periodico nazionale dell`istituto del nastro azzurro fra combattenti

Transcript

periodico nazionale dell`istituto del nastro azzurro fra combattenti
PERIODICO
NAZIONALE
DELL’ISTITUTO
DEL NASTRO
AZZURRO FRA
COMBATTENTI
DECORATI
AL VALORE
MILITARE
ANNO LXXIII - N. 2 - MAR./APR. 2012 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM
PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO
FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE
In copertina
“Tanto è cambiato nell’attegiamento di qualche Comandante dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri”
In questo numero:
pag. 8: Ma quanto ci “Costa”?
pag. 16:
Israele e la
primavera
araba
pag. 26: Lo sparviero del deserto
COME COLLABORARE
La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è
aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto
informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in
formato elettronico devono essere “ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non pubblicati,
NON si restituiscono.
SOMMARIO
• Sommario
• Editoriale: Le FFAA nella guerra
di Liberazione
• La Presidenza Nazionale comunica
• Lettere a “Il Nastro Azzurro”
• Ma quanto ci “Costa”?
• Il giorno della Memoria
• Il senso delle celebrazioni
• Il giorno del Ricordo
• Due incidenti stradali: sei morti
• Il commento
• Israele e la “primavera araba”
• Quando i comandanti morivano in plancia
• Diplomazia e Nastro Azzurro: orgoglio
biellese
• I Generali Cigliana
• MOVM eccellenti: Luigi Giorgi
• Lo Sparviero del deserto
• La guerra di Liberazione
• Giarabub: un’epopea!
• Un’interessante esercitazione
• Notizie in Azzurro
• Azzurri che si fanno Onore
• Parliamone ancora
• Cronache delle Federazioni
• Recensioni
• Azzurri nell’azzurro del cielo
• Potenziamento giornale
• Oggettistica del Nastro Azzurro
Pag.
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“Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le
vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIII - n.° 2 - Marzo-Aprile
2012 - Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz.
e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - Email: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore
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- C.F. 80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati
al Valor Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su
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Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana
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IL NASTRO AZZURRO
EDITORIALE: LE FORZE ARMATE
NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE
dell’Esercito, i velivoli dell’Aeronautica riportano in volo la
rimavera 1945. I gruppi
coccarda tricolore, la Marina Militare veniva posta sullo stesdi
combattimento
so piano di parità morale rispetto alle Marine Alleate.
dell’Esercito raggiunScorrendo velocemente gli avvenimenti tragici di quel
gono alcune delle principali
periodo, mi ha molto colpito il destino della corazzata
città del nord Italia: il
“Roma”, la nave ammiraglia della Regia Marina che il 9 set“Cremona” è a Mestre e a
tembre 1943, durante il trasferimento della squadra navale
Venezia; il “Friuli” entra in
da La Spezia a La Maddalena, senza alcuna copertura aerea,
Bologna; il “Folgore” dopo essere stato aviolanciato tra
subisce all’altezza dell’isola Asinara l’attacco di bombardieri
Poggio Rusco e Ferrara giunge in vista di Bologna; il
tedeschi. La nave, colpita da due bombe radiocomandate, si
“Legnano” occupa Bergamo e Brescia. È una sorta di riscatspezza in due tronconi ed affonda portando con sè 1.400
to dopo i tragici avvenimenti del settembre-ottobre 1943
uomini, compreso l’Ammiraglio Bergamini e il C.V. Del Cima,
che pesano ancora oggi come un macigno nella memoria colComandanti rispettivamente delle forze navali da battaglia e
lettiva di tutti gli italiani col suo codazzo di umiliazioni, di
della corazzata. Muoiono quasi tutti gli ufficiali imbarcati che
sciagure, di irreparabili danni materiali e morali. Lutti ed umisi preoccupano di porre in salvo il maggior numero possibiliazioni non furono risparmiati al nostro popolo né dal vecle di uomini dell’equipaggio.
chio, infido alleato né dal miope e sprezzante vincitore e
Venendo all’attualità, l’avvenimento che ha certamente
sotto quei colpi tremendi, inferti senza umanità e senza
occupato le prime pagine dei giornali è stato l’affondamento
ragionevolezza, parve che l’unità nazionale, faticosamente
della “Costa Concordia”.Volevo eviraggiunta appena ottanta anni prima,
denziare le differenze di comportadovesse sfaldarsi.
mento tra il comandante (con la c
Ma non fu così. Il popolo italiano
Lutti ed umiliazioni non furono
minuscola) della nave e altri
trovò nell’immensità della catastrorisparmiati al nostro popolo né dal
Comandanti della nostra Marina
fe la forza di reagire e le Forze
vecchio, infido alleato né dal miope Militare che si erano volutamente
Armate furono ancora una volta alla
e sprezzante vincitore...
inabissati con le loro navi.
testa della rinascita d’Italia.
Scorrendo l’elenco in ordine alfabeLa mancanza di ordini precisi e
L’Esercito pagò un ingente
la confusa linea di dipendenza gerartributo di sangue in quei due mesi: tico dei Decorati mi sono dovuto
alla lettera c, avevo già
chica ebbe riflessi drammatici sulle
20.000 uomini caduti con le armi in fermare
riempito una pagina! D’altra parte
unità dislocate sul territorio naziopugno e trucidati dopo la resa, ai
come diceva Don Abbondio al
nale e nei territori occupati.
quali si devono aggiungere altri
Cardinale Borromeo “Il coraggio
Malgrado questo gli episodi di resiuno non se può lo dare!”, ma il lauto
stenza armata furono numerosi. La
40.000 caduti nei lager nazisti, in
stipendio si, aggiungo io.
Dalmazia, il Montenegro, la Slovenia,
quanto la Germania, non
Infine dobbiamo registrare la
la Croazia e l’Albania furono testiriconoscendo il governo del sud,
morte di tre militari italiani in
moni dello sbandamento iniziale e
non considerò prigionieri di guerra i Afganisthan, vittime di un incidente
poi della reazione delle divisioni itamilitari catturati.
mentre si stavano recando a portaliane alle truppe tedesche. La magre aiuto ad altri commilitoni.
giore tragedia si verificò in Grecia e
All’arrivo dei feretri a Roma non vi
nelle Isole del Dodecanneso teatro
era alcuna autorità politica! I funerali di stato non sono stati
del tragico destino della Divisione Acqui.
celebrati in Santa Maria degli Angeli a Roma. Poveri ragazzi,
L’Esercito pagò un ingente tributo di sangue in quei due
eppure non erano in gita di piacere o non stavano andando
mesi: 20.000 uomini caduti con le armi in pugno e trucidati
in discoteca, erano in servizio. Anche loro hanno una
dopo la resa, ai quali si devono aggiungere altri 40.000 cadumamma che piangerà sulla loro tomba! Sono veramente inditi nei lager nazisti, in quanto la Germania, non riconoscendo
gnato e certo di interpretare i vostri sentimenti, porgo alle
il governo del sud, non considerò prigionieri di guerra i milifamiglie Currò, Messineo e Valente i sentimenti di vicinanza
tari catturati.
dell’Istituto del Nastro Azzurro.
La dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre
Un abbraccio forte a tutti
1943, che sancisce di fatto la posizione di co-belligerante
dell’Italia, determina una rifondazione delle nostre Forze
Carlo Maria Magnani
Armate. Viene costituito il 1° Raggruppamento Motorizzato
P
OCCORRE NUOVA OGGETTISTICA?
’oggettistica del Nastro Azzurro è sempre disponibile ed è costantemente incrementata da nuovi utili gadget. La lista degli oggetti disponibili è regolarmente
pubblicata nella quarta di copertina di questo periodico.
Qualora le Federazioni desiderassero ulteriori tipologie di gadget, ritenute necessarie
per sostenere adeguatamente l’attività d’immagine dell’Istituto in sede locale, possono farci proposte per inserire tali nuovi gadget nella lista.
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IL NASTRO AZZURRO
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LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA
l Decreto interministeriale del 20 dicembre 2011, con cui si assegnano i contributi
del Ministero della Difesa alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma per il 2012,
ha stabilito che l’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor
Militare riceverà, quale contributo dal Ministero della Difesa, 2.800 Euro.
Tenuto conto della progressiva e rapida riduzione di tale contributo negli ultimi anni
(vds. tabella sottostante), considerando anche che l’esiguità di tale cifra non risolve
alcun problema, né può essere considerata un “vero” contributo, il Presidente
Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani, ha nominato una Commissione col compito di
verificare la situazione e presentare proposte di azioni che egli si riserva di intraprendere a tutela dell’immagine e della capacità operativa dell’Istituto.
Una prima analisi da parte della Commissione ha evidenziato in effetti l’incapacità
dell’Istituto del Nastro Azzurro di far percepire se stesso come un’associazione davvero ramificata ed estesa a tutto il territorio nazionale quale esso effettivamente è.
A tal proposito, si richiama l’attenzione di tutti i Presidenti di Federazione ad intensificare ogni possibile azione allo scopo di evidenziare la presenza e le attività
dell’Istituto nell’azione di salvaguardia e diffusione dei Valori di Amor di Patria e di
Onore e Valore Militare.
Occorre altresì dare adeguata pubblicità alle certamente numerose iniziative attuate in campo sociale soprattutto a favore di persone meno abbienti, tra gli iscritti e non
al nostro sodalizio.
Purtroppo viviamo nella società dell’immagine e, ci si è resi conto, oggi come non
mai, di questa verità: l’attività non adeguatamente pubblicizzata è come se non fosse
mai avvenuta.
I
ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO
2006
2007
2008
2009
2010
2011
18.990
14.990
14.990
14.990
14.990
14.990
CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA
49.998
49.998
42.063
24.490
2.990
2.800
EROGAZIONI LIBERALI A FAVORE DEL NASTRO AZZURRO
on il riconoscimento ufficiale dell’interesse storico dell’archivio della
Presidenza Nazionale già dal 2011 è possibile effettuare erogazioni liberali finalizzate alla “Conservazione, potenziamento e valorizzazione dell’archivio
Storico dell’Istituto del Nastro Azzurro”, per le quali è prevista la detrazione fiscale
sulla dichiarazione dei redditi. (art. 15 comma 1 lettera h del D.P.R. 917/1986).
Le erogazioni devono essere effettuate intestandole a “Istituto del Nastro Azzurro
- Presidenza Nazionale” tramite banca, ufficio postale, assegni bancari o circolari versati sul C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su
C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna di
Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN:
IT69A0615503200000000002122, specificando la motivazione sottolineata sopra.
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IL NASTRO AZZURRO
DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO
ome ormai di consueto, è consentito destinare il "5 per mille" dell'IRPEF a
sostegno delle attività dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti
Decorati al Valor Militare come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all'art.10, comma 1, lettera a, del D.Lgs. n.460/97. Sia con il Mod. UNICO che
con il 730 è possibile compiere tale scelta e pertanto vi invitiamo ad utilizzare questo
strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per diffondere,
in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l'amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso di Essa, assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le
Associazioni Combattentistiche e d'Arma. Per chi lo ha già fatto negli anni passati, una
bella soddisfazione: il 5 per mille del solo anno 2009 porterà all’Istituto 11.000 Euro.
Si può esprimere la scelta apponendo, negli appositi spazi, la propria firma e il
Codice Fiscale dell'Istituto 80226830588, e non comporta alcun onere a carico del contribuente.
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24 MAGGIO: GIORNATA DEL DECORATO
l 24 maggio ricorrerà la
"Giornata del Decorato". La
Presidenza Nazionale sta consolidando gli accordi col "Gruppo delle
Medaglie d'Oro" e col Comando
Militare di Roma Capitale per la
consueta cerimonia da celebrarsi
insieme all'Altare della Patria. La
cerimonia avrà luogo quindi giovedì
24 maggio con le modalità che verranno tempestivamente emanate
tramite apposita circolare prossima
ad essere inviata a tutte le
Federazioni.
Come ogni anno, si auspica una
forte e numerosa partecipazione a
testimonianza dei Valori che
l'Istituto sostiene in tutta Italia e
che, nella ricorrenza della Giornata
del Decorato, assumono il particolare significato di riferimento morale
e sociale.
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IL NASTRO AZZURRO
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LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO”
Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”.
gent.mo Direttore,
dalla morte del mio caro papà, avvenuta il 29 gennaio 2011, ricevo tutt'ora il periodico (Nastro
Azzurro) che seguo con piacere. Vorrei spendere qualche parola su di lui:
ENCOMIO SOLENNE MERITO DI GUERRA MINISTERO
DIFESA MARINA
al s.ten. Tinelli Angelo, nato a Gallipoli il 1 giugno 1926
“per aver partecipato alla difesa di Lero quale componente del
presidio che agli ordini del contrammiraglio Mascherpa, Medaglia
d'Oro al Valor Militare, resisteva per ben 52 giorni all'insistente, violento assedio aereo, cessando di combattere solo quando, all'estremo delle risorse in seguito all'avvenuto sbarco di forze nemiche, ne
ebbe l'ordine dal generale britannico comandante delle operazioni
combinate di difesa.”
Lero: 9 settembre - 16 novembre 1943
Ho scritto questo perché so quanto lui era legato al Nastro Azzurro,
tutto quello che raccontava, memorie, personaggi, era un pezzo della
nostra storia. Ma vorrei ricordarlo in particolare come uomo buono,
altruista; ha lasciato in tutti noi, ma soprattutto a me come figlia l'eredità
più ricca che aveva nel suo cuore.
Grazie papà.
Mi farebbe piacere ricordarlo in una pagina del nostro periodico.
Ada Tinelli
Fratello mare
Ed ecco ce ne andiamo
come siamo venuti
arrivederci fratello mare
mi porto un po' della tua ghiaia
un po' del tuo sale azzurro
un po' della tua infinità
e un pochino della tua luce
e della tua infelicità.
Ci hai saputo dire molte cose
sul tuo destino di mare
eccoci con un po' di speranza
eccoci con un po' di saggezza
e ce ne andiamo come siamo venuti,
arrivederci fratello mare.
Dedicata al mio papà
N. Hikmet
È morto nella notte del 14 luglio 2011, nella sua casa sulle Torricelle, assistito dalla figlia Luisina e dal genero, generale Antonio
Lasorte, il colonnello pilota Vittorio Organo, protagonista pluri Decorato della guerra aerea in Africa Settentrionale.
Ufficiale di complemento, aveva comandato per due anni, operando dai campi avanzati della Marmarica e da altre basi libiche
prossime al fronte egiziano, una squadriglia da bombardamento sui leggendari trimotori S.79, meritando ben tre Medaglie
d'Argento al Valor Militare ed una Promozione per Merito di Guerra. Sull'aeroporto di Gorizia, alla scuola di specializzazione, era
stato subalterno di Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta.
Nella vita civile era il titolare della farmacia di Poiano, la frazione nella quale si sono svolti i suoi funerali, ed era noto quale
presidente del Nastro Azzurro, l'Istituto nazionale dei Decorati al Valor Militare. In tale veste, nell'annuale cerimonia del Quattro
Novembre, aveva sempre dato voce alla motivazione della Medaglia d'Oro concessa al Milite Ignoto. Sua era stata l'iniziativa dell'apposizione della targa del Nastro Azzurro sulle mura viscontee di via Alpini.
Ogni anno, il 2 marzo, promuoveva una messa di suffragio per il Duca d'Aosta, nell'anniversario della morte in prigionia, e per
tutti i Caduti italiani in terra d'Africa, nella chiesa di San Zeno in Oratorio (San Zenetto). Era stato promotore di numerosi pellegrinaggi al mausoleo di El Alamein ed anche al sacrario del Duca d'Aosta a Nyeri, in Kenia.
Gianni Cantù
Gent.ma Sig.ra Tinelli e gent.mo sig. Cantù
Le Vostre sono testimonianze nei confronti di eroi della seconda guerra mondiale che sono “andati avanti” alcuni mesi fa. Mi
ha particolarmente colpito lo struggente amor filiale dalla Signora Tinelli.
La pubblicazione di queste testimonianze, lungi dall'apparire inutile rievocazione pubblica di figure private, permette di meglio
rappresentare una caratteristica di quegli uomini che, pur consapevoli della superiorità dell'avversario, si spesero generosamente per la Patria.
Forse i sentimenti alla base di tali comportamenti, se fossero più diffusi oggi, eviterebbero le inutili e costose contrapposizioni che spaccano l'Italia e le impediscono di essere bella e forte come essa, in cuor nostro, appare.
Grazie per averci inviato le lettere.
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IL NASTRO AZZURRO
il Giornale di Vicenza
19 maggio 1995
Egregio Direttore de “Il Nastro Azzurro”
Sono Mirella Coaccioli, moglie di Federico Coaccioli, reduce
dalla steppa russa dopo 1800 km a piedi (e mi permetto di farle
presente che ha meritato due Medaglie); in casa mia arriva “Il
Nastro Azzurro” e l’UNUCI che io leggo ambedue dalla prima
all’ultima pagina. Quindi non mi è sfuggita la lettera che il Sindaco
del Comune di Valdastico (VI), Alberto Toldo, ha inviato alla redazione de “Il Nastro Azzurro”. Che peccato avere dei concittadini
così ottusi che rifiutano di leggere e tolgono ai propri paesani la
possibilità di seguire i fatti, avvenimenti, episodi storici, manifestazioni, cerimonie che si tengono in varie città italiane.
Ho vissuto, per ragioni di lavoro di mio marito, con la mia
famiglia, a Vicenza dal 1968 al 1973, ho insegnato in quella città e
ne ho un buon ricordo: gente rispettosa, educata, creativa: gli scolari e poi gli studenti studiavano e basta! Con il tempo si sono
guastati anche loro?
Mi fa piacere Direttore, mandarle la copia di un fatto accaduto a Vicenza nel maggio 1995, per via di un monumento posto al
centro della città che l’Anonima Magnagati criticò e Le mando
anche la mia risposta che “Il Giornale di Vicenza” pubblicò.
Purtroppo le teste vuote come le zucche ci sono ancora.
Ma come è stato eletto Sindaco del comune di Valdastico
Alberto Toldo? Peccato per Valdastico, con il Sindaco così, che
calpesta tutto il passato storico della sua terra.
Mi creda
Mirella Coaccioli
Gent.ma sig.ra Coaccioli
Non torno sul comportamento del sindaco di Valdastico. Mi
sono già espresso in merito e non voglio dare ulteriore evidenza al
suo comportamento sicuramente censurabile.
Voglio invece spendere qualche parola sulla polemica con
l'"Anonima Magnagati" (un complessino popolare dialettale vicentino, per chi non lo sapesse). L'Italia è uscita molto male dalla seconda guerra mondiale, e lei ha un tangibile esempio in famiglia con l'odissea vissuta da suo marito. Gli italiani, che tendono sempre ad
autoassolversi e a cercare altrove la responsabilità dei problemi in
cui si dibattono, hanno addossato completamente la responsabilità
della guerra perduta a Mussolini il quale aveva posto in modo eccessivo l'accento sulle virtù guerriere del popolo italiano, esaltandone
una militarità ben lungi dall'essere reale
la sig.ra Coaccioli risponde
e sentita.
La reazione post bellica a tutto ciò
all’“Anonima Magnagati”
che anche lontanamente fosse ascrivibile al fascismo ed alla sua retorica,
ancora oggi provoca danni gravi: gli
stralci de "Il Giornale di Vicenza" qui
accanto lo testimoniano.
La mancanza di rispetto per chi ha
combattuto e sofferto per la Patria
arriva in questo caso ad investire il
simbolo di uno dei corpi militari più
gloriosi e soprattutto amati dal popolo italiano: i Bersaglieri.
Non ho parole per stigmatizzare
l'incredibile
comportamento
dell'“Anonima Magnagati”. Devo solo
riscontrare l'ennesimo atteggiamento
di sfida ai valori fondanti della nostra
Patria da parte di esponenti dell'arte e
dello spettacolo. Come se fosse un
merito di tale settore sociale, negare i
predetti valori.
E poi ci si meraviglia che in Italia,
teatro, cinema e spettacolo in genere
siano in lenta inesorabile decadenza?
Ci si meraviglia che i nostri giovani,
ormai, apprezzino quasi esclusivamente gli artisti anglosassoni?
Cordialmente
IL NASTRO AZZURRO
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MA QUANTO CI “COSTA”?
La Costa Concordia dopo il naufragio
a domanda che costituisce il titolo di questo pezzo
utilizza l'assonanza tra la terza persona del presente
indicativo del verbo "costare" e la società di navigazione "Costa Crociere" alla quale appartiene la bellissima
nave recentemente naufragata sugli scogli dell'isola del
Giglio, e intende porre l'interrogativo su quanto costa
all'immagine dell'Italia tale episodio. L'incidente, già grave e
persino incredibile per le circostanze che sembrano emergere dalle prime testimonianze, ci da occasione per fare un
po' di filosofia sulla società italiana, verificandone la
profondità del baratro in cui essa è idealmente caduta e le
probabili cause di tale sprofondamento. Infatti, proprio le
circostanze che hanno portato all'incidente e tutto ciò che
è accaduto subito dopo appaiono inconcepibili se non si
accetta la realtà di una società profondamente malata, in
cui il senso della responsabilità non esiste praticamente
più.
Il comandante della "Costa Concordia", Francesco
Schettino, a mio parere interpreta molto bene ciò che oggi
è diventato l'essere una persona alla quale si affidano compiti di grande responsabilità: tutto fumo e niente arrosto,
come avrebbe detto a suo tempo Rousseau nel suo famoso racconto.
Qui non si intende aprire un nuovo capitolo su ciò che
ha fatto e ciò che avrebbe dovuto fare il comandante della
sfortunata nave - una parola definitiva la attendiamo dalle
numerose inchieste in atto sull'episodio - bensì si vuole,
utilizzando l'episodio come cartina di tornasole, approfondire i risultati aberranti della trasformazione della società
L
8
italiana negli ultimi decenni.
Nelle pagine seguenti troverete un articolo dal titolo
emblematico: "Quando i comandanti morivano in plancia".
Penso che lo leggerete con interesse e vi troverete rappresentate delle figure di comandante molto romantiche
(in senso positivo) e sempre di forte spessore e personalità; comandanti che giustamente possono far vibrare le
corde più intime dell'animo, far provare una forte empatia,
provocare la curiosità femminile verso una figura maschile
virile oltre ogni prova, spingere l'animo maschile all'emulazione ed alla sfida. Tutti sentimenti nobili di un mondo che
non ci appartiene più.
Oggi, basta guardarsi intorno per averne contezza,
domina la massificazione, il menefreghismo, l'assoluta mancanza di senso della responsabilità, l'arrivismo, la pugnalata
alla schiena, la pervicace ricerca del bene proprio a scapito degli altri, la denuncia delle buone qualità (degli altri)
come se fossero difetti. Potrei continuare ...
In una simile situazione, non ci si può meravigliare più
di tanto se un uomo posto al comando di una nave, per
ragioni ancora da approfondire da parte dell'inchiesta, ma
sicuramente ascrivibili quanto meno a superficialità e scarsa attenzione per i possibili rischi, porta la nave stessa con
oltre quattromila persone a bordo a fare naufragio sugli
scogli. Non ci si può meravigliare più di tanto se lo stesso
uomo cerca di minimizzare la situazione per oltre un'ora,
chissà, forse sperando che nessuno, né a terra, né a bordo
si accorgesse che la nave stava davvero affondando. Non ci
si può meravigliare più di tanto se sempre il medesimo
IL NASTRO AZZURRO
uomo, una volta compreso che la nave era irrimediabilmente perduta, dato in maniera alquanto sommaria l'ordine di abbandono della nave, sia stato poi tra i primi ad eseguire tale ordine, infischiandosene dei suoi doveri di coordinamento e controllo di quella che tra le operazioni di
emergenza è sicuramente la più importante, difficile e cruciale.
Una probabile spiegazione di un comportamento che
ha dell'incredibile, secondo me la troviamo, neppure tanto
difficilmente, nella morte del senso della responsabilità.
Una morte che è avvenuta non solo nell'animo del comandante Francesco Schettino, ma nella stragrande maggioranza degli italiani.
Proviamo a cercare, in alcuni esempi di comportamento ormai generalizzato, i sintomi che mi confortano in questa affermazione:
– la scuola è considerata da anni un'istituzione malata,
che non prepara più adeguatamente alla vita né all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Nessuno
però mette in relazione la situazione della scuola con
la semplice considerazione che da anni si fa di tutto,
con circolari ministeriali, norme, regolamenti, riforme e
chi più ne ha più ne metta, per eliminare l'unico modo
per obbligare allo studio i frequentatori (chiamarli studenti non ha senso ... non studiano): la selezione dei
migliori in base al merito dimostrato;
– quando accade un grave fatto di cronaca nera, in cui
una persona si lascia coinvolgere dall'aggressività e
compie o provoca una strage, c'è sempre qualcuno
pronto a trovare giustificazioni che ne potrebbero
alleggerire la responsabilità. Ma la cosa grave è che non
c'è nessuno che contesta a questo qualcuno l'assurdità
delle sue giustificazioni;
– da tempo si assiste a periodici interventi di gruppi di
–
–
–
–
facinorosi, più o meno colorati politicamente, che bloccano strade, stazioni ferroviarie, luoghi di lavoro, eccetera, per protestare contro questo o quello (esempio
d'attualità, ciò che accade in val di Susa), infischiandosene del fatto che la loro azione impedisce ad una
maggioranza silenziosa ed operosa, di svolgere ciò che
essi ritengono ancora il loro dovere. Nessuno parla più
da anni del disagio di questi ultimi, come se non esistessero;
sono anni che chi conosce le regole, le applica e, se
richiesto, le spiega, viene soprannominato "Pierino" e
"pierinate" le sue azioni, sebbene tale personaggio,
nelle barzellette di una volta, fosse proprio il contrario,
cioè l'emblema dell'ignoranza fatta persona;
è molto tempo che si è diffusa una specie di leggenda
metropolitana che vede in chi viola le regole, se le
mette sotto i piedi, le ignora volutamente e platealmente, una sorta di modello da imitare e da proporre
come uomo vero, virile, capace, non soggetto. Chi
dovesse tentare di far notare l'assurdità di una simile
posizione, verrebbe deriso, sbeffeggiato, considerato
una specie di timoroso servo di non si sa quale padrone;
sono decenni che il mondo militare, notoriamente più
attento di altri alle regole ed alla loro applicazione,
viene considerato in maniera tout court negativa,
senza alcuna possibilità di riscatto o di appello;
recentemente si è giunti a considerare persino la
nostra religione cristiana come un valore negativo poiché "contrapposta" a quella musulmana. Chi facesse
notare che il cristianesimo è amore, indipendentemente dal comportamento altrui e che, se c'è una contrapposizione, essa va cercata proprio in certi atteggiamenti oltranzisti da parte di alcune frange musulmane, ver-
La bella Costa Concordia
IL NASTRO AZZURRO
9
Il comandante Francesco
Schettino
rebbe attaccato non da parte di esponenti di quest'ultima religione, ma da parte di insospettabili "buoni cristiani" (ricordate la faccenda del Crocefisso in classe?).
L'elenco delle "devianze" della nostra società potrebbe
occupare tutta la rivista, ma quanto detto finora è già più
che sufficiente per tirare le somme. Una società che premia chi sbaglia e mortifica chi fa le cose nel modo corretto non era immaginabile, ora ce l'abbiamo sotto gli occhi:
la società italiana.
In tutto questo, appare davvero difficile riprendere una
direzione corretta, poiché qualsiasi cosa si tenti di dire o
di fare, ci si troverà a lottare contro chi, in una situazione
come questa, trova comodo vivere. Si tratta proprio di
quelli che tale situazione, a chiacchiere, vorrebbe aver eliminato: i prepotenti di ogni genere.
Se facciamo un po' di storia recente, l'origine di questa
situazione si colloca nella cosiddetta "rivoluzione del
1968" la quale avrebbe avuto il merito di mettere in
discussione innanzitutto il principio di autorità, inteso
come il principio in base al quale la società è divisa in chi
decide e chi esegue.
Pur comprendendo le ragioni umanitarie per cui tale
principio è stato posto alla berlina, proprio io, ex ragazzo
del sessantotto, contesto ora, come feci allora, quest'idea
bislacca. Allora contestai per intima convinzione, ma con
scarsi argomenti logici, il tentativo di distruggere chi incarnava l'autorità, oggi contesto tale distruzione con l'evidenza logica dei risultati.
Prima di dire la mia, vorrei richiamare brevemente la
"teoria dei gruppi" di Robert Freed Bales (1916-2004), il
sociologo statunitense che per primo fu in grado di spiegare il comportamento di un gruppo sociale riguardo alla
leadership. In estrema sintesi, egli dimostrò che, in qualsiasi gruppo, viene automaticamente designato un leader
mediante procedure di selezione sociale che ne determinano la preminenza sugli altri membri del gruppo, l'accettazione da parte degli altri della sua stessa preminenza e
delle sue decisioni sul comportamento del gruppo, nonché
della sua guida nell'attuazione delle decisioni.
Bales si spinse oltre, affermando che la moderna
società obbliga gruppi "formalizzati" ad avere come leader
persone che i medesimi gruppi, se fossero stati "informali", cioè naturali, non è detto che avrebbero scelto come
leader. Da qui la necessità di selezionare bene la classe
dirigente, cercando con molto anticipo le capacità di leadership nei giovani. L'obiettivo è che i leader del futuro
dovrebbero essere scelti solo tra quelli che, comunque,
sarebbero stati leader anche in gruppi "informali".
10
In tutto questo, il concetto di autorità era
quasi religioso. Il capo, così selezionato, era
meritevole della stessa stima e dello stesso
rispetto del capo tribù primordiale scelto in
modo "naturale" dai suoi gregari.
Purtroppo il sistema non sempre produceva buoni leader, sicché, nel 1968 e anni successivi, invece di cercare di migliorarlo, lo si buttò
via. Da allora, l'autorità costituita è in crisi,
mentre hanno sempre maggior seguito i leader
naturali. Ciò potrebbe anche essere considerato un positivo ritorno all'antico, una riscoperta dei valori veri posti alla base dell'autorità
naturale, se non accadesse che il leader naturale, è in realtà, il prepotente di turno; e non
c'è ormai modo per arginarlo, visto che, pur
contestando il concetto stesso di autorità
costituita, si è eliminata ogni regola ... perché
da tale autorità proveniente.
In realtà, oggi il vero leader deve saper
gestire situazioni complesse nelle quali il carisma naturale è solo una componente, neppure
la più importante. Ciò che davvero conta, ed accresce
anche il carisma stesso del leader, è la sua cultura professionale e la sua capacità di metterla a disposizione del
gruppo che gestisce e coordina.
Tutto questo non si inventa, né bastano le doti naturali. Ricordo bene, quando partecipai al concorso per entrare in Accademia Aeronautica, la complessità delle fasi concorsuali in cui team specializzati cercavano di capire la personalità di ciascuno di noi candidati al fine di rilevarne
soprattutto le doti latenti di attitudine militare e attitudine al comando. Il generico concorso nella Pubblica
Amministrazione prevede un esame scritto di lingua italiana ed un esame orale in una materia specifica relativa
all'attività che poi si andrà a svolgere. Nel caso
dell'Accademia Aeronautica, che all'epoca impartiva studi
universitari della facoltà di Ingegneria, l'esame orale era di
Matematica. A tali prove "ufficiali", però il concorso abbinava la visita medica di idoneità psicofisica al pilotaggio,
prevista anch'essa per legge per chiunque voglia svolgere
tale professione anche nel mondo civile, e un periodo di
"tirocinio" di circa dieci giorni durante il quale i candidati
venivano sottoposti ad un'attenta osservazione comportamentale ed a una completa batteria di test psicoattitudinali mirati tutti alla ricerca di qualità eminentemente militari e della "capacità di comando".
Si può obiettare che un ragazzo di diciannove anni
potrebbe ancora non aver ben sviluppato qualità del genere, che però possiede in maniera latente. Bene, avendo
fatto parte, una volta divenuto ufficiale in servizio attivo,
della commissione di concorso di vari corsi
dell'Accademia Aeronautica, posso affermare che la tecnica utilizzata nel tirocinio permette di individuare tali qualità senza ombra di dubbio, anche se ancora latenti.
Esiste qualcosa di simile nella fase di assunzione di un
ufficiale da inserire nell'equipaggio di una nave mercantile?
A me non risulta.
Esiste qualcosa di simile nella fase di selezione dei futuri comandanti tra gli ufficiali in servizio negli equipaggi
delle navi mercantili? Forse. Ma non mi risulta. In ogni caso,
anche se esistesse, la vicenda della Costa Concordia dimostra che tale selezione non ha funzionato a dovere.
Ora si obietterà che anche in Aeronautica Militare
non sono mancati gli incidenti di volo, soprattutto quelli
causati da comportamenti scorretti da parte del pilota. È
vero, ma ciò da tempo appartiene alla storia. Infatti, la tecnica di selezione dei futuri piloti dell'Aeronautica Militare
e l'applicazione attenta e continua dei dettami della
IL NASTRO AZZURRO
Accademia Aeronautica: Giuramento del Corso
Sicurezza del Volo hanno minimizzato gli incidenti di volo
ascrivibili a "causa professionale" (volgarmente: errori di
pilotaggio indotti da condotta scorretta e da infrazioni
alle regole di sicurezza) a livelli irrilevanti da almeno quindici anni. Eppure gli ultimi sono i quindici anni in cui le
ristrettezze di bilancio hanno anche imposto una drastica
riduzione dell'attività di volo da destinare all'addestramento. E sappiamo che lo scarso addestramento è altrettanto pericoloso quanto la condotta poco attenta alle
regole.
Ma nelle Accademie Militari, non solo in quella
dell'Aeronautica, si forma anche il "carattere" dei futuri
ufficiali destinati al comando di reparti ed enti delle Forze
Armate. La formazione prevede vari stadi essenzialmente
di carattere pratico, attività sportiva agonistica, marcia,
simulazione di situazioni stressanti, spinta alla decisione in
condizioni critiche, eccetera, ma prevede anche lo studio
teorico di una serie di materie professionali tra le quali
ricordo "Arte militare" e "Arte del Comando".
Devo dire che la prima volta che vidi accostare la parola "arte" a tali materie mi venne da sorridere. L'arte è qualcosa che attiene alle emozioni, che è capace di interpretare in maniera fantasiosa e personale la realtà trasfigurandola in una produzione che colpisce i nostri profondi sentimenti. Cosa poteva entrarci con l'attività dei militari?
Lo ho capito dopo, negli anni. Comandare è un'arte. La
tecnica la si apprende, ma la capacità di trasfondere la tecnica in qualcosa che trasmette ai propri dipendenti la fiducia nel capo e nella correttezza delle sue decisioni è qualcosa che parte da una situazione già favorevole: la presenza di latenti doti di leadership nella persona destinata al
comando. Le Forze Armate danno così tanta importanza a
questo aspetto che continuano a sostenere i costi pesantissimi di proprie accademie militari i cui cadetti terminano gli studi conseguendo la laurea. I futuri ufficiali, che
potrebbero essere direttamente arruolati tra i giovani laureati invece vengono formati nelle Accademie Militari, vere
Università del Comando. Ciò non avviene solo per pochissimi ufficiali destinati a posizioni di "staff" nell'organizzazione dei corpi di supporto tecnico e logistico, ma per coloro che avranno le posizioni di comando la spesa delle
Accademie Militari è un investimento produttivo: produce
veri comandanti.
La conclusione che possiamo trarne è che per ottenere buoni comandanti e buoni professionisti della condotta
di mezzi complessi, occorre applicare con convinzione i
suggerimenti di Bales: ricercare i potenziali leader naturali
tra i candidati a posizioni di leadership "formale", in modo
da far coincidere tale funzione nella società moderna con
la medesima in quella primordiale che tutti noi ci portiamo ancora dentro, stampata nel nostro DNA.
IL NASTRO AZZURRO
Torniamo ora alla tragedia della Costa
Concordia. Un comandante che decide di passare
vicino ad un'isola contornata di scogli senza
preoccuparsi di finirci sopra, può essere considerato un comandante davvero professionale? Un
comandante che, dopo un incidente, invece di dare
ordini e disposizioni al suo equipaggio, trascorre
decine di minuti al telefono con un pur bravissimo
tecnico della compagnia, ma non presente a bordo
e non responsabile del comando della nave, può
essere definito un "Comandante"? Infine, un
comandante che abbandona la sua nave ben prima
che le operazioni di sgombero e salvataggio degli
occupanti abbiano avuto termine, considera se
stesso un comandante?
Nei tre quesiti, come si può notare, non c'è la
ricerca della condanna di Schettino, ma la ricerca
di un riferimento tra il comportamento di quest'ultimo e quello che avrebbe dovuto tenere un
leader formalizzato non solo nell’incarico, ma persino nel
nome dell’attività a lui affidata: “comandante”.
A questo punto la domanda successiva è: come è stato
possibile affidare il comando di una nave ad un uomo così
carente di leadership? Risposta: tutto è possibile, se il concetto di autorità, così intimamente connesso con quello di
leadership, è stato messo in crisi e mai più ripreso da circa
mezzo secolo.
Allarghiamo ora il discorso e cerchiamo di capire
anche un altro episodio. L'ufficiale di servizio alla sala operativa della capitaneria di porto di Livorno è stato descritto come un eroe per il solo fatto di aver richiamato con
decisione e più volte il comandante Schettino ai suoi doveri. L'ufficiale stesso si è poi schermito affermando senza
mezzi termini di non considerarsi affatto un eroe. Sono
d'accordo con lui, ma la voglia di eroismo da parte della
pubblica opinione, davanti all'incredibile situazione verificatasi, era così forte da cercarla anche in una semplice frase
detta al telefono.
Veniamo quindi alla missione che "Il Nastro Azzurro"
ha in questa società ormai rovinata: riproporre l'ideale
attraverso il quale si può tornare al vero eroismo, cioè l'ideale di una società sana, che accetta e fa propri i valori di
fondo e non se ne vergogna, anzi li sostiene e li rappresenta come fari di orientamento per i giovani e come punti di
riferimento nel comportamento giornaliero per chi giovane non è più.
Una società sana, non solo accetta la preminenza del
merito, ma l'insegue, la cerca, la vuole. Una società sana è
pronta a premiare, ma è anche disponibile a punire. La
punizione ha una funzione essenziale nell'educazione e
nella formazione, ma è anche un deterrente a non sbagliare con facilità per chi ha già raggiunto la maturità.
Qualche timido segnale che indica che la società italiana vorrebbe tornare ad essere competitiva, sana ed onesta, c'è. L'importante è non sottovalutare quei segnali
soffocandoli col chiasso delle minoranze rumorose che,
messe tutte insieme, costituiscono una maggioranza cialtrona e pericolosa come non mai.
Cerchiamo quindi, nelle nostre comunità, nei paesi
come nelle città, nei quartieri, nelle scuole, nelle associazioni, in tutte le manifestazioni della convivenza sociale, i
sintomi del desiderio di onestà e correttezza, e aiutiamoli
a crescere ed a diffondersi: questa è la missione
dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor
Militare, cioè fra coloro che hanno messo a repentaglio la
vita per compiere un gesto che andava oltre il proprio
dovere di militare.
Antonio Daniele
11
IL GIORNO DELLA MEMORIA
l 27 gennaio 2012 si è celebrato per il dodicesimo
anno il “Giorno della
Auschwitz
Memoria", istituito con legge
20 luglio 2000, n. 211, per lo
stesso giorno in cui, nel 1945,
furono abbattuti i cancelli di
Auschwitz.
In occasione del “Giorno
della Memoria” sono stati
organizzati incontri, cerimonie
e momenti comuni di rievocazione dei fatti e di riflessione
(in modo particolare nelle
scuole di ogni ordine e grado)
su quanto accadde nei campi
di sterminio nazisti, al fine di
conservare viva la memoria di
quel periodo della storia
europea e del nostro Paese e
perché sia scongiurato per
sempre il ripetersi di simili
tragedie.
Le iniziative patrocinate
dal Comitato di coordinamento
per le celebrazioni in ricordo
della Shoah della Presidenza del
Consiglio dei Ministri sono state
presentate a Palazzo Chigi, il
19 gennaio scorso, nel corso
di una conferenza stampa presenziata dal Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, che
ha ricordato l’importanza di celebrare una Memoria solida,
sentita e priva di retorica.
Tra le iniziative patrocinate dal Comitato si segnalano:
– la Tavola rotonda “La Shoah e l’identità europea”– organizzata dal Comitato e dall’Unione delle Comunità Ebraiche
Italiane, sulla nascita dell’Europa unita dalle ceneri della
seconda guerra mondiale guardando all’Europa di oggi;
– il Convegno di studi in ricordo della Shoah – organizzato dal
Ministero dell’interno, in collaborazione con la Comunità
ebraica di Roma e con istituzioni universitarie italiane e
straniere, presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione Civile dell’Interno;
– la Mostra “I ghetti nazisti”, presso il Complesso del
Vittoriano dal 27 gennaio al 4 marzo 2012, che ha ripercorso la storia dei ghetti nazisti in Polonia, dal 1939 al 1944;
I
– i Testimoni della Memoria “La Nominazione”, iniziativa
organizzata dalla Consulta della Comunità Ebraica di Roma in
collaborazione con il Centro di Cultura, l’Ufficio Rabbinico
e la Fondazione Museo della Shoah di Roma;
– il nuovo sito web della Fondazione CDEC: i nomi della Shoah
italiana. Il progetto consiste nella messa on line, dopo
un’accurata ricerca, dell’elenco degli oltre settemila cittadini ebrei vittime della Shoah in Italia durante la
Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione tedesca, negli
anni 1943-1945;
– i risultati di “Storia di Famiglie” Campagna nazionale di raccolta materiale e documenti sulla Shoah: documenti rari e
preziosi, dal punto di vista affettivo e storico, che molti privati cittadini, ebrei e non, hanno generosamente donato a
testimonianza dell’accaduto. Tra questi, una collezione di
circa 170 opere di artisti che perirono nei lager o da
sopravvissuti alla persecuzione, donata dal collezionista
Roberto Malini alla Fondazione Museo della Shoah di Roma.
IL SENSO DELLE CELEBRAZIONI
Il giorno della memoria e il giorno del ricordo, recentemente istituiti con due diverse leggi, hanno senso non nell'obbligo di rispettare una
legge, ma nella necessità di mantenere vivo il significato umanitario delle celebrazioni stesse.
Si legge spesso sui libri di storia, soprattutto su quelli scolastici, che la seconda guerra mondiale è scoppiata essenzialmente come reazione
ai trattati di pace siglati al termine della prima guerra mondiale, eccessivamente duri nei confronti delle nazioni perdenti e ... dell'Italia che, pur
tra le potenze vincitrici, si è vista negare parte di quanto era stato concordato col patto di Londra del 1915, in caso di vittoria. In realtà, la seconda guerra mondiale è stata generata dallo scontro politico ideologico più importante mai realizzatosi nella storia dell'umanità: quello tra le idee
di democrazia, di socialismo nazionalista e, in forma latente, di comunismo. Le tre ideologie erano applicate alle forme di stato dei paesi belligeranti ed hanno provocato la guerra più violenta e distruttiva della storia, culminata col primo ed ultimo impiego reale dell'arma nucleare sul
Giappone. Solo lo scontro tra due ideologie contrapposte e nemiche alla radice, quella democratica e quella nazional socialista può spiegare l'infamia dei campi di sterminio nazisti. I trattati di pace della Conferenza di Parigi non possono aver portato a tanto. Ugualmente, solo con la contrapposizione tra la democrazia occidentale ed il comunismo sovietico, entrambi alleati nella guerra, ma antagonisti poi nella sua prosecuzione,
la guerra fredda durata oltre quarant'anni, si può spiegare l'odio bestiale che portò alla tragedia delle foibe.
In pratica, l'intero XX secolo è stato il redde rationem di ideologie nate dall'interpretazione pratica dell'illuminismo che si è manifestata nel
XIX secolo in tre possibili soluzioni: la democrazia originata dalla Rivoluzione francese, il Comunismo generato dalle teorie pseudo economistiche di Karl Marx e il nazifascismo nato dall'applicazione della visione hegeliana di una società dominata da particolari personalità votate al supe-
12
IL NASTRO AZZURRO
IL GIORNO DEL RICORDO
l 10 febbraio si è celebrato il "Giorno
del ricordo", Istituito con la legge n. 92
del 30 marzo 2004 al fine di "ricordare" ogni anno la tragedia degli italiani e di
tutte le vittime delle foibe, dell'esodo
dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più
complessa vicenda del nostro confine
orientale.
La cerimonia di commemorazione si è
svolta al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio
Napolitano. Presenti anche il Presidente
della Camera dei Deputati, Gianfranco
Fini, il
Presidente
della
Corte
Costituzionale, Alfonso Quaranta, il Vice
Presidente del Senato della Repubblica,
Vannino Chiti, il Ministro della Difesa,
Giampaolo Di Paola, il Ministro per la
Cooperazione
Internazionale
e
l'Integrazione, Andrea Riccardi, rappresentanti del Parlamento, autorità ed esponenti delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati.
Nella ricorrenza, è stata favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e
dibattiti che hanno contribuito a conservare la memoria
di quelle vicende, nonché a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria,
di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in
rilievo il loro contributo allo sviluppo sociale e culturale
del territorio della costa nord-orientale adriatica, ed
altresì a preservare le tradizioni delle comunità istrianodalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero.
Nelle scuole sono state organizzate, in occasione di
questa giornata, iniziative volte a diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di
Italiani, abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, a
lasciare le loro case, spezzando secoli di storia italiana in
quei territori.
I
riore bene sociale, ma illuminate da doti solo da esse
possedute.
Una cosa è la speculazione filosofica, un'altra è la
sua applicazione pratica e i risultati lo hanno dimostrato. Ma la particolarità della seconda guerra mondiale non è stata la vastità del conflitto, che ha effettivamente interessato l'intero pianeta, bensì la durezza
dello scontro che animava gli stessi combattenti.
Intendiamoci, non sono mancati, nel corso della guerra, episodi di vera umanità tra soldati di eserciti contrapposti, ma si sono anche verificati episodi di rara
crudeltà, così generalizzati da porre a ragione la questione dello scontro ideologico in cui non solo il soldato avversario, ma anche il semplice generico essere umano appartenente alla nazione avversaria, se
non addirittura all'etnia che si poneva in antitesi (il
caso della persecuzione degli ebrei lo dimostra), diveniva il bersaglio dell'azione bellica di annientamento.
La guerra è e sarà sempre un evento negativo,
ma quanta distanza c'è tra quell'immane tragedia planetaria e le guerre attuali in cui le armi vengono utilizzate in maniera chirurgica al solo scopo di una vittoria unicamente politica, cercando di annullare (o
almeno minimizzare il più possibile) i cosiddetti
"danni collaterali".
IL NASTRO AZZURRO
In occasione del “Giorno del ricordo” il Ministero
dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e le
Associazioni degli Esuli hanno organizzato per il 22 e 23
febbraio 2012 a Trieste il 3° Seminario nazionale dal titolo "Le vicende del Confine orientale ed il mondo della scuola
- Il contributo dei Giuliano-Dalmati alla storia e alla cultura
nazionale".
Il Ministro Andrea Riccardi, assistito da Alessandro
Picchio, Presidente della Commissione incaricata dell'esame delle domande presentate in base alla legge n. 92 del
2004, ha consegnato il 9 febbraio scorso i diplomi e le
medaglie commemorative del Giorno del Ricordo ai familiari delle vittime delle foibe, cioè di quelle persone che,
dall'8 settembre 1943 fino all'anno 1950 compreso, in
Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine
orientale, sono state "infoibate" o riconosciute come
scomparse o soppresse.
L’imboccatura di una foiba
13
DUE INCIDENTI STRADALI: SEI MORTI
(i fatti)
Abrate ed il Capo di Stato
Maggiore dell'Esercito, generale Giuseppe Valotto.
Presente anche l'Ordinario
Militare, monsignor Pelvi, che
ha impartito la benedizione
alle vittime.
Nella stessa mattinata, le
salme sono state sottoposte
agli accertamenti autoptici
presso l'Istituto di Medicina
Il ten. Riccardo Bucci, il cap. magg. Massimo Di Legge e il cap. magg. Mario Frasca
Legale nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla Procura
re militari italiani sono morti in un incidente stradadi
Roma,
come
sempre
avviene in questi casi.
le avvenuto il 23 settembre 2011 davanti alla base di
Successivamente, i feretri hanno raggiunto i luoghi di resiHerat, in Afghanistan. I soldati erano a bordo di un
denza delle famiglie delle vittime, dove il 26 novembre si
blindato Lince. L'incidente è avvenuto durante uno spostasono svolti i funerali in forma privata: a Sanbruson di Dolo
mento. Un militare è morto sul colpo, altri due, rimasti gra(Venezia) per Bucci; ad Aprilia (Latina) per Di Legge; ad
vemente feriti, sono deceduti poco dopo. Contusi altri due
Ortanova (Foggia) per Frasca.
soldati.
Il 20 febbraio 2012, altri tre militari italiani sono morti
Sembra che il soldato sulla torretta del Lince abbia
in
Afghanistan
a causa di un incidente stradale. Erano a
segnalato un ostacolo lungo la strada; l'autista avrebbe sterbordo di un Lince e facevano parte di una pattuglia che a
zato bruscamente e il blindato si è ribaltato. I soldati facebordo di alcuni veicoli si stava recando a compiere un’attivano parte di un Omlt (Operational mentoring and liaison
vità operativa a circa 20 chilometri a sud-ovest di Shindand.
team), nuclei che addestrano e seguono i soldati afgani in
Le vittime, in forza al 66° Reggimento Aeromobile
ogni loro attività, anche quelle più pericolose sul campo.
“Trieste”
di Forlì, sono il caporal maggiore capo Francesco
I militari morti sono il tenente Riccardo Bucci, nato a
Currò, nato il 27 febbraio 1979 a Messina, il primo caporal
Milano il 1° settembre del 1977, in servizio al Reggimento
maggiore Francesco Paolo Messineo, nato il 23 maggio
lagunari Serenissima di Venezia; il caporal maggiore scelto
1983 a Palermo, e il primo caporal maggiore Luca Valente,
Mario Frasca, nato a Foggia il 22 gennaio 1979, in servizio al
nato l’8 gennaio 1984 a Gagliano del Capo (Lecce). Un
Quartier Generale del Comando delle Forze Operative
quarto soldato è rimasto ferito.
Terrestri di Verona; il caporal maggiore Massimo Di Legge,
Il mezzo, appartenente alla Task Force Center, era impenato ad Aprilia (LT) il 22 luglio 1983, in servizio al
gnato in un’attività “tesa a recuperare una unità bloccata dalle
Raggruppamento Logistico Centrale di Roma.
condizioni meteo particolarmente avverse, quando, nell’attraverIl caporal maggiore scelto Mario Frasca, in servizio pressare un corso d’acqua, si è ribaltato intrappolando, al suo interso il Comando Comfoter di Verona dal 2005 ed in
no, tre dei militari dell’equipaggio che sono successivamente
Afghanistan da alcuni mesi, viene descritto come un soldadeceduti”.
to motivato, ben addestrato ed entusiasta del suo lavoro.
Con la loro scomparsa salgono a 49 i militari italiani
Dolore anche alla Caserma “Matter” di Mestre, sede del
deceduti
dall’inizio della missione Isaf in Afghanistan, nel
Reggimento Lagunari “Serenissima” a cui apparteneva il
2004. Di questi, la maggioranza è rimasta vittima di attentatenente Riccardo Bucci. La notizia della sua morte è giunta
ti e scontri a fuoco, altri invece sono morti in incidenti, alcuproprio mentre si svolgeva la cerimonia di cambio del
ni per malore ed uno si è suicidato.
comandante del Reggimento. Bucci, nei Lagunari dal 2007,
Il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha espresso
lascia la moglie e una bimba di 13 mesi.
profondo
cordoglio e, nel rivolgere sentimenti di grande
ll Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano,
vicinanza alle famiglie dei caduti, ha auspicato altresì pronta
«appresa con profonda commozione la notizia del grave inciguarigione per l’altro soldato rimasto ferito.
dente stradale in cui hanno perso la vita tre militari italiani menAnche il Presidente della Repubblica, Giorgio
tre assolvevano i propri compiti operativi nell'ambito della misNapolitano ha espresso i suoi sentimenti di solidale partesione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan»,
cipazione al dolore dei famigliari dei caduti, rendendosi
esprime, «rendendosi interprete del profondo cordoglio del
interprete del profondo cordoglio del Paese.
Paese, i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei
Dopo un lungo viaggio, il 22 febbraio 2012, le salme
famigliari dei militari caduti».
sono giunte in Italia.
«Prendo parte al dolore delle famiglie dei nostri tre ragazzi
Era la prima mattinata quando il C-130 con a bordo i
deceduti in un incidente in Afghanistan. A loro e a tutti i militari
feretri
è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino,
impegnati nelle operazioni di pace in quel Paese e in altre parti
dove ad attenderli c'erano, oltre alle autorità militari e
del mondo va la riconoscenza mia e di tutti gli italiani», afferma
religiose, i genitori, parenti ed amici. A loro è toccato il
il premier Silvio Berlusconi in una nota.
triste e doloroso compito del riconoscimento della salma,
Le salme dei tre soldati italiani sono giunte il 25 settemsubito dopo una breve cerimonia religiosa. Niente funerabre 2011 all'aeroporto di Pratica di Mare (Roma) su un
li di Stato, dunque, al contrario di quanto ipotizzato inizialC130 dell'Aeronautica Militare.
mente. I tre militari, infatti, non sono stati colpiti dal fuoco
Ad accogliere le salme le più alte autorità militari, tra
nemico, né sono caduti in un attentato, ma in un terribile
cui il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio
T
14
IL NASTRO AZZURRO
e drammatico incidente
stradale.
Nel pomeriggio, il feretro di Luca Valente ha raggiunto, con un aereo messo
a disposizione dall’esercito,
l’aeroporto militare di
Galatina, per essere poi
scortato sino all’abitazione
dei genitori a Miggiano,
dove è rimasto fino alle 8 Il 1° cap. magg. Francesco Paolo Messineo, il 1° cap. magg. Luca Valente e il cap. magg. Francesco Currò
del 23 febbraio. Il feretro
mozione generale. Dalla mattina del 23 è stata aperta la
del caporal maggiore quindi ha lasciato per l’ultima volta la
camera ardente, allestita presso il Salone delle Bandiere di
sua casa per essere trasferito nell’aula consiliare del
Palazzo Zanca, sede del Municipio, per consentire a tutti di
Comune della cittadina natia, dove è stata allestita la cameporgere un ultimo saluto. Il rito funebre si è svolto alle 16
ra ardente. Da lì l’ultimo viaggio verso la chiesa di San
presso il Duomo di Messina. Il sindaco Giuseppe Buzzanca
Vincenzo Levita e Martire, dove alle 15 sono stati celebraha disposto il lutto cittadino.
ti i funerali solenni. Il lutto cittadino è stato proclamato dal
Il corpo del caporale Francesco Paolo Messineo è stato
sindaco di Miggiano.
restituito alla famiglia nella tarda sera del 22. La camera
Il corpo del caporal maggiore capo Francesco Currò è
ardente, allestita il 23 febbraio dalle 10 alle 14,30 nel
giunto a casa, a Messina, il 22 pomeriggio. Al suo arrivo la
Palazzo Municipale di Termini Imerese, ha preceduto la cerisalma ha ricevuto la benedizione del parroco di Cumia
monia funebre, officiata nel Duomo della città dall’arciveSuperiore e del cappellano militare. Ad accoglierlo, oltre ai
scovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, alle 15 dello stesparenti, amici e conoscenti, anche tantissimi cittadini e
so giorno.
numerose autorità cittadine e militari in un clima di com-
IL COMMENTO
opo aver dedicato l'intera annata 2011 alle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, riprendiamo ad occuparci di fatti ed avvenimenti d'attualità. La nostra rivista viene pubblicata a cadenza bimestrale e quindi non può certamente "essere sulla notizia", pertanto siamo in grado solo di portare avanti un ragionato commento di eventi ovviamente già
noti ai nostri lettori, ma osservati da punti di vista che non sempre collimano con quelli dell'Istituto del Nastro Azzurro, che fa del
"Valore", in particolare del "Valor Militare", la sua ragion d'essere.
I sei ragazzi morti in Afghanistan, sia nell'episodio del 23 settembre 2011, sia in quello del 20 febbraio ultimo scorso, non sono
stati vittime di fuoco nemico, ma di incidenti stradali. I loro mezzi, gli ormai famosi "Lince", in entrambi i casi, si sono ribaltati causando la morte di tre occupanti e il ferimento di altri.
Questi incidenti hanno fatto salire la conta delle vittime militari italiane dell'operazione ISAF non a 47, bensì a 50, perché si
sono "improvvisamente" inserite altre tre "vittime": due morti per cause naturali (malattie letali contratte durante la loro permanenza in teatro) e uno che si è suicidato mentre era in missione proprio in Afghanistan.
Ci sembra giusto che anche questi nostri ragazzi vengano comunque ricordati come militari morti nello svolgimento di una
difficile missione militare dalla quale dipende la sicurezza del nostro Paese.
Ciò che non ci è sembrato giusto è il non aver tributato loro il Funerale di Stato. Non perché così si sarebbero assimilate le
vittime di incidenti stradali e malattie a quelle del fuoco nemico, ma perché, in assenza di un vero e proprio atto di eroismo, sancito da una ricompensa al Valor Militare, anche l'essere uccisi dal "nemico" (soprattutto quando in Patria si finge che esso non esista), non dovrebbe essere causa di Funerale di Stato.
Per contro, se qualora il militare viene ucciso da un "avversario" in una maniera subdola e traditrice, che gli impedisce perfino
il tempo e il modo di reagire in maniera eroica, si ritiene giusto comunque tributargli l'ultimo saluto nella forma di Funerale di
Stato, si dovrebbe accettare che anche chi è vittima di incidenti e malattie fuori area, molto probabilmente, se non vi fosse stato
inviato, non sarebbe morto. Quindi egli ha comunque perso la vita per la Patria sebbene sia deceduto in una maniera tale da essere ancora una volta impedito a dimostrare il proprio Valor Militare.
Per questa ragione, il funerale di stato, che non è una Decorazione al Valor Militare, ma è il giusto tributo a chi ha perso la vita,
non importa per quali cause di dettaglio ma nell'adempimento del proprio dovere, andrebbe comunque tributato a tutti i militari
che non dovessero tornare vivi da una missione fuori area.
Detto ciò, spendiamo due parole sul "Lince". I due incidenti, accaduti a pochi mesi, hanno rinfocolato la polemica sul mezzo
blindato in uso nelle Forze Armate italiane. Si sostiene da più parti che esso non offra adeguata protezione agli occupanti in caso
di attacco armato e anche in caso di semplice ribaltamento.
Nella realtà, occorre sempre tener presente una cosa banale, ma che spiega tutto: il "Lince" è classificato come "Veicolo Tattico
Leggero Multiruolo", cioè è la naturale evoluzione della cara, vecchia e famosa "Campagnola", ormai relegata nei musei. Eppure, il
“Lince” offre una protezione corazzata agli occupanti: si tratta di pannelli in kevlar in grado di resistere ai colpi di calibro 7,62 mm.
Certo non al tiro di artiglierie anticarro, ma a quello delle armi leggere in uso alla maggior parte dei cosiddetti "insurgets", si.
Occorrerebbe tenere presente che qualsiasi mezzo utilizzato in area di combattimento può essere colpito da un'arma in grado
di superarne le difese. Perfino se si volessero dotare i nostri militari esclusivamente di carri armati pesanti, in grado di sopportare attacchi con armi non specificatamente concepite contro di essi (ammesso che si riuscisse a superare anche le difficoltà politiche a farlo), comunque bisognerebbe tenere presente che tali armi esistono e sono utilizzabili.
Rimane da sfatare il mito della cattiva riuscita del "Lince". Si tratta solo di un problema di presenza: il "Lince" è l'unico "Veicolo
Tattico Leggero Multiruolo" utilizzato in Afghanistan dalle nostre Forze Armate, pertanto esso è l'unico a sopportare la prova del
fuoco e a rischiare ... incidenti stradali. Forse è triste, senz’altro è banale, ma è tutto qui.
D
IL NASTRO AZZURRO
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ISRAELE E LA “PRIMAVERA ARABA”
L’articolo è stato scritto a fine ottobre 2011 e pertanto
non riporta l’evoluzione della situazione sino ad oggi.
rmai siamo in autunno inoltrato ed è già trascorso
quasi un anno da quando i
“media” dedicavano le prime pagine
a quel “ciclone” politico-sociale definito “Primavera Araba” che tuttora
vede protagoniste le popolazioni di
qualche Paese del Nord Africa e del
Medio Oriente.
Esauriti assai in fretta gli “scoop”
riguardanti la Tunisia e l’Egitto perché, secondo gli ottimisti, la democrazia era già alle porte, l’attenzione
si è trasferita in toto alla Libia dove
i rivoltosi, con l’aiuto parziale della
NATO, speravano di mandare in
pensione il Rais in quattro e quattrotto. E anche se solo da poco, nella
sua città di Sirte, il despota “se ne è
andato definitivamente a riposo”
con le armi in pugno, ancora non si
sa bene dove “andranno a parare”
coloro per i quali abbiamo fatto il
“tifo” perché ritenuti i meno peggio”. I “ribelli”! Personaggi, questi,
che si è sempre fatto finta di non
sapere chi li ha “spinti” e si insiste
ancora nel voler credere che sono
portatori di democrazia. Islamica!
Proprio così perché se è certamente vero che internet, google, facebook, ecc., travalicando confini geografici e culturali, hanno fatto conoscere ed ambire altri modelli di vita
alle giovani generazioni oppresse, è
altrettanto vero e altamente probabile che a “beneficiare” di questa
“brezza” di cambiamento saranno
coloro che il modello occidentale
l’hanno da sempre osteggiato: gli
integralisti islamici! Fondamentalisti
amanti e cultori della “Sharia”, che
non hanno perso la ghiotta occasione per tentare di trasferirne gli effetti della “bufera” laddove, contrariamente ai
Paesi arabi, regna il progresso, il benessere, la vera democrazia e la pace sociale: in Israele, ovviamente!
Ed a tal fine il 14 maggio scorso, in piena “primavera
Araba”, gli arabi-palestinesi “commemorano” il 63° anniversario di fondazione dello Stato ebraico con un attentato terroristico che ha provocato una vittima e 40 feriti a Tel Aviv
mentre centinaia di profughi scavalcano spontaneamente
(dicono), e contemporaneamente, i confini con Israele a
Gaza e nel Golan e nel frattempo in Cisgiordania tentano di
travolgere i “chek point” dell’Esercito ebraico. Risultato: 20
morti e decine di feriti fra i manifestanti.
E se non fosse successo tutto ciò, di Israele ce ne saremmo ricordati? Solo qualche riga nella “cronaca” quando i
coloni dell’ Alta Galilea sono vittime degli ormai quotidiani
razzi lanciati dalla Striscia di Gaza o quando Bejamin
Netanyahu, capo del Governo israeliano, dice no al
Presidente degli USA Barack Hussein Obama che gli propone il ritorno ai confini del 1967 in cambio, dice l’Obama, di
O
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pace e del sicuro riconoscimento
dello Stato ebraico da parte dei palestinesi. Oppure si è dovuto attendere la liberazione del caporale Gilad
Shalit, rapito nel giugno del 2006 ai
confini con la Striscia di Gaza e rilasciato martedì 18 ottobre 2011, in
cambio di 1027 palestinesi, molti dei
quali terroristi responsabili di efferate stragi di inermi civili. Scambio con
il quale Israele ancora una volta ha
mantenuto fede all’impegno d’onore
di riportare a casa, vivi o morti, i propri cittadini in mano nemica.
Scambio, questo, che ha subito
indotto gli “ottimisti” a considerarlo
preludio di dialogo e di pace, dimenticando che in questi ultimi trent’anni circa 12000 palestinesi sono stati
liberati per riportare a casa 19 soldati e quattro salme, e verso la pace
non s’è fatto un solo passo avanti.
Che non se ne sia parlato troppo di Israele mentre il “vicinato” è in
fiamme, è anche comprensibile. Un
po’ meno, invece, voler credere che
qualsiasi democrazia islamica che si
instauri nell’area sia foriera di pace e
attenui l’odio che divide gli arabi
dagli ebrei. Se Israele oggi ancora
sopravvive come Stato e come
popolo è per esclusivo merito suo, e
non certo dei conclamati Stati amici.
Visto, quindi, il silenzio che normalmente circonda Israele, parliamone un po’ noi, ricordando il suo
passato, esaminando il presente ed
azzardando qualche ipotesi per il
suo avvenire.
Nato il 14 Maggio1948 in virtù
della Risoluzione n. 181, con la quale
l’ONU istituiva anche uno Stato
arabo, Israele si trovò subito a fare i conti con la Lega Araba
che rifiutò tale Risoluzione ed il giorno dopo scatenò la prima
guerra arabo-israeliana: "Guerra di Indipendenza". Guerra
vinta da Israele che, per sopravvivere, dovette vincere le altre
tre successive (1956, 1967 e 1973). Conflitti le cui conseguenze, territori occupati e profughi, sono ancor oggi i maggiori
ostacoli per una pace nella regione. Solo il Presidente egiziano Muhammad Anwar Saddat, dopo quella del 1973 (guerra
dello “Yom Kippur”) aveva riconosciuto ufficialmente e firmato il trattato di la pace con lo Stato ebraico: fatto che gli costò
la vita ad opera dei “Fratelli Musulmani”.
Per difendere il proprio popolo, Israele dovette sostenere altre quattro guerre, di cui: in Libano nel 1973
l’“Operazione Litani”, per creare una “fascia di sicurezza”
dal confine fino al fiume Litani; nel 1982 l’operazione “Pace
in Galilea” contro l’OLP di Arafat (il più incredibile “Premio
Nobel per la Pace” della storia) e nel 2006 contro gli
Hezbollah; nella Striscia di Gaza (dicembre 2008/gennaio
2009) l’operazione “Piombo Fuso”, per neutralizzare i lanci
di razzi ad opera dei miliziani di Hamas.
IL NASTRO AZZURRO
La disponibilità più volte dimostrata da Israele per favorire la pace non ha dato risultati positivi. Anzi! L’essersi ritirato nel 2000 dalla citata “fascia di sicurezza” del Libano
meridionale e sgomberato nel 2005 le truppe e gli insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza non ha fatto altro che
favorire i palestinesi che non persero l’opportunità per colpire il territorio israeliano più in profondità. Ecco perché
Israele oppone una ferma resistenza alle richieste di ritiro
dai territori occupati. Non dimentica che, nella sua breve
esistenza, rischiò più volte l’estinzione, mentre il mondo
stava a guardare.
La situazione attuale non è certo delle migliori perché
se consideriamo i suoi “vicini di casa” ci rendiamo conto che
Israele non è altro che un caposaldo circondato da nemici
che vogliono la sua estinzione. In particolare: a Nord il
Libano, dove ormai comanda Hezbollah il cui obiettivo
dichiarato è la distruzione di Israele; a Nord Est la Siria, principale via di rifornimenti di armi iraniane dirette ad
Hezbollah; ad Est la Cisgiordania e la Giordania. La prima,
sede dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) il cui
Presidente Abu Mazen, successore di Yasser Arafat, ha riallacciato rapporti con il suo ex vice Ismail Haniyeh – capo di
Hamas, “ala dura” dell’ANP – che persegue la distruzione di
Israele. La Giordania, uno dei pochi Paesi arabi moderati ad
aver riconosciuto ufficialmente Israele, ha assaporato la
brezza della già citata “Primavera Araba” ed è stata anch’essa teatro di manifestazioni, sostenute dai soliti “Fratelli
Musulmani”, per ottenere cambiamenti politici e sociali; ad
Ovest, oltre alla perenne minaccia palestinese dalla Striscia
di Gaza, Israele ora deve fare i conti con l’Egitto, divenuto
ostile da quando Mubarak è stato cacciato ed a comandare
sono di fatto i già citati “Fratelli Musulmani”, nemici giurati
dello Stato ebraico, originatori della quasi totalità dei gruppi terroristici islamici esistenti, Hamas incluso, e che ha
avuto in Bin Laden il loro migliore e più illustre discepolo.
E come se già non bastasse, a rendere ancora più fosco
questo quadro ricordiamo le conclamate ambizioni nucleari
dell’iraniano Ahmadinejad che nega l’Olocausto e vuole cancellare lo Stato ebraico anche dalla faccia della terra.
Infine ad aggravare ulteriormente la descritta situazione
c’è la recente svolta della Turchia: sempre meno
“Occidentale” da quando non c’è più l’Unione Sovietica a
minacciarne i confini; non più Repubblica laica, come aveva
voluto Mustafa Kamel Ataturk, ma sempre più confessionale da quando è al potere l’attuale Presidente Recep Tayyip
Erdogan. Forse sognando un secondo Impero Ottomano,
corteggia i Paesi coinvolti nella “Primavera Araba”, allaccia
stretti rapporti con i palestinesi di Gaza e volta definitivamente le spalle all’ex alleato Stato ebraico.
A questo punto fare delle previsioni sull’avvenire di
Israele non è confortante. Gli ebrei sono accerchiati da
nemici che non hanno mai voluto dialogare con loro e ne
hanno sempre approfittato quando gli è stata tesa la mano.
È quindi illusorio credere che Israele abbandoni i territori
conquistati durante le quattro guerre scatenate proprio
dagli arabi; e ritorni ai confini ante guerra del 1967, cosa che
comprometterebbero la sicurezza del Paese aggravandone
la vulnerabilità.
Cosi come è impensabile che un Paese con una popolazione di poco più di 7.000.000 di abitanti permetta il rientro dei quasi 4.500.000 di profughi palestinesi causati dalle
guerre del 1948 e 1967. Il loro ritorno in Israele altererebbe irrimediabilmente l’equilibrio demografico del Paese e
molto probabilmente gli ebrei verrebbero assoggettati a una
teocrazia arabo-islamica, preludio di una nuova diaspora. Ed
impedire che ciò accada è uno dei punti fermi di Israele.
Senza, poi, tenere conto che se l’Iran si dotasse di un arsenale nucleare e ad Ahmadinejad non faranno cambiare le sue
IL NASTRO AZZURRO
ambizioni, lo Stato ebraico rischierebbe di essere cancellato
definitivamente. Ossia, per gli ebrei, un secondo Olocausto
per mano di chi nega il primo.
È pur vero che Israele, dopo USA e Giappone, è il Paese
tecnologicamente più avanzato al mondo nell’elettronica
applicata agli armamenti. Capacità che gli ha consentito, nel
settembre del 2007, di sorvolare il territorio turco e
distruggere un sito nucleare in costruzione nel nord della
Siria dopo aver “accecato” i sistemi di avvistamento russi di
ultima generazione schierati a difesa del sito. E sembrerebbe che anche di recente Israele avrebbe provocato il blocco, seppur temporaneo, del programma nucleare iraniano
mediante un virus elettronico scaricato da una pen-drive.
È altrettanto vero, però, che gli israeliani sono sotto
costante minaccia dei missili iraniani di lunga gittata, di quelli di Hamas sempre più numerosi e sofisticati da quando i
“Fratelli Musulmani” li riforniscono attraverso la frontiera
dell’Egitto con la Striscia di Gaza a Raffah e dei circa 40.000
razzi di vario tipo e gittata schierati da Hezbollah a ridosso
della frontiera libanese.
E tutto ciò non può che preludere ad una devastante
guerra che Israele non sottovaluta, considera possibile e per
la quale ha pianificato ogni provvedimento necessario per
proteggere una popolazione di appena un milione e mezzo
superiore a quella sterminata nei campi nazisti.
Detto ciò, non sarebbe né morale né tanto meno
responsabile lasciare Israele solo, come se il problema non
riguardasse un po’ tutti, in particolare per quanto ci riguarda, i Paesi mediterranei. Sarebbe una tragedia dell’umanità se
Israele fosse spinto a gridare “Muoia Sansone con tutti i
Filistei”. Bisognerebbe pertanto individuare chi potrebbe e
dovrebbe schierarsi a favore di Israele creando, non solo a
parole, una sicura e valida deterrenza nei confronti dei suoi
conclamati nemici.
Sull’ONU è meglio non farci tanto conto. Ha già fatto
tanto e farà ancora ma l’esperienza ci insegna che quando
interviene è quasi sempre troppo tardi. L’ONU è un’elefantiaca organizzazione sovranazionale dove è sufficiente il
veto di uno solo dei cinque membri permanenti del
Consiglio di Sicurezza per vanificare gli sforzi e le decisioni
adottate da ben 192 Delegazioni Nazionali. Nel caso considerato, salvare Israele, fa premio la tempestività di intervento, ovvero l’intervento preventivo.
Analogamente Israele non può fare affidamento
sull’Unione Europea finché i suoi 27 Paesi membri non si
daranno una politica estera e di difesa comune. Meglio
lasciar perdere l’idea di inserire Israele nell’UE, anche perché sarebbe impossibile inglobarvi un Paese non confinante. Non rimane che la NATO che, seppur dopo la caduta
del “Muro” sia diventata “interventista” per spegnere
“fuori area” i “fuocherelli” prima che le "fiamme” raggiungano casa nostra, mantiene comunque inalterata e prioritaria la sua funzione originaria di “impegno alla difesa collettiva” (Art. 5 del Trattato di Washington) che sancisce
l’intervento automatico ed immediato di tutta l’Alleanza a
favore di qualsiasi Paese partner attaccato. Con ogni probabilità un eventuale ingresso di Israele nell’Alleanza ne
provocherebbe l’abbandono della Turchia di Erdogan.
Abbandono però compensato dalla maggior serenità e
sicurezza che il popolo ebraico acquisirebbe per l’accresciuta deterrenza contro le bellicosità dei suoi nemici.
Senza poi considerare che, per l’Occidente, Israele diverrebbe una sicura e valida “sentinella avanzata” in un mondo
islamico per noi sempre meno affidabile e causa di crescenti preoccupazioni.
Bersagliere Gen. D.( r. ) Bruno TOSETTI
già “Comandante della Missione Libano 1”
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QUANDO I COMANDANTI MORIVANO IN PLANCIA
Storia della torpediniera «Uragano» e del suo
Luigi Zamboni Medaglia d'Oro al Valor Militare
«Il più alto eroismo è combattere sino in fondo
una battaglia che si sa fin dall'inizio perduta.»
Dino Buzzati
LA BATTAGLIA DEI CONVOGLI SULLA «ROTTA
DELLA MORTE»
Gli eventi bellici in Africa Settentrionale si svolsero nei
primi due anni di guerra con alterne fortune, finché la battaglia
di El Alamein (23 ottobre - 3 novembre 1942) segnò il rapido
declino delle forze dell'Asse in Africa Settentrionale, che sotto
la pressione della vittoriosa avanzata della VIII armata britannica comandata dal generale Montgomery dovettero ritirarsi a partire dalla Cirenaica.
Dopo l'invasione angloamericana del Nord Africa
francese, iniziata l'8 novembre 1942 con gli sbarchi in
Marocco e in Algeria (Operazione "Torch"), le superstiti
truppe italo-tedesche, attaccate su due fronti, dovettero
abbandonare anche la Tripolitania e ripiegare in Tunisia.
La Regia Marina ebbe allora il compito di assicurare i
rifornimenti a quell'ultima testa di ponte italo-tedesca in
Nord Africa. Da metà novembre 1942 fino a metà maggio 1943, quando divenne impossibile proseguire la resistenza, il porto di Biserta fu il capolinea di quella che, per
la sua pericolosità, venne chiamata la "Rotta della Morte"
(cfr. "Le rotte della morte” - n.° 2-2009 pag. 24 e segg.)
dove gli aerosiluranti e le navi da battaglia inglesi, dotate
di sofisticati sistemi radar, operavano anche di notte.
Tra le insidie presenti lungo la "Rotta della Morte"
vanno inoltre ricordati gli sbarramenti di mine, in gran
parte posati dalla stessa Marina italiana tra la Tunisia e la
Sicilia occidentale. I passaggi lasciati vennero successivamente ostruiti con mine deposte in gran numero dai
posamine britannici.
Nonostante le enormi difficoltà, il traffico con la
Tunisia fu intenso. Nei sei mesi tra l'11 novembre 1942,
giorno di partenza da Napoli del primo convoglio, e il 4
maggio 1943, quando giunse a Tunisi l'ultimo, la Marina
organizzò 276 convogli, che subirono uno stillicidio di
perdite quasi quotidiano, con un totale di 101 navi mercantili andate perdute in mare. In ogni viaggio ognuna di
quelle navi aveva mediamente il 23% di probabilità di
affondare.
Secondo le statistiche, dei 77.741 militari trasportati
ne giunsero a destinazione 72.246, con perdite del 7%.
Delle 433.169 tonnellate complessive di carichi partiti ne
arrivarono 306.537. Andò perduto il 29% dei carburanti
inviati, il 20% degli automezzi, il 32% del materiale d'artiglieria e delle munizioni, il 30% degli altri carichi.
Nonostante la grande inferiorità di uomini, materiali e
mezzi non potesse più lasciar dubbi sull'esito sfavorevole
della guerra, la gente di mare italiana continuò a combattere
con caparbia tenacia, sostenendo «l'urto delle forze nemiche con
tanta indomabile fierezza».
LA TORPEDINIERA "URAGANO"
A partire dalla metà del 1942 cominciarono a entrare in
servizio le navi avviso scorta della classe "Ciclone", poi riclassificate come torpediniere di scorta. Esse erano più agili dei
cacciatorpediniere e munite di più moderne apparecchiature
ed armi per la guerra ai sommergibili e la difesa antiaerea del
traffico mercantile.
Alla nuova classe "Ciclone" apparteneva anche la torpediniera "Uragano", protagonista di questa storia. Era lunga 87,75
18
comandante
alla memoria
metri e larga 9,90 ed aveva un'immersione media di 3,77
metri. Il suo dislocamento standard era di 925 tonnellate, quello con carico normale di 1.652 tonnellate e quello a pieno
carico di 1.800 tonnellate.
L'apparato di propulsione era costituito da 2 caldaie
Yarrow con surriscaldatori di vapore che alimentavano 2 gruppi turboriduttori a vapore Tosi - Parsons con potenza complessiva di 16.000 HP, azionanti 2 eliche. La velocità massima
era di 25 nodi.
Con 442 tonnellate di nafta l'autonomia era di 2.800 miglia
nautiche a 14 nodi, che si riducevano a 2.140 miglia a 20 nodi
e a 1.400 miglia a 25 nodi.
L'armamento dell'"Uragano" era costituito da 4 tubi lanciasiluri da 450 mm in complessi binati, 4 lanciabombe di profondità antisommergibili, 2 cannoni da 100/47 singoli, 8 mitragliere da 20/70 binate e 2 singole. La nave era anche attrezzata per
trasporto e posa di 20 mine. Le apparecchiature di ricerca e
localizzazione per la guerra subacquea comprendevano lo
scandaglio a frequenza acustica tipo "Safar".
L'equipaggio era formato da 7 ufficiali e 170 tra sottufficiali e marinai comuni.
Nato a Bologna il 14 luglio 1909, Luigi Zamboni era divenuto guardiamarina nel 1929. Nel 1934, dopo la promozione a
tenente di vascello, imbarcò sull'incrociatore leggero "Muzio
IL NASTRO AZZURRO
Attendolo", dove divenne 1° direttore del tiro e vi rimase ininterrottamente in servizio fino all'estate del 1942, raggiungendo il grado di capitano di corvetta. Sull'"Attendolo" Luigi
Zamboni meritò due Croci di Guerra al Valor Militare.
Nel settembre 1942 assunse il comando della torpediniera "Uragano" che, dopo un addestramento accelerato di poco
più di un mese, fu assegnata alla 2a Squadriglia Torpediniere di
Scorta, con la quale svolse ben ventidue missioni di scorta
convogli in acque greche, tra la Grecia e l'Africa Settentrionale
e infine tra i porti nazionali del Tirreno Meridionale e la Tunisia.
L'"Uragano" sostenne numerosi combattimenti contro
forze subacquee ed aeree nemiche ed abbattè un aeroplano.
Nella notte tra il 22 e il 23 novembre 1942 nel Tirreno
Meridionale tentò una manovra di speronamento di un sommergibile avversario che procedeva in emersione. A causa di
un attacco aereo mentre era nel porto di Sebra subì numerose perdite fra l'equipaggio.
L'ULTIMA MISSIONE DELL'"URAGANO"
Il 3 febbraio 1943 la torpediniera "Uragano" salpò per la
sua ventiduesima missione, l'ultima, per scortare lungo la rotta
da Biserta a Napoli la motocisterna "Thorsheimer", nave norvegese di 9.955 tonnellate requisita a Genova allo scoppio
delle ostilità e di fondamentale importanza per i rifornimenti
del fronte nord africano, al punto che le unità incaricate della
sua scorta erano ben cinque: la torpediniera "Sirio", che guidava il convoglio, il cacciatorpediniere "Saetta" e le torpediniere
"Uragano", "Monsone" e "Clio".
Il convoglio salpò da Biserta alle 5.30 del 3 febbraio 1943,
con mare molto agitato.
Alle 8.17 "Monsone" e "Uragano" comunicarono che la
ricerca ecogoniometrica era molto disturbata a causa del
mare forza 4 - 5. Infatti lo scandaglio a frequenza acustica tipo
Safar non riusciva a dare indicazioni quando la nave subiva rollio e presentava echi accessori che creavano confusione. Era
quindi arduo in quelle condizioni poter individuare le mine
nemiche che insidiavano quel tratto della rotta.
Alle 9.38, sul punto a Latitudine 37° 35' Nord e
Longitudine 10° 37' Est, dal convoglio notarono una enorme
colonna d'acqua e di fumo innalzarsi a poppa dell'"Uragano"
che, privo di una parte della poppa, si fermò e non rispose più
alle chiamate radio.
L'ufficiale in seconda riunì a prua l'equipaggio e fece mettere a mare i mezzi di salvataggio. A causa delle onde le due
imbarcazioni di cui era dotata la nave si rovesciarono subito.
Sulle cinque zattere in dotazione, che restarono a galla, presero posto sottufficiali e comuni che si erano buttati in mare.
Tutti gli ufficiali, tranne quello di rotta, rimasero a bordo con il
Comandante, che
fu visto sulla plancia sino a quando
le zattere non si
a l l o n t a n a ro n o
dalla nave a causa
dello scarroccio.
Alle 9.40 il
comandante del
convoglio, aveva
ordinato
al
"Saetta" e al
"Clio" di prestare
assistenza
all'"Uragano". Il
comandante del
"Saetta", l'espertissimo capitano
di corvetta Enea
Picchio, che dirigeva la manovra,
rallentò a mezza
forza e cominciò
Il Comandante Luigi Zamboni
ad accostare con
tutta la barra a
sinistra, ma poté
giungere solo a circa duecento metri a poppa dell'"Uragano",
che nel frattempo con le macchine ferme e di traverso al mare
aveva scarrocciato verso Sud Est, avvicinandosi ai campi minati italiani.
Alle 9.48 una violentissima esplosione al centro dello scafo
spezzò il "Saetta" in due tronconi provocando una gigantesca
colonna d'acqua mista a nafta, vapore e fumo.
I superstiti, sentita la poppa che si alzava e udito l'ordine
del Comandante e del Direttore di Tiro di abbandonare la
nave, si buttarono subito in mare e si aggrapparono alle zattere che già si trovavano in acqua, cercando di allontanarsi per
non essere colpiti dalle sovrastrutture della plancia e dell'albero di prua che si stavano abbattendo in mare. La prora e la
poppa si sollevarono e in circa 50 secondi si infilarono in acqua
e si inabissarono.
Tra i naufraghi del "Saetta" interrogati tre giorni dopo che
erano stati portati in salvo a Biserta, nessuno seppe dare notizie del Comandante. Alcuni dei naufraghi dell'"Uragano" riferirono invece di aver visto il comandante del "Saetta" «sulla
plancia nel momento in cui affondava la nave, nell'atteggiamento del saluto romano.»
Alle 9.50 il "Clio" comunicò che il "Saetta" aveva urtato
MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA DEL COMANDANTE LUIGI ZAMBONI
Decreto Presidenziale datato 1 settembre 1949
«Valoroso comandante di torpediniera, già distintosi in precedenti azioni di guerra, eseguiva numerose scorte di
convogli nazionali sulle ardue rotte del Canale di Sicilia aspramente contrastate dall’avversario, dimostrando sereno coraggio ed elevate doti di comando.
Avuto ordine di riportare in Patria a qualunque costo una grossa petroliera, malgrado le avverse condizioni di
mare, attraversava arditamente – quale unica via possibile – zona minata dal nemico compresa fra imponenti
sbarramenti di mine nazionali. Colpita e gravemente danneggiata la sua unità da improvvisa esplosione di arma
subacquea, rimasto in balia delle onde e sospinto dal vento e dalla corrente sui vicini sbarramenti, si prodigava
serenamente fino allo estremo limite delle umane possibilità per mantenere la calma e la fiducia nei suoi uomini
e per fronteggiare la gravissima situazione.
Quando, dopo lunghe ore di lotta, non era più possibile contenere le vie d’acqua che minacciavano di sommergere l’unità, disponeva l’imbarco della gente sulle zattere di salvataggio mentre egli, unitamente ai suoi ufficiali che
trascinati dal suo esempio non lo vollero abbandonare, rimaneva sulla sua nave per dividerne la sorte.
Nell'improvviso precipitare degli eventi si inabissava con il suo Stato Maggiore in quelle acque che avevano conosciuto il suo cosciente ardimento, lasciando fulgido esempio di eroica abnegazione e sublime attaccamento al
dovere ed alla nave posta al suo comando.
Canale di Sicilia, 3 febbraio 1943.»
IL NASTRO AZZURRO
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La torpediniera Uragano
contro una mina. Il Comandante del convoglio gli ordinò di
fermarsi e recuperare i naufraghi col battello. Le altre unità
continuarono la navigazione. Dieci minuti dopo il Comandante
del convoglio, constatato che a causa del mare e del vento il
"Clio" non poteva far nulla, gli ordinò di interrompere i soccorsi e di seguirlo nella scia.
Alle 9.55 dal convoglio venne comunicato al Comando
Superiore della Regia Marina ("Supermarina") che il "Saetta"
era affondato e che, a causa del mare forza 5 e del vento, non
era possibile dare alcuna assistenza ai naufraghi.
Alle 10.00 il convoglio assunse la formazione in linea di fila,
per poi passare a quella per file parallele, con il "Monsone"
davanti, il "Sirio" a sinistra e il "Clio" a dritta della petroliera.
Alle 12.05 il Comandante del convoglio informò
Supermarina della criticissima situazione della torpediniera
"Uragano" e chiese a Biserta di inviare mezzi di soccorso.
Alle 12.20 dal convoglio venne avvistata una formazione di
11 bombardieri e aerosiluranti nemici, scortati da 4 caccia, che
cinque minuti dopo attaccarono. Intercettati dagli aeroplani
tedeschi di scorta e bersagliati dal fuoco dei cannoni e dalle
mitragliere delle navi, gli attaccanti perdettero un aereo, che
cadde in mare.
Il convoglio ricevette alle 13.33 l'ultimo messaggio radio
dell'"Uragano", che comunicava la sua criticissima posizione.
Spesso le navi che urtavano una mina o venivano colpite
da un siluro si inabissavano repentinamente, talora in meno di
un minuto, come accadde al "Saetta". Invece l'"Uragano" si
mantenne a galla per circa quattro ore, sia pur precariamente,
mentre «dal posto di comando, serenamente, il Comandante
impartiva tutte le necessarie disposizioni prima per tentare di salvare la nave e quando, dopo lunghe ore di lotta, non fu più possibile contenere le vie d'acqua, disponeva l'imbarco della gente sulle
zattere di salvataggio mentre egli, unitamente agli ufficiali del suo
Stato Maggiore che non lo vollero abbandonare, si inabissò con l'unità al suo comando» secondo le più alte tradizioni della Marina.
Aveva 33 anni.
Non sopravvisse alcuno dei marinai a bordo
dell'"Uragano" che potesse narrare gli ultimi istanti di vita del
Comandante.
La sorte aveva deciso che la morte non avrebbe colto Luigi
Zamboni fulminea e ineluttabile per mezzo di un ben centrato colpo d'artiglieria durante il divampare di uno dei tanti violenti combattimenti in cui aveva diretto il tiro dei grandi cannoni di un incrociatore. La sorte, invece, prima che la torpediniera "Uragano" si inabissasse, gli concesse quattro ore di
tempo per decidere se fosse giunto il giorno di rinunciare alla
sua ancor giovane vita per mantenere la fedeltà alla nave fino
all'estremo sacrificio di colare a picco con essa.
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Quali siano stati in quelle
ore i suoi pensieri avrebbe
potuto immaginarlo solo il
giornalista e scrittore Dino
Buzzati, per tre anni imbarcato
sugli incrociatori come corrispondente di guerra del
"Corriere della Sera", che nelle
sue cronache di battaglia sul
mare seppe «essere epico usando parole dimesse» e «illuminare
di luce straordinaria un personaggio, si trattasse d'un
Comandante o si trattasse del
più umile marinaio».
Per il suo spiccato senso di
disciplina e del dovere, e più
ancora per la «concezione aristocratica che egli aveva del
coraggio, inteso come applicazione estrema e se del caso stoica
del proprio dovere», egli avrebbe
forse immaginato il comandante Zamboni mentre si aggirava
per la nave «cercando se qualche ferito fosse rimasto ancora a
bordo» e infine mentre faceva «in direzione dei naufraghi un
cenno con la mano. Un cenno di saluto che insieme voleva significare: andassero pure, non si preoccupassero di lui, quello era il suo
posto e non lo avrebbe per nessun prezzo lasciato».
Ciò che restava del convoglio, alle 12.50 del 4 febbraio
1943 entrò finalmente nel porto di Napoli.
L'Ammiraglio Comandante la Marina Militare incaricò il
capitano di fregata Luigi Ronca di svolgere l'inchiesta sull'affondamento dell'r. c. t. "Saetta" e della r. t. "Uragano".
Le deposizioni dei superstiti della torpediniera "Uragano",
che erano stati soccorsi il giorno dopo l'affondamento della
loro nave e portati a Biserta, furono registrate nel verbale di
interrogatorio. I naufraghi testimoniarono che il comandante
Zamboni era rimasto sulla plancia insieme agli ufficiali, tra i
quali l'Ufficiale in seconda, gravemente ferito a una gamba dall'esplosione, e dichiararono di ritenere che essi fossero affondati con la nave, ad eccezione dell'ufficiale di rotta che era
stato visto su uno zatterone di cui ignoravano la sorte. I naufraghi dichiararono di aver perduta di vista la loro nave verso
mezzogiorno. Sino a quell'ora ne avevano visto l'albero apparire fra le onde mentre le tre zattere di salvataggio si allontanavano spinte del forte vento.
Il Comandante della 1a Flottiglia Siluranti di Scorta, capitano di vascello Tagliamonte, a conclusione del Rapporto di navigazione (che tra gli allegati comprendeva i verbali delle comunicazioni scambiate con l'"Uragano" e i verbali di interrogatorio dei naufraghi) dichiarò che dai segnali scambiati con
l'"Uragano" egli aveva «tratto la certezza, a conferma delle
impressioni già riportate nei frequenti contatti avuti con il
Comandante Zamboni, che egli, sino all'ultimo, ha mantenuto inalterata la calma e che le sue particolari doti di forza d'animo e di
sereno spirito di sacrificio hanno rifulso nel sinistro della sua unità».
Il comandante Tagliamonte terminava il rapporto chiedendo
che gli fosse «concessa l'autorizzazione, ad inchiesta sull'affondamento terminata, di prenderne visione per poter proporre il
Comandante Zamboni per una decorazione al valore».
La proposta fu poi presentata e con Decreto Presidenziale
datato 1 settembre 1949 venne conferita alla memoria del
capitano di corvetta Luigi Zamboni la più alta Decorazione al
Valor Militare.
Adolfo Zamboni
«Poi le acque tornarono buie e silenziose,
mentre l'anima compiva il viaggio degli eroi.»
Dino Buzzati
IL NASTRO AZZURRO
DIPLOMAZIA E NASTRO AZZURRO: ORGOGLIO BIELLESE
otto l’Alto Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica italiana, in collaborazione con la Regione
Piemonte, il Consiglio Regionale del Piemonte, la Città di Torino e l’Università degli Studi di Torino, il dottor Tomaso
Vialardi di Sandigliano, Presidente della Federazione di Biella e Vercelli del Nastro Azzurro, ha coordinato e presieduto le due sessioni della Tavola Rotonda di Relazioni Internazionali (Ambasciatori e Consoli in 150 anni di storia d’Italia
- Diplomazia Consolare a Torino Capitale d’Italia) organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Biella il 3
febbraio 2012.
Alla Tavola Rotonda, prima in Italia ad avere indagato la figura del Console Onorario per capire, dalla storia passata,
le priorità dell'upgrade della sua funzione, che un futuro molto vicino e non ancora del tutto intuibile sta delineando sempre più essenziale e con mandati sempre più ampi e delicati, hanno partecipato:
– il dottor Daniele Giuseppe Sfregola, Segretario del Cerimoniale Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri (MAE);
– la dott.ssa Liliana Gomez De Weston, Decana del Corpo Consolare di Torino e Console Generale della Repubblica
del Perù;
– l’ing. Gian Piero Giani, Segretario del Corpo Consolare di Torino e Console Onorario degli Stati Uniti del Messico;
– il dott. Federico Daneo, Console Onorario del Regno di Danimarca;
– l’ing. Piergiovanni Ramasco Vittor, Console Onorario della Repubblica del Guatemala;
– l’avv. Giuseppe Pellegrino, Console Onorario della Repubblica della Slovacchia;
– il dott. Carlo Piacenza, già Console Onorario della Repubblica del Perù;
– la prof.ssa Silvia Cantoni, Professore di Diritto Internazionale presso l’Università degli Studi di Torino;
– la dott.ssa Maria Eugenia Venèri, ricercatrice, autrice della tesi di laurea Consoli e Ambasciatori a Torino (1861 - 2011).
La Provincia di Biella, anche grazie a tale evento, si sta sempre più rivelando grande protagonista della testimonianza
dei rapporti internazionali della Repubblica Italiana. La tavola rotonda, svoltasi presso la sala Maria Bonino del Palazzo
Provinciale, grazie alla preziosa organizzazione offerta dall'assessore Mariella Biollino, ha potuto contare su prestigiose
testimonianze espresse dai numerosi Diplomatici ed ex presenti: tutti interventi attinenti le sollecitazioni sul tema contenute nel testo di Maria Eugenia Veneri, come nell'accademico intervento della Prof.ssa Silvia Cantoni. Tomaso Vialardi di
Sandigliano, che nell'ambito di agenzie internazionali militari e civili ha ricoperto incarichi in Estremo Oriente, Est Europa
e Sud America, è conosciuto ed apprezzato soprattutto per il ruolo, ricoperto dal 2003, di Presidente della Federazione
di Biella e Vercelli dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e deIl'Associazione Europea
Amici degli Archivi Storici.
La sede di via Roma 34 a
Sandigliano annovera ben
72 soci e promuove iniziative di carattere patriottico,
intervenendo ove necessario con finalità sociali: per
esempio, su persone a
rischio di emarginazione,
cercando di portare loro
conforto nonostante gli esigui mezzi finanziari a disposizione.
Tomaso Vialardi di
Sandigliano, nella sua attività
di
Presidente
della
Federazione Biellese del
Nastro Azzurro, tra l’altro,
ha provveduto alla pubblicazione del "Libro Eroico della
Provincia di Biella", memoria tangibile dei tanti Eroi
Un momento della Tavola Rotonda
che hanno fatto grande la
nostra terra; nel 2009, ha promosso la creazione del Comitato Associazioni d'Arma Biella, che ne riunisce in un unico
polo tutte le maggiori; nel 2011, con l'indispensabile appoggio del Sindaco Dino Gentile, ha deliberato l'intitolazione nei
Giardini Zumaglini del Largo "Decorati al Valor Militare d'Italia".
Barbara Greggio
“BIELLA STYLE & MOTORI”
S
IL NASTRO AZZURRO
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I GENERALI CIGLIANA
Ritratti del nonno e del padre del gen. Giuseppe Cigliana,
socio della Federazione Provinciale di Roma
PROFILO DEL GENERALE C.d.A. GIORGIO
CIGLIANA RICOSTRUITO DAI NIPOTI GIORGIO E GIUSEPPE CESARE MARIA
Giorgio Cigliana, nato a Castellamonte (TO) il 13
marzo 1857, entrato alla Scuola Militare di Modena nel
1872, veniva nominato nel 1875, a 18 anni e 5 mesi,
Sottotenente al 4° Rgt. Bersaglieri e nel 1882, terminati i
Corsi della Scuola di Guerra e nominato Capitano nel 1°
Rgt. Bersaglieri, veniva trasferito a Chieti e quindi a Roma
per il periodo di esperimento e poi nel Corpo di S.M..
Promosso Maggiore nel 1890 era trasferito al 72°
Rgt. Fanteria ed il 7 giugno 1906, a soli 49 anni, era promosso Generale di Brigata ed assegnato al comando
della Brigata di Fanteria “Siena” di stanza a Cuneo e,
quindi, alla 1^ Brigata Alpina. Nel 1910 veniva nominato
Ispettore delle Truppe Alpine in Roma, conservando tale
incarico anche dopo la nomina, l'11 giugno 1911, a
Generale di Divisione.
Nel 1913 veniva nominato Comandante delle truppe
della Tripolitania e, contemporaneamente, Governatore
della Colonia.
Prima di rimpatriare per assumere, da Generale di
C.d.A., il comando dell'XI C.d.A. a Bari, il Generale
Cigliana aveva inviato una lunga relazione al Ministero
degli Esteri per rappresentare i pericoli che si andavano
addensando ed illustrare le proposte più urgenti in campo
militare tendenti a modificare la dislocazione dei presidi
più interni che sarebbero stati maggiormente soggetti alle
azioni dei ribelli e destinati, quindi, a restare isolati. Il
Ministero, però, prese solo atto della descritta situazione
ma non ne condivise le previsioni e così, purtroppo, dopo
pochi mesi la situazione militare in Libia precipitò; alcuni
presidi dell'interno vennero completamente distrutti e la
occupazione italiana si ridusse alla sola zona costiera.
22
Il 24 maggio 1915 il Generale Cigliana al comando
dell'XI C.d.A. varcò il confine con l'Austria alle dipendenze della 3^ Armata, comandata da S.A.R. Emanuele
Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, schierandosi contro le
difese austriache del Carso. L'XI Corpo d'Armata, inizialmente costituito dalle due Divisioni 21^ e 22^, nell'offensiva del 1916 ebbe sotto di sé ben 5 Divisioni.
Con l'XI Corpo il Generale Cigliana partecipò alle
prime 10 battaglie dell’Isonzo, impegnato, sempre sulla
sinistra della 3^ Armata, contro le formidabili difese del
Monte S.Michele, prima, e poi dell'aspro e desolato settore settentrionale del Carso, oltre il Vallone. Il 29 maggio
1916 (5^ battaglia dell'Isonzo) gli Austriaci attaccarono
con i gas asfissianti ed in meno di due ore nelle trincee
italiane si contarono 6.500 morti e 10.000 intossicati ma
il Comandante, portatosi in zona avanzata e dopo aver
rinfrancato i superstiti, riuscì a respingere il nemico: il Duca d'Aosta, nel premiare coloro che si erano distinti nella
disperata difesa, fece l'elogio di tutti i
Reparti dell'XI Corpo.
Nell'agosto 1916 (6^ battaglia dell'
Isonzo) l'XI Corpo riusciva ad occupare
saldamente tutto il Monte S.Michele e ad
affermarsi sulle quote ad est del Vallone
e per tali operazioni il Generale Cigliana
fu Decorato con la Commenda
dell'Ordine Militare di Savoia con la
seguente motivazione: "Con singolare perizia diresse le sue truppe alla conquista del
gradino del Carso sotto San Michele e San
Martino (giugno-luglio 1915) e poi, espugnati questi potenti baluardi (agosto 1916),
inseguì il nemico al Nat Logem che conquistò. Vincendo quindi accanite resistenze riusciva con abili mosse e sicura energia a
superare le difese avversarie del Veliki
Kriback e Dosso Faiti sul quale definitivamente si affermava". Carso: giugno 1915novembre 1916.
Nella 7^, 8^ e 9^ battaglia dell'Isonzo,
combattute nella seconda metà del
1916, le truppe dell'XI Corpo giunsero
IL NASTRO AZZURRO
oltre il Veliki Kriback ed il Faiti (in quei giorni, in una delle
Divisioni, combatté anche Gabriele D'Annunzio).
Dopo la successiva 10^ battaglia dell'Isonzo (maggio
1917) il Generale Cigliana lasciava il comando dell'XI
C.d.A. (che sotto i suoi ordini si era coperto di gloria
tanto da essere citato ben tre volte nei bollettini di guerra del Comando Supremo mentre altre azioni della sue
valorose truppe erano state citate in altri 5 bollettini di
guerra).
Il 23 agosto 1917 il Generale Cigliana assumeva il
comando del Corpo d’Armata di Napoli ed il 5 gennaio
1919 di quello di Firenze ove, peraltro, spirava improvvisamente l'8 ottobre 1919 (le sue spoglie riposano nel
Cimitero monumentale delle Porte Sante a San Miniato,
sopra piazzale Michelangelo).
Le sue grandi doti di Comandante e di militare sono
riassunte nelle nobili parole scritte alla Vedova, dopo la
sua morte, da S.A.R. il Duca d'Aosta che così si espresse
nel suo telegramma: "Con cuore angosciato esprimo a Lei e
Famiglia le più vive espressioni di cordoglio per la dolorosa perdita del generale Cigliana, mio devoto collaboratore e caro
amico. Le bandiere della Terza Armata si piegano riverenti
davanti alla tomba dell'antico Comandante dell'XI corpo cui
dalle insanguinate balze del San Michele e del martoriato Faiti
giunge il dolce richiamo dei fratelli di armi oggi a lui ricongiunti nella immortalità e nella gloria. Emanuele Filiberto di
Savoia".
Nonché in quelle scritte, nella medesima occasione, al
Generale Fara, Comandante dell'XI C.d.A.: "PregoLa rappresentarmi funerali Generale Cigliana devoto amico e valoroso Comandante del Corpo d'Armata del San Michele, del Nat
Logem, del Veliki, del Faiti, che alla Terza Armata dette l'anima
Sua forte e tenace ed alla Patria consacrò fulgide giornate di
vittoria e di gloria. A Lei ed alle truppe del Corpo d'Armata
esprimo mie vivissime espressioni cordoglio.
Emanuele Filiberto di Savoia".
PROFILO DEL GENERALE C.d.A. CARLO
CIGLIANA NEL RICORDO DEI FIGLI GIORGIO
E GIUSEPPE CESARE MARIA
dell'azione, presentare al Capitano la 37^ compagnia (4
Ufficiali e 205 uomini di truppa) ma, in quel momento,
nessuno avrebbe pensato che meno di 24 ore dopo
sarebbero rimasti il capitano e poco più di 60 alpini!
Nell'azione il Sottotenente Cigliana riportò una ferita da
shrapnel alla testa e tre da pallottola di fucile, tutte a
canale completo, delle quali una al collo; una all'emitorace
sinistro con foro di uscita nella regione sacrale ed una al
braccio sinistro per cui
si risvegliò al
posto
di
medicazione
da dove fu
trasportato
in barella a
valle
alla
Sezione di
Sanità (ove,
per fortuna,
nessuno gli
mise le mani
addosso) e
da li fu trasportato in
autocarro
all'ospedale
da campo di
Caporetto.
Il l0 ottobre 1915 era
già rientrato
in territorio
in stato di
guerra ed il
10
aprile
1916
era
promosso
Tenente. Fu
Il 19 dicembre 1983, la sera prima di compiere 88
anni, si chiudeva l'avventura terrena, iniziata a Novara il 20
dicembre 1895, di un eccezionale soldato che aveva dedicato alla Patria ben 48 anni di quella esistenza che aveva
poi terminato contornato dall'amore della sua adorata
moglie Maria Bertini (con la quale aveva condiviso ben 61
anni di matrimonio), dei due figli, delle nuore, dei nipoti e
dei primi pronipotini.
Entrato all’Accademia di Modena nel novembre 1913,
ne usciva Sottotenente effettivo nel marzo 1915 ed assegnato alla 37^ Compagnia del Battaglione Intra del 4°
Reggimento Alpini con la quale, il successivo 24 maggio,
entrava in zona di guerra.
Il 21 luglio 1915 il battaglione era schierato alle falde
del Montenero, che era stato conquistato con una eccezionale azione di sorpresa il precedente 15 giugno da un
Reparto del 3° Alpini (facendo dire al Generale
Boroevitch, comandante l'Armata austriaca del settore:
"Giù il cappello davanti all'alpino italiano!"), aprendo peraltro, contemporaneamente, un grosso problema per rifornire di acqua, viveri, armi, munizioni, legna e quant'altro
potesse occorrere alla guarnigione in quanto le corvées
dovevano pagare un altissimo contributo di sangue ai cecchini austriaci che, dalle loro posizioni sulla sella del
Luznica, dominavano facilmente il sentiero.
Il 20 luglio il comandante del 4° riunì gli Ufficiali dell'lntra (attestato sulla cresta del Cozliac), spiegò loro l'azione che avrebbe portato alla conquista del costone del
Luznica, liberando il passaggio per la vetta del Montenero
e, guardandoli negli occhi, disse loro "So di sacrificare il
Battaglione, ma domattina la trincea austriaca deve essere
presa".
Il Sottotenente Cigliana, pur non avendo ancora 20
anni, era il subalterno più anziano in quanto l'unico in servizio permanente e, pertanto, toccò a lui, all'alba prima
IL NASTRO AZZURRO
Il generale Cigliana, che come detto si è fregiato di una
Campagna di Guerra per la guerra italo-turca del 1911-12
e di tre Campagne di Guerra per la prima guerra mondiale per gli anni 1915-16 e 17, è stato insignito della
Commenda dell'Ordine Militare di Savoia, e delle seguenti Onorificenze: Gr. Uff. dell'Ordine di S. Maurizio e
Lazzaro; Cav. Gr. Cr. Decorato del Gran Cordone della
Corona d'Italia; Medaglia Mauriziana per 10 lustri di servizio (fu il primo, nel dopo guerra, a ricevere questa
medaglia, anziché d'oro, di bronzo, ottenuto dalla fusione
dei cannoni presi al nemico); Croce al Merito di guerra;
Medaglia commemorativa col motto "Libia"; Medaglia
commemorativa della guerra 1915-18; Gr. Cr. al Merito di
Spagna; Gr. Uff. dell'Ordine di Danilo l° di Montenegro; Gr.
Uff. dell'Ordine della Corona del Belgio; Croce di guerra
francese.
23
assegnato, il 10 maggio 1917, al 4° Alpini, Battaglione Intra,
alla stessa 37^ Compagnia della quale, il successivo 28 giugno, promosso Capitano, assumeva poi il comando.
Il 27 marzo 1919 era a Tripoli, assegnato al 2°
Battaglione Libico, da dove, dopo oltre tre anni, veniva
rimpatriato ed assegnato al 69° Reggimento Fanteria a
Firenze (9 luglio 1922).
Dopo aver frequentato la Scuola di Guerra a Torino,
l'esperimento presso la divisione di fanteria di Gorizia, il
15 ottobre 1928 era Capitano nel Corpo di Stato
Maggiore; nel novembre 1929 era maggiore nel 7° Alpini
a Belluno e nel maggio del 1930 aveva il comando del
Battaglione “Cadore” a Tai. Nel 1932 era trasferito nel
Corpo di Stato Maggiore a Roma e nel 1936 veniva promosso Tenente Colonnello.
Dal febbraio 1937 al febbraio 1939 era in Africa
Orientale Italiana quale Capo di Stato Maggiore della 6^
Divisione CC.NN. "Tevere".
Rimpatriato e promosso, l'anno dopo, Colonnello, nel
novembre 1940 era Sottocapo di Stato Maggiore al
Comando Superiore Albania (zona di guerra). Il 1° agosto
'41 era Comandante del 3° Alpini sul fronte occidentale
e, quindi, nel gennaio 1942 sbarcava in Croazia con il
Reggimento.
Dopo aver comandato interinalmente (per due mesi)
anche la Divisione "Taurinense", il 10 settembre 1942 era
Capo di Stato Maggiore del VI° C.d.A. in Croazia ove il 12
settembre 1943, dopo un ultimo cruento combattimento,
veniva fatto prigioniero dai tedeschi a Dubrovnik. Rientrò
in Patria il 5 settembre 1945.
Promosso Generale di Brigata, fu nominato
Comandante la Fanteria della Sicilia il 30 giugno 1948; il
16 aprile 1949 ricostituiva la Brigata Alpina "Julia"; il 16
maggio 1950 era Capo Sezione al C.A.S.M. di Roma e, il
22 ottobre 1951, assumeva il Comando in Seconda della
Scuola di Guerra a Civitavecchia.
Promosso Generale di Divisione (3 gennaio 1952), nel
successivo mese di novembre era Comandante della
Scuola di Guerra; nell'ottobre del 1953 era Comandante
della Divisione Granatieri di Sardegna e un anno dopo era
nuovamente Comandante della Scuola di Guerra.
Promosso Generale C.d.A. nel maggio 1955, dal 1° agosto
'55 al 1° luglio '58 ricopriva l'incarico di Rappresentante
militare presso lo Standing Group a Washington e, al
compimento dei 63 anni (dicembre 1958), passava, a
richiesta, nell'Ausiliaria.
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Ha partecipato alle seguenti Campagne di guerra e
Operazioni militari:
Prima guerra mondiale 1915/16/17/18; Campagne di
guerra in Libia 1919/22; Operazioni di polizia coloniale in
Tripolitania 1921/22; Operazioni militari in A.O.I. 1937/38;
seconda guerra mondiale 1940/41/42/43; Guerra di
Liberazione (prigionia) 1944/45.
Ha subìto il 21 luglio 1915, mentre conduceva i suoi
Alpini all'attacco del Luznica, le anzidette quattro ferite,
con il riconoscimento della qualifica di Mutilato di Guerra
per la ferita riportata alla regione sacrale con interessamento della spina dorsale.
Ha ottenuto le seguenti decorazioni: 3 MAVM; 2
MBVM; 1 Encomio Solenne per operazioni di guerra; 8
Croci al Merito di guerra; la Croce al Merito ungherese
di 3^ Classe e la Croce di Ferro tedesca di 2^ classe; nonché le seguenti Onorificenze: Medaglia commemorativa
per la guerra 1915/18 con 4 stellette; Medaglia commemorativa per le Campagne di Libia, con 2 fascette;
Medaglia interalleata della Vittoria; Medaglia ricordo
dell'Unità d'Italia; Medaglia operazioni in A.O.I. con gladio;
Medaglia commemorativa per la 2^ G.M., con 4 stellette;
Medaglia guerra di liberazione con 2 stellette;
Cavaliere dell'Ordine Coloniale della Stella
d'Italia; Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro;
Cav., Cav.Uff. e Commendatore della Corona
d'Italia; Comm. e Gr. Uff. dell'Ordine al Merito
della Repubblica; Medaglia Mauriziana d'Oro al
merito per l0 lustri di servizio; Comm.
dell'Ordine dell'Aquila Tedesca; Comm.
dell'Ordine di Skandenberg (Albania); Comm.
dello Ordine di Re Zvonimiro II (Croazia).
Le Decorazioni al Valor Militare gli sono
state conferite nelle seguenti occasioni:
Montenero 21 luglio 1915 MAVM; Settore
Occidentale Ferrovia A.O.I. 1-2 dicembre 1937
MBVM; A.O.I. marzo-luglio 1938 Encomio
solenne; Valle Osum (Albania) febbraio 1941
MAVM sul campo; Bosnia Erzegovina
(Dalmazia) gennaio-agosto 1942 MAVM;
Metcovich-Dubrovnich (Croazia) 12 settembre
1943 MBVM.
IL NASTRO AZZURRO
MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: LUIGI GIORGI
acque a Carrara (MS) nel 1913. Diplomato ragioniere e perito commerciale, nel novembre 1935 si
arruolò in qualità di allievo ufficiale di complemento
presso la Scuola di Palermo e, l’anno successivo, fu promosso Aspirante; assegnato al 21º Reggimento Fanteria della
Divisione "Cremona", dopo la nomina a Sottotenente venne
comandato presso la Scuola di Sanità Militare di Firenze per
l’inquadramento del battaglione allievi e, nel 1937, fu congedato. Due anni più tardi venne richiamato nel 21º
Reggimento Fanteria, nel quale prestò servizio per tutta la
durata della seconda guerra mondiale. Nel gennaio del 1940
ottenne la promozione al grado di Tenente, nel gennaio del
1942 quella al grado di Capitano e dal 1943 ebbe il comando della 3ª compagnia fucilieri.
L'8 settembre 1943 colse il giovane ufficiale mentre era
in servizio in Corsica, ove la sua Divisione - al comando del
generale Clemente Primieri - si oppose validamente alle
truppe tedesche per essere
poi trasferita successivamente
a presidiare la Sardegna.
Quando, nell'estate del 1944
essa fu trasformata in Gruppo
di Combattimento "Cremona",
operante a fianco degli Alleati,
Giorgi continuò a farne parte.
Ufficiale "con forte personalità e ascendente sui suoi soldati"
nel marzo del 1945 prese
Luigi Giorgi
parte attiva alle operazioni belliche nella zona di Comacchio
in qualità di comandante della
3ª Compagnia del ricostituito 21º Reggimento Fanteria, operando all'estrema destra dell'8^ Armata Britannica.
L’obiettivo dell’azione era l’occupazione della zona di Torre
di Primaro, per far corrispondere il margine anteriore del
settore difensivo con il corso del fiume Reno.
In questa occasione si guadagnò la sua prima Medaglia
d'Oro, a seguito di due coraggiose azioni: la conquista, alla
testa di due soldati volontari, di un munito caposaldo tede-
N
sco in località Chiavica Pedone e, la notte successiva, il salvataggio da lui effettuato di un soldato gravemente ferito su un
campo minato. Le gesta da lui compiute in quei giorni lo
resero noto a tutti i reparti dell’8^ Armata Britannica. La
Decorazione "sul campo" gli venne consegnata il 6 marzo a
Ravenna alla presenza delle più alte autorità militari alleate in
Italia: il maresciallo Harold Alexander, il generale Richard
McCreery e il generale Charles Keightley.
Successivamente, nel corso dell’offensiva di aprile che
avrebbe condotto alla resa delle truppe nazifasciste in Italia,
alla testa di un piccolo gruppo attaccò una colonna di automezzi tedeschi che tentava il ripiegamento, bloccandola, catturando ottanta prigionieri e impossessandosi del materiale
trasportato.
A pochi giorni prima della
fine della guerra, tra il 26 e il 27
aprile, in località Croce di
Cavarzere, nel corso di un contrattacco nemico, mentre si prodigava sotto l'infuriare del bombardamento per liberare due dei
suoi soldati dalle macerie di una
postazione distrutta, venne gravemente ferito.
Ricoverato nel 66º Ospedale
da campo inglese situato a
Ferrara, morì due settimane
dopo, il 7 maggio 1945, lo stesso
giorno in cui fu firmata la resa
incondizionata della Germania
nazista.
Alla sua memoria fu concessa la seconda Medaglia d'Oro.
L’U.S. Army conferì a Giorgi, la
Stella d'Argento, terza più alta
onorificenza americana che può
La stella d’Argento
essere assegnata per il coraggio
americana
dimostrato davanti al nemico
"per eccezionali atti di valore".
LE DUE MOVM DI LUIGI GIORGI
«Comandante di compagnia all’attacco di un forte caposaldo nemico difeso da reticolati e campi minati, seguito
da due soli fanti, volontariamente offertisi, si portava in pieno giorno a breve distanza dalla posizione avversaria.
Lasciati indietro i due fanti, dopo avere guadato un braccio d’acqua, irrompeva sul caposaldo ancora battuto dalla
nostra artiglieria e, con lancio di bombe a mano, seminava il panico fra i difensori, che si arrendevano in numero di
19. Raggiunto da un suo plotone completava l’occupazione del caposaldo e, sotto l’infuriare del rabbioso e micidiale fuoco di repressione, incurante della propria vita, allo scoperto, estraeva dalle macerie di una postazione colpita
due suoi fanti rimasti sepolti, sottraendoli a sicura morte. La notte seguente, venuto a conoscenza che un fante di
altro reparto trovavasi gravemente ferito in un campo minato, là dove nessuno aveva osato recargli soccorso prima
di neutralizzare le mine, da solo strisciando sul terreno e tastandolo palmo a palmo, dopo oltre un’ora di estenuante sforzo, riusciva a trarlo in salvo. Splendido esempio di virtù guerriere di nostra gente e di generoso altruismo.»
— Chiavica Pedone (RA), 2-3 marzo 1945
«Nelle giornate della grande offensiva di primavera condotta in Italia dalle Armate Alleate ripeteva con lo stesso
ardire e lo stesso stile altre imprese non inferiori a quelle che già gli avevano procurata la concessione di una
Medaglia d’Oro. Nell’ultima di queste, alla testa di un gruppo di animosi, attaccava con irruenza una colonna di
automezzi che tentava il ripiegamento e la disperdeva a colpi di PIAT e di bombe a mano catturando 80 prigionieri, numerosi automezzi, rilevante numero di armi e munizioni. Sempre alla testa dei suoi fanti riportava una grave
ferita che poi lo conduceva a morte. Spirava serenamente col pensiero rivolto alla famiglia ed alla Patria nella luminosa soddisfazione di avere compiuto con piena coscienza ed assoluta modestia il suo dovere di soldato e di italiano, per il quale la concessione della prima Medaglia d’Oro non era stato un punto di arrivo, ma un punto d’onore
per fare ancora di più e sempre meglio, come effettivamente ha fatto.»
— Senio Santerno Po La Croce di Cavarzere, 10-26 aprile 1945
IL NASTRO AZZURRO
25
LO SPARVIERO DEL DESERTO
Il relitto dell’S.M. 79
ancò la fortuna non il valore - sta scritto in una lapisue benemerenze militari e la tragica sorte, toccata insiede del Sacrario militare
me all’equipaggio dell’aerosiluranitaliano di El Alamein.
te di cui era secondo pilota.
Chissà di quanti atti di sfortunato
Arricchivano il convegno due intevalore sono stati protagonisti gli
ressanti mostre nelle quali è stata
ardimentosi combattenti italiani
presentata la riproduzione dello
dell’ultima guerra. L’episodio del
storico velivolo “Bleriot”, il primo
maresciallo pilota Cesare Barro e
che nel 1911 ha compiuto la tradei suoi compagni di equipaggio di
svolata della Manica, ripetuta nel
un aerosilurante S.M. 79 è uno dei
1981.
più tragici ed emblematici.
Cesare
Barro, nato
a
La Sezione di Conegliano
Conegliano (Treviso) il 16 maggio
dell’Associazione
dell’Arma
1914, era un pilota eccezionale.
Aeronautica, intitolata al suo conFin dalla prima giovinezza dimocittadino Cesare Barro, nel maggio
strò una passione per il volo, tanto
2011, in occasione del 35° annida recarsi al Campo della
versario della fondazione, ha orgaPromessa a Gallarate, dove fu fra i
nizzato un convegno per commeprimi piloti a conseguire il brevetmorare questo giovane, eroico
to nel 1932, a soli 18 anni. Tenuto
pilota decorato di Croce di guerconto dell’ardimento e della perira al Valor Militare alla memoria,
zia professionale venne chiamato
tre Croci di guerra al Merito e
dall’allora Direttore Generale
benemerenze varie, scomparso in
della FIAT a rappresentare l’Italia
un tragico volo senza ritorno. Allo
nelle manifestazioni aeree internastesso è dedicato il Monumento ai
zionali europee. Poco dopo parteCaduti dell’Aeronautica della città.
cipò a dimostrazioni di alta acroLa sezione inoltre ha pubblicato
bazia in Svizzera dove gli italiani in
un libro dal titolo “Lo Sparviero del
gara si piazzarono fra i primi.
deserto” nel quale si raccontano le
Nel 1933 si arruolò volontario
Il M.llo Pil. Cesare Barro
M
Il M.llo Pil. Cesare Barro
26
IL NASTRO AZZURRO
nella Regia Aeronautica e nel 1935 venne promosso sergente maggiore pilota. Quando iniziò il conflitto in Africa
Orientale, partì volontario all’insaputa dei suoi familiari.
Per il suo ardimento e capacità venne subito inviato in
due missioni pericolose. Dalla seconda rientrò alla base
con l’apparecchio, un Caproni C.A. 113, gravemente danneggiato per i colpi ricevuti, e non esitò a chiedere un
altro apparecchio per concludere la missione. Per questo
eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo fu proposto
per la Medaglia di Bronzo e la Promozione per Meriti
Straordinari. Al rientro in Patria nel 1936, a soli 23 anni,
gli venne comunicata la promozione a Maresciallo. Era
forse il più giovane Maresciallo pilota d’Italia.
Nel 1939 venne assegnato, quale istruttore pilota, alla
Scuola Bombardamento di Aviano e in quello stesso anno
si sposò.
Dopo lo scoppio della guerra, venne assegnato al
nucleo di addestramento di Gorizia e nel marzo 1941 trasferito alla 278a squadriglia su aerosiluranti S.M.79 a
Pantelleria
Il successivo 21 aprile, tre aerosiluranti S.M.79, trasferiti il giorno precedente da Pantelleria, decollarono alle
17,25 dall’aeroporto K 2 di Berka, vicino a Bengasi, per
una missione nella Grecia meridionale tesa a contrastare
una operazione di sgombero delle truppe inglesi, che si
ritiravano dall’avanzata italo-tedesca. L’aerosilurante, S.79
M.M. 23881, di cui il Barro era secondo pilota, non fece
ritorno alla base. Dei sei membri dell’equipaggio, non
risultò alcun superstite. Il Barro era padre di una figlia,
Maria Luisa, mentre la seconda, Layla, nacque tre mesi
dopo la sua scomparsa.
Quasi vent’anni dopo, il 21 luglio nel 1960, una squadra della spedizione geologica italiana della Co.R.I.
(Comp. Ricerche Idrocarburi del gruppo E.N.I), mentre
percorreva l’antica via carovaniera che collega le due oasi
nel Grande Ergh libico, scorse, nel deserto, una macchia
scura che spiccava nella distesa di sabbia di colore uniforme. Si trattava di un binocolo e di una bussola in dotazione all’aeronautica militare. In prossimità si trovava una
borraccia e ciò che restava di un corpo umano in posizione supina con a fianco una pistola lanciarazzi e un bossolo esploso. Nei resti del giubbotto, si rinvennero una piastrina con il numero di matricola di un velivolo (S. 79
M.M. 23881 cert. 263) e diversi oggetti personali, che permisero di identificare il corpo come quello del 1° aviere
Gianni Romanini, armiere di bordo della 278a Squadriglia
Aerosiluranti della Regia Aeronautica.
Poco meno di tre mesi dopo, il 5 ottobre 1960, a 90
Km a Sud del punto di ritrovamento della salma dell’aviere Romanini, venne ritrovata la carcassa di un aereo parzialmente ricoperta di sabbia. Le parti in tela erano scomparse,
la
struttura e il
rivestimento
metallico
lucidati da
anni di tempestose
bufere di ghibli,
l’arma
dorsale
ancora funzionante.
Ve n n e r o
recuperati
alcuni oggetti: due berretti,
un
giubbotto, un
SIAI S.M. 79
IL NASTRO AZZURRO
orologio e diversi
Cesare Barro
resti umani. Nei
giorni
seguenti
venne organizzata
una seconda ispezione sul sito del
ritrovamento, per il
recupero dei resti e
delle
salme.
All’interno
della
fusoliera, al posto di
comando, venne
rinvenuto quello
che,
presumibilmente, era il corpo
del comandante,
con evidenti segni
di fratture. Altri
resti, impossibili da
identificare, probabilmente appartenenti a tre membri
dell’equipaggio, si
trovavano
sotto
un’ala del velivolo e
nei pressi del portello d’accesso.
Secondo ricostruzioni attendibili,
l’aereo, nel rientrare dalla missione
con il buio, dopo
aver perduto il contatto radio con la
torre di controllo,
venne
sospinto
fuori rotta da un
forte vento. Finito il
carburante e compiuto il forzato
atterraggio con un violento impatto, che ferì gravemente
e immobilizzò quattro dei sei membri dell’equipaggio, il
Romanini, forse in compagna di un altro membro dell’equipaggio, decise di avviarsi in cerca di soccorso verso
Nord. Forse il compagno del Romanini morì lungo il percorso e questi, rimasto solo, compì l’eccezionale, sovrumana impresa di percorrere circa 90 Km di deserto, finché, stremato esplose un razzo di segnalazione e morì.
Per ironia del caso passò vicino, senza vederlo, a un deposito di acqua e carburante di “commandos” inglesi che
operavano dietro le linee. E cadde a soli 8 km di distanza
dalla pista di Giarabub, dove allora passavano di frequente automezzi. I rimanenti membri dell'equipaggio erano il
capitano pilota Oscar Cimolini, il tenente di vascello
osservatore Franco Franchi, il maresciallo Cesare Barro,
secondo pilota, il primo aviere motorista Quintilio
Bozzelli e il sergente radiotelegrafista Amorino De Luca.
La salma di Gianni Romanini riposa nella sua Parma.
L’impossibilità di identificare con sicurezza i resti degli
altri membri dell’equipaggio indusse le autorità locali e i
funzionari del consolato italiano a una sepoltura anonima
nel cimitero italiano di Bengasi e successivamente la traslazione nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari.
Nel 150° anniversario dell’unità d’Italia è doveroso un
ricordo di atti di valore sfortunati, compiuti da chi ha
sacrificato la vita per scriverne le pagine più belle.
Giuseppe Vuxani
(Presidente della Federazione di Trieste)
27
LA GUERRA DI LIBERAZIONE
Ricordi dopo 65 anni dalla fine del 2° conflitto Mondiale
hi vi scrive, data la sua avanzata terza età, ha vissualle autorità
to per intero il 2° conflitto mondiale, in divisa grianglo-amerigio-verde, non come spettatore, sia nella prima
cane
la
parte che nella seconda parte, per cui ciò che vi dirà non
volontà di
è frutto di racconti, letture o immaginazioni, ma è la rieriscatto degli
vocazione di una realtà veramente vissuta.
italiani, che
In Italia dall'ottobre 1922 il Governo era fascista. Nel
volevano
1939 era scoppiato il secondo Conflitto Mondiale tra la
partecipare
Germania contro la Russia e le potenze Occidentali
attivamente,
(Francia ed Inghilterra). L' Italia il 10 giugno 1940 entrò in
con il loro
guerra al fianco della Germania, anch'essa con un
valido conGoverno totalitario: "il Nazismo".
tributo, alla
Dopo 39 mesi di guerra, in cui gli italiani furono impeliberazione
gnati sui vari fronti della Francia, dell'Africa, della Grecia,
del
suolo
degli Stati Balcanici e della Russia, con alterne fortune,
patrio, anche
scrivendo ovunque pagine di storia e di gloria, il Gran
se già dalla
Consiglio del Fascismo, considerando che le vicende belsera dell'8
liche non ci erano più favorevoli (gli anglo-americani
settembre
erano sbarcati in Sicilia), votò la sfiducia a Benito
essi avevano
Mussolini causando la caduta del Fascismo. Il Re Vittorio
dato prova
Emanuele III affidò l'incarico di Capo del Governo al
di
questa
Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio che confermò la convolontà.
tinuazione della guerra al fianco dei tedeschi, mentre in
Infatti dobsegreto trattava la resa.
biamo ricorL'annuncio dell'armistizio, o meglio della resa incondidare la difesa
Vittorio Emanuele III°
zionata, dato nel tardo pomeriggio dell’8 settembre 1943,
di Roma da
inaspettato ed improvviso, creò un gran disorientamento
parte
dei
in tutti gli italiani, in particolare in coloro che vestivano
Granatieri di Sardegna nei giorni dall'8 al 12 settembre
una divisa militare. II Re, con Badoglio ed il Governo,
1943, a Porta San Paolo.
abbandonata Roma, si era trasferito a Brindisi.
Con l’avvicinarsi dell'inverno, divenne urgente tagliare
Gli italiani si trovarono allo sbando totale. Ognuno,
la linea di divisione dei due tronconi, dal Tirreno
autonomamente scelse la via che ritenne in quel momenall'Adriatico, che passava per Cassino, per la base di
to più giusta per se. L'improvvisazione l'incertezza e l'asMonte Marrone, e raggiungeva l'Adriatico a Sud di
soluta mancanza di ordini, crearono situazioni allucinanti,
Ortona a Mare. Gli anglo-americani, diffidenti, avrebbero
sulle quali le truppe naziste, con la forza, la prepotenza e
gradito una partecipazione italiana solo nelle retrovie e
l'atrocità di cui erano dotati, ebbero il sopravvento.
nei servizi, ma tra tanta diffidenza ed immani difficoltà, fu
Ricordo in particolare l’eccidio di
costituito il 1° Ragguppamento
Cefalonia dei militari della Divisione
Motorizzato che venne impiegato
“Acqui” che non volle arrendersi, la
I'8 dicembre 1943 nella Battaglia di
deportazione in carri merci piombaMontelungo.
ti di oltre 600.000 militari italiani
Fu un'azione sfortunata, perché
condotti nei famigerati Lager tedenonostante il valore del soldato itaschi di Dachau, Mathausen,
liano ed il notevole contributo di
Auschwitz, etc.
sangue e di vite umane (tra cui molti
Al Centro ed al Nord Italia
giovani allievi ufficiali dei bersagliesotto occupazione tedesca, molti
ri), non ci fu il coronamento con un
militari italiani, per sfuggire alle atrochiaro successo.
cità, alle angherie ed alla cattura dei
Ciò naturalmente non favorì il
nazisti che imperavano, trovarono
proseguimento. II Generale Dapino
rifugio sulle montagne, riunendosi
lasciò il Comando del 1°
ed organizzandosi in gruppi e poi in
Raggruppamento Motorizzato al
formazioni partigiane che tentarogenerale Utili, che dovette impeno, con le loro azioni, di accelerare
gnarsi fino all'inverosimile per ottel'allontanamento dei nazisti dal
nere ancora la possibilità di dimosuolo italiano, opponendosi alla
strare quanta volontà, capacità e spiferoce reazione ed ai tanti eccidi:
rito di sacrificio albergava negli
ricordo in particolare quello delle
animi degli italiani per contribuire
Fosse Ardeatine a Roma nel marzo
alla liberazione del proprio Paese.
1944 a seguito dell'attentato di Via
Intanto in Puglia si era costituita
Rasella.
una piccola unità di Alpini denomiLe Autorità Italiane iniziarono
nata "Reparto Esplorante Alpino",
l'opera di ricostituzione dei reparti
poi ampliata e denominata
militari in Puglia, facendo intendere
Battaglione Alpini " Piemonte", così
Il Maresciallo Pietro Badoglio
C
28
IL NASTRO AZZURRO
Cefalonia: Monumento
ai martiri della
Divisione Acqui
denominato perché il Comandante, Maggiore Alberto
Briatore, era piemontese e la maggior parte degli alpini
proveniva dalla Divisione Taurinense, costituita per la
maggior parte da piemontesi.
Trascorsero alcuni mesi prima che gli anglo-americani
consentissero agli italiani una nuova possibilità. L'azione
assegnata fu l'occupazione di Monte Marrone (mt. 1.800),
che incombeva con le sue pareti calcaree, verticali ed
impervie, ritenute inaccessibili dal lato sud sia dai tedeschi
che dagli anglo-americani, sulla grande unica via di collegamento tra la 5^ armata USA, dislocata sul fronte
Tirrenico, e I' 8^ Britannica dislocata sul fronte Adriatico.
Era un importante osservatorio di tutta la valle del
Volturno. Più volte gli anglo-americani avevano tentato
l'occupazione con manovre sui fianchi, ma sempre inutilmente, perché erano stati respinti.
L'azione, ben preparata, fu affidata agli alpini del
Battaglione "Piemonte", qui portati dalla Puglia e fu eseguita frontalmente in modo perfetto la notte del 31
marzo 1944, raggiungendo la vetta attraverso gli impervi
canaloni, inghiaiati ed innevati, e le pareti rocciose. Vi parteciparono le tre compagnie del Battaglione, ognuna con
il plotone esploratori ed un plotone fucilieri rinforzato.
La 1^ compagnia attaccò la parte centrale, la 2^ a sinistra e la 3^ a destra, il plotone fucilieri della 3^ compagnia
lo comandava chi vi sta narrando la vicenda. Non vi fu
spargimento di sangue in quanto in quel momento la vetta
non era presidiata. Notevole fu anche il contributo per la
riuscita dell'operazione dato dagli Arditi del Colonnello
Boschetti e dai Bersaglieri del Colonnello Fucci.
Siccome Monte Marrone dal versante Sud di
Castelnuovo era ritenuto inaccessibile, i tedeschi, che stazionavano su Monte Mare e su Colle dell'Altare, non si
avvidero dell'occupazione. Il giorno successivo una pattuglia di sciatori, come loro consuetudine, ignara di quanto
IL NASTRO AZZURRO
era avvenuto, si diresse con tranquillità da Monte Mare su
Monte Marrone, per controllare la vallata, ma trovò gli
alpini che l'attendevano e la annientarono.
Gran risalto fu dato dagli alleati all'operazione, che era
ritenuta quasi impossibile ed il loro stupore divenne
ammirazione la notte di Pasqua del 1944, quando i tedeschi, non accettando lo smacco subito, per aver perso il
controllo di un punto strategico, che non giustificava più
la loro presenza su Monte Mare e Colle dell'Altare, decisero di contrattaccare con truppe preponderanti, specializzate nella guerra in montagna, per riconquistare la
vetta. L'attacco fu sferrato la notte di Pasqua (10 aprile)
sulle posizioni della
1^ Compagnia. La
situazione per noi
divenne disperata: il
combattimento fu
aspro e cruento. I
tedeschi avevano
raggiunte le nostre
postazioni, ma l'ordine di far intervenire gli uomini della
3^ compagnia, che
operava sul lato
destro, fu determinante.
L'attacco
fu
respinto, i tedeschi
ripiegarono lasciando sul terreno
uomini ed armi.
Il generale Utili,
in un Ordine del
Giorno che stigmaIl Principe Umberto II
29
Il borgo medievale di
Mignano Montelungo
tizzava l'operazione, disse: "Ragazzi in piedi perché questa
è l'aurora di un giorno migliore".
Gli anglo-americani, dopo tali prove, ebbero la certezza della solidità e della validità della collaborazione operativa attiva, per cui accordarono fiducia e consentirono
l’aumento del contingente operativo italiano. Il 1°
Raggruppamento Motorizzato, l’8 aprile, fu trasformato in
C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione), con l'inserimento
dei paracadutisti della "Nembo" e dei due battaglioni di
marinai di terra: il "Bafile" ed il "Grado". Così la partecipazione italiana non fu più episodica ma costante e a largo
respiro.
A fine maggio del 1944, dopo un'azione vittoriosa che,
partita da Monte Marrone e Colle dell'Altare, passando
per Monte Mare e Balzo della Cicogna, raggiunse la
Madonna del Canneto e attraverso la Valle del Canneto,
30
sotto Monte Petroso, portava ad Opi che, con la caduta
di Cassino, apriva la strada per raggiungere Roma che
doveva essere liberata dagli anglo-americani, il CIL venne
trasferito sul settore Adriatico alle dipendenze dell’8^
Armata britannica.
Al C.I.L. fu assegnato un ampio settore per proseguire l'avanzata da Ortona a Mare fino alla linea Gotica,
attraverso Orsogna, Guardiagrele, Chieti, l'Aquila, Ascoli
Piceno, Filottrano, Cingoli, Jesi, Pesaro, Urbino. Furono
incontrate notevoli resistenze sul fiume Musone, a
Filottrano e sul fiume Esino, tutte tendenti a ritardare la
caduta di Ancona. II 20 Luglio 1944 il Battaglione Alpini
Piemonte entrò in Jesi.
Con la sosta invernale, raggiunta la linea Gotica, le
truppe italiane furono ritirate dal fronte, ricostituite e trasformate in Gruppi da Combattimento, con ulteriori
aumenti dei contingenti operativi, attrezzate
con vestiario ed armamento alleato ed impiegate di nuovo nella primavera del 1945 sul
fronte dalla Linea Gotica fino alla completa
liberazione dell'Italia.
Altre pagine di storia e di gloria furono
scritte nell'avanzata da Ortona a Mare al
Nord, con altro sangue versato ed altri
Caduti, tra i quali voglio ricordare il figlio dell'allora Ministro della Guerra Alessandro
Casati, il Sottotenente dei Granatieri Alfonso
Casati, in forza al Battaglione "Bafile", Caduto
il 9 agosto 1944 a Corinaldo (AN).
Nonostante i rovesci, le amarezze, gli avvenimenti poco chiari, le perplessità e le difficoltà, il ricordo dei tanti Caduti lasciati sui
campi di battaglia della Francia, della Grecia,
dell'Africa, dei Balcani e della steppa Russa, un
IL NASTRO AZZURRO
sentimento era rimasto integro in noi, ci univa e ci affratellava: "l'amore per la nostra Patria, l'amore per il nostro
Tricolore".
Il contributo dato dalle Forze Armate Regolari
(Esercito, Marina e Aeronautica), unitamente a quello
delle formazioni partigiane, operanti nell'Italia occupata
dalla truppe germaniche, ha avuto un notevole peso nella
valutazione a fine guerra: la nostra Patria aveva finalmente riconquistato il suo prestigio di fronte agli anglo-americani ed al mondo intero.
Non a caso il periodo storico della Resistenza (settembre 1943 - aprile 1945) sulla quale è stata fondata fa
nostra Repubblica libera e democratica, è stato definito il
Secondo Risorgimento Italiano.
In realtà, l'Italia è stata liberata dalle Forze anglo-americane, nelle quali, dopo l'8 settembre 1943 si sono inserite le Forze Armate Italiane, con oltre 530.000 uomini.
Ad essi hanno aggiunto il proprio contributo i 600.000
prigionieri nei lager nazisti, mentre nelle zone del CentroNord le formazioni partigiane, calcolate in circa 80.000
uomini, hanno contribuito notevolmente, con la loro attività, ad allentare la presa delle truppe naziste. Non dobbiamo dimenticare che per la Resistenza sono caduti
86.000 giovani italiani.
Oggi possiamo, con grande soddisfazione, constatare
che tutti i sacrifìci, le privazioni, il sangue versato e le vite
umane dei nostri giovani donate sui campi di battaglia,
hanno avuto il loro premio, perché la nostra bella Italia è
indivisibile, indipendente, democratica e ben inserita nel
complesso Europeo.
Mi piace ricordare alcune attestazioni fatte a fine conflitto:
1) Messaggio di Umberto di Savoia ai combattenti
della guerra di Liberazione: "Allorché tutto sembrava perduto. Voi mostraste cosa possono l'amore per la Patria e la fede
nel suo avvenire. E con il vostro eroismo avete arricchito l'epopea italica di nuove gesta.”
2) Messaggio del generale USA Mae Grey: "Tutti i volon-
IL NASTRO AZZURRO
tari hanno svolto i compiti loro affidati con coraggio ed abnegazione, si sono battuti sulle montagne dell'Abruzzo e nel settore Adriatico, ed hanno saputo dimostrare quali siano gli ideali e la tempra degli italiani."
3) Dalla lettera del generale W. Mare Giare: "Tengo a
farvi sapere che noi americani siamo sempre riconoscenti per
la parte che le truppe ed i partigiani italiani hanno avuto nel
conseguimento della vittoria finale alleata in Italia."
4) Dal generale Alexander, comandante in capo delle
Armate alleate in Italia: "Durante tutto lo scorso inverno
avete combattuto valorosamente e ucciso molti tedeschi. Forse
siete delusi perché non abbiamo avanzato più rapidamente,
ma io, e coloro che sanno, ci rendiamo conto di come stupendamente voi avete combattuto, contro ostacoli quasi insuperabili in una guerra su montagne rocciose e scoscese, coperte di
neve, ed in vallate interrotte da fiumi e dal fango, contro un
nemico agguerrito. Vi siete guadagnati l'ammirazione del
mondo e la gratitudine dei nostri alleati russi."
Siccome un popolo rileva la propria identità nel
mondo dal modo in cui si insegna la storia ai propri giovani, noi raccomandiamo ad essi ed alle future generazioni di non dimenticare mai gli eroismi, i sacrifìci fatti, la
dedizione e l'amore dimostrato dai loro predecessori
verso la nostra Patria e li invitiamo a seguire il loro esempio, operando con profitto e con amore per il suo benessere ed essere sempre più orgogliosi di essere Italiani.
Ten. Col. Comm. Giovanni Corvino
(Presidente della Federazione di Foggia)
Giovanni Corvino, con il grado di sottotenente degli
Alpini, ha partecipato alla campagna di Russia con la
Divisione "Julia" Brig. "Val Cismon". È stato ferito in combattimento e Decorato di Medaglia di Bronzo al V.M.
Dopo l’8 settembre , dal Nord è sceso al Sud e con il Btg.
Alpini "Piemonte" ha partecipato alla Guerra di
Liberazione ed è stato Decorato di altra Medaglia di
Bronzo al V.M.
31
GIARABUB: UN’EPOPEA!
al diario di un reduce d’Africa: “Sapevo che compito mio era: combattere, obbedire e forse morire.” Africa Settentrionale 1941:
l’Esercito Italiano, sfondate le linee britanniche, penetra in Egitto. Questo attacco vittorioso suscita la reazione degli inglesi
che sferrano una potente controffensiva che li porta alla conquista di tutta la Cirenaica. Le nostre unità si raggruppano nel
deserto della Sirte, contrastando tenacemente l’avanzata nemica. Tra le tante battaglie sostenute in quella circostanza spicca la difesa del Forte di Giarabub, strenuamente difeso per 110 giorni dalle soverchianti forze nemiche, al canto di “Qui nessuno ritorna indietro, non si cede neppure un metro, se la morte non passerà”.
Sono ormai fatti lontani, sconosciuti ai più, in particolare alle nuove generazioni che nulla conoscono del valore, dell’ardimento,
dello spirito, che animava i giovani di allora. Esempi ai quali i giovani di oggi dovrebbero ispirarsi per avere un punto di riferimento,
una fonte di virtù, di ideali ai quali attingere e ritrovare l’amor di Patria, l’orgoglio di essere italiani! Rivivono in questi ricordi coloro che, compiendo il proprio dovere di soldati, scrissero, con il loro eroismo e con il loro sangue, pagine di storia che si è trasformata in leggenda!
Uomini disposti a tutto, che eroicamente difesero le posizioni con sprezzo del pericolo, con onore, dimostrando al mondo intero il valore del soldato italiano. È segno non di nobiltà d’animo ma di riprovevole ingratitudine, disconoscere e dimenticare oggi il
loro sacrificio. Sacrificio sublime della vita offerta alla Patria da soldati che compirono in umiltà il loro dovere di italiani, al di fuori e
al di sopra di ogni ideologia politica.
Io da soldato, ricordo le vicende di quei soldati coraggiosi, che non volevano cedere. Le dune, il deserto, il sangue. Tale fu il loro
eroismo da ispirare una canzone che ancora oggi cantiamo con rispetto e che ricorda l’onore, il senso del dovere, l’abnegazione dei
nostri soldati in terra d’Africa. A più di mezzo secolo, dedico a quegli eroi, al loro comandante Castagna, a tutti i caduti sotto il cielo
africano, questa dolce struggente melodia, che ricorda e si snoda come una preghiera. In ginocchio pellegrino, son le voci di Giarabub,
segniamoci con la croce e sull’attenti e ascoltiamo in silenzio il sussurro degli eroi.
D
Roberto Stocchi
Questo è un altro dei numerosi articoli che il tenente alpino R.O. Roberto Stocchi ha inviato in redazione e che ancora doveva essere pubblicato quando l’autore ha lasciato questa terra. Lo pubblichiamo postumo, come faremo ancora per gli altri pezzi da lui inviati. Rimaniamo vicini alla famiglia di Roberto nel ricordo del loro caro.
LA CANZONE DI GIARABUB
Inchiodata sul palmeto
veglia immobile la luna.
A cavallo della duna sta l’antico minareto.
Squilli, macchine, bandiere, scoppi, sangue
dimmi tu che succede cammelliere?
È la saga di Giarabub!
Ritornello:
Colonnello non voglio pane;
dammi piombo pel mio moschetto
c’è la terra del mio sacchetto
che per oggi mi basterà
Colonnello, non voglio acqua;
dammi il fuoco distruggitore;
con il sangue di questo cuore
la mia sete si spegnerà
Colonnello, non voglio il cambio
qui nessuno ritorna indietro
non si cede neppure un metro
se la morte non passerà.
Spunta già l’erba novella
dove il sangue scese a rivi.
Quei fantasmi in sentinella
sono morti o sono vivi?
E chi parla a noi vicino?
Cammelliere non sei tu?
In ginocchio pellegrino
son le voci di Giarabub
Colonnello non voglio encomi
sono morto per la mia terra
ma la fine dell’Inghilterra
incomincia da Giarabub!
N.B. Da uno scritto con ricerca storica della Signora Mirella
Bordin.
LA RESISTENZA DI GIARABUB
Nel corso della prima controffensiva inglese in Libia, nell’inverno 1940-41, Giarabub veniva circondata dagli avversari. Il presidio dell’oasi, al comando del Tenente Colonnello Castagna, era costituito da soldati italiani e da ascari eritrei, per un totale iniziale di circa 1.300 uomini che, ancora dopo oltre tre mesi, rifiutavano di arrendersi. Quasi in coincidenza con l’inizio della nuova
offensiva italo-tedesca, il 17 marzo 1941 il generale Rommel faceva pervenire ai difensori un messaggio così formulato: “Invio i
sensi della mia stima ed ammirazione agli eroici difensori dell’oasi di Giarabub.
Continuate a lottare strenuamente, fra pochissime settimane saremo da voi”. Per quanto rapida, l’avanzata italo-tedesca non avrebbe comunque raggiunto in tempo l’oasi: l’ultimo attacco alle difese estreme sarebbe stato sferrato dagli inglesi il 20
marzo, le posizioni italiane sarebbero state praticamente distrutte e occupate il 21
marzo. Il tenente colonnello Castagna veniva gravemente ferito e ricoverato in un
ospedale da campo britannico; divenuto in Italia a sua insaputa una figura leggendaria, Decorato al Valore, avrebbe trascorso in India gli anni della prigionia. Dopo
oltre sei decenni, i resti delle modeste fortificazioni italiane e delle abitazioni in
rovina dell’antica Giarabub sono abbandonati, una nuova cittadina è sorta accanto all’oasi. Verso nord, parallelamente al confine, rimane in buono stato il reticolato che dalla costa raggiungeva Giarabub, esteso per bloccare nei primi anni ’30 i
rifornimenti ai ribelli Senussiti. Sull’intonaco di un muro residuo della casermetta
dei Reali Carabinieri, fra i segni innumerevoli lasciati dai proiettili, si legge ancora
la scritta: “Nei secoli fedele”.
32
IL NASTRO AZZURRO
UN’INTERESSANTE ESERCITAZIONE IN PIENA GUERRA
certamente sconosciuto a molti quanto è avvenuto,
non ricordo bene se alla fine dell'anno 1942 oppure
all'inizio del 1943, nell'italianissima Istria, purtroppo
ora sotto la sovranità croata. Proveniente dall'Aeroporto
di Augusta (Sicilia), il 18 aprile 1942 ero stato assegnato
alla 149^ Squadriglia Ricognizione Marittima, dislocata
presso l'idroscalo di Puntisella (Pola), poco lontana
dall'Aeroporto terrestre di Alture.
La zona, vicina al confine, pullulava di gruppi partigiani
slavi, meglio conosciuti come "titini", dal nome del loro
comandante, il Maresciallo Tito, i quali, sistematicamente,
effettuavano sabotaggi ad installazioni militari italiane; per
questi motivi il Comando Aeroporto aveva organizzato
una difesa militare affidata a tutto il personale della Base
Aerea. Tale servizio era denominato "anticampo".
L'intervento avveniva su "Allarme", ogni plotone doveva
raggiungere una determinata località e doveva presidiarla.
Lo scopo era di prevenire sabotaggi alle installazioni ed ai
velivoli ancorati alla fonda. Io, ero stato incaricato del
comando di uno di questi plotoni.
Periodicamente, per l'addestramento del personale
partecipante, venivano effettuati falsi allarmi che, dopo
poco tempo, venivano annullati. In quel periodo si stavano addestrando nella zona gruppi di Arditi sabotatori italiani che si sarebbero dovuti paracadutare in località
nazionali occupate dal nemico. Per sondare la loro preparazione è stato ideato di impiegarli per attaccare le
nostre installazioni Aeroportuali. Con questo intervento
avrebbero collaudato le nostre difese e la loro preparazione. La prima operazione sarebbe stata effettuata contro l'Aeroporto terrestre di Alture.
Il Comandante degli Arditi aveva fatto riunire il personale militare di tale Aeroporto per spiegare i criteri che
sarebbero stati usati per il sabotaggio.
In realtà quanto è avvenuto ha stupito tutti. Un numero imprecisato di arditi ha bloccato, sulla statale, fra la
città di Pola e Alture, l'autobus che riportava in campo gli
È
ufficiali e sottufficiali che si erano recati in permesso serale in città: solo l'autista era armato. Fermare l'autobus,
disarmare l'autista, intimare agli occupanti di scendere a
terra, lasciando il cappotto ed il berretto sul sedile, è
stato un gioco da bambini. Il resto è facilmente intuibile;
gli arditi, dopo avere indossato gli indumenti trovati sui
sedili, si sono seduti nei posti lasciati liberi, ordinando
all'autista di proseguire verso l'Aeroporto, mentre coloro
che erano scesi a terra venivano inquadrati e scortati
verso il campo.
All'ingresso, il militare addetto al controllo, ignaro di
quanto era avvenuto, lasciava entrare l'automezzo senza
sospetto. Non appena superato il cancello d'ingresso, fu
facile catturare l'Ufficiale di picchetto e tutto il personale
di servizio del corpo di guardia. Mentre il capitano degli
arditi si recava nell'alloggio del Comandante della Base
per comunicargli il felice esito della sua missione, gli altri
arditi, sparsi dovunque, sanzionavano l'operazione di
sabotaggio.
Dopo qualche tempo è stato effettuato l'attacco su
"Puntisella" ma questa volta i sabotatori non sono riusciti a penetrare in Aeroporto. La sentinella, a guardia di un
settore del recinto aeroportuale, si accorgeva del tentativo di apertura di un varco nella rete e dava il segnale di
all'erta. Le squadre anticampo, accorse rapidamente, catturavano tutti gli incursori, compresi coloro che stavano
raggiungendo in barca i velivoli alla fonda. L'azione di
sabotaggio era fallita!
È evidente che in una finta guerra non si può fare uso
delle armi. La cattura del sabotatore viene determinata
dalla semplice sua scoperta.
Finisce così il mio racconto di un evento interessante
per il periodo nel quale si è svolto e che rasenta quasi l'incredibile.
Antonio Di Girolamo
(Presidente della Federazione di Cagliari)
Il Cant Z. 501 “Gabbiano”
IL NASTRO AZZURRO
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NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO
215° ANNIVERSARIO DEL TRICOLORE REGGIO
EMILIA
Il Presidente del Consiglio, sen. Mario Monti, ha presenziato il 7 gennaio
2012 alla celebrazione del 215° Anniversario del Tricolore svoltasi a Reggio
Emilia. Alla cerimonia ha partecipato il 7° Reggimento Aviazione
dell'Esercito "Vega" di Rimini con il proprio stendardo, una compagnia di formazione interforze e il plotone in rappresentanza dell'Esercito Italiano.
Nella foto, vengono resi gli Onori al Presidente Monti prima del passaggio
in ressegna allo schieramento.
Vengono resi gli Onori al
Presidente del Consiglio
L'ULTIMO PAESE NEL MONDO AD ESSERE COSTITUITO RENDE IL BANDO DELLE MINE DI TERRA IL SUO PRIMO IMPEGNO INTERNAZIONALE
Ginevra, 11 novembre - La Repubblica del Sud Sudan è diventato il 158° Stato Parte del Trattato di Ottawa (messa al bando
delle mine antiuomo), solo cinque mesi dopo la dichiarazione dell'indipendenza. Nel depositare il documento di accesso
presso le Nazioni Unite a New York, il Sud Sudan ha fatto di questo trattato il suo primo accordo internazionale vincolante da quando è diventato una nazione indipendente nel luglio 2011. Alla fine del 2010, nel Sud Sudan sono state registrate almeno 4.283 vittime di mine e residuati bellici esplosivi, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto a causa
della mancata denuncia di molti casi. In quanto Stato parte del Trattato di Ottawa, il Sud Sudan deve distruggere tutte le
sue scorte, sminare la terra contaminata e fornire assistenza ai sopravvissuti e alle comunità colpite da questa arma indiscriminata.
GREEN BUILDING ECONOMY - 1° RAPPORTO DI KYOTO CLUB - 16 DICEMBRE,
MILANO
L'economia dell'efficienza energetica e le energie rinnovabili appaiono come i settori su cui iniziare a ricostruire una prospettiva di innovazione e sviluppo per l’economia italiana, è quanto sembra essere evidenziato dal Primo rapporto di Kyoto
Club sulla green economy nei settori dell'edilizia e dell'energia avvenuto il 16 dicembre a Milano presso Assimpredil ANCE.
Con il solo incentivo del recupero sull’IRPEF del "55%" di quanto speso, gli interventi di efficientamento sugli edifici esistenti hanno sviluppato un consistente volume di affari, creando nuovi posti di lavoro "green". Nel frattempo, il nostro
Paese è diventato uno dei principali mercati mondiali per le tecnologie di produzione energetica da fonti rinnovabili.
Una realtà composita ma di grande interesse, che per la prima volta viene ritratta in numeri e parole nel rapporto messo
a punto dal “Gruppo di lavoro sull'efficienza energetica di Kyoto Club”. L'andamento del mercato e della produzione, i
trend di sviluppo, le criticità normative e tecniche sono gli aspetti che emergono in questo inedito check-up del principale settore della green economy italiana. L'immagine che ne emerge va decisamente in controtendenza rispetto a quella più
accreditata di un Paese fermo se non prossimo alla recessione.
70° ANNIVERSARIO DELL’IMPRESA DI LUIGI DURAND DE LA PENNE
Il 19 dicembre u.s. è ricorso il 70° anniversario dell’impresa svoltasi nella notte del 19 dicembre 1941, quando il tenente
di vascello Luigi Durand de La Penne comandava i tre mezzi d' assalto della decima flottiglia Mas che forzarono la rada di
Alessandria, affondandovi le corazzate britanniche Valiant e Queen Elizabeth (31.000 tonnellate) e la petroliera Sagona, e
danneggiando il cacciatorpediniere Jervis.
CON BLU ORIGIN TURISMO SPAZIALE A COSTO ACCETTABILE
Il progetto Blue Origin sembra essere la promessa per il turismo spaziale a basso costo: decollo ed atterraggio verticale,
tre minuti di assenza di peso ad un'altezza di oltre 100 km dalla superficie terrestre, ed una sponsorizzazione NASA che apre molte porte.
Il mezzo in questione si chiama New Shepard, finanziato in parte dalla NASA
(3,7 milioni di dollari) e in parte anche da Jeff Bezos, fondatore di
Amazon.com. L'intento della NASA, già confermato, è quello di utilizzare voli
commerciali per lo spazio per portare in orbita i propri astronauti, soprattutto dopo che l’accordo con i russi per l’utilizzo della navetta Soyuz per raggiungere la Stazione Internazionale è in scadenza e si prevede che i prezzi poi
aumenteranno, la NASA vuole assolutamente un'alternativa futura sulla quale
contare.
Il New Shepard consisterà in una capsula pressurizzata montata su un modulo propulsivo in grado di trasportare astronauti ed attrezzature scientifiche ad
una quota di 120 km. Dopo due minuti e mezzo di accelerazione, il velivolo
seguirà una traiettoria quasi verticale, per poi rientrare nella stessa maniera
attraverso i razzi propulsivi, utilizzati per frenarne il rientro nell'atmosfera e
l'atterraggio al suolo. E, in caso di anomalie, la capsula dell'equipaggio si può
separare dal modulo propulsivo, rientrando individualmente frenata da un
paracadute e rimanendo utilizzabile in futuro.
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IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI CHE SI FANNO ONORE
ome Presidente della Federazione Provinciale di
Bergamo dell’Istituto del Nastro Azzurro fra
Combattenti Decorati al Valor Militare voglio
ricordare la figura di Arbace Mazzoleni, nostro presidente Onorario, che per molti anni è stato socio e Presidente
della Federazione di Bergamo.
Da Lui mi fu richiesta la disponibilità a candidarmi
come Suo successore alla Presidenza della Federazione.
Accettai. Fui eletto ma volli che Egli accettasse la carica di
Presidente Onorario oltre che di Consigliere.
Arbace Mazzoleni, classe 1916. Ten. Col. dei
Carabinieri (nel Ruolo d’Onore), combattè sul fronte
dell’Africa Settentrionale, ove fu anche ferito e fu
Decorato di Croce di Guerra al V.M..
Chiaro antifascista, socialista sin dalla gioventù, avvocato di grande professionalità e zelo, cultore della lingua
latina e di Dante, amante delle Arti e particolarmente
della Musica (fu per molti anni presidente della Società
del Quartetto), esteta, fu Consigliere Comunale ed
Assessore del Comune di Bergamo, gli fu conferita la
Medaglia d’Oro, quale Cittadino Benemerito della Città
dei Mille.
Circa 35 anni or sono, quando vivevo e lavoravo a
Brescia e a Darfo Boario, iniziai con Lui un rapporto professionale epistolare. Poi, trasferitomi a Bergamo, Lo
conobbi personalmente e così nacque un’amicizia ed una
stima reciproca interrotta soltanto dalla Sua dipartita.
Al di là del lavoro, ci unì l’affinità culturale, la passione
per il Latino, per la Storia con la lettera maiuscola e per
le storie e le esperienze della vita che Egli raccontava,
proponendo la discussione con signorile humor e iniziando invariabilmente con : “…Le parlo di circa ottanta anni
fa…”.
Fra i tanti episodi di vita vissuta in pace ed in guerra,
ricordo quello che mi raccontò, da eccellente cacciatore
quale era.
C
Nel 1942, in piena seconda Guerra Mondiale, era
accasermato a Barce, in Africa Settentrionale e, talvolta,
approfittando di qualche breve periodo di stasi delle operazioni militari, anche per variare il menù di caserma,
andava a caccia di tortore sparando con il fucile ’91.
Incredibile, ma centrava spesso i bersagli!
Mi è caro rammentare un altro episodio significativo.
Egli, sappiamo già, si trovava in Cirenaica col grado di
Tenente dei Regi Carabinieri. Il compito vitale assegnato
era di proteggere, sia dalle incursioni degli inglesi ed in
particolare dei Commandos del LRDG, sia dai predoni
arabi, le vie di comunicazione (i Trigh – piste - e la famosa Via Balbia) dell’Armata Italo Tedesca. Infatti lungo tale
Via e tali piste il Comando Superiore delle Forze Armate
dell’Africa Settentrionale con l’Intendenza organizzavano,
utilizzando anche autocarri civili requisiti, il trasporto dei
rifornimenti, soprattutto acqua, viveri, munizioni e carburanti, per la “prima linea” e per i reparti avanzanti in
Marmarica verso l’Egitto. Lì, fra quei reparti, c’era a combattere anche mio Padre. Per questo, durante le conversazioni, le rievocazioni dei racconti e dei ricordi di guerra, ho spesso pensato di aver incontrato uno degli “Angeli
Custodi” che proteggeva e garantiva la vita “in linea” di
mio padre e dello schieramento delle sue truppe.
Era, Arbace Mazzoleni, un personaggio di alta caratura
morale ed intellettuale, un Uomo che ha lasciato memoria in chi lo ha conosciuto.
Io lo ebbi sempre come amicale punto di riferimento
e saggio consigliere.
L’ “Azzurro” Arbace Mazzoleni vive e vivrà nel cuore
di quanti ebbero la fortuna di conoscerLo. Perciò non
mancherà all’appello: Mazzoleni Arbace? Presente!
Bergamo, 23 gennaio 2012
Dott. Vito Mirabella
(Presidente della Federazione di Bergamo)
MAURO CONTÒ, nato il 18 settembre 1918 e deceduto l’11 febbraio 2002. Partito volontario in guerra il 10 giugno 1940 e
rientrato il 10 gennaio 1944, fu aviere scelto motorista nel 132° Gruppo autonomo aerosiluranti comandato dal leggendario
Capitano Carlo Emanuele Buscaglia, su velivoli SM79, detto dai marinai inglesi “ Il gobbo maledetto “ per la forma della torretta superiore dov’erano posizionate due mitragliatrici.
I “Gobbi Maledetti”, per attaccare le navi britanniche con i siluri, dovevano volare a bassissima quota ed a breve distanza dagli obiettivi, esponendosi al temibile fuoco contraereo. L’aviere Mauro Contò era a bordo degli S79 che misero fuori uso
gli incrociatori pesanti Kent, Liverpool e Glasgow e affondarono numerose navi mercantili.
L'impresa più bella di Mauro Contò fu quella del 13 ottobre 1941, a bordo del velivolo del
ten. Giulio Cesare Graziani, quando sganciarono il siluro contro la corazzata “Barham”
volando più basso dell’albero della nave e, successivamente, si portarono all’attacco della
“Queen Elizabeth” arrecandole numerosissimi danni. Per le numerose missioni sui “Gobbi
Maledetti”, Mauro Contò fu insignito di cinque alti riconoscimenti: Croce al Valor Militare,
azione del 9 luglio 1940; Medaglia di Bronzo al Valor Militare nel Cielo del Mediterraneo
Orientale, il 13 ottobre 1941; Medaglia d’Argento al Valor Militare il 15 novembre 1941;
Croce al Valor Militare il 14-15 giugno 1942; Medaglia di Bronzo al Valor Militare l’8 novembre-10 dicembre 1942.
Al ritorno dalla guerra entrò a far parte del Corpo della Polizia Municipale di Bisceglie
fino al 1978, anno della sua pensione da vigile urbano.
Fu Presidente della Sezione di Bisceglie del “Nastro Azzurro" e, essendo un fervente cattolico praticante, fu Presidente dell’Associazione “Madonna dell’Altomare” presso la
Parrocchia San Silvestro; fu nel 1990 uno dei fondatori della Cooperativa Sociale “Uno Tra
Noi”, nata per incentivare le abilità espressive-cognitive, una maggiore socializzazione e la
possibilità di vivere una vita più attiva e partecipe, dei ragazzi disabili ultrasedicenni; e nel
1998 tra i fondatori dell’associazione “Pegaso”, onlus formata da genitori di persone con
disabilità che si erano proposti il progetto di una casa alloggio dove gli utenti disabili potessero vivere la sfera delle autonomie e relazioni in un contesto simile a quello famigliare.
È stato uomo retto, coniuge esemplare, padre modello, nonno affettuoso.
IL NASTRO AZZURRO
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PARLIAMONE ANCORA
Risponde il gen. Antonio Daniele, direttore
responsabile de “Il Nastro Azzurro”
Egr. Gen. Antonio Daniele,
Sulla strada per villa Literno
Direttore Responsabile del
periodico "Il Nastro Azzurro",
Ho visto spalliere di fiori bianchi
Le invio una poesia con la
e distese di fiori rosa.
preghiera di pubblicarla, nel
Erano mandorli, peschi e alti ciliegi;
nostro periodico, se possibile e
ed il loro colore si univa
la ritiene utile. La poesia tratta
all'azzurro profondo del cielo.
dell'emigrazione e dell'integraEd ho visto case dirute
zione ed è volta a porre in evitraboccare di umile gente
denza le tematiche, che ancora
non nostra, diversa:
in fase iniziale affronta il nostro
nere figure incerte, impacciate
3° Risorgimento: i diritti Civili di
ma ostinate nella voglia di vivere.
tutti i Cittadini del Mondo. 3°
Ed il loro colore della pelle
Risorgimento che ci vede impesi univa all'azzurro del cielo
gnati in prima linea in tante parti
allo stesso modo del mio.
del Mondo e nella nostra stessa Italia per superare le difficoltà
E mi sono domandato se non fosse
che si frappongono alla "pace nel mondo", alla fame nel mondo,
il mio colore della pelle
al diritto allo studio e alla salute e alle tante altre problematia creare diversità.
che che assillano milioni di uomini che ancora non possono
Non ho risposte sicure.
goderne e, affinché, possano vivere la vita a loro data nel pieno
Siamo tutti colori dell'arcobaleno,
rispetto e dignità.
siamo tutti colori dell'iride
Le accludo anche questa altra testimonianza perché indica
che, nell'azzurro del cielo, si fondono
la scelta operata da tanti Italiani di essere emigranti per cone formano una sola umanità!
quistare lavoro, rispetto e dignità. Oggi, quel tempo per i giovani può sembrare lontano, e per noi, se la memoria storica
non venisse meno, dovrebbe portare ad una maggiore benevolenza verso i migranti ed avere un atteggiamento di accoglienza verso coloro che credono di trovare lavoro e "stabilità" nel nostro Paese - antica culla di civiltà. Credo, Egr.
Generale, che, nel ricordo dei nostri Eroi e degli innumerevoli eventi ed atti di sacrificio ed eroismo che costellano la
nostra storia militare e civile bisognerebbe trasmettere tra i valori quelli della solidarietà ovvero dei "Diritti dell'uomo”.
Grazie per quanto farà, cordiali saluti ed auguri di buon lavoro.
Arch. Pasquale Campo
(Federazione di Napoli)
MI RECAVO ALLE EOLIE
Un'immagine raccolta nel tempo della mia fanciullezza che riempiva il mio cuore di tristezza ma
anche d'interesse, di curiosità per l'opportunità che
veniva offerta ai miei amici di crearsi una vita lavorativa abbandonando la Terra natia.
Mi recavo alle Eolie negli anni '50 e fra i tanti amici
del luogo sapevo che alcuni, finalmente, avevano ricevuto l'atteso "visto" per poter espatriare e recarsi
nelle Americhe o in Australia. Ricordo l'attesa!
Aspettavano ogni giorno con ansia l'arrivo della nave
e la distribuzione della posta, sperando che vi fosse
l'attesa "lettera". Capitava che alcuni la ricevessero
ed appena ricevuta preparavano la loro partenza non
senza aver prima celebrato le nozze con la fidanzata
che, da moglie, successivamente l'avrebbe raggiunto.
Ho partecipato a diversi matrimoni ed a diverse partenze: non ho più rivisto i miei amici, forse fra tanti
partenti ne ho rivisto uno o due dopo circa quaranta
anni di lontananza, ma non è stato faticoso ricostruire l'antico tempo. Ricordo anche gli inviti che, per
radio, venivano rivolti dalle autorità del momento
alle donne invitandole a trasferirsi in Australia:
«Venite in Australia dove troverete lavoro e marito».
La tristezza ancora oggi mi prende nel ricordare
quegli eventi.
Una grande e forte commozione mi assalì, tanto
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da lasciarmi senza parola e con una forte sensazione
di soffocamento nel vedere la grande sala colma di
emigranti (i volti stanchi e sofferenti degli adulti, il
pianto dei bimbi e il luccichio dei loro occhi, le teste
degli uomini coperte da "coppole" e quelle delle
donne da fazzoletti) dove venivano accolti gli emigranti allo sbarco negli Stati Uniti: Ellis Island e le
loro valigie di cartone, ed i bauli e gli attrezzi da lavoro, oggi ivi esposti, ed il "gabinetto medico per la visita
d'idoneità".
La stessa commozione e dolore che ho sofferto
nel visitare i campi di sterminio in Germania: ricordare le innumerevoli vite perdute per la esaltazione o
pazzia di un uomo. Ricordo i forni crematori e le
baracche dove alloggiavano e l’interminabile fila di
buchi, uno accanto all'altro, per accogliere i bisogni
fisiologici di ciascuno.
Certo le sopportazioni e le vessazioni subite sia
dai primi sia dai secondi non erano dissimili tra loro
ma per i primi vi era nei cuori la speranza di poter
vivere da uomini liberi mentre per i secondi nei cuori
vi era il dolore, la tristezza, il terrore, l'avvilimento
morale, la consapevolezza e la razionalità dell'intelletto di poter capire il loro destino: non appena la
forza fisica sarebbe venuta meno e, quindi, non più
utili al lavoro, sarebbero state le vittime.
IL NASTRO AZZURRO
Gent.mo architetto Campo,
innanzitutto la ringrazio per la testimonianza che ha inviato e che mi permette di esprimere il mio parere sull’immigrazione in Italia, fenomeno complesso e gestito proprio male, talmente male che ormai è persino difficile parlarne in termini non ideologici. Detto questo, entro
subito nel merito del problema che ha rappresentato con tanta passione e attenzione. Sia la Sua lettera, sia la poesia, sia la testimonianza finale danno il quadro della complessità del fenomeno dell'emigrazione/immigrazione. Ho nominato entrambi i termini poiché sono le
due facce della stessa medaglia.
Oggi molti, tra cui anche Lei, ricordano che fino a pochi decenni fa anche l'Italia era una nazione che generava emigrazione. Però, credo
che sia giusto sottolineare una differenza sostanziale che, peraltro, risulta evidente anche dalle testimonianze che Lei stesso ci ha offerto:
la nostra emigrazione avveniva, e avviene tutt'ora sebbene in quantità minore, totalmente alla luce del sole, totalmente nel rispetto delle
regole e delle leggi dei paesi verso i quali rivolgeva e rivolge la rotta delle proprie speranze.
Invece, la maggioranza degli immigrati degli ultimi vent'anni è entrata in Italia in maniera clandestina o comunque non del tutto rispettosa delle regole vigenti in materia nel nostro paese. Ciò ha provocato, e provoca tutt'ora, un fenomeno di generalizzato fastidio, talvolta di
ostilità nei loro confronti. Mi dispiace deluderla, ma io sono del parere che tale situazione tenderà ad inasprirsi e, purtroppo, causerà problemi sempre più rilevanti e gravi di convivenza tra gli italiani autoctoni e le comunità di immigrati.
In tutto questo, sebbene un movimento d'opinione voglia far credere il contrario, il razzismo non c'entra niente! Gli italiani non sono
razzisti, non lo sono mai stati. Perfino quando, nel 1938, per compiacere l'allora alleato tedesco, vennero promulgate le leggi razziali, esse
furono applicate in Italia del tutto controvoglia e con tali e tante forme aperte ed occulte di elusione che, di fatto, permisero di evitare la
massiccia persecuzione degli ebrei, già in atto in Germania, fino a dopo l'8 settembre del 1943, quando si cadde sotto il diretto controllo
dell'ex alleato, ormai diventato "occupante" tedesco.
Oggi la sistematica violazione delle norme d'accesso all'Italia provoca periodici sovraccarichi alle nostre strutture di accoglienza. Ma
questo è solo la punta dell'iceberg. La moltitudine di disperati che giungono dall'Africa sui barconi o dall'est Europa nei doppi fondi dei TIR,
sono tutte persone poverissime e soprattutto ignoranti. Infatti, esse ignorano le regole che permetterebbero loro di entrare in Italia in maniera legale e di trovarvi una sistemazione dignitosa senza passare attraverso l'umiliazione della clandestinità e dell'emarginazione, senza
dover sottostare ai ricatti della criminalità organizzata e soprattutto senza dover trascorrere un periodo lungo, troppo lungo, sempre col
timore di essere rimpatriati, perché clandestini, perdendo tutto ciò che hanno investito nel viaggio della speranza.
Le genti delle Eolie, il "gabinetto medico" di Ellis Island, eccetera, potevano essere tristi per il significato di terribile distacco dalla madre
Patria e dalle certezze che essa rappresentava per i nostri emigranti, ma era una via legale, certa e normale, per accedere ad una nuova
vita in una nazione ospite. Il barcone clandestino, il doppio fondo di un TIR, non lo sono.
Vorrei aggiungere una mia testimonianza a tutto questo: nel lontano 1960 un mio zio, fratello di mia madre, decise di partire per un
periodo di lavoro in Germania. Presa la decisione, egli si rivolse al Consolato tedesco più vicino e, dopo un breve colloquio, tornò a casa col
contratto già firmato per lavorare quattro anni in una grande azienda metalmeccanica di Colonia, il biglietto ferroviario per raggiungere
tale città e l'indirizzo dell'albergo dove avrebbe alloggiato: non si trattava certamente di una reggia, ma era un alloggio dignitoso e pulito.
Naturalmente, le spese di viaggio e di alloggio gli sarebbero state detratte dallo stipendio, ma lui partì in maniera del tutto regolare, non
violò leggi tedesche sull'immigrazione, visse e lavorò alla luce del sole per quattro anni in Germania, fece anche una discreta carriera nell'azienda divenendo prima capo operaio, poi capo squadra e, quando allo scadere del contratto comunicò la sua intenzione di rientrare in
Italia, i dirigenti tedeschi, che lo avevano molto apprezzato, tentarono di trattenerlo offrendogli aumenti di stipendio e miglioramenti di
inquadramento che lui rifiutò: aveva ottenuto il suo scopo, quello di mettere da parte un gruzzolo sufficiente per costruirsi una nuova casa.
Molti anni dopo, quando raggiunse l'età della pensione, si vide recapitare un piccolo aumento di "origine tedesca" per i quattro anni di contributi ivi versati.
Non ho narrato la storia di mio zio per spiegare quanto egli fosse bravo, ma solo per illustrare come, già nel 1960, la Germania accogliesse lavoratori dall'estero (con lui lavoravano tanti altri italiani, turchi e portoghesi) mediante procedure legali e collaudate.
La domanda che mi pongo, e che pongo a tutti i lettori, è questa: perché, ancora oggi, nell'anno 2012, l'Italia non è in grado di gestire
il flusso migratorio in maniera legale e corretta, lasciandolo di fatto in mano alla criminalità organizzata ed affidandosi poi al cosiddetto
"terzo settore" (Chiesa cattolica, volontariato, occhi chiusi da parte dei tutori dell'ordine, pietà della gente, ecc ...) per cercare di correggere le storture della situazione che si viene inevitabilmente a creare? Cosa c'è di dignitoso nel fare finta (si ... fare finta) che accogliamo a
braccia aperte questi disperati, che arrivano con modalità clandestine, quindi illegali, e poi offriamo loro, nella migliore delle ipotesi, un posto
da pulivetro ad un semaforo o da venditore di rose nei ristoranti, se non posti di prostituta, di spacciatore di droga o di manovale della criminalità stessa? Quale enorme sforzo lasciamo che compiano, del tutto da soli e senza alcuna assistenza, queste persone per crearsi una
posizione onesta ed una dignità nella società italiana?
Come sempre in Italia, i problemi non risolti dalle istituzioni vengono fatti ricadere sui cittadini i quali, se protestano (e lo fanno con
ragione) vengono tacitati perché ... "razzisti". Se non protestano, per lo più perché ne percepiscono l’evidente inutilità, sono “bravi italiani
che accolgono i poveri del mondo senza razzismo” (sic!). Ma il problema del “dopo” si ingigantisce sempre di più.
Mi dispiace, non accetto questa situazione e neppure accetto lo stereotipo del “razzista”. Credo che tutti noi dobbiamo chiedere, anzi
pretendere, che le nostre organizzazioni consolari all'estero facciano il loro mestiere e lo facciano bene. Se molti imprenditori affermano
(ed è vero) che senza i lavoratori stranieri le loro aziende chiuderebbero, vuol dire che non c'era nessun bisogno che queste persone raggiungessero l'Italia clandestinamente. Potevano farlo benissimo per le vie legali. Se ciò non è avvenuto, significa che qualcuno non ha fatto
il proprio dovere, ed è lì che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione!
Un'ultima parola sui lavoratori di Villa Literno: località della provincia di Caserta che fa parte di una delle tante zone del nostro mezzogiorno ad alto tasso di criminalità organizzata. La sua economia è per lo più agricola e i lavoratori africani, tutti inevitabilmente clandestini, vengono impiegati come braccianti agricoli, pagati una miseria e tenuti in alloggi neppure paragonabili alle vicine stalle delle bufale
che producono il latte con cui si confezionano le famose mozzarelle: una prelibatezza gastronomica della stessa zona. Se i braccianti venissero assunti legalmente tramite i nostri consolati sparsi per tutta l'Africa, non potrebbero essere sottoposti alle dure leggi criminali. Quello
che succede li, quindi, non è generico razzismo degli italiani, è specifica criminalità organizzata!
Concludo con una chiosa al Suo appello al 3° Risorgimento: chiamiamolo come vogliamo, ma facciamo che sia un vero movimento
popolare teso alla riscoperta della legalità diffusa a tutti i livelli. Non possiamo pretendere la legalità dal politico di grido, mentre ci accordiamo con l'artigiano sotto casa per farci fornire un lavoro senza ricevuta al fine di risparmiare l'IVA.
Infine, La ringrazio ancora per la collaborazione continua e apprezzata che Lei offre a "Il Nastro Azzurro" a nome della Federazione
di Napoli e anche Suo personale e la La invito a continuare come sempre.
Con tanta cordialità
IL NASTRO AZZURRO
37
CRONACHE DELLE FEDERAZIONI
AREZZO
La Federazione Provinciale di Arezzo ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 15 giugno 2011, presso il Carcere di Arezzo, il
Presidente della Federazione, Cav. Stefano
Mangiavacchi unitamente all’Assessore Provinciale
Francesco Ruscelli ed alla Giunta Comunale di Arezzo
guidata dal Vice Sindaco Stefano Gasperini, ha reso omaggio alla lapide che ricorda il sacrificio della MOVM Sante
Tani ivi trucidato dai nazifascisti il 15 giugno 1944 dopo
17 giorni di sevizie;
– il 16 luglio 2011, in occasione del 67° anniversario della
Liberazione della Città di Arezzo, il Presidente della
Federazione, unitamente alla Vice Presidente della
Provincia, Mirella Ricci, ed al Vice Sindaco di Arezzo,
Stefano Gasperini, ha reso omaggio al Cimitero Militare di
Indicatore nel quale sono sepolti oltre 1200 soldati Inglesi
Caduti per la nostra Liberazione durante il secondo
conflitto mondiale;
– il 24 luglio 2011, a Levane (AR) è stato celebrato il 150°
Anniversario dell’Unità d’Italia. La Federazione ha presenziato con il Medagliere Provinciale ed il Labaro della
Sezione di Montevarchi alla celebrazione della Santa
Messa in suffragio dei Caduti ed alla deposizione di una
corona di alloro al monumento ai Caduti alla presenza
dell’Assessore Arianna Righi del Comune di Montevarchi;
– il 9 agosto 2011, la Federazione ha partecipato a
Chitignano, nell’alto Casentino, alla “Festa del Tricolore” organizzata in omaggio alla nostra Bandiera Nazionale in
occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La celebrazione è
iniziata con l’Alzabandiera, eseguita da un reduce di guerra
di 99 anni, ed è terminata, dopo i saluti delle Autorità, con
una conferenza sulla storia del Tricolore. La Federazione
era rappresentata dal Medagliere Provinciale e dall’Avv.
Luigi Valentini, Decorato di MBVM.
– Il 29 luglio 2011 ha assistito alla rappresentazione della
compagnia teatrale "Euterpe" sul Risorgimento (replicata
in seguito presso altre Sezioni).
– decine e decine di Alberi del Tricolore (così i corbezzoli furono ribattezzati da Giovanni Pascoli per la loro peculiarità
di avere contemporaneamente i tre colori della Bandiera
Italiana: il verde delle foglie, il bianco dei fiori e il rosso
dei frutti) sono stati piantati in tutte le scuole, con cerimonie singole ed in giorni diversi, alla presenza del corpo
docente e delle scolaresche. Ogni albero è stato dedicato
a un Eroe del Risorgimento o a un Caduto in guerrra di
origine pugliese, preferibilmente Decorato al VM.
BELLUNO
Sez. Feltre
Il 7 agosto, la Sezione ha partecipato a Cima Grappa all'annuale manifestazione in memoria di Ettore Viola, insieme
all’Associazione Nazionale Bersaglieri. Il Labaro era portato
dall’Alfiere Luciano Orti, scortato dal Presidente della
Sezione ANB di Feltre Luigi Centa. Presente anche la vedova del Capitano Ettore Viola, fondatore del Nastro Azzurro.
Cima Grappa (BL): Annuale manifestazione in
onore di Ettore Viola
BARI
Una ricerca accurata fra varie offerte turistiche ha consentito ai soci di scegliere le migliori vacanze, a prezzi assolutamente competitivi, tra vari soggiorni in località rinomate e
in alberghi di ottimo livello, di durata variabile fra 4 giorni e
due settimane.A questi hanno partecipato mediamente 40-45
soci. Le mete sono state occasione non soltanto di relax e di
riposo, ma soprattutto di turismo culturale e storico.
BARI
Sez. Barletta
Il 9 luglio è stata effettuata una visita ai monumenti più
insigni della nuova provincia BAT, da Castel del Monte (dove
era allestita una mostra di De Chirico), ai castelli ed alle cattedrali di Barletta e Trani e infine al Museo Diocesano di quest'ultima città.
BARI
Sez. Bari
La Sezione di Bari della medesima Federazione
Provinciale ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti
eventi e cerimonie:
38
BERGAMO
Rinnovata la "missione" ad alta quota, da diversi anni svolta per iniziativa del Cav. Matteo Annoni, alla quale alcuni
simpatizzanti volonterosi dedicano qualche giornata recandosi alla Malga Ciapèla, presso Rocca Pietore (BL). Da lì, in compagnia della guida Attilio
Bressàn (già direttore del
Museo Storico) salgono
alla "Zona Sacra" della
Marmolada ed onorano
l'antico sacrificio dei
nostri Caduti, con la
Marmolada (BL): i “mis“mismanutenzione dei percorsionari” di Bergamo
si di quell'area. Non mancano momenti di autentica amicizia e di riflessione storica, tra l’operoso lavoro e la
gioiosa preghiera.
BOLOGNA
La Federazione Provinciale di Bologna ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
IL NASTRO AZZURRO
– il 15 giugno 2011, con il Medagliere alla cerimonia
dell'Alza Bandiera Solenne presso la caserma"Viali", sede
del 121° Reggimento Artiglieria Contraerei "Ravenna", in
occasione della Festa dell'Arma d'Artiglieria e del 93°
anniversario della battaglia del Solstizio;
– 25 giugno 2011: al Medagliere, che, scortato da un
Ufficiale e portato dal socio Davide Nanni, ha partecipato alla celebrazione del 237° Anniversario della
Fondazione della Guardia di Finanza in Piazza San
Francesco, è stata concessa la “Resa dell’Attenti”. Oltre al
Presidente Cav. Giorgio Bulgarelli erano presenti i
consiglieri M.llo Magg. C.C. Alessandro Di Marco e
Cav. Ugo Bulgarelli;
– l’11 luglio, una delegazione della Federazione composta
dal Presidente Giorgio Bulgarelli, dal Consigliere
Alessandro Di Marco e dal socio Davide Nanni, a
Palazzo Caprara, sede della Prefettura, ha consegnato
all'Aw. Angelo Tranfaglia, Prefetto di Bologna, la tessera di Socio Benemerito unitamente ad un Attestato di
Benemerenza che recita: "Dotato di alto senso di amor Patrio
e assertore degli ideali che persegue il Nastro Azzurro assicura sempre la Sua piena disponibilità a sostegno della
Federazione di Bologna".
–
–
–
–
Bologna: Il Prefetto nominato Socio
Benemerito con Attestato
BRESCIA
La Federazione Provinciale di Brescia ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– l’11 giugno 2011, su invito dell’Avv. Antonino
D'Alessandria, Presidente del Circolo Culturale "La
Discussione", ha presenziato col Labaro alla conferenza
dal titolo: "Nassirya: i protagonisti raccontano". tenuta al
Palazzo Todeschini di Desenzano del Garda (Bs), dal Ten.
Col. Don Lionello Torosani, Cappellano Militare dei
Carabinieri Regione Lombardia. È intervenuto anche il
Consigliere Regionale della Lombardia, Mauro Parolini.Tra
–
–
gli ospiti, il M.llo Aiutante SUPG, Dalmazio Orgiu
MAVM e Medaglia d'Oro come vittima del terrorismo poiché, nel febbraio del I979, ebbe uno scontro a fuoco con
dei terroristi, rimanendo gravemente ferito;
12 giugno 2011, terza tappa della mostra "Motus", allestita, questa volta, nei locali di "Palazzo Callas", a Sirmione,
messi a disposizione dall'Amministrazione Comunale;
il Vice Presidente della Federazione, Comm. Albertini, ha
tenuto una conferenza sulla battaglia del 15 giugno I859,
tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e la retroguardia
delle truppe austriache del Gen. Urban, trattando anche
la battaglia di S.Martino e Solferino, combattutasi dieci
giorni dopo;
17 giugno 2011, cerimonia di inaugurazione del restauro
della Torre di S.Martino della Battaglia (Bs): ha presenziato
il Labaro della Sezione
di Desenzano del Nastro
Azzurro, portato dal
S. Martino della
Commissario incaricato,
Battaglia (BS):
Dott. Tobia Lazzari ed
La Torre restaurata
accompagnato dal Presidente della Federazione di Brescia. Tra le
Autorità presenti, il Sottosegretario alla Difesa
Cossiga, il Ministro per i
Beni e le Attività
Culturali
Galan,
il
Presidente del Comitato
dei Garanti per il 150°
Anniversario dell’Unità
d’Italia Amato, e quelle
locali.Tutti insieme hanno
scoperto una lapide a ricordo dell'avvenimento, visitando
poi la Torre rimessa a nuovo;
su invito del neo Presidente della Federazione di
Cremona, nonché responsabile per la stessa Provincia
delle Guardie d'Onore del Pantheon, Magg. C.
Mantovani, il 24 giugno 2011 il Presidente della
Federazione si é recato a Solferino (MN), per la cerimonia dell'Alzabandiera e la S. Messa in onore dei Caduti
delle guerre d'Indipendenza;
il 27 giugno 2011, in rappresentanza del Presidente di
Assoarma di Brescia, Col. Vincenzo Scacco, il Presidente
della Federazione ha partecipato all'incontro col Prefetto
di Brescia per la definizione delle manifestazioni di chiusura del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia previste per
il mese di ottobre 2011;
il 3 luglio 2011, il Labaro della Federazione, con Alfiere il
Sig. De Lucchi, ha partecipato, scortato dal Presidente, al
3° Raduno di "Assoarma" a Torino. Significativa la presenza del Gonfalone della città di Brescia, Decorato di
M.O.V.M. per le 10 Giornate risorgimentali (I849), e di
M.A.V.M. per la campagna di guerra 1940/45;
Torino: la partecipazione di Assoarma Brescia
al Raduno Nazionale
Brescia: il M.llo SUPG Dalmazio Orgiu MAVM
IL NASTRO AZZURRO
39
– ancora il 3 luglio, iI Vice presidente della Federazione,
Comm. A. Albertini e l'Alfiere, con il Labaro della
Sezione di Gardone Riviera (Bs), hanno partecipato alle
cerimonie celebrative dell'85° di fondazione del Gruppo
Alpini di Concesio S.Vigilio (Bs). Sindaco in testa, era presente tutta l'Amministrazione comunale della località che
ha dato i natali a Papa Paolo VI. Dopo l'Alzabandiera, sfilata per le vie del paese, per raggiungere il monumento ai
Caduti, dove é stata deposta una corona d'alloro. È
seguita la S.Messa, nella Chiesa di S.Velgio. Presenti i vertici della Sezione ANA di Brescia, con il Presidente, Ten.
Davide Forlani;
– sempre il 3 luglio, il Vice Direttore del Museo del Nastro
Azzurro di Salò, dott. Leonardo Malatesta, é stato invitato dalla Fondazione "Il Vittoriale degli Italiani”, di Gardone
Riviera (Bs), all'inaugurazione delle nuove sale dell' ex
"Museo della Guerra", che ora ha preso la denominazione
di "D'Annunzio Eroe". Tra i pezzi della nuova esposizione,
figurano due pugnali appartenuti al Vate;
Salò (BS): Uno dei pugnali di
Gabriele D’Annunzio
– nell’ambito delle celebrazioni per il 150° Anniversario
dell’Unità d’Italia, su invito del Sindaco di Vallio Terme (BS)
e della Fondazione Civiltà Bresciana, presieduta dallo storico mons. Antonio Fappani, la Federazione di Brescia, che
ha dato il proprio patrocinio, ha partecipato alla presentazione del libro: "Lettere dal solaio: epistolario di nonna
Maria (I867-I930)” di Luigi Agostini (cfr. recensione sul
n.° 1-2012 - pag. 46). Presenti, oltre a numerose Autorità,
il Comm. A. Albertini, Vice Presidente, il Prof. Angelo
D'Acunto, accompagnato dal Labaro della Sezione di
Gavardo;
– il 27 agosto, la Fondazione Culturale "Savoy" ha organizzato, presso il Grand Hotel Savoy di Gardone Riviera (BS),
una tavola rotonda dal titolo: "Il Risorgimento nelle provincie di Brescia e Belluno", moderata dal Vice Direttore della
Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò,
dott. Leonardo Malatesta. Relatori il Prof. Luciano
Faverzani, dell'Ateneo di Brescia e Presidente del
Comitato di Brescia dell'Istituto per la Storia del
Risorgimento Italiano ed il suo omologo di Belluno, Prof.
Alberto Giacobbi. Presenti il Presidente della Federazione
di Brescia e la Direttrice del Museo del Nastro Azzurro e
Presidente della Sezione di Salò, dott.ssa Annamaria
Salvo Le Paoli.
BRESCIA
Sez. Gardone
La Sezione del "Nastro Azzurro" di Gardone ha affidato
al Gruppo Alpini della cittadella armiera il suo storico
Labaro decorato da 141 medaglie. Nella cerimonia, tenutasi
40
nella sede delle penne nere gardonesi, in Via Pascoli, il
Presidente della Sezione, Alfonso Rinaldini (94 anni)
accompagnato dal segretario Benedetto Palini (89 anni) ha
consegnato il Labaro e le Decorazioni al Capogruppo degli
alpini, Alceste Guerini. Si tratta di 3 Medaglie d'Oro, 48
Medaglie d'Argento, 53 Medaglie di Bronzo e 37 Croci
al Valor Militare, che sono state collocate in una bella
bacheca esposta proprio nella sala del Consiglio Direttivo.
Grande, in particolare, la soddisfazione di Alfonso Rinaldini
che ha così voluto lasciare, con questo gesto, alla memoria il
ricordo e l'affetto della Valtrompia tutta "per i Caduti in guerra a difesa ed onore della Patria".
CATANZARO
Martedì 28 giugno 2011, alle ore 18,30, nel cortile della
caserma “Laganà”, sede del Comando Regionale Calabria, è
stato celebrato il 237° Anniversario della Fondazione del
Corpo della Guardia di Finanza. Alla presenza delle massime
autorità civili e militari, il Comandante Regionale, Gen. D.
Michele Calandro, ha illustrato l'incessante attività svolta a
contrasto delle frodi economico finanziarie e della criminalità
organizzata, per poi consegnare le ricompense ai finanzieri ed
ai gruppi operativi particolarmente distintisi per "professionalità, spiccato senso del dovere e forte senso dei valori”. È seguita la
sfilata aperta dal Labaro della locale Federazione Provinciale
“Azzurri dei Due Mari”, scortato dal S.Tenente Eleonora Torrisi
con alfiere il Segretario-Tesoriere avv. Antonio Palaja di
Tocco. Oltre al Presidente, avv. Giuseppe Palaja, presenti
anche il dott. Marcello Pellegrino e il Revisore dei conti
dott. Elio Bonacci della G. di F.
GORIZIA
La Federazione Provinciale di Gorizia ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– ad un pellegrinaggio rituale organizzato dagli Artiglieri
goriziani in data 28 agosto in Carnia, a Paularo,
per onorare gli Eroi
raccolti nel grembo di S. Gorizia: intitolazione
Barbara alla quale, colà, è di una strada a
stata eretta una cappella Ernesto Botto MOVM
particolarmente impreziosita da una reliquia
della Santa;
– il 2 settembre 2011,
all'aeroporto di Gorizia,
all’intitolazione di una
strada alla M.O.V.M.
Ernesto Botto, eroico
pilota del 4° Stormo.
Presenti il sindaco di
Grosseto Emilio Bonifazi ed il sindaco di
Gorizia Ettore Romoli.
Il Labaro era portato dall’Alfiere Mario Sanson.
LA SPEZIA
La Federazione Provinciale di La Spezia ci ha comunicato
la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 10 giugno 2011 la Federazione di La Spezia ha rappresentato l’Istituto del Nastro Azzurro alla cerimonia nazionale ivi svoltasi in occasione della Festa della Marina
Militare;
IL NASTRO AZZURRO
La Spezia: Il Labaro, accompagnato dal Presidente
Pedrigi alla Festa della M.M.
– il 30 giugno 2011, la Federazione di La Spezia dell’Istituto
del Nastro Azzurro ha partecipato con il proprio
Labaro alla Cerimonia del 237° Anniversario della
Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza, che si é svolta nel suggestivo parco di Villa Marigola a Lerici (SP), alla
presenza delle massime Autorità del territorio. Dopo la
premiazione dei militari particolarmente distintisi nelle
operazioni, é seguito uno spettacolare Gran Galà
Pucciniano diretto dal maestro Massimo Morelu, nel
quale si sono esibiti il tenore Nicola Simone Mugnaini e
la soprano Barbara Uppi.
Lerici (SP): Gran Galà Pucciniano
per il 237° della GdF
corteo dalla folla. Il sindaco, Arch. Rino Bellingheri, e il
prefetto Francesco Alecci, nei rispettivi interventi, hanno
evidenziato il valore storico del Monumento ai Caduti. Il
Monumento è stato poi scoperto dal Sindaco con al suo
fianco il reduce di guerra Biagio Di Dino. Le autorità
hanno deposto una corona, mentre i ragazzi delle scuole
elementari e medie di Caronia hanno deposto un fiore
per ogni Caduto;
– il 19 agosto 2011, presso la Caserma “Emilio Ainis”di
Messina, sede del 24° Reggimento Artiglieria
Terrestre “Peloritani”, Socio d’Onore, si è svolta la
cerimonia del cambio del Comandante, tra l’uscente Col.
a.(ter.) ISMMI Davide Di Bartolo e il subentrante
Comandante, Col. a.(ter.) ISMMI Aldo Maria Vergano, alla
presenza del Col. Antonio Alecci, Comandante del distaccamento della Brigata Meccanizzata “Aosta”, delle massime autorità civili e militari ed Associazioni d’Arma della
provincia;
– il 26 agosto 2011, presso la base navale MarisiciliaMessina, si è svolta la cerimonia del passaggio di consegne
tra l’uscente C.V. (CP) Angelino Cianci, titolare
dell’Autorità Marittima della Navigazione dello Stretto di
Messina, e il subentrante Comandante, Cap. V. Antonino
Samiani; il comandante uscente, nel suo saluto, ha fatto il
bilancio del triennio, evidenziato i risultati ottenuti, sottolineando in particolare la maggiore sicurezza raggiunta
nella navigazione dello Stretto.
PADOVA
La Federazione di Padova, nell'ambito delle celebrazioni
del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, ha promosso e si è
resa partecipe di vari eventi. In primis é stato pubblicato un
opuscolo stampato in più di 100 copie dal titolo “Il Glorioso
Risorgimento", che è stato distribuito ad Enti ed Associazioni
d' Arma in occasione della cerimonia del 17 marzo 2011, partecipando inoltre a numerosi incontri con l'Università di
Padova Decorata con Medaglia d'Oro al Valor Militare.
Padova: incontro con l’Università
MESSINA
La Federazione provinciale di Messina ha comunicato la
partecipazione alle seguenti cerimonie ed attività:
– il 12 agosto 2011, presso il Comune di Caronia (ME) si è
svolta l’inaugurazione del Monumento ai Caduti di tutte le
guerre; la cerimonia, preceduta dalla celebrazione della S.
Messa officiata dall’arciprete Don Antonio Cipriano, ha
avuto luogo in piazza “Caronesi nel Mondo”, raggiunta in
Caronia (ME): Inaugurazione del Monumento
ai Caduti di tutte le guerre
POTENZA
Il 13 agosto 2011 la Federazione prende parte attiva all’iniziativa “I Vietresi per la Patria” , a Vietri di Potenza, con la
quale si ricorda l’eroismo di tutti i vietresi che hanno combattuto con valore dal 1860 alla seconda guerra mondiale. Il
Sindaco di Vietri, Giuseppe Pitta, ha conferito un’attestazione
di benemerenza ai 25 reduci del secondo conflitto presenti. Il
Commissario Galasso ha tenuto un discorso su “I Vietresi per
la Patria”, ricordando il Valor Militare del gen. Camillo
Boldoni (presente il pronipote venuto da Bologna) che fu il
IL NASTRO AZZURRO
41
Capo Militare dell’Insurrezione Lucana nel 1860, Decorato
con l’Ordine Militare di Savoia.
Vietri di Potenza (PZ):
Ricordato il gen. Boldoni
ROMA
La Federazione Provinciale di Roma ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 12 giugno 2011, il Segretario-Tesoriere Dott. Stefano
Pighini, ha partecipato, su invito del Sindaco Giovanni
Alemanno, alla cerimonia per l'apertura al pubblico del
Parco dei Martiri di Forte Bravetta e alla cerimonia per il 67°
anniversario della Liberazione di Roma durante la quale, per
commemorare i molti resistenti romani fucilati durante
l'occupazione tedesca, è stata deposta una corona di alloro. Presenti il Presidente del XVI Municipio e varie
Autorita civili oltre alcuni Labari di Associazioni e molte
Bandiere. Successivamente, ha avuto luogo la cerimonia di
rievocazione delle Truppe Alleate in Via dei Fori Imperiali,
con una parata storica di mezzi originali dell'epoca;
Roma: Cerimonie di apertura del Parco dei
Martiri di Forte Bravetta
– il 22 giugno2011, nella piazza del Campidoglio è avvenuta la cerimonia di consegna della Medaglia d'Oro di Roma
Capitale alla Bandiera del Corpo Militare della Croce Rossa
Italiana. Dopo i Onori al Reparto di formazione, il
Sindaco di Roma, Giovanni Alemanno, alla presenza di
numerose autorità, tra cui il Comandante del Corpo di
Polizia di Roma Capitale, Angelo Giuliani e il
Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana,
avv. Francesco Rocca, ha consegnato all’Ispettore
Nazionale del Corpo Militare, Magg. Gen. Gabriele
Lupini, la Medaglia d'Oro e la pergamena con la seguente motivazione: "Sin dalla sua costituzione il Corpo Militare
della Croce Rossa Italiana ha dimostrato esemplare perizia
professionale, encomiabile impegno ed altissimo senso di solidarietà umana, prodigandosi in una costante e meritoria attività di soccorso alle popolazioni in ambito nazionale ed internazionale. Il prezioso contributo e i molteplici interventi effettuati con assoluta dedizione in collaborazione con il Corpo di
Polizia di Roma Capitale hanno sempre corrisposto ai bisogni
della cittadinanza di Roma, riscuotendo l'unanime riconoscenza". La Federazione Roma del Nastro Azzurro era rappresentata dall’Ing. Camillo Pariset, Presidente del
Collegio Provinciale dei Sindaci;
42
– Il 5 luglio, in piazza del
Roma: Medaglia
Campidoglio, si é celed’Oro al Corpo
brato il 145° Annuale
Militare della C.R.I.
della Fondazione del
Corpo Militare e il 103°
del Corpo delle Infermiere
Volontarie della Croce
Rossa Italiana. L'evento è
stato celebrato per la
prima volta insieme dai
due Corpi, ausiliari delle
Forze Armate, in occasione dei festeggiamenti
per i 150 anni dell'Unità
d'Italia. Numerose le
Autorità presenti, tra cui
il Ministro della Difesa,
On. Avv. Ignazio La Russa, il Ministro della Sanità, On.
Prof. Ferruccio Fazio, il Ministro della Gioventù, On.
Giorgia Meloni, l'On. Arturo Parisi, già Ministro della
Difesa, il Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Guido
Crosetto, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen.
Biagio Abrate, e il Commissario Straordinario della
Croce Rossa Italiana, Avv. Francesco Rocca, oltre ad altre
autorità civili, militari e religiose. Per la Federazione di
Roma era presente l’Ing. Camillo Pariset, Presidente
del Collegio Provinciale dei Sindaci. Dopo lo schieramento dei reparti e gli onori resi alle Bandiere dei due Corpi
ausiliari CRI, al Gonfalone di Roma Capitale ed ai Labari
delle Associazioni Combattentische e d'Arma, sono
seguiti gli interventi del Commissario Straordinario e del
Ministro della Difesa. La cerimonia è proseguita con la
consegna delle Onorificenze al Merito della Croce Rossa
Italiana. Due Medaglie d'Oro sono state conferite rispettivamente al Generale di Corpo d'Armata Vincenzo
Lops, socio di questa Federazione, ed al Generale di
Brigata Francesco Orsini. Tre le Medaglie d'Argento: al
Generale di Corpo d'Armata Aldo Cinelli ed ai marescialli del Corpo Militare Marco Ilarioni e Bruno Cavalli.
Sono stati poi consegnati 11 Diplomi di Benemerenza con
Medaglia di Prima Classe;
– Nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità
d’Italia, l’Amministrazione Capitolina ha voluto rendere
omaggio a Goffredo Mameli, il 6 luglio, anniversario
della sua morte avvenuta per le ferite riportate nella battaglia del Vascello durante la difesa della Repubblica
Romana del 1849, con la deposizione di una corona di
alloro al Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, che
raccoglie dal 1941 le spoglie dei Caduti di tale epopea
risorgimentale ed è stato nell’occasione restaurato. Alla
cerimonia di commemorazione hanno partecipato il
generale Antonino Torre, Consigliere dell’Assemblea di
Roma Capitale, la Dott.ssa Anna Maria Cerioni, Curatore
storico dell’arte presso la Sovrintendenza capitolina, il
Roma: Monumento ai Caduti della Repubblica
Romana del 1849 sul Gianicolo
IL NASTRO AZZURRO
Dott. Aladino Lombardi, Segretario Generale ANFIM, il
Prof. Massimo Scioscioli, Presidente delIa Sezione di
Roma dell’Associazione Mazziniana Italiana, il Prof.
Franco Tamassia, Direttore dell’Istituto Internazionale di
studi “Giuseppe Garibaldi” e, in rappresentanza della
Federazione Provinciale di Roma dell’Istituto del Nastro
Azzurro, la Consigliera, Dott.ssa Anna Maria Menotti,
pronipote di Ciro Menotti, patriota del Risorgimento e
dell’Italia unita con Roma Capitale;
– l’8 luglio 2011, alcuni
Soci della Federazione
hanno partecipato alla
Santa Messa celebrata in
ricordo del defunto arcivescovo
Arrigo
Pintonello presso la
Cappella
dell’attuale
Polo Universitario La
Sapienza di Pomezia. La
figura dello scomparso è
stata commemorata in
particolare da Mons.
Pomezia (RM):
Giacomino Feminò,
nostro Socio simpatizCommemorazione
zante;
di mons. Pintonello
– il 20 luglio 2011, nel
porto di Civitavecchia, il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera ha festeggiato il 146° Anniversario della
sua costituzione. Alla presenza di numerose Autorità
civili e militari, tra cui il Sen. Altiero Matteoli, Ministro
delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministro della Salute
Ferruccio Fazio, il Sottosegretario alla Presidenza del
Consiglio Gianni Letta, il Capo di Stato Maggiore della
Marina Militare e la Presidente della Regione Lazio, il
Comandante Generale del Corpo, Amm. Isp. Capo
Marco Brusco, ha ricordato “... come il Corpo delle
Capitanerie di porto rappresenti una delle prime Istituzioni,
se non addirittura la prima, voluta dal nuovo Stato unitario
...”. Successivamente sono stati consegnati riconoscimenti ai militari distintisi per atti di eroismo in mare. Tra questi, l’Encomio Solenne al Tenente di Vascello Antonio Morana,
Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di
Lampedusa, per “il raro esempio di abnegazione, elevatissimo senso dello Stato, del dovere e della responsabilità” dimostrate nelle complesse situazioni legate al fenomeno
migratorio e la Medaglia di Bronzo al Merito Civile consegnata allo Stendardo delle Unità Navali della Guardia
Costiera per il soccorso prestato ai turisti tuffatisi in mare
per sfuggire all’incendio divampato a Peschici il 24 luglio
2007. La cerimonia è stata preceduta dalla presentazione, presso il Centro Storico e Culturale della Guardia
Costiera, della mostra storica “Le Capitanerie di Porto nei
150 anni d’Italia...da sempre sul mare” e della mostra fotoCivitavecchia (RM): 146° Anniversario del
Corpo delle capitanerie di Porto
IL NASTRO AZZURRO
grafica “Lampedusa: porta d’occidente”. Al termine delle
celebrazioni, sono state consegnate alle Autorità panamensi due delle quattro Unità Navali previste dall’intesa
sottoscritta nel giugno 2010 tra i governi dei due Paesi.
Presente per la nostra Federazione l’Azzurro Ten. p.
Comm. Raul Di Gennaro M.A.V.M.. La Federazione
ringrazia per la collaborazione e la disponibilità ricevuta
dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto,
che ha permesso la partecipazione alla cerimonia del
Labaro provinciale;
– il 25 luglio 2011, alcuni Soci della Federazione hanno partecipato, su invito del Comune di Olevano Romano (RM),
alla celebrazione per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia
che l’Amministrazione ha organizzato in collaborazione
con le locali Associazione Centro Studi Musicali e Associazione
Protezione Civile e con il Comando Artiglieria Contraerei di
Sabaudia. Presenti numerose Autorità civili, militari e religiose e rappresentanti di Associazioni Combattentistiche e
d’Arma. La cerimonia dell’Alzabandiera e gli onori militari
al Monumento ai Caduti sono stati preceduti dalla parata
della Banda Musicale. Ha chiuso la celebrazione il concerto
per banda “Note d’Estate 150”;
Olevano Romano (RM):
150° Anniversario
dell’Unità d’Italia
– il 17 agosto 2011, su invito del Comitato pro Loco di
Pretare, frazione a 1000 metri del Comune di Arquata
del Tronto (AP), il Presidente della Federazione di Roma
e Consigliere Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro,
Dott. Comm. Antonio Valeri, ha partecipato alla commemorazione dei Caduti di tutte le guerre, leggendo la
“Preghiera del
Decorato” nel Pretare (AP):
corso della Santa Commemorazione dei
Messa officiata dal Caduti di tutte le guerre
Parroco, Don. F.
Armandi,
nella
Chiesa di San
Rocco. Poi, un
corteo ha raggiunto il Monumento dei Caduti, dove il Presidente della Comunanza Agraria
di Pretare, Sig. R.
Ciccolini, ha deposto una corona
di alloro ed il
Sindaco di Arquata del Tronto,
Dott. Domenico Pala, ha chiuso la cerimonia con un
discorso;
– Il 27 agosto 2011, alcuni Soci della Federazione hanno
partecipato, su invito del Sindaco di Saracinesco (RM)
Marco Orsola, alla Cerimonia dei Caduti del Comune;
43
– il Labaro ha partecipato alla cerimonia a Percile il 3 settembre, affidato per l'occasione ad un alfiere
dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
celebrata dal parroco di Trecenta Don Ferdinando Salvan
nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, la festa è proseguita con un corteo che si è diretto al Monumento ai
Caduti che, dopo l'Alzandiera, è stato benedetto. Alla
cerimonia hanno presenziato le Autorità civili cittadine,
le Associazioni d'Arma e un folto pubblico;
Tercenta (RO): Festa dei
Carristi
Percile (RM): Cerimonia rievocativa
ROMA
Sez. Sabina Romana
Domenica 19 giugno, a Mentana si sono ricordate le
gesta dell’allora “Guardia doganale” che combatté al fianco di
Garibaldi per Roma Capitale d’Italia. Vasto ed articolato il
protocollo della manifestazione, curato dall’Assessorato alla
cultura mentanese in collaborazione con la presidenza del
Museo storico e dell’A.N.V.R.G. (Ass. Naz.Volontari e Reduci
Garibaldini); numerosa la partecipazione delle Forze
dell’Ordine, delle Associazioni Civili e d’Arma e dei pittoreschi gruppi garibaldini dell’ARTA e del gruppo “Marisa” in
uniforme d’epoca. Tra gli altri, il Sindaco di Mentana Altiero
Lodi, il suo Vice Maurizio Ciccolini ed il Vice Sindaco di Fonte
Nuova; notevole presenza di alti ufficiali in uniforme; la
Sezione della Sabina Romana della Federazione di Roma
dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare,
il Rotary Club Monterotondo-Mentana, l’Unione Salvo
D’Acquisto, l’ANSI, l’ANC, la Legione e la Guardia d’Onore
Garibaldina. Perfetto padrone di casa il prof. Francesco
Guidotti, Direttore dell’Ara Museale che, in accordo con il
Primo Cittadino, ha scoperto ed affisso a perenne memoria
una targa a ricordo delle gesta eroiche dei gloriosi finanzieri
immolatisi nel 1861 per l’Unità d’Italia. A seguire, la solenne
deposizione di una corona di alloro ai piedi dell’Ara
Monumentale da parte del Rotary Club MonterotondoMentana. A rendere gli offici, il Picchetto d’Onore con trombettiere della Guardia di Finanza. Essenziali e sentiti gli interventi dei relatori.
Mentana (RM): Festa delle Guardie Doganali
ROVIGO
La Federazione Provinciale di Rovigo ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– il 19 giugno 2011, la Federazione, con il Presidente
Graziano Maron e il suo Alfiere con il Labaro, ha partecipato per il settimo anno consecutivo, a Trecenta
(RO), alla festa dei Carristi. Iniziata con la Santa Messa
44
– il 30 luglio 2011, si è svolta a Porto Viro (RO), nella naturale
pineta di “San Giusto” dai Salesiani, la Festa di San Cristoforo,
Patrono degli Autieri di Nassiriya. Alla cerimonia, consistita in
una Santa Messa in pineta, hanno partecipato tutte le autorità
locali e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, nonché
la Federazione di Rovigo con il suo Presidente Graziano
Maron, l’Alfiere ed il Labaro.
Porto Viro (RO): Festa di San Cristoforo
SONDRIO
La Federazione Provinciale di Sondrio ci ha comunicato
la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– ha organizzato nei giorni 10 - 12 giugno 2011 la competizione di tiro internazionale ISISC 2011 (cfr. n.° 1/2011
pagg. 20 e 21);
– nei giorni 19 e 20 giugno ha partecipato, unitamente alla
Federazione di Bergamo, alla visita al Museo Storico delle
Truppe Alpine di Trento, organizzata dalla Società Storica
per la Guerra Bianca. Nell’occasione, ha consegnato il
volume “Appunti di Storia del Risorgimento”, edito dalla
Federazione, al Presidente del Museo, Gen. Bassett
M.B.V.M.. Inoltre, il Segretario dott. Federico Vido, su
richiesta del Socio Col. Med. Riccardo Morlini, ha tenuto una conferenza sulla Guerra Bianca agli Allievi della
Scuola Militare Theuliè di Milano, presenti ad Edolo per il
Campo Estivo in montagna;
– ha presenziato con il Labaro, portato dall’Alfiere
Arrigo Mattiussi, Consigliere, alle esequie del 1° Av.
IL NASTRO AZZURRO
Mario Corbellini M.B.V.M., e di Pio Songini,
entrambi Consiglieri della Federazione;
– ha organizzato, presso il forte Venini di Oga di Valdisotto
(SO), nell’ambito del progetto annuale “1848-1918: 70
anni di lotte per l’Unità d’Italia”, la mostra storica “Le tigri
dell’Adamello” con le immagini scattate dal Cap. Ing. Aldo
Varenna M.B.V.M. sul fronte dell’Adamello;
– ha presenziato, con il Presidente, il Vicepresidente, il
Segretario e la Socia Maristella Ravelli alla commemorazione del Capitano Arnaldo Berni M.B.V.M.
alla memoria, tenutasi al Passo del Gavia il 21 agosto
2011;
– ha organizzato, il 27 agosto 2011, unitamente a diverse
Associazioni Svizzere, la seconda edizione della competizione di Tiro Militare Internazionale “Trofeo
dell’Amicizia”.
TORINO
La Federazione Provinciale di Torino ci ha comunicato la
partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie:
– l’11 giugno, il Labaro della Federazione Provinciale di
Torino dell’Istituto del Nastro Azzurro, scortato dal
Commissario straordinario Cav. Franco Provero e dal
Sindaco Giovanna Cresta, ha sfilato nell’ambito del 19°
Raduno Nazionale dell’Associazione Arma Aeronautica e
del 17° Raduno Nazionale dell’Associazione Nazionale
Aviazione Esercito. Il sorvolo, durante la sfilata, delle
Frecce Tricolori, i discorsi delle Autorità e la lettura dei
messaggi augurali del Capo dello Stato e del Ministro
della Difesa, hanno fatto da contraltare alle fanfare, alle
Bandiere di guerra, alle compagnie in armi, ai gonfaloni della Città di Torino M.O.V.M., della Provincia e
della Regione, ai Medaglieri nazionali;
– ll 19 giugno 2011, la Federazione, rappresentata dal Cav.
Franco Provero, Commissario straordinario, e dal
Sindaco Giovanna Cresta, col Labaro portato da un
Alfiere, ha partecipato al 59° Raduno dell’Associazione
Nazionale Bersaglieri, svoltosi a Torino. Nell’occasione, è
stato presentato il nuovo basco nero che sostituisce il
fez color cremisi. Per le cerimonie rimane in uso il tradizionale cappello piumato. Si è calcolato che abbiano partecipato al Raduno circa novantamila persone, tra bersaglieri e familiari, trentamila in corteo per oltre tre ore e
mezzo e migliaia di spettatori sempre molto sensibili al
passaggio delle fanfare con i cappelli piumati e al passo di
corsa. Molta curiosità hanno suscitato le “divise storiche”
del Corpo e alcuni mezzi di antiquariato: biciclette
restaurate e qualche motocicletta tra cui, molto ammirata, una Moto Guzzi Alce;
– il 26 giugno 2011, si è svolto il 21° Raduno Nazionale dei
Carabinieri. Quasi cinque ore di sfilata con 1800 sezioni
partecipanti, in rappresentanza di 19 regioni e anche di
delegazioni giunte dall’estero. Almeno centomila persone hanno applaudito la grande sfilata dell’Arma, nata a
Torino nel 1814. A chiusura, i mezzi storici, tra cui due
auto Giulietta e lo squadrone del 4° Reggimento
Carabinieri a cavallo, che ha reso omaggio al
Medagliere dell’Arma e al Generale Leonardo
Gallitelli, Comandante Generale. Numerose le autorità
intervenute, tra cui: il Presidente della Regione Roberto
Cota, il Sindaco di Torino Piero Fassino, il Presidente
della Provincia Antonio Saitta, il Sottosegretario alle
Infrastrutture Bartolomeo Giachino e il Sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, carabiniere in congedo, che ha sfilato con la Sezione di
Modena e con altri politici del Piemonte, che per l’occasione hanno indossato la bustina da carabiniere in con-
IL NASTRO AZZURRO
gedo. Presente anche un Alfiere con il Labaro della
Federazione accompagnato dal Commissario straordinario Cav. Franco Provero e dal Sindaco Giovanna
Cresta;
– il 29 giugno 2011, nella Caserma “Emanuele Filiberto di
Savoia Duca d’Aosta” di Torino è stato celebrato il 237°
Anniversario della Fondazione del Corpo della Guardia di
Finanza alla presenza delle più alte cariche militari, civili e
religiose della Regione. La Federazione è stata rappresentata dal Commissario straordinario Cav. Franco
Provero e dal Sindaco Giovanna Cresta. Il Labaro ha
sfilato in posizione preminente con l’Alfiere;
– il 3 luglio 2011 il Raduno Assoarma, ha chiuso la serie di
sfilate militari a Torino per il 150° Anniversario dell'Unità
d'Italia. Il raduno, coordinato egregiamente dal Gen. di
C.A. Franco Cravarezza, ha interessato le principali
vie del centro cittadino, con schieramento, rassegna,
onori, messaggi e allocuzioni nella piazza San Carlo. Un
magistrale lancio di paracadutisti è stato il clou della
manifestazione. I soci della Federazione, con il loro
Commissario Straordinario Cav. Franco Provero, si
sono stretti attorno al loro Labaro sfilando alla testa dei
radunisti (34 Associazioni diverse), prestando anche servizio di Alfiere e Scorta al Labaro Nazionale, con il
Presidente Nazionale Carlo Maria Magnani.
TRIESTE
Il 10 giugno 2011 si è celebrata a Trieste la Festa della
Marina Militare. La cerimonia si è svolta presso la sede della
Capitaneria di Porto alla presenza delle massime autorità
locali. La sfilata delle Associazioni Combattentistiche e
d’Arma era preceduta dal Labaro della Federazione del
Nastro Azzurro accompagnato dal suo Presidente dott.
Giuseppe Vuxani.
Trieste: Festa della Marina Militare
VENEZIA
Il 10 giugno 2011, alla presenza di Autorità Militari e
Civili, il Labaro della Federazione ha presenziato e sfilato
alla Festa della Marina Militare. Durante la Cerimonia,
l'Amm. Roberto Frassetto ha donato alla Marina
Militare la sua sciabola e la sua Medaglia d'Oro al Valor
Militare, ricevuta per l'azione avvenuta a Malta nel 1941,
perché siano di esempio per chi crede in un ideale e all'amor di Patria fino all’estremo sacrificio. Per questa fulgida operazione furono assegnate 8 Medaglie d'Oro, di cui
7 alla memoria, 14 Medaglie d'Argento, 6 Medaglie di
Bronzo. I cimeli sono stati presi in consegna da un Allievo
del l° corso dell'Accademia della Marina Militare di
Livorno.
45
RECENSIONI
MANUALE D’INTELLIGENCE di Antonella Colonna
Vilasi - Città del Sole Edizioni - ISBN 978-88-7351-470-1 pagg. 145 - Euro 14,00
Considerata un’esperta di servizi segreti, storica, giurista,
internazionalista e criminologa, l’autrice svolge attività di
docenza in vari atenei italiani ed è un’affermata saggista. Tra
i suoi molteplici campi d’indagine particolare importanza
riveste il tema dell’intelligence, cui ha dedicato,
prima autrice europea,
una trilogia. Ma ecco, in
sintesi, il contenuto del
Volume. Oltre alla prefazione del giornalista
Stefano Folli, che elogia
l’approccio oggettivo della
scrittrice alla materia,
l’Introduzione è affidata
all’ammiraglio
Pierre
Lacoste (già direttore
della Dgse francese), che
insiste
sull’importanza
delle iniziative volte ad
informare il cittadino sull’argomento. In coda possiamo leggere un’intervista ad Alfredo Mantici (già
capo del Dipartimento di
analisi del Sisde), esperto di terrorismo.
Strutturato in due capitoli, il volume soddisfa appieno l’obiettivo dell’autrice di avvicinare alla materia trattata, spesso confinata ai circoli di esperti, un pubblico vasto. L’opera
accosta due percorsi espositivi principali: la trattazione
degli elementi fondanti, ovvero la storia dell’intelligence e la
descrizione dettagliata dei suoi processi di funzionamento,
e la presentazione delle nuove sfide che si affacciano sul
panorama geopolitico internazionale. I servizi d’intelligence
sono in conclusione chiamati a rinnovarsi nell’ottica di un
espletamento ancor più capillare delle proprie funzioni in
vista della sicurezza degli stati nazionali nel quadro globale
attuale.
ROMA RICORDA I SUOI LIBERATORI di Harry
Shindler - Librati Editore - Pagg. 290 - ISBN 9-788887691573 - 15,00 Euro
Il libro di Shindler è una pubblicazione singolare. In primo
luogo perché è la storia di un piccolo monumento molto
recente, anche se riallacciato alle drammatiche vicende
della prima metà dello scorso secolo e agli altri ideali
per i quali tanta gioventù
d'Europa e d'oltreoceano
perdette la vita. In secondo
luogo perché è scritto da un
militare inglese, che in quelle vicende visse i suoi sei
anni di servizio in guerra e
che è tornato a vivere in
Italia dopo aver partecipato
alla seconda guerra mondiale in Nord Africa, dallo sbarco di Anzio del 21-22 gennaio 1944, sino allo sfondamento della linea gotica del
46
Marzo-Aprile 1945. In terzo luogo perché è scritto con una
spontaneità, e talora ingenuità, che si addicono più al linguaggio parlato che a quello scritto, pur essendo frutto di
grande comprensione della causa per cui si è vissuti, di consapevolezza, di non dissipata preoccupazione per il futuro.
Leggendo questo libro ci si rende conto che il suo autore
non è il solito "turista" che, dopo un breve soggiorno in un
paese pretende di trascriverne usi e costumi, ma si tratta di
un ex militare britannico che ha servito in questo paese
durante la seconda guerra mondiale, da Napoli a Trieste, e
nel quale ha vissuto da civile negli ultimi venticinque anni. E
quindi ne testimonia profondo affetto per l'Italia e la sua
gente.
Forse non è comune scrivere un libro sulla storia di un
monumento, ma questo è speciale. Infatti, Roma possiede
molti monumenti dedicati a coloro che l'hanno fatta grande. Questo monumento è dedicato a coloro che l'hanno
resa libera.
23. UN ECCIDIO A BOLZANO di Carla Giacomozzi Archivio Storico città di Bolzano - pagg.154 - Illustrato a
colori - ISBN 88-901870-6-9 - Può essere richiesto direttamente all’Archivio Storico di Bolzano www.comune.bolzano.it
La storia di Bolzano nel Novecento rappresenta per la città
un'eredità molto difficile, come del resto testimoniano i
fatti di sangue trattati in questo volume.
Quando, il 12 settembre 1944, ventitrè prigionieri del Lager
di Bolzano furono uccisi dalla Gestapo nella zona delle
caserme di Aslago-Oltrisarco, le forze dell' Asse si stavano
ormai ritirando da tutti i fronti della Seconda guerra mondiale, la Germania e il
Giappone erano prossimi all'annientamento e il
governo fantoccio fascista dell'Italia settentrionale stava crollando.
Un dispotismo sull' orlo
del collasso moltiplica il
proprio potenziale di
distruzione quanto più è
messo alle strette e la
Storia è prodiga di esempi di questo tipo: l'uccisione di milioni di persone nei Lager del Terzo
Reich raggiunge proprio
in questa fase il suo tragico culmine. Anche la
Repubblica di Salò, ultimo esercizio di potere da parte di Mussolini per 'grazia' di
Hitler, condannò a morte quanti più oppositori possibile, in
un'inaudita orgia di potere. Non è un caso del resto che
molti di coloro che vennero uccisi dalle guardie repubblichine erano stati trasferiti dalle prigioni tedesche. Bolzano,
la città delle due dittature: il fascismo e il nazismo si sono
qui incontrati in una sorta di unione del male che ha lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue che si è tentato
spesso di negare ma che risulta invece ben evidente.
Il lavoro di studio e ricerca di Carla Giacomozzi, presentato in questo volume, permette ora di fare chiarezza su
quanto realmente avvenuto a Bolzano il 12 settembre del
1944, restituendo così alle vittime dell'eccidio la possibilità
di un pubblico ricordo.
IL NASTRO AZZURRO
AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI
FED. AREZZO: Azzurro Portilio NATALIZI BOLDI
(M.B.V.M.); Sig.ra Lina ROTESI vedova dell'Azzurro
Vincenzo FAULI (C.G.V.M.); S. Capo M.M. Nicola VONA
(C.G.V.M.).
FED. BRESCIA: Sig. Paolo BRACCHI; Ing. Giulio FERRARI; Sig.ra Domenica Carmelina GUARINELLI ANGOSCINI; Sig. Mario MAFFEZZONI; Sig. Luigi Ernesto
MORA; Sig.ra Maria PANCHERI, vedova dell’Azzurro
Giovanni MAFESSONI; Sig. Giovanni PEDRAZZI.
FED. ROMA: Tenente di Artiglieria Dott. Eugenio
DE FALCO (M.A.V.M.); Conte Dott. Ing. Goffredo MANFREDI (M.A.V.M.); Azzurro Stefano MANGIAVACCHI
(M.A.V.M.); Capitano di Vascello (T.O.) Ing. Cav. Giuseppe
PRESTI (2 M.A.V.M. - M.B.V.M. - Avanz.M.G. - E.S.); Prof.ssa
Gabriella RATTU, vedova dell’Azzurro Mario ACQUAVIVA (M.B.V.M. ‘sul campo’); Sig.ra Livia BASTIANI, vedova
dell’Azzurro Angelo Sante BASTIANI (M.O.V.M. - 5
M.A.V.M. - C.G.V. M. - Prom. M.G. - Amm. Carr. Cont. M.G.).
FED. BRINDISI: M.llo 1° cl. A.M. Carmelo CASTELLANO.
FED. SIENA: Azzurro Giorgio BELLI (M.B.V.M.); Sig.ra
Mara LILLI, figlia del Capitano Egisto Lilli (M.O.V.M. ‘alla
memoria’).
FED. CAMPOBASSO: Bersagliere Nicandro SARACINO.
FED. TREVISO: Azzurro Giordano PRAVISANI
(M.B.V.M.).
FED. CUNEO – Sezione Borgo San Dalmazzo: Sig.
Italo PELLEGRINO, già Commissario della Sezione;
Sezione Saluzzo: N.H. Giuseppe SICCARDI.
FED. VARESE: Sig.ra Graziosa DAL BOSCO BOSARO.
FED. FIRENZE: Sig.ra Elvira RUGIADI.
Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le
espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e
di tutti gli Azzurri.
FED. RIMINI: Sig. Francesco CONTENTO.
POTENZIAMENTO GIORNALE
Su segnalazione delle Federazioni interessate pubblichiamo i seguenti “ERRATA CORRIGE”
N.° 6-2011 pag. 40 - Fed. Grosseto: “... Presidente Giovanni SCLANO ...” e non SALERNO
“... Ten. Vasc. CP Giorgio CAPOZZELLA ...”
N. 1-2012 pag. 24 - Fed. Brescia: APERTURA: “Mercoledì dalle 15,00 alle 17,00 su appuntamento”
pag. 26 - Fed. Torino: APERTURA: “Lunedì e Giovedì dalle 15,00 alle 17,00”
IL NASTRO AZZURRO
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1)
2)
3)
4)
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7)
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9)
Distintivi con decorazione e Dame Patronesse
Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi
Portachiavi smaltato
Orologio
Crest grande
Labaretto
Emblema Araldico
Cartolina, cartoncino doppio e busta
Fermacarte in onice
10)
11)
12)
13)
14)
15)
16)
17)
Posacenere
Attestato di Benemerenza
Cravatta: disponibile in polyestere e seta
Foulards in seta
Mug
Fermacarte peltro
Copricapo a bustina
Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro
Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza
Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.