Maria Bolognesi, venuta in zona,
non solo, ma anche disposta a passare da noi per trattenersi un po’
con i miei di famiglia. Nei discorsi
degli adulti capii subito tante cose
di Maria, oppure intuii quanto poi,
nel corso di lunghissimi anni, avrei
potuto vedere, sentire e toccare con
mano.
Poiché, in precedenza, durante
la preparazione alla mia Prima
Comunione (14 maggio 1953),
avevo sentito il Sacerdote parlare
dei doni naturali, soprannaturali e
preternaturali, non mi fu difficile
pensare o sperare di aver incontrato, conoscendo Maria, una persona
privilegiata dall’Amore divino in
virtù del suo amore tutto sacrifici,
sofferenze e dedizione. In breve,
“qualcuno” - o meglio - la mia
anima volle che io mi convincessi
subito di aver incontrato la mia
“Santa”.1
Non mi si fraintenda. Nessun
adulto mi aveva fatto il lavaggio del
cervello, nessuno di casa mia - pur
nella sua fede - era allora pronto a
credere senza aver visto. In tutti
comunque rispetto e devozione per
quest’anima che dimostrava di aver
voluto consacrare la sua vita al
8
Signore, con un voto lontano nel
tempo e consacrare poi tutta se stessa nell’aiutare tanti fratelli ammalati
e sofferenti sia nell’anima che nel
corpo.
Sorretta da quanto avevo sentito
dalla voce del sacerdote che mi
aveva
preparato
alla
Prima
Comunione, mi dissi subito: “Se
Gesù l’ha scelta a portare la Croce,
donandole le stimmate, Gesù l’ama
e deve stare con Lei! Se Gesù l’assiste, Lei - Maria - non può sbagliare”.
Deduzioni e ragionamenti semplicissimi e naturali - almeno per me per me che non capivo la difficoltà
degli adulti di accettare lo stesso
principio per valido. Mai dubitai
delle parole di Maria sapendo - per
dono di Fede - che Gesù le faceva
dire solo la verità. Se - nel tempo qualche volta non ascoltai i consigli
Disegno di P. Franco Verri,
tratto dal volume
“Il volto di Gesù nella Via Crucis”
di Maria - fu per una forma di egoismo, sapendo pertanto di ferirla, di
farle del male. Infatti per causa mia
io calpestavo quel mondo interiore
che lei voleva coltivare per farmene
dono.
Ebbene, per tornare a quel giorno, quello del mio primo incontro
con Maria, desidero ricordare che io
volli vederla; Maria infatti era venuta nella nostra casa per portare,
come avrebbe fatto sempre, anche
negli anni futuri, luce e conforto.
Come ella vi entrò, chi l’accompagnò e perché, in casa nostra, per me
sarà sempre “mistero”. Quanto si
intrattenne? Neppure questa domanda troverà risposta. Sentii dire a
bassa voce dagli adulti che Maria si
era ritirata nella stanza delle zie.
Pensavo fosse stanca del viaggio o
delle tante visite ormai fatte in
paese. Sentii poi dire che presto
sarebbe ripartita. Allora, per un
impulso strano, mi feci coraggio: di
corsa salii le scale per andare al 2°
piano, dove si trovava la stanza
delle zie. Dovevo vederla! Fortuna
volle che la porta della camera da
letto fosse aperta. Potevo entrare,
ma mi fermai sul pianerottolo, avendo comunque scorto la sua figura.
Non ricordo se ci scambiammo
delle parole: l’emozione e l’ansia di
quell’incontro offuscarono la mia
memoria uditiva. Ricordo però il
suo vestito nero, la sua figura semplice e maestosa, il suo sguardo,
che ora, posso anche definire, senza
paura di sbagliare: fiero e dolce,
perché Maria poteva scrutare l’anima. Era in piedi, vicino al comò sul
quale posava incorniciata la foto di
noi fratelli. Maria la prese, la guar-
FINESTRE APERTE
dò, disse qualcosa e mi guardò.
Forse voleva farmi una carezza, ma
io scappai via di corsa, impedendole così di manifestarmi quell’amore
per i bambini, che da sempre e per
sempre portava nel cuore.
Questo dunque il primo incontro
con Maria: brevissimo, per gli altri
insignificante, forse, ma non per
me, che, a distanza di decenni sarei
diventata - assieme a tanti altri
“amici” della Serva di Dio - una promotrice della sua causa di canonizzazione”.
Ziapi
Il giorno della mia Prima Comunione
avevo chiesto a Gesù : “Fammi incontrare
una santa e fammi diventare amica di una
santa perché solo così sono sicura di non
perdermi”.
1
“...mi ha tanto aiutato”
Con trepidazione affidiamo ai lettori la lettura di un documento - testimonianza, pervenuto per lettera al Centro
Studi - Amici - “Maria Bolognesi” nel corso del mese di giugno 1999.
La testimonianza, debitamente firmata - che tuttavia noi presentiamo corredata solo di sigla, nel rispetto del dirit to alla privacy - ha ricevuto il beneplacito per la pubblicazione nel corso di una conversazione telefonica con la
persona stessa, che dichiara in modo esplicito la sua riconoscenza per l’aiuto ricevuto attraverso l’intercessione della
Serva di Dio Maria Bolognesi.
L’esposizione sobria e pacata, che ci introduce in una dimensione particolare, tale da trascendere la nostra quoti dianità, o meglio, una realtà puramente umana, ci invita ad esprimere, in questa sede pubblica, stima e rispetto
per la persona e per l’evento che la stessa ha vissuto e reso pubblico con tanta umiltà.
“Scoperto oggi 14 giugno 1999 la
rivista “Finestre Aperte”, voglio
anch’io esporre quanto mi è accaduto dopo il 6 febbraio 1999, giorno in
cui per un “ictus cerebrale” con
“ischemia” sono stata ricoverata in
ospedale civile di Rovigo.
Dopo essere passata dal reparto
“neurologico” alla “geriatria lunga
degenza”, il 27 aprile sono stata
dimessa. Il mio stato di salute ed il
mio morale non erano dei migliori,
immobilizzata a letto con il braccio
sinistro e la gamba sinistra menomati, passavo le notti insonni.
Sopra al comodino vicino al mio
letto d’ospedale il santino con reliquia di Maria Bolognesi era sotto i
miei occhi. A lei mi raccomandavo
che per me intercedesse presso
“MARIA” madre comune. Nel buio
della notte, prima della Santa
Pasqua, attraverso i vetri della finestra vidi MARIA BOLOGNESI avvolta in una nube di stelle e per la
mano un bambino: mi venivano
incontro.
La mattina raccontai il fatto al cappellano dell’ospedale che tutte le
mattine mi portava la S. Comunione.
Da quell’evento è incominciata la
mia ripresa motoria e mentale a gran
passi.
Ora a casa, anche da sola, mi muovo
fra le mura domestiche ed in giardino, accudendo a qualche mio solito
lavoretto.
Ora so che MARIA BOLOGNESI mi
ha tanto aiutato e continua a proteggermi.
Cara Maria Bolognesi ti invoco e ti
invocherò ogni giorno e mi sentirò
più sollevata”.
G.B.V.
Rovigo, 24 giugno 1999
[data del timbro postale]
PREGHIERA
per ottenere la glorificazione di Maria Bolognesi
O Gesù,che hai offerto al Padre tutti
i tuoi patimenti fino a morire sulla croce
per donarci la grazia del perdono
e della comunicazone con Dio,
ti prego umilmente di glorificare,
anche su questa terra, la tua serva Maria Bolognesi,
che nella sua vita volle nel nascondimento
unire le sue soffrenze alle tue a beneficio
dei fratelli più bisognosi.
Ti supplico,perciò, di volermi concedere,
per sua intercessione,la grazia... che tanto desidero.
(Tre «Gloria al Padre»)
Immaginetta della Serva di Dio, con reliquia.
FINESTRE APERTE
Riportata sul retro della immaginetta
9
Insieme per una nuova impresa nel
nome di
aria
olognesi
Ci chiamano “i giovani”, e a noi fa piacere, anche
se oramai i trenta li abbiamo passati o ci siamo vicini
un po’ tutti. Ci siamo conosciuti al Centro Studi - Amici “Maria Bolognesi”, in occasione degli incontri periodici
aperti a tutti i soci e simpatizzanti che hanno a cuore
la figura di Maria Bolognesi. Ora, oltre all’affezione per
Maria che ci accomuna, condividiamo anche un ideale: la volontà di agire nel suo nome ripercorrendo,
nell’umiltà, i suoi passi, affinché la ricchezza di azione
morale, materiale e spirituale che lei ci ha lasciato non
debba far parte solo del ricordo, bensì continuare ad
essere realtà.
Sentiamo di doverle un ringraziamento “speciale”
per quanto ha fatto per noi e per tanti altri giovani
come noi, ma soprattutto per i bisognosi ai quali ha
donato tutta se stessa al fine di portare conforto e la
parola di Nostro Signore.
I libri sulla vita della Serva di Dio, le testimonianze
dirette di quanti l’hanno conosciuta, i suoi dipinti, il presepe, tutto ci parla del suo costante, silenzioso, generoso ed incessante operare per i fratelli meno fortunati.
Lei, che nulla aveva, ha voluto donare tutte le sue
“ricchezze “: la sua fede, la sua carica, la sua speranza, il suo coraggio, la sua vita; tutto ciò che a lei giungeva per mezzo dei suoi benefattori, da lei partiva
per beneficiare chi più di lei ne aveva bisogno.
Chi meglio di lei, che aveva vissuto
povertà, fame, tristezza,
angherie e maldicenze,
sapeva quanto le sof ferenze fisiche e
morali potessero
incidere su di
una persona, facendole per-
dere ogni forza, compresa quella di sperare in una
vita migliore?
Nonostante l’apparente benessere di oggi, povertà,
sofferenza e solitudine sono davanti ai nostri occhi. La
povertà dei senzatetto e dei disoccupati, la sofferenza
dei malati, la solitudine degli anziani e di coloro che
non sanno con chi confidarsi, o non hanno qualcosa in
cui credere.
Maria non si sarebbe certamente fermata davanti a
tutto questo; lei ci ha indicato una strada, un modo di
operare concreto, essenziale e, soprattutto, umile. A
tale stile intendiamo ispirarci per la costituzione di una
Fondazione che raccolga l’eredità lasciata da Maria,
offrendo a tutti la possibilità di farla propria e goderne.
Raggiungere lo scopo che ci siamo prefissi non sarà
impresa facile, ma la Provvidenza non ci farà mai
venire meno l’aiuto, se sapremo ben interpretare i suoi
disegni. A questo proposito, domenica 25 luglio 1999
ci siamo recati in gruppo al Santuario di Monte Berico
per pregare lo Spirito Santo affinché illumini i nostri
cuori e le nostre menti, e la Madonna perché interceda per noi e ci stia vicina, come solo una mamma
può, lungo la strada che dovremo percorrere.
Chiediamo preghiere a quanti ci stanno leggendo
e saremo lieti di accettare l’appoggio di chi potrà
offrircelo, nel modo che riterrà più opportuno.
Francesco, Laura, Lorenzo,
Rossella,
Stefania, Elisa,
Francesca F.,
Alberto,
Francesca d.
T., Cristina
In pellegrinaggio a Monte Berico
10
FINESTRE
APERTE
Un inno alla vita!
Il 7 maggio 1999 la nostra Redazione riceveva la seguente lettera:
“Carissimi, affido a “Finestre Aperte” questa nostra piccola esperienza, fiduciosi che Maria Bolognesi
saprà proteggere questo nostro figlio.
Arturino è nato nel 1993, ora ha sei anni e pur vivendo senza una gamba, è un bambino allegro, gioio so e felice. Il biglietto allegato, scritto da mia moglie Giovanna, è stato fatto per spiegare alla Comunità,
agli amici e parenti, la nostra scelta.
Grazie per l’attenzione”.
Papà Stefano
“Vivevamo in un modesto
appartamento di città. Una famiglia, la nostra, composta da due
giovani genitori e due figli di 11
e 8 anni. La nostra vita, come
quella di tante altre famiglie,
scorreva tra la scuola, la casa, il
lavoro e - per aiutare e crescere
nella fede - anche un impegno in
parrocchia per un servizio di
amore cristiano.
Come genitori coltivavamo il
desiderio di dare un fratellino ai
bambini già grandicelli.
Dopo averlo perso per due
volte e aver provato il dolore e la
delusione di non veder realizzato il nostro sogno, cominciammo
a pensare di rinunciare o, tutt’al
più, di realizzarlo in forma diversa, orientando quell’amore da
manifestare a qualche bambino a
cui gli era stato negato. Ma non
andò così! A dimostrare che l’amore di Dio e i suoi progetti
sono molto più grandi e impensabili per noi, finalmente la scoperta che un germoglio di vita,
che Dio aveva voluto donarci,
aveva resistito e superato il
periodo più difficile della gravidanza, vale a dire i primi mesi.
Gioia e felicità indescrivibile
avevano invaso la nostra famiglia, tutti proiettati nell’attesa di
questa nuova vita.
FINESTRE APERTE
Cominciarono i primi controlli, le analisi, per assicurarsi dello
stato di salute del piccolo. Verso
il quarto mese, una notizia sconvolgente emerse dalla diagnosi
di una ecografia: al piccolo non
si era sviluppata una gambina,
mentre tutto il resto era perfettamente normale.
Dire che questa notizia aveva
creato una sofferenza terribile in
noi genitori, è poca cosa: passammo i primi giorni nell’angoscia, provando i più svariati sentimenti al pensiero che il nostro
piccolo cominciasse la sua vita già così provata - senza potersi
dare una risposta, di come era
potuto accadere una cosa così
incredibile.
Ben presto però il Signore,
che ci era vicino, ci fece sentire
più forte quell’amore travolgente
che solo Lui può dare. Superata
la fase iniziale di disorientamento e di dolore, ecco riaccendersi
in noi quella fiammella: desiderio di vita, desiderio di donare
amore; ecco i nostri cuori aprirsi
alla volontà del Signore, pronti
ad accogliere questo dono meraviglioso e incredibilmente grande. Era come sentire il fuoco che
piega il ferro per fargli prendere
forma: sentimenti più forti e più
grandi cominciavano a regnare
nei nostri cuori di genitori.
Passammo i restanti mesi
della gravidanza nella normalità
quotidiana, nella serenità e gioia
sempre più forte ad attendere
questo fiore che stava crescendo.
I due fratellini vennero a
sapere delle condizioni del piccolo un mese prima della nascita, ma la notizia, a parte il primo
momento di incredulità, non
turbò minimamente quella serenità e gioia che avevamo respirato insieme fino ad allora. Anzi,
dichiararono di amare ancora di
più questo fratellino che avevano tanto atteso e desiderato.
La mamma aveva spiegato
loro che ogni nuova vita che
viene al mondo è un dono di
Dio, per questo lo rende ancora
più prezioso, a prescindere dalla
sua condizione, che la natura
umana è abituata a schematizzare, ma agli occhi del Signore
siamo tutti uguali e speciali nello
stesso tempo.
Al termine della gravidanza,
Arturino venne alla luce. È un
bambino “speciale”, meraviglioso, con il suo faccino tondo e gli
occhietti vispi.
La nostra gioia e quella dei
nostri figli è esplosiva e talmente
grande che siamo incapaci di
contenerla; ma non siamo soli a
11
viverla, perché moltissime persone, che avevano atteso questo
bambino insieme a noi, ora non
possono che condividere questa
stessa gioia.
E’ ben vero che il Signore ha
voluto dare questa prova alla
nostra famiglia, ma il nostro “SI”,
ovvero il nostro “SIA FATTA LA
TUA VOLONTA’” ha centuplicato
il valore del dono ricevuto.
E’ indescrivibile la gioia che
regna nella nostra casa: la nascita di questo bimbo ha reso indispensabile trasmettere a chiunque questa esperienza di vita, la
forza e l’amore che ne abbiamo
ricevuto. Si fa dovere per noi
testimoniare che con l’amore e
confidando nel Signore ogni
pena
è
meno
pesante da
sopportare.
Oggi questo bimbo cresce circondato dal calore di una famiglia che lo ha desiderato, atteso
e amato con infinito amore ed è
qui con la sua presenza a gridare ... un inno alla vita!”.
“Prima
di formarti
nel seno
materno
ti conobbi,
e prima che
uscissi
dal seno
di tua madre
ti santificai.....”
(Ger. 1)
Disegno di Mara Cattai - 1982
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Direttore Responsabile: Mons. Daniele Peretto
Direttore: Giuseppe Tesi
Sede e Redazione: Centro Studi - Amici “Maria Bolognesi”
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Aut. Trib. Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992
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