LA SCUOLA PROFESSIONALE OPERAIA “ALBERTO GARBACCIO
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LA SCUOLA PROFESSIONALE OPERAIA “ALBERTO GARBACCIO
Lelia Zangrossi La Scuola professionale operaia “Alberto Garbaccio” di Mosso Mosso ha un’antica tradizione scolastica che risale al 1722 ed ancora continua. Tra le scuole che nel tempo sono state istituite è importante ricordare la Scuola professionale operaia “Alberto Garbaccio”, fondata nel 1926 dall’imprenditore tessile e onorevole Leone Garbaccio. Per realizzare quest’opera donò 200.000 Lire in titoli, quale fondo patrimoniale inalienabile della scuola. Essa avrebbe dovuto essere in seguito trasformata in ente morale, cosa che avvenne con R.D n. 1333 del 25 giugno 1926. È interessante notare che un anno prima della sua fondazione, il 4 ottobre 1925, attraverso le pagine del Bollettino Parrocchiale «Il Buon Seme», venne annunciata l’istituzione a Mosso di questa scuola serale operaia, annuncio dato dall’allora direttore della Regia scuola commerciale “Pietro Sella”, prof. Albino Machetto, nel discorso pronunciato durante i festeggiamenti organizzati in onore di Leone Garbaccio. In quell’occasione venne preannunciato che la nuova istituzione scolastica sarebbe stata intitolata «alla memoria del di lui padre Cav. Uff. Alberto Garbaccio, tanto ricordato in paese per le sue generosità e per il suo amore al paese che voleva prospero e stimato».1 L’atto di fondazione è datato 6 gennaio 1926; venne redatto dal notaio Augusto Gallo alla presenza dell’on. Leone Garbaccio e, in qualità di testimoni, del prof. Albino Machetto e di Pietro Garbaccio fu Giacomo, sindaco di Mosso S. Maria. Nell’atto si legge che il grand’ufficiale Leone Garbaccio fu cav. uff. Alberto, «industriale nato e residente a Mosso Santa Maria», dichiara che «allo scopo di compiere un atto di liberalità e vantaggio pubblico ed a maggiore decoro del suo amato paese, ed allo scopo altresì di onorare la memoria e dare pubblico tributo di riconoscenza figliale al nome del di lui compianto genitore»2 avrebbe fondato una scuola serale operaia. Una scuola quindi per onorare il padre ma anche e soprattutto per «promuovere e favorire l’elevazione morale e materiale delle classi popolari in genere e specialmente delle classi operaie, e nello stesso tempo contribuire al miglioramento ed al progresso delle arti e delle industrie, fonte di vita e di prosperità per il nostro paese». Una scuola con lo scopo di fornire «l’insegnamento culturale post-elementare e tecnico professionale, e l’elevazione morale delle classi popolari ed operaie». L’intento era quello di fornire un’istruzione ma anche un’ele- 287 La Scuola professionale operaia “Alberto Garbaccio” di Mosso vazione morale; aspetto questo tutt’altro che irrilevante unito a quel «fornire maggior decoro al paese» e «prosperità». Precisazione che rientra in quella mentalità filantropica di origine ottocentesca che aveva d’altronde caratterizzato l’istituzione della gran parte delle scuole e convitti del territorio. Non è da dimenticare che anche le altre scuole mossesi erano nate, anche se in epoche diverse, con lo stesso scopo. L’istruzione viene vista ancora una volta come strumento per realizzare lo sviluppo e la prosperità di un territorio. In questo caso l’accenno al «decoro» e all’aspetto «morale» sono indirizzati ad una categoria specifica: gli operai delle aziende tessili del territorio. Nello statuto infatti si legge che la scuola era volta a rendere «più razionale e redditizio il lavoro dell’operaio» e che era raccomandata «specialmente ai giovani operai, che debbano compiere tutto il ciclo dell’obbligo dell’istruzione, ai volenterosi che vogliono migliorare la loro posizione, agli artigiani ed agli operai, che desiderano di istruirsi per meglio condurre la loro azienda e perfezionare il loro lavoro», a quanti insomma «lo stimano preferibile alle insulse compagnie ed all’abbrutimento della bettola». Un’esigenza quest’ultima che si era sentita in paese sin dal 1856, quando vi fu un tentativo, che ebbe esito fallimentare, di istituire un corso serale3 destinato alle categorie sociali più deboli. Infatti risale al 15 settembre di quell’anno un’«Istanza di alcuni abitanti del comune presso il Municipio onde ottenere una Scuola Serale e verbale municipale di rifiuto stante la ristrettezze finanziarie comunali». Trattasi della richiesta di apertura di un corso serale per evitare che le persone venissero «danneggiati dai fraudolenti» poiché «l’ignoranza sempre fu la madre dei vizi, disordini sociali, e l’ostacolo più potente ad ogni specie di bene, il distruttore d’ogni ordine, si educhino ed istruiscano i popoli e si cambierà faccia all’universo». Una scuola destinata a «vantaggio di coloro che della diurna non possono approfittare». Una scuola richiesta in un momento in cui «le critiche annate, lo scarseggiare del lavoro, il caro prezzo dei generi di prima necessità e tante altre circostanze riunite assieme sono l’affliggente causa per cui la parte più minuta della popolazione e per conseguenza la maggioranza rimane priva dei mezzi d’educazione e d’istruzione che al presente sono somministrati». La Scuola serale “Alberto Garbaccio” nasce tenendo conto anche di questo, tuttavia la situazione sociale, nel 1926, è diversa e così pure il presupposto dal quale prende il via il progetto. Al riguardo lo Statuto è particolarmente preciso, tanto che nell’art. 3 si accenna al fatto che essa deve «corrispondere alle esigenze locali» e pertanto nella scuola sarebbero state impartite «nozioni post-elementa- 288 Lelia Zangrossi ri di cultura generale, e quelle tecniche e professionali adatte all’avviamento nelle arti e nei mestieri, e specialmente quelle che interessano la regione in cui essa sorge, ed al migliore apprendimento razionale, rendimento pratico e perfezionamento della manodopera». Come si può notare l’apprendimento sarà essenzialmente di carattere pratico, quindi volto a creare manodopera specializzata. A questo è collegato l’art. 4, in cui si legge che la scuola curerà «intense esercitazioni di avviamento e di tirocinio e perfezionamento in laboratori ed officine e coi mezzi didattici e pratici opportuni». Una nota dolente – ma perfettamente in linea con l’epoca e con lo scopo che ne aveva determinato la fondazione – era quella che la presenza femminile non era contemplata. I corsi non riguardavano le mansioni delle donne all’interno della fabbrica. Un limite quindi al miglioramento culturale e lavorativo delle operaie, la cui esclusione dai corsi, seppur non indicata esplicitamente, risultava comunque sottintesa. L’istruzione delle operaie (limitata ai cosiddetti “lavori donneschi”) era d’altronde demandata ai Ricreatori femminili tenuti nei giorni festivi – nel caso di Mosso – dalle Suore Rosminiane. Ripercorrendo lo Statuto, un aspetto che viene ribadito nell’art. 5 è l’autonomia che doveva mantenere la Scuola serale “Alberto Garbaccio” anche se fosse diventata con il tempo pareggiata o regificata (ossia da privata a statale). Doveva essere autonoma e ligia agli scopi «assegnatile dal Fondatore». Per tale motivo diventa fondamentale il reddito derivante dalla somma elargita da Leone Garbaccio, come fondo patrimoniale inalienabile, ma diventano altresì utili e importanti gli eventuali contributi di enti o di privati, di associazioni, le donazioni e i lasciti ed infine le tasse pagate dagli allievi. Sì, perché non era una scuola gratuita. La tassa d’iscrizione era di Lire 10 annue, ed era una cifra definita «mite e veramente consona ad un’opera di libertà che la impone solo perché non è stimato quello che si dà del tutto gratuito». Interessante anche l’incentivo economico ai più diligenti e a quelli che avevano assommato minor numero di assenze, ai quali veniva restituito metà dell’importo pagato. Numerose saranno anche le borse di studio per gli allievi meritevoli. Nel 1929 la Congregazione di Carità di Mosso delibera «due premi di Lire 250 e Lire 150 ai due migliori allievi licenziandi della Scuola Operaia A. Garbaccio». Nel 1929/1930 anche l’Opera Pia Medico Bartolomeo Sella delibera un premio per i licenziandi delle scuole serali «esistenti nell’ex mandamento». All’art. 8 dello Statuto era prevista la presenza di un finanziamento da parte di Enti che avrebbero contribuito al mantenimento della scuola «con un contributo annuo regolare di almeno lire mille»; in tale caso 289 La Scuola professionale operaia “Alberto Garbaccio” di Mosso avevano diritto a nominare un rappresentante nel Consiglio di Amministrazione della stessa. Al riguardo, nei Bollettini parrocchiali si ritrova spesso l’indicazione di offerte destinate alla Scuola Operaia o borse di studio4 per i più meritevoli. La scuola era retta da un Consiglio di Amministrazione composto da 10 membri oltre al presidente. Il fondatore ne era membro di diritto, così pure il fratello Luigi e il direttore pro tempore della Scuola “P. Sella”; gli altri membri erano, a loro volta, eletti seguendo un principio di rappresentatività di categorie diverse, dagli industriali, agli impiegati e agli operai oltre ai rappresentanti delle amministrazioni comunali di Mosso Santa Maria e Valle Superiore Mosso. Infine due membri erano designati dal fondatore. Il primo Consiglio risultò composto da Leone Garbaccio – presidente - e da Luigi Garbaccio, Albino Machetto (direttore dell’Istituto Commerciale “E. Bona” di Biella, designato dal fondatore), Carlo Ormezzano (industriale, designato dal fondatore), Oreste Giletti, Giacomo Bertotto, Ermenegildo Zegna (industriali, delegati rispettivamente dalla Fondazione per l’assistenza delle scuole industriali, Associazione industriale Valle Strona, Unione industriale del Ponzone), Alfonso Berra (operaio delegato della Federazione delle Corporazioni operaie), Giuseppe Vercelli, Silvio Reda (delegati dalle Amministrazioni comunali di Mosso Santa Maria e Valle Superiore Mosso), Silvio Aspesi (Direttore della scuola e segretario del Consiglio). La sede che venne scelta per le lezioni fu quella del “Pietro Sella”, che ricevette un contributo5 per le sue prestazioni. Nella Scuola operaia insegnavano gli stessi docenti del “Pietro Sella”. I corsi erano organizzati dal lunedì al sabato non festivo, dalle ore 20,00 alle 22,00 di ogni sera. La durata annua del corso era di cinque mesi e comprendeva un orario di 10 ore settimanali. I corsi erano di due tipi: il primo preparatorio, di carattere generale, aveva lo scopo di fornire le basi per frequentare le lezioni pratiche e professionali del secondo corso. Il secondo era composto di due sezioni: la sezione A, per gli addetti all’industria; la sezione B, per gli addetti alle arti e mestieri. Per poter accedere alla scuola, era obbligatorio aver superato la terza elementare o un eventuale esame di ammissione alla scuola stessa, come si legge al capo VII delle Norme per l’Iscrizione. Le materie d’insegnamento erano: Italiano e Cultura generale, Matematica e Disegno geometrico, Disegno professionale e ornamentale, Scienze fisiche ed Elementi di Meccanica, Meccanica applicata, Termologia ed Elettrotecnica, Tecnologia e Meccanica Tessile, Scienze naturali, Chimica e Ricettario domestico, Merceologia Tessile e Tintoria, 290 Lelia Zangrossi A sinistra: Leone Garbaccio. A destra: gita a Superga, 7-5-1950. Merceologia del Legno e dei Metalli e Ricettario Industriale. A queste verrà aggiunto, nel 1935, l’insegnamento della lingua francese. Alcune facilitazioni venivano date agli operai che si iscrivevano alla scuola, come quella rivolta ai più giovani, ai quali veniva concesso di interrompere il turno di lavoro alle ore 18.00. Le lezioni iniziarono con l’anno scolastico 1927-28 e i primi diplomati che superarono l’esame di qualifica nel 1928 furono per il primo corso «Bianco Carletto, Calvino Guido, Giardino Aldo, Peretti Gino, Strobino Dino. Secondo Corso (Sezione A – Tecnologia e Meccanica tessile): Bedotto Riccardo, Castello Ercole, Fila Pizzo Giacomo, Fila Robattino Giacomo, Reda Paolo, Torello Italo, Ubertalli Ape Flaminio. Terzo Corso (Sezione B – Meccanica ed Elettrotecnica): Avogadro Giuseppe, Cavagna Dario, Fedeli Giovanni, Garbaccio Paolo, Lampo Sereno, Lozia Nino, Machetto Emilio, Regis Ugo, Strobino Roberto». La scuola ebbe da subito un certo successo tra i giovani operai, con studenti che provenivano da diverse località del Biellese orientale. Risultava invece piuttosto ridotto il numero di iscrizioni fra quelli residenti a Mosso. Tuttavia al termine dell’anno scolastico 1928-29 sono una cinquantina gli iscritti agli esami finali. Nel 1929 gli iscritti sono un centinaio, così pure nel 1938, nel 1946 ben 140 e nel 1952 110. Nel 1952 i corsi erano due: il primo di Filatura, Disegno e Tessitura; il secondo di Filatura e Apparecchiatura. Al termine del corso, al momento della consegna dei diplomi, veniva organizzata una festa con l’immancabile presenza di autorità e con discorsi di rito, per premiare in questo modo l’impegno degli studenti lavoratori. Ai diplomati inoltre veniva regalata una medaglia e ai più meritevoli anche una somma di denaro. Nel corso dell’anno scolastico veniva organizzata una gita d’istruzione con visita ad impianti industriali e musei alla quale partecipava 291 La Scuola professionale operaia “Alberto Garbaccio” di Mosso sempre il fondatore della scuola. La prima gita venne effettuata a Torino nel 1928 in occasione dell’Esposizione. Altre gite da ricordare sono quelle a Milano in occasione della Fiera Campionaria del 1933, in Toscana nel 1938 con la visita degli stabilimenti tessili di Prato, a Roma nel 1939 e a Torino nel 1951 per la visita al salone dell’automobile ed agli stabilimenti Lancia. Di tutto ciò rimane una limitata ma interessante documentazione fotografica relativa alle gite organizzate nel periodo 1948-58. Alla morte del fondatore, nel 1960, subentrò come presidente Alberto Fogliano. La scuola funzionò ancora per un certo lasso di tempo, fino alla metà degli anni Sessanta, sempre presso l’istituto P. Sella. Nei primi anni Settanta vi sarà un tentativo di far riprendere l’attività a questa istituzione con un servizio di aggiornamento «della categoria operaia e impiegatizia, per un’elevazione professionale adeguata alle esigenze odierne del vorticoso sviluppo tecnico-aziendale».6 Numerosi furono nel tempo i giovani che frequentarono i corsi serali; in essi trovarono un’organizzazione didattica adeguata per conseguire il diploma di operaio specializzato ed un efficace strumento di elevazione sociale. Lelia Zangrossi NOTE 1. Bollettino parrocchiale «Il Buon Seme», novembre 1925. 2. Scuola professionale operaia “Alberto Garbaccio” - Mosso Santa Maria, Ordinamento e Notizie, 1927. 3. A fine secolo venne comunque istituito un corso serale del quale è rimasta un’unica immagine, ma di cui non si conosce né durata né materie d’insegnamento e si deve pertanto giungere fino alla fondazione della Scuola operaia voluta dall’onorevole Garbaccio per avere un corso serale che andasse incontro alle esigenze degli operai, che potevano così frequentarla dopo il turno di lavoro. 4. La filiale di Mosso della Banca Popolare di Novara, nei primi anni di attività della scuola, dona annualmente un contributo di Lire 500. Nel 1931 è la Ditta “Barberis Canonico Oreste e Vitale” di Pratrivero che elargisce Lire 500. 5. Nel 1951 nel Bilancio consuntivo dell’istituto “P. Sella” è segnata la seguente voce contabile: «contributo dato dalla Scuola operaia - Lire 500 per uso locali». 6. Comitato Amici della Scuola, Mosso S. Maria e le sue Scuole... una tradizione che continua, Tonso, Mosso 1970. 292