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Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” Impact investing: come coniugare ritorno economico ed impatto positivo 26 marzo 2014 Profilo Relatori Fabio MALANCHINI Socio Fondatore Impact Finance Management S.A., Milano Laureato in Discipline Economiche e Sociali presso l’Università Bocconi di Milano dove ha anche conseguito un Master in Economics. Dopo la laurea ha lavorato presso l’Università Bocconi, svolto attività di consulenza per un fondo italiano specializzato in microfinanza e maturato esperienza come consulente in progetti internazionali di sviluppo. Nel 2000 ha fondato, con altri soci, Microfinanza, società specializzata in assistenza tecnica e, successivamente, Microfinanza Rating, agenzia internazionale di rating specializzata nel settore della microfinanza. Nel 2010 ha creato, insieme ad altri soci, Impact Finance Management, società di gestione specializzata in Impact Investing. Ha lavorato nell’ambito di numerosi progetti di consulenza, rating e valutazione nel settore della microfinanza e di supporto alle piccole attività in America Latina, Africa, Asia, Europa Orientale, paesi del Mediterraneo e Italia. È stato direttore di Microfinanza Rating e di Microfinanza ed è attualmente co-direttore di Impact Finance. Davide DAL MASO Segretario Generale Forum Finanza Sostenibile, Milano Laureato in Giurisprudenza e con un Master Europeo in Gestione Ambientale in Olanda, con specializzazione in gestione ambientale d'impresa, il Dott. Dal Maso ha concentrato dal 1997 la propria attività di studio nel campo del rapporto tra attività finanziaria e sviluppo sostenibile. È stato tra i promotori del Forum per la Finanza Sostenibile – un’associazione senza scopo di lucro la cui missione è la promozione della cultura dello sviluppo sostenibile presso la comunità finanziaria italiana – di cui è Segretario Generale della fondazione e membro del Board di Eurosif – the European Sustainable Investment Forum. Inoltre si è occupato di gestione ambientale nelle imprese industriali, attraverso attività di consulenza e di sviluppo di progetti innovativi di ecogestione. È tra i fondatori dell’istituto di ricerca Avanzi (idee ricerche e progetti per la sostenibilità), Head of SRI department e amministratore di Vigeo Italia, la prima agenzia di rating ambientale e sociale italiana; e svolge continuativamente attività di formazione a vantaggio di imprese, pubbliche amministrazioni e università. 1 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” Partecipanti: COGNOME - Nome ISTITUZIONE BABBI Francesco Università Cattolica del Sacro Cuore BARIOLI Pier Carlo CreSud BOZZIA Gianluca Chicomendes CAVAZZOLI Andrea Banca Popolare dell'Emilia Romagna COMMODARO Gianfranco Comune di Milano DAGRADI Diego Fondazione Giordano Dell’Amore DAL MASO Davide Forum per la Finanza Sostenibile FERRARESI Paolo Banca Popolare Etica LANZONI Simona Fondazione Pangea LIBRALESSO Davide Etimos Foundation MALANCHINI Fabio Impact Finance Management S.A. MENTIL Fulvia Provincia di Lecco NEGRO Maria Cristina Fondazione Giordano Dell’Amore OSTI Annibale Banca Popolare Etica PALLARO Adriano Banca Popolare Etica RODRIGUEZ PULIDO Patricia Acaf Italia ROSSI Giovanni Battista Impact Finance Management S.A. SCACCIANOCE Nicolò Fondazione Giordano Dell’Amore SCALCO Edoardo Microfinanza Srl SCHIRRU Vittorio Libero professionista TAGLIAVINI Giulio Università di Parma 2 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” Documento di sintesi del workshop Il 26 marzo 2014 scorso si è tenuto il workshop "Impact investing: come coniugare ritorno economico ed impatto positivo", organizzato dalla Fondazione Giordano Dell’Amore con il fine di presentare l’evoluzione del settore, identificando i principali trend di mercato e le sfide aperte. Inoltre, durante l’incontro, è stato presentato un esempio concreto di fondo di impact investing che si focalizza sulle economie emergenti. TIPOLOGIE DI INVESTIMENTI È molto difficile tracciare confini netti all’interno del mondo degli investimenti; definendo però dei casi di scuola, che definiscano e categorizzino dei comportamenti comuni fra gli investitori, è possibile comprendere il grado di varietà che questo mondo può avere, partendo dagli investimenti influenzati prettamente da motivazioni di natura finanziaria e arrivando all’estremo opposto, quindi ad investimenti filantropici che mirano soltanto ad un ritorno sociale. Bisogna considerare però che possono esistere portafogli costituiti da investimenti tradizionali, sostenibili e filantropici. Investimento tradizionale: è mirato alla massimizzazione del ritorno finanziario atteso in un dato orizzonte tempo con dati parametri rischio; l’unico limite che si pone questo investitore è il rispetto delle leggi, ignorando gli aspetti ambientali, sociali, legali e di governance. Investimento responsabile: gli investitori con questo approccio opportunistico considerano le tematiche ambientali e di governance nella misura in cui riescano ad ottimizzare la gestione del rischio finanziario. Non sono spinti da motivazioni di natura etica poiché l’unico obiettivo è di proteggere gli investimenti dai rischi riconducibili ad aspetti sociali, ambientali e di governance; Investimento sostenibile: chi investe in questa maniera fa un passo in più e guarda gli aspetti ESG (environmental, social and governance) come opportunità, comprendendo che sono temi che possono portare ad un forte vantaggio competitivo. La convinzione alla base è infatti che nel medio - lungo periodo le imprese molto focalizzate su questi aspetti risultino poi essere quelle più in grado di intercettare i cambiamenti di mercato conseguenti a macro-cambiamenti nella società. Dunque gli ESG in questo ambito sono dei value driver in grado di creare valore economico; Investimento tematico: in questa categoria troviamo gli investitori che orientano le proprie scelte di investimento verso settori/imprese in cui gli aspetti ESG hanno un forte peso sulla loro mission e sui loro core business. L’investitore quindi orienta le sue scelte a sostegno di modelli di impresa che si pongano come obiettivo la soluzione dei problemi socio/ambientali posti dalla società e contemporaneamente prospettino opportunità di crescita nel lungo periodo; Investimento impact first: in questo caso la funzione obiettivo è quella della generazione del valore sociale e la sostenibilità economica è l’unico vincolo ammesso (caso opposto rispetto all’Investimento Traditional); Investimento filantropico: in quest’ultima categoria sono presenti gli investitori guidati esclusivamente da valori etici e morali, che lo rendono perciò completamente disinteressato agli aspetti economici e ad un eventuale ritorno economico. IMPACT Possono esistere portafogli costituiti da un pezzo di investimento tradizionale, uno sostenibile ed uno quasi filantropico. È facile dunque fare una categorizzazione per comportamenti e scelte di investimento ma è più difficile definire arbitrariamente dei portafogli molto vari. 3 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” TIPOLOGIE DI INVESTIMENTO ETICO Investimenti tematici A causa della difficoltà nel definire tematico un investimento, la dimensione del mercato è difficile da quantificare esattamente; dal 2008 però, i fondi devono presentare un’analisi ESG degli emittenti in portafoglio per rientrare nell’ambito SRI (Social Responsible Investment). È possibile comunque affermare che negli ultimi cinque anni (fonte: Eurosif) c’è stato un boom di questa tipologia di investimenti, con un forte allineamento fra aspetti ambientali/sociali e aspetti economici; nell’analisi, va considerato però il rischio che fenomeni di tipo modaiolo possano inquinare i risultati di questo segmento, poiché può capitare che molti investitori, attratti fortemente da un tema, facciano crescere in maniera fittizia una bolla, come avviene tipicamente nella finanza tradizionale. È interessante anche sottolineare alcuni dati emersi dall’indagine di Eurosif relativa al periodo 2009 – 2011: 1. il mercato europeo risulta essere particolarmente disomogeneo, risultando più una somma di molti mercati con diverse dinamiche; 2. i Paesi Bassi mostrano un tasso di crescita molto significativo (+144%), dovuto alla politica fiscale del governo che ha offerto anche agli investitori individuali dei vantaggi fiscali nel caso di investimento nei cosiddetti fondi verdi; va segnalata inoltre la crescita della Svizzera, in cui ci sono alcuni operatori specializzati in fondi tematici e con un private banking molto attento ai temi SRI; Selezione di titoli basata sull’esclusione Storicamente gli investimenti di tipo responsabile si sono basati sulla tecnica dell’esclusione (avoid the evil), che si attua quando gli investimenti in titoli di imprese considerate non etiche o di cui non si approva l’operato sono sistematicamente esclusi dal portafoglio. È una forma primordiale di investimento etico strettamente correlata alla natura religiosa dei primi investitori sostenibili, ad esempio associazioni religiose che nel XVIII e XIX secolo non investivano nelle imprese coinvolte con lo schiavismo e che poi avrebbero escluso le cosiddette sin stocks, titoli di società riconducibili in qualche modo a bevande alcoliche, tabacco, pornografia, gioco d’azzardo, ecc.. Esempi più recenti sono rappresentati da alcuni fondi pensione di università americane che hanno boicottato le imprese coinvolte nella guerra in Vietnam; dall’azione di Leon Sullivan, attivista anti-Apartheid afroamericano che in quanto consigliere di General Motors elaborò dei codici di condotta per boicottare le imprese americane in Sud Africa che non adottavano standard di equità razziale; e dall’esclusione, soprattutto in Europa, di imprese operanti nel settore nucleare. Selezione “Best in Class” La selezione “Best in Class” è considerabile come evoluzione dell’esclusione: chi esclude un intero settore si espone infatti a rischi di volatilità del portafoglio molto forti; per questo motivo, il metodo “Best in Class” sceglie in ciascun settore gli attori meno problematici, privilegiando l’investimento in quelli considerati migliori (reward the good). In questo caso il mercato italiano ha poca offerta, con pochi fondi coinvolti nel sostenibile; inoltre esiste anche un problema di inefficienza a livello di reti distributive. Selezione standard based È una via di mezzo tra la selezione per esclusione e “Best in Class”: vengono privilegiati gli investimenti in determinati settori e/o aziende seguendo un set di regole riconosciuto a livello internazionale poiché emanato da organizzazioni considerate autorevoli (ONU, ILO, ecc…). In questo tipo di investimento l’Italia ha visto un’impetuosa crescita dovuta ad una recente rimodulazione degli investimenti da parte di Assicurazione Generali. Selezione per integrazione Questo approccio prevede l’integrazione dell’analisi ESG con quella finanziaria tradizionale, con l’obiettivo di ottimizzare gli investimenti: alcune variabili ESG sono infatti direttamente correlate ad aspetti di rischio dell’impresa e quindi possono influire sui suoi risultati. Questo tipo di selezione è 4 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” molto sviluppato in paesi come Francia, Olanda o Gran Bretagna ed è in grado di influenzare fortemente l’investimento mainstream. Va tuttavia osservato che non è facile stabilire quante e quali variabili sono prese in considerazione dai gestori e ritenute quindi in grado di pesare sulle decisioni di investimento. Azionariato attivo (Engagement) Questa pratica non impatta direttamente sulla composizione del portafoglio perché comunque prevede di investire in azioni ritenute vantaggiose dal punto di vista economico-finanziario, però consente, grazie al possesso di titoli e al conseguente conferimento di diritti di voto, di influenzare il comportamento dell’emittente (turn bad in good), che può essere anche un ente governativo. INVESTIMENTO DI IMPATTO È una pratica relativamente nuova che non ha confini ancora netti e chiari, poiché esistono molti mondi impact e bisogna saper discernere fra i diversi approcci, alcuni anche opportunistici. Il suo unico vincolo è la sostenibilità economica, con l’obiettivo di creare valore sociale e l’esistenza di una tensione dell’investitore verso il risultato effettivo caratterizzata dall’orientamento ai risultati di tipo extra-finanziario. Non esiste una definizione ufficiale, ma è considerabile impact investing qualsiasi attività di investimento che enfatizzi allo stesso tempo gli obiettivi di creazione di valore economico e sociale, attraverso approcci di asset management orientati al lungo periodo, con investimenti pazienti e non speculativi. Nella valutazione delle istituzioni che mettono sul mercato i titoli che rappresentano il loro capitale, avviene una integrazione tra l’analisi fondamentale, analisi classica che si sofferma su parametri economico-finanziari, e un’analisi integrativa, che si sofferma maggiormente sugli aspetti ambientali, sociali e di buon governo societario (corporate governance). Pur mancando ancora una definizione condivisa, spesso nella definizione di impact investing vengono citati tre aspetti fondamentali: 1) la generazione di impatto sociale ed ambientale sono parte intrinseca del modello di business che si va a finanziare; 2) è caratterizzato da misurazione esplicita degli aspetti sociali e ambientali; 3) presuppone comunque la ricerca di un ritorno economico, almeno del capitale investito, e possibilmente anche di un interesse. Una delle principali sfide dell’impact investing è proprio trovare nuovi modelli di business che siano in grado di unire ritorno finanziario e sociale. Se si considera il caso della microfinanza, essa è riuscita, tramite tentativi ed esperimenti, a coniugare col tempo aspettative finanziarie e sociali: inizialmente infatti è partita con molte donazioni, assistenza tecnica e sperimentazioni mentre solo in un secondo tempo è arrivata la sua “commercializzazione”; gli investimenti nel settore sono col tempo diventati quantitativamente e numericamente rilevanti (con prevalenza degli investimenti in debito, mentre quelli in equity sono minori e più recenti) quando ha cominciato a prendere forma un modello di business sottostante in grado di assorbire i capitali investiti, crescere e garantire un certo grado di sostenibilità economica. In termini di rendimento, il settore della microfinanza ha visto un trend in cui col tempo le istituzioni non solo sono state finanziate maggiormente dal risparmio locale piuttosto che dai fondi internazionali, ma in cui inoltre i fondi di debito di microfinanza sono riusciti a dare su diversi anni (2006-2012) rendimenti più che discreti e meno volatili rispetto a quelli azionari. In tal modo, la sinergia fra una domanda ormai sviluppata, la presenza di un track record consolidato, la possibilità di ottenere rendimenti interessanti e la presenza messaggio sociale interessante ha fortemente attratto gli investimenti e consentito la creazione di un impatto positivo e di economie di scala. 5 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” Al contrario, per l’impact investing, sta avvenendo l’opposto, essendo presente una rilevante offerta di capitali in assenza di un track record definito e di informazioni sul grado di rischiosità; tutto ciò può creare distorsioni, poiché non solo comporta il sovrainvestimento in un settore con modelli sottostanti ancora deboli ma può causare anche la forzatura dei confini definitori dell’impact investing, tramite il collocamento di capitale in zone grigie il cui impatto è minimo o difficilmente analizzabile. Guardare all’impact investing tenendo la microfinanza come cartina tornasole permette di osservare che: È possibile unire ritorno ed impatto allo stesso tempo; non a caso, l’impact investing sta attirando gli stessi investitori operanti nella microfinanza. L’impact investing, rispetto alla microfinanza, è un mondo molto più complesso e variegato poiché al suo interno possono essere presenti diversi modelli di business con differenti capacità di fare scala. La microfinanza è cresciuta progressivamente tramite donazioni, assistenza tecnica e possibilità di sviluppare e sperimentare con il tempo nuovi ed efficaci modelli istituzionali; attualmente, non sembra che ciò stia avvenendo anche per l’impact investing con la stessa gradualità. c’è stato un forte intervento di settore, creazione di contesti favorevoli al suo sviluppo (basti pensare al CGAP, che ha coordinato gli sforzi internazionali, creazione di standard di valutazione, metodologie, format, reporting, ecc). anche in termini di legislazione. Nell’impact investing è presente molto meno sforzo mirato alla creazione di infrastrutture di mercato (vedi CGAP nella microfinanza) e allo sviluppo di modelli sottostanti funzionanti. Il mercato della microfinanza, nel pieno della sua maturità e commercializzazione, si è gonfiato molto innescando dinamiche tipiche del settore finanziario. C’è il rischio che ciò accada anche per l’impact investing ancora prima che il mercato cresca su volumi consistenti, a causa della pressione esercitata dall’eccesso di offerta. Essendo l’impact investing costituito da realtà molto variegate, occorre considerare che esiste un rischio di reputazione causato dal fatto che alcune attività possono essere definite di impact investing anche quando non lo sono. Va scongiurato il rischio di importare dal mondo finanziario tradizionale pratiche non compatibili con l’investimento di impatto, come l’investimento massiccio in tante realtà con la speranza che almeno una consenta di avere ritorni talmente elevati da compensare le perdite di tutte le altre. Misurazione e metriche sono questioni su cui il dibattito è ancora aperto. Esiste il rischio di crowding out degli investitori privati: infatti i primi ingenti investimenti di scala in microfinanza provenivano da fondi privati ma col tempo molte DFI (development finance institution) hanno iniziato ad investire nel settore, considerato poco rischioso, a tassi più bassi, spiazzando così il settore privato. Vanno chiariti gli spazi del settore pubblico e privato: il primo ha un ruolo molto importante perché può assumere rischi maggiori e supportare lo sviluppo di nuovi modelli. I NUMERI DEL SETTORE Da una ricerca condotta dalla Rockefeller Foundation (GIIN) e JPMorgan si ricava che nel 2012 sono stati investiti 8 miliardi di dollari nel settore, con 2570 investimenti, un cumulato di 36 miliardi di dollari e una crescita prevista di 9 miliardi per il 2013. La maggior parte degli investimenti è concentrata negli Stati Uniti (Community Investment, Community Development Investment, ecc…). I settori maggiormente interessati da investimenti sono quello agricolo, finanziario e sanitario (e in parte istruzione). Secondo il CGAP, di 8 miliardi allocati il 72% va in microfinanza. La maggior parte degli investimenti di impatto, con prevalenza di utilizzo di fondi di private equity e prestiti, sono interessati al growth stage, preferiscono cioè collocare fondi in esperienze che siano 6 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” già strutturate e pronte a crescere; ciò denota come le aspettative siano ancora piuttosto scollegate rispetto ad una realtà costituita principalmente da start-up. Questo scollamento è confermato dal fatto che le aspettative di rendimento nei paesi in via di sviluppo, sia considerando equity che debito, sono addirittura superiori rispetto al benchmark costituito dalle aspettative di mercato dei fondi azionari o di debito nei mercati tradizionali. L’unico track record disponibile riguarda il rendimento del debito: 4% nei paesi sviluppati e 9% per quelli in via di sviluppo. ; Dai dati emersi è possibile concludere che: il settore comunque deve strutturarsi, fare scale-up e sviluppare aspettative maggiormente coerenti con la sua complessità e varietà; servono donazioni ed assistenza tecnica, con attività di incubazione per sviluppare modelli di business validi che possano ricevere investimenti e fare scale-up; esistono grandi aspettative, spesso sproporzionate rispetto alla realtà; il disinvestimento è un tema molto rilevante, poiché nel caso dell’equity è spesso difficile trovare un exit; i sistemi di misurazione non sono ancora standardizzati; non è presente il track record dei fondi; va posta molta attenzione sui costi, molto alti e pesanti in quanto non si ha la stessa scala di investimento dei tradizionali fondi di equity. MISURAZIONE DELL’IMPATTO Uno dei temi cruciali è rappresentato dalle metodologie di misurazione dell’impatto ed è necessario un forte coordinamento. Uno degli standard più utilizzati è l’IRIS (Impact Reporting and Investment Standards), affiliazione della Rockefeller Foundation (GIIN), ideato con il fine di definire un alfabeto comune composto da indicatori standardizzati. La misurazione è molto complessa perché il più delle volte le strutture riceventi sono deboli e intrinsecamente impossibilitate nell’offrire dati finanziari accettabili. Va dunque fatto passare gradualmente il messaggio che i sistemi di misurazione sono efficaci strumenti di gestione interna che possono permettere di costruire un flusso di dati significativo e trasparente. La gradualità è importante: se si prende l’esempio della microfinanza, la creazione e la modulazione di indicatori comuni standardizzati ha richiesto tempo, come anche l’organizzazione di adeguati training finalizzati al loro insegnamento; inoltre alcune imprese sono in grado di rispondere subito mentre altre hanno bisogno di più tempo e assistenza nell’integrazione nei nuovi sistemi di misurazione. Nell’impact investing si stanno comunque sviluppando dei poli come il GIIN con l’obiettivo di coordinare i vari attori; la sfida non è semplice, a causa della varietà dei settori interessati, e conseguentemente va detto che il coordinamento non potrà essere strutturato come quello presente della microfinanza (basti pensare al CGAP). INVESTIMENTI DI IMPATTO IN ITALIA In Italia esiste un sistema di autoregolazione che, in proporzione al mercato, è molto più sviluppato di quanto non sia in altri paesi; sono presenti degli strumenti di autoregolazione ad adesione volontaria molto evoluti, soprattutto per gli investitori pensionistici. Inoltre, l’autorità di vigilanza ha posto diverse regole che impongono l’obbligo di trasparenza nell’offerta di prodotti sostenibili; infine, per i fondi comuni, i fondi pensione e quelli assicurativi è previsto un obbligo di informativa ulteriore oltre a quello standard, predisposto per meglio mettere in chiaro criteri, obiettivi, processi e strumenti che hanno determinato l’etichettatura di un prodotto finanziario sostenibile. L’Italia è sempre stato un interessante laboratorio di innovazione, con unico limite quello di non aver saputo valorizzare pratiche anche molto avanzate e di avere un mercato disgregato non in grado di fare massa critica e scala; basti pensare per esempio a: 7 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” - credito mutualistico; MAG (Mutue Auto Gestite); esperienze di social lending (Prestiamoci, Boober, Smartika); social housing; l’Italia ha costruito un sistema di fondi investimento immobiliare molto innovativo e senza pari in Europa; prodotti quasi SIB (Social Impact Bond), come i Social Bond finalizzati alla raccolta di provviste per il terzo settore; la regolamentazione dell’equity crowdfunding (prima al mondo a farlo); progetti di monete complementari finalizzati alla generazione di opportunità per le comunità, con i dovuti limiti (Sardex). Esistono due fondi di social venture capital: Fondazione Oltre Oltre Venture, con fondi di private equità che investono in imprese ascrivibili al social business (settore sanitario, socio-assistenziale, immobiliare); Fondazione Opes Opes Fund. Ci sono inoltre anche diversi venture philanthropist e venture incubator, che forniscono servizi di tipo consulenziale e una provvista di capitale di rischio a imprese sociali in fase di start-up. Spunti di riflessione sull’investimento di impatto nel contesto italiano In Italia si constata un certo dinamismo, seppur ancora un po’ spontaneo e poco guidato. Il legislatore è comunque attento: basti pensare alle agevolazioni per le start-up, calibrate sia dal punto di vista degli imprenditori che da quello degli investitori. Va sottolineata la mancanza di un salto di scala che possa portare a risultati spendibili, visibili e facilmente comunicabili. La finanza può fare tantissimo per sviluppare l’impresa sociale, attraverso il credito, microassicurazioni, microcredito e finanza di progetto, essendo molte realtà difficilmente investibili e spesso non quotate; inoltre, la non neutralità della finanza rispetto agli esiti sociali dell’attività economica sottostante risulta essere fondamentale. Vanno considerati attentamente i costi di analisi dei progetti presentati dalle imprese sociali, che possono essere più facilmente ammortizzabili in presenza di scale maggiori. L’enfasi sui veicoli è spesso perdente; probabilmente, il fattore identitario e distintivo dell’impresa sociale non risiede nel veicolo ma nella finalità, che va verificata con adeguati sistemi di misurazione. Attualmente in Europa predomina l’idea che l’impresa sociale possa contribuire a risolvere la crisi economica degli ultimi anni; perciò, una grande quantità di risorse è continuamente immessa nel mercato e intercettarla rappresenta una questione di sopravvivenza; per questo si sta nuovamente delineando un progetto di riforma dell’impresa sociale (ex decreto 155),che era rimasta latente per tanto tempo. La disciplina dell’impresa sociale in Italia, più che creare un nuovo istituto, definisce un’attribuzione che può essere applicata ad imprese di varia natura;inoltre la norma non conferisce nessun vantaggio e poni vincoli come il divieto di distribuzione degli utili che per un investitore sono difficilmente comprensibili. Ci sono forme di ibridazione interessanti, come le low-profit, per bilanciare l’aspettativa di ritorno dell’investitore con il rischio di scelte speculative da parte dell’impresa. C’è il rischio di avere un eccesso di offerta di capitale da parte dell’Europa: il vero problema è trovare aziende in cui investire, e non start-up ma anche imprese mature. Il terzo settore ha urgentemente bisogno di un’evoluzione culturale, in parte già in corso, anche in termini di quelle attività economiche gestite oggi in forma classicamente non- profit (si pensi al mondo delle aziende che derivano da religiosità, come ospedali, case di cura, ecc..). Il soggetto pubblico può svolgere il ruolo di regista e coordinatore delle tante energie latenti presenti sul territorio, che può aiutare nel raggiungere una massa critica importante. 8 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” Le società municipalizzate rappresentano un terreno fertile dove è possibile sperimentare forme innovative di impresa sociale. Gli incubatori più efficaci sono quelli tematici, poiché conoscono bene il mercato in cui operano e tendono a favorire sinergie fra start-up; è comunque emersa la sfida diapositiva fra servizi soft di incubazione e l’offerta di servizi di natura finanziaria. La vera sfida dell’impact oggi è diventare un valido complemento al sistema di welfare pubblico, con l’obiettivo di creare un privato sociale, anche col supporto della finanza; mancano ancora però degli esempi e dei casi di investimento di impatto da raccontare. IL RUOLO DEL FORUM FINANZA SOSTENIBILE La missione del Forum Finanza Sostenibile è promuovere teoria e pratica dell’investimento sostenibile tramite formazione, definizione di standard/linee guida, attività di sensibilizzazione e lobbying nei confronti dei regolatori, lavorando soprattutto con investitori istituzionali e individuali (mercato retail). Negli ultimi anni ha cominciato a monitorare il settore dell’impact investing, visto come ramo dell’investimento sostenibile/responsabile. Il forum è una associazione non-profit multistakeholder (istituzioni finanziare, associazioni di categoria, fornitori si servizi, società “impactate”) esistente dal 2001 e ogni anno organizza la Settimana dell'Investimento Sostenibile e Responsabile per offrire la sintesi di tutto quello che il mondo della Finanza Sostenibile ha offerto durante l’anno. IL RUOLO DI IMPACT FINANCE FUND Impact Finance Fund è un fondo aperto SICAV/SIF di diritto lussemburghese creato con la finalità di investire in organizzazioni ed imprese caratterizzate da business model sostenibili in grado di produrre un impatto positivo sulla base della piramide (BoP). È stato scelto il Lussemburgo poiché è un ambiente ben regolamentato, rispettato dagli investitori e in cui i fondi di dimensioni limitate possono comunque funzionare bene. Inoltre, il Lussemburgo si sta adoperando per attrarre fondi di impact e microfinanza, attorno a cui già gravitano società, notai e avvocati specializzati nel settore. Impact Finance Fund può fare anche investimenti di equity fino al 20%, ma è concentrato prevalentemente su prestiti (debito); gli investitori possono entrarvi ed uscirne su base trimestrale. Il fondo è una General Partnership: è presente un General Partner – Investment Manager che è il gestore del fondo (Impact Finance Investment Sàrl, società lussemburghese socia del fondo) e un Initiator & Investment Advisor (Impact Finance Management S.A, società svizzera con sede a Ginevra che a sua volta controlla il General Partner). Gli investimenti sono concentrati in particolar modo sul settore agricolo e sulla catena del valore del cibo e di altri settori, ma è attivo anche in altri campi (ad esempio sta seguendo una miniera d’oro fair trade in Peru). In particolare, gli investimenti sono diretti verso cooperative di produzione, piccole-medie imprese di processing, istituzioni di microfinanza operanti in una specifica catena di valore e operatori della parte alta della catena (importatori, buyer); questa diversificazione consente di massimizzare l’impatto e minimizzare il rischio investendo a livello di produzione, trasformazione, distribuzione e di intermediari finanziari. Il fondo è impegnato nel calibrare gli investimenti in base alla stagionalità dei prodotti: l’agricoltura infatti è interessata dalla ciclicità della produzione e vanno pertanto composti dei portafogli con cicli diversi. Ogni investimento è visitato e l’obiettivo è di inserire i progetti in reti di relazione e contesti che permettano loro di crescere ed espandere il loro mercato e indirizzare il loro comportamento verso modalità di produzione e obiettivi maggiormente sostenibili. Si collabora con le attività finanziate per incentivare uno sviluppo positivo in termini di impatto (ricorrendo anche a covenance di tipo sociale e finanziario). 9 Workshop tematici della FGDA Serie “Trasmettere” Nel processo di due diligence la valutazione del rischio di tipo tradizionale e la valutazione di impatto sono integrate, tramite il ricorso a diversi indicatori (Kharmax Impact Monitoring System, che analizza 30 aspetti e 7 categorie di impatto GRI - Global Reporting Initiative con 350 indicatori); ad essi il fondo ricorre sia nel momento della valutazione dell’investimento sia per compilare un report, con indicatori quasi tutti IRIS compatibili. Inoltre, è stata sviluppata una piattaforma online utilizzabile dalle imprese per consultare e inserire gli indicatori necessari. Ogni investimento e la totalità del portafoglio viene valutato e monitorato in base alle sette categorie di impatto del GRI (Global Reporting Initiative) L’investimento minimo ammonta a 200/300.000 dollari; il 50-60% del fondo è caratterizzato da investimenti a breve termine, generalmente come capitale circolate, mentre la restante parte è composta da prestiti più a lungo termine, anche per finanziare attivo fisso, anche se sono attuati dei mix calibrati a seconda delle esigenze di attività e liquidità. Il fondo presenta già una diversificazione geografica che si snoda fra America Latina (con una sede in Colombia), Asia, Africa e in piccola parte Europa, ma con dei limiti percentuali sull’esposizione verso un singolo paese (20%). Gli investitori, come nel caso dei soci accomandanti delle S.a.s., non hanno la possibilità di controllare direttamente la gestione del fondo; essi però possono uscirne, ed esprimere così l’eventuale dissenso. Su base trimestrale ricevono una informativa sui risultati finanziari e di impatto, utilizzata anche per presentare i nuovi progetti. Vengono regolarmente organizzati seminari di presentazione degli investimenti effettuati, talvolta esposti da persone delle organizzazioni finanziate). Il fondo ha come obiettivo di rendere fra il 3 e il 5%,al netto delle commissioni. Attualmente il valore totale ammonta a 15 milioni di dollari, con l’obiettivo di arrivare a 25 milioni alla fine del 2014. 10