Vogliamo la fine del randagismo…o dei cani di razza pura?
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Vogliamo la fine del randagismo…o dei cani di razza pura?
Vogliamo la fine del randagismo…o dei cani di razza pura? Di Valeria Rossi Periodicamente, le associazioni animaliste (ENPA, LAV e altre) partono con campagne pubblicitarie che, anziché promuovere i cani da adottare, criminalizzano (o quasi) gli allevatori di cani di razza pura. Il manifesto LAV che vedete qui a sotto, qualche anno fa, scatenò le reazioni indignate della cinofilia ufficiale, che si ribellava con veemenza a questa forma di “razzismo al contrario”. Crediamo sia il caso di approfondire l’argomento con alcune considerazioni che potranno apparire a loro volta polemiche, ma che vogliono solo trovare una risposta alla domanda che dà il titolo a questo articolo. Vogliamo davvero la fine del randagismo? E allora perché, in alcuni casi, proprio gli organi direttamente interessati si comportano in modo assolutamente incoerente con lo scopo dichiarato? Quello del manifesto LAV è solo un primo esempio: boicottare il cane di razza dipingendolo come un “inutile oggetto di lusso” (perché questa è l’immagine che traspare dal manifesto incriminato) non può certo ottenere l’unico scopo di invogliare la gente all’adozione di cani abbandonati. Uno sgradevolissimo effetto collaterale sarà sicuramente quello di far pensare al grande pubblico che i cani di razza siano “oggetti” leziosi per persone in cerca di uno status symbol, e non di un vero amico. Ma a questo punto tutti i proprietari di graziose meticcette si saranno sentiti in dovere di pensare: “Giusto! Chi compra “quei cosi lì” è un razzista! Molto meglio la mia Birba, che ora è pure in calore…quindi le faccio fare una bella cucciolata di cani “veri”, rustici e senza tante menate. E li piazzerò di sicuro, visto che si fa propaganda contro i cani di razza!” Questo la LAV dovrebbe saperlo benissimo! Quindi, a che gioco stiamo giocando? Se andiamo a leggere tra le righe di varie proposte di legge, ci rifaremo la stessa domanda. Perché le leggi sui “cani pericolosi”, le proposte di “patente di guida per la “conduzione” di alcune razze (io alla patente cinofila sarei STRAfavorevole, ma solo se interessasse TUTTI i padroni di qualsiasi razza e non-razza) e così via…sembrano andare tutte nella stessa direzione e avere tutte lo stesso scopo: l’eliminazione del cane di razza pura. Basta guardare le percentuali nei rifugi per capire che condannare le razze pure, e quindi incentivare la produzione di meticci, è il modo migliore per incrementare il randagismo. I cani belli, tipici, sani e soprattutto di buon carattere (e cioè quelli prodotti dai migliori allevamenti) al canile non ci finiscono. E non venitemi a raccontare che nei rifugi ci sono anche molti cani di razza, perché non è esattamente così: nei rifugi ci sono cani dell’Est, cani prodotti dal cagnaro di turno, cani che “somigliano” a labrador, setter o pastori tedeschi e che con molta buona volontà i volontari cercano di spacciare per tali…ma che tali NON sono. Non sono belli, non sono tipici e spesso non sono neppure di buon carattere: ed è quasi sempre per questo che sono stati abbandonati. Che la gente sia cattiva e carogna è un dato di fatto, ahimè. Ma alcune leggende metropolitane sul randagismo andrebbero sfatate. Per esempio, non è vero che si abbandonano cani solo d’estate: si abbandonano cani tutto l’anno. Quindi quello delle ferie non è il “motivo” per cui il cane viene mollato…ma semmai è il “momento” in cui (con frequenza solo leggermente superiore alla media) si arriva a mettere in pratica una decisione che in realtà si era già presa da tempo. E perché si era presa? Semplice: perché il cane si era rivelato una scocciatura. Si era scoperto, guarda un po’, che non era un peluche ma un essere vivente che mangiava, sporcava, rosicchiava, abbaiava, richiedeva attenzioni…e dopo l’entusiasmo iniziale per il cucciolino tanto carino ci si era resi conto che un impegno così era al di sopra delle proprie forze. Ricordiamo che la stragrande maggioranza dei cani viene abbandonata entro il primo anno di vita! Ma quando una persona si rende conto che non regge la presenza del cane in casa, cosa credete che faccia? Che parta e lo molli sulla prima autostrada disponibile? Io credo proprio di no. Un minimo di cuore ce l’hanno quasi tutti…o meglio, ce l’hanno sicuramente MOLTE più persone di quelle che alla fine abbandonano davvero il cane in autostrada. E se non gli frega nulla del cane, a forza di vedere manifesti e spot pubblicitari, anche i più deficienti dovrebbero aver capito che un cane abbandonato è un pericolo anche per automobilisti, motociclisti e molte altre categorie di persone. Per questo io sono non sicura, ma STRAsicura che almeno il settanta per cento di questa gente, prima di liberarsi del cane in modo tanto incivile e indegno, abbia cercato di sistemarlo diversamente, chiedendo ad amici, parenti e conoscenti se lo volevano. Solo che il cane bruttarello, dal carattere non ottimale e/o malaticcio non lo vuole nessuno! Il cane bello, sano e di buon carattere, invece, si sistema facilmente. Certo, non è giusto: anzi, è una cosa atroce che l’uomo non sappia amare un cane per quello che è e si lasci condizionare dai canoni estetici. Ma questa purtroppo è la realtà dei fatti. La si potrà modificare nel tempo, facendo cultura cinofila (a cominciare dalle scuole) e animalista (non in senso “fanatico”, ma nel senso di insegnare il rispetto per tutti gli esseri viventi): ma l’attuale situazione, che vede un’immensa ignoranza di base e una scarsa sensibilità verso i problemi degli animali, non si può certo ribaltare da un giorno all’altro. Quindi, perché le associazioni protezionistiche (tutte!) tendono a fare più retorica a favore dell’adozione che campagne davvero incisive per promulgare una cultura cinofila di base? Perché i manifesti sui muri di tutte le città italiane non invitano a sterilizzare i cani (meticci e non), anziché perdere tempo in un’improbabile sfida “meticcio vs cane di razza”? Viene spontaneo chiedersi se davvero si DESIDERI, ardentemente e con convinzione, la fine del randagismo. E sorgono molti dubbi, avvallati da alcune considerazioni pratiche. Per esempio…se il randagismo scomparisse dal panorama cinofilo italiano, chi se ne avvantaggerebbe? Sicuramente i veri cinofili, a cui si stringe il cuore nel vedere per le strade poveri esserini macilenti e spauriti, a volte feriti, a volte palesemente malati, in balia delle auto di passaggio e della crudeltà di chi trova lecito gettargli addosso pietre o acqua bollente. Ma chi, invece, ci rimetterebbe? Questa è la domanda più interessante…e più preoccupante: perché i primi a rimetterci sarebbero quelli che sul randagismo “ci vivono”. Ho già accennato qualche mese fa al fatto che l’ENPA (Ente Nazionale Protezione Animali, di fatto la più antica associazione protezionistica italiana, un tempo Ente di diritto pubblico divenuto privato con decreto del Presidente della Repubblica il 31 marzo 1979) si comportasse più come un’agenzia immobiliare che come un’associazione a favore degli animali. Poiché è sempre opportuno portare prove concrete di quanto si afferma, ecco un esempio estratto da un’interrogazione parlamentare presentata nel ’92: L’ENPA sicuramente possiede il più consistente patrimonio immobiliare tra le varie associazioni protezionistiche italiane, avendo goduto e continuando a ricevere sostanziosi lasciti che però non rendono stranamente nulla, cosa amministrativamente non lecita ed umanamente non credibile; nonostante le esplicite richieste in nome della trasparenza della democrazia, la Presidenza nazionale non ha mai voluto rendere pubblico l’elenco delle numerose proprietà sparse sul territorio nazionale. Se il randagismo sparisse davvero, a chi lascerebbero i loro beni tutte le povere vecchiette senza parenti, che si sono illuse negli anni di aver aiutato cani e gatti abbandonati? Ecco qui come li hanno aiutati (da un’interrogazione parlamentare presentata nel ’95): Nell’ultimo decennio il Presidente dell’ENPA, avvalendosi della complicità del suo vice, ha gestito l’Ente senza avvalersi di revisori dei conti, con bilanci occulti (omissis) al solo scopo di ottenere benefici personali che nulla hanno a che vedere con gli scopi statutari; ultimamente il presidente nazionale, con la complicità del suo vice e del presidente della sezione di Milano, ha alienato un immobile del valore di qualche miliardo in Milano per una cifra, si dice, inferiore a quella di mercato indotto da motivi non certo protezionistici, con deliberazione illegale e senza reinvestirne il ricavato in altri immobili come imposto nell’atto di donazione. Premesso che le persone di cui si parla in questi atti sono state rimosse dai loro incarichi (però ci sono voluti più di dieci anni) e che, per quanto ne sappiamo, oggi NON ci sia alcun delinquente a capo delle maggiori associazioni animaliste… credo che comunque si cominci ad intuire quali interessi si nascondano dietro all’apparente “buon cuore” di chi sta al vertice di queste associazioni. Non sono tutti così? E’ stato un caso sporadico? No, purtroppo no. Potrei riempire pagine e pagine di dossier che vedono accusati di illeciti vari, di volta in volta, i responsabili di diverse, notissime associazioni “protezionistiche”…termine che a questo punto mi sembra quasi indispensabile mettere tra virgolette. E la cosa più grave è che questi signori non sfruttano solo gli animali: sfruttano anche i volontari, persone “davvero” di buon cuore che si sbattono quotidianamente per aiutare cani e gatti, per sfamarli e curarli, per dare loro una parvenza di vita dignitosa anche nella triste realtà dei canili. La maggior parte delle associazioni “animaliste”viaggia in un clima di totale omertà: è impossibile leggere gli statuti (forse perché è meglio non leggerli? Un vecchio statuto della Lega Nazionale per la Difesa del cane prevedeva la possibilità di vendere cani per la sperimentazione scientifica, allo scopo di finanziare l’associazione…); non dicono quali e quante proprietà possiedono; non permettono nemmeno ai soci di consultare i bilanci; i volontari sono costretti ad accettare tutto questo sulla base di ricatti morali, tipo “non rompere le scatole o qui non ci entri più”. Ma attenzione…non ci sono solo le associazioni a “marciare” sul randagismo. Ci sono anche i molti, moltissimi privati che negli ultimi anni, dopo l’approvazione della legge che impediva l’eutanasia sui cani abbandonati, hanno offerto le loro strutture (o le hanno create apposta) per dare ospitalità a un numero davvero impressionante di cani. Esistono canili che ne ospitano 6 o 7 MILA in una sola città…e alcuni gestori di questi canili ottengono fino a 5 euro al giorno per ogni singolo cane. Vogliamo fare due conti? Stiamo bassini, e consideriamo solo 3000 cani a 5 euro al giorno. 3000 per 365 per 5 fa 5.475.000 euro all’anno. Sissignori: quasi CINQUE MILIONI E MEZZO di euro. Poiché si può mantenere un cane in modo più che decoroso con meno di due euro al giorno (assistenza veterinaria media compresa), tre milioni e rotti di euro rappresentano il guadagno NETTO annuo di queste “persone di buon cuore” che si occupano di animali abbandonati. E siccome al peggio non c’è mai fine, molte di queste persone “di buon cuore” non investono affatto i due euro al giorno per mantenere i cani, ma danno loro da mangiare immonde schifezze che costano meno di 50 centesimi al giorno. Non per niente c’è un vero e proprio assalto alle gare di appalto per queste strutture “a scopo benefico” (a cui spesso le associazioni protezionistiche, non essendo forse abbastanza sporche e prive di scrupoli, non vengono neppure invitate). E non per niente chi ha tremila cani in canile non ha alcun interesse nel vederli adottati. ANZI! Diversi servizi (per esempio quelli di Striscia la Notizia) hanno chiarito al mondo, se mai ce ne fosse stato bisogno, che queste persone non fanno entrare il pubblico, accampano scuse, fingono di essere chiusi e così via…tutto perché si scocciano da morire se qualcuno gli porta via i loro cinque euro al giorno. Dietro a quei cinque euro c’è un essere vivente che soffre e che avrebbe tanto bisogno di una famiglia “vera”? MA CHISSENEFREGA! Naturalmente questo stato di cose, in un Paese civile, non dovrebbe essere possibile. Ma non c’è mai un controllo, non c’è nessuno che intervenga? E come no! Ci sono i controlli delle ASL, obbligatori e periodici. Ma uno che guadagna tre milioni l’anno puliti, secondo voi, non può investire qualche spicciolo per mettere a tacere anche le ASL? Figuriamoci. Vengono colpiti (e magari chiusi da un giorno all’altro…con le conseguenze che vedremo tra poco) solo i canili che finiscono, per un motivo o per l’altro, nell’occhio del ciclone. Il famigerato canile di “Casa Luca”, a Roma, è stato chiuso perché è finito in TV…e non certo perché il nostro governo, le nostre ASL o le nostre forze dell’ordine se ne fossero interessate. Perché il marcio venga punito occorre che il marcio diventi famoso: così funziona in Italia. Ma intanto che si chiude un canile lager, altri diecimila prosperano sulla pelle dei cani abbandonati. E immaginiamo quanto sarebbero felici, i loro gestori, se il randagismo sparisse! Ma ora torniamo un attimo al canile che viene chiuso, con conseguente esubero di cani abbandonati nella città X, che ovviamente non si sa dove infilare perché gli altri canili (lager o no) sono regolarmente stracolmi. A questo punto può accadere che compaiano all’orizzonte un gentile signore e/o una gentile signora che si offrono di prelevare un numero imprecisato di cani per condurli all’estero, dove il fenomeno del randagismo è stato fin troppo limitato, tanto che la gente è letteralmente affamata di bastardini da coccolare. Chi crederebbe a una simile panzana? Nessuno, vero? E invece c’è chi ci casca, o finge di cascarci, e affida “pacchi” di cani a questi gentili signori che spariscono poi nel nulla. Nessuno è ancora riuscito a capire dove finiscano effettivamente i cani. Cosa ci sarà dietro? Pellicce? Vivisezione? Non siamo in grado di dirlo. Quello che possiamo dirvi è che, tempo fa, un animalista riuscì ad ottenere nome e indirizzo della famiglia tedesca presunta destinataria di uno dei tanto agognati bastardini, e andò a vedere personalmente. La persona che gli aprì la porta non solo non sapeva nulla di questa storia, ma non aveva mai avuto cani e neanche ne desiderava uno. Un altro animalista, qualche anno fa, seguì un furgone carico di cani “da portare ad adottare all’estero” e riuscì a farlo bloccare poco prima che passasse la frontiera. A bordo c’erano quaranta cani narcotizzati…perché è risaputo che gli animalisti gentili che portano cani a famiglie straniere glieli portano SEMPRE narcotizzati! E’ un tocco di classe in più che la nuova famiglia non potrà non apprezzare! Bene…sapete cos’è accaduto, di fronte all’evidenza più lampante? E’ accaduto che i gentili signori hanno sciorinato la loro favola delle “famiglie straniere in attesa di meticcio”, che le forze dell’ordine se la sono bevuta e che l’animalista E’ STATO DENUNCIATO PER DIFFAMAZIONE, per aver osato insinuare che questi adorabili personaggi perseguissero fini non protezionistici! Sembra impossibile? Peccato che sia anche vero: parliamo di fatti ampiamente documentati, che sono finiti su tutti i giornali. Così come è documentato il fatto che una veterinaria inviata dalla ASL sia entrata in un canile gestito da volontari, abbia trovato trenta cuccioli in discreto stato generale di salute, abbia deciso che erano troppi e li abbia soppressi tutti per “motivi demografici”. Uno dei volontari presenti, choccato dalla scena a cui aveva assistito, la riportò pari pari sul suo sito Internet, definendo la dottoressa “una veterinaria isterica”. Com’è finita? Semplice: il volontario è stato denunciato per diffamazione, mentre la veterinaria ha raccontato che i cuccioli erano tutti in fin di vita…e continua ad esercitare tranquillamente la professione, vivacemente supportata dall’Ordine dei veterinari. Lo stesso Ordine, peraltro, che supporta i veterinari compiacenti che invece di curare i cani dei canili lager, quando si ammalano, vanno a sopprimerli di nascosto senza denunciare nulla. E NON lo fanno gratis. Tutto questo è stato più volte accertato e provato: questa è la situazione del randagismo in Italia. Ma quale “piaga da combattere”? Il randagismo è un enorme business che mantiene nel lusso centinaia di persone. E nessuno, se non i poveri deficienti che hanno davvero a cuore il bene dei cani, vuole vederne la fine. Perché se si volesse davvero la fine del randagismo, la soluzione sarebbe semplicissima: basterebbe la sterilizzazione obbligatoria per i meticci. Intanto che si va a fare il tatuaggio all’ASL, i maschi vengono vasectomizzati e le femmine ovariectomizzate. GRATUITAMENTE, perché i soldi ci sono: basta toglierli agli sfruttatori e usarli per pagare i veterinari. A chi non la rispetta la legge, due o tremila euro di multa. E fine della favola. Chi vuole un bastardino va a svuotare finalmente i canili, mentre le strutture esistenti si lasciano ad esclusiva disposizione dei cani non adottabili perché malati, o dal carattere ormai irresistibilmente rovinato dalle esperienze precedenti. I miliardi di euro che oggi si buttano via per ingrassare i delinquenti che sfruttano i cani si spendono per le sterilizzazioni e per aiutare queste povere bestie. Una volta che tutti i canili e tutti i rifugi saranno vuoti, si potrà permettere nuovamente la nascita di cani meticci: ma severamente controllata, come dovrebbe essere (e non è) anche quella dei cani di razza. Ma per ora fermiamoci ai meticci, e chiediamoci: CHE CI VUOLE, ad eliminare il randagismo? Per farlo sparire completamente nel giro di dieci anni basterebbe una legge: ma è una legge che darebbe troppo fastidio ai troppi personaggi che lucrano sulla pelle dei cani abbandonati. E siccome questi personaggi hanno già lucrato tanto, e dispongono di molti soldi, ecco che sono loro a fare le regole. Perché “denaro” è “potere”. Dimenticavo…bisogna anche considerare la probabile opposizione di chi pensa che la sterilizzazione sia una violenza sui “poveri cagnolini che hanno tutto il diritto di riprodursi”. Ma questo, a mio avviso, è un falso problema. Infatti, se amano davvero i cani, queste persone dovranno capire che questa scelta non danneggerà in alcun modo la loro Birba o il loro Fuffi (visto che la sterilizzazione, semmai, risparmia solo gravi problemi di salute). Invece può evitare che milioni di altre Birbe e di altri Fuffi trascorrano una vita indegna, in balia di maltrattamenti e sfruttamenti. Sono convinta che, con una campagna informativa davvero estesa e completa, tutti i veri cinofili capirebbero. E chi cinofilo non è, NON DEVE AVERE CANI!