A fuoco impianti da sci 4
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A fuoco impianti da sci 4
30 Provincia L’ECO DI BERGAMO MARTEDÌ 12 LUGLIO 2016 Foppolo, i piromani giunti da un sentiero Indagini sul codice della bombola a gas Il giallo dei roghi. Nessun elemento dall’unica telecamera in paese : l’incursione da Carona o dalla Valtellina Dal numero di serie del contenitore trovato inesploso si lavora per risalire a dove è stato venduto e a chi FOPPOLO VITTORIO ATTANÀ «Bombola per il fornelletto a gas? Macché, io il caffè in cabina lo facevo sulla piastra elettrica». L’addetto alle seggiovie Montebello e Quarta Baita si accende una sigaretta e rivolge lo sguardo verso la montagna, senza sapere se avrà ancora un lavoro, dopo i roghi dolosi che hanno distrutto gli impianti. Il dettaglio del caffè, invece, vien buono per gli inquirenti: sulla scena del crimine è stata trovata una bombola a gas piuttosto grossa, che prima non c’era. Gli addetti hanno confermato che per la pausa caffè utilizzavano la piastra elettrica. L’hanno portata i piromani? È un’ipotesi che apre una (delle tante, per ora) interessante pista investigativa. La bombola non è esplosa e quindi, attraverso un codice stampigliato, si potrebbe risalire al lotto di produzione e quindi al negozio dove è stata venduta, e forse a chi l’ha acquistata. Il percorso dei piromani PERCORSO SENZA SISTEMA DI TELECAMERE PERCORSO CON TELECAMERA NEL CENTRO DALLA VALTELLINA (Fusine-Passo Dordona) LA ZONA DELLA QUARTA BAITA Una delle bombole trovate adatto a mezzi 4x4 e moto Sterrato adatto a mezzi 4x4 e moto adatto a mezzi 4x4 e moto DA CARONA FOPPOLO Le sigarette ai Ris È solo una delle attività che impegna i carabinieri della compagnia di Zogno, coordinati dal pm Gianluigi Dettori. Ieri mattina sul teatro dei roghi c’è stato un nuovo sopralluogo dei carabinieri di Branzi insieme alle «tute bianche» della squadra rilievi del nucleo investigativo. «Solo uno scrupolo, non è stato repertato nient’altro», dice un inquirente. Nel frattempo il materiale prelevato venerdì mattina è pronto a partire alla volta di Parma, destinazione Ris: in laboratorio si cercheranno impronte sui reperti e Dna su mozziconi di sigaretta utilizzati come innesco. Il movente I fronti intanto si moltiplicano. In caserma a Branzi vengono convocati a testimoniare dipendenti ed ex dipendenti. Si indaga sul possibile movente. Si ipotizza il gesto inconsulto di uno dei lavoratori a cui Brembo Super Ski doveva stipendi arretrati. «Ma come può Dal centro di Foppolo La seggiovia sotto sequestro essere? – osserva uno di loro – chi darebbe fuoco alla sua fonte di reddito?». Si pensa ai debiti per 12 milioni della società. È stata acquisita anche la polizza assicurativa stipulata con la Allianz: verrà studiata. Intanto, sul campo gli investigatori cercano di capire da dove sono passati i piromani. Ieri una pattuglia di carabinieri si è recata all’infopoint di Brembo Super Ski dove ha acquisito una copia delle riprese video digitali della telecamera (l’unica funzionante) posta all’ingresso di Foppolo, installata l’anno scorso e «intelligente» perché in grado di leggere le targhe. Addetti di Brembo Super Ski avrebbero già dato un’occhiata senza notare alcun veicolo sospetto in orari compatibili con il raid incendiario, ma toccherà ai carabinieri osservare fotogramma per fotogramma. Gli inquirenti sono comunque scettici: soltanto un ingenuo andrebbe a compiere un attentato incendiario percorrendo una strada sorvegliata da un occhio elettronico. L’ipotesi più accreditata è che i piromani siano arrivati non dall’abitato di Foppolo, ma da uno dei due percorsi alternativi, entrambi sterrati, uno che proviene da Carona-Val Carisole e uno addirittura dalla Valtellina, dal Passo di Dordona (telecamere all’imbocco: nessuna). Traballa anche l’unica certezza: che i piromani siano arrivati in moto non è sicuro. Tracce di pneumatici ci sono ma ogni giorno passa gente con i trial da quelle parti. «Una moto di quelle, di notte, fa rumore, l’avremmo sentita», osserva un allevatore della zona. Un fuoristrada ne fa meno. E trasportare bombole del gas, così, potrebbe essere più semplice. ©RIPRODUZIONE RISERVATA Gara al Curò, ferito al podio Poi subito in volo all’ospedale Valbondione Alessandro Noris si è piazzato terzo, nonostante il ginocchio tagliato con una roccia. Portato a Piario con l’elisoccorso «Tre laghi tre rifugi», un podio insperato e un imprevisto giro in elicottero. Intervento dell’elisoccorso del 118 domenica scorsa al rifugio Curò, dove era previsto l’arrivo della classica gara di corsa in monta- efJfznfTvwH9suwMjGp8kHfC8ZJhvRnG4t4hBNUk0mI= gna, partita da Valbondione e giunta in quota con un nuovo percorso, che ha compreso anche il rifugio del Barbellino e i laghi del Gelt e della Malgina. Ad aver bisogno dei soccorsi è stato Alessandro Noris, 27 anni di Gandino, infortunatosi sul percorso quando era in testa alla gara, ma comunque giunto al traguardo con un ottimo terzo posto. «Attraversando una vasta chiazza di neve – ha raccontato lui stesso su Facebook – sono sprofondato fino a metà coscia colpendo una roccia invisibile dall’alto e aprendomi così un ginocchio. Non so come, ma ho concluso la gara: la rabbia e la voglia di arrivare erano troppe». Noris, portacolori della Scais 3038, puntava a coronare una settimana memorabile, dato che il 1° luglio ha ottenuto la vittoria da «raccoglitore» nella celeberrima «Corsa delle uova» a Gandino. Fra il lago del Gelt e l’arrivo al Curò la ferita al ginoc- Il veterano delle seggiovie «Qualcuno vuole che si tocchi il fondo Già 9 anni fa il rogo alla baita Camoscio» C’è un inquietante precedente quanto a roghi dolosi sulle montagne di Foppolo e ce lo ricorda una delle memorie storiche, Fulvio Bianchi, da un anno in pensione ma per ben 38 anni addetto al funzionamento degli impianti di risalita. «Sì, la Baita Camoscio», ricorda Fulvio Bianchi, che gestisce il bar Edelweiss con la sua famiglia e conosce tutti. «Anche in quel caso fu un misterioso rogo doloso. Il rifugio bruciò e non si seppe più nulla sul motivo o sugli autori». Era il novembre del 2007 e la stagione invernale stava per cominciare. Qualcuno forzò una finestra al piano terra dell’edificio e appiccò il fuoco. Arrivarono sul Fulvio Bianchi posto Beppe Berera nelle vesti di presidente di Brembo super ski, e Santo Renzo Cattaneo, gestore del rifugio dal 1975 e allora sindaco di Valleve, e Gianfranco Quarti come responsabile della società San Simone Evolution proprietaria della struttura. C’è un legame tra le vicende di allora e quelle di oggi? Difficile. Ma la coincidenza è inquietante. «Io non credo che sia stato un operaio – osserva Fulvio Bianchi – a dar fuoco alle seggiovie. Ma è evidente che c’è qualcuno che ha voluto far precipitare la situazione fino a toccare il fondo. In passato ci sono state difficoltà economiche ma poi sempre risolte: per un ritardo di tre mesi io venni poi pagato con gli interessi. Qualcuno, dopo quello che è successo, dovrà farsi un esame di coscienza». V. A. ©RIPRODUZIONE RISERVATA chio di Alessandro sanguinava vistosamente e subito dopo l’arrivo è stato allertato l’elicottero del 118: decollato da Bergamo ha trasferito l’atleta all’ospedale di Piario per cinque punti di sutura. La vittoria nella «Tre laghi tre rifugi» è comunque rimasta in Val Gandino, a imporsi è stato l’amico-rivale Paolo Poli di Casnigo, che difende i colori de La Recastello Gazzaniga ed è reduce dalla vittoria nella Colere-rifugio Albani. Al termine dei 22 chilometri (e 1.800 metri di dislivello) Poli ha preceduto di poco più di un minuto Fabio Bonfanti. Fra le donne la vittoria è andata invece a Lisa Buzzoni della Sportiva Altitude, davanti a Sara Belotti e Nives Carobbio. G. B. G. Alessandro Noris, di Gandino, di corsa con un ginocchio sanguinante