periodico nazionale dell`istituto del nastro azzurro fra combattenti
Transcript
periodico nazionale dell`istituto del nastro azzurro fra combattenti
PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALORE MILITARE ANNO LXXIII - N. 2 - MAR./APR. 2012 - Bimestrale - Poste Ital. S.p.A. Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 MP-AT/C-CENTRO/RM PERIODICO NAZIONALE DELL’ISTITUTO DEL NASTRO AZZURRO FRA COMBATTENTI DECORATI AL VALOR MILITARE In copertina “Tanto è cambiato nell’attegiamento di qualche Comandante dalla seconda guerra mondiale ai giorni nostri” In questo numero: pag. 8: Ma quanto ci “Costa”? pag. 16: Israele e la primavera araba pag. 26: Lo sparviero del deserto COME COLLABORARE La collaborazione a “Il Nastro Azzurro” è aperta a tutti ed è a titolo gratuito. I testi possono pervenire per posta elettronica oppure possono essere inviati alla redazione su supporto informatico (CD-Rom o DVD). Le immagini in formato elettronico devono essere “ad alta risoluzione”. Testi e foto, anche se non pubblicati, NON si restituiscono. SOMMARIO • Sommario • Editoriale: Le FFAA nella guerra di Liberazione • La Presidenza Nazionale comunica • Lettere a “Il Nastro Azzurro” • Ma quanto ci “Costa”? • Il giorno della Memoria • Il senso delle celebrazioni • Il giorno del Ricordo • Due incidenti stradali: sei morti • Il commento • Israele e la “primavera araba” • Quando i comandanti morivano in plancia • Diplomazia e Nastro Azzurro: orgoglio biellese • I Generali Cigliana • MOVM eccellenti: Luigi Giorgi • Lo Sparviero del deserto • La guerra di Liberazione • Giarabub: un’epopea! • Un’interessante esercitazione • Notizie in Azzurro • Azzurri che si fanno Onore • Parliamone ancora • Cronache delle Federazioni • Recensioni • Azzurri nell’azzurro del cielo • Potenziamento giornale • Oggettistica del Nastro Azzurro Pag. 2 “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 3 4 6 8 12 12 13 14 15 16 18 “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” “” 21 22 25 26 28 32 33 34 35 36 38 46 47 47 48 “Il Nastro Azzurro” ha iniziato le pubblicazioni a Roma il 26 marzo 1924 - (La pubblicazione fu sospesa per le vicende connesse al secondo conflitto mondiale e riprese nel 1951) - Bimestrale - Anno LXXIII - n.° 2 - Marzo-Aprile 2012 - Poste Ital. S.p.A.: Sped. in abb. postale D.L. n. 353/2003 (Conv. in L. 27/2/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 - MP-AT/C-CENTRO/RM - Direz. e Amm.: Roma 00161 - p.zza Galeno, 1 - tel. 064402676 - fax 0644266814 - Sito internet: www.istitutonastroazzurro.org - Email: [email protected] - Direttore Editoriale: Carlo Maria Magnani - Presidente Nazionale dell’Istituto - Direttore Responsabile: Antonio Daniele - Comitato di Redazione: Carlo Maria Magnani, Antonio Daniele, Francesco Maria Atanasio, Graziano Maron, Giuseppe Picca, Antonio Valeri, Primo Verdirosi, Federico Vido, Giorgio Zanardi - Segretaria di Redazione: Barbara Coiante - Autorizzazione del Tribunale Civile e Penale di Roma con decreto n.° 12568 del 1969 - Progetto Grafico e stampa: Arti Grafiche San Marcello s.r.l. - v.le Regina Margherita, 176 - 00198 Roma - Finito di stampare: Aprile 2012 - C.F. 80226830588 - Il Nastro Azzurro viene inviato a tutti i soci dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare, ma è anche possibile, per chi non è socio dell’Istituto del Nastro Azzurro, riceverlo abbonandosi. Per abbonarsi i versamenti possono essere effettuati su C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122 Abbonamenti: Ordinario: 20 Euro, Sostenitore: 25 Euro, Benemerito: 30 Euro e oltre. Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana 2 IL NASTRO AZZURRO EDITORIALE: LE FORZE ARMATE NELLA GUERRA DI LIBERAZIONE dell’Esercito, i velivoli dell’Aeronautica riportano in volo la rimavera 1945. I gruppi coccarda tricolore, la Marina Militare veniva posta sullo stesdi combattimento so piano di parità morale rispetto alle Marine Alleate. dell’Esercito raggiunScorrendo velocemente gli avvenimenti tragici di quel gono alcune delle principali periodo, mi ha molto colpito il destino della corazzata città del nord Italia: il “Roma”, la nave ammiraglia della Regia Marina che il 9 set“Cremona” è a Mestre e a tembre 1943, durante il trasferimento della squadra navale Venezia; il “Friuli” entra in da La Spezia a La Maddalena, senza alcuna copertura aerea, Bologna; il “Folgore” dopo essere stato aviolanciato tra subisce all’altezza dell’isola Asinara l’attacco di bombardieri Poggio Rusco e Ferrara giunge in vista di Bologna; il tedeschi. La nave, colpita da due bombe radiocomandate, si “Legnano” occupa Bergamo e Brescia. È una sorta di riscatspezza in due tronconi ed affonda portando con sè 1.400 to dopo i tragici avvenimenti del settembre-ottobre 1943 uomini, compreso l’Ammiraglio Bergamini e il C.V. Del Cima, che pesano ancora oggi come un macigno nella memoria colComandanti rispettivamente delle forze navali da battaglia e lettiva di tutti gli italiani col suo codazzo di umiliazioni, di della corazzata. Muoiono quasi tutti gli ufficiali imbarcati che sciagure, di irreparabili danni materiali e morali. Lutti ed umisi preoccupano di porre in salvo il maggior numero possibiliazioni non furono risparmiati al nostro popolo né dal vecle di uomini dell’equipaggio. chio, infido alleato né dal miope e sprezzante vincitore e Venendo all’attualità, l’avvenimento che ha certamente sotto quei colpi tremendi, inferti senza umanità e senza occupato le prime pagine dei giornali è stato l’affondamento ragionevolezza, parve che l’unità nazionale, faticosamente della “Costa Concordia”.Volevo eviraggiunta appena ottanta anni prima, denziare le differenze di comportadovesse sfaldarsi. mento tra il comandante (con la c Ma non fu così. Il popolo italiano Lutti ed umiliazioni non furono minuscola) della nave e altri trovò nell’immensità della catastrorisparmiati al nostro popolo né dal Comandanti della nostra Marina fe la forza di reagire e le Forze vecchio, infido alleato né dal miope Militare che si erano volutamente Armate furono ancora una volta alla e sprezzante vincitore... inabissati con le loro navi. testa della rinascita d’Italia. Scorrendo l’elenco in ordine alfabeLa mancanza di ordini precisi e L’Esercito pagò un ingente la confusa linea di dipendenza gerartributo di sangue in quei due mesi: tico dei Decorati mi sono dovuto alla lettera c, avevo già chica ebbe riflessi drammatici sulle 20.000 uomini caduti con le armi in fermare riempito una pagina! D’altra parte unità dislocate sul territorio naziopugno e trucidati dopo la resa, ai come diceva Don Abbondio al nale e nei territori occupati. quali si devono aggiungere altri Cardinale Borromeo “Il coraggio Malgrado questo gli episodi di resiuno non se può lo dare!”, ma il lauto stenza armata furono numerosi. La 40.000 caduti nei lager nazisti, in stipendio si, aggiungo io. Dalmazia, il Montenegro, la Slovenia, quanto la Germania, non Infine dobbiamo registrare la la Croazia e l’Albania furono testiriconoscendo il governo del sud, morte di tre militari italiani in moni dello sbandamento iniziale e non considerò prigionieri di guerra i Afganisthan, vittime di un incidente poi della reazione delle divisioni itamilitari catturati. mentre si stavano recando a portaliane alle truppe tedesche. La magre aiuto ad altri commilitoni. giore tragedia si verificò in Grecia e All’arrivo dei feretri a Roma non vi nelle Isole del Dodecanneso teatro era alcuna autorità politica! I funerali di stato non sono stati del tragico destino della Divisione Acqui. celebrati in Santa Maria degli Angeli a Roma. Poveri ragazzi, L’Esercito pagò un ingente tributo di sangue in quei due eppure non erano in gita di piacere o non stavano andando mesi: 20.000 uomini caduti con le armi in pugno e trucidati in discoteca, erano in servizio. Anche loro hanno una dopo la resa, ai quali si devono aggiungere altri 40.000 cadumamma che piangerà sulla loro tomba! Sono veramente inditi nei lager nazisti, in quanto la Germania, non riconoscendo gnato e certo di interpretare i vostri sentimenti, porgo alle il governo del sud, non considerò prigionieri di guerra i milifamiglie Currò, Messineo e Valente i sentimenti di vicinanza tari catturati. dell’Istituto del Nastro Azzurro. La dichiarazione di guerra alla Germania del 13 ottobre Un abbraccio forte a tutti 1943, che sancisce di fatto la posizione di co-belligerante dell’Italia, determina una rifondazione delle nostre Forze Carlo Maria Magnani Armate. Viene costituito il 1° Raggruppamento Motorizzato P OCCORRE NUOVA OGGETTISTICA? ’oggettistica del Nastro Azzurro è sempre disponibile ed è costantemente incrementata da nuovi utili gadget. La lista degli oggetti disponibili è regolarmente pubblicata nella quarta di copertina di questo periodico. Qualora le Federazioni desiderassero ulteriori tipologie di gadget, ritenute necessarie per sostenere adeguatamente l’attività d’immagine dell’Istituto in sede locale, possono farci proposte per inserire tali nuovi gadget nella lista. L IL NASTRO AZZURRO 3 LA PRESIDENZA NAZIONALE COMUNICA l Decreto interministeriale del 20 dicembre 2011, con cui si assegnano i contributi del Ministero della Difesa alle Associazioni Combattentistiche e d’Arma per il 2012, ha stabilito che l’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare riceverà, quale contributo dal Ministero della Difesa, 2.800 Euro. Tenuto conto della progressiva e rapida riduzione di tale contributo negli ultimi anni (vds. tabella sottostante), considerando anche che l’esiguità di tale cifra non risolve alcun problema, né può essere considerata un “vero” contributo, il Presidente Nazionale, gen. Carlo Maria Magnani, ha nominato una Commissione col compito di verificare la situazione e presentare proposte di azioni che egli si riserva di intraprendere a tutela dell’immagine e della capacità operativa dell’Istituto. Una prima analisi da parte della Commissione ha evidenziato in effetti l’incapacità dell’Istituto del Nastro Azzurro di far percepire se stesso come un’associazione davvero ramificata ed estesa a tutto il territorio nazionale quale esso effettivamente è. A tal proposito, si richiama l’attenzione di tutti i Presidenti di Federazione ad intensificare ogni possibile azione allo scopo di evidenziare la presenza e le attività dell’Istituto nell’azione di salvaguardia e diffusione dei Valori di Amor di Patria e di Onore e Valore Militare. Occorre altresì dare adeguata pubblicità alle certamente numerose iniziative attuate in campo sociale soprattutto a favore di persone meno abbienti, tra gli iscritti e non al nostro sodalizio. Purtroppo viviamo nella società dell’immagine e, ci si è resi conto, oggi come non mai, di questa verità: l’attività non adeguatamente pubblicizzata è come se non fosse mai avvenuta. I ANNO CONTRIBUTO ORDINARIO DEL TESORO 2006 2007 2008 2009 2010 2011 18.990 14.990 14.990 14.990 14.990 14.990 CONTRIBUTO STRAORDINARIO DIFESA 49.998 49.998 42.063 24.490 2.990 2.800 EROGAZIONI LIBERALI A FAVORE DEL NASTRO AZZURRO on il riconoscimento ufficiale dell’interesse storico dell’archivio della Presidenza Nazionale già dal 2011 è possibile effettuare erogazioni liberali finalizzate alla “Conservazione, potenziamento e valorizzazione dell’archivio Storico dell’Istituto del Nastro Azzurro”, per le quali è prevista la detrazione fiscale sulla dichiarazione dei redditi. (art. 15 comma 1 lettera h del D.P.R. 917/1986). Le erogazioni devono essere effettuate intestandole a “Istituto del Nastro Azzurro - Presidenza Nazionale” tramite banca, ufficio postale, assegni bancari o circolari versati sul C/C Postale n. 25938002 intestato a “Istituto del Nastro Azzurro”, oppure su C/C Bancario CASSA DI RISPARMIO DI FERRARA - Filiale di Roma - P.zza Madonna di Loreto, 24 - c/c n. 0722122-3 - CIN IT “A” - ABI 06155 - CAB 03200 - IBAN: IT69A0615503200000000002122, specificando la motivazione sottolineata sopra. C 4 IL NASTRO AZZURRO DONIAMO IL 5 PER MILLE AL NOSTRO ISTITUTO ome ormai di consueto, è consentito destinare il "5 per mille" dell'IRPEF a sostegno delle attività dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare come Associazione riconosciuta che opera nei settori di cui all'art.10, comma 1, lettera a, del D.Lgs. n.460/97. Sia con il Mod. UNICO che con il 730 è possibile compiere tale scelta e pertanto vi invitiamo ad utilizzare questo strumento per sostenere gli impegni che il nostro Istituto si è assunto per diffondere, in particolare nelle giovani generazioni, il rispetto e l'amore per la Patria e la conoscenza dei doveri verso di Essa, assistere gli iscritti e salvaguardare gli interessi morali e materiali della categoria; mantenere vivi i contatti con le Forze Armate e con le Associazioni Combattentistiche e d'Arma. Per chi lo ha già fatto negli anni passati, una bella soddisfazione: il 5 per mille del solo anno 2009 porterà all’Istituto 11.000 Euro. Si può esprimere la scelta apponendo, negli appositi spazi, la propria firma e il Codice Fiscale dell'Istituto 80226830588, e non comporta alcun onere a carico del contribuente. C 24 MAGGIO: GIORNATA DEL DECORATO l 24 maggio ricorrerà la "Giornata del Decorato". La Presidenza Nazionale sta consolidando gli accordi col "Gruppo delle Medaglie d'Oro" e col Comando Militare di Roma Capitale per la consueta cerimonia da celebrarsi insieme all'Altare della Patria. La cerimonia avrà luogo quindi giovedì 24 maggio con le modalità che verranno tempestivamente emanate tramite apposita circolare prossima ad essere inviata a tutte le Federazioni. Come ogni anno, si auspica una forte e numerosa partecipazione a testimonianza dei Valori che l'Istituto sostiene in tutta Italia e che, nella ricorrenza della Giornata del Decorato, assumono il particolare significato di riferimento morale e sociale. I IL NASTRO AZZURRO 5 LETTERE A “IL NASTRO AZZURRO” Risponde il generale Carlo Maria Magnani, Presidente Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e Direttore Editoriale della rivista “Il Nastro Azzurro”. gent.mo Direttore, dalla morte del mio caro papà, avvenuta il 29 gennaio 2011, ricevo tutt'ora il periodico (Nastro Azzurro) che seguo con piacere. Vorrei spendere qualche parola su di lui: ENCOMIO SOLENNE MERITO DI GUERRA MINISTERO DIFESA MARINA al s.ten. Tinelli Angelo, nato a Gallipoli il 1 giugno 1926 “per aver partecipato alla difesa di Lero quale componente del presidio che agli ordini del contrammiraglio Mascherpa, Medaglia d'Oro al Valor Militare, resisteva per ben 52 giorni all'insistente, violento assedio aereo, cessando di combattere solo quando, all'estremo delle risorse in seguito all'avvenuto sbarco di forze nemiche, ne ebbe l'ordine dal generale britannico comandante delle operazioni combinate di difesa.” Lero: 9 settembre - 16 novembre 1943 Ho scritto questo perché so quanto lui era legato al Nastro Azzurro, tutto quello che raccontava, memorie, personaggi, era un pezzo della nostra storia. Ma vorrei ricordarlo in particolare come uomo buono, altruista; ha lasciato in tutti noi, ma soprattutto a me come figlia l'eredità più ricca che aveva nel suo cuore. Grazie papà. Mi farebbe piacere ricordarlo in una pagina del nostro periodico. Ada Tinelli Fratello mare Ed ecco ce ne andiamo come siamo venuti arrivederci fratello mare mi porto un po' della tua ghiaia un po' del tuo sale azzurro un po' della tua infinità e un pochino della tua luce e della tua infelicità. Ci hai saputo dire molte cose sul tuo destino di mare eccoci con un po' di speranza eccoci con un po' di saggezza e ce ne andiamo come siamo venuti, arrivederci fratello mare. Dedicata al mio papà N. Hikmet È morto nella notte del 14 luglio 2011, nella sua casa sulle Torricelle, assistito dalla figlia Luisina e dal genero, generale Antonio Lasorte, il colonnello pilota Vittorio Organo, protagonista pluri Decorato della guerra aerea in Africa Settentrionale. Ufficiale di complemento, aveva comandato per due anni, operando dai campi avanzati della Marmarica e da altre basi libiche prossime al fronte egiziano, una squadriglia da bombardamento sui leggendari trimotori S.79, meritando ben tre Medaglie d'Argento al Valor Militare ed una Promozione per Merito di Guerra. Sull'aeroporto di Gorizia, alla scuola di specializzazione, era stato subalterno di Amedeo di Savoia, Duca d'Aosta. Nella vita civile era il titolare della farmacia di Poiano, la frazione nella quale si sono svolti i suoi funerali, ed era noto quale presidente del Nastro Azzurro, l'Istituto nazionale dei Decorati al Valor Militare. In tale veste, nell'annuale cerimonia del Quattro Novembre, aveva sempre dato voce alla motivazione della Medaglia d'Oro concessa al Milite Ignoto. Sua era stata l'iniziativa dell'apposizione della targa del Nastro Azzurro sulle mura viscontee di via Alpini. Ogni anno, il 2 marzo, promuoveva una messa di suffragio per il Duca d'Aosta, nell'anniversario della morte in prigionia, e per tutti i Caduti italiani in terra d'Africa, nella chiesa di San Zeno in Oratorio (San Zenetto). Era stato promotore di numerosi pellegrinaggi al mausoleo di El Alamein ed anche al sacrario del Duca d'Aosta a Nyeri, in Kenia. Gianni Cantù Gent.ma Sig.ra Tinelli e gent.mo sig. Cantù Le Vostre sono testimonianze nei confronti di eroi della seconda guerra mondiale che sono “andati avanti” alcuni mesi fa. Mi ha particolarmente colpito lo struggente amor filiale dalla Signora Tinelli. La pubblicazione di queste testimonianze, lungi dall'apparire inutile rievocazione pubblica di figure private, permette di meglio rappresentare una caratteristica di quegli uomini che, pur consapevoli della superiorità dell'avversario, si spesero generosamente per la Patria. Forse i sentimenti alla base di tali comportamenti, se fossero più diffusi oggi, eviterebbero le inutili e costose contrapposizioni che spaccano l'Italia e le impediscono di essere bella e forte come essa, in cuor nostro, appare. Grazie per averci inviato le lettere. 6 IL NASTRO AZZURRO il Giornale di Vicenza 19 maggio 1995 Egregio Direttore de “Il Nastro Azzurro” Sono Mirella Coaccioli, moglie di Federico Coaccioli, reduce dalla steppa russa dopo 1800 km a piedi (e mi permetto di farle presente che ha meritato due Medaglie); in casa mia arriva “Il Nastro Azzurro” e l’UNUCI che io leggo ambedue dalla prima all’ultima pagina. Quindi non mi è sfuggita la lettera che il Sindaco del Comune di Valdastico (VI), Alberto Toldo, ha inviato alla redazione de “Il Nastro Azzurro”. Che peccato avere dei concittadini così ottusi che rifiutano di leggere e tolgono ai propri paesani la possibilità di seguire i fatti, avvenimenti, episodi storici, manifestazioni, cerimonie che si tengono in varie città italiane. Ho vissuto, per ragioni di lavoro di mio marito, con la mia famiglia, a Vicenza dal 1968 al 1973, ho insegnato in quella città e ne ho un buon ricordo: gente rispettosa, educata, creativa: gli scolari e poi gli studenti studiavano e basta! Con il tempo si sono guastati anche loro? Mi fa piacere Direttore, mandarle la copia di un fatto accaduto a Vicenza nel maggio 1995, per via di un monumento posto al centro della città che l’Anonima Magnagati criticò e Le mando anche la mia risposta che “Il Giornale di Vicenza” pubblicò. Purtroppo le teste vuote come le zucche ci sono ancora. Ma come è stato eletto Sindaco del comune di Valdastico Alberto Toldo? Peccato per Valdastico, con il Sindaco così, che calpesta tutto il passato storico della sua terra. Mi creda Mirella Coaccioli Gent.ma sig.ra Coaccioli Non torno sul comportamento del sindaco di Valdastico. Mi sono già espresso in merito e non voglio dare ulteriore evidenza al suo comportamento sicuramente censurabile. Voglio invece spendere qualche parola sulla polemica con l'"Anonima Magnagati" (un complessino popolare dialettale vicentino, per chi non lo sapesse). L'Italia è uscita molto male dalla seconda guerra mondiale, e lei ha un tangibile esempio in famiglia con l'odissea vissuta da suo marito. Gli italiani, che tendono sempre ad autoassolversi e a cercare altrove la responsabilità dei problemi in cui si dibattono, hanno addossato completamente la responsabilità della guerra perduta a Mussolini il quale aveva posto in modo eccessivo l'accento sulle virtù guerriere del popolo italiano, esaltandone una militarità ben lungi dall'essere reale la sig.ra Coaccioli risponde e sentita. La reazione post bellica a tutto ciò all’“Anonima Magnagati” che anche lontanamente fosse ascrivibile al fascismo ed alla sua retorica, ancora oggi provoca danni gravi: gli stralci de "Il Giornale di Vicenza" qui accanto lo testimoniano. La mancanza di rispetto per chi ha combattuto e sofferto per la Patria arriva in questo caso ad investire il simbolo di uno dei corpi militari più gloriosi e soprattutto amati dal popolo italiano: i Bersaglieri. Non ho parole per stigmatizzare l'incredibile comportamento dell'“Anonima Magnagati”. Devo solo riscontrare l'ennesimo atteggiamento di sfida ai valori fondanti della nostra Patria da parte di esponenti dell'arte e dello spettacolo. Come se fosse un merito di tale settore sociale, negare i predetti valori. E poi ci si meraviglia che in Italia, teatro, cinema e spettacolo in genere siano in lenta inesorabile decadenza? Ci si meraviglia che i nostri giovani, ormai, apprezzino quasi esclusivamente gli artisti anglosassoni? Cordialmente IL NASTRO AZZURRO 7 MA QUANTO CI “COSTA”? La Costa Concordia dopo il naufragio a domanda che costituisce il titolo di questo pezzo utilizza l'assonanza tra la terza persona del presente indicativo del verbo "costare" e la società di navigazione "Costa Crociere" alla quale appartiene la bellissima nave recentemente naufragata sugli scogli dell'isola del Giglio, e intende porre l'interrogativo su quanto costa all'immagine dell'Italia tale episodio. L'incidente, già grave e persino incredibile per le circostanze che sembrano emergere dalle prime testimonianze, ci da occasione per fare un po' di filosofia sulla società italiana, verificandone la profondità del baratro in cui essa è idealmente caduta e le probabili cause di tale sprofondamento. Infatti, proprio le circostanze che hanno portato all'incidente e tutto ciò che è accaduto subito dopo appaiono inconcepibili se non si accetta la realtà di una società profondamente malata, in cui il senso della responsabilità non esiste praticamente più. Il comandante della "Costa Concordia", Francesco Schettino, a mio parere interpreta molto bene ciò che oggi è diventato l'essere una persona alla quale si affidano compiti di grande responsabilità: tutto fumo e niente arrosto, come avrebbe detto a suo tempo Rousseau nel suo famoso racconto. Qui non si intende aprire un nuovo capitolo su ciò che ha fatto e ciò che avrebbe dovuto fare il comandante della sfortunata nave - una parola definitiva la attendiamo dalle numerose inchieste in atto sull'episodio - bensì si vuole, utilizzando l'episodio come cartina di tornasole, approfondire i risultati aberranti della trasformazione della società L 8 italiana negli ultimi decenni. Nelle pagine seguenti troverete un articolo dal titolo emblematico: "Quando i comandanti morivano in plancia". Penso che lo leggerete con interesse e vi troverete rappresentate delle figure di comandante molto romantiche (in senso positivo) e sempre di forte spessore e personalità; comandanti che giustamente possono far vibrare le corde più intime dell'animo, far provare una forte empatia, provocare la curiosità femminile verso una figura maschile virile oltre ogni prova, spingere l'animo maschile all'emulazione ed alla sfida. Tutti sentimenti nobili di un mondo che non ci appartiene più. Oggi, basta guardarsi intorno per averne contezza, domina la massificazione, il menefreghismo, l'assoluta mancanza di senso della responsabilità, l'arrivismo, la pugnalata alla schiena, la pervicace ricerca del bene proprio a scapito degli altri, la denuncia delle buone qualità (degli altri) come se fossero difetti. Potrei continuare ... In una simile situazione, non ci si può meravigliare più di tanto se un uomo posto al comando di una nave, per ragioni ancora da approfondire da parte dell'inchiesta, ma sicuramente ascrivibili quanto meno a superficialità e scarsa attenzione per i possibili rischi, porta la nave stessa con oltre quattromila persone a bordo a fare naufragio sugli scogli. Non ci si può meravigliare più di tanto se lo stesso uomo cerca di minimizzare la situazione per oltre un'ora, chissà, forse sperando che nessuno, né a terra, né a bordo si accorgesse che la nave stava davvero affondando. Non ci si può meravigliare più di tanto se sempre il medesimo IL NASTRO AZZURRO uomo, una volta compreso che la nave era irrimediabilmente perduta, dato in maniera alquanto sommaria l'ordine di abbandono della nave, sia stato poi tra i primi ad eseguire tale ordine, infischiandosene dei suoi doveri di coordinamento e controllo di quella che tra le operazioni di emergenza è sicuramente la più importante, difficile e cruciale. Una probabile spiegazione di un comportamento che ha dell'incredibile, secondo me la troviamo, neppure tanto difficilmente, nella morte del senso della responsabilità. Una morte che è avvenuta non solo nell'animo del comandante Francesco Schettino, ma nella stragrande maggioranza degli italiani. Proviamo a cercare, in alcuni esempi di comportamento ormai generalizzato, i sintomi che mi confortano in questa affermazione: – la scuola è considerata da anni un'istituzione malata, che non prepara più adeguatamente alla vita né all'inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. Nessuno però mette in relazione la situazione della scuola con la semplice considerazione che da anni si fa di tutto, con circolari ministeriali, norme, regolamenti, riforme e chi più ne ha più ne metta, per eliminare l'unico modo per obbligare allo studio i frequentatori (chiamarli studenti non ha senso ... non studiano): la selezione dei migliori in base al merito dimostrato; – quando accade un grave fatto di cronaca nera, in cui una persona si lascia coinvolgere dall'aggressività e compie o provoca una strage, c'è sempre qualcuno pronto a trovare giustificazioni che ne potrebbero alleggerire la responsabilità. Ma la cosa grave è che non c'è nessuno che contesta a questo qualcuno l'assurdità delle sue giustificazioni; – da tempo si assiste a periodici interventi di gruppi di – – – – facinorosi, più o meno colorati politicamente, che bloccano strade, stazioni ferroviarie, luoghi di lavoro, eccetera, per protestare contro questo o quello (esempio d'attualità, ciò che accade in val di Susa), infischiandosene del fatto che la loro azione impedisce ad una maggioranza silenziosa ed operosa, di svolgere ciò che essi ritengono ancora il loro dovere. Nessuno parla più da anni del disagio di questi ultimi, come se non esistessero; sono anni che chi conosce le regole, le applica e, se richiesto, le spiega, viene soprannominato "Pierino" e "pierinate" le sue azioni, sebbene tale personaggio, nelle barzellette di una volta, fosse proprio il contrario, cioè l'emblema dell'ignoranza fatta persona; è molto tempo che si è diffusa una specie di leggenda metropolitana che vede in chi viola le regole, se le mette sotto i piedi, le ignora volutamente e platealmente, una sorta di modello da imitare e da proporre come uomo vero, virile, capace, non soggetto. Chi dovesse tentare di far notare l'assurdità di una simile posizione, verrebbe deriso, sbeffeggiato, considerato una specie di timoroso servo di non si sa quale padrone; sono decenni che il mondo militare, notoriamente più attento di altri alle regole ed alla loro applicazione, viene considerato in maniera tout court negativa, senza alcuna possibilità di riscatto o di appello; recentemente si è giunti a considerare persino la nostra religione cristiana come un valore negativo poiché "contrapposta" a quella musulmana. Chi facesse notare che il cristianesimo è amore, indipendentemente dal comportamento altrui e che, se c'è una contrapposizione, essa va cercata proprio in certi atteggiamenti oltranzisti da parte di alcune frange musulmane, ver- La bella Costa Concordia IL NASTRO AZZURRO 9 Il comandante Francesco Schettino rebbe attaccato non da parte di esponenti di quest'ultima religione, ma da parte di insospettabili "buoni cristiani" (ricordate la faccenda del Crocefisso in classe?). L'elenco delle "devianze" della nostra società potrebbe occupare tutta la rivista, ma quanto detto finora è già più che sufficiente per tirare le somme. Una società che premia chi sbaglia e mortifica chi fa le cose nel modo corretto non era immaginabile, ora ce l'abbiamo sotto gli occhi: la società italiana. In tutto questo, appare davvero difficile riprendere una direzione corretta, poiché qualsiasi cosa si tenti di dire o di fare, ci si troverà a lottare contro chi, in una situazione come questa, trova comodo vivere. Si tratta proprio di quelli che tale situazione, a chiacchiere, vorrebbe aver eliminato: i prepotenti di ogni genere. Se facciamo un po' di storia recente, l'origine di questa situazione si colloca nella cosiddetta "rivoluzione del 1968" la quale avrebbe avuto il merito di mettere in discussione innanzitutto il principio di autorità, inteso come il principio in base al quale la società è divisa in chi decide e chi esegue. Pur comprendendo le ragioni umanitarie per cui tale principio è stato posto alla berlina, proprio io, ex ragazzo del sessantotto, contesto ora, come feci allora, quest'idea bislacca. Allora contestai per intima convinzione, ma con scarsi argomenti logici, il tentativo di distruggere chi incarnava l'autorità, oggi contesto tale distruzione con l'evidenza logica dei risultati. Prima di dire la mia, vorrei richiamare brevemente la "teoria dei gruppi" di Robert Freed Bales (1916-2004), il sociologo statunitense che per primo fu in grado di spiegare il comportamento di un gruppo sociale riguardo alla leadership. In estrema sintesi, egli dimostrò che, in qualsiasi gruppo, viene automaticamente designato un leader mediante procedure di selezione sociale che ne determinano la preminenza sugli altri membri del gruppo, l'accettazione da parte degli altri della sua stessa preminenza e delle sue decisioni sul comportamento del gruppo, nonché della sua guida nell'attuazione delle decisioni. Bales si spinse oltre, affermando che la moderna società obbliga gruppi "formalizzati" ad avere come leader persone che i medesimi gruppi, se fossero stati "informali", cioè naturali, non è detto che avrebbero scelto come leader. Da qui la necessità di selezionare bene la classe dirigente, cercando con molto anticipo le capacità di leadership nei giovani. L'obiettivo è che i leader del futuro dovrebbero essere scelti solo tra quelli che, comunque, sarebbero stati leader anche in gruppi "informali". 10 In tutto questo, il concetto di autorità era quasi religioso. Il capo, così selezionato, era meritevole della stessa stima e dello stesso rispetto del capo tribù primordiale scelto in modo "naturale" dai suoi gregari. Purtroppo il sistema non sempre produceva buoni leader, sicché, nel 1968 e anni successivi, invece di cercare di migliorarlo, lo si buttò via. Da allora, l'autorità costituita è in crisi, mentre hanno sempre maggior seguito i leader naturali. Ciò potrebbe anche essere considerato un positivo ritorno all'antico, una riscoperta dei valori veri posti alla base dell'autorità naturale, se non accadesse che il leader naturale, è in realtà, il prepotente di turno; e non c'è ormai modo per arginarlo, visto che, pur contestando il concetto stesso di autorità costituita, si è eliminata ogni regola ... perché da tale autorità proveniente. In realtà, oggi il vero leader deve saper gestire situazioni complesse nelle quali il carisma naturale è solo una componente, neppure la più importante. Ciò che davvero conta, ed accresce anche il carisma stesso del leader, è la sua cultura professionale e la sua capacità di metterla a disposizione del gruppo che gestisce e coordina. Tutto questo non si inventa, né bastano le doti naturali. Ricordo bene, quando partecipai al concorso per entrare in Accademia Aeronautica, la complessità delle fasi concorsuali in cui team specializzati cercavano di capire la personalità di ciascuno di noi candidati al fine di rilevarne soprattutto le doti latenti di attitudine militare e attitudine al comando. Il generico concorso nella Pubblica Amministrazione prevede un esame scritto di lingua italiana ed un esame orale in una materia specifica relativa all'attività che poi si andrà a svolgere. Nel caso dell'Accademia Aeronautica, che all'epoca impartiva studi universitari della facoltà di Ingegneria, l'esame orale era di Matematica. A tali prove "ufficiali", però il concorso abbinava la visita medica di idoneità psicofisica al pilotaggio, prevista anch'essa per legge per chiunque voglia svolgere tale professione anche nel mondo civile, e un periodo di "tirocinio" di circa dieci giorni durante il quale i candidati venivano sottoposti ad un'attenta osservazione comportamentale ed a una completa batteria di test psicoattitudinali mirati tutti alla ricerca di qualità eminentemente militari e della "capacità di comando". Si può obiettare che un ragazzo di diciannove anni potrebbe ancora non aver ben sviluppato qualità del genere, che però possiede in maniera latente. Bene, avendo fatto parte, una volta divenuto ufficiale in servizio attivo, della commissione di concorso di vari corsi dell'Accademia Aeronautica, posso affermare che la tecnica utilizzata nel tirocinio permette di individuare tali qualità senza ombra di dubbio, anche se ancora latenti. Esiste qualcosa di simile nella fase di assunzione di un ufficiale da inserire nell'equipaggio di una nave mercantile? A me non risulta. Esiste qualcosa di simile nella fase di selezione dei futuri comandanti tra gli ufficiali in servizio negli equipaggi delle navi mercantili? Forse. Ma non mi risulta. In ogni caso, anche se esistesse, la vicenda della Costa Concordia dimostra che tale selezione non ha funzionato a dovere. Ora si obietterà che anche in Aeronautica Militare non sono mancati gli incidenti di volo, soprattutto quelli causati da comportamenti scorretti da parte del pilota. È vero, ma ciò da tempo appartiene alla storia. Infatti, la tecnica di selezione dei futuri piloti dell'Aeronautica Militare e l'applicazione attenta e continua dei dettami della IL NASTRO AZZURRO Accademia Aeronautica: Giuramento del Corso Sicurezza del Volo hanno minimizzato gli incidenti di volo ascrivibili a "causa professionale" (volgarmente: errori di pilotaggio indotti da condotta scorretta e da infrazioni alle regole di sicurezza) a livelli irrilevanti da almeno quindici anni. Eppure gli ultimi sono i quindici anni in cui le ristrettezze di bilancio hanno anche imposto una drastica riduzione dell'attività di volo da destinare all'addestramento. E sappiamo che lo scarso addestramento è altrettanto pericoloso quanto la condotta poco attenta alle regole. Ma nelle Accademie Militari, non solo in quella dell'Aeronautica, si forma anche il "carattere" dei futuri ufficiali destinati al comando di reparti ed enti delle Forze Armate. La formazione prevede vari stadi essenzialmente di carattere pratico, attività sportiva agonistica, marcia, simulazione di situazioni stressanti, spinta alla decisione in condizioni critiche, eccetera, ma prevede anche lo studio teorico di una serie di materie professionali tra le quali ricordo "Arte militare" e "Arte del Comando". Devo dire che la prima volta che vidi accostare la parola "arte" a tali materie mi venne da sorridere. L'arte è qualcosa che attiene alle emozioni, che è capace di interpretare in maniera fantasiosa e personale la realtà trasfigurandola in una produzione che colpisce i nostri profondi sentimenti. Cosa poteva entrarci con l'attività dei militari? Lo ho capito dopo, negli anni. Comandare è un'arte. La tecnica la si apprende, ma la capacità di trasfondere la tecnica in qualcosa che trasmette ai propri dipendenti la fiducia nel capo e nella correttezza delle sue decisioni è qualcosa che parte da una situazione già favorevole: la presenza di latenti doti di leadership nella persona destinata al comando. Le Forze Armate danno così tanta importanza a questo aspetto che continuano a sostenere i costi pesantissimi di proprie accademie militari i cui cadetti terminano gli studi conseguendo la laurea. I futuri ufficiali, che potrebbero essere direttamente arruolati tra i giovani laureati invece vengono formati nelle Accademie Militari, vere Università del Comando. Ciò non avviene solo per pochissimi ufficiali destinati a posizioni di "staff" nell'organizzazione dei corpi di supporto tecnico e logistico, ma per coloro che avranno le posizioni di comando la spesa delle Accademie Militari è un investimento produttivo: produce veri comandanti. La conclusione che possiamo trarne è che per ottenere buoni comandanti e buoni professionisti della condotta di mezzi complessi, occorre applicare con convinzione i suggerimenti di Bales: ricercare i potenziali leader naturali tra i candidati a posizioni di leadership "formale", in modo da far coincidere tale funzione nella società moderna con la medesima in quella primordiale che tutti noi ci portiamo ancora dentro, stampata nel nostro DNA. IL NASTRO AZZURRO Torniamo ora alla tragedia della Costa Concordia. Un comandante che decide di passare vicino ad un'isola contornata di scogli senza preoccuparsi di finirci sopra, può essere considerato un comandante davvero professionale? Un comandante che, dopo un incidente, invece di dare ordini e disposizioni al suo equipaggio, trascorre decine di minuti al telefono con un pur bravissimo tecnico della compagnia, ma non presente a bordo e non responsabile del comando della nave, può essere definito un "Comandante"? Infine, un comandante che abbandona la sua nave ben prima che le operazioni di sgombero e salvataggio degli occupanti abbiano avuto termine, considera se stesso un comandante? Nei tre quesiti, come si può notare, non c'è la ricerca della condanna di Schettino, ma la ricerca di un riferimento tra il comportamento di quest'ultimo e quello che avrebbe dovuto tenere un leader formalizzato non solo nell’incarico, ma persino nel nome dell’attività a lui affidata: “comandante”. A questo punto la domanda successiva è: come è stato possibile affidare il comando di una nave ad un uomo così carente di leadership? Risposta: tutto è possibile, se il concetto di autorità, così intimamente connesso con quello di leadership, è stato messo in crisi e mai più ripreso da circa mezzo secolo. Allarghiamo ora il discorso e cerchiamo di capire anche un altro episodio. L'ufficiale di servizio alla sala operativa della capitaneria di porto di Livorno è stato descritto come un eroe per il solo fatto di aver richiamato con decisione e più volte il comandante Schettino ai suoi doveri. L'ufficiale stesso si è poi schermito affermando senza mezzi termini di non considerarsi affatto un eroe. Sono d'accordo con lui, ma la voglia di eroismo da parte della pubblica opinione, davanti all'incredibile situazione verificatasi, era così forte da cercarla anche in una semplice frase detta al telefono. Veniamo quindi alla missione che "Il Nastro Azzurro" ha in questa società ormai rovinata: riproporre l'ideale attraverso il quale si può tornare al vero eroismo, cioè l'ideale di una società sana, che accetta e fa propri i valori di fondo e non se ne vergogna, anzi li sostiene e li rappresenta come fari di orientamento per i giovani e come punti di riferimento nel comportamento giornaliero per chi giovane non è più. Una società sana, non solo accetta la preminenza del merito, ma l'insegue, la cerca, la vuole. Una società sana è pronta a premiare, ma è anche disponibile a punire. La punizione ha una funzione essenziale nell'educazione e nella formazione, ma è anche un deterrente a non sbagliare con facilità per chi ha già raggiunto la maturità. Qualche timido segnale che indica che la società italiana vorrebbe tornare ad essere competitiva, sana ed onesta, c'è. L'importante è non sottovalutare quei segnali soffocandoli col chiasso delle minoranze rumorose che, messe tutte insieme, costituiscono una maggioranza cialtrona e pericolosa come non mai. Cerchiamo quindi, nelle nostre comunità, nei paesi come nelle città, nei quartieri, nelle scuole, nelle associazioni, in tutte le manifestazioni della convivenza sociale, i sintomi del desiderio di onestà e correttezza, e aiutiamoli a crescere ed a diffondersi: questa è la missione dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare, cioè fra coloro che hanno messo a repentaglio la vita per compiere un gesto che andava oltre il proprio dovere di militare. Antonio Daniele 11 IL GIORNO DELLA MEMORIA l 27 gennaio 2012 si è celebrato per il dodicesimo anno il “Giorno della Auschwitz Memoria", istituito con legge 20 luglio 2000, n. 211, per lo stesso giorno in cui, nel 1945, furono abbattuti i cancelli di Auschwitz. In occasione del “Giorno della Memoria” sono stati organizzati incontri, cerimonie e momenti comuni di rievocazione dei fatti e di riflessione (in modo particolare nelle scuole di ogni ordine e grado) su quanto accadde nei campi di sterminio nazisti, al fine di conservare viva la memoria di quel periodo della storia europea e del nostro Paese e perché sia scongiurato per sempre il ripetersi di simili tragedie. Le iniziative patrocinate dal Comitato di coordinamento per le celebrazioni in ricordo della Shoah della Presidenza del Consiglio dei Ministri sono state presentate a Palazzo Chigi, il 19 gennaio scorso, nel corso di una conferenza stampa presenziata dal Ministro per la cooperazione internazionale e l’integrazione Andrea Riccardi, che ha ricordato l’importanza di celebrare una Memoria solida, sentita e priva di retorica. Tra le iniziative patrocinate dal Comitato si segnalano: – la Tavola rotonda “La Shoah e l’identità europea”– organizzata dal Comitato e dall’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, sulla nascita dell’Europa unita dalle ceneri della seconda guerra mondiale guardando all’Europa di oggi; – il Convegno di studi in ricordo della Shoah – organizzato dal Ministero dell’interno, in collaborazione con la Comunità ebraica di Roma e con istituzioni universitarie italiane e straniere, presso la Scuola Superiore dell’Amministrazione Civile dell’Interno; – la Mostra “I ghetti nazisti”, presso il Complesso del Vittoriano dal 27 gennaio al 4 marzo 2012, che ha ripercorso la storia dei ghetti nazisti in Polonia, dal 1939 al 1944; I – i Testimoni della Memoria “La Nominazione”, iniziativa organizzata dalla Consulta della Comunità Ebraica di Roma in collaborazione con il Centro di Cultura, l’Ufficio Rabbinico e la Fondazione Museo della Shoah di Roma; – il nuovo sito web della Fondazione CDEC: i nomi della Shoah italiana. Il progetto consiste nella messa on line, dopo un’accurata ricerca, dell’elenco degli oltre settemila cittadini ebrei vittime della Shoah in Italia durante la Repubblica Sociale Italiana e l’occupazione tedesca, negli anni 1943-1945; – i risultati di “Storia di Famiglie” Campagna nazionale di raccolta materiale e documenti sulla Shoah: documenti rari e preziosi, dal punto di vista affettivo e storico, che molti privati cittadini, ebrei e non, hanno generosamente donato a testimonianza dell’accaduto. Tra questi, una collezione di circa 170 opere di artisti che perirono nei lager o da sopravvissuti alla persecuzione, donata dal collezionista Roberto Malini alla Fondazione Museo della Shoah di Roma. IL SENSO DELLE CELEBRAZIONI Il giorno della memoria e il giorno del ricordo, recentemente istituiti con due diverse leggi, hanno senso non nell'obbligo di rispettare una legge, ma nella necessità di mantenere vivo il significato umanitario delle celebrazioni stesse. Si legge spesso sui libri di storia, soprattutto su quelli scolastici, che la seconda guerra mondiale è scoppiata essenzialmente come reazione ai trattati di pace siglati al termine della prima guerra mondiale, eccessivamente duri nei confronti delle nazioni perdenti e ... dell'Italia che, pur tra le potenze vincitrici, si è vista negare parte di quanto era stato concordato col patto di Londra del 1915, in caso di vittoria. In realtà, la seconda guerra mondiale è stata generata dallo scontro politico ideologico più importante mai realizzatosi nella storia dell'umanità: quello tra le idee di democrazia, di socialismo nazionalista e, in forma latente, di comunismo. Le tre ideologie erano applicate alle forme di stato dei paesi belligeranti ed hanno provocato la guerra più violenta e distruttiva della storia, culminata col primo ed ultimo impiego reale dell'arma nucleare sul Giappone. Solo lo scontro tra due ideologie contrapposte e nemiche alla radice, quella democratica e quella nazional socialista può spiegare l'infamia dei campi di sterminio nazisti. I trattati di pace della Conferenza di Parigi non possono aver portato a tanto. Ugualmente, solo con la contrapposizione tra la democrazia occidentale ed il comunismo sovietico, entrambi alleati nella guerra, ma antagonisti poi nella sua prosecuzione, la guerra fredda durata oltre quarant'anni, si può spiegare l'odio bestiale che portò alla tragedia delle foibe. In pratica, l'intero XX secolo è stato il redde rationem di ideologie nate dall'interpretazione pratica dell'illuminismo che si è manifestata nel XIX secolo in tre possibili soluzioni: la democrazia originata dalla Rivoluzione francese, il Comunismo generato dalle teorie pseudo economistiche di Karl Marx e il nazifascismo nato dall'applicazione della visione hegeliana di una società dominata da particolari personalità votate al supe- 12 IL NASTRO AZZURRO IL GIORNO DEL RICORDO l 10 febbraio si è celebrato il "Giorno del ricordo", Istituito con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 al fine di "ricordare" ogni anno la tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del nostro confine orientale. La cerimonia di commemorazione si è svolta al Palazzo del Quirinale, alla presenza del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Presenti anche il Presidente della Camera dei Deputati, Gianfranco Fini, il Presidente della Corte Costituzionale, Alfonso Quaranta, il Vice Presidente del Senato della Repubblica, Vannino Chiti, il Ministro della Difesa, Giampaolo Di Paola, il Ministro per la Cooperazione Internazionale e l'Integrazione, Andrea Riccardi, rappresentanti del Parlamento, autorità ed esponenti delle Associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati. Nella ricorrenza, è stata favorita, da parte di istituzioni ed enti, la realizzazione di studi, convegni, incontri e dibattiti che hanno contribuito a conservare la memoria di quelle vicende, nonché a valorizzare il patrimonio culturale, storico, letterario e artistico degli italiani dell'Istria, di Fiume e delle coste dalmate, in particolare ponendo in rilievo il loro contributo allo sviluppo sociale e culturale del territorio della costa nord-orientale adriatica, ed altresì a preservare le tradizioni delle comunità istrianodalmate residenti nel territorio nazionale e all'estero. Nelle scuole sono state organizzate, in occasione di questa giornata, iniziative volte a diffondere la conoscenza dei tragici eventi che costrinsero centinaia di migliaia di Italiani, abitanti dell'Istria, di Fiume e della Dalmazia, a lasciare le loro case, spezzando secoli di storia italiana in quei territori. I riore bene sociale, ma illuminate da doti solo da esse possedute. Una cosa è la speculazione filosofica, un'altra è la sua applicazione pratica e i risultati lo hanno dimostrato. Ma la particolarità della seconda guerra mondiale non è stata la vastità del conflitto, che ha effettivamente interessato l'intero pianeta, bensì la durezza dello scontro che animava gli stessi combattenti. Intendiamoci, non sono mancati, nel corso della guerra, episodi di vera umanità tra soldati di eserciti contrapposti, ma si sono anche verificati episodi di rara crudeltà, così generalizzati da porre a ragione la questione dello scontro ideologico in cui non solo il soldato avversario, ma anche il semplice generico essere umano appartenente alla nazione avversaria, se non addirittura all'etnia che si poneva in antitesi (il caso della persecuzione degli ebrei lo dimostra), diveniva il bersaglio dell'azione bellica di annientamento. La guerra è e sarà sempre un evento negativo, ma quanta distanza c'è tra quell'immane tragedia planetaria e le guerre attuali in cui le armi vengono utilizzate in maniera chirurgica al solo scopo di una vittoria unicamente politica, cercando di annullare (o almeno minimizzare il più possibile) i cosiddetti "danni collaterali". IL NASTRO AZZURRO In occasione del “Giorno del ricordo” il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca e le Associazioni degli Esuli hanno organizzato per il 22 e 23 febbraio 2012 a Trieste il 3° Seminario nazionale dal titolo "Le vicende del Confine orientale ed il mondo della scuola - Il contributo dei Giuliano-Dalmati alla storia e alla cultura nazionale". Il Ministro Andrea Riccardi, assistito da Alessandro Picchio, Presidente della Commissione incaricata dell'esame delle domande presentate in base alla legge n. 92 del 2004, ha consegnato il 9 febbraio scorso i diplomi e le medaglie commemorative del Giorno del Ricordo ai familiari delle vittime delle foibe, cioè di quelle persone che, dall'8 settembre 1943 fino all'anno 1950 compreso, in Istria, in Dalmazia o nelle province dell'attuale confine orientale, sono state "infoibate" o riconosciute come scomparse o soppresse. L’imboccatura di una foiba 13 DUE INCIDENTI STRADALI: SEI MORTI (i fatti) Abrate ed il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, generale Giuseppe Valotto. Presente anche l'Ordinario Militare, monsignor Pelvi, che ha impartito la benedizione alle vittime. Nella stessa mattinata, le salme sono state sottoposte agli accertamenti autoptici presso l'Istituto di Medicina Il ten. Riccardo Bucci, il cap. magg. Massimo Di Legge e il cap. magg. Mario Frasca Legale nell'ambito dell'inchiesta aperta dalla Procura re militari italiani sono morti in un incidente stradadi Roma, come sempre avviene in questi casi. le avvenuto il 23 settembre 2011 davanti alla base di Successivamente, i feretri hanno raggiunto i luoghi di resiHerat, in Afghanistan. I soldati erano a bordo di un denza delle famiglie delle vittime, dove il 26 novembre si blindato Lince. L'incidente è avvenuto durante uno spostasono svolti i funerali in forma privata: a Sanbruson di Dolo mento. Un militare è morto sul colpo, altri due, rimasti gra(Venezia) per Bucci; ad Aprilia (Latina) per Di Legge; ad vemente feriti, sono deceduti poco dopo. Contusi altri due Ortanova (Foggia) per Frasca. soldati. Il 20 febbraio 2012, altri tre militari italiani sono morti Sembra che il soldato sulla torretta del Lince abbia in Afghanistan a causa di un incidente stradale. Erano a segnalato un ostacolo lungo la strada; l'autista avrebbe sterbordo di un Lince e facevano parte di una pattuglia che a zato bruscamente e il blindato si è ribaltato. I soldati facebordo di alcuni veicoli si stava recando a compiere un’attivano parte di un Omlt (Operational mentoring and liaison vità operativa a circa 20 chilometri a sud-ovest di Shindand. team), nuclei che addestrano e seguono i soldati afgani in Le vittime, in forza al 66° Reggimento Aeromobile ogni loro attività, anche quelle più pericolose sul campo. “Trieste” di Forlì, sono il caporal maggiore capo Francesco I militari morti sono il tenente Riccardo Bucci, nato a Currò, nato il 27 febbraio 1979 a Messina, il primo caporal Milano il 1° settembre del 1977, in servizio al Reggimento maggiore Francesco Paolo Messineo, nato il 23 maggio lagunari Serenissima di Venezia; il caporal maggiore scelto 1983 a Palermo, e il primo caporal maggiore Luca Valente, Mario Frasca, nato a Foggia il 22 gennaio 1979, in servizio al nato l’8 gennaio 1984 a Gagliano del Capo (Lecce). Un Quartier Generale del Comando delle Forze Operative quarto soldato è rimasto ferito. Terrestri di Verona; il caporal maggiore Massimo Di Legge, Il mezzo, appartenente alla Task Force Center, era impenato ad Aprilia (LT) il 22 luglio 1983, in servizio al gnato in un’attività “tesa a recuperare una unità bloccata dalle Raggruppamento Logistico Centrale di Roma. condizioni meteo particolarmente avverse, quando, nell’attraverIl caporal maggiore scelto Mario Frasca, in servizio pressare un corso d’acqua, si è ribaltato intrappolando, al suo interso il Comando Comfoter di Verona dal 2005 ed in no, tre dei militari dell’equipaggio che sono successivamente Afghanistan da alcuni mesi, viene descritto come un soldadeceduti”. to motivato, ben addestrato ed entusiasta del suo lavoro. Con la loro scomparsa salgono a 49 i militari italiani Dolore anche alla Caserma “Matter” di Mestre, sede del deceduti dall’inizio della missione Isaf in Afghanistan, nel Reggimento Lagunari “Serenissima” a cui apparteneva il 2004. Di questi, la maggioranza è rimasta vittima di attentatenente Riccardo Bucci. La notizia della sua morte è giunta ti e scontri a fuoco, altri invece sono morti in incidenti, alcuproprio mentre si svolgeva la cerimonia di cambio del ni per malore ed uno si è suicidato. comandante del Reggimento. Bucci, nei Lagunari dal 2007, Il Ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha espresso lascia la moglie e una bimba di 13 mesi. profondo cordoglio e, nel rivolgere sentimenti di grande ll Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, vicinanza alle famiglie dei caduti, ha auspicato altresì pronta «appresa con profonda commozione la notizia del grave inciguarigione per l’altro soldato rimasto ferito. dente stradale in cui hanno perso la vita tre militari italiani menAnche il Presidente della Repubblica, Giorgio tre assolvevano i propri compiti operativi nell'ambito della misNapolitano ha espresso i suoi sentimenti di solidale partesione internazionale per la pace e la stabilità in Afghanistan», cipazione al dolore dei famigliari dei caduti, rendendosi esprime, «rendendosi interprete del profondo cordoglio del interprete del profondo cordoglio del Paese. Paese, i suoi sentimenti di solidale partecipazione al dolore dei Dopo un lungo viaggio, il 22 febbraio 2012, le salme famigliari dei militari caduti». sono giunte in Italia. «Prendo parte al dolore delle famiglie dei nostri tre ragazzi Era la prima mattinata quando il C-130 con a bordo i deceduti in un incidente in Afghanistan. A loro e a tutti i militari feretri è atterrato all’aeroporto militare di Ciampino, impegnati nelle operazioni di pace in quel Paese e in altre parti dove ad attenderli c'erano, oltre alle autorità militari e del mondo va la riconoscenza mia e di tutti gli italiani», afferma religiose, i genitori, parenti ed amici. A loro è toccato il il premier Silvio Berlusconi in una nota. triste e doloroso compito del riconoscimento della salma, Le salme dei tre soldati italiani sono giunte il 25 settemsubito dopo una breve cerimonia religiosa. Niente funerabre 2011 all'aeroporto di Pratica di Mare (Roma) su un li di Stato, dunque, al contrario di quanto ipotizzato inizialC130 dell'Aeronautica Militare. mente. I tre militari, infatti, non sono stati colpiti dal fuoco Ad accogliere le salme le più alte autorità militari, tra nemico, né sono caduti in un attentato, ma in un terribile cui il Capo di Stato Maggiore della Difesa, generale Biagio T 14 IL NASTRO AZZURRO e drammatico incidente stradale. Nel pomeriggio, il feretro di Luca Valente ha raggiunto, con un aereo messo a disposizione dall’esercito, l’aeroporto militare di Galatina, per essere poi scortato sino all’abitazione dei genitori a Miggiano, dove è rimasto fino alle 8 Il 1° cap. magg. Francesco Paolo Messineo, il 1° cap. magg. Luca Valente e il cap. magg. Francesco Currò del 23 febbraio. Il feretro mozione generale. Dalla mattina del 23 è stata aperta la del caporal maggiore quindi ha lasciato per l’ultima volta la camera ardente, allestita presso il Salone delle Bandiere di sua casa per essere trasferito nell’aula consiliare del Palazzo Zanca, sede del Municipio, per consentire a tutti di Comune della cittadina natia, dove è stata allestita la cameporgere un ultimo saluto. Il rito funebre si è svolto alle 16 ra ardente. Da lì l’ultimo viaggio verso la chiesa di San presso il Duomo di Messina. Il sindaco Giuseppe Buzzanca Vincenzo Levita e Martire, dove alle 15 sono stati celebraha disposto il lutto cittadino. ti i funerali solenni. Il lutto cittadino è stato proclamato dal Il corpo del caporale Francesco Paolo Messineo è stato sindaco di Miggiano. restituito alla famiglia nella tarda sera del 22. La camera Il corpo del caporal maggiore capo Francesco Currò è ardente, allestita il 23 febbraio dalle 10 alle 14,30 nel giunto a casa, a Messina, il 22 pomeriggio. Al suo arrivo la Palazzo Municipale di Termini Imerese, ha preceduto la cerisalma ha ricevuto la benedizione del parroco di Cumia monia funebre, officiata nel Duomo della città dall’arciveSuperiore e del cappellano militare. Ad accoglierlo, oltre ai scovo di Palermo, cardinale Paolo Romeo, alle 15 dello stesparenti, amici e conoscenti, anche tantissimi cittadini e so giorno. numerose autorità cittadine e militari in un clima di com- IL COMMENTO opo aver dedicato l'intera annata 2011 alle celebrazioni per il 150° anniversario dell'Unità d'Italia, riprendiamo ad occuparci di fatti ed avvenimenti d'attualità. La nostra rivista viene pubblicata a cadenza bimestrale e quindi non può certamente "essere sulla notizia", pertanto siamo in grado solo di portare avanti un ragionato commento di eventi ovviamente già noti ai nostri lettori, ma osservati da punti di vista che non sempre collimano con quelli dell'Istituto del Nastro Azzurro, che fa del "Valore", in particolare del "Valor Militare", la sua ragion d'essere. I sei ragazzi morti in Afghanistan, sia nell'episodio del 23 settembre 2011, sia in quello del 20 febbraio ultimo scorso, non sono stati vittime di fuoco nemico, ma di incidenti stradali. I loro mezzi, gli ormai famosi "Lince", in entrambi i casi, si sono ribaltati causando la morte di tre occupanti e il ferimento di altri. Questi incidenti hanno fatto salire la conta delle vittime militari italiane dell'operazione ISAF non a 47, bensì a 50, perché si sono "improvvisamente" inserite altre tre "vittime": due morti per cause naturali (malattie letali contratte durante la loro permanenza in teatro) e uno che si è suicidato mentre era in missione proprio in Afghanistan. Ci sembra giusto che anche questi nostri ragazzi vengano comunque ricordati come militari morti nello svolgimento di una difficile missione militare dalla quale dipende la sicurezza del nostro Paese. Ciò che non ci è sembrato giusto è il non aver tributato loro il Funerale di Stato. Non perché così si sarebbero assimilate le vittime di incidenti stradali e malattie a quelle del fuoco nemico, ma perché, in assenza di un vero e proprio atto di eroismo, sancito da una ricompensa al Valor Militare, anche l'essere uccisi dal "nemico" (soprattutto quando in Patria si finge che esso non esista), non dovrebbe essere causa di Funerale di Stato. Per contro, se qualora il militare viene ucciso da un "avversario" in una maniera subdola e traditrice, che gli impedisce perfino il tempo e il modo di reagire in maniera eroica, si ritiene giusto comunque tributargli l'ultimo saluto nella forma di Funerale di Stato, si dovrebbe accettare che anche chi è vittima di incidenti e malattie fuori area, molto probabilmente, se non vi fosse stato inviato, non sarebbe morto. Quindi egli ha comunque perso la vita per la Patria sebbene sia deceduto in una maniera tale da essere ancora una volta impedito a dimostrare il proprio Valor Militare. Per questa ragione, il funerale di stato, che non è una Decorazione al Valor Militare, ma è il giusto tributo a chi ha perso la vita, non importa per quali cause di dettaglio ma nell'adempimento del proprio dovere, andrebbe comunque tributato a tutti i militari che non dovessero tornare vivi da una missione fuori area. Detto ciò, spendiamo due parole sul "Lince". I due incidenti, accaduti a pochi mesi, hanno rinfocolato la polemica sul mezzo blindato in uso nelle Forze Armate italiane. Si sostiene da più parti che esso non offra adeguata protezione agli occupanti in caso di attacco armato e anche in caso di semplice ribaltamento. Nella realtà, occorre sempre tener presente una cosa banale, ma che spiega tutto: il "Lince" è classificato come "Veicolo Tattico Leggero Multiruolo", cioè è la naturale evoluzione della cara, vecchia e famosa "Campagnola", ormai relegata nei musei. Eppure, il “Lince” offre una protezione corazzata agli occupanti: si tratta di pannelli in kevlar in grado di resistere ai colpi di calibro 7,62 mm. Certo non al tiro di artiglierie anticarro, ma a quello delle armi leggere in uso alla maggior parte dei cosiddetti "insurgets", si. Occorrerebbe tenere presente che qualsiasi mezzo utilizzato in area di combattimento può essere colpito da un'arma in grado di superarne le difese. Perfino se si volessero dotare i nostri militari esclusivamente di carri armati pesanti, in grado di sopportare attacchi con armi non specificatamente concepite contro di essi (ammesso che si riuscisse a superare anche le difficoltà politiche a farlo), comunque bisognerebbe tenere presente che tali armi esistono e sono utilizzabili. Rimane da sfatare il mito della cattiva riuscita del "Lince". Si tratta solo di un problema di presenza: il "Lince" è l'unico "Veicolo Tattico Leggero Multiruolo" utilizzato in Afghanistan dalle nostre Forze Armate, pertanto esso è l'unico a sopportare la prova del fuoco e a rischiare ... incidenti stradali. Forse è triste, senz’altro è banale, ma è tutto qui. D IL NASTRO AZZURRO 15 ISRAELE E LA “PRIMAVERA ARABA” L’articolo è stato scritto a fine ottobre 2011 e pertanto non riporta l’evoluzione della situazione sino ad oggi. rmai siamo in autunno inoltrato ed è già trascorso quasi un anno da quando i “media” dedicavano le prime pagine a quel “ciclone” politico-sociale definito “Primavera Araba” che tuttora vede protagoniste le popolazioni di qualche Paese del Nord Africa e del Medio Oriente. Esauriti assai in fretta gli “scoop” riguardanti la Tunisia e l’Egitto perché, secondo gli ottimisti, la democrazia era già alle porte, l’attenzione si è trasferita in toto alla Libia dove i rivoltosi, con l’aiuto parziale della NATO, speravano di mandare in pensione il Rais in quattro e quattrotto. E anche se solo da poco, nella sua città di Sirte, il despota “se ne è andato definitivamente a riposo” con le armi in pugno, ancora non si sa bene dove “andranno a parare” coloro per i quali abbiamo fatto il “tifo” perché ritenuti i meno peggio”. I “ribelli”! Personaggi, questi, che si è sempre fatto finta di non sapere chi li ha “spinti” e si insiste ancora nel voler credere che sono portatori di democrazia. Islamica! Proprio così perché se è certamente vero che internet, google, facebook, ecc., travalicando confini geografici e culturali, hanno fatto conoscere ed ambire altri modelli di vita alle giovani generazioni oppresse, è altrettanto vero e altamente probabile che a “beneficiare” di questa “brezza” di cambiamento saranno coloro che il modello occidentale l’hanno da sempre osteggiato: gli integralisti islamici! Fondamentalisti amanti e cultori della “Sharia”, che non hanno perso la ghiotta occasione per tentare di trasferirne gli effetti della “bufera” laddove, contrariamente ai Paesi arabi, regna il progresso, il benessere, la vera democrazia e la pace sociale: in Israele, ovviamente! Ed a tal fine il 14 maggio scorso, in piena “primavera Araba”, gli arabi-palestinesi “commemorano” il 63° anniversario di fondazione dello Stato ebraico con un attentato terroristico che ha provocato una vittima e 40 feriti a Tel Aviv mentre centinaia di profughi scavalcano spontaneamente (dicono), e contemporaneamente, i confini con Israele a Gaza e nel Golan e nel frattempo in Cisgiordania tentano di travolgere i “chek point” dell’Esercito ebraico. Risultato: 20 morti e decine di feriti fra i manifestanti. E se non fosse successo tutto ciò, di Israele ce ne saremmo ricordati? Solo qualche riga nella “cronaca” quando i coloni dell’ Alta Galilea sono vittime degli ormai quotidiani razzi lanciati dalla Striscia di Gaza o quando Bejamin Netanyahu, capo del Governo israeliano, dice no al Presidente degli USA Barack Hussein Obama che gli propone il ritorno ai confini del 1967 in cambio, dice l’Obama, di O 16 pace e del sicuro riconoscimento dello Stato ebraico da parte dei palestinesi. Oppure si è dovuto attendere la liberazione del caporale Gilad Shalit, rapito nel giugno del 2006 ai confini con la Striscia di Gaza e rilasciato martedì 18 ottobre 2011, in cambio di 1027 palestinesi, molti dei quali terroristi responsabili di efferate stragi di inermi civili. Scambio con il quale Israele ancora una volta ha mantenuto fede all’impegno d’onore di riportare a casa, vivi o morti, i propri cittadini in mano nemica. Scambio, questo, che ha subito indotto gli “ottimisti” a considerarlo preludio di dialogo e di pace, dimenticando che in questi ultimi trent’anni circa 12000 palestinesi sono stati liberati per riportare a casa 19 soldati e quattro salme, e verso la pace non s’è fatto un solo passo avanti. Che non se ne sia parlato troppo di Israele mentre il “vicinato” è in fiamme, è anche comprensibile. Un po’ meno, invece, voler credere che qualsiasi democrazia islamica che si instauri nell’area sia foriera di pace e attenui l’odio che divide gli arabi dagli ebrei. Se Israele oggi ancora sopravvive come Stato e come popolo è per esclusivo merito suo, e non certo dei conclamati Stati amici. Visto, quindi, il silenzio che normalmente circonda Israele, parliamone un po’ noi, ricordando il suo passato, esaminando il presente ed azzardando qualche ipotesi per il suo avvenire. Nato il 14 Maggio1948 in virtù della Risoluzione n. 181, con la quale l’ONU istituiva anche uno Stato arabo, Israele si trovò subito a fare i conti con la Lega Araba che rifiutò tale Risoluzione ed il giorno dopo scatenò la prima guerra arabo-israeliana: "Guerra di Indipendenza". Guerra vinta da Israele che, per sopravvivere, dovette vincere le altre tre successive (1956, 1967 e 1973). Conflitti le cui conseguenze, territori occupati e profughi, sono ancor oggi i maggiori ostacoli per una pace nella regione. Solo il Presidente egiziano Muhammad Anwar Saddat, dopo quella del 1973 (guerra dello “Yom Kippur”) aveva riconosciuto ufficialmente e firmato il trattato di la pace con lo Stato ebraico: fatto che gli costò la vita ad opera dei “Fratelli Musulmani”. Per difendere il proprio popolo, Israele dovette sostenere altre quattro guerre, di cui: in Libano nel 1973 l’“Operazione Litani”, per creare una “fascia di sicurezza” dal confine fino al fiume Litani; nel 1982 l’operazione “Pace in Galilea” contro l’OLP di Arafat (il più incredibile “Premio Nobel per la Pace” della storia) e nel 2006 contro gli Hezbollah; nella Striscia di Gaza (dicembre 2008/gennaio 2009) l’operazione “Piombo Fuso”, per neutralizzare i lanci di razzi ad opera dei miliziani di Hamas. IL NASTRO AZZURRO La disponibilità più volte dimostrata da Israele per favorire la pace non ha dato risultati positivi. Anzi! L’essersi ritirato nel 2000 dalla citata “fascia di sicurezza” del Libano meridionale e sgomberato nel 2005 le truppe e gli insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza non ha fatto altro che favorire i palestinesi che non persero l’opportunità per colpire il territorio israeliano più in profondità. Ecco perché Israele oppone una ferma resistenza alle richieste di ritiro dai territori occupati. Non dimentica che, nella sua breve esistenza, rischiò più volte l’estinzione, mentre il mondo stava a guardare. La situazione attuale non è certo delle migliori perché se consideriamo i suoi “vicini di casa” ci rendiamo conto che Israele non è altro che un caposaldo circondato da nemici che vogliono la sua estinzione. In particolare: a Nord il Libano, dove ormai comanda Hezbollah il cui obiettivo dichiarato è la distruzione di Israele; a Nord Est la Siria, principale via di rifornimenti di armi iraniane dirette ad Hezbollah; ad Est la Cisgiordania e la Giordania. La prima, sede dell’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) il cui Presidente Abu Mazen, successore di Yasser Arafat, ha riallacciato rapporti con il suo ex vice Ismail Haniyeh – capo di Hamas, “ala dura” dell’ANP – che persegue la distruzione di Israele. La Giordania, uno dei pochi Paesi arabi moderati ad aver riconosciuto ufficialmente Israele, ha assaporato la brezza della già citata “Primavera Araba” ed è stata anch’essa teatro di manifestazioni, sostenute dai soliti “Fratelli Musulmani”, per ottenere cambiamenti politici e sociali; ad Ovest, oltre alla perenne minaccia palestinese dalla Striscia di Gaza, Israele ora deve fare i conti con l’Egitto, divenuto ostile da quando Mubarak è stato cacciato ed a comandare sono di fatto i già citati “Fratelli Musulmani”, nemici giurati dello Stato ebraico, originatori della quasi totalità dei gruppi terroristici islamici esistenti, Hamas incluso, e che ha avuto in Bin Laden il loro migliore e più illustre discepolo. E come se già non bastasse, a rendere ancora più fosco questo quadro ricordiamo le conclamate ambizioni nucleari dell’iraniano Ahmadinejad che nega l’Olocausto e vuole cancellare lo Stato ebraico anche dalla faccia della terra. Infine ad aggravare ulteriormente la descritta situazione c’è la recente svolta della Turchia: sempre meno “Occidentale” da quando non c’è più l’Unione Sovietica a minacciarne i confini; non più Repubblica laica, come aveva voluto Mustafa Kamel Ataturk, ma sempre più confessionale da quando è al potere l’attuale Presidente Recep Tayyip Erdogan. Forse sognando un secondo Impero Ottomano, corteggia i Paesi coinvolti nella “Primavera Araba”, allaccia stretti rapporti con i palestinesi di Gaza e volta definitivamente le spalle all’ex alleato Stato ebraico. A questo punto fare delle previsioni sull’avvenire di Israele non è confortante. Gli ebrei sono accerchiati da nemici che non hanno mai voluto dialogare con loro e ne hanno sempre approfittato quando gli è stata tesa la mano. È quindi illusorio credere che Israele abbandoni i territori conquistati durante le quattro guerre scatenate proprio dagli arabi; e ritorni ai confini ante guerra del 1967, cosa che comprometterebbero la sicurezza del Paese aggravandone la vulnerabilità. Cosi come è impensabile che un Paese con una popolazione di poco più di 7.000.000 di abitanti permetta il rientro dei quasi 4.500.000 di profughi palestinesi causati dalle guerre del 1948 e 1967. Il loro ritorno in Israele altererebbe irrimediabilmente l’equilibrio demografico del Paese e molto probabilmente gli ebrei verrebbero assoggettati a una teocrazia arabo-islamica, preludio di una nuova diaspora. Ed impedire che ciò accada è uno dei punti fermi di Israele. Senza, poi, tenere conto che se l’Iran si dotasse di un arsenale nucleare e ad Ahmadinejad non faranno cambiare le sue IL NASTRO AZZURRO ambizioni, lo Stato ebraico rischierebbe di essere cancellato definitivamente. Ossia, per gli ebrei, un secondo Olocausto per mano di chi nega il primo. È pur vero che Israele, dopo USA e Giappone, è il Paese tecnologicamente più avanzato al mondo nell’elettronica applicata agli armamenti. Capacità che gli ha consentito, nel settembre del 2007, di sorvolare il territorio turco e distruggere un sito nucleare in costruzione nel nord della Siria dopo aver “accecato” i sistemi di avvistamento russi di ultima generazione schierati a difesa del sito. E sembrerebbe che anche di recente Israele avrebbe provocato il blocco, seppur temporaneo, del programma nucleare iraniano mediante un virus elettronico scaricato da una pen-drive. È altrettanto vero, però, che gli israeliani sono sotto costante minaccia dei missili iraniani di lunga gittata, di quelli di Hamas sempre più numerosi e sofisticati da quando i “Fratelli Musulmani” li riforniscono attraverso la frontiera dell’Egitto con la Striscia di Gaza a Raffah e dei circa 40.000 razzi di vario tipo e gittata schierati da Hezbollah a ridosso della frontiera libanese. E tutto ciò non può che preludere ad una devastante guerra che Israele non sottovaluta, considera possibile e per la quale ha pianificato ogni provvedimento necessario per proteggere una popolazione di appena un milione e mezzo superiore a quella sterminata nei campi nazisti. Detto ciò, non sarebbe né morale né tanto meno responsabile lasciare Israele solo, come se il problema non riguardasse un po’ tutti, in particolare per quanto ci riguarda, i Paesi mediterranei. Sarebbe una tragedia dell’umanità se Israele fosse spinto a gridare “Muoia Sansone con tutti i Filistei”. Bisognerebbe pertanto individuare chi potrebbe e dovrebbe schierarsi a favore di Israele creando, non solo a parole, una sicura e valida deterrenza nei confronti dei suoi conclamati nemici. Sull’ONU è meglio non farci tanto conto. Ha già fatto tanto e farà ancora ma l’esperienza ci insegna che quando interviene è quasi sempre troppo tardi. L’ONU è un’elefantiaca organizzazione sovranazionale dove è sufficiente il veto di uno solo dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza per vanificare gli sforzi e le decisioni adottate da ben 192 Delegazioni Nazionali. Nel caso considerato, salvare Israele, fa premio la tempestività di intervento, ovvero l’intervento preventivo. Analogamente Israele non può fare affidamento sull’Unione Europea finché i suoi 27 Paesi membri non si daranno una politica estera e di difesa comune. Meglio lasciar perdere l’idea di inserire Israele nell’UE, anche perché sarebbe impossibile inglobarvi un Paese non confinante. Non rimane che la NATO che, seppur dopo la caduta del “Muro” sia diventata “interventista” per spegnere “fuori area” i “fuocherelli” prima che le "fiamme” raggiungano casa nostra, mantiene comunque inalterata e prioritaria la sua funzione originaria di “impegno alla difesa collettiva” (Art. 5 del Trattato di Washington) che sancisce l’intervento automatico ed immediato di tutta l’Alleanza a favore di qualsiasi Paese partner attaccato. Con ogni probabilità un eventuale ingresso di Israele nell’Alleanza ne provocherebbe l’abbandono della Turchia di Erdogan. Abbandono però compensato dalla maggior serenità e sicurezza che il popolo ebraico acquisirebbe per l’accresciuta deterrenza contro le bellicosità dei suoi nemici. Senza poi considerare che, per l’Occidente, Israele diverrebbe una sicura e valida “sentinella avanzata” in un mondo islamico per noi sempre meno affidabile e causa di crescenti preoccupazioni. Bersagliere Gen. D.( r. ) Bruno TOSETTI già “Comandante della Missione Libano 1” 17 QUANDO I COMANDANTI MORIVANO IN PLANCIA Storia della torpediniera «Uragano» e del suo Luigi Zamboni Medaglia d'Oro al Valor Militare «Il più alto eroismo è combattere sino in fondo una battaglia che si sa fin dall'inizio perduta.» Dino Buzzati LA BATTAGLIA DEI CONVOGLI SULLA «ROTTA DELLA MORTE» Gli eventi bellici in Africa Settentrionale si svolsero nei primi due anni di guerra con alterne fortune, finché la battaglia di El Alamein (23 ottobre - 3 novembre 1942) segnò il rapido declino delle forze dell'Asse in Africa Settentrionale, che sotto la pressione della vittoriosa avanzata della VIII armata britannica comandata dal generale Montgomery dovettero ritirarsi a partire dalla Cirenaica. Dopo l'invasione angloamericana del Nord Africa francese, iniziata l'8 novembre 1942 con gli sbarchi in Marocco e in Algeria (Operazione "Torch"), le superstiti truppe italo-tedesche, attaccate su due fronti, dovettero abbandonare anche la Tripolitania e ripiegare in Tunisia. La Regia Marina ebbe allora il compito di assicurare i rifornimenti a quell'ultima testa di ponte italo-tedesca in Nord Africa. Da metà novembre 1942 fino a metà maggio 1943, quando divenne impossibile proseguire la resistenza, il porto di Biserta fu il capolinea di quella che, per la sua pericolosità, venne chiamata la "Rotta della Morte" (cfr. "Le rotte della morte” - n.° 2-2009 pag. 24 e segg.) dove gli aerosiluranti e le navi da battaglia inglesi, dotate di sofisticati sistemi radar, operavano anche di notte. Tra le insidie presenti lungo la "Rotta della Morte" vanno inoltre ricordati gli sbarramenti di mine, in gran parte posati dalla stessa Marina italiana tra la Tunisia e la Sicilia occidentale. I passaggi lasciati vennero successivamente ostruiti con mine deposte in gran numero dai posamine britannici. Nonostante le enormi difficoltà, il traffico con la Tunisia fu intenso. Nei sei mesi tra l'11 novembre 1942, giorno di partenza da Napoli del primo convoglio, e il 4 maggio 1943, quando giunse a Tunisi l'ultimo, la Marina organizzò 276 convogli, che subirono uno stillicidio di perdite quasi quotidiano, con un totale di 101 navi mercantili andate perdute in mare. In ogni viaggio ognuna di quelle navi aveva mediamente il 23% di probabilità di affondare. Secondo le statistiche, dei 77.741 militari trasportati ne giunsero a destinazione 72.246, con perdite del 7%. Delle 433.169 tonnellate complessive di carichi partiti ne arrivarono 306.537. Andò perduto il 29% dei carburanti inviati, il 20% degli automezzi, il 32% del materiale d'artiglieria e delle munizioni, il 30% degli altri carichi. Nonostante la grande inferiorità di uomini, materiali e mezzi non potesse più lasciar dubbi sull'esito sfavorevole della guerra, la gente di mare italiana continuò a combattere con caparbia tenacia, sostenendo «l'urto delle forze nemiche con tanta indomabile fierezza». LA TORPEDINIERA "URAGANO" A partire dalla metà del 1942 cominciarono a entrare in servizio le navi avviso scorta della classe "Ciclone", poi riclassificate come torpediniere di scorta. Esse erano più agili dei cacciatorpediniere e munite di più moderne apparecchiature ed armi per la guerra ai sommergibili e la difesa antiaerea del traffico mercantile. Alla nuova classe "Ciclone" apparteneva anche la torpediniera "Uragano", protagonista di questa storia. Era lunga 87,75 18 comandante alla memoria metri e larga 9,90 ed aveva un'immersione media di 3,77 metri. Il suo dislocamento standard era di 925 tonnellate, quello con carico normale di 1.652 tonnellate e quello a pieno carico di 1.800 tonnellate. L'apparato di propulsione era costituito da 2 caldaie Yarrow con surriscaldatori di vapore che alimentavano 2 gruppi turboriduttori a vapore Tosi - Parsons con potenza complessiva di 16.000 HP, azionanti 2 eliche. La velocità massima era di 25 nodi. Con 442 tonnellate di nafta l'autonomia era di 2.800 miglia nautiche a 14 nodi, che si riducevano a 2.140 miglia a 20 nodi e a 1.400 miglia a 25 nodi. L'armamento dell'"Uragano" era costituito da 4 tubi lanciasiluri da 450 mm in complessi binati, 4 lanciabombe di profondità antisommergibili, 2 cannoni da 100/47 singoli, 8 mitragliere da 20/70 binate e 2 singole. La nave era anche attrezzata per trasporto e posa di 20 mine. Le apparecchiature di ricerca e localizzazione per la guerra subacquea comprendevano lo scandaglio a frequenza acustica tipo "Safar". L'equipaggio era formato da 7 ufficiali e 170 tra sottufficiali e marinai comuni. Nato a Bologna il 14 luglio 1909, Luigi Zamboni era divenuto guardiamarina nel 1929. Nel 1934, dopo la promozione a tenente di vascello, imbarcò sull'incrociatore leggero "Muzio IL NASTRO AZZURRO Attendolo", dove divenne 1° direttore del tiro e vi rimase ininterrottamente in servizio fino all'estate del 1942, raggiungendo il grado di capitano di corvetta. Sull'"Attendolo" Luigi Zamboni meritò due Croci di Guerra al Valor Militare. Nel settembre 1942 assunse il comando della torpediniera "Uragano" che, dopo un addestramento accelerato di poco più di un mese, fu assegnata alla 2a Squadriglia Torpediniere di Scorta, con la quale svolse ben ventidue missioni di scorta convogli in acque greche, tra la Grecia e l'Africa Settentrionale e infine tra i porti nazionali del Tirreno Meridionale e la Tunisia. L'"Uragano" sostenne numerosi combattimenti contro forze subacquee ed aeree nemiche ed abbattè un aeroplano. Nella notte tra il 22 e il 23 novembre 1942 nel Tirreno Meridionale tentò una manovra di speronamento di un sommergibile avversario che procedeva in emersione. A causa di un attacco aereo mentre era nel porto di Sebra subì numerose perdite fra l'equipaggio. L'ULTIMA MISSIONE DELL'"URAGANO" Il 3 febbraio 1943 la torpediniera "Uragano" salpò per la sua ventiduesima missione, l'ultima, per scortare lungo la rotta da Biserta a Napoli la motocisterna "Thorsheimer", nave norvegese di 9.955 tonnellate requisita a Genova allo scoppio delle ostilità e di fondamentale importanza per i rifornimenti del fronte nord africano, al punto che le unità incaricate della sua scorta erano ben cinque: la torpediniera "Sirio", che guidava il convoglio, il cacciatorpediniere "Saetta" e le torpediniere "Uragano", "Monsone" e "Clio". Il convoglio salpò da Biserta alle 5.30 del 3 febbraio 1943, con mare molto agitato. Alle 8.17 "Monsone" e "Uragano" comunicarono che la ricerca ecogoniometrica era molto disturbata a causa del mare forza 4 - 5. Infatti lo scandaglio a frequenza acustica tipo Safar non riusciva a dare indicazioni quando la nave subiva rollio e presentava echi accessori che creavano confusione. Era quindi arduo in quelle condizioni poter individuare le mine nemiche che insidiavano quel tratto della rotta. Alle 9.38, sul punto a Latitudine 37° 35' Nord e Longitudine 10° 37' Est, dal convoglio notarono una enorme colonna d'acqua e di fumo innalzarsi a poppa dell'"Uragano" che, privo di una parte della poppa, si fermò e non rispose più alle chiamate radio. L'ufficiale in seconda riunì a prua l'equipaggio e fece mettere a mare i mezzi di salvataggio. A causa delle onde le due imbarcazioni di cui era dotata la nave si rovesciarono subito. Sulle cinque zattere in dotazione, che restarono a galla, presero posto sottufficiali e comuni che si erano buttati in mare. Tutti gli ufficiali, tranne quello di rotta, rimasero a bordo con il Comandante, che fu visto sulla plancia sino a quando le zattere non si a l l o n t a n a ro n o dalla nave a causa dello scarroccio. Alle 9.40 il comandante del convoglio, aveva ordinato al "Saetta" e al "Clio" di prestare assistenza all'"Uragano". Il comandante del "Saetta", l'espertissimo capitano di corvetta Enea Picchio, che dirigeva la manovra, rallentò a mezza forza e cominciò Il Comandante Luigi Zamboni ad accostare con tutta la barra a sinistra, ma poté giungere solo a circa duecento metri a poppa dell'"Uragano", che nel frattempo con le macchine ferme e di traverso al mare aveva scarrocciato verso Sud Est, avvicinandosi ai campi minati italiani. Alle 9.48 una violentissima esplosione al centro dello scafo spezzò il "Saetta" in due tronconi provocando una gigantesca colonna d'acqua mista a nafta, vapore e fumo. I superstiti, sentita la poppa che si alzava e udito l'ordine del Comandante e del Direttore di Tiro di abbandonare la nave, si buttarono subito in mare e si aggrapparono alle zattere che già si trovavano in acqua, cercando di allontanarsi per non essere colpiti dalle sovrastrutture della plancia e dell'albero di prua che si stavano abbattendo in mare. La prora e la poppa si sollevarono e in circa 50 secondi si infilarono in acqua e si inabissarono. Tra i naufraghi del "Saetta" interrogati tre giorni dopo che erano stati portati in salvo a Biserta, nessuno seppe dare notizie del Comandante. Alcuni dei naufraghi dell'"Uragano" riferirono invece di aver visto il comandante del "Saetta" «sulla plancia nel momento in cui affondava la nave, nell'atteggiamento del saluto romano.» Alle 9.50 il "Clio" comunicò che il "Saetta" aveva urtato MEDAGLIA D'ORO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA DEL COMANDANTE LUIGI ZAMBONI Decreto Presidenziale datato 1 settembre 1949 «Valoroso comandante di torpediniera, già distintosi in precedenti azioni di guerra, eseguiva numerose scorte di convogli nazionali sulle ardue rotte del Canale di Sicilia aspramente contrastate dall’avversario, dimostrando sereno coraggio ed elevate doti di comando. Avuto ordine di riportare in Patria a qualunque costo una grossa petroliera, malgrado le avverse condizioni di mare, attraversava arditamente – quale unica via possibile – zona minata dal nemico compresa fra imponenti sbarramenti di mine nazionali. Colpita e gravemente danneggiata la sua unità da improvvisa esplosione di arma subacquea, rimasto in balia delle onde e sospinto dal vento e dalla corrente sui vicini sbarramenti, si prodigava serenamente fino allo estremo limite delle umane possibilità per mantenere la calma e la fiducia nei suoi uomini e per fronteggiare la gravissima situazione. Quando, dopo lunghe ore di lotta, non era più possibile contenere le vie d’acqua che minacciavano di sommergere l’unità, disponeva l’imbarco della gente sulle zattere di salvataggio mentre egli, unitamente ai suoi ufficiali che trascinati dal suo esempio non lo vollero abbandonare, rimaneva sulla sua nave per dividerne la sorte. Nell'improvviso precipitare degli eventi si inabissava con il suo Stato Maggiore in quelle acque che avevano conosciuto il suo cosciente ardimento, lasciando fulgido esempio di eroica abnegazione e sublime attaccamento al dovere ed alla nave posta al suo comando. Canale di Sicilia, 3 febbraio 1943.» IL NASTRO AZZURRO 19 La torpediniera Uragano contro una mina. Il Comandante del convoglio gli ordinò di fermarsi e recuperare i naufraghi col battello. Le altre unità continuarono la navigazione. Dieci minuti dopo il Comandante del convoglio, constatato che a causa del mare e del vento il "Clio" non poteva far nulla, gli ordinò di interrompere i soccorsi e di seguirlo nella scia. Alle 9.55 dal convoglio venne comunicato al Comando Superiore della Regia Marina ("Supermarina") che il "Saetta" era affondato e che, a causa del mare forza 5 e del vento, non era possibile dare alcuna assistenza ai naufraghi. Alle 10.00 il convoglio assunse la formazione in linea di fila, per poi passare a quella per file parallele, con il "Monsone" davanti, il "Sirio" a sinistra e il "Clio" a dritta della petroliera. Alle 12.05 il Comandante del convoglio informò Supermarina della criticissima situazione della torpediniera "Uragano" e chiese a Biserta di inviare mezzi di soccorso. Alle 12.20 dal convoglio venne avvistata una formazione di 11 bombardieri e aerosiluranti nemici, scortati da 4 caccia, che cinque minuti dopo attaccarono. Intercettati dagli aeroplani tedeschi di scorta e bersagliati dal fuoco dei cannoni e dalle mitragliere delle navi, gli attaccanti perdettero un aereo, che cadde in mare. Il convoglio ricevette alle 13.33 l'ultimo messaggio radio dell'"Uragano", che comunicava la sua criticissima posizione. Spesso le navi che urtavano una mina o venivano colpite da un siluro si inabissavano repentinamente, talora in meno di un minuto, come accadde al "Saetta". Invece l'"Uragano" si mantenne a galla per circa quattro ore, sia pur precariamente, mentre «dal posto di comando, serenamente, il Comandante impartiva tutte le necessarie disposizioni prima per tentare di salvare la nave e quando, dopo lunghe ore di lotta, non fu più possibile contenere le vie d'acqua, disponeva l'imbarco della gente sulle zattere di salvataggio mentre egli, unitamente agli ufficiali del suo Stato Maggiore che non lo vollero abbandonare, si inabissò con l'unità al suo comando» secondo le più alte tradizioni della Marina. Aveva 33 anni. Non sopravvisse alcuno dei marinai a bordo dell'"Uragano" che potesse narrare gli ultimi istanti di vita del Comandante. La sorte aveva deciso che la morte non avrebbe colto Luigi Zamboni fulminea e ineluttabile per mezzo di un ben centrato colpo d'artiglieria durante il divampare di uno dei tanti violenti combattimenti in cui aveva diretto il tiro dei grandi cannoni di un incrociatore. La sorte, invece, prima che la torpediniera "Uragano" si inabissasse, gli concesse quattro ore di tempo per decidere se fosse giunto il giorno di rinunciare alla sua ancor giovane vita per mantenere la fedeltà alla nave fino all'estremo sacrificio di colare a picco con essa. 20 Quali siano stati in quelle ore i suoi pensieri avrebbe potuto immaginarlo solo il giornalista e scrittore Dino Buzzati, per tre anni imbarcato sugli incrociatori come corrispondente di guerra del "Corriere della Sera", che nelle sue cronache di battaglia sul mare seppe «essere epico usando parole dimesse» e «illuminare di luce straordinaria un personaggio, si trattasse d'un Comandante o si trattasse del più umile marinaio». Per il suo spiccato senso di disciplina e del dovere, e più ancora per la «concezione aristocratica che egli aveva del coraggio, inteso come applicazione estrema e se del caso stoica del proprio dovere», egli avrebbe forse immaginato il comandante Zamboni mentre si aggirava per la nave «cercando se qualche ferito fosse rimasto ancora a bordo» e infine mentre faceva «in direzione dei naufraghi un cenno con la mano. Un cenno di saluto che insieme voleva significare: andassero pure, non si preoccupassero di lui, quello era il suo posto e non lo avrebbe per nessun prezzo lasciato». Ciò che restava del convoglio, alle 12.50 del 4 febbraio 1943 entrò finalmente nel porto di Napoli. L'Ammiraglio Comandante la Marina Militare incaricò il capitano di fregata Luigi Ronca di svolgere l'inchiesta sull'affondamento dell'r. c. t. "Saetta" e della r. t. "Uragano". Le deposizioni dei superstiti della torpediniera "Uragano", che erano stati soccorsi il giorno dopo l'affondamento della loro nave e portati a Biserta, furono registrate nel verbale di interrogatorio. I naufraghi testimoniarono che il comandante Zamboni era rimasto sulla plancia insieme agli ufficiali, tra i quali l'Ufficiale in seconda, gravemente ferito a una gamba dall'esplosione, e dichiararono di ritenere che essi fossero affondati con la nave, ad eccezione dell'ufficiale di rotta che era stato visto su uno zatterone di cui ignoravano la sorte. I naufraghi dichiararono di aver perduta di vista la loro nave verso mezzogiorno. Sino a quell'ora ne avevano visto l'albero apparire fra le onde mentre le tre zattere di salvataggio si allontanavano spinte del forte vento. Il Comandante della 1a Flottiglia Siluranti di Scorta, capitano di vascello Tagliamonte, a conclusione del Rapporto di navigazione (che tra gli allegati comprendeva i verbali delle comunicazioni scambiate con l'"Uragano" e i verbali di interrogatorio dei naufraghi) dichiarò che dai segnali scambiati con l'"Uragano" egli aveva «tratto la certezza, a conferma delle impressioni già riportate nei frequenti contatti avuti con il Comandante Zamboni, che egli, sino all'ultimo, ha mantenuto inalterata la calma e che le sue particolari doti di forza d'animo e di sereno spirito di sacrificio hanno rifulso nel sinistro della sua unità». Il comandante Tagliamonte terminava il rapporto chiedendo che gli fosse «concessa l'autorizzazione, ad inchiesta sull'affondamento terminata, di prenderne visione per poter proporre il Comandante Zamboni per una decorazione al valore». La proposta fu poi presentata e con Decreto Presidenziale datato 1 settembre 1949 venne conferita alla memoria del capitano di corvetta Luigi Zamboni la più alta Decorazione al Valor Militare. Adolfo Zamboni «Poi le acque tornarono buie e silenziose, mentre l'anima compiva il viaggio degli eroi.» Dino Buzzati IL NASTRO AZZURRO DIPLOMAZIA E NASTRO AZZURRO: ORGOGLIO BIELLESE otto l’Alto Patrocinio del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica italiana, in collaborazione con la Regione Piemonte, il Consiglio Regionale del Piemonte, la Città di Torino e l’Università degli Studi di Torino, il dottor Tomaso Vialardi di Sandigliano, Presidente della Federazione di Biella e Vercelli del Nastro Azzurro, ha coordinato e presieduto le due sessioni della Tavola Rotonda di Relazioni Internazionali (Ambasciatori e Consoli in 150 anni di storia d’Italia - Diplomazia Consolare a Torino Capitale d’Italia) organizzata dall’Assessorato alla Cultura della Provincia di Biella il 3 febbraio 2012. Alla Tavola Rotonda, prima in Italia ad avere indagato la figura del Console Onorario per capire, dalla storia passata, le priorità dell'upgrade della sua funzione, che un futuro molto vicino e non ancora del tutto intuibile sta delineando sempre più essenziale e con mandati sempre più ampi e delicati, hanno partecipato: – il dottor Daniele Giuseppe Sfregola, Segretario del Cerimoniale Diplomatico del Ministero degli Affari Esteri (MAE); – la dott.ssa Liliana Gomez De Weston, Decana del Corpo Consolare di Torino e Console Generale della Repubblica del Perù; – l’ing. Gian Piero Giani, Segretario del Corpo Consolare di Torino e Console Onorario degli Stati Uniti del Messico; – il dott. Federico Daneo, Console Onorario del Regno di Danimarca; – l’ing. Piergiovanni Ramasco Vittor, Console Onorario della Repubblica del Guatemala; – l’avv. Giuseppe Pellegrino, Console Onorario della Repubblica della Slovacchia; – il dott. Carlo Piacenza, già Console Onorario della Repubblica del Perù; – la prof.ssa Silvia Cantoni, Professore di Diritto Internazionale presso l’Università degli Studi di Torino; – la dott.ssa Maria Eugenia Venèri, ricercatrice, autrice della tesi di laurea Consoli e Ambasciatori a Torino (1861 - 2011). La Provincia di Biella, anche grazie a tale evento, si sta sempre più rivelando grande protagonista della testimonianza dei rapporti internazionali della Repubblica Italiana. La tavola rotonda, svoltasi presso la sala Maria Bonino del Palazzo Provinciale, grazie alla preziosa organizzazione offerta dall'assessore Mariella Biollino, ha potuto contare su prestigiose testimonianze espresse dai numerosi Diplomatici ed ex presenti: tutti interventi attinenti le sollecitazioni sul tema contenute nel testo di Maria Eugenia Veneri, come nell'accademico intervento della Prof.ssa Silvia Cantoni. Tomaso Vialardi di Sandigliano, che nell'ambito di agenzie internazionali militari e civili ha ricoperto incarichi in Estremo Oriente, Est Europa e Sud America, è conosciuto ed apprezzato soprattutto per il ruolo, ricoperto dal 2003, di Presidente della Federazione di Biella e Vercelli dell'Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare e deIl'Associazione Europea Amici degli Archivi Storici. La sede di via Roma 34 a Sandigliano annovera ben 72 soci e promuove iniziative di carattere patriottico, intervenendo ove necessario con finalità sociali: per esempio, su persone a rischio di emarginazione, cercando di portare loro conforto nonostante gli esigui mezzi finanziari a disposizione. Tomaso Vialardi di Sandigliano, nella sua attività di Presidente della Federazione Biellese del Nastro Azzurro, tra l’altro, ha provveduto alla pubblicazione del "Libro Eroico della Provincia di Biella", memoria tangibile dei tanti Eroi Un momento della Tavola Rotonda che hanno fatto grande la nostra terra; nel 2009, ha promosso la creazione del Comitato Associazioni d'Arma Biella, che ne riunisce in un unico polo tutte le maggiori; nel 2011, con l'indispensabile appoggio del Sindaco Dino Gentile, ha deliberato l'intitolazione nei Giardini Zumaglini del Largo "Decorati al Valor Militare d'Italia". Barbara Greggio “BIELLA STYLE & MOTORI” S IL NASTRO AZZURRO 21 I GENERALI CIGLIANA Ritratti del nonno e del padre del gen. Giuseppe Cigliana, socio della Federazione Provinciale di Roma PROFILO DEL GENERALE C.d.A. GIORGIO CIGLIANA RICOSTRUITO DAI NIPOTI GIORGIO E GIUSEPPE CESARE MARIA Giorgio Cigliana, nato a Castellamonte (TO) il 13 marzo 1857, entrato alla Scuola Militare di Modena nel 1872, veniva nominato nel 1875, a 18 anni e 5 mesi, Sottotenente al 4° Rgt. Bersaglieri e nel 1882, terminati i Corsi della Scuola di Guerra e nominato Capitano nel 1° Rgt. Bersaglieri, veniva trasferito a Chieti e quindi a Roma per il periodo di esperimento e poi nel Corpo di S.M.. Promosso Maggiore nel 1890 era trasferito al 72° Rgt. Fanteria ed il 7 giugno 1906, a soli 49 anni, era promosso Generale di Brigata ed assegnato al comando della Brigata di Fanteria “Siena” di stanza a Cuneo e, quindi, alla 1^ Brigata Alpina. Nel 1910 veniva nominato Ispettore delle Truppe Alpine in Roma, conservando tale incarico anche dopo la nomina, l'11 giugno 1911, a Generale di Divisione. Nel 1913 veniva nominato Comandante delle truppe della Tripolitania e, contemporaneamente, Governatore della Colonia. Prima di rimpatriare per assumere, da Generale di C.d.A., il comando dell'XI C.d.A. a Bari, il Generale Cigliana aveva inviato una lunga relazione al Ministero degli Esteri per rappresentare i pericoli che si andavano addensando ed illustrare le proposte più urgenti in campo militare tendenti a modificare la dislocazione dei presidi più interni che sarebbero stati maggiormente soggetti alle azioni dei ribelli e destinati, quindi, a restare isolati. Il Ministero, però, prese solo atto della descritta situazione ma non ne condivise le previsioni e così, purtroppo, dopo pochi mesi la situazione militare in Libia precipitò; alcuni presidi dell'interno vennero completamente distrutti e la occupazione italiana si ridusse alla sola zona costiera. 22 Il 24 maggio 1915 il Generale Cigliana al comando dell'XI C.d.A. varcò il confine con l'Austria alle dipendenze della 3^ Armata, comandata da S.A.R. Emanuele Filiberto di Savoia, Duca d' Aosta, schierandosi contro le difese austriache del Carso. L'XI Corpo d'Armata, inizialmente costituito dalle due Divisioni 21^ e 22^, nell'offensiva del 1916 ebbe sotto di sé ben 5 Divisioni. Con l'XI Corpo il Generale Cigliana partecipò alle prime 10 battaglie dell’Isonzo, impegnato, sempre sulla sinistra della 3^ Armata, contro le formidabili difese del Monte S.Michele, prima, e poi dell'aspro e desolato settore settentrionale del Carso, oltre il Vallone. Il 29 maggio 1916 (5^ battaglia dell'Isonzo) gli Austriaci attaccarono con i gas asfissianti ed in meno di due ore nelle trincee italiane si contarono 6.500 morti e 10.000 intossicati ma il Comandante, portatosi in zona avanzata e dopo aver rinfrancato i superstiti, riuscì a respingere il nemico: il Duca d'Aosta, nel premiare coloro che si erano distinti nella disperata difesa, fece l'elogio di tutti i Reparti dell'XI Corpo. Nell'agosto 1916 (6^ battaglia dell' Isonzo) l'XI Corpo riusciva ad occupare saldamente tutto il Monte S.Michele e ad affermarsi sulle quote ad est del Vallone e per tali operazioni il Generale Cigliana fu Decorato con la Commenda dell'Ordine Militare di Savoia con la seguente motivazione: "Con singolare perizia diresse le sue truppe alla conquista del gradino del Carso sotto San Michele e San Martino (giugno-luglio 1915) e poi, espugnati questi potenti baluardi (agosto 1916), inseguì il nemico al Nat Logem che conquistò. Vincendo quindi accanite resistenze riusciva con abili mosse e sicura energia a superare le difese avversarie del Veliki Kriback e Dosso Faiti sul quale definitivamente si affermava". Carso: giugno 1915novembre 1916. Nella 7^, 8^ e 9^ battaglia dell'Isonzo, combattute nella seconda metà del 1916, le truppe dell'XI Corpo giunsero IL NASTRO AZZURRO oltre il Veliki Kriback ed il Faiti (in quei giorni, in una delle Divisioni, combatté anche Gabriele D'Annunzio). Dopo la successiva 10^ battaglia dell'Isonzo (maggio 1917) il Generale Cigliana lasciava il comando dell'XI C.d.A. (che sotto i suoi ordini si era coperto di gloria tanto da essere citato ben tre volte nei bollettini di guerra del Comando Supremo mentre altre azioni della sue valorose truppe erano state citate in altri 5 bollettini di guerra). Il 23 agosto 1917 il Generale Cigliana assumeva il comando del Corpo d’Armata di Napoli ed il 5 gennaio 1919 di quello di Firenze ove, peraltro, spirava improvvisamente l'8 ottobre 1919 (le sue spoglie riposano nel Cimitero monumentale delle Porte Sante a San Miniato, sopra piazzale Michelangelo). Le sue grandi doti di Comandante e di militare sono riassunte nelle nobili parole scritte alla Vedova, dopo la sua morte, da S.A.R. il Duca d'Aosta che così si espresse nel suo telegramma: "Con cuore angosciato esprimo a Lei e Famiglia le più vive espressioni di cordoglio per la dolorosa perdita del generale Cigliana, mio devoto collaboratore e caro amico. Le bandiere della Terza Armata si piegano riverenti davanti alla tomba dell'antico Comandante dell'XI corpo cui dalle insanguinate balze del San Michele e del martoriato Faiti giunge il dolce richiamo dei fratelli di armi oggi a lui ricongiunti nella immortalità e nella gloria. Emanuele Filiberto di Savoia". Nonché in quelle scritte, nella medesima occasione, al Generale Fara, Comandante dell'XI C.d.A.: "PregoLa rappresentarmi funerali Generale Cigliana devoto amico e valoroso Comandante del Corpo d'Armata del San Michele, del Nat Logem, del Veliki, del Faiti, che alla Terza Armata dette l'anima Sua forte e tenace ed alla Patria consacrò fulgide giornate di vittoria e di gloria. A Lei ed alle truppe del Corpo d'Armata esprimo mie vivissime espressioni cordoglio. Emanuele Filiberto di Savoia". PROFILO DEL GENERALE C.d.A. CARLO CIGLIANA NEL RICORDO DEI FIGLI GIORGIO E GIUSEPPE CESARE MARIA dell'azione, presentare al Capitano la 37^ compagnia (4 Ufficiali e 205 uomini di truppa) ma, in quel momento, nessuno avrebbe pensato che meno di 24 ore dopo sarebbero rimasti il capitano e poco più di 60 alpini! Nell'azione il Sottotenente Cigliana riportò una ferita da shrapnel alla testa e tre da pallottola di fucile, tutte a canale completo, delle quali una al collo; una all'emitorace sinistro con foro di uscita nella regione sacrale ed una al braccio sinistro per cui si risvegliò al posto di medicazione da dove fu trasportato in barella a valle alla Sezione di Sanità (ove, per fortuna, nessuno gli mise le mani addosso) e da li fu trasportato in autocarro all'ospedale da campo di Caporetto. Il l0 ottobre 1915 era già rientrato in territorio in stato di guerra ed il 10 aprile 1916 era promosso Tenente. Fu Il 19 dicembre 1983, la sera prima di compiere 88 anni, si chiudeva l'avventura terrena, iniziata a Novara il 20 dicembre 1895, di un eccezionale soldato che aveva dedicato alla Patria ben 48 anni di quella esistenza che aveva poi terminato contornato dall'amore della sua adorata moglie Maria Bertini (con la quale aveva condiviso ben 61 anni di matrimonio), dei due figli, delle nuore, dei nipoti e dei primi pronipotini. Entrato all’Accademia di Modena nel novembre 1913, ne usciva Sottotenente effettivo nel marzo 1915 ed assegnato alla 37^ Compagnia del Battaglione Intra del 4° Reggimento Alpini con la quale, il successivo 24 maggio, entrava in zona di guerra. Il 21 luglio 1915 il battaglione era schierato alle falde del Montenero, che era stato conquistato con una eccezionale azione di sorpresa il precedente 15 giugno da un Reparto del 3° Alpini (facendo dire al Generale Boroevitch, comandante l'Armata austriaca del settore: "Giù il cappello davanti all'alpino italiano!"), aprendo peraltro, contemporaneamente, un grosso problema per rifornire di acqua, viveri, armi, munizioni, legna e quant'altro potesse occorrere alla guarnigione in quanto le corvées dovevano pagare un altissimo contributo di sangue ai cecchini austriaci che, dalle loro posizioni sulla sella del Luznica, dominavano facilmente il sentiero. Il 20 luglio il comandante del 4° riunì gli Ufficiali dell'lntra (attestato sulla cresta del Cozliac), spiegò loro l'azione che avrebbe portato alla conquista del costone del Luznica, liberando il passaggio per la vetta del Montenero e, guardandoli negli occhi, disse loro "So di sacrificare il Battaglione, ma domattina la trincea austriaca deve essere presa". Il Sottotenente Cigliana, pur non avendo ancora 20 anni, era il subalterno più anziano in quanto l'unico in servizio permanente e, pertanto, toccò a lui, all'alba prima IL NASTRO AZZURRO Il generale Cigliana, che come detto si è fregiato di una Campagna di Guerra per la guerra italo-turca del 1911-12 e di tre Campagne di Guerra per la prima guerra mondiale per gli anni 1915-16 e 17, è stato insignito della Commenda dell'Ordine Militare di Savoia, e delle seguenti Onorificenze: Gr. Uff. dell'Ordine di S. Maurizio e Lazzaro; Cav. Gr. Cr. Decorato del Gran Cordone della Corona d'Italia; Medaglia Mauriziana per 10 lustri di servizio (fu il primo, nel dopo guerra, a ricevere questa medaglia, anziché d'oro, di bronzo, ottenuto dalla fusione dei cannoni presi al nemico); Croce al Merito di guerra; Medaglia commemorativa col motto "Libia"; Medaglia commemorativa della guerra 1915-18; Gr. Cr. al Merito di Spagna; Gr. Uff. dell'Ordine di Danilo l° di Montenegro; Gr. Uff. dell'Ordine della Corona del Belgio; Croce di guerra francese. 23 assegnato, il 10 maggio 1917, al 4° Alpini, Battaglione Intra, alla stessa 37^ Compagnia della quale, il successivo 28 giugno, promosso Capitano, assumeva poi il comando. Il 27 marzo 1919 era a Tripoli, assegnato al 2° Battaglione Libico, da dove, dopo oltre tre anni, veniva rimpatriato ed assegnato al 69° Reggimento Fanteria a Firenze (9 luglio 1922). Dopo aver frequentato la Scuola di Guerra a Torino, l'esperimento presso la divisione di fanteria di Gorizia, il 15 ottobre 1928 era Capitano nel Corpo di Stato Maggiore; nel novembre 1929 era maggiore nel 7° Alpini a Belluno e nel maggio del 1930 aveva il comando del Battaglione “Cadore” a Tai. Nel 1932 era trasferito nel Corpo di Stato Maggiore a Roma e nel 1936 veniva promosso Tenente Colonnello. Dal febbraio 1937 al febbraio 1939 era in Africa Orientale Italiana quale Capo di Stato Maggiore della 6^ Divisione CC.NN. "Tevere". Rimpatriato e promosso, l'anno dopo, Colonnello, nel novembre 1940 era Sottocapo di Stato Maggiore al Comando Superiore Albania (zona di guerra). Il 1° agosto '41 era Comandante del 3° Alpini sul fronte occidentale e, quindi, nel gennaio 1942 sbarcava in Croazia con il Reggimento. Dopo aver comandato interinalmente (per due mesi) anche la Divisione "Taurinense", il 10 settembre 1942 era Capo di Stato Maggiore del VI° C.d.A. in Croazia ove il 12 settembre 1943, dopo un ultimo cruento combattimento, veniva fatto prigioniero dai tedeschi a Dubrovnik. Rientrò in Patria il 5 settembre 1945. Promosso Generale di Brigata, fu nominato Comandante la Fanteria della Sicilia il 30 giugno 1948; il 16 aprile 1949 ricostituiva la Brigata Alpina "Julia"; il 16 maggio 1950 era Capo Sezione al C.A.S.M. di Roma e, il 22 ottobre 1951, assumeva il Comando in Seconda della Scuola di Guerra a Civitavecchia. Promosso Generale di Divisione (3 gennaio 1952), nel successivo mese di novembre era Comandante della Scuola di Guerra; nell'ottobre del 1953 era Comandante della Divisione Granatieri di Sardegna e un anno dopo era nuovamente Comandante della Scuola di Guerra. Promosso Generale C.d.A. nel maggio 1955, dal 1° agosto '55 al 1° luglio '58 ricopriva l'incarico di Rappresentante militare presso lo Standing Group a Washington e, al compimento dei 63 anni (dicembre 1958), passava, a richiesta, nell'Ausiliaria. 24 Ha partecipato alle seguenti Campagne di guerra e Operazioni militari: Prima guerra mondiale 1915/16/17/18; Campagne di guerra in Libia 1919/22; Operazioni di polizia coloniale in Tripolitania 1921/22; Operazioni militari in A.O.I. 1937/38; seconda guerra mondiale 1940/41/42/43; Guerra di Liberazione (prigionia) 1944/45. Ha subìto il 21 luglio 1915, mentre conduceva i suoi Alpini all'attacco del Luznica, le anzidette quattro ferite, con il riconoscimento della qualifica di Mutilato di Guerra per la ferita riportata alla regione sacrale con interessamento della spina dorsale. Ha ottenuto le seguenti decorazioni: 3 MAVM; 2 MBVM; 1 Encomio Solenne per operazioni di guerra; 8 Croci al Merito di guerra; la Croce al Merito ungherese di 3^ Classe e la Croce di Ferro tedesca di 2^ classe; nonché le seguenti Onorificenze: Medaglia commemorativa per la guerra 1915/18 con 4 stellette; Medaglia commemorativa per le Campagne di Libia, con 2 fascette; Medaglia interalleata della Vittoria; Medaglia ricordo dell'Unità d'Italia; Medaglia operazioni in A.O.I. con gladio; Medaglia commemorativa per la 2^ G.M., con 4 stellette; Medaglia guerra di liberazione con 2 stellette; Cavaliere dell'Ordine Coloniale della Stella d'Italia; Cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro; Cav., Cav.Uff. e Commendatore della Corona d'Italia; Comm. e Gr. Uff. dell'Ordine al Merito della Repubblica; Medaglia Mauriziana d'Oro al merito per l0 lustri di servizio; Comm. dell'Ordine dell'Aquila Tedesca; Comm. dell'Ordine di Skandenberg (Albania); Comm. dello Ordine di Re Zvonimiro II (Croazia). Le Decorazioni al Valor Militare gli sono state conferite nelle seguenti occasioni: Montenero 21 luglio 1915 MAVM; Settore Occidentale Ferrovia A.O.I. 1-2 dicembre 1937 MBVM; A.O.I. marzo-luglio 1938 Encomio solenne; Valle Osum (Albania) febbraio 1941 MAVM sul campo; Bosnia Erzegovina (Dalmazia) gennaio-agosto 1942 MAVM; Metcovich-Dubrovnich (Croazia) 12 settembre 1943 MBVM. IL NASTRO AZZURRO MEDAGLIE D’ORO ECCELLENTI: LUIGI GIORGI acque a Carrara (MS) nel 1913. Diplomato ragioniere e perito commerciale, nel novembre 1935 si arruolò in qualità di allievo ufficiale di complemento presso la Scuola di Palermo e, l’anno successivo, fu promosso Aspirante; assegnato al 21º Reggimento Fanteria della Divisione "Cremona", dopo la nomina a Sottotenente venne comandato presso la Scuola di Sanità Militare di Firenze per l’inquadramento del battaglione allievi e, nel 1937, fu congedato. Due anni più tardi venne richiamato nel 21º Reggimento Fanteria, nel quale prestò servizio per tutta la durata della seconda guerra mondiale. Nel gennaio del 1940 ottenne la promozione al grado di Tenente, nel gennaio del 1942 quella al grado di Capitano e dal 1943 ebbe il comando della 3ª compagnia fucilieri. L'8 settembre 1943 colse il giovane ufficiale mentre era in servizio in Corsica, ove la sua Divisione - al comando del generale Clemente Primieri - si oppose validamente alle truppe tedesche per essere poi trasferita successivamente a presidiare la Sardegna. Quando, nell'estate del 1944 essa fu trasformata in Gruppo di Combattimento "Cremona", operante a fianco degli Alleati, Giorgi continuò a farne parte. Ufficiale "con forte personalità e ascendente sui suoi soldati" nel marzo del 1945 prese Luigi Giorgi parte attiva alle operazioni belliche nella zona di Comacchio in qualità di comandante della 3ª Compagnia del ricostituito 21º Reggimento Fanteria, operando all'estrema destra dell'8^ Armata Britannica. L’obiettivo dell’azione era l’occupazione della zona di Torre di Primaro, per far corrispondere il margine anteriore del settore difensivo con il corso del fiume Reno. In questa occasione si guadagnò la sua prima Medaglia d'Oro, a seguito di due coraggiose azioni: la conquista, alla testa di due soldati volontari, di un munito caposaldo tede- N sco in località Chiavica Pedone e, la notte successiva, il salvataggio da lui effettuato di un soldato gravemente ferito su un campo minato. Le gesta da lui compiute in quei giorni lo resero noto a tutti i reparti dell’8^ Armata Britannica. La Decorazione "sul campo" gli venne consegnata il 6 marzo a Ravenna alla presenza delle più alte autorità militari alleate in Italia: il maresciallo Harold Alexander, il generale Richard McCreery e il generale Charles Keightley. Successivamente, nel corso dell’offensiva di aprile che avrebbe condotto alla resa delle truppe nazifasciste in Italia, alla testa di un piccolo gruppo attaccò una colonna di automezzi tedeschi che tentava il ripiegamento, bloccandola, catturando ottanta prigionieri e impossessandosi del materiale trasportato. A pochi giorni prima della fine della guerra, tra il 26 e il 27 aprile, in località Croce di Cavarzere, nel corso di un contrattacco nemico, mentre si prodigava sotto l'infuriare del bombardamento per liberare due dei suoi soldati dalle macerie di una postazione distrutta, venne gravemente ferito. Ricoverato nel 66º Ospedale da campo inglese situato a Ferrara, morì due settimane dopo, il 7 maggio 1945, lo stesso giorno in cui fu firmata la resa incondizionata della Germania nazista. Alla sua memoria fu concessa la seconda Medaglia d'Oro. L’U.S. Army conferì a Giorgi, la Stella d'Argento, terza più alta onorificenza americana che può La stella d’Argento essere assegnata per il coraggio americana dimostrato davanti al nemico "per eccezionali atti di valore". LE DUE MOVM DI LUIGI GIORGI «Comandante di compagnia all’attacco di un forte caposaldo nemico difeso da reticolati e campi minati, seguito da due soli fanti, volontariamente offertisi, si portava in pieno giorno a breve distanza dalla posizione avversaria. Lasciati indietro i due fanti, dopo avere guadato un braccio d’acqua, irrompeva sul caposaldo ancora battuto dalla nostra artiglieria e, con lancio di bombe a mano, seminava il panico fra i difensori, che si arrendevano in numero di 19. Raggiunto da un suo plotone completava l’occupazione del caposaldo e, sotto l’infuriare del rabbioso e micidiale fuoco di repressione, incurante della propria vita, allo scoperto, estraeva dalle macerie di una postazione colpita due suoi fanti rimasti sepolti, sottraendoli a sicura morte. La notte seguente, venuto a conoscenza che un fante di altro reparto trovavasi gravemente ferito in un campo minato, là dove nessuno aveva osato recargli soccorso prima di neutralizzare le mine, da solo strisciando sul terreno e tastandolo palmo a palmo, dopo oltre un’ora di estenuante sforzo, riusciva a trarlo in salvo. Splendido esempio di virtù guerriere di nostra gente e di generoso altruismo.» — Chiavica Pedone (RA), 2-3 marzo 1945 «Nelle giornate della grande offensiva di primavera condotta in Italia dalle Armate Alleate ripeteva con lo stesso ardire e lo stesso stile altre imprese non inferiori a quelle che già gli avevano procurata la concessione di una Medaglia d’Oro. Nell’ultima di queste, alla testa di un gruppo di animosi, attaccava con irruenza una colonna di automezzi che tentava il ripiegamento e la disperdeva a colpi di PIAT e di bombe a mano catturando 80 prigionieri, numerosi automezzi, rilevante numero di armi e munizioni. Sempre alla testa dei suoi fanti riportava una grave ferita che poi lo conduceva a morte. Spirava serenamente col pensiero rivolto alla famiglia ed alla Patria nella luminosa soddisfazione di avere compiuto con piena coscienza ed assoluta modestia il suo dovere di soldato e di italiano, per il quale la concessione della prima Medaglia d’Oro non era stato un punto di arrivo, ma un punto d’onore per fare ancora di più e sempre meglio, come effettivamente ha fatto.» — Senio Santerno Po La Croce di Cavarzere, 10-26 aprile 1945 IL NASTRO AZZURRO 25 LO SPARVIERO DEL DESERTO Il relitto dell’S.M. 79 ancò la fortuna non il valore - sta scritto in una lapisue benemerenze militari e la tragica sorte, toccata insiede del Sacrario militare me all’equipaggio dell’aerosiluranitaliano di El Alamein. te di cui era secondo pilota. Chissà di quanti atti di sfortunato Arricchivano il convegno due intevalore sono stati protagonisti gli ressanti mostre nelle quali è stata ardimentosi combattenti italiani presentata la riproduzione dello dell’ultima guerra. L’episodio del storico velivolo “Bleriot”, il primo maresciallo pilota Cesare Barro e che nel 1911 ha compiuto la tradei suoi compagni di equipaggio di svolata della Manica, ripetuta nel un aerosilurante S.M. 79 è uno dei 1981. più tragici ed emblematici. Cesare Barro, nato a La Sezione di Conegliano Conegliano (Treviso) il 16 maggio dell’Associazione dell’Arma 1914, era un pilota eccezionale. Aeronautica, intitolata al suo conFin dalla prima giovinezza dimocittadino Cesare Barro, nel maggio strò una passione per il volo, tanto 2011, in occasione del 35° annida recarsi al Campo della versario della fondazione, ha orgaPromessa a Gallarate, dove fu fra i nizzato un convegno per commeprimi piloti a conseguire il brevetmorare questo giovane, eroico to nel 1932, a soli 18 anni. Tenuto pilota decorato di Croce di guerconto dell’ardimento e della perira al Valor Militare alla memoria, zia professionale venne chiamato tre Croci di guerra al Merito e dall’allora Direttore Generale benemerenze varie, scomparso in della FIAT a rappresentare l’Italia un tragico volo senza ritorno. Allo nelle manifestazioni aeree internastesso è dedicato il Monumento ai zionali europee. Poco dopo parteCaduti dell’Aeronautica della città. cipò a dimostrazioni di alta acroLa sezione inoltre ha pubblicato bazia in Svizzera dove gli italiani in un libro dal titolo “Lo Sparviero del gara si piazzarono fra i primi. deserto” nel quale si raccontano le Nel 1933 si arruolò volontario Il M.llo Pil. Cesare Barro M Il M.llo Pil. Cesare Barro 26 IL NASTRO AZZURRO nella Regia Aeronautica e nel 1935 venne promosso sergente maggiore pilota. Quando iniziò il conflitto in Africa Orientale, partì volontario all’insaputa dei suoi familiari. Per il suo ardimento e capacità venne subito inviato in due missioni pericolose. Dalla seconda rientrò alla base con l’apparecchio, un Caproni C.A. 113, gravemente danneggiato per i colpi ricevuti, e non esitò a chiedere un altro apparecchio per concludere la missione. Per questo eccezionale coraggio e sprezzo del pericolo fu proposto per la Medaglia di Bronzo e la Promozione per Meriti Straordinari. Al rientro in Patria nel 1936, a soli 23 anni, gli venne comunicata la promozione a Maresciallo. Era forse il più giovane Maresciallo pilota d’Italia. Nel 1939 venne assegnato, quale istruttore pilota, alla Scuola Bombardamento di Aviano e in quello stesso anno si sposò. Dopo lo scoppio della guerra, venne assegnato al nucleo di addestramento di Gorizia e nel marzo 1941 trasferito alla 278a squadriglia su aerosiluranti S.M.79 a Pantelleria Il successivo 21 aprile, tre aerosiluranti S.M.79, trasferiti il giorno precedente da Pantelleria, decollarono alle 17,25 dall’aeroporto K 2 di Berka, vicino a Bengasi, per una missione nella Grecia meridionale tesa a contrastare una operazione di sgombero delle truppe inglesi, che si ritiravano dall’avanzata italo-tedesca. L’aerosilurante, S.79 M.M. 23881, di cui il Barro era secondo pilota, non fece ritorno alla base. Dei sei membri dell’equipaggio, non risultò alcun superstite. Il Barro era padre di una figlia, Maria Luisa, mentre la seconda, Layla, nacque tre mesi dopo la sua scomparsa. Quasi vent’anni dopo, il 21 luglio nel 1960, una squadra della spedizione geologica italiana della Co.R.I. (Comp. Ricerche Idrocarburi del gruppo E.N.I), mentre percorreva l’antica via carovaniera che collega le due oasi nel Grande Ergh libico, scorse, nel deserto, una macchia scura che spiccava nella distesa di sabbia di colore uniforme. Si trattava di un binocolo e di una bussola in dotazione all’aeronautica militare. In prossimità si trovava una borraccia e ciò che restava di un corpo umano in posizione supina con a fianco una pistola lanciarazzi e un bossolo esploso. Nei resti del giubbotto, si rinvennero una piastrina con il numero di matricola di un velivolo (S. 79 M.M. 23881 cert. 263) e diversi oggetti personali, che permisero di identificare il corpo come quello del 1° aviere Gianni Romanini, armiere di bordo della 278a Squadriglia Aerosiluranti della Regia Aeronautica. Poco meno di tre mesi dopo, il 5 ottobre 1960, a 90 Km a Sud del punto di ritrovamento della salma dell’aviere Romanini, venne ritrovata la carcassa di un aereo parzialmente ricoperta di sabbia. Le parti in tela erano scomparse, la struttura e il rivestimento metallico lucidati da anni di tempestose bufere di ghibli, l’arma dorsale ancora funzionante. Ve n n e r o recuperati alcuni oggetti: due berretti, un giubbotto, un SIAI S.M. 79 IL NASTRO AZZURRO orologio e diversi Cesare Barro resti umani. Nei giorni seguenti venne organizzata una seconda ispezione sul sito del ritrovamento, per il recupero dei resti e delle salme. All’interno della fusoliera, al posto di comando, venne rinvenuto quello che, presumibilmente, era il corpo del comandante, con evidenti segni di fratture. Altri resti, impossibili da identificare, probabilmente appartenenti a tre membri dell’equipaggio, si trovavano sotto un’ala del velivolo e nei pressi del portello d’accesso. Secondo ricostruzioni attendibili, l’aereo, nel rientrare dalla missione con il buio, dopo aver perduto il contatto radio con la torre di controllo, venne sospinto fuori rotta da un forte vento. Finito il carburante e compiuto il forzato atterraggio con un violento impatto, che ferì gravemente e immobilizzò quattro dei sei membri dell’equipaggio, il Romanini, forse in compagna di un altro membro dell’equipaggio, decise di avviarsi in cerca di soccorso verso Nord. Forse il compagno del Romanini morì lungo il percorso e questi, rimasto solo, compì l’eccezionale, sovrumana impresa di percorrere circa 90 Km di deserto, finché, stremato esplose un razzo di segnalazione e morì. Per ironia del caso passò vicino, senza vederlo, a un deposito di acqua e carburante di “commandos” inglesi che operavano dietro le linee. E cadde a soli 8 km di distanza dalla pista di Giarabub, dove allora passavano di frequente automezzi. I rimanenti membri dell'equipaggio erano il capitano pilota Oscar Cimolini, il tenente di vascello osservatore Franco Franchi, il maresciallo Cesare Barro, secondo pilota, il primo aviere motorista Quintilio Bozzelli e il sergente radiotelegrafista Amorino De Luca. La salma di Gianni Romanini riposa nella sua Parma. L’impossibilità di identificare con sicurezza i resti degli altri membri dell’equipaggio indusse le autorità locali e i funzionari del consolato italiano a una sepoltura anonima nel cimitero italiano di Bengasi e successivamente la traslazione nel Sacrario dei Caduti d’Oltremare di Bari. Nel 150° anniversario dell’unità d’Italia è doveroso un ricordo di atti di valore sfortunati, compiuti da chi ha sacrificato la vita per scriverne le pagine più belle. Giuseppe Vuxani (Presidente della Federazione di Trieste) 27 LA GUERRA DI LIBERAZIONE Ricordi dopo 65 anni dalla fine del 2° conflitto Mondiale hi vi scrive, data la sua avanzata terza età, ha vissualle autorità to per intero il 2° conflitto mondiale, in divisa grianglo-amerigio-verde, non come spettatore, sia nella prima cane la parte che nella seconda parte, per cui ciò che vi dirà non volontà di è frutto di racconti, letture o immaginazioni, ma è la rieriscatto degli vocazione di una realtà veramente vissuta. italiani, che In Italia dall'ottobre 1922 il Governo era fascista. Nel volevano 1939 era scoppiato il secondo Conflitto Mondiale tra la partecipare Germania contro la Russia e le potenze Occidentali attivamente, (Francia ed Inghilterra). L' Italia il 10 giugno 1940 entrò in con il loro guerra al fianco della Germania, anch'essa con un valido conGoverno totalitario: "il Nazismo". tributo, alla Dopo 39 mesi di guerra, in cui gli italiani furono impeliberazione gnati sui vari fronti della Francia, dell'Africa, della Grecia, del suolo degli Stati Balcanici e della Russia, con alterne fortune, patrio, anche scrivendo ovunque pagine di storia e di gloria, il Gran se già dalla Consiglio del Fascismo, considerando che le vicende belsera dell'8 liche non ci erano più favorevoli (gli anglo-americani settembre erano sbarcati in Sicilia), votò la sfiducia a Benito essi avevano Mussolini causando la caduta del Fascismo. Il Re Vittorio dato prova Emanuele III affidò l'incarico di Capo del Governo al di questa Maresciallo d'Italia Pietro Badoglio che confermò la convolontà. tinuazione della guerra al fianco dei tedeschi, mentre in Infatti dobsegreto trattava la resa. biamo ricorL'annuncio dell'armistizio, o meglio della resa incondidare la difesa Vittorio Emanuele III° zionata, dato nel tardo pomeriggio dell’8 settembre 1943, di Roma da inaspettato ed improvviso, creò un gran disorientamento parte dei in tutti gli italiani, in particolare in coloro che vestivano Granatieri di Sardegna nei giorni dall'8 al 12 settembre una divisa militare. II Re, con Badoglio ed il Governo, 1943, a Porta San Paolo. abbandonata Roma, si era trasferito a Brindisi. Con l’avvicinarsi dell'inverno, divenne urgente tagliare Gli italiani si trovarono allo sbando totale. Ognuno, la linea di divisione dei due tronconi, dal Tirreno autonomamente scelse la via che ritenne in quel momenall'Adriatico, che passava per Cassino, per la base di to più giusta per se. L'improvvisazione l'incertezza e l'asMonte Marrone, e raggiungeva l'Adriatico a Sud di soluta mancanza di ordini, crearono situazioni allucinanti, Ortona a Mare. Gli anglo-americani, diffidenti, avrebbero sulle quali le truppe naziste, con la forza, la prepotenza e gradito una partecipazione italiana solo nelle retrovie e l'atrocità di cui erano dotati, ebbero il sopravvento. nei servizi, ma tra tanta diffidenza ed immani difficoltà, fu Ricordo in particolare l’eccidio di costituito il 1° Ragguppamento Cefalonia dei militari della Divisione Motorizzato che venne impiegato “Acqui” che non volle arrendersi, la I'8 dicembre 1943 nella Battaglia di deportazione in carri merci piombaMontelungo. ti di oltre 600.000 militari italiani Fu un'azione sfortunata, perché condotti nei famigerati Lager tedenonostante il valore del soldato itaschi di Dachau, Mathausen, liano ed il notevole contributo di Auschwitz, etc. sangue e di vite umane (tra cui molti Al Centro ed al Nord Italia giovani allievi ufficiali dei bersagliesotto occupazione tedesca, molti ri), non ci fu il coronamento con un militari italiani, per sfuggire alle atrochiaro successo. cità, alle angherie ed alla cattura dei Ciò naturalmente non favorì il nazisti che imperavano, trovarono proseguimento. II Generale Dapino rifugio sulle montagne, riunendosi lasciò il Comando del 1° ed organizzandosi in gruppi e poi in Raggruppamento Motorizzato al formazioni partigiane che tentarogenerale Utili, che dovette impeno, con le loro azioni, di accelerare gnarsi fino all'inverosimile per ottel'allontanamento dei nazisti dal nere ancora la possibilità di dimosuolo italiano, opponendosi alla strare quanta volontà, capacità e spiferoce reazione ed ai tanti eccidi: rito di sacrificio albergava negli ricordo in particolare quello delle animi degli italiani per contribuire Fosse Ardeatine a Roma nel marzo alla liberazione del proprio Paese. 1944 a seguito dell'attentato di Via Intanto in Puglia si era costituita Rasella. una piccola unità di Alpini denomiLe Autorità Italiane iniziarono nata "Reparto Esplorante Alpino", l'opera di ricostituzione dei reparti poi ampliata e denominata militari in Puglia, facendo intendere Battaglione Alpini " Piemonte", così Il Maresciallo Pietro Badoglio C 28 IL NASTRO AZZURRO Cefalonia: Monumento ai martiri della Divisione Acqui denominato perché il Comandante, Maggiore Alberto Briatore, era piemontese e la maggior parte degli alpini proveniva dalla Divisione Taurinense, costituita per la maggior parte da piemontesi. Trascorsero alcuni mesi prima che gli anglo-americani consentissero agli italiani una nuova possibilità. L'azione assegnata fu l'occupazione di Monte Marrone (mt. 1.800), che incombeva con le sue pareti calcaree, verticali ed impervie, ritenute inaccessibili dal lato sud sia dai tedeschi che dagli anglo-americani, sulla grande unica via di collegamento tra la 5^ armata USA, dislocata sul fronte Tirrenico, e I' 8^ Britannica dislocata sul fronte Adriatico. Era un importante osservatorio di tutta la valle del Volturno. Più volte gli anglo-americani avevano tentato l'occupazione con manovre sui fianchi, ma sempre inutilmente, perché erano stati respinti. L'azione, ben preparata, fu affidata agli alpini del Battaglione "Piemonte", qui portati dalla Puglia e fu eseguita frontalmente in modo perfetto la notte del 31 marzo 1944, raggiungendo la vetta attraverso gli impervi canaloni, inghiaiati ed innevati, e le pareti rocciose. Vi parteciparono le tre compagnie del Battaglione, ognuna con il plotone esploratori ed un plotone fucilieri rinforzato. La 1^ compagnia attaccò la parte centrale, la 2^ a sinistra e la 3^ a destra, il plotone fucilieri della 3^ compagnia lo comandava chi vi sta narrando la vicenda. Non vi fu spargimento di sangue in quanto in quel momento la vetta non era presidiata. Notevole fu anche il contributo per la riuscita dell'operazione dato dagli Arditi del Colonnello Boschetti e dai Bersaglieri del Colonnello Fucci. Siccome Monte Marrone dal versante Sud di Castelnuovo era ritenuto inaccessibile, i tedeschi, che stazionavano su Monte Mare e su Colle dell'Altare, non si avvidero dell'occupazione. Il giorno successivo una pattuglia di sciatori, come loro consuetudine, ignara di quanto IL NASTRO AZZURRO era avvenuto, si diresse con tranquillità da Monte Mare su Monte Marrone, per controllare la vallata, ma trovò gli alpini che l'attendevano e la annientarono. Gran risalto fu dato dagli alleati all'operazione, che era ritenuta quasi impossibile ed il loro stupore divenne ammirazione la notte di Pasqua del 1944, quando i tedeschi, non accettando lo smacco subito, per aver perso il controllo di un punto strategico, che non giustificava più la loro presenza su Monte Mare e Colle dell'Altare, decisero di contrattaccare con truppe preponderanti, specializzate nella guerra in montagna, per riconquistare la vetta. L'attacco fu sferrato la notte di Pasqua (10 aprile) sulle posizioni della 1^ Compagnia. La situazione per noi divenne disperata: il combattimento fu aspro e cruento. I tedeschi avevano raggiunte le nostre postazioni, ma l'ordine di far intervenire gli uomini della 3^ compagnia, che operava sul lato destro, fu determinante. L'attacco fu respinto, i tedeschi ripiegarono lasciando sul terreno uomini ed armi. Il generale Utili, in un Ordine del Giorno che stigmaIl Principe Umberto II 29 Il borgo medievale di Mignano Montelungo tizzava l'operazione, disse: "Ragazzi in piedi perché questa è l'aurora di un giorno migliore". Gli anglo-americani, dopo tali prove, ebbero la certezza della solidità e della validità della collaborazione operativa attiva, per cui accordarono fiducia e consentirono l’aumento del contingente operativo italiano. Il 1° Raggruppamento Motorizzato, l’8 aprile, fu trasformato in C.I.L. (Corpo Italiano di Liberazione), con l'inserimento dei paracadutisti della "Nembo" e dei due battaglioni di marinai di terra: il "Bafile" ed il "Grado". Così la partecipazione italiana non fu più episodica ma costante e a largo respiro. A fine maggio del 1944, dopo un'azione vittoriosa che, partita da Monte Marrone e Colle dell'Altare, passando per Monte Mare e Balzo della Cicogna, raggiunse la Madonna del Canneto e attraverso la Valle del Canneto, 30 sotto Monte Petroso, portava ad Opi che, con la caduta di Cassino, apriva la strada per raggiungere Roma che doveva essere liberata dagli anglo-americani, il CIL venne trasferito sul settore Adriatico alle dipendenze dell’8^ Armata britannica. Al C.I.L. fu assegnato un ampio settore per proseguire l'avanzata da Ortona a Mare fino alla linea Gotica, attraverso Orsogna, Guardiagrele, Chieti, l'Aquila, Ascoli Piceno, Filottrano, Cingoli, Jesi, Pesaro, Urbino. Furono incontrate notevoli resistenze sul fiume Musone, a Filottrano e sul fiume Esino, tutte tendenti a ritardare la caduta di Ancona. II 20 Luglio 1944 il Battaglione Alpini Piemonte entrò in Jesi. Con la sosta invernale, raggiunta la linea Gotica, le truppe italiane furono ritirate dal fronte, ricostituite e trasformate in Gruppi da Combattimento, con ulteriori aumenti dei contingenti operativi, attrezzate con vestiario ed armamento alleato ed impiegate di nuovo nella primavera del 1945 sul fronte dalla Linea Gotica fino alla completa liberazione dell'Italia. Altre pagine di storia e di gloria furono scritte nell'avanzata da Ortona a Mare al Nord, con altro sangue versato ed altri Caduti, tra i quali voglio ricordare il figlio dell'allora Ministro della Guerra Alessandro Casati, il Sottotenente dei Granatieri Alfonso Casati, in forza al Battaglione "Bafile", Caduto il 9 agosto 1944 a Corinaldo (AN). Nonostante i rovesci, le amarezze, gli avvenimenti poco chiari, le perplessità e le difficoltà, il ricordo dei tanti Caduti lasciati sui campi di battaglia della Francia, della Grecia, dell'Africa, dei Balcani e della steppa Russa, un IL NASTRO AZZURRO sentimento era rimasto integro in noi, ci univa e ci affratellava: "l'amore per la nostra Patria, l'amore per il nostro Tricolore". Il contributo dato dalle Forze Armate Regolari (Esercito, Marina e Aeronautica), unitamente a quello delle formazioni partigiane, operanti nell'Italia occupata dalla truppe germaniche, ha avuto un notevole peso nella valutazione a fine guerra: la nostra Patria aveva finalmente riconquistato il suo prestigio di fronte agli anglo-americani ed al mondo intero. Non a caso il periodo storico della Resistenza (settembre 1943 - aprile 1945) sulla quale è stata fondata fa nostra Repubblica libera e democratica, è stato definito il Secondo Risorgimento Italiano. In realtà, l'Italia è stata liberata dalle Forze anglo-americane, nelle quali, dopo l'8 settembre 1943 si sono inserite le Forze Armate Italiane, con oltre 530.000 uomini. Ad essi hanno aggiunto il proprio contributo i 600.000 prigionieri nei lager nazisti, mentre nelle zone del CentroNord le formazioni partigiane, calcolate in circa 80.000 uomini, hanno contribuito notevolmente, con la loro attività, ad allentare la presa delle truppe naziste. Non dobbiamo dimenticare che per la Resistenza sono caduti 86.000 giovani italiani. Oggi possiamo, con grande soddisfazione, constatare che tutti i sacrifìci, le privazioni, il sangue versato e le vite umane dei nostri giovani donate sui campi di battaglia, hanno avuto il loro premio, perché la nostra bella Italia è indivisibile, indipendente, democratica e ben inserita nel complesso Europeo. Mi piace ricordare alcune attestazioni fatte a fine conflitto: 1) Messaggio di Umberto di Savoia ai combattenti della guerra di Liberazione: "Allorché tutto sembrava perduto. Voi mostraste cosa possono l'amore per la Patria e la fede nel suo avvenire. E con il vostro eroismo avete arricchito l'epopea italica di nuove gesta.” 2) Messaggio del generale USA Mae Grey: "Tutti i volon- IL NASTRO AZZURRO tari hanno svolto i compiti loro affidati con coraggio ed abnegazione, si sono battuti sulle montagne dell'Abruzzo e nel settore Adriatico, ed hanno saputo dimostrare quali siano gli ideali e la tempra degli italiani." 3) Dalla lettera del generale W. Mare Giare: "Tengo a farvi sapere che noi americani siamo sempre riconoscenti per la parte che le truppe ed i partigiani italiani hanno avuto nel conseguimento della vittoria finale alleata in Italia." 4) Dal generale Alexander, comandante in capo delle Armate alleate in Italia: "Durante tutto lo scorso inverno avete combattuto valorosamente e ucciso molti tedeschi. Forse siete delusi perché non abbiamo avanzato più rapidamente, ma io, e coloro che sanno, ci rendiamo conto di come stupendamente voi avete combattuto, contro ostacoli quasi insuperabili in una guerra su montagne rocciose e scoscese, coperte di neve, ed in vallate interrotte da fiumi e dal fango, contro un nemico agguerrito. Vi siete guadagnati l'ammirazione del mondo e la gratitudine dei nostri alleati russi." Siccome un popolo rileva la propria identità nel mondo dal modo in cui si insegna la storia ai propri giovani, noi raccomandiamo ad essi ed alle future generazioni di non dimenticare mai gli eroismi, i sacrifìci fatti, la dedizione e l'amore dimostrato dai loro predecessori verso la nostra Patria e li invitiamo a seguire il loro esempio, operando con profitto e con amore per il suo benessere ed essere sempre più orgogliosi di essere Italiani. Ten. Col. Comm. Giovanni Corvino (Presidente della Federazione di Foggia) Giovanni Corvino, con il grado di sottotenente degli Alpini, ha partecipato alla campagna di Russia con la Divisione "Julia" Brig. "Val Cismon". È stato ferito in combattimento e Decorato di Medaglia di Bronzo al V.M. Dopo l’8 settembre , dal Nord è sceso al Sud e con il Btg. Alpini "Piemonte" ha partecipato alla Guerra di Liberazione ed è stato Decorato di altra Medaglia di Bronzo al V.M. 31 GIARABUB: UN’EPOPEA! al diario di un reduce d’Africa: “Sapevo che compito mio era: combattere, obbedire e forse morire.” Africa Settentrionale 1941: l’Esercito Italiano, sfondate le linee britanniche, penetra in Egitto. Questo attacco vittorioso suscita la reazione degli inglesi che sferrano una potente controffensiva che li porta alla conquista di tutta la Cirenaica. Le nostre unità si raggruppano nel deserto della Sirte, contrastando tenacemente l’avanzata nemica. Tra le tante battaglie sostenute in quella circostanza spicca la difesa del Forte di Giarabub, strenuamente difeso per 110 giorni dalle soverchianti forze nemiche, al canto di “Qui nessuno ritorna indietro, non si cede neppure un metro, se la morte non passerà”. Sono ormai fatti lontani, sconosciuti ai più, in particolare alle nuove generazioni che nulla conoscono del valore, dell’ardimento, dello spirito, che animava i giovani di allora. Esempi ai quali i giovani di oggi dovrebbero ispirarsi per avere un punto di riferimento, una fonte di virtù, di ideali ai quali attingere e ritrovare l’amor di Patria, l’orgoglio di essere italiani! Rivivono in questi ricordi coloro che, compiendo il proprio dovere di soldati, scrissero, con il loro eroismo e con il loro sangue, pagine di storia che si è trasformata in leggenda! Uomini disposti a tutto, che eroicamente difesero le posizioni con sprezzo del pericolo, con onore, dimostrando al mondo intero il valore del soldato italiano. È segno non di nobiltà d’animo ma di riprovevole ingratitudine, disconoscere e dimenticare oggi il loro sacrificio. Sacrificio sublime della vita offerta alla Patria da soldati che compirono in umiltà il loro dovere di italiani, al di fuori e al di sopra di ogni ideologia politica. Io da soldato, ricordo le vicende di quei soldati coraggiosi, che non volevano cedere. Le dune, il deserto, il sangue. Tale fu il loro eroismo da ispirare una canzone che ancora oggi cantiamo con rispetto e che ricorda l’onore, il senso del dovere, l’abnegazione dei nostri soldati in terra d’Africa. A più di mezzo secolo, dedico a quegli eroi, al loro comandante Castagna, a tutti i caduti sotto il cielo africano, questa dolce struggente melodia, che ricorda e si snoda come una preghiera. In ginocchio pellegrino, son le voci di Giarabub, segniamoci con la croce e sull’attenti e ascoltiamo in silenzio il sussurro degli eroi. D Roberto Stocchi Questo è un altro dei numerosi articoli che il tenente alpino R.O. Roberto Stocchi ha inviato in redazione e che ancora doveva essere pubblicato quando l’autore ha lasciato questa terra. Lo pubblichiamo postumo, come faremo ancora per gli altri pezzi da lui inviati. Rimaniamo vicini alla famiglia di Roberto nel ricordo del loro caro. LA CANZONE DI GIARABUB Inchiodata sul palmeto veglia immobile la luna. A cavallo della duna sta l’antico minareto. Squilli, macchine, bandiere, scoppi, sangue dimmi tu che succede cammelliere? È la saga di Giarabub! Ritornello: Colonnello non voglio pane; dammi piombo pel mio moschetto c’è la terra del mio sacchetto che per oggi mi basterà Colonnello, non voglio acqua; dammi il fuoco distruggitore; con il sangue di questo cuore la mia sete si spegnerà Colonnello, non voglio il cambio qui nessuno ritorna indietro non si cede neppure un metro se la morte non passerà. Spunta già l’erba novella dove il sangue scese a rivi. Quei fantasmi in sentinella sono morti o sono vivi? E chi parla a noi vicino? Cammelliere non sei tu? In ginocchio pellegrino son le voci di Giarabub Colonnello non voglio encomi sono morto per la mia terra ma la fine dell’Inghilterra incomincia da Giarabub! N.B. Da uno scritto con ricerca storica della Signora Mirella Bordin. LA RESISTENZA DI GIARABUB Nel corso della prima controffensiva inglese in Libia, nell’inverno 1940-41, Giarabub veniva circondata dagli avversari. Il presidio dell’oasi, al comando del Tenente Colonnello Castagna, era costituito da soldati italiani e da ascari eritrei, per un totale iniziale di circa 1.300 uomini che, ancora dopo oltre tre mesi, rifiutavano di arrendersi. Quasi in coincidenza con l’inizio della nuova offensiva italo-tedesca, il 17 marzo 1941 il generale Rommel faceva pervenire ai difensori un messaggio così formulato: “Invio i sensi della mia stima ed ammirazione agli eroici difensori dell’oasi di Giarabub. Continuate a lottare strenuamente, fra pochissime settimane saremo da voi”. Per quanto rapida, l’avanzata italo-tedesca non avrebbe comunque raggiunto in tempo l’oasi: l’ultimo attacco alle difese estreme sarebbe stato sferrato dagli inglesi il 20 marzo, le posizioni italiane sarebbero state praticamente distrutte e occupate il 21 marzo. Il tenente colonnello Castagna veniva gravemente ferito e ricoverato in un ospedale da campo britannico; divenuto in Italia a sua insaputa una figura leggendaria, Decorato al Valore, avrebbe trascorso in India gli anni della prigionia. Dopo oltre sei decenni, i resti delle modeste fortificazioni italiane e delle abitazioni in rovina dell’antica Giarabub sono abbandonati, una nuova cittadina è sorta accanto all’oasi. Verso nord, parallelamente al confine, rimane in buono stato il reticolato che dalla costa raggiungeva Giarabub, esteso per bloccare nei primi anni ’30 i rifornimenti ai ribelli Senussiti. Sull’intonaco di un muro residuo della casermetta dei Reali Carabinieri, fra i segni innumerevoli lasciati dai proiettili, si legge ancora la scritta: “Nei secoli fedele”. 32 IL NASTRO AZZURRO UN’INTERESSANTE ESERCITAZIONE IN PIENA GUERRA certamente sconosciuto a molti quanto è avvenuto, non ricordo bene se alla fine dell'anno 1942 oppure all'inizio del 1943, nell'italianissima Istria, purtroppo ora sotto la sovranità croata. Proveniente dall'Aeroporto di Augusta (Sicilia), il 18 aprile 1942 ero stato assegnato alla 149^ Squadriglia Ricognizione Marittima, dislocata presso l'idroscalo di Puntisella (Pola), poco lontana dall'Aeroporto terrestre di Alture. La zona, vicina al confine, pullulava di gruppi partigiani slavi, meglio conosciuti come "titini", dal nome del loro comandante, il Maresciallo Tito, i quali, sistematicamente, effettuavano sabotaggi ad installazioni militari italiane; per questi motivi il Comando Aeroporto aveva organizzato una difesa militare affidata a tutto il personale della Base Aerea. Tale servizio era denominato "anticampo". L'intervento avveniva su "Allarme", ogni plotone doveva raggiungere una determinata località e doveva presidiarla. Lo scopo era di prevenire sabotaggi alle installazioni ed ai velivoli ancorati alla fonda. Io, ero stato incaricato del comando di uno di questi plotoni. Periodicamente, per l'addestramento del personale partecipante, venivano effettuati falsi allarmi che, dopo poco tempo, venivano annullati. In quel periodo si stavano addestrando nella zona gruppi di Arditi sabotatori italiani che si sarebbero dovuti paracadutare in località nazionali occupate dal nemico. Per sondare la loro preparazione è stato ideato di impiegarli per attaccare le nostre installazioni Aeroportuali. Con questo intervento avrebbero collaudato le nostre difese e la loro preparazione. La prima operazione sarebbe stata effettuata contro l'Aeroporto terrestre di Alture. Il Comandante degli Arditi aveva fatto riunire il personale militare di tale Aeroporto per spiegare i criteri che sarebbero stati usati per il sabotaggio. In realtà quanto è avvenuto ha stupito tutti. Un numero imprecisato di arditi ha bloccato, sulla statale, fra la città di Pola e Alture, l'autobus che riportava in campo gli È ufficiali e sottufficiali che si erano recati in permesso serale in città: solo l'autista era armato. Fermare l'autobus, disarmare l'autista, intimare agli occupanti di scendere a terra, lasciando il cappotto ed il berretto sul sedile, è stato un gioco da bambini. Il resto è facilmente intuibile; gli arditi, dopo avere indossato gli indumenti trovati sui sedili, si sono seduti nei posti lasciati liberi, ordinando all'autista di proseguire verso l'Aeroporto, mentre coloro che erano scesi a terra venivano inquadrati e scortati verso il campo. All'ingresso, il militare addetto al controllo, ignaro di quanto era avvenuto, lasciava entrare l'automezzo senza sospetto. Non appena superato il cancello d'ingresso, fu facile catturare l'Ufficiale di picchetto e tutto il personale di servizio del corpo di guardia. Mentre il capitano degli arditi si recava nell'alloggio del Comandante della Base per comunicargli il felice esito della sua missione, gli altri arditi, sparsi dovunque, sanzionavano l'operazione di sabotaggio. Dopo qualche tempo è stato effettuato l'attacco su "Puntisella" ma questa volta i sabotatori non sono riusciti a penetrare in Aeroporto. La sentinella, a guardia di un settore del recinto aeroportuale, si accorgeva del tentativo di apertura di un varco nella rete e dava il segnale di all'erta. Le squadre anticampo, accorse rapidamente, catturavano tutti gli incursori, compresi coloro che stavano raggiungendo in barca i velivoli alla fonda. L'azione di sabotaggio era fallita! È evidente che in una finta guerra non si può fare uso delle armi. La cattura del sabotatore viene determinata dalla semplice sua scoperta. Finisce così il mio racconto di un evento interessante per il periodo nel quale si è svolto e che rasenta quasi l'incredibile. Antonio Di Girolamo (Presidente della Federazione di Cagliari) Il Cant Z. 501 “Gabbiano” IL NASTRO AZZURRO 33 NOTIZIE IN AZZURRO - NOTIZIE IN AZZURRO 215° ANNIVERSARIO DEL TRICOLORE REGGIO EMILIA Il Presidente del Consiglio, sen. Mario Monti, ha presenziato il 7 gennaio 2012 alla celebrazione del 215° Anniversario del Tricolore svoltasi a Reggio Emilia. Alla cerimonia ha partecipato il 7° Reggimento Aviazione dell'Esercito "Vega" di Rimini con il proprio stendardo, una compagnia di formazione interforze e il plotone in rappresentanza dell'Esercito Italiano. Nella foto, vengono resi gli Onori al Presidente Monti prima del passaggio in ressegna allo schieramento. Vengono resi gli Onori al Presidente del Consiglio L'ULTIMO PAESE NEL MONDO AD ESSERE COSTITUITO RENDE IL BANDO DELLE MINE DI TERRA IL SUO PRIMO IMPEGNO INTERNAZIONALE Ginevra, 11 novembre - La Repubblica del Sud Sudan è diventato il 158° Stato Parte del Trattato di Ottawa (messa al bando delle mine antiuomo), solo cinque mesi dopo la dichiarazione dell'indipendenza. Nel depositare il documento di accesso presso le Nazioni Unite a New York, il Sud Sudan ha fatto di questo trattato il suo primo accordo internazionale vincolante da quando è diventato una nazione indipendente nel luglio 2011. Alla fine del 2010, nel Sud Sudan sono state registrate almeno 4.283 vittime di mine e residuati bellici esplosivi, ma il numero reale potrebbe essere molto più alto a causa della mancata denuncia di molti casi. In quanto Stato parte del Trattato di Ottawa, il Sud Sudan deve distruggere tutte le sue scorte, sminare la terra contaminata e fornire assistenza ai sopravvissuti e alle comunità colpite da questa arma indiscriminata. GREEN BUILDING ECONOMY - 1° RAPPORTO DI KYOTO CLUB - 16 DICEMBRE, MILANO L'economia dell'efficienza energetica e le energie rinnovabili appaiono come i settori su cui iniziare a ricostruire una prospettiva di innovazione e sviluppo per l’economia italiana, è quanto sembra essere evidenziato dal Primo rapporto di Kyoto Club sulla green economy nei settori dell'edilizia e dell'energia avvenuto il 16 dicembre a Milano presso Assimpredil ANCE. Con il solo incentivo del recupero sull’IRPEF del "55%" di quanto speso, gli interventi di efficientamento sugli edifici esistenti hanno sviluppato un consistente volume di affari, creando nuovi posti di lavoro "green". Nel frattempo, il nostro Paese è diventato uno dei principali mercati mondiali per le tecnologie di produzione energetica da fonti rinnovabili. Una realtà composita ma di grande interesse, che per la prima volta viene ritratta in numeri e parole nel rapporto messo a punto dal “Gruppo di lavoro sull'efficienza energetica di Kyoto Club”. L'andamento del mercato e della produzione, i trend di sviluppo, le criticità normative e tecniche sono gli aspetti che emergono in questo inedito check-up del principale settore della green economy italiana. L'immagine che ne emerge va decisamente in controtendenza rispetto a quella più accreditata di un Paese fermo se non prossimo alla recessione. 70° ANNIVERSARIO DELL’IMPRESA DI LUIGI DURAND DE LA PENNE Il 19 dicembre u.s. è ricorso il 70° anniversario dell’impresa svoltasi nella notte del 19 dicembre 1941, quando il tenente di vascello Luigi Durand de La Penne comandava i tre mezzi d' assalto della decima flottiglia Mas che forzarono la rada di Alessandria, affondandovi le corazzate britanniche Valiant e Queen Elizabeth (31.000 tonnellate) e la petroliera Sagona, e danneggiando il cacciatorpediniere Jervis. CON BLU ORIGIN TURISMO SPAZIALE A COSTO ACCETTABILE Il progetto Blue Origin sembra essere la promessa per il turismo spaziale a basso costo: decollo ed atterraggio verticale, tre minuti di assenza di peso ad un'altezza di oltre 100 km dalla superficie terrestre, ed una sponsorizzazione NASA che apre molte porte. Il mezzo in questione si chiama New Shepard, finanziato in parte dalla NASA (3,7 milioni di dollari) e in parte anche da Jeff Bezos, fondatore di Amazon.com. L'intento della NASA, già confermato, è quello di utilizzare voli commerciali per lo spazio per portare in orbita i propri astronauti, soprattutto dopo che l’accordo con i russi per l’utilizzo della navetta Soyuz per raggiungere la Stazione Internazionale è in scadenza e si prevede che i prezzi poi aumenteranno, la NASA vuole assolutamente un'alternativa futura sulla quale contare. Il New Shepard consisterà in una capsula pressurizzata montata su un modulo propulsivo in grado di trasportare astronauti ed attrezzature scientifiche ad una quota di 120 km. Dopo due minuti e mezzo di accelerazione, il velivolo seguirà una traiettoria quasi verticale, per poi rientrare nella stessa maniera attraverso i razzi propulsivi, utilizzati per frenarne il rientro nell'atmosfera e l'atterraggio al suolo. E, in caso di anomalie, la capsula dell'equipaggio si può separare dal modulo propulsivo, rientrando individualmente frenata da un paracadute e rimanendo utilizzabile in futuro. 34 IL NASTRO AZZURRO AZZURRI CHE SI FANNO ONORE ome Presidente della Federazione Provinciale di Bergamo dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Combattenti Decorati al Valor Militare voglio ricordare la figura di Arbace Mazzoleni, nostro presidente Onorario, che per molti anni è stato socio e Presidente della Federazione di Bergamo. Da Lui mi fu richiesta la disponibilità a candidarmi come Suo successore alla Presidenza della Federazione. Accettai. Fui eletto ma volli che Egli accettasse la carica di Presidente Onorario oltre che di Consigliere. Arbace Mazzoleni, classe 1916. Ten. Col. dei Carabinieri (nel Ruolo d’Onore), combattè sul fronte dell’Africa Settentrionale, ove fu anche ferito e fu Decorato di Croce di Guerra al V.M.. Chiaro antifascista, socialista sin dalla gioventù, avvocato di grande professionalità e zelo, cultore della lingua latina e di Dante, amante delle Arti e particolarmente della Musica (fu per molti anni presidente della Società del Quartetto), esteta, fu Consigliere Comunale ed Assessore del Comune di Bergamo, gli fu conferita la Medaglia d’Oro, quale Cittadino Benemerito della Città dei Mille. Circa 35 anni or sono, quando vivevo e lavoravo a Brescia e a Darfo Boario, iniziai con Lui un rapporto professionale epistolare. Poi, trasferitomi a Bergamo, Lo conobbi personalmente e così nacque un’amicizia ed una stima reciproca interrotta soltanto dalla Sua dipartita. Al di là del lavoro, ci unì l’affinità culturale, la passione per il Latino, per la Storia con la lettera maiuscola e per le storie e le esperienze della vita che Egli raccontava, proponendo la discussione con signorile humor e iniziando invariabilmente con : “…Le parlo di circa ottanta anni fa…”. Fra i tanti episodi di vita vissuta in pace ed in guerra, ricordo quello che mi raccontò, da eccellente cacciatore quale era. C Nel 1942, in piena seconda Guerra Mondiale, era accasermato a Barce, in Africa Settentrionale e, talvolta, approfittando di qualche breve periodo di stasi delle operazioni militari, anche per variare il menù di caserma, andava a caccia di tortore sparando con il fucile ’91. Incredibile, ma centrava spesso i bersagli! Mi è caro rammentare un altro episodio significativo. Egli, sappiamo già, si trovava in Cirenaica col grado di Tenente dei Regi Carabinieri. Il compito vitale assegnato era di proteggere, sia dalle incursioni degli inglesi ed in particolare dei Commandos del LRDG, sia dai predoni arabi, le vie di comunicazione (i Trigh – piste - e la famosa Via Balbia) dell’Armata Italo Tedesca. Infatti lungo tale Via e tali piste il Comando Superiore delle Forze Armate dell’Africa Settentrionale con l’Intendenza organizzavano, utilizzando anche autocarri civili requisiti, il trasporto dei rifornimenti, soprattutto acqua, viveri, munizioni e carburanti, per la “prima linea” e per i reparti avanzanti in Marmarica verso l’Egitto. Lì, fra quei reparti, c’era a combattere anche mio Padre. Per questo, durante le conversazioni, le rievocazioni dei racconti e dei ricordi di guerra, ho spesso pensato di aver incontrato uno degli “Angeli Custodi” che proteggeva e garantiva la vita “in linea” di mio padre e dello schieramento delle sue truppe. Era, Arbace Mazzoleni, un personaggio di alta caratura morale ed intellettuale, un Uomo che ha lasciato memoria in chi lo ha conosciuto. Io lo ebbi sempre come amicale punto di riferimento e saggio consigliere. L’ “Azzurro” Arbace Mazzoleni vive e vivrà nel cuore di quanti ebbero la fortuna di conoscerLo. Perciò non mancherà all’appello: Mazzoleni Arbace? Presente! Bergamo, 23 gennaio 2012 Dott. Vito Mirabella (Presidente della Federazione di Bergamo) MAURO CONTÒ, nato il 18 settembre 1918 e deceduto l’11 febbraio 2002. Partito volontario in guerra il 10 giugno 1940 e rientrato il 10 gennaio 1944, fu aviere scelto motorista nel 132° Gruppo autonomo aerosiluranti comandato dal leggendario Capitano Carlo Emanuele Buscaglia, su velivoli SM79, detto dai marinai inglesi “ Il gobbo maledetto “ per la forma della torretta superiore dov’erano posizionate due mitragliatrici. I “Gobbi Maledetti”, per attaccare le navi britanniche con i siluri, dovevano volare a bassissima quota ed a breve distanza dagli obiettivi, esponendosi al temibile fuoco contraereo. L’aviere Mauro Contò era a bordo degli S79 che misero fuori uso gli incrociatori pesanti Kent, Liverpool e Glasgow e affondarono numerose navi mercantili. L'impresa più bella di Mauro Contò fu quella del 13 ottobre 1941, a bordo del velivolo del ten. Giulio Cesare Graziani, quando sganciarono il siluro contro la corazzata “Barham” volando più basso dell’albero della nave e, successivamente, si portarono all’attacco della “Queen Elizabeth” arrecandole numerosissimi danni. Per le numerose missioni sui “Gobbi Maledetti”, Mauro Contò fu insignito di cinque alti riconoscimenti: Croce al Valor Militare, azione del 9 luglio 1940; Medaglia di Bronzo al Valor Militare nel Cielo del Mediterraneo Orientale, il 13 ottobre 1941; Medaglia d’Argento al Valor Militare il 15 novembre 1941; Croce al Valor Militare il 14-15 giugno 1942; Medaglia di Bronzo al Valor Militare l’8 novembre-10 dicembre 1942. Al ritorno dalla guerra entrò a far parte del Corpo della Polizia Municipale di Bisceglie fino al 1978, anno della sua pensione da vigile urbano. Fu Presidente della Sezione di Bisceglie del “Nastro Azzurro" e, essendo un fervente cattolico praticante, fu Presidente dell’Associazione “Madonna dell’Altomare” presso la Parrocchia San Silvestro; fu nel 1990 uno dei fondatori della Cooperativa Sociale “Uno Tra Noi”, nata per incentivare le abilità espressive-cognitive, una maggiore socializzazione e la possibilità di vivere una vita più attiva e partecipe, dei ragazzi disabili ultrasedicenni; e nel 1998 tra i fondatori dell’associazione “Pegaso”, onlus formata da genitori di persone con disabilità che si erano proposti il progetto di una casa alloggio dove gli utenti disabili potessero vivere la sfera delle autonomie e relazioni in un contesto simile a quello famigliare. È stato uomo retto, coniuge esemplare, padre modello, nonno affettuoso. IL NASTRO AZZURRO 35 PARLIAMONE ANCORA Risponde il gen. Antonio Daniele, direttore responsabile de “Il Nastro Azzurro” Egr. Gen. Antonio Daniele, Sulla strada per villa Literno Direttore Responsabile del periodico "Il Nastro Azzurro", Ho visto spalliere di fiori bianchi Le invio una poesia con la e distese di fiori rosa. preghiera di pubblicarla, nel Erano mandorli, peschi e alti ciliegi; nostro periodico, se possibile e ed il loro colore si univa la ritiene utile. La poesia tratta all'azzurro profondo del cielo. dell'emigrazione e dell'integraEd ho visto case dirute zione ed è volta a porre in evitraboccare di umile gente denza le tematiche, che ancora non nostra, diversa: in fase iniziale affronta il nostro nere figure incerte, impacciate 3° Risorgimento: i diritti Civili di ma ostinate nella voglia di vivere. tutti i Cittadini del Mondo. 3° Ed il loro colore della pelle Risorgimento che ci vede impesi univa all'azzurro del cielo gnati in prima linea in tante parti allo stesso modo del mio. del Mondo e nella nostra stessa Italia per superare le difficoltà E mi sono domandato se non fosse che si frappongono alla "pace nel mondo", alla fame nel mondo, il mio colore della pelle al diritto allo studio e alla salute e alle tante altre problematia creare diversità. che che assillano milioni di uomini che ancora non possono Non ho risposte sicure. goderne e, affinché, possano vivere la vita a loro data nel pieno Siamo tutti colori dell'arcobaleno, rispetto e dignità. siamo tutti colori dell'iride Le accludo anche questa altra testimonianza perché indica che, nell'azzurro del cielo, si fondono la scelta operata da tanti Italiani di essere emigranti per cone formano una sola umanità! quistare lavoro, rispetto e dignità. Oggi, quel tempo per i giovani può sembrare lontano, e per noi, se la memoria storica non venisse meno, dovrebbe portare ad una maggiore benevolenza verso i migranti ed avere un atteggiamento di accoglienza verso coloro che credono di trovare lavoro e "stabilità" nel nostro Paese - antica culla di civiltà. Credo, Egr. Generale, che, nel ricordo dei nostri Eroi e degli innumerevoli eventi ed atti di sacrificio ed eroismo che costellano la nostra storia militare e civile bisognerebbe trasmettere tra i valori quelli della solidarietà ovvero dei "Diritti dell'uomo”. Grazie per quanto farà, cordiali saluti ed auguri di buon lavoro. Arch. Pasquale Campo (Federazione di Napoli) MI RECAVO ALLE EOLIE Un'immagine raccolta nel tempo della mia fanciullezza che riempiva il mio cuore di tristezza ma anche d'interesse, di curiosità per l'opportunità che veniva offerta ai miei amici di crearsi una vita lavorativa abbandonando la Terra natia. Mi recavo alle Eolie negli anni '50 e fra i tanti amici del luogo sapevo che alcuni, finalmente, avevano ricevuto l'atteso "visto" per poter espatriare e recarsi nelle Americhe o in Australia. Ricordo l'attesa! Aspettavano ogni giorno con ansia l'arrivo della nave e la distribuzione della posta, sperando che vi fosse l'attesa "lettera". Capitava che alcuni la ricevessero ed appena ricevuta preparavano la loro partenza non senza aver prima celebrato le nozze con la fidanzata che, da moglie, successivamente l'avrebbe raggiunto. Ho partecipato a diversi matrimoni ed a diverse partenze: non ho più rivisto i miei amici, forse fra tanti partenti ne ho rivisto uno o due dopo circa quaranta anni di lontananza, ma non è stato faticoso ricostruire l'antico tempo. Ricordo anche gli inviti che, per radio, venivano rivolti dalle autorità del momento alle donne invitandole a trasferirsi in Australia: «Venite in Australia dove troverete lavoro e marito». La tristezza ancora oggi mi prende nel ricordare quegli eventi. Una grande e forte commozione mi assalì, tanto 36 da lasciarmi senza parola e con una forte sensazione di soffocamento nel vedere la grande sala colma di emigranti (i volti stanchi e sofferenti degli adulti, il pianto dei bimbi e il luccichio dei loro occhi, le teste degli uomini coperte da "coppole" e quelle delle donne da fazzoletti) dove venivano accolti gli emigranti allo sbarco negli Stati Uniti: Ellis Island e le loro valigie di cartone, ed i bauli e gli attrezzi da lavoro, oggi ivi esposti, ed il "gabinetto medico per la visita d'idoneità". La stessa commozione e dolore che ho sofferto nel visitare i campi di sterminio in Germania: ricordare le innumerevoli vite perdute per la esaltazione o pazzia di un uomo. Ricordo i forni crematori e le baracche dove alloggiavano e l’interminabile fila di buchi, uno accanto all'altro, per accogliere i bisogni fisiologici di ciascuno. Certo le sopportazioni e le vessazioni subite sia dai primi sia dai secondi non erano dissimili tra loro ma per i primi vi era nei cuori la speranza di poter vivere da uomini liberi mentre per i secondi nei cuori vi era il dolore, la tristezza, il terrore, l'avvilimento morale, la consapevolezza e la razionalità dell'intelletto di poter capire il loro destino: non appena la forza fisica sarebbe venuta meno e, quindi, non più utili al lavoro, sarebbero state le vittime. IL NASTRO AZZURRO Gent.mo architetto Campo, innanzitutto la ringrazio per la testimonianza che ha inviato e che mi permette di esprimere il mio parere sull’immigrazione in Italia, fenomeno complesso e gestito proprio male, talmente male che ormai è persino difficile parlarne in termini non ideologici. Detto questo, entro subito nel merito del problema che ha rappresentato con tanta passione e attenzione. Sia la Sua lettera, sia la poesia, sia la testimonianza finale danno il quadro della complessità del fenomeno dell'emigrazione/immigrazione. Ho nominato entrambi i termini poiché sono le due facce della stessa medaglia. Oggi molti, tra cui anche Lei, ricordano che fino a pochi decenni fa anche l'Italia era una nazione che generava emigrazione. Però, credo che sia giusto sottolineare una differenza sostanziale che, peraltro, risulta evidente anche dalle testimonianze che Lei stesso ci ha offerto: la nostra emigrazione avveniva, e avviene tutt'ora sebbene in quantità minore, totalmente alla luce del sole, totalmente nel rispetto delle regole e delle leggi dei paesi verso i quali rivolgeva e rivolge la rotta delle proprie speranze. Invece, la maggioranza degli immigrati degli ultimi vent'anni è entrata in Italia in maniera clandestina o comunque non del tutto rispettosa delle regole vigenti in materia nel nostro paese. Ciò ha provocato, e provoca tutt'ora, un fenomeno di generalizzato fastidio, talvolta di ostilità nei loro confronti. Mi dispiace deluderla, ma io sono del parere che tale situazione tenderà ad inasprirsi e, purtroppo, causerà problemi sempre più rilevanti e gravi di convivenza tra gli italiani autoctoni e le comunità di immigrati. In tutto questo, sebbene un movimento d'opinione voglia far credere il contrario, il razzismo non c'entra niente! Gli italiani non sono razzisti, non lo sono mai stati. Perfino quando, nel 1938, per compiacere l'allora alleato tedesco, vennero promulgate le leggi razziali, esse furono applicate in Italia del tutto controvoglia e con tali e tante forme aperte ed occulte di elusione che, di fatto, permisero di evitare la massiccia persecuzione degli ebrei, già in atto in Germania, fino a dopo l'8 settembre del 1943, quando si cadde sotto il diretto controllo dell'ex alleato, ormai diventato "occupante" tedesco. Oggi la sistematica violazione delle norme d'accesso all'Italia provoca periodici sovraccarichi alle nostre strutture di accoglienza. Ma questo è solo la punta dell'iceberg. La moltitudine di disperati che giungono dall'Africa sui barconi o dall'est Europa nei doppi fondi dei TIR, sono tutte persone poverissime e soprattutto ignoranti. Infatti, esse ignorano le regole che permetterebbero loro di entrare in Italia in maniera legale e di trovarvi una sistemazione dignitosa senza passare attraverso l'umiliazione della clandestinità e dell'emarginazione, senza dover sottostare ai ricatti della criminalità organizzata e soprattutto senza dover trascorrere un periodo lungo, troppo lungo, sempre col timore di essere rimpatriati, perché clandestini, perdendo tutto ciò che hanno investito nel viaggio della speranza. Le genti delle Eolie, il "gabinetto medico" di Ellis Island, eccetera, potevano essere tristi per il significato di terribile distacco dalla madre Patria e dalle certezze che essa rappresentava per i nostri emigranti, ma era una via legale, certa e normale, per accedere ad una nuova vita in una nazione ospite. Il barcone clandestino, il doppio fondo di un TIR, non lo sono. Vorrei aggiungere una mia testimonianza a tutto questo: nel lontano 1960 un mio zio, fratello di mia madre, decise di partire per un periodo di lavoro in Germania. Presa la decisione, egli si rivolse al Consolato tedesco più vicino e, dopo un breve colloquio, tornò a casa col contratto già firmato per lavorare quattro anni in una grande azienda metalmeccanica di Colonia, il biglietto ferroviario per raggiungere tale città e l'indirizzo dell'albergo dove avrebbe alloggiato: non si trattava certamente di una reggia, ma era un alloggio dignitoso e pulito. Naturalmente, le spese di viaggio e di alloggio gli sarebbero state detratte dallo stipendio, ma lui partì in maniera del tutto regolare, non violò leggi tedesche sull'immigrazione, visse e lavorò alla luce del sole per quattro anni in Germania, fece anche una discreta carriera nell'azienda divenendo prima capo operaio, poi capo squadra e, quando allo scadere del contratto comunicò la sua intenzione di rientrare in Italia, i dirigenti tedeschi, che lo avevano molto apprezzato, tentarono di trattenerlo offrendogli aumenti di stipendio e miglioramenti di inquadramento che lui rifiutò: aveva ottenuto il suo scopo, quello di mettere da parte un gruzzolo sufficiente per costruirsi una nuova casa. Molti anni dopo, quando raggiunse l'età della pensione, si vide recapitare un piccolo aumento di "origine tedesca" per i quattro anni di contributi ivi versati. Non ho narrato la storia di mio zio per spiegare quanto egli fosse bravo, ma solo per illustrare come, già nel 1960, la Germania accogliesse lavoratori dall'estero (con lui lavoravano tanti altri italiani, turchi e portoghesi) mediante procedure legali e collaudate. La domanda che mi pongo, e che pongo a tutti i lettori, è questa: perché, ancora oggi, nell'anno 2012, l'Italia non è in grado di gestire il flusso migratorio in maniera legale e corretta, lasciandolo di fatto in mano alla criminalità organizzata ed affidandosi poi al cosiddetto "terzo settore" (Chiesa cattolica, volontariato, occhi chiusi da parte dei tutori dell'ordine, pietà della gente, ecc ...) per cercare di correggere le storture della situazione che si viene inevitabilmente a creare? Cosa c'è di dignitoso nel fare finta (si ... fare finta) che accogliamo a braccia aperte questi disperati, che arrivano con modalità clandestine, quindi illegali, e poi offriamo loro, nella migliore delle ipotesi, un posto da pulivetro ad un semaforo o da venditore di rose nei ristoranti, se non posti di prostituta, di spacciatore di droga o di manovale della criminalità stessa? Quale enorme sforzo lasciamo che compiano, del tutto da soli e senza alcuna assistenza, queste persone per crearsi una posizione onesta ed una dignità nella società italiana? Come sempre in Italia, i problemi non risolti dalle istituzioni vengono fatti ricadere sui cittadini i quali, se protestano (e lo fanno con ragione) vengono tacitati perché ... "razzisti". Se non protestano, per lo più perché ne percepiscono l’evidente inutilità, sono “bravi italiani che accolgono i poveri del mondo senza razzismo” (sic!). Ma il problema del “dopo” si ingigantisce sempre di più. Mi dispiace, non accetto questa situazione e neppure accetto lo stereotipo del “razzista”. Credo che tutti noi dobbiamo chiedere, anzi pretendere, che le nostre organizzazioni consolari all'estero facciano il loro mestiere e lo facciano bene. Se molti imprenditori affermano (ed è vero) che senza i lavoratori stranieri le loro aziende chiuderebbero, vuol dire che non c'era nessun bisogno che queste persone raggiungessero l'Italia clandestinamente. Potevano farlo benissimo per le vie legali. Se ciò non è avvenuto, significa che qualcuno non ha fatto il proprio dovere, ed è lì che dobbiamo rivolgere la nostra attenzione! Un'ultima parola sui lavoratori di Villa Literno: località della provincia di Caserta che fa parte di una delle tante zone del nostro mezzogiorno ad alto tasso di criminalità organizzata. La sua economia è per lo più agricola e i lavoratori africani, tutti inevitabilmente clandestini, vengono impiegati come braccianti agricoli, pagati una miseria e tenuti in alloggi neppure paragonabili alle vicine stalle delle bufale che producono il latte con cui si confezionano le famose mozzarelle: una prelibatezza gastronomica della stessa zona. Se i braccianti venissero assunti legalmente tramite i nostri consolati sparsi per tutta l'Africa, non potrebbero essere sottoposti alle dure leggi criminali. Quello che succede li, quindi, non è generico razzismo degli italiani, è specifica criminalità organizzata! Concludo con una chiosa al Suo appello al 3° Risorgimento: chiamiamolo come vogliamo, ma facciamo che sia un vero movimento popolare teso alla riscoperta della legalità diffusa a tutti i livelli. Non possiamo pretendere la legalità dal politico di grido, mentre ci accordiamo con l'artigiano sotto casa per farci fornire un lavoro senza ricevuta al fine di risparmiare l'IVA. Infine, La ringrazio ancora per la collaborazione continua e apprezzata che Lei offre a "Il Nastro Azzurro" a nome della Federazione di Napoli e anche Suo personale e la La invito a continuare come sempre. Con tanta cordialità IL NASTRO AZZURRO 37 CRONACHE DELLE FEDERAZIONI AREZZO La Federazione Provinciale di Arezzo ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 15 giugno 2011, presso il Carcere di Arezzo, il Presidente della Federazione, Cav. Stefano Mangiavacchi unitamente all’Assessore Provinciale Francesco Ruscelli ed alla Giunta Comunale di Arezzo guidata dal Vice Sindaco Stefano Gasperini, ha reso omaggio alla lapide che ricorda il sacrificio della MOVM Sante Tani ivi trucidato dai nazifascisti il 15 giugno 1944 dopo 17 giorni di sevizie; – il 16 luglio 2011, in occasione del 67° anniversario della Liberazione della Città di Arezzo, il Presidente della Federazione, unitamente alla Vice Presidente della Provincia, Mirella Ricci, ed al Vice Sindaco di Arezzo, Stefano Gasperini, ha reso omaggio al Cimitero Militare di Indicatore nel quale sono sepolti oltre 1200 soldati Inglesi Caduti per la nostra Liberazione durante il secondo conflitto mondiale; – il 24 luglio 2011, a Levane (AR) è stato celebrato il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia. La Federazione ha presenziato con il Medagliere Provinciale ed il Labaro della Sezione di Montevarchi alla celebrazione della Santa Messa in suffragio dei Caduti ed alla deposizione di una corona di alloro al monumento ai Caduti alla presenza dell’Assessore Arianna Righi del Comune di Montevarchi; – il 9 agosto 2011, la Federazione ha partecipato a Chitignano, nell’alto Casentino, alla “Festa del Tricolore” organizzata in omaggio alla nostra Bandiera Nazionale in occasione dei 150 anni dell’Unità d’Italia. La celebrazione è iniziata con l’Alzabandiera, eseguita da un reduce di guerra di 99 anni, ed è terminata, dopo i saluti delle Autorità, con una conferenza sulla storia del Tricolore. La Federazione era rappresentata dal Medagliere Provinciale e dall’Avv. Luigi Valentini, Decorato di MBVM. – Il 29 luglio 2011 ha assistito alla rappresentazione della compagnia teatrale "Euterpe" sul Risorgimento (replicata in seguito presso altre Sezioni). – decine e decine di Alberi del Tricolore (così i corbezzoli furono ribattezzati da Giovanni Pascoli per la loro peculiarità di avere contemporaneamente i tre colori della Bandiera Italiana: il verde delle foglie, il bianco dei fiori e il rosso dei frutti) sono stati piantati in tutte le scuole, con cerimonie singole ed in giorni diversi, alla presenza del corpo docente e delle scolaresche. Ogni albero è stato dedicato a un Eroe del Risorgimento o a un Caduto in guerrra di origine pugliese, preferibilmente Decorato al VM. BELLUNO Sez. Feltre Il 7 agosto, la Sezione ha partecipato a Cima Grappa all'annuale manifestazione in memoria di Ettore Viola, insieme all’Associazione Nazionale Bersaglieri. Il Labaro era portato dall’Alfiere Luciano Orti, scortato dal Presidente della Sezione ANB di Feltre Luigi Centa. Presente anche la vedova del Capitano Ettore Viola, fondatore del Nastro Azzurro. Cima Grappa (BL): Annuale manifestazione in onore di Ettore Viola BARI Una ricerca accurata fra varie offerte turistiche ha consentito ai soci di scegliere le migliori vacanze, a prezzi assolutamente competitivi, tra vari soggiorni in località rinomate e in alberghi di ottimo livello, di durata variabile fra 4 giorni e due settimane.A questi hanno partecipato mediamente 40-45 soci. Le mete sono state occasione non soltanto di relax e di riposo, ma soprattutto di turismo culturale e storico. BARI Sez. Barletta Il 9 luglio è stata effettuata una visita ai monumenti più insigni della nuova provincia BAT, da Castel del Monte (dove era allestita una mostra di De Chirico), ai castelli ed alle cattedrali di Barletta e Trani e infine al Museo Diocesano di quest'ultima città. BARI Sez. Bari La Sezione di Bari della medesima Federazione Provinciale ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: 38 BERGAMO Rinnovata la "missione" ad alta quota, da diversi anni svolta per iniziativa del Cav. Matteo Annoni, alla quale alcuni simpatizzanti volonterosi dedicano qualche giornata recandosi alla Malga Ciapèla, presso Rocca Pietore (BL). Da lì, in compagnia della guida Attilio Bressàn (già direttore del Museo Storico) salgono alla "Zona Sacra" della Marmolada ed onorano l'antico sacrificio dei nostri Caduti, con la Marmolada (BL): i “mis“mismanutenzione dei percorsionari” di Bergamo si di quell'area. Non mancano momenti di autentica amicizia e di riflessione storica, tra l’operoso lavoro e la gioiosa preghiera. BOLOGNA La Federazione Provinciale di Bologna ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: IL NASTRO AZZURRO – il 15 giugno 2011, con il Medagliere alla cerimonia dell'Alza Bandiera Solenne presso la caserma"Viali", sede del 121° Reggimento Artiglieria Contraerei "Ravenna", in occasione della Festa dell'Arma d'Artiglieria e del 93° anniversario della battaglia del Solstizio; – 25 giugno 2011: al Medagliere, che, scortato da un Ufficiale e portato dal socio Davide Nanni, ha partecipato alla celebrazione del 237° Anniversario della Fondazione della Guardia di Finanza in Piazza San Francesco, è stata concessa la “Resa dell’Attenti”. Oltre al Presidente Cav. Giorgio Bulgarelli erano presenti i consiglieri M.llo Magg. C.C. Alessandro Di Marco e Cav. Ugo Bulgarelli; – l’11 luglio, una delegazione della Federazione composta dal Presidente Giorgio Bulgarelli, dal Consigliere Alessandro Di Marco e dal socio Davide Nanni, a Palazzo Caprara, sede della Prefettura, ha consegnato all'Aw. Angelo Tranfaglia, Prefetto di Bologna, la tessera di Socio Benemerito unitamente ad un Attestato di Benemerenza che recita: "Dotato di alto senso di amor Patrio e assertore degli ideali che persegue il Nastro Azzurro assicura sempre la Sua piena disponibilità a sostegno della Federazione di Bologna". – – – – Bologna: Il Prefetto nominato Socio Benemerito con Attestato BRESCIA La Federazione Provinciale di Brescia ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – l’11 giugno 2011, su invito dell’Avv. Antonino D'Alessandria, Presidente del Circolo Culturale "La Discussione", ha presenziato col Labaro alla conferenza dal titolo: "Nassirya: i protagonisti raccontano". tenuta al Palazzo Todeschini di Desenzano del Garda (Bs), dal Ten. Col. Don Lionello Torosani, Cappellano Militare dei Carabinieri Regione Lombardia. È intervenuto anche il Consigliere Regionale della Lombardia, Mauro Parolini.Tra – – gli ospiti, il M.llo Aiutante SUPG, Dalmazio Orgiu MAVM e Medaglia d'Oro come vittima del terrorismo poiché, nel febbraio del I979, ebbe uno scontro a fuoco con dei terroristi, rimanendo gravemente ferito; 12 giugno 2011, terza tappa della mostra "Motus", allestita, questa volta, nei locali di "Palazzo Callas", a Sirmione, messi a disposizione dall'Amministrazione Comunale; il Vice Presidente della Federazione, Comm. Albertini, ha tenuto una conferenza sulla battaglia del 15 giugno I859, tra i Cacciatori delle Alpi di Garibaldi e la retroguardia delle truppe austriache del Gen. Urban, trattando anche la battaglia di S.Martino e Solferino, combattutasi dieci giorni dopo; 17 giugno 2011, cerimonia di inaugurazione del restauro della Torre di S.Martino della Battaglia (Bs): ha presenziato il Labaro della Sezione di Desenzano del Nastro Azzurro, portato dal S. Martino della Commissario incaricato, Battaglia (BS): Dott. Tobia Lazzari ed La Torre restaurata accompagnato dal Presidente della Federazione di Brescia. Tra le Autorità presenti, il Sottosegretario alla Difesa Cossiga, il Ministro per i Beni e le Attività Culturali Galan, il Presidente del Comitato dei Garanti per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia Amato, e quelle locali.Tutti insieme hanno scoperto una lapide a ricordo dell'avvenimento, visitando poi la Torre rimessa a nuovo; su invito del neo Presidente della Federazione di Cremona, nonché responsabile per la stessa Provincia delle Guardie d'Onore del Pantheon, Magg. C. Mantovani, il 24 giugno 2011 il Presidente della Federazione si é recato a Solferino (MN), per la cerimonia dell'Alzabandiera e la S. Messa in onore dei Caduti delle guerre d'Indipendenza; il 27 giugno 2011, in rappresentanza del Presidente di Assoarma di Brescia, Col. Vincenzo Scacco, il Presidente della Federazione ha partecipato all'incontro col Prefetto di Brescia per la definizione delle manifestazioni di chiusura del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia previste per il mese di ottobre 2011; il 3 luglio 2011, il Labaro della Federazione, con Alfiere il Sig. De Lucchi, ha partecipato, scortato dal Presidente, al 3° Raduno di "Assoarma" a Torino. Significativa la presenza del Gonfalone della città di Brescia, Decorato di M.O.V.M. per le 10 Giornate risorgimentali (I849), e di M.A.V.M. per la campagna di guerra 1940/45; Torino: la partecipazione di Assoarma Brescia al Raduno Nazionale Brescia: il M.llo SUPG Dalmazio Orgiu MAVM IL NASTRO AZZURRO 39 – ancora il 3 luglio, iI Vice presidente della Federazione, Comm. A. Albertini e l'Alfiere, con il Labaro della Sezione di Gardone Riviera (Bs), hanno partecipato alle cerimonie celebrative dell'85° di fondazione del Gruppo Alpini di Concesio S.Vigilio (Bs). Sindaco in testa, era presente tutta l'Amministrazione comunale della località che ha dato i natali a Papa Paolo VI. Dopo l'Alzabandiera, sfilata per le vie del paese, per raggiungere il monumento ai Caduti, dove é stata deposta una corona d'alloro. È seguita la S.Messa, nella Chiesa di S.Velgio. Presenti i vertici della Sezione ANA di Brescia, con il Presidente, Ten. Davide Forlani; – sempre il 3 luglio, il Vice Direttore del Museo del Nastro Azzurro di Salò, dott. Leonardo Malatesta, é stato invitato dalla Fondazione "Il Vittoriale degli Italiani”, di Gardone Riviera (Bs), all'inaugurazione delle nuove sale dell' ex "Museo della Guerra", che ora ha preso la denominazione di "D'Annunzio Eroe". Tra i pezzi della nuova esposizione, figurano due pugnali appartenuti al Vate; Salò (BS): Uno dei pugnali di Gabriele D’Annunzio – nell’ambito delle celebrazioni per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, su invito del Sindaco di Vallio Terme (BS) e della Fondazione Civiltà Bresciana, presieduta dallo storico mons. Antonio Fappani, la Federazione di Brescia, che ha dato il proprio patrocinio, ha partecipato alla presentazione del libro: "Lettere dal solaio: epistolario di nonna Maria (I867-I930)” di Luigi Agostini (cfr. recensione sul n.° 1-2012 - pag. 46). Presenti, oltre a numerose Autorità, il Comm. A. Albertini, Vice Presidente, il Prof. Angelo D'Acunto, accompagnato dal Labaro della Sezione di Gavardo; – il 27 agosto, la Fondazione Culturale "Savoy" ha organizzato, presso il Grand Hotel Savoy di Gardone Riviera (BS), una tavola rotonda dal titolo: "Il Risorgimento nelle provincie di Brescia e Belluno", moderata dal Vice Direttore della Fondazione Museo Storico del Nastro Azzurro di Salò, dott. Leonardo Malatesta. Relatori il Prof. Luciano Faverzani, dell'Ateneo di Brescia e Presidente del Comitato di Brescia dell'Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano ed il suo omologo di Belluno, Prof. Alberto Giacobbi. Presenti il Presidente della Federazione di Brescia e la Direttrice del Museo del Nastro Azzurro e Presidente della Sezione di Salò, dott.ssa Annamaria Salvo Le Paoli. BRESCIA Sez. Gardone La Sezione del "Nastro Azzurro" di Gardone ha affidato al Gruppo Alpini della cittadella armiera il suo storico Labaro decorato da 141 medaglie. Nella cerimonia, tenutasi 40 nella sede delle penne nere gardonesi, in Via Pascoli, il Presidente della Sezione, Alfonso Rinaldini (94 anni) accompagnato dal segretario Benedetto Palini (89 anni) ha consegnato il Labaro e le Decorazioni al Capogruppo degli alpini, Alceste Guerini. Si tratta di 3 Medaglie d'Oro, 48 Medaglie d'Argento, 53 Medaglie di Bronzo e 37 Croci al Valor Militare, che sono state collocate in una bella bacheca esposta proprio nella sala del Consiglio Direttivo. Grande, in particolare, la soddisfazione di Alfonso Rinaldini che ha così voluto lasciare, con questo gesto, alla memoria il ricordo e l'affetto della Valtrompia tutta "per i Caduti in guerra a difesa ed onore della Patria". CATANZARO Martedì 28 giugno 2011, alle ore 18,30, nel cortile della caserma “Laganà”, sede del Comando Regionale Calabria, è stato celebrato il 237° Anniversario della Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza. Alla presenza delle massime autorità civili e militari, il Comandante Regionale, Gen. D. Michele Calandro, ha illustrato l'incessante attività svolta a contrasto delle frodi economico finanziarie e della criminalità organizzata, per poi consegnare le ricompense ai finanzieri ed ai gruppi operativi particolarmente distintisi per "professionalità, spiccato senso del dovere e forte senso dei valori”. È seguita la sfilata aperta dal Labaro della locale Federazione Provinciale “Azzurri dei Due Mari”, scortato dal S.Tenente Eleonora Torrisi con alfiere il Segretario-Tesoriere avv. Antonio Palaja di Tocco. Oltre al Presidente, avv. Giuseppe Palaja, presenti anche il dott. Marcello Pellegrino e il Revisore dei conti dott. Elio Bonacci della G. di F. GORIZIA La Federazione Provinciale di Gorizia ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – ad un pellegrinaggio rituale organizzato dagli Artiglieri goriziani in data 28 agosto in Carnia, a Paularo, per onorare gli Eroi raccolti nel grembo di S. Gorizia: intitolazione Barbara alla quale, colà, è di una strada a stata eretta una cappella Ernesto Botto MOVM particolarmente impreziosita da una reliquia della Santa; – il 2 settembre 2011, all'aeroporto di Gorizia, all’intitolazione di una strada alla M.O.V.M. Ernesto Botto, eroico pilota del 4° Stormo. Presenti il sindaco di Grosseto Emilio Bonifazi ed il sindaco di Gorizia Ettore Romoli. Il Labaro era portato dall’Alfiere Mario Sanson. LA SPEZIA La Federazione Provinciale di La Spezia ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 10 giugno 2011 la Federazione di La Spezia ha rappresentato l’Istituto del Nastro Azzurro alla cerimonia nazionale ivi svoltasi in occasione della Festa della Marina Militare; IL NASTRO AZZURRO La Spezia: Il Labaro, accompagnato dal Presidente Pedrigi alla Festa della M.M. – il 30 giugno 2011, la Federazione di La Spezia dell’Istituto del Nastro Azzurro ha partecipato con il proprio Labaro alla Cerimonia del 237° Anniversario della Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza, che si é svolta nel suggestivo parco di Villa Marigola a Lerici (SP), alla presenza delle massime Autorità del territorio. Dopo la premiazione dei militari particolarmente distintisi nelle operazioni, é seguito uno spettacolare Gran Galà Pucciniano diretto dal maestro Massimo Morelu, nel quale si sono esibiti il tenore Nicola Simone Mugnaini e la soprano Barbara Uppi. Lerici (SP): Gran Galà Pucciniano per il 237° della GdF corteo dalla folla. Il sindaco, Arch. Rino Bellingheri, e il prefetto Francesco Alecci, nei rispettivi interventi, hanno evidenziato il valore storico del Monumento ai Caduti. Il Monumento è stato poi scoperto dal Sindaco con al suo fianco il reduce di guerra Biagio Di Dino. Le autorità hanno deposto una corona, mentre i ragazzi delle scuole elementari e medie di Caronia hanno deposto un fiore per ogni Caduto; – il 19 agosto 2011, presso la Caserma “Emilio Ainis”di Messina, sede del 24° Reggimento Artiglieria Terrestre “Peloritani”, Socio d’Onore, si è svolta la cerimonia del cambio del Comandante, tra l’uscente Col. a.(ter.) ISMMI Davide Di Bartolo e il subentrante Comandante, Col. a.(ter.) ISMMI Aldo Maria Vergano, alla presenza del Col. Antonio Alecci, Comandante del distaccamento della Brigata Meccanizzata “Aosta”, delle massime autorità civili e militari ed Associazioni d’Arma della provincia; – il 26 agosto 2011, presso la base navale MarisiciliaMessina, si è svolta la cerimonia del passaggio di consegne tra l’uscente C.V. (CP) Angelino Cianci, titolare dell’Autorità Marittima della Navigazione dello Stretto di Messina, e il subentrante Comandante, Cap. V. Antonino Samiani; il comandante uscente, nel suo saluto, ha fatto il bilancio del triennio, evidenziato i risultati ottenuti, sottolineando in particolare la maggiore sicurezza raggiunta nella navigazione dello Stretto. PADOVA La Federazione di Padova, nell'ambito delle celebrazioni del 150° Anniversario dell'Unità d'Italia, ha promosso e si è resa partecipe di vari eventi. In primis é stato pubblicato un opuscolo stampato in più di 100 copie dal titolo “Il Glorioso Risorgimento", che è stato distribuito ad Enti ed Associazioni d' Arma in occasione della cerimonia del 17 marzo 2011, partecipando inoltre a numerosi incontri con l'Università di Padova Decorata con Medaglia d'Oro al Valor Militare. Padova: incontro con l’Università MESSINA La Federazione provinciale di Messina ha comunicato la partecipazione alle seguenti cerimonie ed attività: – il 12 agosto 2011, presso il Comune di Caronia (ME) si è svolta l’inaugurazione del Monumento ai Caduti di tutte le guerre; la cerimonia, preceduta dalla celebrazione della S. Messa officiata dall’arciprete Don Antonio Cipriano, ha avuto luogo in piazza “Caronesi nel Mondo”, raggiunta in Caronia (ME): Inaugurazione del Monumento ai Caduti di tutte le guerre POTENZA Il 13 agosto 2011 la Federazione prende parte attiva all’iniziativa “I Vietresi per la Patria” , a Vietri di Potenza, con la quale si ricorda l’eroismo di tutti i vietresi che hanno combattuto con valore dal 1860 alla seconda guerra mondiale. Il Sindaco di Vietri, Giuseppe Pitta, ha conferito un’attestazione di benemerenza ai 25 reduci del secondo conflitto presenti. Il Commissario Galasso ha tenuto un discorso su “I Vietresi per la Patria”, ricordando il Valor Militare del gen. Camillo Boldoni (presente il pronipote venuto da Bologna) che fu il IL NASTRO AZZURRO 41 Capo Militare dell’Insurrezione Lucana nel 1860, Decorato con l’Ordine Militare di Savoia. Vietri di Potenza (PZ): Ricordato il gen. Boldoni ROMA La Federazione Provinciale di Roma ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 12 giugno 2011, il Segretario-Tesoriere Dott. Stefano Pighini, ha partecipato, su invito del Sindaco Giovanni Alemanno, alla cerimonia per l'apertura al pubblico del Parco dei Martiri di Forte Bravetta e alla cerimonia per il 67° anniversario della Liberazione di Roma durante la quale, per commemorare i molti resistenti romani fucilati durante l'occupazione tedesca, è stata deposta una corona di alloro. Presenti il Presidente del XVI Municipio e varie Autorita civili oltre alcuni Labari di Associazioni e molte Bandiere. Successivamente, ha avuto luogo la cerimonia di rievocazione delle Truppe Alleate in Via dei Fori Imperiali, con una parata storica di mezzi originali dell'epoca; Roma: Cerimonie di apertura del Parco dei Martiri di Forte Bravetta – il 22 giugno2011, nella piazza del Campidoglio è avvenuta la cerimonia di consegna della Medaglia d'Oro di Roma Capitale alla Bandiera del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana. Dopo i Onori al Reparto di formazione, il Sindaco di Roma, Giovanni Alemanno, alla presenza di numerose autorità, tra cui il Comandante del Corpo di Polizia di Roma Capitale, Angelo Giuliani e il Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana, avv. Francesco Rocca, ha consegnato all’Ispettore Nazionale del Corpo Militare, Magg. Gen. Gabriele Lupini, la Medaglia d'Oro e la pergamena con la seguente motivazione: "Sin dalla sua costituzione il Corpo Militare della Croce Rossa Italiana ha dimostrato esemplare perizia professionale, encomiabile impegno ed altissimo senso di solidarietà umana, prodigandosi in una costante e meritoria attività di soccorso alle popolazioni in ambito nazionale ed internazionale. Il prezioso contributo e i molteplici interventi effettuati con assoluta dedizione in collaborazione con il Corpo di Polizia di Roma Capitale hanno sempre corrisposto ai bisogni della cittadinanza di Roma, riscuotendo l'unanime riconoscenza". La Federazione Roma del Nastro Azzurro era rappresentata dall’Ing. Camillo Pariset, Presidente del Collegio Provinciale dei Sindaci; 42 – Il 5 luglio, in piazza del Roma: Medaglia Campidoglio, si é celed’Oro al Corpo brato il 145° Annuale Militare della C.R.I. della Fondazione del Corpo Militare e il 103° del Corpo delle Infermiere Volontarie della Croce Rossa Italiana. L'evento è stato celebrato per la prima volta insieme dai due Corpi, ausiliari delle Forze Armate, in occasione dei festeggiamenti per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Numerose le Autorità presenti, tra cui il Ministro della Difesa, On. Avv. Ignazio La Russa, il Ministro della Sanità, On. Prof. Ferruccio Fazio, il Ministro della Gioventù, On. Giorgia Meloni, l'On. Arturo Parisi, già Ministro della Difesa, il Sottosegretario di Stato alla Difesa, On. Guido Crosetto, il Capo di Stato Maggiore della Difesa, Gen. Biagio Abrate, e il Commissario Straordinario della Croce Rossa Italiana, Avv. Francesco Rocca, oltre ad altre autorità civili, militari e religiose. Per la Federazione di Roma era presente l’Ing. Camillo Pariset, Presidente del Collegio Provinciale dei Sindaci. Dopo lo schieramento dei reparti e gli onori resi alle Bandiere dei due Corpi ausiliari CRI, al Gonfalone di Roma Capitale ed ai Labari delle Associazioni Combattentische e d'Arma, sono seguiti gli interventi del Commissario Straordinario e del Ministro della Difesa. La cerimonia è proseguita con la consegna delle Onorificenze al Merito della Croce Rossa Italiana. Due Medaglie d'Oro sono state conferite rispettivamente al Generale di Corpo d'Armata Vincenzo Lops, socio di questa Federazione, ed al Generale di Brigata Francesco Orsini. Tre le Medaglie d'Argento: al Generale di Corpo d'Armata Aldo Cinelli ed ai marescialli del Corpo Militare Marco Ilarioni e Bruno Cavalli. Sono stati poi consegnati 11 Diplomi di Benemerenza con Medaglia di Prima Classe; – Nell’ambito delle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, l’Amministrazione Capitolina ha voluto rendere omaggio a Goffredo Mameli, il 6 luglio, anniversario della sua morte avvenuta per le ferite riportate nella battaglia del Vascello durante la difesa della Repubblica Romana del 1849, con la deposizione di una corona di alloro al Mausoleo Ossario Garibaldino sul Gianicolo, che raccoglie dal 1941 le spoglie dei Caduti di tale epopea risorgimentale ed è stato nell’occasione restaurato. Alla cerimonia di commemorazione hanno partecipato il generale Antonino Torre, Consigliere dell’Assemblea di Roma Capitale, la Dott.ssa Anna Maria Cerioni, Curatore storico dell’arte presso la Sovrintendenza capitolina, il Roma: Monumento ai Caduti della Repubblica Romana del 1849 sul Gianicolo IL NASTRO AZZURRO Dott. Aladino Lombardi, Segretario Generale ANFIM, il Prof. Massimo Scioscioli, Presidente delIa Sezione di Roma dell’Associazione Mazziniana Italiana, il Prof. Franco Tamassia, Direttore dell’Istituto Internazionale di studi “Giuseppe Garibaldi” e, in rappresentanza della Federazione Provinciale di Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro, la Consigliera, Dott.ssa Anna Maria Menotti, pronipote di Ciro Menotti, patriota del Risorgimento e dell’Italia unita con Roma Capitale; – l’8 luglio 2011, alcuni Soci della Federazione hanno partecipato alla Santa Messa celebrata in ricordo del defunto arcivescovo Arrigo Pintonello presso la Cappella dell’attuale Polo Universitario La Sapienza di Pomezia. La figura dello scomparso è stata commemorata in particolare da Mons. Pomezia (RM): Giacomino Feminò, nostro Socio simpatizCommemorazione zante; di mons. Pintonello – il 20 luglio 2011, nel porto di Civitavecchia, il Corpo delle Capitanerie di Porto Guardia Costiera ha festeggiato il 146° Anniversario della sua costituzione. Alla presenza di numerose Autorità civili e militari, tra cui il Sen. Altiero Matteoli, Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, il Capo di Stato Maggiore della Marina Militare e la Presidente della Regione Lazio, il Comandante Generale del Corpo, Amm. Isp. Capo Marco Brusco, ha ricordato “... come il Corpo delle Capitanerie di porto rappresenti una delle prime Istituzioni, se non addirittura la prima, voluta dal nuovo Stato unitario ...”. Successivamente sono stati consegnati riconoscimenti ai militari distintisi per atti di eroismo in mare. Tra questi, l’Encomio Solenne al Tenente di Vascello Antonio Morana, Comandante dell’Ufficio Circondariale Marittimo di Lampedusa, per “il raro esempio di abnegazione, elevatissimo senso dello Stato, del dovere e della responsabilità” dimostrate nelle complesse situazioni legate al fenomeno migratorio e la Medaglia di Bronzo al Merito Civile consegnata allo Stendardo delle Unità Navali della Guardia Costiera per il soccorso prestato ai turisti tuffatisi in mare per sfuggire all’incendio divampato a Peschici il 24 luglio 2007. La cerimonia è stata preceduta dalla presentazione, presso il Centro Storico e Culturale della Guardia Costiera, della mostra storica “Le Capitanerie di Porto nei 150 anni d’Italia...da sempre sul mare” e della mostra fotoCivitavecchia (RM): 146° Anniversario del Corpo delle capitanerie di Porto IL NASTRO AZZURRO grafica “Lampedusa: porta d’occidente”. Al termine delle celebrazioni, sono state consegnate alle Autorità panamensi due delle quattro Unità Navali previste dall’intesa sottoscritta nel giugno 2010 tra i governi dei due Paesi. Presente per la nostra Federazione l’Azzurro Ten. p. Comm. Raul Di Gennaro M.A.V.M.. La Federazione ringrazia per la collaborazione e la disponibilità ricevuta dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, che ha permesso la partecipazione alla cerimonia del Labaro provinciale; – il 25 luglio 2011, alcuni Soci della Federazione hanno partecipato, su invito del Comune di Olevano Romano (RM), alla celebrazione per il 150° Anniversario dell’Unità d’Italia che l’Amministrazione ha organizzato in collaborazione con le locali Associazione Centro Studi Musicali e Associazione Protezione Civile e con il Comando Artiglieria Contraerei di Sabaudia. Presenti numerose Autorità civili, militari e religiose e rappresentanti di Associazioni Combattentistiche e d’Arma. La cerimonia dell’Alzabandiera e gli onori militari al Monumento ai Caduti sono stati preceduti dalla parata della Banda Musicale. Ha chiuso la celebrazione il concerto per banda “Note d’Estate 150”; Olevano Romano (RM): 150° Anniversario dell’Unità d’Italia – il 17 agosto 2011, su invito del Comitato pro Loco di Pretare, frazione a 1000 metri del Comune di Arquata del Tronto (AP), il Presidente della Federazione di Roma e Consigliere Nazionale dell’Istituto del Nastro Azzurro, Dott. Comm. Antonio Valeri, ha partecipato alla commemorazione dei Caduti di tutte le guerre, leggendo la “Preghiera del Decorato” nel Pretare (AP): corso della Santa Commemorazione dei Messa officiata dal Caduti di tutte le guerre Parroco, Don. F. Armandi, nella Chiesa di San Rocco. Poi, un corteo ha raggiunto il Monumento dei Caduti, dove il Presidente della Comunanza Agraria di Pretare, Sig. R. Ciccolini, ha deposto una corona di alloro ed il Sindaco di Arquata del Tronto, Dott. Domenico Pala, ha chiuso la cerimonia con un discorso; – Il 27 agosto 2011, alcuni Soci della Federazione hanno partecipato, su invito del Sindaco di Saracinesco (RM) Marco Orsola, alla Cerimonia dei Caduti del Comune; 43 – il Labaro ha partecipato alla cerimonia a Percile il 3 settembre, affidato per l'occasione ad un alfiere dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia. celebrata dal parroco di Trecenta Don Ferdinando Salvan nella chiesa parrocchiale di San Giorgio, la festa è proseguita con un corteo che si è diretto al Monumento ai Caduti che, dopo l'Alzandiera, è stato benedetto. Alla cerimonia hanno presenziato le Autorità civili cittadine, le Associazioni d'Arma e un folto pubblico; Tercenta (RO): Festa dei Carristi Percile (RM): Cerimonia rievocativa ROMA Sez. Sabina Romana Domenica 19 giugno, a Mentana si sono ricordate le gesta dell’allora “Guardia doganale” che combatté al fianco di Garibaldi per Roma Capitale d’Italia. Vasto ed articolato il protocollo della manifestazione, curato dall’Assessorato alla cultura mentanese in collaborazione con la presidenza del Museo storico e dell’A.N.V.R.G. (Ass. Naz.Volontari e Reduci Garibaldini); numerosa la partecipazione delle Forze dell’Ordine, delle Associazioni Civili e d’Arma e dei pittoreschi gruppi garibaldini dell’ARTA e del gruppo “Marisa” in uniforme d’epoca. Tra gli altri, il Sindaco di Mentana Altiero Lodi, il suo Vice Maurizio Ciccolini ed il Vice Sindaco di Fonte Nuova; notevole presenza di alti ufficiali in uniforme; la Sezione della Sabina Romana della Federazione di Roma dell’Istituto del Nastro Azzurro fra Decorati al Valor Militare, il Rotary Club Monterotondo-Mentana, l’Unione Salvo D’Acquisto, l’ANSI, l’ANC, la Legione e la Guardia d’Onore Garibaldina. Perfetto padrone di casa il prof. Francesco Guidotti, Direttore dell’Ara Museale che, in accordo con il Primo Cittadino, ha scoperto ed affisso a perenne memoria una targa a ricordo delle gesta eroiche dei gloriosi finanzieri immolatisi nel 1861 per l’Unità d’Italia. A seguire, la solenne deposizione di una corona di alloro ai piedi dell’Ara Monumentale da parte del Rotary Club MonterotondoMentana. A rendere gli offici, il Picchetto d’Onore con trombettiere della Guardia di Finanza. Essenziali e sentiti gli interventi dei relatori. Mentana (RM): Festa delle Guardie Doganali ROVIGO La Federazione Provinciale di Rovigo ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – il 19 giugno 2011, la Federazione, con il Presidente Graziano Maron e il suo Alfiere con il Labaro, ha partecipato per il settimo anno consecutivo, a Trecenta (RO), alla festa dei Carristi. Iniziata con la Santa Messa 44 – il 30 luglio 2011, si è svolta a Porto Viro (RO), nella naturale pineta di “San Giusto” dai Salesiani, la Festa di San Cristoforo, Patrono degli Autieri di Nassiriya. Alla cerimonia, consistita in una Santa Messa in pineta, hanno partecipato tutte le autorità locali e le Associazioni Combattentistiche e d’Arma, nonché la Federazione di Rovigo con il suo Presidente Graziano Maron, l’Alfiere ed il Labaro. Porto Viro (RO): Festa di San Cristoforo SONDRIO La Federazione Provinciale di Sondrio ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – ha organizzato nei giorni 10 - 12 giugno 2011 la competizione di tiro internazionale ISISC 2011 (cfr. n.° 1/2011 pagg. 20 e 21); – nei giorni 19 e 20 giugno ha partecipato, unitamente alla Federazione di Bergamo, alla visita al Museo Storico delle Truppe Alpine di Trento, organizzata dalla Società Storica per la Guerra Bianca. Nell’occasione, ha consegnato il volume “Appunti di Storia del Risorgimento”, edito dalla Federazione, al Presidente del Museo, Gen. Bassett M.B.V.M.. Inoltre, il Segretario dott. Federico Vido, su richiesta del Socio Col. Med. Riccardo Morlini, ha tenuto una conferenza sulla Guerra Bianca agli Allievi della Scuola Militare Theuliè di Milano, presenti ad Edolo per il Campo Estivo in montagna; – ha presenziato con il Labaro, portato dall’Alfiere Arrigo Mattiussi, Consigliere, alle esequie del 1° Av. IL NASTRO AZZURRO Mario Corbellini M.B.V.M., e di Pio Songini, entrambi Consiglieri della Federazione; – ha organizzato, presso il forte Venini di Oga di Valdisotto (SO), nell’ambito del progetto annuale “1848-1918: 70 anni di lotte per l’Unità d’Italia”, la mostra storica “Le tigri dell’Adamello” con le immagini scattate dal Cap. Ing. Aldo Varenna M.B.V.M. sul fronte dell’Adamello; – ha presenziato, con il Presidente, il Vicepresidente, il Segretario e la Socia Maristella Ravelli alla commemorazione del Capitano Arnaldo Berni M.B.V.M. alla memoria, tenutasi al Passo del Gavia il 21 agosto 2011; – ha organizzato, il 27 agosto 2011, unitamente a diverse Associazioni Svizzere, la seconda edizione della competizione di Tiro Militare Internazionale “Trofeo dell’Amicizia”. TORINO La Federazione Provinciale di Torino ci ha comunicato la partecipazione ai seguenti eventi e cerimonie: – l’11 giugno, il Labaro della Federazione Provinciale di Torino dell’Istituto del Nastro Azzurro, scortato dal Commissario straordinario Cav. Franco Provero e dal Sindaco Giovanna Cresta, ha sfilato nell’ambito del 19° Raduno Nazionale dell’Associazione Arma Aeronautica e del 17° Raduno Nazionale dell’Associazione Nazionale Aviazione Esercito. Il sorvolo, durante la sfilata, delle Frecce Tricolori, i discorsi delle Autorità e la lettura dei messaggi augurali del Capo dello Stato e del Ministro della Difesa, hanno fatto da contraltare alle fanfare, alle Bandiere di guerra, alle compagnie in armi, ai gonfaloni della Città di Torino M.O.V.M., della Provincia e della Regione, ai Medaglieri nazionali; – ll 19 giugno 2011, la Federazione, rappresentata dal Cav. Franco Provero, Commissario straordinario, e dal Sindaco Giovanna Cresta, col Labaro portato da un Alfiere, ha partecipato al 59° Raduno dell’Associazione Nazionale Bersaglieri, svoltosi a Torino. Nell’occasione, è stato presentato il nuovo basco nero che sostituisce il fez color cremisi. Per le cerimonie rimane in uso il tradizionale cappello piumato. Si è calcolato che abbiano partecipato al Raduno circa novantamila persone, tra bersaglieri e familiari, trentamila in corteo per oltre tre ore e mezzo e migliaia di spettatori sempre molto sensibili al passaggio delle fanfare con i cappelli piumati e al passo di corsa. Molta curiosità hanno suscitato le “divise storiche” del Corpo e alcuni mezzi di antiquariato: biciclette restaurate e qualche motocicletta tra cui, molto ammirata, una Moto Guzzi Alce; – il 26 giugno 2011, si è svolto il 21° Raduno Nazionale dei Carabinieri. Quasi cinque ore di sfilata con 1800 sezioni partecipanti, in rappresentanza di 19 regioni e anche di delegazioni giunte dall’estero. Almeno centomila persone hanno applaudito la grande sfilata dell’Arma, nata a Torino nel 1814. A chiusura, i mezzi storici, tra cui due auto Giulietta e lo squadrone del 4° Reggimento Carabinieri a cavallo, che ha reso omaggio al Medagliere dell’Arma e al Generale Leonardo Gallitelli, Comandante Generale. Numerose le autorità intervenute, tra cui: il Presidente della Regione Roberto Cota, il Sindaco di Torino Piero Fassino, il Presidente della Provincia Antonio Saitta, il Sottosegretario alle Infrastrutture Bartolomeo Giachino e il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Carlo Giovanardi, carabiniere in congedo, che ha sfilato con la Sezione di Modena e con altri politici del Piemonte, che per l’occasione hanno indossato la bustina da carabiniere in con- IL NASTRO AZZURRO gedo. Presente anche un Alfiere con il Labaro della Federazione accompagnato dal Commissario straordinario Cav. Franco Provero e dal Sindaco Giovanna Cresta; – il 29 giugno 2011, nella Caserma “Emanuele Filiberto di Savoia Duca d’Aosta” di Torino è stato celebrato il 237° Anniversario della Fondazione del Corpo della Guardia di Finanza alla presenza delle più alte cariche militari, civili e religiose della Regione. La Federazione è stata rappresentata dal Commissario straordinario Cav. Franco Provero e dal Sindaco Giovanna Cresta. Il Labaro ha sfilato in posizione preminente con l’Alfiere; – il 3 luglio 2011 il Raduno Assoarma, ha chiuso la serie di sfilate militari a Torino per il 150° Anniversario dell'Unità d'Italia. Il raduno, coordinato egregiamente dal Gen. di C.A. Franco Cravarezza, ha interessato le principali vie del centro cittadino, con schieramento, rassegna, onori, messaggi e allocuzioni nella piazza San Carlo. Un magistrale lancio di paracadutisti è stato il clou della manifestazione. I soci della Federazione, con il loro Commissario Straordinario Cav. Franco Provero, si sono stretti attorno al loro Labaro sfilando alla testa dei radunisti (34 Associazioni diverse), prestando anche servizio di Alfiere e Scorta al Labaro Nazionale, con il Presidente Nazionale Carlo Maria Magnani. TRIESTE Il 10 giugno 2011 si è celebrata a Trieste la Festa della Marina Militare. La cerimonia si è svolta presso la sede della Capitaneria di Porto alla presenza delle massime autorità locali. La sfilata delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma era preceduta dal Labaro della Federazione del Nastro Azzurro accompagnato dal suo Presidente dott. Giuseppe Vuxani. Trieste: Festa della Marina Militare VENEZIA Il 10 giugno 2011, alla presenza di Autorità Militari e Civili, il Labaro della Federazione ha presenziato e sfilato alla Festa della Marina Militare. Durante la Cerimonia, l'Amm. Roberto Frassetto ha donato alla Marina Militare la sua sciabola e la sua Medaglia d'Oro al Valor Militare, ricevuta per l'azione avvenuta a Malta nel 1941, perché siano di esempio per chi crede in un ideale e all'amor di Patria fino all’estremo sacrificio. Per questa fulgida operazione furono assegnate 8 Medaglie d'Oro, di cui 7 alla memoria, 14 Medaglie d'Argento, 6 Medaglie di Bronzo. I cimeli sono stati presi in consegna da un Allievo del l° corso dell'Accademia della Marina Militare di Livorno. 45 RECENSIONI MANUALE D’INTELLIGENCE di Antonella Colonna Vilasi - Città del Sole Edizioni - ISBN 978-88-7351-470-1 pagg. 145 - Euro 14,00 Considerata un’esperta di servizi segreti, storica, giurista, internazionalista e criminologa, l’autrice svolge attività di docenza in vari atenei italiani ed è un’affermata saggista. Tra i suoi molteplici campi d’indagine particolare importanza riveste il tema dell’intelligence, cui ha dedicato, prima autrice europea, una trilogia. Ma ecco, in sintesi, il contenuto del Volume. Oltre alla prefazione del giornalista Stefano Folli, che elogia l’approccio oggettivo della scrittrice alla materia, l’Introduzione è affidata all’ammiraglio Pierre Lacoste (già direttore della Dgse francese), che insiste sull’importanza delle iniziative volte ad informare il cittadino sull’argomento. In coda possiamo leggere un’intervista ad Alfredo Mantici (già capo del Dipartimento di analisi del Sisde), esperto di terrorismo. Strutturato in due capitoli, il volume soddisfa appieno l’obiettivo dell’autrice di avvicinare alla materia trattata, spesso confinata ai circoli di esperti, un pubblico vasto. L’opera accosta due percorsi espositivi principali: la trattazione degli elementi fondanti, ovvero la storia dell’intelligence e la descrizione dettagliata dei suoi processi di funzionamento, e la presentazione delle nuove sfide che si affacciano sul panorama geopolitico internazionale. I servizi d’intelligence sono in conclusione chiamati a rinnovarsi nell’ottica di un espletamento ancor più capillare delle proprie funzioni in vista della sicurezza degli stati nazionali nel quadro globale attuale. ROMA RICORDA I SUOI LIBERATORI di Harry Shindler - Librati Editore - Pagg. 290 - ISBN 9-788887691573 - 15,00 Euro Il libro di Shindler è una pubblicazione singolare. In primo luogo perché è la storia di un piccolo monumento molto recente, anche se riallacciato alle drammatiche vicende della prima metà dello scorso secolo e agli altri ideali per i quali tanta gioventù d'Europa e d'oltreoceano perdette la vita. In secondo luogo perché è scritto da un militare inglese, che in quelle vicende visse i suoi sei anni di servizio in guerra e che è tornato a vivere in Italia dopo aver partecipato alla seconda guerra mondiale in Nord Africa, dallo sbarco di Anzio del 21-22 gennaio 1944, sino allo sfondamento della linea gotica del 46 Marzo-Aprile 1945. In terzo luogo perché è scritto con una spontaneità, e talora ingenuità, che si addicono più al linguaggio parlato che a quello scritto, pur essendo frutto di grande comprensione della causa per cui si è vissuti, di consapevolezza, di non dissipata preoccupazione per il futuro. Leggendo questo libro ci si rende conto che il suo autore non è il solito "turista" che, dopo un breve soggiorno in un paese pretende di trascriverne usi e costumi, ma si tratta di un ex militare britannico che ha servito in questo paese durante la seconda guerra mondiale, da Napoli a Trieste, e nel quale ha vissuto da civile negli ultimi venticinque anni. E quindi ne testimonia profondo affetto per l'Italia e la sua gente. Forse non è comune scrivere un libro sulla storia di un monumento, ma questo è speciale. Infatti, Roma possiede molti monumenti dedicati a coloro che l'hanno fatta grande. Questo monumento è dedicato a coloro che l'hanno resa libera. 23. UN ECCIDIO A BOLZANO di Carla Giacomozzi Archivio Storico città di Bolzano - pagg.154 - Illustrato a colori - ISBN 88-901870-6-9 - Può essere richiesto direttamente all’Archivio Storico di Bolzano www.comune.bolzano.it La storia di Bolzano nel Novecento rappresenta per la città un'eredità molto difficile, come del resto testimoniano i fatti di sangue trattati in questo volume. Quando, il 12 settembre 1944, ventitrè prigionieri del Lager di Bolzano furono uccisi dalla Gestapo nella zona delle caserme di Aslago-Oltrisarco, le forze dell' Asse si stavano ormai ritirando da tutti i fronti della Seconda guerra mondiale, la Germania e il Giappone erano prossimi all'annientamento e il governo fantoccio fascista dell'Italia settentrionale stava crollando. Un dispotismo sull' orlo del collasso moltiplica il proprio potenziale di distruzione quanto più è messo alle strette e la Storia è prodiga di esempi di questo tipo: l'uccisione di milioni di persone nei Lager del Terzo Reich raggiunge proprio in questa fase il suo tragico culmine. Anche la Repubblica di Salò, ultimo esercizio di potere da parte di Mussolini per 'grazia' di Hitler, condannò a morte quanti più oppositori possibile, in un'inaudita orgia di potere. Non è un caso del resto che molti di coloro che vennero uccisi dalle guardie repubblichine erano stati trasferiti dalle prigioni tedesche. Bolzano, la città delle due dittature: il fascismo e il nazismo si sono qui incontrati in una sorta di unione del male che ha lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue che si è tentato spesso di negare ma che risulta invece ben evidente. Il lavoro di studio e ricerca di Carla Giacomozzi, presentato in questo volume, permette ora di fare chiarezza su quanto realmente avvenuto a Bolzano il 12 settembre del 1944, restituendo così alle vittime dell'eccidio la possibilità di un pubblico ricordo. IL NASTRO AZZURRO AZZURRI NELL’AZZURRO DEI CIELI FED. AREZZO: Azzurro Portilio NATALIZI BOLDI (M.B.V.M.); Sig.ra Lina ROTESI vedova dell'Azzurro Vincenzo FAULI (C.G.V.M.); S. Capo M.M. Nicola VONA (C.G.V.M.). FED. BRESCIA: Sig. Paolo BRACCHI; Ing. Giulio FERRARI; Sig.ra Domenica Carmelina GUARINELLI ANGOSCINI; Sig. Mario MAFFEZZONI; Sig. Luigi Ernesto MORA; Sig.ra Maria PANCHERI, vedova dell’Azzurro Giovanni MAFESSONI; Sig. Giovanni PEDRAZZI. FED. ROMA: Tenente di Artiglieria Dott. Eugenio DE FALCO (M.A.V.M.); Conte Dott. Ing. Goffredo MANFREDI (M.A.V.M.); Azzurro Stefano MANGIAVACCHI (M.A.V.M.); Capitano di Vascello (T.O.) Ing. Cav. Giuseppe PRESTI (2 M.A.V.M. - M.B.V.M. - Avanz.M.G. - E.S.); Prof.ssa Gabriella RATTU, vedova dell’Azzurro Mario ACQUAVIVA (M.B.V.M. ‘sul campo’); Sig.ra Livia BASTIANI, vedova dell’Azzurro Angelo Sante BASTIANI (M.O.V.M. - 5 M.A.V.M. - C.G.V. M. - Prom. M.G. - Amm. Carr. Cont. M.G.). FED. BRINDISI: M.llo 1° cl. A.M. Carmelo CASTELLANO. FED. SIENA: Azzurro Giorgio BELLI (M.B.V.M.); Sig.ra Mara LILLI, figlia del Capitano Egisto Lilli (M.O.V.M. ‘alla memoria’). FED. CAMPOBASSO: Bersagliere Nicandro SARACINO. FED. TREVISO: Azzurro Giordano PRAVISANI (M.B.V.M.). FED. CUNEO – Sezione Borgo San Dalmazzo: Sig. Italo PELLEGRINO, già Commissario della Sezione; Sezione Saluzzo: N.H. Giuseppe SICCARDI. FED. VARESE: Sig.ra Graziosa DAL BOSCO BOSARO. FED. FIRENZE: Sig.ra Elvira RUGIADI. Alle famiglie colpite da queste dolorose perdite giungano le espressioni del più vivo cordoglio della Presidenza Nazionale e di tutti gli Azzurri. FED. RIMINI: Sig. Francesco CONTENTO. POTENZIAMENTO GIORNALE Su segnalazione delle Federazioni interessate pubblichiamo i seguenti “ERRATA CORRIGE” N.° 6-2011 pag. 40 - Fed. Grosseto: “... Presidente Giovanni SCLANO ...” e non SALERNO “... Ten. Vasc. CP Giorgio CAPOZZELLA ...” N. 1-2012 pag. 24 - Fed. Brescia: APERTURA: “Mercoledì dalle 15,00 alle 17,00 su appuntamento” pag. 26 - Fed. Torino: APERTURA: “Lunedì e Giovedì dalle 15,00 alle 17,00” IL NASTRO AZZURRO 47 1) 2) 3) 4) 5) 6 7) 8) 9) Distintivi con decorazione e Dame Patronesse Distintivi dorati: piccoli, medi e grandi Portachiavi smaltato Orologio Crest grande Labaretto Emblema Araldico Cartolina, cartoncino doppio e busta Fermacarte in onice 10) 11) 12) 13) 14) 15) 16) 17) Posacenere Attestato di Benemerenza Cravatta: disponibile in polyestere e seta Foulards in seta Mug Fermacarte peltro Copricapo a bustina Quadro con emblema araldico del Nastro Azzurro Tutta l’oggettistica è in vendita presso le Federazioni che, in caso di carenza di materiale, possono richiederla alla Presidenza Nazionale dell’Istituto. Le spese di spedizione saranno a carico delle Federazioni ed aggiunte al costo del materiale.