Il cammino verso la santità: l`amore a Gesù Eucarestia
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Il cammino verso la santità: l`amore a Gesù Eucarestia
Periodico del Centro Studi - Amici “Maria Bolognesi” attore della causa di canonizzazione della Serva di Dio Maria Bolognesi Anno VIII n. 3 Luglio - Agosto - Settembre 1999 Il cammino verso la santità: l’amore a Gesù Eucarestia utto il lungo e complesso lavoro che si accettando tutto con gioia, questa persona, può essesvolge per arrivare alla proclamazione di re additata ai fratelli come esempio e modello da un beato parte da un punto fondamentale: seguire. Per questo ci sono stati santi che apparentequesto candidato alla santità ufficiale nella Chiesa ha mente non hanno fatto grandi cose, non hanno saputo, durante la sua vita, nelle diverse circostanze, costruito opere e non hanno fondato comunità reliesercitare in modo eroico, cioè il più perfetto possi- giose, come S. Teresa di Gesù Bambino e il Servo di bile, le virtù cristiane? Il santo dunque non è tale né Dio Charles de Foucauld; santi che hanno vissuto una vita normale per le grandi opere che può di famiglia e di aver lasciato dietro lavoro come S. di sé, come la fonGiuseppe Moscati, dazione di una il b. Tovini e il più c o n g re g a z i o n e recente Servo di religiosa, la costruDio ing. Uberto zione di scuole ed Mori di Modena, morto nel 1989; ospedali, e nepp u re, come nel santi che sono caso di Padre Pio stati chiamati dal Signore ad una e di Maria Bolognesi perché vita di umile serviha portato sul suo zio come S. corpo i segni della Bertilla Boscardin e la b. Bakita, la Passione di Gesù. suora canossiana Il santo è tale solo Milano - “Il Cenacolo”, Leonardo da Vinci se ha fatto, giorno africana che presto sarà canonizper giorno, quello che il Signore gli ha chiesto: questo significa vivere zata. Molte di queste persone sono addirittura arrivain modo eroico le virtù cristiane. Se durante le diver- te tardi a conoscere Dio e a mettersi sulla sua strada se circostanze della vita, presa coscienza della chia- e alle spalle hanno avuto, a volte, anche una vita di mata alla perfezione da parte di Dio, una persona, peccato o di indifferenza; però dal momento in cui con amore totale e generosità senza limiti, si abban- sono stati toccati dalla grazia, il loro amore per Dio dona a Dio, a tutto quello che Lui vuole e dispone, non ha più avuto limiti. Anche i segni come le stim- mate non sono sufficienti per fare un santo: essi sono doni dati da Dio ad anime privilegiate, ma sono un dono e non esonerano dall’impegno personale di esercitare le virtù e di amare Dio. Riferendoci dunque alla Serva di Dio Maria Bolognesi è interessante vedere perché questa donna semplice che non ha lasciato dietro di sé grandi opere e si è consumata in una carità giornaliera e spicciola, meriti di essere proposta come candidata alla santità; come dunque Maria Bolognesi ha esercitato le virtù cristiane. Per affrontare questo argomento occorre rifarsi a qualche nozione di catechesi: le virtù cristiane sono teologali e cardinali; le prime ci vengono infuse con il battesimo, le altre sono insite nella parte buona della natura umana; ma tanto le une come le altre, se non coltivate, possono restare assopite per tutta la vita fino quasi a non farsi più sentire. Il santo invece si sforza, con la grazia di Dio che non manca mai ad ogni uomo, di coltivarle e farle crescere. La prima delle virtù teologali è la fede, che è la base della vita cristiana e che predispone ad una vita tutta orientata verso Dio; questa virtù si manifesta in vari modi: attraverso il senso profondo della presenza di Dio; con l’amore e la devozione verso la presenza reale di Gesù nel Santissimo Sacramento dell’Eucarestia; con l’obbedienza piena e perfetta al proprio confessore perché rappresenta Dio stesso; attraverso la devozione alla Passione di Cristo e a Maria SS.ma; lo zelo per il culto divino. In Maria Bolognesi tutti questi aspetti emergono chiari e a volte in modo semplice e commuovente dai suoi scritti: le sue lettere e i suoi diari. Sull’autenticità di questi scritti non può esservi dubbio: le lettere sono state restituite in originale o in fotocopia da chi per anni le aveva ricevute da Maria stessa e le aveva custodite con venerazione ed affetto; i diari sono stati redatti da lei per ordine dei suoi confessori e la Serva di Dio li ha scritti con quel suo stile semBayonne plice ed anche “La Vergine dell’Eucarestia” un po’ sgramJ.A.D. Ingres (1780-1867) maticato, senza alcuna 2 intenzione di tenere delle lezioni di morale o di teologia, raccontando i piccoli fatti della sua vita, compresi i dialoghi con Gesù. Sulla base dunque di questo materiale che contiene elementi preziosi se ben cercati, propongo una semplice meditazione sulla fede vissuta dalla Serva di Dio, perché ciascuno di noi vi attinga motivo di riflessione e un incitamento ad amare Dio con semplicità ed umiltà di cuore. Spesso la Serva di Dio veniva avvicinata da persone lontane da Dio che si interrogavano sui misteri della vita oltre la morte e sul senso della presenza di Dio; ad una di queste con la quale intrattenne anche un rapporto epistolare, Maria scriveva: “Penso una cosa nel piccolo, che è molto facile comprendere le parti sostanziose della nostra fede, non esistono tanti punti di domanda! Sono le più semplici di qualsiasi altro studio. Dio, nostro Padre eterno, sapendo che siamo tanto piccoli ed incapaci, ce le ha messe così perfette che anche il bambino di quattro anni può capire cosa significhi Creatore”.1 Maria con queste parole si riferisce ad una sua esperienza personale: da piccola, quando viveva in una situazione penosissima dal punto di vista famigliare e senza affetto, e soprattutto senza alcuna nozione religiosa, aveva capito la presenza e la bontà di Dio guardandosi intorno: nella campagna piena di fiori, nelle piccole creature come gli uccelli e i pulcini, nei bambini, aveva visto il volto di Dio Padre e ne era rimasta commossa perché si era sentita amata.2 All’amico che si sforza di trovare Dio con la ragione, Maria quindi, dice: “Allora ecco, lo studio di ogni scienziato, davanti a Gesù è come una penombra che si scioglie senza averne le sostanze, se non sanno meditare che siamo un nulla sulla terra, bensì tutto ci è stato dato a titolo di regalo per bontà e generosità del Creatore [...] fratello non mettiamo punti di domanda quando c’è solo il punto [...] è solo la nostra semplice fede che ci insegna ad amarci fra fratelli come lo fa Gesù per noi”.3 Maria sviluppò quindi fin da piccola un fortissimo senso di Dio; ogni suo giorno iniziava con una visita veloce, ma piena di amore a Gesù presente nel tabernacolo, al quale indirizzava tutta la sua giornata: “Al mattino andavo a scuola, in paese che arrivai, il primo dovere, entravo in Chiesa davanti all’altare, non sapevo pregare ma guardavo il Tabernacolo e formulavo la mia preghiera in tanti pensierini d’amore per Gesù, poi passavo dalla Madonna del buon Consiglio”4. Tutta la scienza religiosa di Maria si ferma al catechismo parrocchiale, imparato con fatica; lei stessa confessa di avere imparato le preghiere del Padre Nostro e dell’Ave Maria solo a 17 anni; 1 2 3 4 Lettera al dott. Danieli, s.d. Cf. Diario n.1, in riferimento ai primi anni di vita Lettera al dott. Danieli, cit. Diario n.1 FINESTRE APERTE però è la disposizione del cuore quella che conta, il sapere e il volere cercare Dio sopra ogni cosa e Dio va cercato attraverso Gesù che ne è il Figlio; questa è la lezione dei grandi maestri di spirito come S. Teresa d’Avila che insegna a fare orazione partendo dalla meditazione sull’Umanità di Cristo; ma questa è anche la strada che percorrono le anime semplici, aperte alla grazia; scrive Maria all’amico e benefattore Ferdinando Piva: “Gesù nostro unico amore, nostra unica guida, nostra unica speranza senza alcuna delusione, sì, con forza sincera, Gesù è la nostra unica guida, il nostro unico rifugio sia spirituale, come pure corporale [...] di continuo innalziamo la nostra fede confidando tutto nella potenza di Gesù, pronunciando spesso e anche sempre: Gesù se vuole tutto può, ma tante volte siamo noi, misere creature, che ci allontaniamo, non pensando al suo amore proprio rivolto a noi”5. Le lettere della Serva di Dio erano spesso rivolte a persone gravemente malate, sole, che attraversavano momenti duri per la situazione famigliare o per la propria condizione interiore; Maria ripete a loro parole di fiducia in Dio, di abbandono a Lui, perché in Lui solo l’anima può ritrovare la serenità: “Diciamo così: O Gesù per te solo voglio vivere, per te solo morire”6. Queste stesse persone avvertivano il soffio di Dio che Maria portava nei loro cuori e nelle loro case; alcune delle lettere ricevute dalla Serva di Dio rivelano come le sue semplici parole e la sua presenza, fatta soprattutto di affetto e di vicinanza, trasmettevano serenità e lasciavano un maggior desiderio di bene: “[...] in casa mia - le scriveva una persona amica - hai portato quella serenità che da tanto tempo mancava, che in continuo chiedevo a Gesù”7; “Lo sa, Maria, che da quando ho avuto la fortuna di conoscerla non ho più ansietà, timori, paura della morte? Ero nella più cupa disperazione e sono tornata a vivere per riamare maggiormente il divino Bambino. Ora “vedo”, prima ero cieca e sorda”8. Un sacerdote missionario, le scrive: “Dalla sua lettera ho compreso, ed è veramente giusto, che è più meritorio vivere di fede, procurare più che sia possibile il bene delle anime, cercare di amare Gesù con tutte le forze e star tranquilli e fiduciosi nella sua bontà infinita, nel suo amore”9. Per la Serva di Dio Gesù presente e vivo nell’Eucarestia era il perno di tutta la vita; quando riceve la prima comunione il 22 maggio 1932 non sa molto di catechismo, però ha imparato la cosa essenziale: che Gesù è lì presente e vivo: “il mio pensiero era sempre nel Tabernacolo, avevo tante grazie da chiedere a Gesù, prima di tutto di essere buona, di non commettere peccati”10. Maria che aveva il dono di “vedere” Gesù ogni venerdì e di partecipare alla sua Passione, si sentiva però alla presenza di Lui solo davanti all’Eucarestia, FINESTRE APERTE perché lì, nel sacramento dell’amore, per fede, sapeva che Egli è presente e vivo: “Come si sta bene davanti al S. Tabernacolo, il tempo passa sempre presto”11; “Come si sta bene nella casa del Signore. Vorrei essere sempre là”12. Spesso deve rinunciare alla S. Messa ed alla Comunione perché non sta bene ed è costretta a rimanere in casa; per la Serva di Dio questo è il sacrificio più grande: “Oggi è la festa della SS. Trinità. Sono stata alla S. Messa, come si sta bene vicino al tabernacolo! Vorrei farlo spesso, la mia salute più volte mi costringe a letto”13; “Ho la febbre [...] allora a casa. Speriamo domenica possa andare, ho tanta voglia di ricevere Gesù e stare un po’ vicino al S. Tabernacolo”14. “E’ il Cuore Immacolato di Maria. Con Zoe sono stata alla S. Messa e ne ho ascoltate tre, come si sta bene in chiesa. Se potessi farmi lampada accesa, quanta gioia. Io ci rimarrei, ma la poca salute ed il dovere mi chiama. Nel S. Tabernacolo Lettera a Ferdinando Piva, 25 dicembre 1950 Lettera alle Monache Agostiniane di Ferrara, 7 ottobre 1954 7 Lettera della Famiglia Barbiero, 13 marzo 1951 8 Lettera di Dina Cesi Borgia, 2 gennaio 1962; è una giovane donna malata terminale di cancro al seno, sposata, con un bambino ancora piccolo. 9 Lettera di padre Antonio Maria Rigon, missionario in Argentina, 20 dicembre 1953 10 Diario 22 maggio 1932 11 Diario 2 novembre 1957 12 Diario 6 dicembre1957 13 Diario 1 giugno 1958 14 Diario 13 giugno 1958 5 6 3 La conclusione di queste pagine che vogliono essere un invito a pensare più spesso al grande dono che Dio ci ha fatto con la presenza eucaristica è in una espressione di Maria che delinea bene il tema di tutta la sua vita, donata a Dio e ai fratelli: “Dio ha messo nel mio cuore un soffio di infinito e un grande bisogno di amare che Lui solo può saziare” 21. Francesca Consolini Vice postulatrice della Causa di canonizzazione di Maria Bolognesi 15 16 17 18 19 20 21 Diario 22 agosto 1958 Diario 26 marzo 1961 Diario 23 marzo 1958 Diario 27 novembre 1970 Diario 29 gennaio 1961 Diario 23 agosto 1963 Pensiero scritto il 14 settembre 1971 Dipinto della Serva di Dio, da lei usato per applicare il calendario eucaristico lascio tutto il mio cuore”15; “E’ la domenica delle palme. Quest’anno mi devo accontentare di fare la S. Comunione spiritualmente, è una rinuncia che costa tanto sacrificio non poter gustare il Pane degli Angeli. Se io fossi un sacerdote vorrei comunicare per mare e per monti, anche con i piedi rotti pur di portare Gesù agli infermi”16. “Padre - dice un giorno a Padre Romualdo dei Cappuccini che le ha portato la Comunione a casa perché malata - vorrei che tutti i giorni fossero corti 5 minuti per ricevere spesso Gesù”17. Sono molte le espressioni con le quali Maria ripete la sua fede in Gesù Eucarestia; sono parole semplici, perché lei stessa è un’anima semplice; però sono parole che vanno lette e meditate perché rivelano un grande amore: “Anche stamane sono andata a ricevere Gesù e parlarci, Lui che ci attende sempre per donarci tante grazie, il tempo vola quando si è in chiesa”18; “Vicino a Gesù il tempo vola senza accorgersi. Come fanno coloro che non sentono il bisogno di avvicinarsi a Gesù?”19. “Penso tante volte a Gesù solo nel tabernacolo scrive la Serva di Dio - vorrei potergli fare sempre tanta compagnia per tutti”20. Si potrebbe parlare ancora a lungo della fede di Maria Bolognesi, ma temi come la venerazione verso i sacerdoti, il suo zelo verso le chiese povere, l’amore alle missioni, la spiritualità del presepe, richiedono spazio e tempo; saranno via via motivi di riflessione per tutti noi. 4 Tempio “La Rotonda” Rovigo Giovedì 21 ottobre 1999 ore 10.00 75° anniversario della nascita di Maria Bolognesi S. Messa per chiedere alla SS. Trinità la glorificazione della Serva di Dio FINESTRE APERTE Entrare dove abita la verità Copenhagen - “Sera d’estate”, P.S. Kroyer (1851-1909) In un momento di intenso dolore fisico e psichico, mentre mi sforzavo di amare un nuovo “tipo di vita” perché la precedente era stata spazzata via, Dio ha parlato al mio cuore attraverso la lettura di una preghiera: “bisogna che tu ti sieda”, “che gusti i miei cibi”. E’ iniziata così la mia piccola pratica meditativa davanti al Santissimo Sacramento; esperienza vissuta come dialogo d’amore, in silenzio non certo comunicabile e con la difficoltà di essere presente a me stessa per essere presente a Dio. A quell’epoca mi nutrivo di libri scritti da persone che, come me, ad un certo punto della loro vita fanno una lunga sosta di riflessione e ...... stupore...... in “Attesa di Dio” di Simone Weil, lessi: “Dio si riserva l’impossibile, che solo l’impossibile gli è possibile”; il resto, affidato all’uomo, è sottoposto alla legge della crescita, condizionato dalla durata, esposto all’errore. La terapia divina è iniziata così. Ogni giorno mi sentivo rinforzata, usavo l’intelligenza solo per spazzare, perché essa, l’intelligenza, non ha nulla da trovare, deve solo ascoltare. A volte sono stata attraversata o meglio nutrita con semplicità disarmante e come nell’invito evangelico “se non vi convertirete e non diventerete come bambini non potrete entrare nel regno di Dio”, accoglievo quello che giunge all’anima per ordine di Dio: - sei venuta da tanto lontano, ma anche da tanto vicino... non è questo che conta? Non ti ho forse vista? E non ti sto forse guarendo e amando, figlia riottosa, ricalcitrante e ingrata? Sono stati doni improvvisi, per intervento della Grazia e del mio desiderio senza nessuna occupazione o fatica da parte mia in quei momenti. Il vento, lo Spirito santo, mi trapassava alla stessa velocità del tempo. Quasi dissolvendo il tempo, nel modo dell’eternità, piuttosto che in quello del tempo. Dio, entrando nella mia vita, ha ricostruito l’unità, l’integrità spezzata dal disordine, dallo scetticismo, ridandomi calore e forza. Un miracolo alla seconda potenza. Nella vita di prima non c’era nessuna realtà, ero vissuta in un semisogno. Quanta fatica! E’ giusto ammetterlo. Vale la pena notare che i doni plenari devono essere riconquistati ogni mattina e tramite uno sforzo complesso e talvolta doloroso...... “bisogna aprire il proprio spirito alle prove, conformarsi alla fede tramite la Tradizione e offrire se stessi alle ispirazioni tramite le umiliazioni” ha scritto Pascal! E’ certo che la preghiera contemplativa è silenzio...... liberante, e tutto riprende senso, tutto può essere salvato e la vita diventa un “grazie”, diventa un “sì”. Il problema della verità è quello di conformarvisi, di aderirvi, e l’anima dell’uomo è una creatura in Dio, in una meraviglia senza fine, nella quale l’uomo vede Dio, il suo Signore, il suo Creatore, così alto, così grande e così buono nei confronti della sua creatura, che gli riesce difficile pensare di essere qualcosa. Ogni mese il giorno 30 alle ore 9.00 (se festivo ore 10.30), viene celebrata una S. Messa per la Serva di Dio Maria Bolognesi presso il Tempio cittadino “La Rotonda” a Rovigo. In ossequio al decreto di Urbano VIII, si dichiara di non voler attribuire a quanto di straordinario è narrato in questo giornale altra fede se non umana e di non voler prevenire il giudizio definitivo della Chiesa, al quale la redazione intende sottomettere in tutto il suo. FINESTRE APERTE Ed improvvisamente prende senso ascoltare la vita! Respirare a fondo l’odore del fieno o l’aria pura della riva del mare! Laus Deo G.M. 5 Ho familiarizzato con Maria Tra le varie testimonianze scritte che sono custodite nell’archivio del Centro Studi - Amici - “Maria Bolognesi”, è stata scelta, per questo numero di Finestre Aperte, quella della signora Adua di Ferrara, “amica” e “benefattrice” della Serva di Dio. Avendo già testimoniato come “teste” nell’inchiesta informativa diocesana della Causa in corso, la signora ha dato il suo assenso alla pubblicazione del suo scritto, datato 7 settembre 1984. “Ho conosciuto Maria quando il mio primogenito aveva circa tre anni - ora ne ha quasi ventisei - portando indumenti da rammendare presso le Suore di Santa Giustina. E’ stato semplice familiarizzare con lei in virtù del suo garbo e della grande e profonda conoscenza che aveva dell’animo umano. E’ stato il dono più bello che Gesù mi ha elargito nel corso della vita. In lei ho trovato l’amica, la sorella, la mamma, la confidente, la guida verso la fede. Amava l’umanità di un amore indescrivibile. Le varie malattie che a volte la costringevano a letto o a ricoveri ospedalieri non le impedivano di recarsi a confortare infermi bisognosi di assistenza o presso famiglie bisognose di pace. Ovunque passava lasciava un ricordo incancellabile perché con umiltà sapeva portare ai fratelli l’amore che Gesù le donava. Il suo cuore era particolarmente attento alle sofferenze in ogni loro forma. Maria è stata “Vangelo vivo” in mezzo agli uomini. Ha amato fraternamente mio mari- to e i miei figli dei quali è stata madrina di Battesimo per Matteo e di Cresima per Vittoria. Mi è stata vicina in tutte le traversie degli anni più difficili della mia esistenza ed anche ora la sento costantemente presente e le chiedo di intercedere per le necessità mie e dei miei ragazzi. Penso che chiunque ha conosciuto la limpidezza di tutto il suo agire non può non ricorrere a lei per chiedere a Gesù il soccorso necessario”. Adua S. Contemplando la vita che nasce In altra pagina del Periodico è stata presentata la lettera testimonianza di papà Stefano e di mamma Giovanna, in cui si parla del delicato periodo dell’attesa di un figlio. Prossimi al 21 ottobre - 75° anniversario della nascita della Serva di Dio Maria Bolognesi - vogliamo ricordare la fausta ricorrenza, ringraziando il Signore per averci donato questa creatura dolcissima - una compagna di viaggio piena del santo timor di Dio, che ora, dal cielo - spazio vitale per ogni spirito puro - continua a indicare ad ogni uomo di buona volontà la via della salvezza: seguire Cristo, accettando giorno per giorno la nostra Croce. Va da sé che la Croce è mistero da accogliere, accogliendo Cristo, che ci invita a “perdere la propria vita” per sal varla. Si pone evidente alla mente il problema sempre vivo della nostra libertà. Poiché non c’è spazio per le disquisizio ni, vorremmo sintetizzare il nostro pensiero dicendo semplicemente che l’uomo è tanto più libero, quanto più fa la volontà di Dio. E ricordiamo pure ai lettori che Dio vuole solo la nostra felicità! Superfluo, ora, puntualizzare che l’accettazione di questa verità si accompagna, in linea di massima, ad un lavo rio, messo in atto dal “Maestro Interiore”, che vive nel cuore di ogni uomo e che “permette” di capire - a chi non si chiude in se stesso - che Dio rispetta, in modo sublime, l’uomo, in tutto il suo essere, fin dal suo concepimento nel seno della madre. Senza altre formalità, presentiamo dunque una personale intuizione sul “primo battito vitale”, che ha preso una forma, o meglio, una veste, permeata di “poesia” e di “eternità”. Al di là delle metafore, proprie della intuizione poetica, che tra l’altro fanno necessariamente riferimento alla scan sione spazio - temporale, siamo consapevoli che, biblicamente parlando, non si può ammettere la pre-esistenza del l’anima rispetto al corpo; solamente in Gesù di Nazareth si può parlare di PRE-ESISTENZA del Verbo di Dio, storica mente incarnato nel seno della Vergine Maria. Riconosciamo umilmente la “nullità” del nostro “io pensante”, che riflette il dono di una mente immersa in un pen siero non più umano, perché “illuminato” dal Sapere Divino: 6 FINESTRE APERTE Il giorno stesso in cui la vita di Maria vibrò nel seno di sua madre Iddio - Padre amatissimo nella sua giustizia somma chiamò a Sé le anime che da Lui create all’uopo eran già pronte ad affacciarsi sulla terra vivificando il primo battito di un cuore. Il Sommo Creatore così parlò: “Guardate bene quella casa e quella donna onesta, che non potrà sposar e colui che volle farla madre. Qualcuna pensa forse di poter volare fin laggiù?”. Rapide cinque anime dissero: “ sì “. Iddio pertanto proseguì: “Guardate meglio! La bimba soffrirà moltissimo e fame e freddo e tante malattie assieme alla mancanza di quel calor materno che giorno dopo giorno a lei sarà negato”. Un’anima si ritirò sconvolta e disse: “no, no, no! Non posso vivere accanto ad una madre che non darà calore vero al figlio”. Così il Buon Dio accettò e disse alle altre quattro: “Guardate ed osservate: la piccola Maria - la grande saggia sotto i divini tocchi del mio Amore, conoscerà cos’è l’amore mistico, così che nella notte, in sogno, ella potrà avere qualche consolazione”. Senza spiegarsi meglio, un’anima rispose: “Mio Dio, vorrei restare ma sento amore forte per terre sconosciute e calde, in Africa vorrei andare, perché io cerco il corpo di una bimba dalla pelle scura”. E Dio disse di sì. Rivolto alle altre tre aggiunse: “Guardate e osservate bene Maria sarà una sposa del tutto eccezionale, ella non salirà l’altar e per dire sì all’Uomo del suo cuore ardente Lei sceglierà di vivere per sempre in castità e di votarsi a Dio, però lei sarà madr e di ogni buon consiglio che il Figlio mio - lo Sposo suo divino le porterà nel sogno frutto bellissimo della mia vera pace”. In quell’istante un’anima parlò dicendo a Dio: “Mi sento sposa e madre, lasciami andare!”. Così le anime rimaste furono soltanto due. A questo punto Iddio le prese accanto a Sé e a bassa voce sussurrò: “Chi di voi due saprà vivere nel massimo silenzio? Chi di voi due vorrà seguire la strada del Calvario?”. Le anime pronte dissero di sì. E sorridendo loro Iddio continuò: “Chi di voi due accetterà la croce per donarmi gloria?”. Un’anima tutta luminosa a Lui rispose: “O mio Signore, io sono pronta non solo a viver tutto questo, ma anche ciò che mi vorrai nascondere. Fin d’ora io offro a Te - mio sommo Bene la libertà che sempre doni all’uomo che vive sulla terra”. Così quell’anima si preparò per fare il grande passo seguendo la calda legge dell’Amor divino. GG Cappella Sistina - Il «gesto creatore», particolare de “La creazione dell’uomo”, di Michelangelo Si invita a far pervenire scritti di Maria e proprie testimonianze per ampliare la documentazione della Causa di Canonizzazione. FINESTRE APERTE Il Consiglio Direttivo del Centro Studi ringrazia per le offerte pervenute per la Causa e le opere di Maria. Per offerte: CONTO CORRENTE POSTALE 10 64 64 53 7 Per la prima volta con Maria Nel corso di lunghi anni abbiamo chiesto a tanti “amici” della Serva di Dio Maria Bolognesi di ripercorrere per noi, con la memoria, a ritroso nel tempo, l’inizio di un’amicizia che niente e nessuno può o vuole cancellare. Ancora un po’ titubanti, vogliamo pure noi dare il nostro contributo, presentando - con qualche ritocco ine rente lo stile, ma non il contenuto - la prima parte di una testimonianza, che abbiamo recuperato e che risale al 1982; in quell’epoca il manoscritto, che ora pubblichiamo, fu consegnato - attraverso le mani di Zoe Mantovani - a Mons. Aldo Balduin, l’ultimo direttore di spirito di Maria Bolognesi. “1953-54: tanti anni fa - ricordi sfumati, dimenticati, forse confusi, eppure, tra i tanti, uno, uno solo, sempre limpido, chiaro, reale, quasi concreto perché la mia mente e il mio cuore hanno voluto fotografarlo con amore. Mi rivedo bambina piccola di otto anni, un po’ timida, forse curiosa ma timorosa nel far domande. In quel lontano giorno, forse di primavera, qualcuno in casa mia parlò di Maria Bolognesi, venuta in zona, non solo, ma anche disposta a passare da noi per trattenersi un po’ con i miei di famiglia. Nei discorsi degli adulti capii subito tante cose di Maria, oppure intuii quanto poi, nel corso di lunghissimi anni, avrei potuto vedere, sentire e toccare con mano. Poiché, in precedenza, durante la preparazione alla mia Prima Comunione (14 maggio 1953), avevo sentito il Sacerdote parlare dei doni naturali, soprannaturali e preternaturali, non mi fu difficile pensare o sperare di aver incontrato, conoscendo Maria, una persona privilegiata dall’Amore divino in virtù del suo amore tutto sacrifici, sofferenze e dedizione. In breve, “qualcuno” - o meglio - la mia anima volle che io mi convincessi subito di aver incontrato la mia “Santa”.1 Non mi si fraintenda. Nessun adulto mi aveva fatto il lavaggio del cervello, nessuno di casa mia - pur nella sua fede - era allora pronto a credere senza aver visto. In tutti comunque rispetto e devozione per quest’anima che dimostrava di aver voluto consacrare la sua vita al 8 Signore, con un voto lontano nel tempo e consacrare poi tutta se stessa nell’aiutare tanti fratelli ammalati e sofferenti sia nell’anima che nel corpo. Sorretta da quanto avevo sentito dalla voce del sacerdote che mi aveva preparato alla Prima Comunione, mi dissi subito: “Se Gesù l’ha scelta a portare la Croce, donandole le stimmate, Gesù l’ama e deve stare con Lei! Se Gesù l’assiste, Lei - Maria - non può sbagliare”. Deduzioni e ragionamenti semplicissimi e naturali - almeno per me per me che non capivo la difficoltà degli adulti di accettare lo stesso principio per valido. Mai dubitai delle parole di Maria sapendo - per dono di Fede - che Gesù le faceva dire solo la verità. Se - nel tempo qualche volta non ascoltai i consigli Disegno di P. Franco Verri, tratto dal volume “Il volto di Gesù nella Via Crucis” di Maria - fu per una forma di egoismo, sapendo pertanto di ferirla, di farle del male. Infatti per causa mia io calpestavo quel mondo interiore che lei voleva coltivare per farmene dono. Ebbene, per tornare a quel giorno, quello del mio primo incontro con Maria, desidero ricordare che io volli vederla; Maria infatti era venuta nella nostra casa per portare, come avrebbe fatto sempre, anche negli anni futuri, luce e conforto. Come ella vi entrò, chi l’accompagnò e perché, in casa nostra, per me sarà sempre “mistero”. Quanto si intrattenne? Neppure questa domanda troverà risposta. Sentii dire a bassa voce dagli adulti che Maria si era ritirata nella stanza delle zie. Pensavo fosse stanca del viaggio o delle tante visite ormai fatte in paese. Sentii poi dire che presto sarebbe ripartita. Allora, per un impulso strano, mi feci coraggio: di corsa salii le scale per andare al 2° piano, dove si trovava la stanza delle zie. Dovevo vederla! Fortuna volle che la porta della camera da letto fosse aperta. Potevo entrare, ma mi fermai sul pianerottolo, avendo comunque scorto la sua figura. Non ricordo se ci scambiammo delle parole: l’emozione e l’ansia di quell’incontro offuscarono la mia memoria uditiva. Ricordo però il suo vestito nero, la sua figura semplice e maestosa, il suo sguardo, che ora, posso anche definire, senza paura di sbagliare: fiero e dolce, perché Maria poteva scrutare l’anima. Era in piedi, vicino al comò sul quale posava incorniciata la foto di noi fratelli. Maria la prese, la guar- FINESTRE APERTE dò, disse qualcosa e mi guardò. Forse voleva farmi una carezza, ma io scappai via di corsa, impedendole così di manifestarmi quell’amore per i bambini, che da sempre e per sempre portava nel cuore. Questo dunque il primo incontro con Maria: brevissimo, per gli altri insignificante, forse, ma non per me, che, a distanza di decenni sarei diventata - assieme a tanti altri “amici” della Serva di Dio - una promotrice della sua causa di canonizzazione”. Ziapi Il giorno della mia Prima Comunione avevo chiesto a Gesù : “Fammi incontrare una santa e fammi diventare amica di una santa perché solo così sono sicura di non perdermi”. 1 “...mi ha tanto aiutato” Con trepidazione affidiamo ai lettori la lettura di un documento - testimonianza, pervenuto per lettera al Centro Studi - Amici - “Maria Bolognesi” nel corso del mese di giugno 1999. La testimonianza, debitamente firmata - che tuttavia noi presentiamo corredata solo di sigla, nel rispetto del dirit to alla privacy - ha ricevuto il beneplacito per la pubblicazione nel corso di una conversazione telefonica con la persona stessa, che dichiara in modo esplicito la sua riconoscenza per l’aiuto ricevuto attraverso l’intercessione della Serva di Dio Maria Bolognesi. L’esposizione sobria e pacata, che ci introduce in una dimensione particolare, tale da trascendere la nostra quoti dianità, o meglio, una realtà puramente umana, ci invita ad esprimere, in questa sede pubblica, stima e rispetto per la persona e per l’evento che la stessa ha vissuto e reso pubblico con tanta umiltà. “Scoperto oggi 14 giugno 1999 la rivista “Finestre Aperte”, voglio anch’io esporre quanto mi è accaduto dopo il 6 febbraio 1999, giorno in cui per un “ictus cerebrale” con “ischemia” sono stata ricoverata in ospedale civile di Rovigo. Dopo essere passata dal reparto “neurologico” alla “geriatria lunga degenza”, il 27 aprile sono stata dimessa. Il mio stato di salute ed il mio morale non erano dei migliori, immobilizzata a letto con il braccio sinistro e la gamba sinistra menomati, passavo le notti insonni. Sopra al comodino vicino al mio letto d’ospedale il santino con reliquia di Maria Bolognesi era sotto i miei occhi. A lei mi raccomandavo che per me intercedesse presso “MARIA” madre comune. Nel buio della notte, prima della Santa Pasqua, attraverso i vetri della finestra vidi MARIA BOLOGNESI avvolta in una nube di stelle e per la mano un bambino: mi venivano incontro. La mattina raccontai il fatto al cappellano dell’ospedale che tutte le mattine mi portava la S. Comunione. Da quell’evento è incominciata la mia ripresa motoria e mentale a gran passi. Ora a casa, anche da sola, mi muovo fra le mura domestiche ed in giardino, accudendo a qualche mio solito lavoretto. Ora so che MARIA BOLOGNESI mi ha tanto aiutato e continua a proteggermi. Cara Maria Bolognesi ti invoco e ti invocherò ogni giorno e mi sentirò più sollevata”. G.B.V. Rovigo, 24 giugno 1999 [data del timbro postale] PREGHIERA per ottenere la glorificazione di Maria Bolognesi O Gesù,che hai offerto al Padre tutti i tuoi patimenti fino a morire sulla croce per donarci la grazia del perdono e della comunicazone con Dio, ti prego umilmente di glorificare, anche su questa terra, la tua serva Maria Bolognesi, che nella sua vita volle nel nascondimento unire le sue soffrenze alle tue a beneficio dei fratelli più bisognosi. Ti supplico,perciò, di volermi concedere, per sua intercessione,la grazia... che tanto desidero. (Tre «Gloria al Padre») Immaginetta della Serva di Dio, con reliquia. FINESTRE APERTE Riportata sul retro della immaginetta 9 Insieme per una nuova impresa nel nome di aria olognesi Ci chiamano “i giovani”, e a noi fa piacere, anche se oramai i trenta li abbiamo passati o ci siamo vicini un po’ tutti. Ci siamo conosciuti al Centro Studi - Amici “Maria Bolognesi”, in occasione degli incontri periodici aperti a tutti i soci e simpatizzanti che hanno a cuore la figura di Maria Bolognesi. Ora, oltre all’affezione per Maria che ci accomuna, condividiamo anche un ideale: la volontà di agire nel suo nome ripercorrendo, nell’umiltà, i suoi passi, affinché la ricchezza di azione morale, materiale e spirituale che lei ci ha lasciato non debba far parte solo del ricordo, bensì continuare ad essere realtà. Sentiamo di doverle un ringraziamento “speciale” per quanto ha fatto per noi e per tanti altri giovani come noi, ma soprattutto per i bisognosi ai quali ha donato tutta se stessa al fine di portare conforto e la parola di Nostro Signore. I libri sulla vita della Serva di Dio, le testimonianze dirette di quanti l’hanno conosciuta, i suoi dipinti, il presepe, tutto ci parla del suo costante, silenzioso, generoso ed incessante operare per i fratelli meno fortunati. Lei, che nulla aveva, ha voluto donare tutte le sue “ricchezze “: la sua fede, la sua carica, la sua speranza, il suo coraggio, la sua vita; tutto ciò che a lei giungeva per mezzo dei suoi benefattori, da lei partiva per beneficiare chi più di lei ne aveva bisogno. Chi meglio di lei, che aveva vissuto povertà, fame, tristezza, angherie e maldicenze, sapeva quanto le sof ferenze fisiche e morali potessero incidere su di una persona, facendole per- dere ogni forza, compresa quella di sperare in una vita migliore? Nonostante l’apparente benessere di oggi, povertà, sofferenza e solitudine sono davanti ai nostri occhi. La povertà dei senzatetto e dei disoccupati, la sofferenza dei malati, la solitudine degli anziani e di coloro che non sanno con chi confidarsi, o non hanno qualcosa in cui credere. Maria non si sarebbe certamente fermata davanti a tutto questo; lei ci ha indicato una strada, un modo di operare concreto, essenziale e, soprattutto, umile. A tale stile intendiamo ispirarci per la costituzione di una Fondazione che raccolga l’eredità lasciata da Maria, offrendo a tutti la possibilità di farla propria e goderne. Raggiungere lo scopo che ci siamo prefissi non sarà impresa facile, ma la Provvidenza non ci farà mai venire meno l’aiuto, se sapremo ben interpretare i suoi disegni. A questo proposito, domenica 25 luglio 1999 ci siamo recati in gruppo al Santuario di Monte Berico per pregare lo Spirito Santo affinché illumini i nostri cuori e le nostre menti, e la Madonna perché interceda per noi e ci stia vicina, come solo una mamma può, lungo la strada che dovremo percorrere. Chiediamo preghiere a quanti ci stanno leggendo e saremo lieti di accettare l’appoggio di chi potrà offrircelo, nel modo che riterrà più opportuno. Francesco, Laura, Lorenzo, Rossella, Stefania, Elisa, Francesca F., Alberto, Francesca d. T., Cristina In pellegrinaggio a Monte Berico 10 FINESTRE APERTE Un inno alla vita! Il 7 maggio 1999 la nostra Redazione riceveva la seguente lettera: “Carissimi, affido a “Finestre Aperte” questa nostra piccola esperienza, fiduciosi che Maria Bolognesi saprà proteggere questo nostro figlio. Arturino è nato nel 1993, ora ha sei anni e pur vivendo senza una gamba, è un bambino allegro, gioio so e felice. Il biglietto allegato, scritto da mia moglie Giovanna, è stato fatto per spiegare alla Comunità, agli amici e parenti, la nostra scelta. Grazie per l’attenzione”. Papà Stefano “Vivevamo in un modesto appartamento di città. Una famiglia, la nostra, composta da due giovani genitori e due figli di 11 e 8 anni. La nostra vita, come quella di tante altre famiglie, scorreva tra la scuola, la casa, il lavoro e - per aiutare e crescere nella fede - anche un impegno in parrocchia per un servizio di amore cristiano. Come genitori coltivavamo il desiderio di dare un fratellino ai bambini già grandicelli. Dopo averlo perso per due volte e aver provato il dolore e la delusione di non veder realizzato il nostro sogno, cominciammo a pensare di rinunciare o, tutt’al più, di realizzarlo in forma diversa, orientando quell’amore da manifestare a qualche bambino a cui gli era stato negato. Ma non andò così! A dimostrare che l’amore di Dio e i suoi progetti sono molto più grandi e impensabili per noi, finalmente la scoperta che un germoglio di vita, che Dio aveva voluto donarci, aveva resistito e superato il periodo più difficile della gravidanza, vale a dire i primi mesi. Gioia e felicità indescrivibile avevano invaso la nostra famiglia, tutti proiettati nell’attesa di questa nuova vita. FINESTRE APERTE Cominciarono i primi controlli, le analisi, per assicurarsi dello stato di salute del piccolo. Verso il quarto mese, una notizia sconvolgente emerse dalla diagnosi di una ecografia: al piccolo non si era sviluppata una gambina, mentre tutto il resto era perfettamente normale. Dire che questa notizia aveva creato una sofferenza terribile in noi genitori, è poca cosa: passammo i primi giorni nell’angoscia, provando i più svariati sentimenti al pensiero che il nostro piccolo cominciasse la sua vita già così provata - senza potersi dare una risposta, di come era potuto accadere una cosa così incredibile. Ben presto però il Signore, che ci era vicino, ci fece sentire più forte quell’amore travolgente che solo Lui può dare. Superata la fase iniziale di disorientamento e di dolore, ecco riaccendersi in noi quella fiammella: desiderio di vita, desiderio di donare amore; ecco i nostri cuori aprirsi alla volontà del Signore, pronti ad accogliere questo dono meraviglioso e incredibilmente grande. Era come sentire il fuoco che piega il ferro per fargli prendere forma: sentimenti più forti e più grandi cominciavano a regnare nei nostri cuori di genitori. Passammo i restanti mesi della gravidanza nella normalità quotidiana, nella serenità e gioia sempre più forte ad attendere questo fiore che stava crescendo. I due fratellini vennero a sapere delle condizioni del piccolo un mese prima della nascita, ma la notizia, a parte il primo momento di incredulità, non turbò minimamente quella serenità e gioia che avevamo respirato insieme fino ad allora. Anzi, dichiararono di amare ancora di più questo fratellino che avevano tanto atteso e desiderato. La mamma aveva spiegato loro che ogni nuova vita che viene al mondo è un dono di Dio, per questo lo rende ancora più prezioso, a prescindere dalla sua condizione, che la natura umana è abituata a schematizzare, ma agli occhi del Signore siamo tutti uguali e speciali nello stesso tempo. Al termine della gravidanza, Arturino venne alla luce. È un bambino “speciale”, meraviglioso, con il suo faccino tondo e gli occhietti vispi. La nostra gioia e quella dei nostri figli è esplosiva e talmente grande che siamo incapaci di contenerla; ma non siamo soli a 11 viverla, perché moltissime persone, che avevano atteso questo bambino insieme a noi, ora non possono che condividere questa stessa gioia. E’ ben vero che il Signore ha voluto dare questa prova alla nostra famiglia, ma il nostro “SI”, ovvero il nostro “SIA FATTA LA TUA VOLONTA’” ha centuplicato il valore del dono ricevuto. E’ indescrivibile la gioia che regna nella nostra casa: la nascita di questo bimbo ha reso indispensabile trasmettere a chiunque questa esperienza di vita, la forza e l’amore che ne abbiamo ricevuto. Si fa dovere per noi testimoniare che con l’amore e confidando nel Signore ogni pena è meno pesante da sopportare. Oggi questo bimbo cresce circondato dal calore di una famiglia che lo ha desiderato, atteso e amato con infinito amore ed è qui con la sua presenza a gridare ... un inno alla vita!”. “Prima di formarti nel seno materno ti conobbi, e prima che uscissi dal seno di tua madre ti santificai.....” (Ger. 1) Disegno di Mara Cattai - 1982 A T T E N Z I O N E Compila e spedisci questo tagliando per ricevere il materiale desiderato riguardante Maria Bolognesi e per segnalare eventuali variazioni di indirizzo. Anche il tuo contributo ci permette di far conoscere Maria Bolognesi COGNOME NOME VIA CAP. ❏ VARIAZIONE CITTÀ ❏ ❏ ❏ ❏ FINESTRE APERTE BIOGRAFIA BREVE PROFILO PREGHIERA INDIRIZZO Spedire a: Centro Studi - Amici - “Maria Bolognesi”, Via G. Tasso, 49 - 45100 Rovigo FINESTRE APERTE Direttore Responsabile: Mons. Daniele Peretto Direttore: Giuseppe Tesi Sede e Redazione: Centro Studi - Amici “Maria Bolognesi” Via G.Tasso, 49 - 45100 Rovigo Telefono e Fax: 0425 27931 Aut. Trib. Rovigo n. 8/92 del 30/07/1992 Stampa: Tip. Reg. veneta - Conselve (Pd) Tel. 049 5384097 Questo periodico trimestrale non ha quota di abbonamento, ma è sostenuto con libere offerte dei lettori Internet: http://www.geocities.com/Athens/Agora/7504/maria E-mail: [email protected]