MOLTINPOESIA

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MOLTINPOESIA
MOLTINPOESIA
Aprile 2009
LA SERATA DEL 26 MARZO
ÿBuonasera, mi presento. Sono Moltinpoesia.
I poeti laureati mi chiamano invece Similpoesia, Parapoesia o giù di lì.
Ma io non mi lascio impressionare.
Leggo i loro nomi e capisco perché hanno scelto di guidare il Rito che amministra Bellezza e Qualità solo per
conto di Partiti Chiese e UniversitàŸ
Con queste parole, del tutto inconsuete e irrituali,
Ennio Abate, che coordina il Laboratorio della „moltitudine poetante‰, attivo dal marzo 2006, ha scelto
di introdurre la bella serata svoltasi il 26 marzo 2009
nella Palazzina Liberty, alla Casa della Poesia.
Una serata ben riuscita, grazie allÊintelligente regia di
Maria Dilucia e alcuni suoi collaboratori teatrali, anche
se preparata in fretta e furia.
Dopo la presentazione di Abate, la sceneggiatura
prevedeva la lettura dei testi scritti dai partecipanti
al Laboratorio o degli iscritti alla nutrita mailing-list
che segue con attenzione e anche da lontano (Roma,
Salerno, ecc.) il prezioso lavoro. Per non appesantire
lÊuditorio, nellÊintervallo, da una composizione allÊaltra, sottofondo musicale.
Parola poi a Donato Salzarulo per presentare le varie rubriche di questo Fogliettone, a Luisa Colnaghi
per illustrare il lavoro di traduzione fatto da molti
partecipanti su diversi testi e a Grazia de Benedetti
per sintetizzare uno dei tanti dibattiti di approfondimento svoltosi a colpi di e-mail: quello sulle poesie
dialettali e sul rapporto dialetti-lingua italiana.
A ringraziare per lÊattenzione e lÊaccoglienza, infine,
Beppe Provenzale che, partendo dal verso di unÊode
musicata da Handel (ÿLa salute gentile scende su ali
piumateŸ), incoraggia il pubblico a fare lÊesperienza
della poesia, ad uscire ÿdal tempo stretto e relativo
di tutti i giorniŸ.
Erano presenti alla serata anche Giancarlo Maiorino
e Tommaso Kemeny.
Testi ed interventi sono leggibili sul sito www.Poliscritture.it nella sezione „Diario di lavoro dei Moltinpoesia‰.Chi lo visiterà potrà giudicare la serietà e
profondità del lavoro finora svolto e in corso.
MARIO MASTRANGELO
ÂO ccuttone cu Âa vocca
Si putessÊesse róce
Âo mumento
cÊavimmÊ Âa parte peÊ gghì rintÊ â notte!
Si fra tuttÊ Âe mistere
cÊattuorno â fine stritte sÊarravogliano,
na cosa almeno putessÊesse certa,
ca peÊ cchillu distacco nun se resta
a suffrì ancora e cchiù,
nterra, fra Âe spàseme,
comÊ ê ccóre tagliate rÊ Âe llacerte.
Ma a rompe Âo filo cÊa Âo munno ce attacca,
fosse nu gesto morbido e leggiero,
chiuso mmiezÊa nu vaso
Âe tenerezza càvera e addurosa,
come a chillo
ca fa, spezzanno Âo cuttone cu Âa vocca,
na femmena quannnÊha fenuto Âe cóse.
LEONARDO TERZO
Coro dei Fantapoeti nel girone degli affamati (di fama)
Narcisi assatanati
Ci siamo prenotati
Un posto nel loggione
Del nostro fogliettone.
Sarà una bella mossa
Poeti alla riscossa.
Commossa gratitudine
Si dia alla moltitudine
Che ci ha catalogati
Timbrati ed ospitati.
Ci siamo mossi in coro
Per darci un bel decoro,
E questo basta e avanza
Sembra una gravidanza
Di forti tutti in fila
Siamo una bella pila
Pallidi come spettri
Non vogliamo sembrar gretti
Ma per giungere in cima
Con rima o senza rima
Ci siam precipitati
Affannati
E spietati
Eppur bene educati
Ognuno ha avuto poco
Ma abbiamo dentro un fuoco
Che scardina le porte
Chissà⁄dopo la morte
CÊè chi spera da subito
Anche senza decubito
E chÊinvoca il millennio
Fidando nel buon Ennio.
Santo, santo poeta!
Non è una bella meta?
Facciamo tenerezza?
CÊè lÊantica saggezza:
Est omnia munda mundis.
Il cotone con la bocca
Se potesse esser dolce
il momento
in cui dovremo partire per andare nella notte!
Se fra tutti i misteri
che attorno alla fine si avvolgono stretti,
una cosa almeno potesse esser certa,
che per quel distacco non si resterà
a soffrire ancora di più,
a terra, fra gli spasimi,
come le code tagliate delle lucertole.
Ma a rompere il filo che al mondo ci attacca,
fosse un gesto morbido e leggero,
chiuso in mezzo ad un bacio
di tenerezza calda e odorosa,
come quello
che fa, spezzando il cotone con la bocca,
una donna quando ha finito di cucire.
- DIZIONARIETTO DEI MOLTINPOESIA ANNA BELTRAMI Sono nata a Omegna, sul lago
dÊOrta, quando nacqui lÊinfermiera mi lasciò cadere
per terra, ma era destino che sopravvivessi e scrivessi
poesie!
Lavoro e vivo a Milano, ho incominciato a scriver
poesie abbastanza tardi e per caso. Non ho mai pubblicato, ma sono stata alla „Corrida‰ dove ho letto
una poesia. Mi interesso anche di letteratura e storia.
Grazie. Anna.
MEMORIE MILANESI
Rosso fuoco dei tramonti
Che si stemperano
Sullo sfondo di via Ripamonti.
Sere fredde, stellate
Di stagioni passate,
è carnevale,
improbabili maschere
scivolano leggere
nei giardini di Porta Venezia.
Corrono i ragazzini,
sembra quasi che vogliano succhiarsi la città,
immota, deserta, dei meriggi dÊestate,
per loro il sollacio della fontana del Castello.
Un pallido sole, giornata ottobrina,
LUIGI CANNILLO è nato e vive a Milano, dove
insegna tedesco in una Scuola Media Superiore. Ha
pubblicato diverse raccolte di poesia e contribuito con
interventi critici a raccolte antologiche. EÊ redattore
della rivista la Mosca di Milano e componente dellÊAssociazione Culturale Milanocosa.
Organizza eventi di presentazione libri e autori e il
Concorso Marina Incerti per studenti della Regione
Lombardia.
La natura ha un disegno evidente
fingendosi fragile affondare la spina
offrirsi armata allÊaggressore
Mentre contempli o modifichi
prepara burrasca fuoco improvviso
detta la legge e il suo rovescio
Chiamando per nome raggiunge
il rifugio sommerso nellÊisola
e nella moltitudine ogni singolo
Mio carnefice, insiste, figlio amato
Correvo inseguito dal richiamo
alfiere avvolto nella sua bandiera
Accendo i suoi misteri e quando cado
mi risolleva ancora incandescente
- 2 - MOLTINPOESIA
RAFFAELE CICCARONE Laureato in economia, ex
insegnante, ex bancario, pittore e scrivente impenitente alla ricerca del nuovo.
Moltinpoesia
surreale babele
many words
che sÊinseguono a stuolo
la i that calls a
la esse che insegue la e
la elle la enne
la p la emme
la o la t
vocali
consonanti in groviglio
che sÊammassano
sÊaccavallano
si scontrano
si cercano
MARCELLA CORSI 59 anni, conservatore museale
demoantropologo, un matrimonio, una figlia. Scrive
in poesia (due raccolte pubblicate a seguito di premi
per inedito) e in prosa (saggistica e narrativa), Traduce poesia (pubblicate alcune versioni dai Poems di
Katherine Mansfield). Fa parte della redazione di Poliscritture. Nata a Milano, vive a Roma dal Â68 senza
riuscire a considerarsi romana.
ASCOLTANDO KEITH JARRET
nessuna sconcezza nellÊimpossibile agire
Quando nemmeno gli occhi sembrano
poterti toccare quando il respiro conosce
breve superficie al raccontare
tanto in superficie che rattrista
quando neppure le ali, fatte salve le altrui
escursioni musicali ( ci vuole almeno
– a ravvicinare – lÊimpasto brutale di talune
ravvicinate contraddizioni )
allora vorrei cavalcare in scioltezza
lieta un tuo lieto sguardo
LUISA COLNAGHI (Milano) I colori tenui e la luce
chiara della campagna lombarda, dove Luisa Colnaghi
è nata e ha trascorso la sua adolescenza, sono rimasti
nei suoi occhi, così come la leggerezza della nebbia
che lei usa per colorare i suoi testi.
Ha pubblicato Camminare sullÊacqua (2003), Gufi e
Civette (2007) e La nebbia della pianura (racconti 2004). Alcuni suoi testi di poesia sono stati pubblicati
su antologie e riviste nazionali e internazionali. EÊ redattrice della rivista Il Monte Analogo.
GRAZIA DE BENEDETTI Vive con il marito, e una
figlia nei pressi, a Milano. Già insegnante, si è riciclata in giornalista. Le sue sono sempre state „poesie
da cassetto‰, con i Moltinpoesia, per la prima volta si
è cimentata nellÊarmonizzarne alcune in una raccolta,
Schegge carsiche, e in qualche lettura davanti a un
pubblico. Non ha mai tentato di pubblicare
RITRATTO A MATITA
PAESAGGIO LOMBARDO
La primavera di Mosca
era già arrivata. Nella luce
di sole freddo e chiaro
era apparso lÊartista,
disegnava creava,
seguiva sui miei passi.
In cerca di idee che
non si trovano andavo
sulla strada della poiesis
qui chiamata Arbat Prospeckt
mondo di pittori colori
di arte e musica.
Esitanti soste e riprese
indugio di sguardi, occhi
come punte di diamanti,
scrutando cercando
sul viso, sul disegno,
lÊartista lÊimprovviso.
Il ritratto a matita era
segnato da lieve malinconia
fissato sul foglio bianco con
un soffio di lacca trasparente.
Fievole il prato azzarda
uno squillo di verde,
bruni ancora dÊinverno
e di foglie testarde
gli alberi affacciano fragili germogli.
Ma non è campagna,
corrosa da lamiere butterata di cemento
ove stridono colori sfacciati e grigi tombali
ammorbati da cataste.
Campi solcati da capannoni e strade
lÊocchio non sa dove perdersi,
solo coi suoi cipressi
galleggia un cimitero.
Sperduto un contadino
vaga col suo trattore
cercando zolle da rianimare.
Questo Fogliettone, coordinato da Donato Salzarulo,
è stato elaborato col contributo dei partecipanti al
Laboratorio.
Un grazie a tutti e, in particolare, a Ennio Abate
per lÊimmagine di Arlecchino e a Emanuela Viganò
per le immagini delle Muse e per lÊimpaginazione.
- INCONTRI CON I POETI GIOVANNA DE CARLI è nata sulla luna il 2 /9 del
1951. Insisti, insisti, la sua famiglia lÊha convinta a
venire sulla Terra . Dopo pochi mesi di disagi e disambientazione ha deciso di diventare invisibile. Ancora
oggi lo è, sebbene con fatica e imperfezioni.
Ci sono giorni per esempio in cui è perfettamente visibile ma lei è convinta del contrario. O altri in cui è perfettamente invisibile ma lei è convinta del contrario.
Oppure mezzo e mezzo in un verso e nellÊaltro. Tutti
questi malintesi sullÊesserci o il non esserci le creano
problemi di comportamento e stati dÊanimo.
Per esempio quando è invisibile si sente autorizzata a
restare vuota, muta e vaga e si offende quindi molto
se altri, da fuori, le bussano in faccia e le gridano EHI!
Allora? Ti ho fatto una domanda! Rispondi!
O la invitano a pranzo e si aspettano che lei vada o
le parlano in generale di qualcosa ma soprattutto del
mondo che lei è invisibile proprio per non parlare del
mondo, figuriamoci..
Altre volte, quando è invisibile, molti la cercano e si
preoccupano ma lei non può rassicurarli perché le diventa invisibile anche la voce.
Quando poi torna visibile tutti vanno lì e le dicono che
è antipatica.
EÊ di neve il mio dolore
Si accumula a strati, senza rumore
La montagna ghiacciata ha raggiunto la luna
Voci che mi cercano, nessuna
MARIA DILUCIA nata a Cerignola, paese di Giuseppe di Vittorio, nel 1957, educatrice e in passato tanti
altri lavori: contadina, operaia, commessa, disegnatrice di abbigliamento e una decina di anni passati in
teatro a scrivere e dirigere e a volte recitare. Grata
alle parole che ho letto da piccola quando „coabitavo‰
con una magazzino di una libreria e da grande perché
mi hanno permesso di uscire dallÊincoscienza o come
direbbero i fratelli illuministi dal buio della ragione.
Grata particolarmente alle parole di Sofocle, Euripide,
Aristotele (la Poetica), Aristofane, Giacomo Leopardi,
Albert Camus, Silvia Plath, Wislawa Szymborska.
SILENZIO
Se potessi avere a mia disposizione
un poÊ della vostra attenzione,
un poÊ del vostro tempo,
per dire ciò che penso
non vi direi niente.
Vi chiederei di ascoltare il vostro cuore,
non me.
Perché tutto è stato detto
e tutto è stato ascoltato
E non potete più fingere di non sapere.
Se proprio qualcosa non vi è chiaro
chiudete gli occhi
ed ascoltate con attenzione
quella voce che dentro di voi
da tempo urla inutilmente.
- 3 - MOLTINPOESIA
GIAMPIERO NERI Poesie 1960-2005 – Oscar Mondadori, 2007, pp 204, Euro 11,00
Giampiero Neri, in unÊintervista, ha sostenuto di avere un solo libro da scrivere, il progetto di una vita, un discorso
che si svolge nel tempo.
Si può dire che, con la pubblicazione di „Poesie 1960-2005‰, la sua opera assume un carattere unitario. Scritta in
diverse tappe, risulta così articolata: TEATRO NATURALE (1.- LÊaspetto occidentale del vestito. 2. - Liceo. 3.- Dallo
stesso luogo. 4. - Altri viaggi) e ARMI E MESTIERI (1. - Persona seconda. 2. – Sequenza. 3. – Finale. 4. – Botaniche. 5. - Armi e mestieri)
Le poesie sono prevalentemente ambientate in Lombardia, in particolare in Brianza, zona natale del poeta, sui
laghi e a Milano. Sono una rappresentazione o teatralizzazione della vita della natura umana, animale e vegetale.
LÊesperienza del teatro è, infatti, fondamentale per lÊautore.
Così, in Teatro Naturale gli uomini, gli animali e le piante elaborano diversi sistemi per difendersi. Gli animali con
i segni che portano sul corpo, lÊuomo si maschera attraverso la parola. Le farfalle notturne sulle ali presentano
dei disegni simmetrici. Anche per gli uomini si può parlare di simmetrie. Esiste il perseguitato ed il persecutore.
Il mimetismo è una delle armi di difesa, ma anche di aggressività passiva. La natura, però, non è né buona, né
cattiva: è indifferente, come nel Dialogo della Natura e di un Islandese di Leopardi, lontana dallÊuomo, dai suoi
problemi.
Giampiero Neri osserva scientificamente il comportamento degli animali e sostiene che non sono molto diversi
dagli uomini. Un esempio è lÊasino (pseudocavallo). ÿSpesso considerato sinonimo di stupidità⁄ ma è sufficiente
conoscerlo per capire che non è così.Ÿ
LÊasino, come il poeta, è schivo, ostinato, non superbo ÿsi accontenta degli alimenti più grossolani/ tenendo
soltanto alla limpidezza dellÊacqua / ⁄ cammina sul margine esterno. Ÿ (pag. 35)
I testi delle cinque parti di Armi e Mestieri possono essere chiamati „capitoli‰; infatti in questa prima parte del libro
prevale il tono narrativo. I testi sono spesso senza titolo.
Armi e Mestieri è, per quanto riguarda i temi, la continuazione di Teatro Naturale. Il linguaggio diventa sempre
più preciso e puntuale, alla ricerca di una forma più comunicativa. Sono presenti i temi classici di questa poesia: a)
Gli animali; b) Le lotte per la sopravvivenza; c) Le riflessioni sulla memoria.
I vari capitoli, con registro prevalentemente narrativo, hanno come argomento i rapporti di forza nel mondo
animale, vegetale, umano. Neri, infatti, sostituisce il termine „arti‰ con „armi‰, volendo significare che la pace,
indispensabile al lavoro, è raggiungibile soltanto con un atteggiamento bellicoso.
Nelle dieci composizioni che lÊautore raccoglie a conclusione del libro, sono presenti personaggi che sembrano
riemergere, come sostiene Victoria Surliuga, da ÿuna vita nascosta che venga alla luce.Ÿ
Questi tipi umani appartengono al vissuto del poeta, sono ricordi di un mondo scomparso, tranne che nella memoria. Forse proprio perché questi personaggi sembrano riemergere dal passato, il linguaggio ha i contorni rarefatti
della dissolvenza.
NellÊopera è centrale il tema della memoria, intesa come riaffiorare dei dettagli per ricostruire una storia.
Animali e piante recitano il ruolo che la natura assegna loro, anche se il senso di ciò che fanno spesso li trascende.
La poesia è la trascrizione - presa dÊatto - della vita, colta in ogni dettaglio del suo caotico manifestarsi; le‰ cose‰,
viste e descritte, sono velate dal mistero e appaiono relitti di un naufragio.
La storia, trama di fatti ed eventi, è naturale; in essa il male (violenza) si contrappone al bene.
LÊunico modo per sottrarsi al dualismo fra lÊapparire e lÊessere è il mimetismo.
Il registro oscilla fra il tono ironico e quello oggettivo –didattico. La poesia diventa la traduzione di frammenti
oscuri, che, mettendoli in forma, ordina e rende visibili. Sono utilizzati figure e elementi naturali, osservati e
descritti con precisione per indagare la realtà in parte oscura.
In questo „teatro naturale‰, lÊesistenza umana è rappresentata con tutti i comportamenti e le opzioni. Senza, però,
commentare, dare spiegazioni. Il giudizio viene sospeso e lasciato allÊinterpretazione del lettore. Ad esempio nel
testo a pag. 197, Neri non entra nelle motivazioni del conflitto tra fascisti e antifascisti, perché la guerra civile è
vista più in generale come lotta tra il bene e il male: ÿa dirigere la banda musicale/ aveva ufficio un capomastro./
Uomo di parte,/ in tempi di lotte civili/ aveva avuto armi e munizioni/ a portata di mano nella sua cantina.Ÿ
In conclusione, la parola poetica in tutte queste composizioni, ha la funzione di indicare, di descrivere e di restituire
la realtà osservata come unÊesperienza concreta senza finzioni.
Maria Maddalena Monti
MATERIALE DI LAVORO
- Victoria Surliuga. „ Uno Sguardo sulla realtà - La poesia di Giampiero Neri‰. Ed. Joker. 2005.
- Francesco Marotta. Omaggio a Giampiero Neri. Monza Rassegna Annuale. Maggio 2007.
- TRADUZIONI A CONFRONTO -
- 4 - MOLTINPOESIA
Catullo carme v
Traduzione di Marcella Corsi
Traduzione di Raffaele Ciccarone
Vivamus,mea Lesbia,atque amemus
rumoresque senum severiorum
omnes unius aestimemus assis.
Soles occidere et redire possunt
nobis cum semel occidit brevis lux
nox est perpeua una dormienda.
Da mihi basia mille deinde centum
dein mille alttera dei secunda centum,
deinde usque altera mille deinde centum,
dei,cum multa milia fecerimus,
conturbabimus illa ne sciamus
au ne quis malus invidere possit
cum tantum sciat esse basiorum.
Viviamo, Lesbia mia, e amiamo
e i mugugni dei vecchi pedanti
tutti, non ci valgano un centesimo.
Gli astri possono morire e risorgere
quando, lÊunica volta, morirà la nostra
breve luce dormiremo una notte eterna.
Mille baci dammi e poi cento
poi altri mille poi di nuovo cento
e mille altri ancora e ancora cento
poi, quando saranno molte le migliaia
rimescoliamo i conti per non sapere:
che nessuno, malevolo, soffra dÊinvidia
solo a sapere che si tratta di baci.
Vlimce beine Lesbia
nan dÊadenz a r vicchi
ca nan valn chiu nud
r scirnat von e venen
e quan ce ne simm sciut
schitt na nott long
ca na fernesh meie
a no cÊaspett
p chess
mou dam mille beuc
e cint e mille angour
e pou nalt e cint
e a chis nalt e mille e cint
e quann chis frnescn
mittiml tutt nzim
accsse rÊinvdiuse
sÊbrogghn a chndarl tutt
Traduzione di Ennio Abate
Traduzione di Eugenio Grandinetti
Viviamo,lesbia mia,viviamo e amiamoci
e i mormorii dei vecchi moralisti
stimiamoli meno di un centesimo.
I soli tramontano e risorgono
ma quando a noi si spegne questa nostra
luce breve,ci toccherà dormire
soltanto una perpetua unica notte.
Perciò tu dammi mille baci e cento,
e mille ancora e ancora poi altri cento
e,continuando,ancora mille e cento
e quando molti mille avremo fatto
li mischieremo insieme e non sapremo
e nessuno potrà,tristo,invidiarci
sapendo che i baci sono stati tanti
Uè Lé, si mentÊe vivimme nge vulimme bene
Tutte ste chiacchiere ra bizzuoche
Contane cummÊa nu sorde spertusate.
E jurne vanne e venene
Ma quanne pe nuje saranne stutate
NgÊaspetta na notte senza fine.
E allora, jamme jà, cuntinuammece
A vasà mille e chiù vvote
E sti fessÊ, sapenne ca ci simme
Tante vasate, staranne zitte zitte..
[Oh Lesbia, se vivendo ci vogliam bene/ tutte queste
chiacchiere da moralisti/ contano quanto un soldo bucat./ I giorni vanno e vengono/ Ma quando per noi
due saranno spenti/Ci aspetta una notte senza fine./
E allora, su,continuiamo / A baciarci mille e più volte/
E questi invidiosi, sapendo che ci siamo/ tanto baciati,
sÊazzittiranno.]
(Vogliamoci bene Lesbia\non dar retta ai vecchi\non
valgono più niente\i giorni vanno e vengono\quando
ce ne saremo andati\solo una lunga notte\che non
finirà mai\ci spetterà\per questo\ora dammi mille
baci\e cento e mille ancora\e poi altri e mille e cento\
quando questi finiscono\mettiamoli tutti insieme\così
gli invidiosi\si imbroglieranno a contarli tutti).
Traduzione di Marilena Verri (versione in veneto)
Oh, Lesbia, se vivendo se voemo ben,
tute ste ciacoe da moralisti e conta come un soldo sbusà.
I giorni i va e i vien, ma quando par noaltri do i sarà
stuai,
ne speta na note sensa fine.
E ades., su continuemo a basarse mie e mie volte.
E sti invidiosi, savendo che se gavemo
Tanto tanto basà
I starà in siensio. Muti.
VALERIO CATULLO
Thalia, musa della poesia
bucolica
Calliope, musa ispiratrice del
poema epico
Valerio Catullo,di cui non conosciamo il praenomen, nasce a Verona in una famiglia di notabili,e qui vive gli anni
della sua formazione culturale. Insieme al fratello si reca a Roma dove ha due incontri che segneranno la sua vita
futura:quello con un gruppo di poeti innovatori (Varrone Atacino, Furio Bibaculo, Licinio Calvo) noti come „poetae
novi‰ o „neoteroi‰,e quello con Clodia (la seconda sorella del tribuno Clodio,della celebre famiglia Claudia),che
sarà il grande amore della sua vita e che egli canterà col nome di Lesbia. Malato probabilmente di tisi, come il
fratello morto prima di lui durante un soggiorno nella Troade e a cui egli dedicherà alcuni dei suoi versi più sentiti
(parte iniziale dellÊelegia ad Ortalo e soprattutto carme 101), si ritirerà a Sirmione dove morirà allÊetà di circa
30 anni.
LÊopera ci è pervenuta attraverso un manoscritto -ora perduto- trovato verso lÊanno 1000 nella biblioteca episcopale di Verona. Doveva trattarsi di una raccolta antologica -e non del „libellum‰dedicato nel carme 1 a Cornelio
Nepote- i cui testi erano stati raggruppati in tre parti con criteri metrici e non cronologici o contenutistici:
I)Nugae: 8 poesie brevi di metri vari);
II) Carmina docta (elegie lunghe,epitalami e un poemetto -‰attis‰- in galliambi);
III) Disticha elegiaca (componimenti brevi i distici).