se senti, immagini ami ricordi vagheggi abbracci corri t`incanti aiuti

Transcript

se senti, immagini ami ricordi vagheggi abbracci corri t`incanti aiuti
#se senti,
sei
se senti, immagini
ami
ricordi
vagheggi
abbracci
corri
t’incanti
aiuti
viaggi
esclami
racconti
fantastichi
giochi
ti commuovi
crei
leggi
t’intenerisci
sorridi
canti
inventi
urli
cambi
consoli
ridi
lotti
credi
crei
osservi
coinvolgi
accarezzi
vai
cogli
ascolti
esulti
vagheggi
desideri
parti
pensi
ti espandi
rifletti
provi
cresci
accogli
ti stupisci
taci
baci
ringrazi
ammiri
difendi
scrivi, sei.
emozioni fissate
in scrittura da ragazze
e ragazzi della Scuola
Media di Casarsa
nomi e anni
Alessandra Mazzolo 13, Alessia Devetta 14, Alice
Marcocchio 13, Beatrice Rizzello 12, Elizabeth Adjar
13, Fatima Souley Seydou 13, Francesca De Luca 11,
Gaia Comi 11, Gaia Infanti 13, Giulia Fasan 11, Greta
Girardi 13, Irene Cimò 13, Luca Sabino 13, Manuel
Susana 11, Martina Leonarduzzi 14, Miriam Weinisch
14, Marco Santo 12, Nicola Francescutto 14, Nicole
Mariutti 13, Riccardo Bazzana 12, Scarleth Bernabei 13,
Vincenza Izzo 11
Scuola Media di Casarsa della Delizia
Istituto Comprensivo Pier Paolo Pasolini
www.icpierpaolopasolini.gov.it
il laboratorio di scrittura, inserito nel progetto
l’Officina delle competenze, è stato realizzato grazie
al contributo del Comune di Casarsa e della Fondazione
Crup; un ringraziamento particolare ad Andrea Di Bert,
alla Tipografia Lito Immagine di Rodeano Basso (Ud) e
alla Visual Studio di Pordenone
perchè i ragazzi
scrivono ancora
I ragazzi sentono e scrivono ancora quando il torpore
televisivo non cala sulle palpebre emotive,
la ruggine della passività tecnologica non intacca
le sensazioni, l’ebetudine consumistica non anestetizza
la contemplazione, la dissacrazione non toglie ossigeno
allo stupore.
I ragazzi sentono e scrivono ancora quando le emozioni
gli vengono recintate, protette, scaldate, legittimate:
“il più grande capolavoro che possa riguardare l’uomo,
è provare meraviglia”, Goethe. Quando gli si fa capire
che la scrittura non è un esercizietto scolastico o un
atto archeologico, ma un’azione vitale, vera, umana.
L’azione di comporre un formidabile specchio
esistenziale in cui capirsi, vedersi, fissarsi,
ritrovarsi. Talmente formidabile, veritiero, appagante
da amplificarci. Lo sapeva bene Albert Camus: “chi
scrive, vive al doppio”.
Cristina Formicola e Matteo Giuliani
docenti che hanno guidato i ragazzi nel percorso
di scrittura
allora è possibile
Allora è vero. È ancora possibile a scuola fare
educazione. Certo ci vuole il coraggio di essere
inattuali, di fare un’altra scuola rispetto a quella
standard, di sfuggire alle suggestioni e illusioni che
solo una scuola 2.0 possa reggere la sfida con le esigenze
dell’oggi. Prima bisogna dare senso al tutto, restituire
il senso della dimensione umana dello scambio delle
emozioni e dei sentimenti che scaldano l’essere, sciolgono
il diaframma opaco e ottundente dell’anaffettività e
indifferenza per l’altro, causate dalla dominante cultura
commerciale che conduce sulle vie del divertimento(?)
nichilistico e consumo. L’esperienza di questo laboratorio
linguistico sulle emozioni dimostra che si può uscire
dalla dimensione spesso alienante di un insegnamento
troppo appiattito sulle discipline e demotivante
per adolescenti desiderosi di autenticità. In questo
laboratorio, al centro della ricerca ci sono gli alunni
come persone e i proff., come rabdomanti e sensitivi,
li hanno guidati a scrostare i determinismi cognitivi
indotti dalle mediazioni tecnologiche e a raggiungere
in profondità la vena dell’essere intimo e autentico.
Evidente dalla qualità degli scritti (in qualche frammento
pare di cogliere un’eco ungarettiana nella ricerca della
forza rivelatrice e folgorante della parola) la riuscita
dell’esperienza,
di sicura crescita e che sarà ricordata da tutti.
Danilo Buccaro
Dirigente dell’Istituto Comprensivo Pier Paolo Pasolini
#dell’emozione
si parla di tutto, tutti parlano di tutto, tutti parlano
dappertutto di un tutto che non serve a niente, pochi parlano
di un niente apparente che serve a tutto, pochi parlano delle
emozioni che sono tutto
Il suono.
Quando, dopo giorni, le mie dita toccano di nuovo
i tasti del pianoforte, sento che le note non sono
altro che gocce d’acqua che riempiono l’ampio fiume
della melodia. La mente si accende,la stanza si colma
di vita, sotto forma di amore. Perdo il controllo delle
mie mani, le mie mani che cercano di far sognare
il mondo, di ricevere l’applauso, la tappa finale
di tutto ciò. E ogni volta che vedo circondarmi il mare
di sorrisi, la voglia di tuffarmi aumenta, cresce
la voglia di affogare in questa felicità.
Miriam Weinisch
Il brivido.
Non lo provi soltanto nella pelle, non lo provi solo
nelle vene, nelle arterie , nei capillari, lo provi
dentro, più in fondo. Sfiora l’anima, la sfiora ma poi
passa avanti, è vagabondo, non ha una meta, ma solo un
compito, quello di farti impazzire, di farti gridare,
di farti bruciare, di farti esplodere. Come dice una
delle mie “creatrici” – una delle autrici che amo –
“divento pura adenalina”. Quando lo sento, non sono
umana, vado oltre me, divento qualcosa di più, divento
la magia che nessuno ha mai visto. È raro da sentire,
è pregiato, è quasi unico ma, quando la provi, questa
rarità ti abbatte, ti rapisce. Alla fine sparisce,
lasciandoti con l’amaro in bocca, lasciandoti basito,
solo, invaghito cercatore di un altro brivido.
Martina Leonarduzzi
L’euforia.
L’emozione più bella di tutte, che dà spazio alla
fantasia e fa diventare pazzi di felicità. Quando arriva,
tutto quello che era buio passa a luce e le lacrime, d’un
tratto, diventano di gioia; i nemici li vedi come amici;
i fiori sbocciano, tutte le porte del mondo si aprono.
Tutto è perfetto e solo per me. Tutti sorridono in ogni
momento, tutti mi stanno vicino, so che io esisto, la mia
vita esiste. Voglio fare tutto quello che mi passa per
la testa, mi sento viva e vera, la mia vita è nelle mie
mani. Sono un film di emozioni, gli alberi sono giganti
con le braccia infinite, i lampioni di tutto il mondo
si accendono per illuminare la mia vita. Le corde della
chitarra con il mio sorriso suonano da sole, i libri si
aprono al vento di quello che sono, al vento di emozioni.
Alice Marcocchio
Il ballo.
Apro la porta della palestra e appoggio la borsa.
Addosso ho solo i leggins e la maglietta. Entro nella
;
sala da ballo e appena i miei piedi nudi toccano
il pavimento, attorno a me tutto è diverso... Se fuori
piove torna il sole, se è freddo diventa caldo e ogni
cosa tace. Non ci sono rumori tranne quello della
musica del mio cuore che batte. Comincio a ballare e
appena faccio un passo, prendo il volo e non respiro
più aria, respiro emozioni. Respiro le note della
musica. Vedo le bimbe piccole con i loro body rosa,
tutte intente ad ammirare i passi che facciamo, con
i loro sorrisoni che parlano e la loro spensieratezza,
la loro involontaria leggerezza. Poi, finita la lezione,
salgo in macchina e, mentre mi allontano, fisso la
palestra, pensando che non vorrei mai andarmene.
Greta Girardi
La sorpresa.
Prima che arrivi, è come se una parte del tuo corpo
fosse vuota. E questa parte si riempie quando qualcuno
ti abbraccia di colpo, ti salta addosso per l’affetto.
Il tuo cuore si trasforma nel sole più luminoso che ci
sia e invia raggi anche negli angoli di te dove più
mancava l’azzurro. Chiudo un attimo gli occhi…
li riapro… e mi trovo davanti una mescolanza di colori…
come se tutto l’universo mi venisse incontro. La
sorpresa è magia, magia che esplode.
Gaia Infanti
#il potente
spettacolo del mondo
là fuori lo spettacolo è perenne, smisurato, gratuito: il mondo.
E se io lo guardo, lo contemplo, lo sento, la mia emozione
tracima e si rovescia in un verso. E quel verso diventa una
microscopica aggiunta allo spettacolo. “Il potente spettacolo
continua e tu puoi contribuire con un verso” - Walt Whitman
Si aprono le pagine delle nuvole, verranno scritte
da molteplici occhi
Martina Leonarduzzi
Il sole al tramonto è un’arancia cadente invidiata
dalla notte.
Matteo Pescatore
La margherita disegna meraviglia sul prato.
Francesca De Luca
Mi hai scongelato il sorriso.
Miriam Weinisch
Gli alberi danzano i balli della vita.
Vincenza Izzo
Il sorriso colorato dell’arcobaleno ne accende sui visi
altri milioni.
Elizabeth Adjar
Gli occhi di un bambino sciolgono la mente di chi li
guarda.
Manuel Susana
#poesia al quadrato
quando dei versi ti fanno dire “è vero” “è così”, ti senti
simile a quel poeta, ti senti amico. Potresti poetare con lui.
L’acqua è insegnata dalla sete.
La terra dagli oceani traversati.
La gioia, dal dolore.
La pace, dai racconti di battaglie.
L’amore, da un’impronta di memoria.
Gli uccelli, dalla neve.
Emily Dickinson
Un cielo azzurro è insegnato da occhi innamorati.
Il tempo da ciò che è passato.
Le foglie da leggiadre ballerine.
L’arcobaleno, dal profondo del nulla.
Il ricordo, dai nostri passi.
Una melodia, da petali liberati nell’aria.
Alessia Devetta e Nicole Mariutti
Io non ho bisogno di denaro
ho bisogno di sentimenti
di parole
di parole scelte sapientemente
di fiori detti pensieri
di rose dette presenze
di rose che abitino gli alberi
di canzoni che facciano danzare le statue
di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti.
Ho bisogno di poesia
questa magia che brucia la pesantezza delle parole
che risveglia le emozioni e dà colore.
Alda Merini
Io non ho bisogno di una roccia
ho bisogno di passioni
di sapore
di sapore nelle vene
di nuvole fatte sogni
di brezza fatta amaca
di magia che esca allo scoperto
di spensieratezza che scacci la tristezza
di sogni che mutino
in inimmaginabili realtà.
Ho bisogno del fuoco di essere me stesso.
Nicola Francescutto e Martina Leonarduzzi
Questa volta lasciate che sia felice
non è successo nulla a nessuno, non sono da nessuna
parte, succede solo che sono felice fino all’ultimo
profondo angolino del cuore.
Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono
felice. Sono più sterminato dell’erba nelle praterie.
Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono
felice. Sono più sterminato dell’erba nelle praterie,
sento la pelle come un albero raggrinzito
e l’acqua sotto, gli uccelli in cima, il mare come un
anello intorno alla mia vita
fatta di pane e pietra la terra
l’aria canta come una chitarra.
Pablo Neruda
Lasciate che le note siano così come sono,
non sono note scritte a caso,
escono del pentagramma delle sensazioni.
Componendo, suonando, interpretando,
che posso farci, sono musica.
Sono più vibrante di una nota che sta per nascere
sento i brividi come una foglia che trema
la musica sotto, il titolo in cima
la melodia come una coperta intorno alle mie note
fatta di suoni e canzoni la musica
le note danzano come ballerine.
Alessandra Mazzolo e Nicole Mariutti
Considero valore ogni forma di vita, la neve,
la fragola, la mosca. Considero valore il regno
minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore
il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario,
la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi
che si amano. Considero valore quello che domani non
varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco.
Considero valore tutte le ferite.Considero valore
risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe,
tacere in tempo, chiedere permesso prima di
sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che.
Erri De Luca
Considero valore una goccia che cade, il sole d’inverno,
il profumo di un pesco. Considero valore il suono della
musica, spartito della vita. Considero valore ogni
lacrima, una carezza regalata, la tenerezza concessa a
chi non ne ha mai ricevuta, l’ombra di un uomo. Considero
valore i ricordi confusi, i sorrisi che colmano i visi,
un bacio. Considero valore la gelosia che ci fa capire a
cosa teniamo, il primo fiore che si apre. Considero valore
lo struggimento. Considero valore anche un dolore chiuso
dentro di me, che ha voglia di scappare.
Alessia Devetta
#”ogni giorno
pensavo a sei cose
impossibili, prima
di colazione”
(Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie)
Esercizi d’immaginazione per non perdere l’allenamento alla
fantasia.
«
Acchiappare il sole e non farlo tramontare più.
Correre in aria con gambe fatte ali fino a sdraiarmi
sull’arcobaleno tingendomi di tutti i colori.
Andare in piazza e vedere una fontana di cioccolato
bianco, le giostre di zucchero filato e gli alberi di
panna montata.
Essere un bocciolo di rosa e fiorire ogni giorno di più
fino ad occupare tutto il mondo.
Agganciarsi ad una farfalla e poi, sopra il mare, farsi
crescere una pinna, lasciarsi cadere in acqua e andare
fino a Londra nuotando.
Vedere le scarpe ballare il valzer.
Volare via, lontano dalle persone vuote. Agganciarmi
a un vento che mi accompagna da individui belli che non
ridono delle cose. E sentire che questo non ridere
è caldo come il sole.
Vivere dentro una formica.
Scendere da una nuvola come chicco di grandine
attraversando l’aria. Poi, su un prato, farmi
sciogliere dal sole e diventare la goccia d’acqua di un
ruscello calmo e limpido.
Alice Marcocchio, Beatrice Rizzello
Fatima Seydou, Manuel Susana, Marco Santo
Matteo Pescatore, Nicole Mariutti
Scarleth Bernabei, Vincenza Izzo
#l’inizio del libro
che non c’è
le prime parole sono l’embrione di tutta una storia, le prime
parole infilano semi nella terra della nostra immaginazione,
le prime parole sono le prime, ma anche le seconde, le terze,
le ultime. Hanno già dentro un intero libro. Anche se non c’è.
Ha iniziato quest’avventura da sola.
E non c’è nessuno con lei, al suo fianco.
Ma non importa. Juliette sa benissimo dove si trova,
sa perché è lì, sa qual è il suo obiettivo.
Si sente in Paradiso. Non pensa ad orologi, ai secondi,
ai minuti, le ore non passano nemmeno. Tutto è fermo.
Tutto. Tranne lei. Juliette sta procedendo verso il suo
traguardo. Non ha paura, ha fede in se stessa.
Non importa quanti ostacoli le si metteranno davanti.
Conta che lei li superi. L’avventura di Juliette è
appena iniziata.
Sta lottando per quelle cose che la maggior parte delle
persone abbandonano. Sta lottando per i suoi sogni.
Al traguardo l’aspettano i suoi sogni. I suoi sogni
realizzati.
Angelica Albino
Vicky è seduta sul tetto, è notte. Il tetto è la parte
che preferisce di casa sua. Da là riesce a vedere la
luna più vicina, riesce a sentire la luna più vicina.
Nelle notti di giugno poi, è fantastico: le nuvole non
ci sono e le stelle sembrano farle l’occhiolino.
“Uffa”, dice la sua voce interiore, “questi sono i passi
di mia madre che si avvicina, so già cosa mi dirà:
“Vicky, scendi, è tardissimo e poi è molto pericoloso,
pensa se succedesse...”
“Ma questa volta non scenderò”, decide dentro se
stessa. “Mi arrampicherò fino alla quercia vicina alle
tegole e ci rimarrò fino all’alba. Non voglio smettere
di fissare la luna, di parlare alla luna.
Lei mi ascolta, lei non interrompe. Se le persone
fossero ampie come lei… Se le persone fossero luminose
come lei…”
Paola Pilosio
Come cambiano le cose, Cambiano in continuazione. Credi
di essere sempre uguale. E poi diventi la fotocopia
molto abbellita di te stessa. Questo ragionamento
circolava in continuazione nella testa di Helene.
Circolava da quando aveva conosciuto Tommy. Era
successo al mare, un giorno a caso. E il cambiamento
poteva tradursi in una parola: ridere. Sì, lui aveva
il potere di farla ridere anche quando lei aveva il
morale sotto i tacchi. Helene con Tommy rideva. E si
sentiva una fotocopia a colori.
Alessia Devetta
Meg se ne stava seduta là, in un angolo triste, senza
sapere il perché. Silenzio, vuoto, freddo. Di colpo in
quel silenzio s’infilò una musica che arrivò a sfiorare
Meg. Era dolce, consolava. Meg percepì un accenno
di brivido che però venne coperto da quello del freddo,
del maledetto freddo che occupava quell’angolo.
“Detesto stare in questa stanza”, pensò Meg. La musica
intanto continuava a raggiungerla e, di colpo, la testa
di Meg riuscì a pensare a tutte le bellezze del mondo.
Le inquadrò come lo zoom di una macchina fotografica.
Il cuore si face sentire: BUM-BUM-BUM. La musica era
diventata un fiume, non si fermava. E anche il cuore
di Meg era diventato un fiume, un fiume di battiti.
“Ormai la musica la suono io, sono io che produco
quella musica, sono le mie sensazioni che costruiscono
note. Ora sto bene, sono felice”, urlò silenziosamente
Meg nei suoi pensieri. Meg capì allora di essere uscita
da quell’angolo, da quella stanza. Quella stanza senza
muri, quella stanza di brutte pareti che ogni tanto le
si costruivano attorno. Quella stanza era la tristezza.
Martina Leonarduzzi
#tutti per una
Poesia cooperativa. Catena poetica.
A ognuno di noi un verso.
Inventiamo legami, costruiamo ponti, allacciamo suoni
e significati.
,
Sento musica soave (Paola)
le note danzare (Giulia)
l’armonia viaggiare nella mia mente. (Vincenza)
Non esiste più il mondo, ora esiste il mio mondo (Paola)
pieno di nuvole spumeggianti, che prendono forme
di strumenti musicali, (Giulia) pieno di lunghe file
di tasti di pianoforte come marciapiedi.(Vincenza)
Ogni passo una nuova nota, ogni nota una nuova
emozione.(Paola)
Lasciatemi qui.
Non voglio tornare più da questo mondo,
più vero di quello vero. (Giulia)
Giulia Fasan, Paola Pilosio, Vincenza Izzo
L'amicizia
L’amicizia è un colore (Gaia)
e ogni amico è una sfumatura (Greta)
che dipinge quello che sono, (Alessandra)
è una parete che protegge quello che sono (Nicole)
è la chiave che apre la porta della felicità. (Irene)
E se passa la tristezza a chiuderla (Greta)
l’amico torna da me a riaprirla (Alessandra)
perchè l‘amico è la chiave della vita (Alice)
Alessandra Mazzolo, Alice Marcocchio
Gaia Infanti, Greta Girardi, Nicole Mariutti
La scrittura
Scrivere è parlare senza parlare (Riccardo)
è un’esplosione di parole (Luca)
lunghe o brevi, non importa (Riccardo)
nostre o di altri popoli, non importa: (Luca)
le lingue ci differenziano,ma nel voler esprimerci
siamo tutti uguali.(Riccardo)
Scrivere è fissare anche poche parole che te ne fanno
pensare altre migliaia non scritte. (Luca)
Luca Sabino e Riccardo Bazzana
La vita
La vita è uno zaino che si porta in spalla (Alice)
un carico di emozioni. (Irene)
C’è chi lo porta con fatica (Alice)
e chi lo tiene come ali (Irene)
chi lo abbandona (Greta)
e chi non potrebbe farne a meno. (Alice)
C’è chi lo porta sempre con sè (Greta)
e chi lo dimentica (Irene)
uomini che lo perdono per strada (Greta)
e altri che se lo tengono stretto (Irene)
Alice Marcocchio, Greta Girardi, Irene Cimò
#quello che
non siamo, quello
che non vogliamo
quante volte vedi, senti quello che non vuoi. Quante volte
vedi, senti il contrario di quello che sei. Quante volte vuoi
dire che – quello che vedi, quello che senti – tu non lo sei.
Non voglio essere una persona che sta sulla stessa linea
degli altri, ma voglio essere diversa. E se dovessi
diventare uguale agli altri, mi sentirei strana.
Non voglio essere qualcuno che non si emoziona solo per
adattarsi agli altri.
Non voglio essere troppo concreta, ma voglio credere
anche a qualcosa che non vedo e che sento con il cuore.
Non voglio essere considerata un pavimento da
calpestare, ma una parete su cui appoggiarsi.
Non voglio essere una di quelle persone che non urla al
mondo intero di essere innamorata, perché si vergogna di
provare uno dei sentimenti più belli della vita.
Non voglio essere uno di quelli che, nemmeno con gli
occhiali, nota la minima ingiustizia.
Non voglio essere qualcuno che non piange mai.
Non voglio essere un individuo che tratta male
i bambini.
Non voglio essere una persona che non capisce cosa
vuole dire amore.
Non voglio essere prepotente ma gentile, dare
gentilezza intorne a me.
Non voglio non essere affettuoso, ma abbracciare le
persone, abbracciare il mondo.
Non voglio essere una persona chiusa. Una di quelle
che hanno paura di esprimere le proprie emozioni e che
tengono tutti i loro pensieri per sè.
Non voglio essere un adulto che pensa solo al lavoro
e che, quando nevica, si lamenta. Che, al posto di
lanciare palle di neve, prende la pala e inizia
a spalare.
Non voglio essere uno di quelli che si annoiano davanti
di qualcosa di magnifico.
Non voglio essere qualcuno che non vuole scoprire tutte
le cose della vita.
Non voglio stare con la bocca chiusa vergognandomi
di cantare a squarciagola.
Non voglio essere una bugia, ma verità.
Non voglio tenere le mani in tasca quando ad una mia
amica serve aiuto.
Non voglio essere una di quelle persone che non saluta
per paura di sprecare fiato.
Non voglio stare troppo vicina allle persone che si
annoiano. Mi arriverebbe la polvere della loro noia.
Non voglio amare le persone solo se ti offrono un fiore,
ma le voglio amare perchè ti offrono amore e affetto.
Non voglio staccare un sentimento dal cuore di un mio
amico. Lo voglio aggiungere.
Non voglio essere una lacrima, ma un fazzoletto per
asciugarla.
Non voglio essere volgarità, ma parole dolci.
Non voglio essere una persona-statua.
Non voglio diventare qualcuno che se frega di tutto,
ma una lente di ingrandimento per osservare anche i
minimi particolari.
Non voglio essere noiosa, ma una fonte d’ispirazione.
Alessia Devetta, Alice Marcocchio, Fatima Seydou,
Gaia Comi, Gaia Infanti, Giulia Fasan, Manuel
Susana, Matteo Pescatore, Manuel Susana,
Vincenza Izzo
#lettera a qualcosa
non si scrivono quasi più lettere alle persone. Noi sfidiamo
questa estinzione scrivendo alle cose. Perchè se hai pensieri
e qualcosa da dire, puoi dirlo anche alle cose.
Cara spensieratezza,
ho deciso di scriverti per comunicarti il mio “grazie”.
Grazie perchè ogni tanto mi fai raggiungere la
tranquillità che cerco all’interno del mio cuoricino.
Con il tuo intervento, il mio mondo si distrae anche nei
momenti più difficili. Tu sei fantastica perchè strappi
sorrisi a chiunque e per questo io ti adoro. Ti rivolgo
però anche una piccola critica, perchè certe volte non
mi vieni in soccorso, anzi mi abbandoni proprio!
E allora devo cavarmela da sola! Ma quando invece
arrivi, mi cambi e faccio tutto, riesco a fare tutto!
Grazie, ti aspetto tutte le volte che puoi!
Alice Marcocchio
Cara paura (anche se sembra strano dirti “cara”),
tu sei un sentimento che appartiene all’esperienza
delle persone. A volte hai anche stoppato i miei
pensieri. Però, quando sei comparsa, io ti ho
scavalcata. E le mie conqusite sono state ottenute
passandoti sopra. Non è stato facile, ma ci sono
riuscita. Quelle volte in cui perdevi e io vincevo,
è stato proprio bello. Ma le mie vittorie non sono
state facili, perchè ero (e mi consideravo) una persona
purosa. Ora però ho capito che vivere è rischiare e per
rischiare bisogna abbandonarti. Non è che ce l’abbia
con te. Solo che ho deciso di metterti al bando. Ormai
mi è chiaro che se il nostro rapporto è durato fino ad
ora, non è nemmeno merito tuo, ma colpa mia: sono io
che ingenuamente, credendoti necessaria, ti ho portato
con me. Con questa lettera dichiaro la tua fine, senza
paura di sbagliare. Tanto, se sbaglio, che male c’è?
Mi sono stancata di te. E anche se dentro di me rimarrà
qualche tua traccia, non ne farò un dramma, perchè un
po‘ di timore - non paura - serve sempre. Anzi, chi non
prova timori, probabilmente è un pazzo e anche noioso.
Dichiaro quindi che i tuoi servizi non sono più
necessari.
Tra noi è finita, paura!
Gaia Infanti
Cara adolescenza,
come stai? Anzi, “come stai?” dovresti domandarmelo tu,
talmente fai oscillare le mie giornate ed emozioni.
Oggi sono diversa, devo mettere una pietra sopra a
tutti brutti eventi accaduti: devo andare avanti.
Sto andando a scuola; ormai sono in terza media. Tutte
le persone mi stanno guardando strano, dopo il brutto
episodio con i miei amici. La gente mi chiede: “Come
va?” Io rispondo “bene” ma ciò che penso veramente
è “No, come cavolo faccio a sentirmi bene? C’è stata
la baruffa con i miei amici, chi mi circonda non mi
capisce e - per di più - sono nell’adolescenza!”
Adolescenza: una parola , dieci lettere, tanti
significati, mille emozioni.
Entro in aula e il mio professore di scienze
e matematica, il professor Vitious, mi saluta con aria
triste; io rispondo al saluto con un sorriso falso
che solamente io noto, il più falso di tutta la mia
vita. Tanti miei coetanei sono piatti, non vibrano,
non si slanciano verso qualcosa, non cercano un minimo
di cultura. Io mi domando come non possa piacergli
leggere, scrivere, sognare, semplicemente vivere,
al massimo delle possibilità, pregando per ogni giorno
donato, facendo del “Carpe Diem” il nostro biglietto
da visita, gridando al cielo, a tutti gli esseri della
terra, anche i più piccoli e insignificanti, “Sono qui!
Sto vivendo!!”
Finite le tre ore di scienze, matematica e inglese,
tocca a italiano e in quest’ora finalmente entro nel mio
mondo, nella mia storia, nella parte più vera
di me stessa. Il mio docente di italiano, il professor
Silente, ci pone un’ardua domanda, all’apparenza
facile, ma in realtà difficoltosa: “Quale idea hai
dell’esistenza?” Che idea ho dell’esistenza… Mmm...
vediamo...Penso che tutto esista: una matita,
un diario, molti miei coetanei, io...
No! Io no! Io non esisto, io vivo! C’è un netto confine
tra esistere e vivere, tra indifferenza e coraggio,
tra torpore e sapore, tra ignorare e sapere. Io voglio
essere sapiente e saporita, coraggiosa e viva.
Io voglio vivere, io sto vivendo. Voglio che la luce
delle cose belle e buone si irradi in tutto il mio
corpo, voglio poter piangere e ridere, stupirmi sempre.
Accorgermi, un giorno, che ciò che avevo sognato,
si è realizzato. Voglio attraversarti ed uscire da te
essendo me stessa. Così poi potrò scriverti ancora per
dirti le cose più importanti: non mi hai cambiata, non
mi hai spenta, non mi hai fatto copiare gli altri.
Stammi bene.
Martina Leonarduzzi
P.S. Se puoi scrivi una lettera ai miei “simili”
d’età e digli che non sei contenta di loro: stare al
mondo dovrebbe essere molto di più di giochicchiare
e ridacchiare e – davanti alle cose belle e vere –
rimanere indifferenti.
#ricette
della vita bella
Dieci cose che possono rendere straordinaria la vita
quotidiana
1 distendersi per terra, mettere le cuffie nell’MP3,
alzare il volume al massimo così che la musica superi
il volume dei tuoi pensieri e poi ritrovarsi in ogni
singola frase e parola che ascolti.
2 riuscire a guardare per qualche secondo il sole
(e non camminare a testa bassa)
3 andare da una persona per te importante e dirle che
le vuoi bene.
4 sedersi all’aperto a leggere un libro con vicino
il tuo amico cane che vorrebbe scambiare con te tante
parole.
5 avvicinarsi a un fiore, guardarlo veramente,
respirarne il profumo e farsi trasportare via dai
pensieri.
6 tornare a casa stanchi, aprire la porta e stringere
forte il tuo cane che ti travolge di bene.
7 cantare a voce alta una canzone mentre corri sulla
tua bici senza una meta precisa.
8 dare un abbraccio, invece di salutare in modo freddo.
9 guardare qualcosa - un albero, un prato, una nuvola
- e immaginarsi in un altro luogo, lontano.
10 chiedere “come stai?” a chi sta a un metro da te
Alice Marcocchio, Elizabeth Adjar
Fatima Seydou, Gaia Infanti, Luca Sabino
Nicole Mariuzzo, Riccardo Bazzana
“C’è un netto confine tra esistere e vivere,
tra indifferenza e coraggio, tra torpore
e sapore, tra ignorare e sapere. Io voglio
essere sapiente e saporita, coraggiosa e
viva”.
Martina Leonarduzzi, 14 anni
prima edizione_giugno 2014