L`impronta idrica di una nazione equivale al volume totale dell

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L`impronta idrica di una nazione equivale al volume totale dell
L’impronta idrica di una nazione equivale al volume totale dell’acqua utilizzata per produrre i beni
ed i servizi consumati dai suoi abitanti.
L’UNESCO ha perfezionato una ricerca che misura l’impronta idrica ed il nel Planet Living Report
2008, pubblicato dal WWF International, (LINK) l’impronta idrica è stata utilizzata per la prima volta
come indicatore alla pari dell’impronta ecologica.
Possiamo calcolare la nostra impronta idrica la sul sito della Water Footprint Network (LINK)dove
troviamo il Water Footprint Calculator (LINK), u’opportunità per capire quanta acqua consumiamo
e quanta ne potremmo risparmiare.
Calcolare quanta acqua si consuma non vuol dire solamente definire la quantità visibile che si usa
ma vuol dire anche definire quanta ne serve per esempio il cibo o per una maglia di cotone,
comprendere cioè il peso della cosiddetta acqua virtuale.
Nel 1998, Tony Allan, docente al King’s College di Londra, ha definito l’acqua virtuale quella
quantità di oro blu necessaria a fabbricare un determinato prodotto: l’acqua invisibile, quella che
non si tocca materialmente ma che incide pesantemente sulla gestione delle risorse idriche e sulla
loro complessiva disponibilità. Quest’acqua ‘virtuale’, inoltre, viene calcolata tenendo conto degli
import ed export dei e dai vari paesi o continenti in relazione al flusso di acqua che accompagna
quel determinato tipo, merce o bene, di scambio. Al Consiglio Mondiale dell’Acqua, nel 2008, i
Paesi sono stati invitati ad una maggior cooperazione e stimolati ad evitare potenziali conflitti
perché, a livello globale, il traffico di acqua virtuale ha implicazioni geopolitiche che non vanno
sottovalutate soprattutto data la scarsità di questa risorsa. La teoria di Allan sottolinea i benefici in
termini economici e ambientali dei flussi di acqua virtuale tra Paesi: una nazione può conservare le
sue risorse idriche importando prodotti idrointensivi. Di conseguenza se un bene è esportato da
un’area ad alta produttività idrica, quindi a basso contenuto di acqua virtuale, verso un’area con
bassa produttività idrica, il commercio internazionale può diventare uno tra gli elementi
determinanti per un risparmio globale. Ogni azione sulla via del risparmio, anche quella individuale,
evita l’avviarci verso una crisi idrica mondiale.