Nuovo Abitare - Associazione Mediterraneo

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Nuovo Abitare - Associazione Mediterraneo
Nuovo Abitare
Nuovo Abitare
gennaio-agosto 2007
24
SALUTE = STARE INSIEME
Tra gioco, avventura
e integrazione
Note sull’attività estrattiva in provincia di Livorno - La terapia Gerson (Recensione) - Il Gregoriano musica dell’anima
(Cultura) - Un cerchio di conoscenza e di comunicazione (Esperienze di viaggio) - Norvegia 2007 (Viaggi) - Due passi con
uno psicotico (Esperienze di vita) - Inferno d’autore - Psicofarmaci = droghe? (Approfondimenti) - La mia anima (Racconto) - Verso un dolce lavoro (Progetti) - Balemare. Intervista al biologo marino Carlo Trombetti (Progetti) - Finalmente una
casa famiglia all’Elba - Sicurezza in mare
Nuovo Abitare
Periodico di informazione e
cultura
promosso dal D.S.M. della
provincia di Livorno
e realizzato
dall’Associazione Mediterraneo
anno 9° numero 24
Registrazione n.665
del 13-12-1999 presso il
tribunale di Livorno
Direttore scientifico:
Mario Serrano
In questo numero
Livorno
9 Note sull’attività estrattiva in provincia di Livorno
(a cura di Riccardo Dani)
Direttore responsabile:
Marco Ceccarini
12 La terapia Gerson
(a cura di Mauro Papale)
Gruppo redazione Livorno:
15 Il Gregoriano musica dell’anima
(a cura di Flavia Iacoponi)
Paolo Pini, Pietro Di Vita, Alessandro Bocchero, Franca Izzo,
Benedetta
Aprea,
Carlo
Salvadorini, Mauro Papale, Alessandro Arrighetti, Luca Bientinesi,
Riccardo Cremoni, Riccardo Dani.
Gruppo redazione Elba:
RosellaFascetti, Francesco
Giannuzzi, Antonella Scotti, Ezio
Luperini, Salvatore Fodde.
Gruppo redazione Piombino:
Claudio Iroide, Valeria Tucci, Giuseppe Galante, Alfredo Cramer,
Loredana Ioime.
17 Un cerchio di conoscenza e di comunicazione
(a cura di Pietro Di Vita - Luca Bientinesi)
18 Norvegia 2007
(a cura di Pietro Di Vita)
21 Due passi con uno psicotico
(di Riccardo Cremoni)
22 Inferno d’autore
(a cura di Stefano Viale)
Gruppo redazione Rosignano:
24 Psicofarmaci = droghe?
(a cura di Carlo Salvadorini)
Beatrice Santucci, Francesca
Berghi, Stefano Bigazzi, Mariarita
Acquilini.
15 La mia anima
(di Carlo Salvadorini)
Piombino
Progetto grafico:
Diego Cerina
Impaginazione ed editing:
Benedetta Aprea
Fotografia:
Pietro Di Vita
Realizzato nell’ambito del Progetto
“Interreg” finanziato dal FSE e
patrocinato dalla Regione Toscana.
Stampato dalla ASL 6 di Livorno.
Sede:
Associazione Mediterraneo
via del Mare 84
57100 Livorno
tel. 0586/500219-500427
fax. 0586/500219
[email protected]
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Verso un dolce lavoro
(a cura di Giuseppe Galante - Loredana Ioime)
Isola d’Elba
4
Balemare. Intervista al biologo marino
(a cura di Salvatore Fodde - Ezio Luperini)
5
Finalmente una casa famiglia all’Elba
(a cura della redazione Elba)
7
Sicurezza in mare
(a cura della redazione Elba)
L’angolo dei poeti
28
Poesie e pensieri di...versi
(di Stefano Bigazzi)
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Nuovo Abitare
Editoriale
FRANCA IZZO
Tra gioco, avventura
DIRITTI E DOVERI
E’ importante dare a
noi stessi tutto ciò di cui
abbiamo bisogno, essere estroversi ed esprimerci a piacere, è un diritto sacrosanto ma è altrettanto vero che tutto
quello che ci concediamo
può limitare il nostro
prossimo; un bel problema? Eppure una soluzione c’è se ognuno pensa
prima a se stesso e poi
al suo prossimo. Cosa
intendo dire? E’ il caro e
vecchio proverbio: “Non
fare agli altri quello che
non vorresti fosse fatto a
te.” Ciò che mi piace fare
infastidisce qualcuno?
Prima di pensare che
quel qualcuno è un fastidioso chiedersi che effetto farebbe a noi subire
quella data cosa. Purtroppo il mondo c’impone i paraocchi, ci fa vedere una meta e ci dice
di andare dritto a quella
senza rispettare chi incontriamo lungo il cammino e a prendersi ciò
che ci serve. Ma un occhio ogni tanto a chi ci
sta accanto per dargli rispetto non può far altro
che bene a noi più che al
prossimo.
e integrazione
Quanto tempo è che non scrivevo, pur lavorandoci, sulla mia rivista ed ora mi viene proposto di fare l’editoriale. Ma? Io non so se ne
sarò capace, non l’ho mai fatto. Dovrei parlare d’integrazione, di inclusione sociale e stili di vita, tutte cose che faccio con la mia associazione ma un conto è fare delle cose insieme e un altro scrivere. Per
me è difficile perché non mi piace parlare, ma come si può fare inclusione sociale senza parlare direte voi, beh! Io ascolto, ascolto e collaboro nelle varie azioni.
All’interno della rivista troverete articoli su alcuni dei nostri progetti
in attuazione, tipo Balemare, dove c’è una bella integrazione tra alcuni
studenti dell’istituto Nautico Cappellini di Livorno, utenti del servizio
della salute mentale, ricercatori della Specola di Firenze, guida ambientale e skipper, messi insieme per un unico scopo, avvistare cetacei
in vari periodi dell’anno.
Un altro mezzo che noi usiamo per fare integrazione ed inclusione
sociale è Nuovo Abitare, la nostra rivista che è molto cresciuta nei
vari anni e non è più il vecchio bollettino dei centri di salute mentale
ma un mezzo per conoscere e farci conoscere dove scrivono anche
ragazzi delle scuole superiori che vengono coinvolte nelle nostre attività.
Ci piace rapportarci con gli studenti perché con loro possiamo fare
prevenzione e cultura sui corretti stili di vita per salvaguardare e tutelare la salute mentale. Con i ragazzi c’è a volte un po’ di timore perché
non ci conoscono e sono curiosi al tempo stesso, ma è li che lavoriamo per abbattere certi stereotipi di stigma e pregiudizio che a volte,
sembrerà assurdo, sono forti anche in noi.
L’ultimo nostro impegno con i ragazzi delle scuole a cui ho partecipato è stata una gita di cinque giorni in Capraia, trekking e barca, con
una quarta del Liceo Pedagogico Niccolini Palli di Livorno. C’è stata
inizialmente una divisione dei gruppi per le camere perché i ragazzi
volevano stare assieme, forse più per gioco che per pregiudizio ma
durante i percorsi a piedi alla scoperta dei profumi dell’isola e dei nidi
arroccati dei gabbiani l’integrazione è riuscita, soprattutto in barca,
spazio limitatissimo, dieci posti ed eravamo in diciotto, peggio dei profughi, quando avvistato un branco di delfini ci siamo messi tutti alla
caccia coi telefonini alla ricerca della foto più bella. Ma i giocosi delfini
erano molto dispettosi, pronti per lo scatto non emergevano mai, oppure si spostavano velocemente ogni volta che li raggiungevamo. Tante
risa, tanto sole e tardi per la cena.
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Progetti
A CURA DI SALVATORE FODDE E EZIO LUPERINI
Balemare
Intervista al biologo marino Carlo Trombetti
Come è nato il progetto Balemare?
E’ nato durante un piacevole incontro tra me
e Paolo Pini. Ci stavamo recando in Capraia a
vela durante una crociera educativa con un
gruppo di sei giovani toscani. Stavamo parlando delle nostre attività : io mi occupo di ambiente e cetacei, Paolo di associazioni e progetti di
inclusione sociale. Il piacere di navigare insieme si è subito trasformato nel desiderio di continuare a collaborare. Già durante la traversata abbiamo iniziato a pensare al progetto: volevamo fare qualcosa che unisse in un’unica attività il mondo della scuola, quello del disagio mentale ed il mondo
del sapere scientifico. Balemare è appunto l’interazione di questi diversi mondi. Si
tratta di tre campagne di avvistamento
cetacei della durata di otto giorni. Le campagne si realizzano nel tratto di mare tra
l’Elba, la Capraia e la Corsica utilizzando
l’imbarcazione a vela Primadonna. La finalità è l’avvistamento ed il fotocensimento
dei cetacei. L’euipaggio è composto da
due ricercatori, due giovani studenti dell’istituto nautico di Livorno e da due membri delle associazioni di salute mentale
provinciali.
Come è andata la prima campagna realizzata nel mese di marzo?
E’ andata benino. Abbiamo incontrato un po’
di cetacei che abbiamo fotografato ma abbiamo pure trovato un po’ di mare agitato che ci ha
costretto a rimanere in porto per alcuni giorni.
Abbiamo la speranza di recuperare in quanto ci
sono ancora due campagne da svolgere: una
dal 4 all’11 giugno e l’altra nella seconda metà
di settembre.
Come mai l’arcipelago toscano è una
zona di interesse?
Nell’arcipelago toscano ci sono sicuramente popolazioni residenti di tursiopi e probabilmente anche di stenella striata. Il tursiope è il
delfino classico da delfinario, la stenella è un
po’ più piccola ed è molto diffusa nel mediterra-
Isola d’Elba
neo. Hanno comportamenti diversi: il primo sta
soprattutto sottocosta, il secondo in mare aperto. Interessa quindi studiare le popolazioni residenti è quelle che invece transitano per recarsi
nel mar ligure.
Che tipo di ricerche vengono svolte?
Nell’arcipelago toscano che fa parte del santuario dei cetacei vengono condotte diverse ricerche. Oltre a quelle condotte dalla Specola di
Firenze con Balemare, l’Università di Siena studia problematiche di ecotossicologia, l’Università di Genova svolge ricerche a largo spettro e
in più ci sono attività di singoli ricercatori. In futuro l’attività di ricerca sarà coordinata dall’osservatorio Cetacei. L’osservatorio avrà sede a
Forte Focardo a Capoliveri.
Chi è stato interessato a promuovere il
Santuario dei Cetacei del quale l’arcipelago toscano fa parte?
Diversi soggetti… c’è stato un movimento di
base di varie associazioni ambientaliste mosse dall’esigenza di tutelare i cetacei nel mediterraneo, un mare fortemente stressato dalla
presenza dell’uomo. L’idea del santuario è stata poi accolta dal Principato di Monaco e dalla
Francia.
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Nuovo Abitare
A CURA DELLA REDAZIONE ELBA
Finalmente una casa famiglia
all’Elba
Una villa dei primi del novecento ubicata
lungo la provinciale che collega Portoferraio e
Bagnaia, in località Magazzini , circondata da
una siepe ed un giardino immenso destinato a
pineta . All’ingresso un immenso cancello verde ed un cartello dipinto a mano mi indica:
“Villa Gramante”.
Quali sono gli scopi della casa -famiglia?
Lo scopo è quello di offrire agli ospiti
un percorso riabilitativo sociale finalizzato all’autonomia personale, come ad esempio la
cura dell’igiene personale, il mantenimento pulito dell’ambiente, la gestione del denaro. Ma
non solo.Sono molti gli obbiettivi che l’ospite deve
raggiungere come quello che è in primo piano
l’autonomia nella cura del sé, in secondo piano
l’ integrazione sociale al fine di raggiungere un
recupero anche nel mondo del lavoro e di costruire una rete territoriale con altri enti con lo
scopo di creare opportunità di scambio e di
comunicazione con entità ben distinte, ma che
comunque poi insieme convergono verso un
azione sociale al fine di evitare l’emarginazione
dell’individuo. Dopo un percorso riabilitativo ha
l’opportunità di essere reinserito nella società
con un progetto di vita come ad esempio una
casa, un lavoro e l’impiego del tempo libero.
Dove è nata l’idea di aprire una casa famiglia?
Più che idea era un’esigenza per il territorio
elbano, pertanto la interpretiamo come una
conquista. Ma non è stato un percorso semplice, ha comportato molti sacrifici ed è stato un
servizio lungamente atteso,ma con il passare
del tempo ha dato anche molte soddisfazioni.
Lo scorso anno durante la cerimonia d’inaugurazione il Presidente dell’associazione dei familiari ha utilizzato la metafora del traghetto
atteso al molo, il cui attracco è stato tanto annunciato quanto continuamente rimandato, tanto
che, la nave è arrivata! L’apertura della casa
famiglia, voluta fortemente dai familiari in collaborazione con il servizio di salute mentale ,
ha lo scopo di avere i propri parenti ricoverati
qui all’Elba. Fino all’anno passato gli utenti vivevano in strutture con sede fuori Elba creando
così forti disagi hai familiari.
Quanti sono gli utenti ?
Al momento gli utenti sono dieci.Ogni utente ha un proprio percorso specifico come ad
esempio una nostra ospite al momento trascorre la settimana con ore giornaliere nella propria
abitazione con il sostegno di un operatore, e
durante la notte viene a dormire in questa sede.
Da quanto tempo è aperta la casa.-famiglia?
La struttura è aperta dal 16 di maggio del
2005 , ma il nastro è stato tagliato il 15 di luglio.
Perché si chiama villa Gramante?
E un nome molto sentito dal gruppo che ci
vive, Gramante non è un personaggio storico
ma ogni sillaba è un iniziale del nome degli ospiti, si voleva trovare qualcosa di
originale,soprattutto che fosse sentito da loro,
perché questa è in realtà è la loro casa.
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Nuovo Abitare
Canzone
Unamorenatoalmare
Come siete organizzati?
Siamo organizzati su due appartamenti con
modalità diverse anche nell’esecuzione degli interventi. Due appartamenti nella medesima
casa, nello stesso piano con interventi specifici ma che a volte sono programmati congiuntamente con alcuni laboratori dove la figura dell’operatore è presente solo nelle ore giornaliere. Passando al piano di sopra è composto da
sei posti letto , una cucina , sala per la tv, ed un
bel terrazzo per le piccole ore di svago. Su questo piano la presenza dell’operatore è di ventiquattrore su ventiquattro.
Unamorenatoalmarefrasabbiadorataconchigliee
coralli
Quest’amorenatoalmareèun’amoredaincorniciare
Passeggiandosullarivadelmaremanonellamano
Trastellemarinegiocanoleombredeicapelliad
Incastonarsi
El’invernoadinventarsicorseconleondecolorate
Daicupiriflessidelsolechestà
Pertramontare
Come si svolge una giornata tipo?
Unamorenato………………
La giornata tipo si svolge come qualsiasi
giornata a casa nostra, la mattina ci si alza, ci
si lava, si fa colazione, ci si organizza sulle cose
da fare, come ad esempio andare a fare la
spesa,comprare il giornale e c’è anche una
serie di attività quotidiane, come pulire la casa,
l’ambiente e il giardino e poi si passa ai laboratori strutturati che abbiamo durante la settimana. Ogni giorno abbiamo un laboratorio, due
volte a settimana agricoltura che viene svolto in
un terreno a S. Giovanni in collaborazione con i
ragazzi del Centro diurno Bauhaus e poi il
martedì pomeriggio laboratorio di biodanza e
abbiamo terminato da poco il laboratorio di cuoio: Naturalmente le attività cambiano con le stagioni e ora in estate abbiamo programmato delle
uscite al mare. Il laboratorio di cucina si chiama così perché non è solo la preparazione del
pasto; c’è un inizio uno sviluppo le varie fasi da
seguire, per poi arrivare al prodotto
finito,condivisa logicamente con tutti gli altri ospiti. Ognuno ha un suo orario,le attività vengono
svolte in base a dei giorni ed è importante appunto che chi fa il laboratorio di cucina o giardinaggio non lo fa solo per se stesso ma anche
per gli altri
Eritornareconlafantasiaquandoqualchemetropiùinla
Tituffavinelleacquesmeraldotragiglidimare
Eilguizzodiunpescechesfumanelmare
Unamorenato…………………….
Aquest’amoreormaimioaggiungoilricordodiuna
fotografia
Sullosfondocielomareegabbianiintentiavolare
Eroccedairiflessidibrillanti
Eacquadalcoloretrasparente
Ealghepertappetovariopinto
Esabbiadaicontorniaffascinanti
Unamorenato………………….
Accordi:mi+la+re+si+solb(Salvatore Fodde)
Quali sono le figure professionali che vi
lavorano?
Le figure professionali sono diverse, abbiamo operatori professionali, operatori
sociosanitari, che sono le figure più importanti
e per i vari laboratori abbiamo i tecnici o maestri d’arte e poi abbiamo la figura dell’infermiere
ed in più abbiamo l’integrazione con il servizio
di salute mentale.
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Nuovo Abitare
A CURA DELLA REDAZIONE ELBA
Sicurezzainmare
IntervistaalcomandantedellaCapitaneriadiPortodiPortoferraio
Comandante di porto, ci può dire quale
è lo stato di salute del mare elbano?
mento. E un rischio che tutto sommato è accettabile, comunque qualunque attività è soggetta a rischio; l’importante è farla svolgere entro limiti valida con l’osservanza delle norme, al
fine di limitare al massimo l’inquinamento.
C’è da dire che la presenza di imbarcazioni
da diporto da un inquinamento fisiologico, quindi è il mare stesso che riesce ad avviare con le
correnti. C’è un inquinamento potenziale, è
quello più pericoloso, le navi mercantili che
attraversano continuamente i nostri mari.
Noi diamo un controllo abbastanza stringente
sulla tutela ambientale, tra l’altro queste isole
sono abbastanza preziose ,dal punto di vista
biologico ci sono delle normative che vigilano
come interesse nazionale e stabiliscono divieti
molto severi ed in particolare per le isole di
Pianosa e di Montecristo di cui un miglio da
Pianosa e mille metri da Montecristo sono vietati il transito la pesca sia sportiva che professionale ed anche la balneazione. Quest’ultima
è permessa solo nelle acque di Pianosa in specifico a Cala Giovanna. D’estate abbiamo una
motovedetta che viene stabilmente dislocata a
Pianosa ed esercita vigilanza ambientale. Per
quanto riguarda l’inquinamento e nuove tecnologie ci sono controlli molto severi, come sulla
sicurezza delle navi e la costruzione di nuove
imbarcazioni dove limita al massimo l’inquina-
Secondo lei le barche da diporto o le
navi mercantili che solcano il canale di
Piombino e le acque limitrofe dell’isola sono
fattori d’inquinamento per il nostro mare?
Dobbiamo lavorare molto perché c’è una
presenza di navi da diporto enorme . Il lavoro
durante il periodo estivo raddoppia ma dobbiamo fare i conti con le stesse risorse che con
assoluta dedizione e spirito di sacrificio, affronta una serie di situazioni nuove e diverse. D’
estate cerchiamo di avere il controllo su tutta
l’isola al completo, quattro motovedette le dislochiamo a Pianosa, a
Marina di
Campo,Marciana Marina e Rio Marina. Il personale è in pianta stabile nelle zone di controllo
e di protezione. Ovviamente questo comporta
anche un deterioramento di risorse nelle sede
centrale di Portoferraio e perché ci capita di
far fronte a tutte le chiamate di soccorso che
spesso avvengono nello stesso momento.
Ha qualche consiglio sintetico
per i nostri lettori sulla sicurezza
in mare? Il numero d’emergenza in
mare è il 1530. L’anno passato avete avuto molte chiamate? Se si,
quali casi sono stati più urgenti.
Si ne abbiamo avute molte; consigli da dare: avere buon senso, oggi c’è
una presenza in mare dei dipartisti che
è esagerata, non tutti però hanno quella accortezza e quella capacità di capire di andare per mare. Intanto
assicurasi che l’imbarcazione sia nelle condizioni ottimali e con il carburante e poi soprattutto una cosa impor-
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Nuovo Abitare
tantissima è verificare costantemente il bollettino dei naviganti,cioè il tempo perché spesso il
diportista vede una giornata bella e tranquillamente parte e poi invece il tempo cambia e quindi si trovano in difficoltà e praticamente chiamano la Capitaneria di Porto . Assicurarsi di avere tutto il materiale in dotazione a bordo per una
navigazione in sicurezza. Il numero dell’urgenza in mare è il 1530 e viene usato molto spesso; ti mette in contatto con il comando generale
di Roma che poi si mette in contatto con la zona
di riferimento. Abbiamo una prontezza operativa di cinque minuti, l’equipaggio è pronto per
partire dalla postazione per raggiungere poi la
zona di chiamata.
Ci sono nuove normative per la prossima stagione?
Noi abbiamo emanato l’ordinanza balneare;
di nuovo c’è la nuova ordinanza che abbiamo
emanato per il porto che è una maggiore disciplina.
«Sos»Dimostrazionedisalvataggioa
Castiglioncello
dei due naufraghi, è stato operato dalla M/v Cp
866 e da un gommone del Casm, entrambi coordinati dalla sala operativa della Guardia Costiera di Livorno. Da terra bambini e osservatori hanno ricevuto spiegazioni da esperti.
A terra, al termine della dimostrazione, ancora sicurezza in mare...per i più piccoli. I volontari delle Associazioni Mediterraneo e
Il 28 Agosto dalle 11 la Capitaneria di Porto, in collaborazione con l’unità operativa di
Educazione alla Salute e il dipartimento di
Salute Mentale dell’Usl 6 di Livorno ha effettuato una dimostrazione di intervento di soccorso a favore di una imbarcazione a vela in
avaria con due naufraghi a mare nelle acque
prospicienti la caletta dei “Pungenti” a
Castiglioncello. L’azione, che si inserisce nel
progetto “Mare e costa” promosso dalla Regione, è stata realizzata con il patrocinio del
comune di Rosignano Marittimo dalle associazioni Mediterraneo, Velasentite e dall’associazione di soccorso Casm.
Sull’unità a vela, denominata “Primadonna”,
erano imbarcati volontari e utenti dell’associazione Mediterraneo. E’stata simulata un’avaria al motore all’imbarcazione a vela
Primadonna. Successivamente, la barca è
stata costretta a procedere a vela. Date le avverse condizioni meteo, la barca incidentalmente ha straorzato facendo cadere due
membri dell’equipaggio in mare. Tentato prima un soccorso da terra, si è stati costretti a
procedere ad un intervento della capitaneria
di porto via mare. E’ stata simulata una situazione limite con onde alte e venti di libeccio.
La dimostrazione è stata ipotizzata in uno
scenario che coinvolgeva due naufraghi, uno
a distanza della costa, cosciente, che collaborava con i soccorritori, ed uno non cosciente
che sotto l’azione del vento e della corrente
veniva trasportato verso la costa. Il recupero
Velasentite hanno curato un’azione di animazione di strada: dipingendo una vela i bambini
hanno potuto mettere a confronto le proprie
paure legate al mondo marino (mostri marini,
meduse, ricci, squali, fondali neri...) con i reali
pericoli causati da comportamenti scorretti e
rischiosi.
La sera presso il porto Cale de’ Medici si è
tenuto un concerto gratuito cui hanno partecipato gruppi giovanili della zona e il gruppo musicale per l’integrazione sociale “Velacantiamo”.
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A CURA DI RICCARDO DANI
Note sull’attività estrattiva di
minerali nella Provincia di
Livorno
La provincia di Livorno è, dopo la provincia
di Grosseto, la più ricca di miniere della regione
Toscana, premesso che parliamo di miniere
abbandonate, perché l’attività estrattiva è cessata ovunque da più di un ventennio. Le miniere più importanti si trovano nell’isola d’Elba, specie nel comune di Capoliveri; tipiche erano poi
le miniere di Campiglia Marittima e, nei pressi
di questa località, la miniera di Monte Valerio da
cui si estrae lo stagno; degna di nota fu anche
l’estrazione del talco e della magnesite sulle
colline livornesi.
L’attività estrattiva dell’isola d’Elba si concentrò sui minerali di ferro. Come già detto, le miniere più importanti erano nel comune di
Capoliveri: Calamita, Ginepro e Sassi Neri; il
minerale di interesse industriale comune a questi tre giacimenti era la magnetite, il più ricco di
metallo tra i minerali di ferro; nel giacimento di
Capo Calamita era poi presente la limonite, un
ossido di ferro di interesse industriale non trascurabile. Accanto ai minerali di interesse industriale vi erano poi i minerali di interesse
collezionistico nel giacimento di Punta Calamita.
Altro Comune di grande interesse per l’attività estrattiva di minerali di ferro era quello di
Rio Marina, dalle miniere di questa località provengono i cristalli di pirite su ematite, che hanno reso l’isola famosa nel mondo nel campo
della mineralogia; il minerale di maggior interesse industriale era rappresentato dall’ematite,
un ossido di ferro che contiene una elevata
quantità di metallo, sia pure inferiore a quella
contenuta dalla magnetite, vi era poi la limonite,
minerale di interesse collezionistuco (tra i quali
merita di essere ricordata l’ilvaite).
Un cenno merita anche la miniera di
Terranera nel comune di Porto Azzurro, anche
qui il minerale di maggior interesse industriale
era rappresentato dall’ematite, con belle cristallizzazioni di pirite.
I giacimenti di Campiglia Marittima sono comunemente ritenuti proseguimento continentale
dei giacimenti elbani, in realtà la loro
mineralizzazione presenta discrete analogie
con quella presente nell’isola, ma la ragione industriale del loro sfruttamento fu sostanzialmente diversa, minoritaria fu infatti l’interesse, prevalente quella di piombo, dello zinco e del rame.
Tipico esempio di questo sfruttamento industriale è, tra tutte le miniere del campigliese,
quella del Temperine: dalla calcopirite si estraeva il rame, dalla sfalerite (comunemente chiamata blenda) lo zinco, e dalla galena il piombo,
nonché, in misura molto minore, l’argento. Per
l’estrazione del piombo e dello zinco, da ricordare soprattutto, le miniere della Valle dei Lanzi.
Poco da dire sulla miniera di Monte Valerio,
era l’unica miniera di stagno presente in Italia,
lo si ricava dalla cassiterite, il più importante tra
i minerali di questo metallo, presente in piccole
quantità in ampi filoni di limonite.
Le colline livornesi furono note, almeno sul
piano nazionale, per lo sfruttamento di giacimenti di talco (la miniera più importante fu quella di
Poggio Corbolone) e, soprattutto, per lo sfruttamento di importanti giacimenti di magnesite, da
cui furono ricavate le miniere di Castiglioncello
(con vari cantieri di estrazione) e
Campolecciano. La lavorazione avvenne tra le
due guerre, prevalentemente in galleria, nella
più importante delle due miniere, quella di
Castiglioncello, furono estratte fino a 30.000
tonnellate di minerale l’anno.
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Nuovo Abitare
Progetti
A CURA DI GIUSEPPE GALANTE E LOREDANA IOIME
Verso un dolce lavoro
Intervista a Federico Beconi Apicoltore.
Egli si occupa di preparare dei ragazzi
all’attivita dell’apicoltura nell’ambito di un
progetto che ha avuto inizio grazie all’associazione Comunicare per crescere.
Lo spero,
se no non
sarei qui. La
maggior parte di quelli
che fanno
apicoltura
s o n o
amatori, lo fanno per passione, ma esiste anche l’apicoltore professionista, ci sono anche
piccoli apicoltori che producono miele solo per
la famiglia. Se ci fossero delle strutture potrebbe diventare una fonte di reddito. A partire da
250 arnie in su si ottiene uno stipendio per una
persona. Quello che è positivo è che l’apicoltura
non ha bisogno di terreno né di grossi investimenti.
Parlaci di questo progetto.
Il progetto è solo all’inizio e anche se è difficile puo offrire opportunita lavorative e di svago.
A luglio dell’anno scorso si inizio a parlare di
fare qualcosa, poi arrivo un finanziamento della
regione attraverso il progetto innovazione regionale il PIRL allora abbiamo comprato
arnie,sciami, materiale e tre mesi fa abbiamo
iniziato.
Su quale mercato punterete per la vendita del miele?
Quanti alveari avete?
Quest’anno il miele sarà poco, lo terremo per
noi, poi se riusciremo ad ottenere qualche aiuto faremo l’etichettatura ed il mercato è quello
informale, comunque ci offre un’opportunita per
farci conoscere. Il prezzo del miele è basso ,un
chilogrammo di millefiori costa meno di 3 euro.
10 per produrre il miele e gli abbiamo affiancati a quelli che avevo io che servono per moltiplicare le api. In tutto 25 e alla fine si spera di
averne 35 o 40.
Qualè il periodo di smielaura dall’alveare e quanti tipi di fioriture ci
sono?
Le fioriture sono tante dalle
nostre parti. La prime è L’erica dei
boschi che a marzo è gia in fiore
e se un’apicoltore è bravo ottiene il primo miele monoflora proprio in questo mese; dopo di che
c’è il tarassaco e tra poco c’è il
castagno fino al corbezzolo a ottobre.
Pensi che questa attività
possa offrire possibilità di lavoro e di guadagno?
Piombino
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Nuovo Abitare
Ti appassiona questo lavoro?
Vita delle Api
Si è bellissimo perchè il mondo delle api è
misterioso.
Simone (uno dei ragazzi che partecipa a
questo progetto), ti piace fare l’apicoltore?
È un insetto che pesa 0.1 grammi, lungo
12 millimetri.
Le api producono il miele succhiando il
nettare dei fiori e scambiandosi il nettare
l’una con l’altra
Le api vivono in famiglie il cui cuore è
l’ape regina e seguono l’ape regina
sciamando quando lei se ne va .
L’ape operaia vive una vita breve ma
molto intensa. L’ape regina deposita un
uovo lungo poco più di un millimetro
dal quale dopo 3 giorni esce una larva
che viene nutrita con pappa reale,polline
e miele. Dopo 21 giorni l’ape operaia
inizia a lavorare: pulisce le celle, nutre le
larve e la regina e costruisce le nuove
celle. Nell’ultima settimana diventa
bottinatrice e va a raccogliere il nettare
dei fiori.
L’ape operaia non genera altre api,questo
è un compito dell’ape regina la quale si
accoppia con 8 12 fuchi che sono i maschi
delle api. In un alveare ci sono 60000 api.
Quando fa troppo caldo le api agitano le
ali in modo da produrre correnti d’area e
vibrano i muscoli pettorali in modo da
produrre calore quando fa troppo freddo.
Quando le api trovano il nettare di una
fioritura incomincia la danza delle api
che indirizza le altre operaie
all’ubicazione della fioritura
Si perché amo lavorare all’aperto, è un’attività positiva che da soddisfazione.
Ti hanno mai punto?
Si , ma non fa male.
Federico, per lavorare con le api ci vuole un’abbigliamento particolare ?
Ci vuole un jeans spesso e doppi pantaloni,
magliette lunghe, stivali una felpa e i guanti ma
io non so se non prendere punture faccia bene
perché quando si viene punti avviene una sorta
di immunizzazione.
Quanto vive l’ape regina?
Fino a 5 anni. Dopo un anno e mezzo o due,
nell’apicoltura redditizia viene sostituita.
Ti è mai capitato di riunire le api
sciamate?
Si, L’anno scorso sono sciamate tutte le casse che avevamo. Allora abbiamo messo dei diaframmi o separatori: telai di legno o di cartone
che servono a ridurre il volume interno di una
cassa per non farle sciamare, perché lo spazio
va aumentato mano mano che la famiglia cresce.
Biscotti al miele
pezzettini e il miele. Lavorate a lungo gli ingredienti con le mani fino a ottenere un impasto
solido al quale avrete aggiunto anche un po’ di
lievito di birra sciolto in poca acqua tiepida. Lasciate lievitare in un luogo caldo per circa 2 ore,
poi stendete l’impasto con il mattarello fino ad
ottenere una sfoglia alta circa 1/2 cm. Con gli
appositi stampini ritagliate delle forme da sistemare sulla teglia del forno appena unta e far
cuocere a 160?-180?C per 20 minuti circa.
Quando i biscotti avranno assunto un bel colore dorato, lasciateli raffreddare e riponeteli in una
scatola di latta. Se volete, potete spalmare di
miele e spolverizzare con farina di cocco i biscotti caldi appena tolti dal forno.
Ingredienti:
200 gr di farina
200 gr di burro
200 gr di miele
10 gr di lievito di birra
Farina di cocco
Preparazione:
Ammonticchiare la farina su una spianatoia,
fate un cratere al centro e versatevi il burro tolto
dal frigorifero almeno un’ora prima e tagliato a
11
Nuovo Abitare
Recensione
A CURA DI MAURO PAPALE
La terapia Gerson, un metodo
naturale per la cura dei tumori
La terapia Gerson è una
terapia nutrizionale che il
Dottor Max Gerson ha studiato, i primi del novecento, per
la guarigione del cancro e di
altre malattie “incurabili”. Il protocollo della terapia, sviluppato
empiricamente, contiene, in
dosi farmacologicamente attive, nutrienti benefici per il malato di tumore.
Dal 1922, anno in cui il
Dottor Gerson ha iniziato ad
applicare questa terapia, migliaia di pazienti sono stati salvati.
Gerson ha osservato che,
correggendo le turbe del metabolismo basale, che permettono lo sviluppo delle malattie
croniche, tutti i sistemi dell’organismo possono venire riportati al giusto funzionamento.
Il corso di alcune malattie croniche, cancro incluso,
può essere invertito. Il dottor
Gerson sostiene che, nel cancro, è decisivo il mutamento
del quadro patologico generale e non di quello locale.
La terapia proposta può
essere modificata per il trattamento di alcune malattie croniche non maligne.
Il Dottor Gerson riscontrò che, negli anni venti, quando si iniziò a fertilizzare il suolo con sostanze chimiche, il
potassio delle verdure e della
frutta diminuiva. I processi di
conservazione degli alimenti
modificano ulteriormente
l’equilibrio minerale naturale.
Infatti notevoli quantità di sodio
vengono aggiunte per conservare ed insaporire. Di
conseguenza viene ridotta la
riserva di potassio dell’organismo che, contemporaneamente viene costretto ad eliminare notevoli eccessi di
sodio. Il Dottor Gerson spiega che questa variazione del
metabolismo minerale viene
seguita da variazioni del PH
delle cellule che, a loro volta,
agiscono sulla formazione e
sulla riattivazione degli ormoni, delle vitamine e, soprattutto, dei diversi sistemi
enzimatici ossidanti. A questo
punto egli presume che le cellule “anormali” più deboli, esistenti in ogni organismo, siano le prime a risentirne e, nella loro lotta per sopravvivere,
cambiano il loro metabolismo,
trasformandolo da ossidante
in fermentativo. Esse sopravvivono distruggendo il tessuto
circostante con i loro prodotti
metabolici tossici, finendo con
l’uccidere il corpo che le ospita.
Allo scopo di aiutare l’organismo ad acquisire i minerali e le vitamine che gli occorrono, in forma facilmente
digeribile, vengono somministrati ai pazienti notevoli
quantitativi di succhi di frutta e
di verdura biologici freschi.
Vengono somministrati
anche frutta e verdure, crude
o cotte, e insalate verdi biologiche. La prima fase della
terapia è la disintossicazione.
Questa viene realizzata som-
12
ministrando ai pazienti uno
speciale passato, preparato di
fresco con verdure ed erbe
specifiche, che Ippocrate dava
ai malati di cancro. Questo
passato serve a stimolare l’eliminazione delle sostanze tossiche attraverso i reni. Vengono inoltre praticati un grande
numero di clisteri di caffè, pure
biologico, poiché la caffeina ha
l’effetto di aprire i dotti biliari
che liberano grandi quantità di
materiale tossico.
Per le prime sei settimane vengono eliminate tutte le
proteine animali, per permettere al pancreas, la cui capacità di decomporre le proteine
è già ridotta, di tentare di sopprimere e digerire il tessuto
canceroso.
I succhi stimolano inoltre il fegato ed i reni ad eliminare le tossine accumulate.
Viene anche effettuata una terapia epatica di sostegno sotto forma di ioduro organico e
inorganico, notevoli quantità di
una combinazione di tre sali di
potassio in soluzione al 10%
Nuovo Abitare
(acetato, gluconato e fosfato di
potassio), enzimi pancreatici e
vitamina B3.
Il trattamento esclude tutti
gli alimenti lavorati, in scatola,
salati, sott’aceto, imbottigliati,
congelati, raffinati. Sono esclusi anche gli stimolanti di ogni
genere e le sostanze tossiche,
come le tinture per i capelli e i
medicinali. Sono vietati anche
i grassi ed il fluoro e, temporaneamente, sono vietati anche
formaggio, uova, pesce, carne,
latte e panna.
La percentuale delle guarigioni, tra i pazienti del Dottor
Gerson, quasi esclusivamente ammalati di cancri terminali, e, comunque, tutti con
metastasi, era superiore al
40%.
Nel 1946 il Dottor Gerson
fu invitato ad illustrare la sua
terapia di fronte al Senato degli Stati Uniti. Esso metteva a
disposizione cento milioni di
dollari per la ricerca sul cancro. Purtroppo il disegno di legge S. 1875 fu sconfitto per 4
voti su un totale di 96 votanti
dalla lobby medica sostenitrice del metodo chirurgico e
radiologico e la stampa fu impedita dall’incontrare Gerson.
A quest’evento seguirono
cinquant’anni di boicottaggio
feroce, dovuto all’invidia professionale, alle rivalità accademiche e, non ultima, alla legge
del profitto.
Negli anni ’90, per pressione della base, la terapia
Gerson fu convalidata e tolta
dalla lista delle “cure non provate” pubblicata dall’Associa-
zione Americana per il Cancro.
E’ importante far presente che la terapia Gerson offre
migliori risultati ai pazienti che
non si sono sottoposti al tratt a m e n t o
chemioterapico, introdotto poco prima della morte di Gerson.
Questo trattamento
crea infatti danni
irreversibili al sistema
immunitario sulla cui
integrità si basa il successo di questa terapia naturale. Recentemente, comunque, è
stato messo a punto
un protocollo speciale per i pazienti indeboliti da precedenti terapie che ne ha permesso la guarigione
in un buon numero.
Il 15 settembre
1990, la rivista “Lancet” ha
pubblicato i risultati di un’inchiesta compiuta in un ospedale gersoniano da oncologi
dell’Università di Londra. La
conclusione è stata “Fu documentata l’inequivocabile
regressione dei tumori”.
Sempre negli anni ’90,
più di trent’anni dopo la morte
di Gerson, sono stati eseguiti
due altri studi serissimi sul suo
metodo.
Il primo studio è stato
pubblicato dal chirurgo
oncologico Peter Lechner dell’ospedale distrettuale di Graz,
in Austria. Esso riporta i risultati di una sperimentazione,
durata sei anni, della terapia
13
Gerson su 60 pazienti operati
di una vasta gamma di tumori, parecchi dei quali con
metastasi al fegato. Alcuni dei
pazienti sottoposti alla terapia
Gerson, pur annacquata dal
Lechner, e, per di più,
in congiunzione con
metodi ortodossi (il
che è diametralmente
contrario ai canoni
non tossici della terapia in questione), sono
guariti. Tutti gli altri, comunque, sono vissuti
più a lungo e meglio,
e con minori effetti
collaterali dei trattamenti convenzionali
rispetto al gruppo di
controllo.
Il secondo studio
consiste in un’analisi
comparata fra la terapia Gerson e quella
convenzionale in due
gruppi malati di melanoma,
uno dei più letali tipi di tumore.
Questo studio è stato pubblicato nel settembre 1995 sulla
rivista medica americana “Alternative Therapies in Health
and Medicine”, vol.I, n.IV, con
diagnosi confermate dall’Istituto di Patologia delle Forze Armate Americane. Il 100% dei
malati di melanoma, stadi I e
II, trattati con la terapia Gerson,
sono arrivati al traguardo dei
cinque anni di sopravvivenza,
contro il 79% del gruppo di
controllo. Per gli stadi IIIA e IIIB,
con metastasi locali, il gruppo
Gerson è arrivato al 70% al traguardo dei 5 anni e l’altro solo
al 41%. Nel gruppo dei più
Nuovo Abitare
malati stadio IVA, con
metastasi distanti, il traguardo
dei cinque anni è stato raggiunto dal 39% dei pazienti Gerson
e solo dal 6% degli altri.
Tra i malati guariti dalla
terapia Gerson ricordiamo la
signora Beata Bishop, psico-
loga e scenografa per la BBC.
La Bishop, nel libro “ A Time to
Heal” (Penguin) racconta la
sua esperienza di malata guarita con questo metodo naturale. Doveva morire nel 1980
per
un
melanoma
metastatizzat. Oggi più di ven-
ticinque anni dopo, gira il mondo insegnando tecniche di rilassamento a persone malate
di cancro e terapeutico- psicologico ai medici a rischio di
burn-out.
PER SAPERNE DI PIU’
Maggiori spiegazioni sul
trattamento possono essere
trovati nel volume “La terapia
Gerson” (20 euro, 475 pp.)
scritto da Charlotte Gerson, figlia del celebre medico ed
edita dalla Macro Edizioni.
Questo libro è un aggiornamento ed un ampliamento del
volume che Gerson pubblicò
nel 1958, un anno prima di
morire, intitolato “A Cancer
Therapy, Results of 50 Cases”
(Una terapia per il tumore, risultati di 50 casi).
Per ulteriori informazioni, ci
si può rivolgere al Gerson
Institute (1572 Second
Avenue, San Diego, CA 92101,
www.gerson.org), fondato da
Charlotte Gerson. Questo istituto diffonde libri, articoli audio
e video cassette sulla terapia.
Organizza inoltre seminari per
il pubblico e corsi per medici.
Ai medici e ai naturopati
europei che sanno l’inglese e
che vorrebbero seguire uno di
questi corsi, l’istituto fornisce
indirizzi e dettagli. Il Gerson
Institute prenota anche i posti
all’ospedale vicino a San Diego dove viene praticato il metodo.
Margaret Straus, nipote del
dottor Max Gerson, scrive articoli, fa conferenze e tiene seminari sul lavoro del nonno.
Essa è anche disponibile per
dei colloqui, soprattutto telefonici coi pazienti. Il suo e-mail
per un primo contatto è
[email protected].
La vita del Dottor Gerson
è raccontata, in forma di un romanzo investigativo molto avvincente, ne Il dottor Max,
scritto dal Professor Giuliano
Dego, marito di Margaret
Straus.
Gli articoli dell’Ing. Mauro PAPALE sono pubblicati anche sul sito Internet www.livornotop.com
Venerdì S. Irene
“Ilbacio.”
“Pensieri”
Non è mai troppo tardi
Perdartiunsorriso,
per essere amici,
per fare un ballo per voi,
per fare la mamma,
per fare la donna,
per pregare Gesù,
perricordarsi
come ero ieri
nei miei pensieri.
Il bacio è contagioso
unotiral’altro,
come le ciliegie
quandosonomature.
L’Amoreintenerisceilcuore,
come lo fa troppa acqua al fiore.
FulviaIacoponi
Lavitamia
è amare
laserenacompagnia.
“LeFoto”
La pace interiore
siraggiungeusando
tanto“amore”.
CarlaLeonardini
(30-3-2007)
Lefotoingialliscono,
comelefoglied’Autunno.
La casa si apre e si chiude
come il petalo di un fiore.
È una notte senza luna né stelle
Quella che non soffre più
Chi il giorno strambo ha lasciato
Lentastanotte,silenziosoiltormento
FulviaIacoponi
FulviaIacoponi
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Nuovo Abitare
Cultura
A CURA DI FLAVIA IACOPONI
IlGregorianomusicadell’anima
La musica in generale esiste da molti secoli, senz’altro
da prima che ne avessimo trascrizioni e tracce storiche.
I primi accenni a quest’arte
sono nella Bibbia (Genesi
4,21), dove si parla di cetra e
dovrebbero risalire al 33003200 a.C.
Le musiche antiche (greca,
romana, quella del cristianesimo delle origini e la musica sacra di occidente) erano trasmesse oralmente e, anche
se
abbiamo
tracce
iconografiche degli strumenti,
sulle partiture possiamo fare
solo ipotesi. Probabilmente si
trattava di una monodia (cioè
di un canto affidato ad un solista con pochissime varianti
sulla nota di base, detta corda). Il canto e la musica cristiana, che si erano evoluti prima in condizioni di clandestinità, con l’avvento di
Costantino e del suo editto del
313 d.C. sono diventati liberi e
si sono diffusi con diversi riti,
che vennero unificati in un’unica liturgia dal Papa Gregorio
Magno (590-604 d.C). Il rito
franco-romano codificato da
Papa Gregorio aveva bisogno
di una notazione scritta, per
cui si giunse al tetragramma
(4 righe) con note quadrate
dette neumi, che lasciavano
liberi l’andamento ed il ritmo.
Il gregoriano ebbe alterne
vicende fino al XIX sec., quando il romanticismo incentivò il
recupero dell’antichità cristiana ritenuta modello di ogni perfezione e l’ Abbazia di
Solesmes (Francia) iniziò un
opera di restauro sistematico
del canto gregoriano.
Intervisterò ora la Sig.ra
Mariangela Moscato, che è la
presidente
del
Coro
Gregoriano di Livorno.
Ci può dire quando è nato il
coro?
Il coro è nato nel 1999 come
Coro Polifonico “Pio Alberto del Corona” in memoria
del livornese, Vescovo
domenicano di San Miniato e
figura di pacificatore, avviato
all’onore degli altari. Nel 2000
è stata inoltre istituita una
Schola
Cantorum
Gregoriana con un corso teorico-pratico gratuito, aperto al
territorio, guidato dal Priore dei
monaci
benedettini
vallombrosani di Montenero, P.
Ildebrando
Cascavilla
O.S.B.
Ci può spiegare qual è lo
spirito
del
canto
15
gregoriano?
Si canta per pregare e si
prega cantando, con spirito di
fede, con rispetto per quello
che si canta, con voce all’unisono e come missione
evangelizzatrice per chi ascolta. I brani vengono eseguiti in
piedi, per significare la dignità
riacquisita dall’uomo dopo la
Redenzione.
Il canto gregoriano è quindi
l’icona sonora attraverso la
quale Dio e la Chiesa parlano
al cuore dei credenti nel contesto, ben preciso ed articolato, della celebrazione liturgica.
Concretamente come si
realizza lo spirito nei canti
eseguiti?
Il coro ha la caratteristica di
rispettare i vari tempi liturgici
con la scelta di brani e Messe
specifiche (per es. del periodo di Avvento, Natale, Quaresima ecc.) e di eseguire i canti riservando alcune parti al
solista, nel nostro caso il Priore di Montenero, facendole
seguire da interventi del coro,
in un dialogo serrato che eleva l’anima a Dio.
Il canto gregoriano si differenzia da altri testi latini in prosa, musicati, per l’assoluta
aderenza ai brani biblici di riferimento (per es. i Salmi) ai
quali sono state abbinate melodie che conoscevano soltanto un andamento ascendente
e discendente e degli accenti,
dove la voce veniva calcata,
che riproducevano esattamente quelli dei testi originali.
Nuovo Abitare
L’INTERVISTA
Il nostro coro segue 2
i dettami di “canonicità”
te la prima domenica di ogni mese e di cantare
in occasione di appuntamenti diocesani o in istituti per anziani, diversamente abili…quando ci
venga richiesto.
Concludendo, vorrei quindi sottolineare che
il gregoriano è essenzialmente preghiera e non
può essere usato solo per cantare, allontanando lo stress e svagandosi.
Ci può lasciare una definizione contemporanea di questo genere musicale?
Il canto gregoriano non è né antico né
moderno, è un canto senza tempo perché il
suo “luogo” è l’anima, quella di sempre, quella
che continuamente anela a rinnovarsi in Dio.
Dà spazi alla meditazione, al dialogo dell’anima con Dio, promuove i percorsi interiori dello
spirito.
imposti nel 1833 da Dom Guéranger ai monaci
di Solesmes i quali, operando un ottimo lavoro
di ricostruzione filologica, hanno riorganizzato
l’Antifonario, il Graduale ed altri, lasciandoci un
Kyriale (libro contenente i testi gregoriani originali, qualcuno anche datato X sec.), che il coro
studia attentamente per l’approfondimento di
Messe e brani.
So che la musica gregoriana è stata utilizzata anche per la musicoterapica, definita come una ginnastica dell’anima e che il
vostro coro è stato contattato per esperimenti di sonicoterapia. Può parlarcene?
I benefici dell’applicazione del canto
gregoriano alla musicoterapia sono stati ampiamente illustrati nella “Conferenza sulla musica
e canto per non vedenti ed ipovedenti. Le Associazioni si confrontano”, evento organizzato dal
coro per il 28 Giugno 2006, al quale ha partecipato anche l’Ente Nazionale Sordomuti con una
performance sull’interpretazione gestuale, mostrando la differenza tecnica tra la traduzione
del parlato (standardizzata) e quella di un brano musicale (soggettiva). Inoltre il canto
gregoriano, nella versione dei monaci di
Solesmes, è stato studiato per la caratteristica
di rendere più calma e profonda la respirazione, rallentando così il ritmo cardiaco, con un
rilassamento generale.
Analizzando le basi ritmiche delle composizioni di Mozart è stato constatato che, avendo
frequenze maggiori (120/min), queste determinano un aumento del battito cardiaco mentre il
gregoriano, che ha un andamento più tranquillo
ed intervalli regolari, fa coincidere il ritmo musicale con il battito cardiaco (60/min).
Come possiamo rintracciarvi a Livorno?
Quando cantate?
Le prove del coro vengono effettuate il martedì dalle 21 alle 22.30 nel salone dell’ Arcipretura
di S.Maria del Soccorso, gentilmente concesso da Mons. Ezio Morosi, in piazza della Vittoria, 75. Il nostro logo raffigura, infatti, la Madonna del Soccorso circondata dall’invocazione di
mons. Pio Alberto del Corona, la cui traduzione
dal latino recita così: “Vieni presto, Trinità santa, splendore pari ad un unico Dio”.
Il prossimo corso teorico-pratico, come tutti
gli anni, inizierà ufficialmente il 13 Ottobre, in
ricordo della prematura scomparsa di quello che
sarebbe stato il nostro primo maestro, don
Emilio Vukich. Il nostro impegno pubblico è quello di animare la “Messa delle 12” al Santuario di
S.M. delle Grazie di Montenero, indicativamen-
Per informazioni, la Schola Cantorum
Gregoriana del Coro Polifonico “Pio Alberto del Corona”, associazione di
volontariato, ha il seguente indirizzo e-mail:
[email protected] ed il numero telefonico 0586 894619 (abitazione)
“Consuntivo”
Eranquasiquindicianni
chenonavevocrisi
edeccom’arritrovo……
conunafleboclisi.
Abbastanzacontento
sicurom’eromosso……
manonmeneaccorgevo
chemicaavoaddosso.
Uncomplessodicose
avevosopportato
avreifattomeglio
adessermiincazzato.
Oratuttoècambiato
laconsapevolezza
sehaiforzainteriore
nonportalatristezza.
Eseungrossorospo
dallefaucialfineesce……
dalboccaledivita
allegroFrancescomesce.
FrancescoStefanini
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Nuovo Abitare
Esperienze di viaggio
A CURA DELLA REDAZIONE DI LIVORNO
Uncerchiodiconoscenzaedi
comunicazione
VelaetrekkinginCapraiaconglistudentidelliceosociopedagogico
hanno assegnato la
camera all’Hotel. Ci
siamo sistemati nella camera
dell’Hotel, in
cinque. In
camera abbiamo mangiato, ci siamo sistemati e nel pomeriggio ci siamo divisi le attività: un gruppo è
andato per il trekking (tra l’altro erano con noi
un gruppo di studenti dell’Istituto Magistrale
Niccolini Palli , venuti con noi
in traghetto), e un altro per
la barca. (Lo scopo di questo incontro era quello di
fare tra noi e gruppi di ragazzi delle scuole un cerchio di
conoscenza e di comunicazione, uno scopo molto bello e importante che ha funzionato anche ora). Il loro insegnante era molto bravo e
comunicativo con noi mentre il gruppo della
scuola, composto di molte ragazze e un ragazzo sembrava molto timido e appartato. Dalla
barca a vela abbiamo visto le varie insenature
dell’isola, la torre dello Zenobito e le rocce di
colore rosso vicino alla torre. È stata una bella
gita: ci siamo divertiti. Spero tanto di poterci ritornare. Pietro: molti ragazzi che sono venuti con noi hanno fatto anche il bagno, nonostante l’acqua fosse ancora un po’ fredda
e io ho fatto volentieri compagnia ad un mio
amico molto bravo nei momenti che era solo
perché aspettava il ritorno definitivo di tutti
quelli che erano stati, il pomeriggio dopo sia
in barca che al trekking. Egli ha ricambiato la
compagnia e insieme al bar abbiamo condiviso un mezzo tramezzino e una bibita: anche questo molto bello. Ah dimenticavo, con
noi c’era anche un cane, che è stato bene e
si è divertito con noi…Tronor, anzi Tremor
mi scuso…
Pietro:
Capraia. La prima volta che ci
sono stato, per due giorni ho scoperto che in
realtà l’isola, pur con i suoi fari che ho visto per
la prima volta di notte e tutti luminosi (era quasi
mezzanotte) ha un solo paese, e la media di
300 abitanti, tremila d’estate perché nell’isola
vengono molte persone di altri posti e per turismo e per lavoro. Di notte sembrava ci fossero tutta una serie di fari, perché anche le luci di
certi fari della strada si confondevano con i fari
veri e propri. Certo, di notte ogni paesaggio è
affascinante ma si è curiosi comunque di vedere il tutto alla luce del giorno dopo…una fila di
case rosa e gialle che sembravano una accanto all’altra…una strada tranquilla
che costeggiava il mare dall’alto e
faceva vedere quel paesaggio con
il paese, i fari rossi e verdi che si
alternavano con le loro luci sempre
rosse e verdi…il molo, le barche
del porto di vari colori l’una accanto
all’altra, compresa la nostra…c’era
anche, elegantemente posata una
torre con un bel pianoro intorno…
Luca: Siamo andati all’hotel, e lì
ci siamo incontrati tutti. Siamo partiti in due gruppi: un gruppo con la barca e un gruppo con il
traghetto. Io sono partito con il traghetto verso
le quattro circa di mattina. Verso la Meloria il
mare era un po’ mosso, ma per il resto abbiamo fatto una buona traversata. Abbiamo trovato una ottima giornata di sole: appena arrivati ci
17
Nuovo Abitare
Viaggi
A CURA DI PIETRO DI VITA
Norvegia 2007
Questo è il secondo
viaggio che ho fatto in
Norvegia, e sempre a
Cristiansand
come
meta. C’ero stato nel
2004 ai primi di Maggio: il
secondo viaggio all’estero, contando anche l non
tanto comodo viaggio a
Lourdes nel maggio
1981. Ritornarci sul dapprima mi ha dato ansie
forti, perché si sa che
viaggiare in aereo comporta sempre paure, e
stavolta eravamo in molti
a dovere partire: in totale
otto persone comprendendo il dottor Serrano. Il viaggio intanto premiava i nuovi intervistatori tra i quali il nostro A.e
alcuni neo intervistatori di Rosignano,e aveva
come scopo quello di gemellare la ricerca e il
turismo sociale tra noi e i Norvegesi. Scopo non
difficile ma certo sempre laborioso nel suo scopo di agganciare addirittura stati esteri confermava pochi giorni prima di partire. : la sera prima di partire abbiamo cenato con i ragazzi di
Rosignano, , abbiamo dormito- chi doveva partire- in Associazione ma un ragazzo di nome
Jari, di cui sono molto amico ha preferito una
delle due brandine che erano lì. Io ho preso l’altra. Lui con tanta cura ha aggiustato la mia
brandina raggiungendoci le stecche mancanti.
Il fatto è che il letto si è rotto di nuovo ai primi
tentativi di muovermi. Ma ho dormito bene lo
stesso: .Altri sono stati svegli tutta la notte e si
sono messi a parlare con un ragazzo che andava a tornava .
Alle 4 di mattina ci siamo alzati e partiti, ma
qualcuno come me e Paolo era in ansia per un
presagio funesto. Già la stanchezza, il sonno,
le operazioni di imbarco ci erano pesanti, ma
questa ansia lo era di più.
A Godenfiord siamo arrivati dopo tre ore: pen-
savamo siccome lì c’era un po’ di neve che avesse nevicato dappertutto, ma poi rimarremo delusi .
Non solo: arrivati ad Arendal tra una accoglienza festosa di tutti per me è stato amaro
vedere un rito che si svolgeva in un lagoo, una
abitazione di legno ottagonale senza poterlo riprendere. Dentro in un atmosfera gotica era
semibuio rischiarato solo da luci di lanterne che
stavano posate sulle mensole della struttura e
la circondavano. In mezzo un cerchio fatto di
pietra e nel quale era acceso un fuoco e sopra
questo una pentola sostenuta da catene e coperta di un qualcosa per difenderla dalla fuliggine. Le catene erano attaccate in cima al soffitto
coperto da una cupola semicircolare color celeste. Questa però non copriva tutto cosicché il
fumo passava dai lati. Sembrava una antica dimora vichinga, anche per la disposizione circolare delle panche messe attorno attorno e
dove ci siamo seduti in modo sparso. Appena
appena ci vedevamo; poi la pentola è stata tirata giù da diverse persone e ci è stata servita
una zuppa di verdure mescolata con pezzi di
alce. In verità accanto a me c’era una figura di
alce di ferro o bronzo con dentro un lumino ac-
18
Nuovo Abitare
ceso che poi mi fu regalato. Il pomeriggio abbiamo visitato un centro diurno di Arendal ma
qui non posso dare alcuna testimonianza essendo senza gli oggetti della registrazione e ripresa. Ad un certo punto ognuno di noi si è presentato passandosi un sasso, che era stato
preso da un fiume apposito per la circostanza,
era stato accalorato da tutte le mani e successivamente portato ad un centro di Arendal. Dopo
si giocato insieme al tiro con l’arco. Si rideva e
si schiamazzava molto quando le frecce addirittura finivano per terra o fuori bersaglio: ma
mica tutti alle prime ci sappiamo fare con certi
attrezzi! Però il dottor Serrano è riuscito molte
volte a mettere le frecce nel bersaglio giusto,
altrimenti noi saremmo stati sottozero!
L’inizio della giornata era caratterizzato dalla “colazione norvegese”, in realtà un antipasto
del pranzo. Qui trovi tutto: dal caffè latte, succhi di frutta, macedonia alle patate ai pomodori
alla insalata di lattuga alle uova fritte al burro,
alla margarina, al formaggio gorgonzola e
Emmental, al prosciutto alla marmellata, ai tubetti di cioccolata…tutto accompagnato da un
pane morbido e gustoso che a volte si faceva
mangiare da solo! .A me che mi sono alzato
tardi il dottor Serrano ha detto: “Tu non ti alzeresti da questa sedia nel vedere le cose buone
che ci sono qui!”.I norvegesi la prima mattina
sono venuti a prenderci tra folate di vento che
ci portava via. Siamo andati ad un vecchio porto che mostrava veri e propri spuntoni di rocce
che stringevano l’acqua formando un canale.
Dappertutto per la strada casette di legno rosse, marroni,profili di montagne, alberi in fila,,,,e
una minicasetta bianca posata
su uno scoglio. Il battello ci ha
portato attraverso un paesaggio
incantevole….io ho filmato le
onde che sbattevano contro il
battello mosse dal vento. Quando siamo usciti eravamo tutti
coperti da cappucci e sciarpe.
Qualcuno si faceva notare per
una
sciarpa
rossa
al
collo….dentro una sala circolare c’erano degli scanni di legno
e da lì abbiamo ascoltato la storia del posto che ci veniva commentata attraverso carte geografiche e reperti archeologici da
un uomo che aveva l’aspetto di
un lupo di mare.
Di pomeriggio avevamo il programma di andare in casa di
Trine, la nostra instancabile poliglotta e traduttrice. Una bellissima serata. Si è molto cantato,
pezzi italiani come pezzi norvegesi. C’era un
pianoforte, una chitarra e una fisarmonica e attraverso questi si è passata una allegra serata.
A suonare era soprattutto Odd, che ci ha fatto
cantare un pezzo norvegese molto apprezzato
soprattutto da Stefano.Parla sicuramente di un
uccellino,e ha una melodia che poi diventa un
pezzo corale appassionato e fa cantare anche
chi non conosce la canzone. Ma abbiamo cantato anche “O’sole mio,e Bella Ciao. Queste
ultime ci hanno unito nel canto come il pezzo
norvegese, anche se “Bella Ciao” ce l’ha suonata il dottor Serrano. Canti, applausi, insomma una serata da non dimenticare tanto più che
hanno cucinato una ottima zuppa di pesce…e
per mangiarla io che non mangio pesce vuol
dire tantissimo. Intanto io riprendevo e soprattutto mi piaceva fare le riprese dei lumi che anche in casa di Trine erano da tutte parti. La luce
per le genti del Nord non solo illumina
Ma dà una idea di euforia, di conforto, di sicurezza di fronte a giornate che d’inverno sono
quasi del tutto buie…la luce,insieme al caldo
che riscalda anche i pavimenti e tutto è anche
calore che riscalda le persone dentro e le coccola con infinita tenerezza. Poi le camere sono
grandi, si che la persona si sente in ambienti
del tutto larghi, spaziosi…ci sono molti specchi, tende bianche, ascensori larghi, a volte
anche di vetro, corridoi lunghi e
spaziosi…peccato che mancava la neve e con
questa quel paesaggio invernale che ci avrebbe reso davvero contenti…solo a Oslo c’era un
19
Nuovo Abitare
po’L’INTERVISTA
di ghiaccio per terra:2spesso abbiamo visto
piovere, e almeno questo mi induceva a fare
delle riprese che mi facevano vedere un cielo
grigio cupo. A me non mi pareva vero riprendere un paesaggio nordico vero soprattutto attraverso i vetri bagnati di un auto o di una finestra.
Un giorno siamo andati a fare una escursione
nell’interno di un bosco: il cielo era cupo. Siamo passati accanto a un lago dove nuotavano
dei cigni e in fondo c’era una cascata che scendeva solenne nel lago….tutto molto bello. Qui
ci siamo fermati davanti ad una casa e qui una
brava signora norvegese ci ha raccontato una
storia della sua famiglia, usando il solito tono di
ogni capo casa. Era bello nel grigio cupo del
bosco sentire lei che raccontava con molta solennità questa storia. Mi ricordo che un giorno,
dopo un breve ma intenso acquazzone nel cielo
è apparso un arcobaleno.
Un altro giorno una ragazza di Rosignano ha
riso moltissimo perché
l’auto che ci portava via
stava partendo senza di
me: io infatti ero distratto
a riprendere. Stava succedendo come a Verona:
Paolo poi dirà che mi dimenticano dappertutto,
sull’autostrada, altrove…ricordo che non morirà mai perché lo raccontano sempre. Da allora
tutti hanno promesso solennemente che non
mi dimenticheranno più.
Nei giorni seguenti le cose più importanti
sono state la riunione con un folto gruppo di auto
aiuto dell’associazione ROM. Ci siamo raccontati entrambi i gruppi le nostre cose, con grande serenità . abbiamo raccontato esperienze di
sofferenza e disagio, ma soprattutto ci siamo
conosciuti. Ha colpito molto anche il racconto
che ho fatto riguardo agli elettrochoc fatti nel
’69,una signora abbastanza giovane ha disegnato un triangolo che fa vedere una vita di famiglia dove avvengono abusi, la difficoltà di
uscirne ma anche il superamento di queste difficoltà. Siamo stati al Policlinico e lì insieme ai
medici norvegesi e alla folta schiera delle persone che erano con noi ogni giorno abbiamo
parlato della ricerca e del turismo sociale, e di
come avevamo intenzione, mettendo molte
nostre risorse di agganciare anche i norvegesi
in questi progetti. Soprattutto ci stava a cuore
che nel mese di settembre loro venissero in
barca con noi. A dir la verità i medici norvegesi
nonostante una risposta affermativa in partenza erano per la prudenza, in attesa di parlarne
tra di loro.in verità già l’indomani e qualche giorno dopo la risposa era doppiamente affermativa, anzi se le cose si facevano subito era
meglio….infatti i norvegesi verranno da noi in
settembre sulla nostra barca, e il resto verrà
poi con calma. Cioè ci sarà uno scambio di interviste da entrambe le parti…
Nei giorni successivi abbiamo visto centri
diurni di Lillesand e Mandala. I nostri occhi hanno visto laboratori di computer, pittura, cucito,
ricamo, falegnameria e carpenteria. Ci è stato
anche detto in uno di questi centri che le persone utenti sono libere di
andare nel centro, di
stare lì anche senza
dire e fare niente, di
usare la cucina e molte altre cose ancora. A
Mandala addirittura si
parlava con uno spirito
basagliano, e soprattutto mi ha colpito il discorso che spesso in
quel luogo vengono anche molti bambini. Si è
detto anche che molti
criteri riguardo a pregiudizi su persone psichiatriche in Norvegia si
stanno attenuando,e le cose non sono più come
una volta. Anche a Mandala ci siamo scambiati
molte opinioni e noi abbiamo parlato anche della nostra associazione,chi siamo cosa facciamo.
Qui mi fermerei ma devo dire della festa che
hanno fatto al dottor Serrano in un centro diurno famoso. Qui c’è stata la solita allegria, abbiamo riascoltato le canzoni suonate e cantate
in casa di Trine e altrove. Inoltre Franca con
grande fermezza ha cantato la canzone di Stefano Freschi. Il dottor Serrano ha accompagnato
con la chitarra il canto di “Bella Ciao”, e la canzone dell’uccellino si è ripetuta in una coralità
commossa. Si festeggiava la partenza del
dottor Serrano,incredibile. Ah, siamo rimasti in
sette chiusi nell’ascensore e siamo stati liberati dal dottor Serrano che è uscito appena ci hanno aperto in una battuta a dir vero feroce “non
siete ancora arrostititi in forno?”e poi mi ha fatto fare la ripresa di noi che uscivamo ad uno ad
uno dall’ascensore. Comunque i presagi per una
partenza o un ritorno tragici sono stati bugiardi, sennò io non sarei qui a scrivere.
20
Nuovo Abitare
Esperienze di vita
DI RICCARDO CREMONI
“Due passi con uno psicotico”
Misonotrovatocatapultatoinquestastoriadadue
anni circa, quello che credevo è stato stravolto.
distribuito volantini per più di un quartiere di Livorno, lavorando da solo non ho avuto problemi
di relazione. Si perché diventa difficile la relazione con gli altri, credi di essere ingabbiato in
una realtà soffocante dove l’altro non è un opportunità in più, ma motivo di tensione, diventa
improbabile la costruzione del rapporto. Dopo il
periodo di volantinaggio ho avuto un offerta di
lavoro dalle Comunali di Livorno, ho lasciato il
lavoro e mi sono rivolto con tutte le mie forze
verso la nuova occupazione, non è stato facile
rimettermi in gioco nuovamente, mi hanno fatto
un contratto fino a Settembre 2006 che è partito da Maggio, il rapporto con i colleghi non è
stato semplice rischiavo di essere isolato se
non mi davo da fare ho fatto il possibile per farmi accettare e per credere in questo lavoro, ho
imparato le prime operazioni pratiche, e sono
riuscito in parte nell’intento. Il lavoro procedeva
coi suoi alti e bassi, piano, piano le cose sembravano funzionare almeno in parte fino a che
non mi è arrivata una nuova proposta lavorativa. Si trattava di andare a fare il parafarmacista,
secondo il decreto Versani potevano aprire nei
supermercati e non solo delle parafarmacie che
avevano potenzialmente un buon mercato e
avrebbero favorito l’abbassamento dei prezzi
per i prodotti che potevano vendere come
integratori, cosmetici e farmaci da banco. La
proposta era allettante un contratto di un anno
e mezzo al Panorama dei Gigli di Prato. Credevo di potercela fare e invece è stato un vero errore
si è rilevato più difficile del
previsto con i nuovi colleghi, soprattutto con una ragazza che sarebbe diventata di li a poco il mio capo.
Ci sono stati degli scontri
che mi hanno portato man
mano a lasciare. Mi sono
ritrovato nuovamente senza un’occupazione. Ora il
tempo non passa mai.
Nell’Agosto 2005 sono iniziate le prime allucinazioni, che cos’è una allucinazione? E’ uno
stato di coscienza alterato dove si sentono e si
vede una realtà falsata. Da quando sono in questo stato ho perso due posti di lavoro, diventa
difficilissimo lavorare con questa percezione
delle cose. La prima volta sono stato costretto
a lasciare sotto pressione del mio capo, il titolare non ha avuto alcuna indecisione. Nel momento dell’accaduto sono uscito di corsa dalla
farmacia piangendo e sono andato nella casa
da me affittata insieme ad un altro inquilino. La
casa è piccola, uno spazio cucina poi subito
un’ altra porta, e ti trovi in una stanza da due
posti letto. Presto sono costretto a lasciare la
casa e a ripartire per Livorno dove sono stato
accolto dai miei genitori. Difficilissimo anche il
rapporto con loro guidato dal mio stato d’animo, molte antiche paure le fobie prendono il
sopravvento si trasformano in attacchi di panico, la paura degli spazi aperti, la paura di essere riconosciuto ovunque e molti altri stadi che
si affacciavano nella mia vita per la prima volta.
A casa dei miei genitori ho una piccola camera
arredata con armadi bianchi con una rifinitura
celestina. Ora sono rimasto disoccupato con
quell’ansia che ti assale quando devi ritrovare
un’attività lavorativa, sapevo bene che non era
facile ritrovare un’occupazione, perché le farmacie di Livorno erano tutte
prese, quindi rimaneva la
ricerca attraverso il centro per l’impiego, di occupazioni alternative, come
per esempio il venditore.
Alla fine dopo un periodo
di attesa ho trovato da
fare il volantinaggio, non
mi sono trovato male, ho
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Nuovo Abitare
A CURA DI STEFANO VIALE
L’INTERVISTA 2
INFERNOD’AUTORE
Siamo alcuni collaboratori delle associazioni “Velasentite” e “Mediterraneo” facenti parte
della provincia di Livorno. Alcuni di noi si sono
riuniti, in quanto appassionati di cinema, per fare
un film cortometraggio. L’idea della trama del
film, è stata ripresa molto vagamente da un
horror italiano che raccontava la storia di un pittore che dipingeva l’inferno; il pittore viene poi
ucciso perché creduto uno stregone dell’inferno. Alla fine di questo film scopriamo che i protagonisti increduli vengono a far parte dell’inferno stesso. Su questa trama abbiamo costruito
il nostro film: “Inferno d’autore”. Il film narra di
un pittore, “Joe Kramer” che fa entrare nel suo
studio di pittura, la famosa ma squattrinata
gallerista di quadri “Elisa Tinti”. Il nome Joe
Kramer è stato dato al personaggio del pittore in quanto Joe è un nome banale (un Joe
qualunque come se fosse testimonianza di
modestia. In quanto alla gallerista (Elisa Tinti), il
nome ha maggiore significato simbolico: infatti
“Elisa” deriva da “elidere”, cioè tagliare, in quanto
ella taglierà il corpo del pittore: è come dire che
“Elisa” rappresenta il contrario del suo stesso
nome: ella stessa è contraddittoria a ciò che
sembra apparentemente nella realtà (come il
suo nome) in quanto al cognome “Tinti” deriva
da “dip…(t)inti”, cioè da un termine traducibile
con il termine “quadri”: il cognome segnala la
sua passione per la pittura. Ma il protagonista
vero e proprio è un quadro bellissimo, e non
firmato, di Joe Kramer. Questo quadro attira l’attenzione di Elisa, mentre Joe le spiega che non
ha firmato il quadro, perché non è ancora terminato in quanto deriva da un suo sogno dove
appariva un ombra, ed egli la dipingerà solamente quando verrà a conoscenza di che cosa
sia quest’ombra. Allorché, il pittore cerca di prendere con la forza Elisa, ella lo taglia con un’arma (lo elide appunto: da qui il nome del personaggio femminile), ne ruba il “quadro-inferno” e
successivamente lo firma imitando il nome “Joe
Kramer” per dare un’alta qualità al quadro. E’
un po’ come se ella firmasse un patto col dia-
volo: la firma in cambio della ricchezza. Fuggendo da una stanza all’altra Elisa si rende conto
che tutte le stanze sono identiche e rappresentano tutte quante il “quadro-inferno”. Praticamente, firmando il patto con la colpa di rubare il
dipinto e di avere ucciso, Elisa è diventata prigioniera dell’inferno. Cosicché comprendiamo
che l’ombra del sogno del pittore era Elisa Tinti
in persona. Infatti, Joe Kramer, ritenuto morto
ma in realtà solo ferito gravemente, dipinge nel
suo studio un altro quadro-inferno aggiungendovi l’ombra dannata di Elisa Tinti. Ma una volta
morto il pittore, che era ormai allo stremo, Elisa
si libera automaticamente della colpa, perché
non è più valido il patto con l’inferno e quindi,
ella, non essendo più prigioniera getta via il “quadro-patto col diavolo” e fugge dalle varie “stanze-inferno”, ormai libera e di nuovo viva. Il film
vuol simboleggiare che la proprietà privata e cioè
il quadro-inferno, è ciò che può comprare gli
individui (in quanto il pittore aveva cercato di
concupire, in cambio del quadro, la stessa Elisa
Tinti), ma solo chi intenda il mondo al contrario
(e cioè Elisa, come testimonianza del nome
che porta), può rifiutarsi di essere comprata.
Solo chi facendo della proprietà altrui, una proprietà sua stessa, come appunto fa Elisa firmando il quadro col falso nome, ne afferma ella
stessa la proprietà e quindi riafferma la proprietà privata, con l’eccezione che ne fa un oggetto
trasferibile: cioè, la proprietà privata esiste in
quanto esistono i proprietari, e cioè coloro che
possono possedere qualcosa. La proprietà pri-
22
Nuovo Abitare
L’INTERVISTA
vata
materializza il mondo a sua immagine, in
quanto le varie-stanze dei vari-inferni sono le
copie del “quadro-inferno”, e cioè della proprietà privata elementare, la merce. Elisa Tinti diventa una prigioniera delle stanze-inferno: la proprietaria mentale, la merce, fa di tutti i tempi altre proprietà, in quanto si espande nel tempo,
in una specie di riproduzione di se stessa, nell’ambito della Storia (quella con la “esse” maiuscola): il passaggio da una
stanza all’altra riassume il passaggio del tempo in cicli e
ricicli della Storia identica a se
stessa. La Storia rende, con i
suoi cicli ripetivi, prigioniero
l’individuo che possiede una
proprietà anche minima (l’ombra dell’anima di Elisa). La scadenza del contratto (potremmo dire “il patto sociale”), dato
che si sta parlando di proprietà, cioè nel nostro caso la morte del pittore, cioè del
contrattualista
più
pluriproprietario, non obbliga in
contrattualista minore a possedere la proprietà
minima. Perciò, Elisa Tinti, scaduto il senso della privatizzazione, è in grado di disfarsi del senso della prigionia della Storia; e, non essendo
più un ombra, cioè una non-identità in quanto la
Storia fa diventare merce anche l’individui,
riacquista il suo essere parte di un’umanità libera dal valore delle merci; gli individui, in poche parole, sono tali fino al momento nel quale
esista un contratto fra le parti; il
rifiuto della merce permette la liberazione della Storia non-dialettica; infatti le stanze sono
identiche le une alle altre, e quindi non permettono dialettica. E
soltanto quando sussiste la dialettica la trasformazione da ombra a persona (non più una merce), è possibile la fuga; la Storia, contrapponendo l’essere
umano alla merce si ferma in
quanto essa è giunta alla nondialettica; e cioè a essere se
stessa e non contraccambiabile
e/o controvertibile.
LaTrigliacampione2007
Grande vittoria della Triglia al campionato di calcio
Regionale dei Centri di Salute Mentale della Toscana.
La finale si è disputata a
fine giugno a Pistoia.
La Triglia è la squadra di
calcio dei CSM di Livorno
formata da utenti e operatori dei servizi di salute
mentale e studenti delle
scuole superiori.
Luca Boccolini (terzino
destro): “Ero molto teso. Si
perdeva 2 a 1. Poi si è pareggiato su rigore e alla fine
un ragazzo ha segnato il gol
del 3 a 2. All’ultimo ci siamo abbracciati
dalla contentezza e nello spogliatoio ab-
biamo cantato Siamo noi siamo noi, i campioni regionali siamo no-o-oi!!”
23
Nuovo Abitare
Approfondimenti
A CURA DI CARLO SALVADORINI
PSICOFARMACI =
DROGHE?
NEUROLETTICI
trollo, per chi è aggressivo o distrugge i suoi
beni, e che per tali persone l’intervento tempestivo con gli psicofarmaci è realmente efficace.”
La ricerca mostra che questo non è esattamente vero.
Ci sono una serie di problemi con i
neurolettici attualmente sul mercato, inclusi i cosiddetti neurolettici atipici che sono stati introdotti nel 1990. Parecchi studi mostrano che fino
a due terzi delle persone non risponde, nemmeno nel breve periodo, che sarebbe il periodo
delle due settimane durante la crisi acuta. E proprio nel breve periodo dove i farmaci sono stati
ritenuti avere il loro impatto per l’immediato controllo dell’agitazione psicomotoria.
Questo tipo di effetto non appare così straordinario come si vuol far credere. Quindi abbiamo abbiamo dei problemi per quanto riguarda il breve periodo. Per quanto riguardo il lungo, qui incominciano i problemi seri. In tutti gli
studi a lungo termine, si è d’accordo che i due
terzi dei pazienti ha ricadute,che sia o no sotto
medicazione. Cosa ci suggerisce questo sull’intervenire subito o non intervenire affatto con
i vecchi farmaci? Con i farmaci più recenti questi interrogativi vengono scartati perché questi
farmaci vengono contrabbandati come
fantastici…I neurolettici sono chiamati così a
causa dei loro effetti neurologici. Includo in essi
farmaci come l’ALDOL, la TORAZINA, il
RISPERIDONE, le OLANZEPINE (ZYPREXA).
L’effetto principale di
qualsiasi neurolettico
è di attutire le reazioni
emotive di una persona. A proposito del farmaco Zyprexa c’è da
dire che negli USA è al
centro dell’attenzione
per una questione legale che coinvolge circa 8000 persone . Le
cause alla casa far-
Argomento assai complesso, per cui è bene
far luce sul tema. Veniamo intanto alla definizione, tratta dal DOCUMENTO INFORMATIVO
SUGLI PSICOFARMACI (prodotto da Liberamente, i cui redattori sono tutti medici). Qui si
dice che “droga in ambito psichiatrico è una particolare sostanza che, se immessa nell’organismo, è in grado di modificare umore e
comportamento…che modernamente le droghe
si distinguono in due categorie: quelle
commercializzate fuori dalle farmacie e quelle
commercializzate nelle farmacie. Alle seconde
viene attribuito di psicofarmaci. Non appena una
determinata droga esce dal circuito commerciale delle farmacie (come per esempio per la
cocaina e l’extasy) riacquista il nome di droga.
Ambedue i termini (droga e psicofarmaco) sono
linguisticamente corretti, quindi anche sostanze tipo alcool, hashish, si possono chiamare
indifferentemente psicofarmaci o droghe. Comunemente viene attribuita negatività al termine droga mentre al contrario al termine psicofarmaco viene attribuita positività terapeutica:
in pratica si fa confusione tra farmaco e medicamento. Medicamento è ogni sostanza biochimica o naturale che abbia virtù salutari”.
La letteratura sugli psicofarmaci è abbondantissima (basta andare su Internet si troveranno
decine di siti sull’argomento). Noi nella ricerca
vogliamo aiutare a capire a chi sa poco sul termine, senza fare un trattato di medicina.
Innanzitutto abbiamo scelto una testimonianza de Dott. Davin Cohen dell’Università di
Montreal, all’Assemblea Generale dello Stato del
Vermont.
“Soprattutto mi sono occupato dei farmaci
neurolettici (o antipsicotici)…..in particolare mi
vorrei concentrare sulla sopravvalutazione dei
benefici degli antipsicotici…quel che si dice sugli
psicofarmaci è che sono veramente incredibili
per le persone agitate, per lo psicotico, per chi
nel travaglio della”psicosi” e sta perdendo il con-
24
Nuovo Abitare
maceutica di non avere informato i pazienti sul
Pur tuttavia le differenti molecole ( diazepam,
rischio di iperglicemia e di diabete, legato allorazepam, brozepam, alpazolam, riazolam,
l’assunzione dello zyprexa. Il farmaco che è staflunitrazam, ecc.) mostrano alcune specifità
to utilizzato da 17 milioni di persone nel mondo,
d’azione e proprietà, in base alle quali vengono
è il farmaco più venduto da Eli Lilly (la casa faradoperate in modo differenziato, ora nel trattamaceutica che lo produce), di cui, nel 2004, ha
mento dell’insonnia, degli stati d’ansia, degli atrappresentato il 32 % delle entrate, con vendite
tacchi di panico, ora per alcune proprietà
mondiali pari a 4,42 miliardi di dollari, di cui 2,42
anticonvulsivanti o anche preanestesia ed anenegli USA. Ed ora la Eli Lilly è stata costretta ad
stesia. Le differenti molecole si differenziano
accantonare 690 milioni di dollari per il
inoltre per la maggiore o minore durata degli
patteggiamento delle circa 8000 persone che
effetti…l’assunzione di BDZ può comportare
hanno richiesto il risarcimento dei danni per la
difficoltà di concentrazione e coordinazione
salute. Ma in Italia tutto tace è si continua a dare
motoria, sonnolenza, torpore, distensione muil farmaco tranquillamente.
scolare, senso di pesantezza, difficoltà nell’equiChiudiamo con il Dott.Cohen: “…le prove che
librio e della deambulazione. Il linguaggio tende
la ricerca ha addotto non ci permettono, di dire
ad un inflessione monotona e la pronuncia diche i neurolettici siano il trattamento più approventa indistinta, sebbene possa essere accrepriato. Vorrei anche aggiungere che la loro effisciuta la loquacità.
cacia è stata ampiamente sovrastimata…Per
L’instaurarsi della dipendenza della dipendenla maggior parte dei casi, per una persona con
za farmacologia è stato documentato già dopo
una diagnosi di “psicosi”, sia organica o meno,
solo di sei settimane di sommistrazioni a basperfino della demenza, molto spesso la prima
se dosi.
prescrizione sarà uno psicofarmaco
L’overdose di BDZ può avere conseguenze
neurolettico. Ritengo che dall’80 al 100 % di chi
letali, soprattutto in associazione con alcool o
ha una diagnosi di “schizofrenia” assuma una
altre sostanze che deprimono il Sistema Nerdroga neurolettica. Dopo due tre episodi
voso Centrale.
psicotici od ospedalizzazioni, sarà considerato
In base all’emivita le BDZ si distinguono in
un candidato per trattamenti a vita con queste
quelle a emivita breve (<6 ore), intermedia (<24
droghe. Questo è il modo in cui vengono fatte
ore) e lunga (>24 ore). Le BDZ ad azione preattualmente…dozzine di ricercatori hanno
valente ansiolitica sono:
espresso degli ammonimenti su questi farmaci perché non potrebbero esEMIVITA BREVE-INTERMEDIA
sere sufficienti per un trattamento cliLorazepam (Tavor, Control, Lorans, Lorazepam Dorom)
nico di base; che ciclicamente proOxazepam (Serpax, Limbial)
vocano effetti insoddisfacenti e che i
EMIVITA INTERMEDIA
nuovi farmaci che sono da pochi anni
Alprazolam (Xanax, Frontal, Valeans, Mialin)
sono stati ammessi sul mercato proBromazepam (Lexotan, Compendium)
prio per una minore propensione ad
Clotiazepam (Tienor, Rizen)
indurre effetti negativi”.
Etizolam (Depas, Pasaden)
LE BENZODIAZEPINE
Passiamo alle benzodiazepine
(BDZ). Queste sono sostanze ad
azione sedativo-ipnotica. La prima
molecola di questa classe è stata il
cliordiazepossido, seguito dal
diazepam (valium) che per un lungo
periodo (fino alla metà degli anni ’80)
ha detenuto il primato mondiale delle
prescrizioni tra i farmaci ansiolitici. Le
BDZ a partire dai primi anni ’70 hanno sostituito quasi completamente i
barbiturici in molti ambiti della pratica medica.
EMIVITA LUNGA
Diazepam (Valium, Ansiolin, Tranquirit)
Clordemetildiazapam (En)
Clordiazepossido (Librium) Ketazolam (Anseren)
Prazepam (Prazene, Trepidam)
Le più comuni ad azione prevalentemente ipnoducente sono:
Triazolam (Halcion, Sonar) emivita breve
Brotizolam (Lendormin) breve
Estazolam (Esilgan) intermedia
Lormetazepam (Minias) intermedia
Flunitrazepam (Darkene, Valsera, Roipnol) lunga
Flurazapam (Dalmadorm, Felison, Valdorm) lunga
Nitrazepam (Mogadon) lunga
Quazepam (Quazium) lunga.
25
Nuovo Abitare
DISFUNZIONI SESSUALI CORRELATE
La dott.ssa Clayton
(prof.associato e vice di Medicina psichiatrica a
Charlottseville in Virginia USA) ed i suoi colleghi hanno analizzato un questionario compilato da 6927 pazienti di 1100 cliniche di cura
primaria. Tutti i soggetti ave-
vano ricevuto cure con
antidepressivi di nuova generazione. I medici curanti
hanno che si aspettavano
che un 20% dei pazienti sviluppassero qualche tipo di
problemi sessuali. Però il
gruppo della Clayton ha trovato che, dei pazienti controllati, il 37% di essi ha riferito problemi. Alcuni
antidepressivi hanno mo-
VARIE
strato una correlazione più
alta con disfunzioni sessuali. Usando come paragone il
Buprium SR (Wellbutrin), la
Velafanxina XR (Effexor) ha
dato luogo a lamentele dei
pazienti sei volte più frequenti, 5 volte la paroxetina
(Paxil) e la Sertralina (Zoloft),
4 volte la Fluoxetina
(Prozac).
Altri fattori sono associati ad aumento di rischio di
problemi sessuali correlati
agli antidepressivi e sono
l’età (più di 50 anni), basso
livello scolastico, lavoro non
a tempo pieno, uso di tabacco (da 6 a 20 sigarette al
giorno).
- L’0rganismo Usa di controllo di farmaci e cibi (FDA) dichiara che d’ora in poi richiederà alle industrie farmaceutiche che siano apposti alle confezioni dei marchi neri di pericolo, il contrassegno dell’FDA.
Zyprexa, Simbyax, Risperdal,
Seroquel, Abilify, Clorazil sono
i prodotti a cui è stato richiesto il segnale di pericolo.
- L’FDA ha determinato che
il trattamento di disordini del
comportamento in pazienti anziani con demenza con medicazioni antipsicotiche atipiche
è associato ad un aumento di
mortalità. Su un totale di 17 studi controllati con placebo effettuati con Zyprexa, Abilify,
Risperdal o Seroquel in pazienti anziani dementi per disordini di comportamento, in
15 si è visto un incremento
numerico di mortalità nel gruppo di pazienti trattati con farmaci rispetto al gruppo di trattati con placebo. Questi studi
hanno riguardato un totale di
5106 pazienti e parecchie analisi hanno mostrato in questi
studi un aumento della mortalità da 1,6 a 1,7 volte. L’esame
delle cause specifiche di queste morti ha rivelato che la
maggior parte erano dovute ad
eventi collegati al cuore (arresto cardiaco,morte improvvisa) oppure ad infezioni (specialmente ai polmoni).
CONCLUSIONI
E’ difficile trarre la conclusione su un argomento
anche perché solo andando
in Internet si trovano decine
di siti sugli psicofarmaci.
Noi abbiamo soltanto un modesto contributo alla cono-
26
scenza senza giudicare. Sono
dati, quelli forniti, alla portata di
tutti. Va detto che buona parte
dello scritto è tratto dal sito
www.nopazzia.it che invitiamo
a visitare. E questa può essere un conclusione alla portata
di tutti.
Nuovo Abitare
Racconto
DI CARLO SALVADORINI
Lamiaanima
Vagabondavoerrantesenzametàper
leviediunacittàostile.
Oppureguardavoilmareepensavo:
comevorreifarpartedell’oceano.
Dimenticavoanchelemieanime.
Erosolodisperato.Anzisolo.Ele
vieeranotutteuguali,nonuna
diversa.
Sottoilsolemidivertivoamassacrarmiperandarealavoraresenza
alcunavoglia,perché,dicevo,ache
servepoi?
Poiseicomparsatu.Emihaifatto
tremare:dura,all’inizio,razionalee
concreta.L’esattooppostodiquello
chesonoio:istintivo,irrazionalee
portatoavolerbene.
Hosentitoilrichiamo(riderai)della
foresta,diquellaforestacheera
diventatagiunglaedacuivedevo
oraamalapenaspiraglidiluce.
Oh!Haragione(equanto)chidice
checisipuòinnamoraresoloconle
parole.
Eletuesonostatedolcissime
sempredipiù,ognigiornoche
passava.
Tiseipreoccupatadime,pur
avendoituoiproblemi,ediomi
sonoaccortocheforsec’erala
speranza(inmecertezza).
Lasperanzaeritu,dolcissimoamore
mio.
Etiseitrasformatainconcretezza.
Migaidettosolobelleparole,mi
haiblanditoedaccarezzato,fattole
coccoleeforseiniziatoavolerbene
perchéioerosinceroconteeti
dicevolaveritàdellamiavita
quotidiana,noniromanzirosaele
avventurediunavita...lamiavita
nonc’erapiù...c’erapiù...c’erala
nuovavita...quellaconte.
Edinquestostupidohotelcheèla
vita(ilsolitoVasco...)iotihoamato
subito,sindalprimoistante,incondi-
zionatamente.Mihaidetto,conla
tuarazionalità,diandarcicauto...
cheeraperunacosagraduale...sì...
ediotirispettavoancheperquesto...
maoradicocheiotiamoenon
avròaltrefuorchéte.
Lamiacertezzastanelfattochemi
sonoaddormentatosentendolatua
voceesvegliatoascoltandoladi
nuovo...edanchesepiangevo,per
lavitadimerdachemièstatadata,
c’eritu.Anchesulbus...omagari
perstrada...oinbici.
Questacittàinfame,chemiha
traditosottotuttiiversi,mihafatto
conoscereteinunaserastranaed
incuidicevolesolitecretineriein
chat...ealloraringraziolachat.
Èreale,eccomeseèreale,mia
dolcissima.Maoravogliostringerti
persentirequelcalorecheemani
sempre,anchenelletueparole,
voglio...amarti...anchesecerebralmente...etidesiderofinoallo
spasimo.
Inunanelitodiintelligenzahodetto
chedevoandare...devoveniredate,
anchesetumi...brontoleraiper
questo.
Mavogliovivereconteenonavere
unasquallidastoria...chepoinonlo
ègià.
Lanostrastoriaèbellissimae
quandoriescoaragionare,vistoche
mihannosempredettodinon
ragionareedicrearmialibi(???),mi
dicocheavereunepilogologico,per
poiricostruireinsieme.Lovorrei
tanto,anzilovogliofortemente...a
talpuntodanonpensarepiùa
nientesenonavenirtiatrovare.
Nonhodettocosesicuramente
meravigliose(parecisiaunpremio
diletteraturaqui...).Tihodettocheti
amo.Tihodettochenonposso
staresenzate.Tihodettosemplice-
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mentechevogliounavitaconte.
Ètantochiedereunavitainsieme?
Forse.
Masaiamenonèstatodato
neppurl’appelloallamiavitae
allorahofretta:hofrettadistringere
quelpattotrameetecheportail
sigillodell’amore.
Orahocapitoanchecheeraquella
cheavrebbeavutolasecondaparte
dellamiavitaetel’hodetto,anche
semihannoabbondantemente
rubateleparole:”verràlamorteed
avràituoiocchi”....verdi,comei
miei.
Epoisonotroppoidentichelenostre
vitepernonviverleinsieme,non
credi?
Tiamodolcetesoroefinquando
nontiavrò...trovata,timanderàle
mieparole...olemiecanzoni...ole
miepoesie.
Nonsononientecomeletterato,lo
so,mavorreiriuscireadesprimere
lostessoilconcettodell’amore.
Egrazieperavermidedicatoanche
delleparoledolcissimeinquesto
luogo...neavevobisognocomela
vitastessa...sì...anchedelleparole.
Maoravogliosoloamartieniente
più.
Elofarò.Èunaminaccia......
......vedianchestavoltamihaifatto
sorridereedbellosorridereperte,
perchéormaiticonsiderocosamia,
noncomepossessointendibene,ma
comeanimaecuore.
Anchesoloconquelli.
Tiaspetto...aspettolatuavoce...epoi
tranonmoltocivedremo...emi
terraiteneramentelamano,facendomiprovarebrivididimenticatie
passioniormaiperdutenellamemoriaeseppellite.
Oraciseisolotueledueanime.
Perme.Etiamo.
Nuovo Abitare
POESIE E PENSIERI
DI...VERSI
Il mare tumultuoso
Il torrente
(inverno 2006/2007)
Esso si muoveva
anche se era patana piatta
(perché non c’era un filo di vento)
ma nell’andare e rivenire si increspa ugualmente
tra gli scogli
che lo respingono
ma le onde si infrangono tra gli scogli appuntiti
come lame
affilate
di una spada luccicante
gli schizzi vanno quasi in cielo
grigio
(perché era inverno, che bello!!!)
vedere gli schizzi che vanno in cielo
senza meta
(anche se dopo un po’ cadono)
perché per gli schizzi che non hanno meta cadono subito dopo
nel suo specchio patanoso grigiastro gelido
d’inverno (meraviglioso)
e gli schizzi cadendo tornano nel luogo d’origine
e l’azione si ripete all’infinito
con altri schizzi geometrici
che si gettano d’inerzia
nello specchio grigiastro
quasi blu
e lassù spunta un raggio di sole
che timidamente si fa largo tra le nuvole
e luccica
su una sola onda
(ma che dico una, un miliardo di onde)
nell’ondulio imperfetto che fanno da migliaia d’anni
ma un’onda luccica più delle altre
con quel raggio timido di sole
che fa capolino tra le nuvole grigie
che camminano spinte dal vento
che le sposta
e intanto il mare grigiastro continua il suo gorgoglio
e si schizza tra gli scogli appuntiti
come lame di una spada
ma gli scogli non sono lisci come lame di una spada luccicante
ma sono biforcuti
e hanno molte punte non uguali
da limare
e ci pensa lo specchio d’acqua
nel suo ondulio perpetuo.
Stefano Bigazzi
Quando andiamo in campagna
per una scampagnata sentiamo
poco più in la,
un fiume d’acqua (torrente)
che rumoreggia gorgogliando che,
se andiamo vicino ci specchiamo
da quando è limpida,
in quello specchio d’acqua gettiamo
un sassolino che si inventa dei
giochi d’acqua strani,
e si collocano a fondo nel letto
d’acqua.
Stefano Bigazzi
18/11/2006
Ruscellod’acqua
Sonoandatonelboscoehosentitounruscello
d’acquaemenesonoinnamoratotantoda
fermarmirapitodallasuaallegriadispruzzi.
Ilruscelloèallegroanchesenoncisono.
StefanoBigazzi
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