se senti, immagini ami ricordi vagheggi abbracci corri t`incanti aiuti
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se senti, immagini ami ricordi vagheggi abbracci corri t`incanti aiuti
#se senti, sei se senti, immagini ami ricordi vagheggi abbracci corri t’incanti aiuti viaggi esclami racconti fantastichi giochi ti commuovi crei leggi t’intenerisci sorridi canti inventi urli cambi consoli ridi lotti credi crei osservi coinvolgi accarezzi vai cogli ascolti esulti vagheggi desideri parti pensi ti espandi rifletti provi cresci accogli ti stupisci taci baci ringrazi ammiri difendi scrivi, sei. emozioni fissate in scrittura da ragazze e ragazzi della Scuola Media di Casarsa nomi e anni Alessandra Mazzolo 13, Alessia Devetta 14, Alice Marcocchio 13, Beatrice Rizzello 12, Elizabeth Adjar 13, Fatima Souley Seydou 13, Francesca De Luca 11, Gaia Comi 11, Gaia Infanti 13, Giulia Fasan 11, Greta Girardi 13, Irene Cimò 13, Luca Sabino 13, Manuel Susana 11, Martina Leonarduzzi 14, Miriam Weinisch 14, Marco Santo 12, Nicola Francescutto 14, Nicole Mariutti 13, Riccardo Bazzana 12, Scarleth Bernabei 13, Vincenza Izzo 11 Scuola Media di Casarsa della Delizia Istituto Comprensivo Pier Paolo Pasolini www.icpierpaolopasolini.gov.it il laboratorio di scrittura, inserito nel progetto l’Officina delle competenze, è stato realizzato grazie al contributo del Comune di Casarsa e della Fondazione Crup; un ringraziamento particolare ad Andrea Di Bert, alla Tipografia Lito Immagine di Rodeano Basso (Ud) e alla Visual Studio di Pordenone perchè i ragazzi scrivono ancora I ragazzi sentono e scrivono ancora quando il torpore televisivo non cala sulle palpebre emotive, la ruggine della passività tecnologica non intacca le sensazioni, l’ebetudine consumistica non anestetizza la contemplazione, la dissacrazione non toglie ossigeno allo stupore. I ragazzi sentono e scrivono ancora quando le emozioni gli vengono recintate, protette, scaldate, legittimate: “il più grande capolavoro che possa riguardare l’uomo, è provare meraviglia”, Goethe. Quando gli si fa capire che la scrittura non è un esercizietto scolastico o un atto archeologico, ma un’azione vitale, vera, umana. L’azione di comporre un formidabile specchio esistenziale in cui capirsi, vedersi, fissarsi, ritrovarsi. Talmente formidabile, veritiero, appagante da amplificarci. Lo sapeva bene Albert Camus: “chi scrive, vive al doppio”. Cristina Formicola e Matteo Giuliani docenti che hanno guidato i ragazzi nel percorso di scrittura allora è possibile Allora è vero. È ancora possibile a scuola fare educazione. Certo ci vuole il coraggio di essere inattuali, di fare un’altra scuola rispetto a quella standard, di sfuggire alle suggestioni e illusioni che solo una scuola 2.0 possa reggere la sfida con le esigenze dell’oggi. Prima bisogna dare senso al tutto, restituire il senso della dimensione umana dello scambio delle emozioni e dei sentimenti che scaldano l’essere, sciolgono il diaframma opaco e ottundente dell’anaffettività e indifferenza per l’altro, causate dalla dominante cultura commerciale che conduce sulle vie del divertimento(?) nichilistico e consumo. L’esperienza di questo laboratorio linguistico sulle emozioni dimostra che si può uscire dalla dimensione spesso alienante di un insegnamento troppo appiattito sulle discipline e demotivante per adolescenti desiderosi di autenticità. In questo laboratorio, al centro della ricerca ci sono gli alunni come persone e i proff., come rabdomanti e sensitivi, li hanno guidati a scrostare i determinismi cognitivi indotti dalle mediazioni tecnologiche e a raggiungere in profondità la vena dell’essere intimo e autentico. Evidente dalla qualità degli scritti (in qualche frammento pare di cogliere un’eco ungarettiana nella ricerca della forza rivelatrice e folgorante della parola) la riuscita dell’esperienza, di sicura crescita e che sarà ricordata da tutti. Danilo Buccaro Dirigente dell’Istituto Comprensivo Pier Paolo Pasolini #dell’emozione si parla di tutto, tutti parlano di tutto, tutti parlano dappertutto di un tutto che non serve a niente, pochi parlano di un niente apparente che serve a tutto, pochi parlano delle emozioni che sono tutto Il suono. Quando, dopo giorni, le mie dita toccano di nuovo i tasti del pianoforte, sento che le note non sono altro che gocce d’acqua che riempiono l’ampio fiume della melodia. La mente si accende,la stanza si colma di vita, sotto forma di amore. Perdo il controllo delle mie mani, le mie mani che cercano di far sognare il mondo, di ricevere l’applauso, la tappa finale di tutto ciò. E ogni volta che vedo circondarmi il mare di sorrisi, la voglia di tuffarmi aumenta, cresce la voglia di affogare in questa felicità. Miriam Weinisch Il brivido. Non lo provi soltanto nella pelle, non lo provi solo nelle vene, nelle arterie , nei capillari, lo provi dentro, più in fondo. Sfiora l’anima, la sfiora ma poi passa avanti, è vagabondo, non ha una meta, ma solo un compito, quello di farti impazzire, di farti gridare, di farti bruciare, di farti esplodere. Come dice una delle mie “creatrici” – una delle autrici che amo – “divento pura adenalina”. Quando lo sento, non sono umana, vado oltre me, divento qualcosa di più, divento la magia che nessuno ha mai visto. È raro da sentire, è pregiato, è quasi unico ma, quando la provi, questa rarità ti abbatte, ti rapisce. Alla fine sparisce, lasciandoti con l’amaro in bocca, lasciandoti basito, solo, invaghito cercatore di un altro brivido. Martina Leonarduzzi L’euforia. L’emozione più bella di tutte, che dà spazio alla fantasia e fa diventare pazzi di felicità. Quando arriva, tutto quello che era buio passa a luce e le lacrime, d’un tratto, diventano di gioia; i nemici li vedi come amici; i fiori sbocciano, tutte le porte del mondo si aprono. Tutto è perfetto e solo per me. Tutti sorridono in ogni momento, tutti mi stanno vicino, so che io esisto, la mia vita esiste. Voglio fare tutto quello che mi passa per la testa, mi sento viva e vera, la mia vita è nelle mie mani. Sono un film di emozioni, gli alberi sono giganti con le braccia infinite, i lampioni di tutto il mondo si accendono per illuminare la mia vita. Le corde della chitarra con il mio sorriso suonano da sole, i libri si aprono al vento di quello che sono, al vento di emozioni. Alice Marcocchio Il ballo. Apro la porta della palestra e appoggio la borsa. Addosso ho solo i leggins e la maglietta. Entro nella ; sala da ballo e appena i miei piedi nudi toccano il pavimento, attorno a me tutto è diverso... Se fuori piove torna il sole, se è freddo diventa caldo e ogni cosa tace. Non ci sono rumori tranne quello della musica del mio cuore che batte. Comincio a ballare e appena faccio un passo, prendo il volo e non respiro più aria, respiro emozioni. Respiro le note della musica. Vedo le bimbe piccole con i loro body rosa, tutte intente ad ammirare i passi che facciamo, con i loro sorrisoni che parlano e la loro spensieratezza, la loro involontaria leggerezza. Poi, finita la lezione, salgo in macchina e, mentre mi allontano, fisso la palestra, pensando che non vorrei mai andarmene. Greta Girardi La sorpresa. Prima che arrivi, è come se una parte del tuo corpo fosse vuota. E questa parte si riempie quando qualcuno ti abbraccia di colpo, ti salta addosso per l’affetto. Il tuo cuore si trasforma nel sole più luminoso che ci sia e invia raggi anche negli angoli di te dove più mancava l’azzurro. Chiudo un attimo gli occhi… li riapro… e mi trovo davanti una mescolanza di colori… come se tutto l’universo mi venisse incontro. La sorpresa è magia, magia che esplode. Gaia Infanti #il potente spettacolo del mondo là fuori lo spettacolo è perenne, smisurato, gratuito: il mondo. E se io lo guardo, lo contemplo, lo sento, la mia emozione tracima e si rovescia in un verso. E quel verso diventa una microscopica aggiunta allo spettacolo. “Il potente spettacolo continua e tu puoi contribuire con un verso” - Walt Whitman Si aprono le pagine delle nuvole, verranno scritte da molteplici occhi Martina Leonarduzzi Il sole al tramonto è un’arancia cadente invidiata dalla notte. Matteo Pescatore La margherita disegna meraviglia sul prato. Francesca De Luca Mi hai scongelato il sorriso. Miriam Weinisch Gli alberi danzano i balli della vita. Vincenza Izzo Il sorriso colorato dell’arcobaleno ne accende sui visi altri milioni. Elizabeth Adjar Gli occhi di un bambino sciolgono la mente di chi li guarda. Manuel Susana #poesia al quadrato quando dei versi ti fanno dire “è vero” “è così”, ti senti simile a quel poeta, ti senti amico. Potresti poetare con lui. L’acqua è insegnata dalla sete. La terra dagli oceani traversati. La gioia, dal dolore. La pace, dai racconti di battaglie. L’amore, da un’impronta di memoria. Gli uccelli, dalla neve. Emily Dickinson Un cielo azzurro è insegnato da occhi innamorati. Il tempo da ciò che è passato. Le foglie da leggiadre ballerine. L’arcobaleno, dal profondo del nulla. Il ricordo, dai nostri passi. Una melodia, da petali liberati nell’aria. Alessia Devetta e Nicole Mariutti Io non ho bisogno di denaro ho bisogno di sentimenti di parole di parole scelte sapientemente di fiori detti pensieri di rose dette presenze di rose che abitino gli alberi di canzoni che facciano danzare le statue di stelle che mormorino all'orecchio degli amanti. Ho bisogno di poesia questa magia che brucia la pesantezza delle parole che risveglia le emozioni e dà colore. Alda Merini Io non ho bisogno di una roccia ho bisogno di passioni di sapore di sapore nelle vene di nuvole fatte sogni di brezza fatta amaca di magia che esca allo scoperto di spensieratezza che scacci la tristezza di sogni che mutino in inimmaginabili realtà. Ho bisogno del fuoco di essere me stesso. Nicola Francescutto e Martina Leonarduzzi Questa volta lasciate che sia felice non è successo nulla a nessuno, non sono da nessuna parte, succede solo che sono felice fino all’ultimo profondo angolino del cuore. Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono felice. Sono più sterminato dell’erba nelle praterie. Camminando, dormendo o scrivendo, che posso farci, sono felice. Sono più sterminato dell’erba nelle praterie, sento la pelle come un albero raggrinzito e l’acqua sotto, gli uccelli in cima, il mare come un anello intorno alla mia vita fatta di pane e pietra la terra l’aria canta come una chitarra. Pablo Neruda Lasciate che le note siano così come sono, non sono note scritte a caso, escono del pentagramma delle sensazioni. Componendo, suonando, interpretando, che posso farci, sono musica. Sono più vibrante di una nota che sta per nascere sento i brividi come una foglia che trema la musica sotto, il titolo in cima la melodia come una coperta intorno alle mie note fatta di suoni e canzoni la musica le note danzano come ballerine. Alessandra Mazzolo e Nicole Mariutti Considero valore ogni forma di vita, la neve, la fragola, la mosca. Considero valore il regno minerale, l’assemblea delle stelle. Considero valore il vino finché dura il pasto, un sorriso involontario, la stanchezza di chi non si è risparmiato, due vecchi che si amano. Considero valore quello che domani non varrà più niente e quello che oggi vale ancora poco. Considero valore tutte le ferite.Considero valore risparmiare acqua, riparare un paio di scarpe, tacere in tempo, chiedere permesso prima di sedersi, provare gratitudine senza ricordare di che. Erri De Luca Considero valore una goccia che cade, il sole d’inverno, il profumo di un pesco. Considero valore il suono della musica, spartito della vita. Considero valore ogni lacrima, una carezza regalata, la tenerezza concessa a chi non ne ha mai ricevuta, l’ombra di un uomo. Considero valore i ricordi confusi, i sorrisi che colmano i visi, un bacio. Considero valore la gelosia che ci fa capire a cosa teniamo, il primo fiore che si apre. Considero valore lo struggimento. Considero valore anche un dolore chiuso dentro di me, che ha voglia di scappare. Alessia Devetta #”ogni giorno pensavo a sei cose impossibili, prima di colazione” (Lewis Carroll, Alice nel paese delle meraviglie) Esercizi d’immaginazione per non perdere l’allenamento alla fantasia. « Acchiappare il sole e non farlo tramontare più. Correre in aria con gambe fatte ali fino a sdraiarmi sull’arcobaleno tingendomi di tutti i colori. Andare in piazza e vedere una fontana di cioccolato bianco, le giostre di zucchero filato e gli alberi di panna montata. Essere un bocciolo di rosa e fiorire ogni giorno di più fino ad occupare tutto il mondo. Agganciarsi ad una farfalla e poi, sopra il mare, farsi crescere una pinna, lasciarsi cadere in acqua e andare fino a Londra nuotando. Vedere le scarpe ballare il valzer. Volare via, lontano dalle persone vuote. Agganciarmi a un vento che mi accompagna da individui belli che non ridono delle cose. E sentire che questo non ridere è caldo come il sole. Vivere dentro una formica. Scendere da una nuvola come chicco di grandine attraversando l’aria. Poi, su un prato, farmi sciogliere dal sole e diventare la goccia d’acqua di un ruscello calmo e limpido. Alice Marcocchio, Beatrice Rizzello Fatima Seydou, Manuel Susana, Marco Santo Matteo Pescatore, Nicole Mariutti Scarleth Bernabei, Vincenza Izzo #l’inizio del libro che non c’è le prime parole sono l’embrione di tutta una storia, le prime parole infilano semi nella terra della nostra immaginazione, le prime parole sono le prime, ma anche le seconde, le terze, le ultime. Hanno già dentro un intero libro. Anche se non c’è. Ha iniziato quest’avventura da sola. E non c’è nessuno con lei, al suo fianco. Ma non importa. Juliette sa benissimo dove si trova, sa perché è lì, sa qual è il suo obiettivo. Si sente in Paradiso. Non pensa ad orologi, ai secondi, ai minuti, le ore non passano nemmeno. Tutto è fermo. Tutto. Tranne lei. Juliette sta procedendo verso il suo traguardo. Non ha paura, ha fede in se stessa. Non importa quanti ostacoli le si metteranno davanti. Conta che lei li superi. L’avventura di Juliette è appena iniziata. Sta lottando per quelle cose che la maggior parte delle persone abbandonano. Sta lottando per i suoi sogni. Al traguardo l’aspettano i suoi sogni. I suoi sogni realizzati. Angelica Albino Vicky è seduta sul tetto, è notte. Il tetto è la parte che preferisce di casa sua. Da là riesce a vedere la luna più vicina, riesce a sentire la luna più vicina. Nelle notti di giugno poi, è fantastico: le nuvole non ci sono e le stelle sembrano farle l’occhiolino. “Uffa”, dice la sua voce interiore, “questi sono i passi di mia madre che si avvicina, so già cosa mi dirà: “Vicky, scendi, è tardissimo e poi è molto pericoloso, pensa se succedesse...” “Ma questa volta non scenderò”, decide dentro se stessa. “Mi arrampicherò fino alla quercia vicina alle tegole e ci rimarrò fino all’alba. Non voglio smettere di fissare la luna, di parlare alla luna. Lei mi ascolta, lei non interrompe. Se le persone fossero ampie come lei… Se le persone fossero luminose come lei…” Paola Pilosio Come cambiano le cose, Cambiano in continuazione. Credi di essere sempre uguale. E poi diventi la fotocopia molto abbellita di te stessa. Questo ragionamento circolava in continuazione nella testa di Helene. Circolava da quando aveva conosciuto Tommy. Era successo al mare, un giorno a caso. E il cambiamento poteva tradursi in una parola: ridere. Sì, lui aveva il potere di farla ridere anche quando lei aveva il morale sotto i tacchi. Helene con Tommy rideva. E si sentiva una fotocopia a colori. Alessia Devetta Meg se ne stava seduta là, in un angolo triste, senza sapere il perché. Silenzio, vuoto, freddo. Di colpo in quel silenzio s’infilò una musica che arrivò a sfiorare Meg. Era dolce, consolava. Meg percepì un accenno di brivido che però venne coperto da quello del freddo, del maledetto freddo che occupava quell’angolo. “Detesto stare in questa stanza”, pensò Meg. La musica intanto continuava a raggiungerla e, di colpo, la testa di Meg riuscì a pensare a tutte le bellezze del mondo. Le inquadrò come lo zoom di una macchina fotografica. Il cuore si face sentire: BUM-BUM-BUM. La musica era diventata un fiume, non si fermava. E anche il cuore di Meg era diventato un fiume, un fiume di battiti. “Ormai la musica la suono io, sono io che produco quella musica, sono le mie sensazioni che costruiscono note. Ora sto bene, sono felice”, urlò silenziosamente Meg nei suoi pensieri. Meg capì allora di essere uscita da quell’angolo, da quella stanza. Quella stanza senza muri, quella stanza di brutte pareti che ogni tanto le si costruivano attorno. Quella stanza era la tristezza. Martina Leonarduzzi #tutti per una Poesia cooperativa. Catena poetica. A ognuno di noi un verso. Inventiamo legami, costruiamo ponti, allacciamo suoni e significati. , Sento musica soave (Paola) le note danzare (Giulia) l’armonia viaggiare nella mia mente. (Vincenza) Non esiste più il mondo, ora esiste il mio mondo (Paola) pieno di nuvole spumeggianti, che prendono forme di strumenti musicali, (Giulia) pieno di lunghe file di tasti di pianoforte come marciapiedi.(Vincenza) Ogni passo una nuova nota, ogni nota una nuova emozione.(Paola) Lasciatemi qui. Non voglio tornare più da questo mondo, più vero di quello vero. (Giulia) Giulia Fasan, Paola Pilosio, Vincenza Izzo L'amicizia L’amicizia è un colore (Gaia) e ogni amico è una sfumatura (Greta) che dipinge quello che sono, (Alessandra) è una parete che protegge quello che sono (Nicole) è la chiave che apre la porta della felicità. (Irene) E se passa la tristezza a chiuderla (Greta) l’amico torna da me a riaprirla (Alessandra) perchè l‘amico è la chiave della vita (Alice) Alessandra Mazzolo, Alice Marcocchio Gaia Infanti, Greta Girardi, Nicole Mariutti La scrittura Scrivere è parlare senza parlare (Riccardo) è un’esplosione di parole (Luca) lunghe o brevi, non importa (Riccardo) nostre o di altri popoli, non importa: (Luca) le lingue ci differenziano,ma nel voler esprimerci siamo tutti uguali.(Riccardo) Scrivere è fissare anche poche parole che te ne fanno pensare altre migliaia non scritte. (Luca) Luca Sabino e Riccardo Bazzana La vita La vita è uno zaino che si porta in spalla (Alice) un carico di emozioni. (Irene) C’è chi lo porta con fatica (Alice) e chi lo tiene come ali (Irene) chi lo abbandona (Greta) e chi non potrebbe farne a meno. (Alice) C’è chi lo porta sempre con sè (Greta) e chi lo dimentica (Irene) uomini che lo perdono per strada (Greta) e altri che se lo tengono stretto (Irene) Alice Marcocchio, Greta Girardi, Irene Cimò #quello che non siamo, quello che non vogliamo quante volte vedi, senti quello che non vuoi. Quante volte vedi, senti il contrario di quello che sei. Quante volte vuoi dire che – quello che vedi, quello che senti – tu non lo sei. Non voglio essere una persona che sta sulla stessa linea degli altri, ma voglio essere diversa. E se dovessi diventare uguale agli altri, mi sentirei strana. Non voglio essere qualcuno che non si emoziona solo per adattarsi agli altri. Non voglio essere troppo concreta, ma voglio credere anche a qualcosa che non vedo e che sento con il cuore. Non voglio essere considerata un pavimento da calpestare, ma una parete su cui appoggiarsi. Non voglio essere una di quelle persone che non urla al mondo intero di essere innamorata, perché si vergogna di provare uno dei sentimenti più belli della vita. Non voglio essere uno di quelli che, nemmeno con gli occhiali, nota la minima ingiustizia. Non voglio essere qualcuno che non piange mai. Non voglio essere un individuo che tratta male i bambini. Non voglio essere una persona che non capisce cosa vuole dire amore. Non voglio essere prepotente ma gentile, dare gentilezza intorne a me. Non voglio non essere affettuoso, ma abbracciare le persone, abbracciare il mondo. Non voglio essere una persona chiusa. Una di quelle che hanno paura di esprimere le proprie emozioni e che tengono tutti i loro pensieri per sè. Non voglio essere un adulto che pensa solo al lavoro e che, quando nevica, si lamenta. Che, al posto di lanciare palle di neve, prende la pala e inizia a spalare. Non voglio essere uno di quelli che si annoiano davanti di qualcosa di magnifico. Non voglio essere qualcuno che non vuole scoprire tutte le cose della vita. Non voglio stare con la bocca chiusa vergognandomi di cantare a squarciagola. Non voglio essere una bugia, ma verità. Non voglio tenere le mani in tasca quando ad una mia amica serve aiuto. Non voglio essere una di quelle persone che non saluta per paura di sprecare fiato. Non voglio stare troppo vicina allle persone che si annoiano. Mi arriverebbe la polvere della loro noia. Non voglio amare le persone solo se ti offrono un fiore, ma le voglio amare perchè ti offrono amore e affetto. Non voglio staccare un sentimento dal cuore di un mio amico. Lo voglio aggiungere. Non voglio essere una lacrima, ma un fazzoletto per asciugarla. Non voglio essere volgarità, ma parole dolci. Non voglio essere una persona-statua. Non voglio diventare qualcuno che se frega di tutto, ma una lente di ingrandimento per osservare anche i minimi particolari. Non voglio essere noiosa, ma una fonte d’ispirazione. Alessia Devetta, Alice Marcocchio, Fatima Seydou, Gaia Comi, Gaia Infanti, Giulia Fasan, Manuel Susana, Matteo Pescatore, Manuel Susana, Vincenza Izzo #lettera a qualcosa non si scrivono quasi più lettere alle persone. Noi sfidiamo questa estinzione scrivendo alle cose. Perchè se hai pensieri e qualcosa da dire, puoi dirlo anche alle cose. Cara spensieratezza, ho deciso di scriverti per comunicarti il mio “grazie”. Grazie perchè ogni tanto mi fai raggiungere la tranquillità che cerco all’interno del mio cuoricino. Con il tuo intervento, il mio mondo si distrae anche nei momenti più difficili. Tu sei fantastica perchè strappi sorrisi a chiunque e per questo io ti adoro. Ti rivolgo però anche una piccola critica, perchè certe volte non mi vieni in soccorso, anzi mi abbandoni proprio! E allora devo cavarmela da sola! Ma quando invece arrivi, mi cambi e faccio tutto, riesco a fare tutto! Grazie, ti aspetto tutte le volte che puoi! Alice Marcocchio Cara paura (anche se sembra strano dirti “cara”), tu sei un sentimento che appartiene all’esperienza delle persone. A volte hai anche stoppato i miei pensieri. Però, quando sei comparsa, io ti ho scavalcata. E le mie conqusite sono state ottenute passandoti sopra. Non è stato facile, ma ci sono riuscita. Quelle volte in cui perdevi e io vincevo, è stato proprio bello. Ma le mie vittorie non sono state facili, perchè ero (e mi consideravo) una persona purosa. Ora però ho capito che vivere è rischiare e per rischiare bisogna abbandonarti. Non è che ce l’abbia con te. Solo che ho deciso di metterti al bando. Ormai mi è chiaro che se il nostro rapporto è durato fino ad ora, non è nemmeno merito tuo, ma colpa mia: sono io che ingenuamente, credendoti necessaria, ti ho portato con me. Con questa lettera dichiaro la tua fine, senza paura di sbagliare. Tanto, se sbaglio, che male c’è? Mi sono stancata di te. E anche se dentro di me rimarrà qualche tua traccia, non ne farò un dramma, perchè un po‘ di timore - non paura - serve sempre. Anzi, chi non prova timori, probabilmente è un pazzo e anche noioso. Dichiaro quindi che i tuoi servizi non sono più necessari. Tra noi è finita, paura! Gaia Infanti Cara adolescenza, come stai? Anzi, “come stai?” dovresti domandarmelo tu, talmente fai oscillare le mie giornate ed emozioni. Oggi sono diversa, devo mettere una pietra sopra a tutti brutti eventi accaduti: devo andare avanti. Sto andando a scuola; ormai sono in terza media. Tutte le persone mi stanno guardando strano, dopo il brutto episodio con i miei amici. La gente mi chiede: “Come va?” Io rispondo “bene” ma ciò che penso veramente è “No, come cavolo faccio a sentirmi bene? C’è stata la baruffa con i miei amici, chi mi circonda non mi capisce e - per di più - sono nell’adolescenza!” Adolescenza: una parola , dieci lettere, tanti significati, mille emozioni. Entro in aula e il mio professore di scienze e matematica, il professor Vitious, mi saluta con aria triste; io rispondo al saluto con un sorriso falso che solamente io noto, il più falso di tutta la mia vita. Tanti miei coetanei sono piatti, non vibrano, non si slanciano verso qualcosa, non cercano un minimo di cultura. Io mi domando come non possa piacergli leggere, scrivere, sognare, semplicemente vivere, al massimo delle possibilità, pregando per ogni giorno donato, facendo del “Carpe Diem” il nostro biglietto da visita, gridando al cielo, a tutti gli esseri della terra, anche i più piccoli e insignificanti, “Sono qui! Sto vivendo!!” Finite le tre ore di scienze, matematica e inglese, tocca a italiano e in quest’ora finalmente entro nel mio mondo, nella mia storia, nella parte più vera di me stessa. Il mio docente di italiano, il professor Silente, ci pone un’ardua domanda, all’apparenza facile, ma in realtà difficoltosa: “Quale idea hai dell’esistenza?” Che idea ho dell’esistenza… Mmm... vediamo...Penso che tutto esista: una matita, un diario, molti miei coetanei, io... No! Io no! Io non esisto, io vivo! C’è un netto confine tra esistere e vivere, tra indifferenza e coraggio, tra torpore e sapore, tra ignorare e sapere. Io voglio essere sapiente e saporita, coraggiosa e viva. Io voglio vivere, io sto vivendo. Voglio che la luce delle cose belle e buone si irradi in tutto il mio corpo, voglio poter piangere e ridere, stupirmi sempre. Accorgermi, un giorno, che ciò che avevo sognato, si è realizzato. Voglio attraversarti ed uscire da te essendo me stessa. Così poi potrò scriverti ancora per dirti le cose più importanti: non mi hai cambiata, non mi hai spenta, non mi hai fatto copiare gli altri. Stammi bene. Martina Leonarduzzi P.S. Se puoi scrivi una lettera ai miei “simili” d’età e digli che non sei contenta di loro: stare al mondo dovrebbe essere molto di più di giochicchiare e ridacchiare e – davanti alle cose belle e vere – rimanere indifferenti. #ricette della vita bella Dieci cose che possono rendere straordinaria la vita quotidiana 1 distendersi per terra, mettere le cuffie nell’MP3, alzare il volume al massimo così che la musica superi il volume dei tuoi pensieri e poi ritrovarsi in ogni singola frase e parola che ascolti. 2 riuscire a guardare per qualche secondo il sole (e non camminare a testa bassa) 3 andare da una persona per te importante e dirle che le vuoi bene. 4 sedersi all’aperto a leggere un libro con vicino il tuo amico cane che vorrebbe scambiare con te tante parole. 5 avvicinarsi a un fiore, guardarlo veramente, respirarne il profumo e farsi trasportare via dai pensieri. 6 tornare a casa stanchi, aprire la porta e stringere forte il tuo cane che ti travolge di bene. 7 cantare a voce alta una canzone mentre corri sulla tua bici senza una meta precisa. 8 dare un abbraccio, invece di salutare in modo freddo. 9 guardare qualcosa - un albero, un prato, una nuvola - e immaginarsi in un altro luogo, lontano. 10 chiedere “come stai?” a chi sta a un metro da te Alice Marcocchio, Elizabeth Adjar Fatima Seydou, Gaia Infanti, Luca Sabino Nicole Mariuzzo, Riccardo Bazzana “C’è un netto confine tra esistere e vivere, tra indifferenza e coraggio, tra torpore e sapore, tra ignorare e sapere. Io voglio essere sapiente e saporita, coraggiosa e viva”. Martina Leonarduzzi, 14 anni prima edizione_giugno 2014