1.13. Incidenti interculturali

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1.13. Incidenti interculturali
Incidenti interculturali
Ecco un evento realmente accaduto.
“In una scuola dell’infanzia, un mattina l’insegnante di Alina, una bambina figlia di egiziani, la
vede arrivare accompagnata dal padre, al posto della madre come di solito avviene.
L’uomo, con il viso piuttosto serio, forse arrabbiato, si rivolge all’insegnante protestando, almeno
così le sembra, per il fatto che la bambina era stata fatta andare in bagno insieme ai maschietti. E’
una cosa che proprio lui non può accettare…par di capire all’insegnante”
Nei servizi dei bambini, come in altre scuole dell’infanzia,i piccoli water sono disposti separati da
bassi muretti che non impediscono ai bambini di vedersi mentre espletano i loro bisogni.
“Che cosa ha fatto l’insegnante ?”. Prima di dirvelo rivolgo a voi la domanda: Che cosa fareste voi,
se foste l’ insegnante di Alina ? Che cosa pensate di questa situazione ?
Provate a discutere a gruppetti e poi ne parliamo.
Le riflessioni degli studenti si distribuiscono su due diversi piani.
a) Andare incontro alla richiesta del padre comporta un problema di sorveglianza degli alunni
alla quale sono tenuti gli insegnanti, occorre evitare di mandarli da soli in bagno e occorre
fare presente questo al padre. Invero alcuni propongo varie modalità per superare questo
problema. Ad esempio l’installazione di uno specchio, in alto, come è stato fatto in un asilo
nido, che consenta agli insegnanti di controllare da lontano i bambini. Oppure organizzare le
andate in bagno separando i maschietti dalle femminucce. O altre modalità, come porre delle
separazioni che impediscano la vista, e che comunque accolgono la richiesta del genitore.
b) Qual è la ragione del disagio, qual è il problema sollevato dal genitore ? Alcuni studenti
pensano che si tratti di dialogare con lui per comprendere le ragioni per cui vuole che la
bambina vada in bagno separata dai maschietti. Potremmo pensare che la preoccupazione
del padre riguardi il pudore, l’intimità e l’esibizione pubblica del corpo. Ma occorre esserne
certi. Prima di prendere qualsiasi decisione bisogna chiarire. E poi eventualmente si cercherà
una mediazione. Secondo alcuni è bene anche stare attenti a non interpretare in modo
erroneo l’atteggiamento del genitore che può sembrare arrabbiato perché, forse non essendo
ben competente nella comunicazione linguistica in italiano, usa toni e modi “inappropriati”.
Emergono anche altre considerazioni. Andando incontro alla richiesta del genitore si rischia di
suscitare lo sconcerto e forse la protesta dei genitori italiani: perché cambiare consuetudini e regole
a causa di un solo genitore straniero ? E’ giusto fare ciò ?
Ma per alcuni potrebbe darsi che, se la ragione è il “pudore” per cui occorre garantire una intimità a
ogni bambino, sarebbero d’accordo anche genitori italiani. D’altra parte durante la discussione
emerge che in alcune scuole dell’infanzia, soprattutto quelle religiose ma non solo, i bagni nella
scuola dell’infanzia garantiscono una intimità personale con separazioni di vario tipo.
A questo punto è evidente che abbiamo a che fare con posizioni diverse relativamente al pudore e
all’intimità, posizioni che non separerebbero italiani da stranieri ma che taglierebbero
trasversalmente gli uni e gli altri.
Sorge allora una domanda: per quale ragione i bagni di quella scuola non hanno separazioni e
barriere ?
Certamente l’edificio è stato costruito in tempi in cui non essendoci stranieri, dicono alcuni, non si
poneva il problema in questi termini. Ma questa risposta sposta la questione indietro nel tempo ma
non la risolve. Perché chi ha costruito la scuola ha operato quella scelta ?
Probabilmente si ispirava a una diversa idea riguardante la conoscenza del proprio e altrui corpo.
L’organizzazione dei servizi, come degli altri spazi scolastici, può essere considerata un artefatto
culturale che incorpora in sé valori e comportamenti. In questo caso forse l’idea che mostrare il
proprio corpo favorisce la conoscenza e l’accettazione reciproca dei bambini, impedisce
l’instaurarsi di atteggiamenti “maliziosi”.
Se questi sono i significati che traspaiono dalla sistemazione dei servizi di quella scuola è evidente
che occorre chiedersi se gli insegnanti e i genitori ne siano consapevoli e li condividano. Ci
possiamo comunque trovare di fronte a diversi orientamenti al riguardo e si tratterà allora di
dialogare, di comprendere le ragioni reciproche e trovare una soluzione, una mediazione. Occorrerà
disponibilità e forse anche creatività.
Prima però sarebbe bene appurare che la questione sia veramente l’intimità e il pudore, nel rapporto
femmine e maschi.
“Come ha reagito l’insegnante alle richieste del genitore ?”
Ha risposto che sarebbe stata attenta e avrebbe fatto in modo di mandare la bambina da sola. Ha
pensato che si fosse in presenza di una questione di pudore e intimità, in fondo il genitore è
musulmano, e si sa come la pensino al riguardo... Ha cioè accolto la richiesta del genitore senza
verificare la sua ipotesi sulle motivazione del genitore e senza considerare le ragioni insite
nell’organizzazione dei servizi di cui abbiamo detto sopra.
E se il genitore, in fondo, avesse avuto in mente solo preoccupazioni di ordine igienico relative alle
diverse posizioni di maschietti e femminucce nel fare la pipì nello stesso water ?
L’episodio illustra bene l’affermazione che la presenza degli stranieri ci interroga e ci aiuta sia ad
approfondire significati che rischiamo di dimenticare sia a scoprire somiglianze e differenze fra
diversi mondi culturali e morali.
Inoltre esso ci richiama al fatto che nella scuola multiculturale sorgono incidenti, fraintendimenti,
malintesi attribuibili sia a difficoltà di comunicazione fra genitori e insegnanti sia al fatto che essi si
riferiscono a significati culturali diversi. L’ingresso del bambino nel servizio sociale o nella scuola
pone al genitore con forza il tema della trasmissione della cultura e delle appartenenze in un
contesto diverso, segnato dal cambiamento e dalla discontinuità fra famiglia e società. Negli spazi
educativi e scolastici i modelli culturali ed educativi famigliari si confrontano con quelli della
scuola e della società ospitante su temi fondamentali, che abbiamo già incontrato nel primo modulo
del corso, quali:
- la concezione dell’infanzia e dell’adolescenza
- la relazione fra madre e bambino
- il mantenimento della lingua
- le differenze di genere e il rapporto fra maschi e femmine
- le scale valoriali
- il rapporto con lo spazio, il cibo
- la disciplina, i divieti, l’autonomia
- …..
La gestione degli incidenti richiede dialogo e scambio, trasparenza delle regole, capacità di
individuare creativamente soluzioni nel rispetto dei principi non negoziabili.
Bettinelli Elio Gilberto
Corso di psicopedagogia a.a. 2009/20010