l`esperienzadegli spazi a misura di bambino

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l`esperienzadegli spazi a misura di bambino
L’ESPERIENZA DEGLI
SPAZI A MISURA DI BAMBINO
IN EMILIA ROMAGNA
1
Redazione testi:
Luisa Nannini
con la collaborazione
del Team Emergenza
Hanno collaborato alla
ideazione delle attività e
al lavoro di documentazione:
Elisa Magnolo
Lorenzo Bartolomei
Giuseppina Nazzaro
Michela Maxia
Gloria Vitaioli
Valeria Gambino
Simone Barbiero
Erika Russo
Martina Quaglia
Katia Pedrazzoli
Luana Borellini
Foto di copertina:
Save the Children
Grafica:
Enrico Calcagno
Stampa:
Artigrafiche Agostini
Pubblicato da:
Save the Children Italia Onlus
Via Volturno 58 - 00185 Roma
Giugno 2014
Save the Children Italia Onlus
Via Volturno 58 - 00185 Roma
tel +39 06 480 70 01
fax +39 06 480 70 039
[email protected]
www.savethechildren.it
Indice
INTRODUZIONE
I bambini e le emergenze
2
PARTE PRIMA
Gli Spazi a Misura di Bambino
5
PARTE SECONDA
Attività e laboratori realizzati
negli Spazi a Misura di Bambino
23
CONCLUSIONI
51
Introduzione
I BAMBINI E LE EMERGENZE
S
ave the Children Italia è una delle più grandi organizzazioni
indipendenti che dal 1919, lavora per migliorare concretamente
la vita dei bambini e delle bambine in Italia e nel mondo.
Nelle situazioni di emergenza, causate da catastrofi naturali o
dall'uomo, i minori sono tra le vittime più vulnerabili. Per questo
Save the Children Italia interviene in questi contesti, realizzando
interventi educativi che consentono l'elaborazione di quanto accaduto
e promuovendo il coinvolgimento di bambini ed adolescenti nella
ricostruzione.
Save the Children Italia dal 2009 ha risposto all’emergenza in Abruzzo
e in Emilia Romagna, allestendo gli “Spazi a Misura di Bambino”:
luoghi sicuri nei quali i bambini e i ragazzi, mediante attività
educative, ricreative e di sostegno psicosociale, potessero sentirsi
accolti e protetti. Save the Children Italia, in seguito all’intervento
aquilano, ha promosso la costituzione di un gruppo di lavoro di
professionisti che ha elaborato gli “Orientamenti per la protezione
dei bambini e degli adolescenti nelle emergenze in Italia” e che a
livello nazionale conduce attività di advocacy affinché la protezione
dei bambini sia riconosciuta all’interno delle risposte alle emergenze.
Save the Children Italia ha favorito inoltre la costituzione di un
gruppo di organizzazioni partner per gli interventi di risposta
all’emergenza (Network Emergenze).
Dal mese di dicembre 2012, con la firma di un protocollo d'intesa
con il Dipartimento di Protezione Civile (DPC), Save the Children ha
iniziato a intervenire direttamente nelle zone colpite da eventi
emergenziali, contribuendo in larga scala a diffondere e garantire una
cultura di protezione dell'infanzia e dell'adolescenza in contesti di
emergenza.
La tipologia di attività offerte viene misurata in relazione ad
un’attenta analisi del contesto locale e una rilevazione delle necessità
e dei bisogni dei possibili beneficiari coinvolti.
Agire tempestivamente in una situazione di emergenza è complesso e
la risposta deve essere immediata ed efficace. Un’adeguata risposta
all’emergenza richiede un’attenta analisi del contesto locale in cui ci
si trova ad agire ed una programmazione delle attività che tenga in
considerazione numerosi parametri, quali differenze di genere,
eventuali disabilità, diversità etnico-culturali, possibili differenze
linguistiche, difficoltà personali, abitudini e standard di vita
precedenti all’evento, garantendo specifica attenzione ai gruppi più
vulnerabili o a rischio di marginalità. Intervenire in contesti
emergenziali significa inoltre, per Save the Children, garantire i più
alti standard di tutela e protezione dei bambini, delle bambine e degli
2
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Save the Children lavora
aderendo ad una specifica Policy
di Tutela di bambine, bambini e
adolescenti, a un Codice di
Condotta e una Procedura
Generale per rispondere a
maltrattamenti o abusi su minori,
vincolanti per tutto il personale,
i rappresentanti o Partner
dell’organizzazione. Sono quindi
previste specifiche Linee Guida
di applicazione ai contesti
emergenziali.
1
In particolare, la didattica per
progetti, l’apprendimento come
processo comunitario e le
diverse tecniche utilizzate in
ambiti di educazione formale ed
informale per favorire la
partecipazione di bambini e
adolescenti.
2
adolescenti da qualsiasi forma di maltrattamento e abuso 1, in un
frangente di estrema insicurezza e incertezza come quello
emergenziale. Save the Children garantisce il controllo e il
monitoraggio di tutti gli interventi, del personale e dei Partner attivi
sul territorio che operano a diretto contatto con i minori.
A partire dalle prime violente scosse del terremoto che il 20 maggio
2012 ha colpito l’Emilia Romagna costringendo quasi 3.500 persone a
vivere in 22 campi di accoglienza, Save the Children ha supportato
direttamente oltre 400 minori nei 4 Spazi a Misura di Bambino,
realizzati nelle tendopoli di Finale Emilia, Novi di Modena, Concordia
sulla Secchia e San Possidonio. Questo tipo di intervento, solidamente
sperimentato a livello internazionale, non solo garantisce protezione
ma aiuta i minori vittime di un trauma a ritrovare
quell’importantissimo senso di normalità che è fondamentale per
poter ricominciare a vivere.
Questo documento è frutto dell’esperienza di Save the Children Italia
durante la risposta all’emergenza dovuta al terremoto in Emilia
Romagna; in particolare descrive la metodologia e le attività
sviluppate all’interno degli Spazi a Misura di Bambino, ed è destinato
sia a operatori che educatori con limitata esperienza nella
pianificazione di Spazi a Misura di Bambino, sia al personale con
maggiore esperienza che vorrebbe migliorare la propria comprensione
e accrescere le proprie competenze attraverso nuovi strumenti e
risorse. La prima parte di questo documento evidenzia concetti e
indicazioni chiave per sviluppare attività educative e psicosociali in
situazioni di emergenza; in particolare tratta gli effetti che le
emergenze possono avere sui bambini e sugli adolescenti, le loro
necessità specifiche e descrive l’intervento realizzato negli Spazi a
Misura di Bambino. La seconda parte è costituita da 20 schede
tecniche che forniscono ‘esempi pratici’ per la realizzazione di
percorsi e attività educative e psicosociali in situazioni di emergenza
nazionale. Questo documento non intende riportare esaustivamente il
lavoro svolto negli Spazi o in situazioni di emergenza nazionale;
intende piuttosto illustrare, attraverso degli esempi pratici, gli elementi
chiave dell’approccio di Save the Children e i metodi per la
realizzazione efficace di programmi educativi da adottare negli Spazi
a Misura di Bambino in situazioni di emergenza.
Lo scopo è quello di fornire un contributo agli operatori che in
emergenza realizzano attività con i bambini e gli adolescenti. Tali
attività non devono essere intese come meramente ricreative o di
intrattenimento; esse mirano a ricreare condizioni di ‘normalità’ e
occasioni nelle quali bambini e ragazzi possano sperimentare nuove
forme di socialità e di aggregazione, trovare supporto psicosociale,
riattivare o riscoprire le proprie competenze e abilità, apprendere,
condividere e partecipare.
Le attività presentate sono il frutto di una metodologia condivisa e
imperniata sul rispetto dei principi fondamentali contenuti nella
Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC),
sull’esperienza e la conoscenza della cultura e delle abitudini locali e
della condivisione costante con i ragazzi e i bambini che hanno
frequentatogli Spazi a Misura di Bambino, oltre che con i genitori e la
comunità.
Le attività ed i laboratori proposti sono quelli effettivamente realizzati
nei campi del modenese; prendono spunto dalla pedagogia dei diritti2
e sono centrati sulle specificità legate al contesto emergenziale e
locale.
3
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
Parte PrIma
GLI SPAZI A MISURA
DI BAMBINO
PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
FOTO: EMILIANO CELLI
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6
I bambInI e le emergenze:
dIrIttI e prIncIpI in action!
Eventi come un terremoto hanno effetti sulla vita della comunità, anche al di
là dei danni fisici. I ritmi di vita sono alterati, le giornate sono scandite da
avvenimenti spesso imprevedibili, le prospettive economiche e lavorative
sono incerte e vengono a mancare punti di riferimento importanti, come la
propria casa, la piazza, la scuola, i luoghi di ritrovo. I bambini e gli
adolescenti sono particolarmente vulnerabili quando si verifica
un’emergenza. Oltre a doversi confrontare con lo shock dell’evento in sé,
infatti, si trovano a dover fare i conti con le conseguenze: abbandonare le
proprie abitazioni, rinunciare alle proprie abitudini quotidiane e alla propria
privacy per condividere gli spazi con estranei e vivere al di fuori dei propri
contesti abituali, aver in alcuni casi difficoltà a raggiungere gli amici e a
proseguire l’attività scolastica.
Come affrontano i bambini questa situazione difficile? I bambini hanno una
grande capacità di affrontare gli eventi, anche quelli potenzialmente
traumatici, e di reagire in maniera positiva alle difficoltà che la situazione di
emergenza inevitabilmente comporta, affrontando, a volte meglio degli adulti,
una situazione inattesa e problematica, adattandosi al nuovo stato delle cose.
È però fondamentale che i bambini e gli adolescenti non vengano isolati dal
loro contesto: gli spazi del campo di accoglienza possono essere valorizzati
strutturando dei divertenti laboratori conoscitivi ed esplorativi che fanno
perno sulla naturale curiosità, spirito di adattamento e approccio giocoso che
così spesso bambini e adolescenti mostrano rispetto al loro ambiente
circostante e alle novità che sopraggiungono nella quotidianità.
Allo stesso tempo, è importante, però, conoscere e considerare con
attenzione le loro necessità specifiche, per aiutarli a superare quanto
accaduto e fare in modo che possano guardare al futuro con serenità.
Il terremoto suscita nei bambini emozioni di paura, insicurezza, sconforto e
rabbia. È normale per i bambini e i ragazzi mostrare dei cambiamenti nel
comportamento e nell’umore dopo un tale evento.
I bambini e i ragazzi vittime di una catastrofe naturale sono spaventati, sia
per quello che hanno vissuto personalmente, sia per il timore e l’incertezza
che percepiscono negli adulti di riferimento.
In tutte le fasi di un’emergenza, i bambini devono essere coinvolti come
soggetti attivi dell’attuazione dei loro diritti allo sviluppo (istruzione, gioco,
tempo libero, partecipazione) e del loro diritto a vivere in contesti adatti a
favorirli. La nostra esperienza internazionale ci insegna che solo attraverso la
valorizzazione e l’attuazione del diritto di partecipazione si riesce realmente a
favorire la piena espressione delle competenze dei bambini e dei ragazzi,
rendendoli protagonisti attivi della loro vita, anche nell’affrontare situazioni
difficili o tragiche legate alle catastrofi naturali o ad altre tipologie di
emergenza.
I bambini devono poter riprendere al più presto le loro abitudini quotidiane
in contesti protetti. La possibilità di partecipare in modo continuativo ad
attività regolari e strutturate restituisce loro un “senso di sicurezza”. Questo
costituisce un fattore di protezione importante per il loro benessere
psicologico, così fragile in simili situazioni. La routine e l’interazione sociale
con altri bambini contribuiscono alla continuità dell’apprendimento e dello
sviluppo.
Qui di seguito riportiamo alcuni suggerimenti, indicazioni e buone prassi che
trasferiscono i principi e i diritti alla base della metodologia e dell’approccio
di Save the Children da un piano puramente teorico a uno pratico, in modo
che questi possano servire come orientamento e guida per il lavoro degli
educatori che operano sul campo, anche o soprattutto in contesti
emergenziali.
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
le metodologIe
e l’approccIo
Save the chIldren
Quando si verifica un’emergenza,
Save the Children interviene
immediatamente trasferendo in
loco i propri operatori esperti, sia
attivando delle collaborazioni con
operatori locali (che spesso,
proprio a causa dell’emergenza
hanno dovuto interrompere le
consuete attività lavorative).
per condividere l’approccio, gli
obiettivi e le metodologie con gli
educatori ed operatori individuati
tra professionisti che già operano
in loco, Save the Children ha
2
messo in atto quattro principali
strategie:
1) la condivisione di materiali di
riferimento
2) una formazione continua sul
campo di tutte le equipe
effettuata dal Coordinatore
educativo
3) un momento formativo per
tutto lo staff, locale e non,
coinvolto nel progetto per
approfondire sia le tematiche
sulla protezione dei bambini da
qualunque forma di abuso che
quelle più prettamente
educative
4) una formazione ad hoc sul
campo, allo scopo di fornire
loro gli strumenti conoscitivi
per interpretare i segnali di
vulnerabilità post-traumatica
nei bambini.
Queste attività hanno lo scopo,
da un lato, di trasmettere
l’esperienza acquisita da Save the
Children nel corso di precedenti
interventi di emergenza; dall’altro
di rendere coerente e concorde
la base di informazioni, in modo
che queste siano condivise da
tutto lo staff, a prescindere da
fattori quali il numero o la data di
apertura degli Spazi a Misura di
Bambino.
glI SpazI a mISura dI bambIno
Nel maggio-giugno 2012, Save the Children ha allestito quattro Spazi
all’interno di altrettante tendopoli nella provincia di Modena, con
l’obiettivo di offrire supporto a bambini, bambine e adolescenti durante
l’emergenza, garantendo loro uno spazio fisico nel quale essere accolti,
coinvolti e tutelati nei loro diritti, come sancito dalla Convenzione ONU
sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC).
Seguendo il protocollo adottato da Save the Children International per il
lavoro in contesti di emergenza, lo staff ha da subito individuato una serie
di attività psicosociali, ludiche ed educative da proporre ai bambini e ai
ragazzi ospiti delle tendopoli.
GlI SpAzI A MISurA
dI BAMBIno dI SAve
the ChIldren
Gli Spazi a Misura di Bambino
che Save the Children ha
introdotto come metodologia di
intervento durante le calamità
naturali sono aree protette dove
i bambini possono sperimentare
forme cooperative di
socializzazione, ricostruire
relazioni affettive tra di loro e
con gli adulti, raccontare e
rielaborare la propria esperienza
in un luogo sicuro, in un
momento in cui molte certezze
sembrano essersi sgretolate. le
attività realizzate negli Spazi,
inoltre, portano un beneficio
diretto anche ai genitori, che
possono lasciare i bambini in un
luogo sicuro e iniziare a
ricostruire le proprie vite.
Save the Children ritiene, sulla
base della propria esperienza,
che uno Spazio a Misura di
Bambino sia in grado di offrire a
bambini e adolescenti un
supporto tempestivo, stabile,
continuativo, professionale e
specializzato in contesti
d’emergenza, spesso
caratterizzati dalla
frammentazione degli interventi,
dalla discontinuità dei servizi e
dal celere avvicendamento degli
operatori. lo Spazio consente ai
bambini di trascorrere del
tempo in un luogo protetto
insieme ai coetanei, e li
protegge, per quanto possibile,
dall’esposizione a eventi
angoscianti e fattori di stress
(immagini del disastro in
televisione, ansie e
conversazione degli adulti e
genitori sul disastro, etc.).
Consente di identificare
rapidamente le difficoltà dei
bambini e garantire loro un
adeguato supporto a casa o
all’interno della comunità.
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PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
Come già accennato in precedenza, la tempestività dell’intervento è
fondamentale: essere presenti all’interno di una tendopoli con uno Spazio
per fornire un supporto nel momento di maggiore spaesamento, significa
divenire da subito un punto di riferimento importante per bambini e
adolescenti e le loro famiglie. Al contempo, l’intervento deve essere in grado
di rispondere ai concreti ed immediati bisogni dei destinatari.
È fondamentale tener conto che per quanto non tutti i bambini possano
manifestare patologie post-traumatiche, essi vivono un ampio spettro di
reazioni nelle diverse fasi dell’emergenza che possono essere mitigate da
una risposta e un supporto adeguati. Molti studi indicano che il supporto
sociale può avere un ruolo fondamentale nella prevenzione dei sintomi
post-traumatici anche nei bambini. Quando si interviene in un’emergenza, è
importante dare risposta alle curiosità dei bambini e degli adolescenti, anche
se non direttamente riconducibili alla specifica esperienza traumatica.
In seguito agli interventi realizzati a L’Aquila e in Emilia Romagna, Save the
Children ha potuto definire meglio la funzionalità e le specificità dello spazio
destinato all’infanzia e delle attività realizzate al suo interno in contesti di
emergenza.
L’esperienza di risposta alle emergenze nazionali ha mostrato che
flessibilità, supervisione e un buon coordinamento delle attività
consentono a uno Spazio a Misura di Bambino di adattarsi e modificarsi con
successo nelle diverse fasi dell’emergenza, coerentemente con i bisogni e le
necessità individuate.
Lo Spazio a Misura di Bambino non può costituire un’isola a sé; anzi, può
contribuire a ricreare le reti di supporto sociale, venute meno con il
terremoto e con la creazione di più tendopoli. Lo Spazio diviene un luogo
d’incontro, aggregazione, socializzazione e dunque un punto di
riferimento e di ritrovo molto importante.
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L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
lAvorAre Sul CAMpo
per quanto concerne l’allestimento
degli Spazi a Misura di Bambino è
fondamentale, per tutti gli
operatori coinvolti, avere una
visione d’insieme del luogo in cui si
andrà ad operare. Questo significa
essere a conoscenza e
comprendere alla perfezione le
modalità operative dell’ente
ospitante, contestualizzare
all’interno dell’area concessa le
modalità operative di Save the
Children Italia per costruire
un’armonia fra le due
organizzazioni in modo da avviare
una collaborazione sinergica. È
importante inoltre sviluppare la
capacità di sostenere un
adattamento costante durante
tutte le fasi dell’intervento
emergenziale. Sul lungo periodo
infatti si possono verificare
variazioni strutturali e
metodologiche che modificano il
contesto in cui si sta lavorando.tale
capacità sarà necessaria in tutti i
momenti della giornata, lavorativa e
non. l’impegno in un progetto di
risposta su medio lungo periodo
prevede la permanenza stabile
nelle aree colpite dall’evento
emergenziale; ciò determina spesso
condizioni di convivenza forzata,
3
condivisione di spazi vitali e dei
momenti al di fuori dell’orario
lavorativo. È opportuno quindi
tenere conto delle proprie
necessità, individuare e preservare
momenti e spazi per se stessi,
sempre nel rispetto del gruppo
che rappresenta, ed è a tutti gli
effetti, il primo supporto a
disposizione dell’
educatore/operatore. Questo
significa fare parte di un team
capace di supportare le condizioni
di stress degli operatori durante
tutte le fasi di progetto: mai
dimenticarsi di se stessi, mai
eccedere nella volontà di
intervenire, ma considerarsi
sempre in un’ottica “normale” pur
lavorando in condizioni
straordinarie. È essenziale riflettere
attentamente sulle proprie
condizioni psicofisiche e segnalare
qualsiasi dubbio, disagio, problema,
o esigenza al proprio coordinatore
al fine di poter discutere i problemi
e trovare soluzioni adeguate per
qualsiasi tipo di necessità. Il
percorso prevede inoltre degli
incontri periodici, momenti di
scambio, discussione e confronto,
per monitorare costantemente la
propria condizione psico-fisica e
quella di tutto il gruppo, un
incontro di elaborazione finale (de-
briefing) nel quale poter discutere
a distanza di tempo (almeno un
mese dalla chiusura del progetto)
con uno psicologo esterno
specializzato, i dubbi, le perplessità
e le criticità rilevate durante
l’emergenza. Save the Children si
avvale di operatori specializzati in
grado di attivarsi immediatamente
in caso di emergenza, di operare
direttamente sul campo con breve
preavviso e di trasmettere le
conoscenze e competenze
acquisite a colleghi meno esperti.
l’attività educativa all’interno degli
Spazi a Misura di Bambino è
coordinata e supervisionata da un
Coordinatore educativo, educatore
esperto di Save the Children con
esperienza in progetti di risposta
alle emergenze, che realizza una
formazione sul campo di tutte le
equipe. Il coordinatore educativo,
nel corso di riunioni settimanali
con le equipe di ciascuno Spazio,
(composta sia da educatori esperti
Save the Children che da
operatori locali), provvede a
definire la programmazione
settimanale e condivide punti di
vista, criticità, elementi di forza e
suggerimenti operativi, in un
processo di costante monitoraggio
e valutazione delle attività.
l’Intervento educatIvo
e pSIcoSocIale neglI SpazI
a mISura dI bambIno
Anche se altri obiettivi possono essere rilevanti in base ai bisogni e ai
limiti posti dal contesto e dalla situazione rilevata sul campo, i due
obiettivi più comuni degli Spazi a Misura di Bambino si riassumono in:
1) offrire ai bambini opportunità di crescere/svilupparsi,
imparare/apprendere, giocare e costruire/rafforzare la resilienza dopo
un’emergenza o una crisi, o durante un’emergenza prolungata e 2)
Identificare e trovare modalità di risposta a situazioni che costituiscono
una minaccia specifica per tutti bambini e/o gruppi specifici – come
coloro con particolari vulnerabilità – dopo l’emergenza/crisi o durante
un’emergenza protratta.
Mentre sul piano educativo, gli Spazi mirano dunque a contribuire alla
continuità dell’apprendimento e dello sviluppo, sul piano psicosociale essi
mirano innanzitutto a rafforzare la resilienza di bambini e adolescenti, cioè
la loro capacità di ripresa, di guarire in seguito ad un’avversità e ritornare
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PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
a svolgere le consuete attività quotidiane, anche in un ambiente spesso
imprevedibile e mutevole, come può essere quello di un’emergenza. La
capacità di resilienza delle persone può variare nel tempo e in base alle
circostanze. Le relazioni sono alla base dello sviluppo sociale e
psicologico dei bambini e assumono particolare importanza nella loro
resilienza. Se è vero che i bambini reagiscono in maniera diversa alle
emergenze e tutti i bambini sono diversi, una serie di caratteristiche sono
state associate a una maggiore capacità di ripresa dei bambini. Inoltre, la
resilienza include caratteristiche protettive esistenti nel bambino (alcune
apprese, alcune parte della struttura personale) e fattori protettivi
ambientali.
Tra i fattori che rafforzano la resilienza rientrano: un forte attaccamento e
l’interazione con adulti o pari che si prendono cura di loro; un impegno
regolare in attività di gioco e l‘interesse attivo in hobby e attività; il trovare
nei genitori un modello per affrontare le difficoltà e comportasi in modo
appropriato; le routine prevedibili e il senso di struttura; l’accesso a
opportunità di gioco ed educative o di apprendimento; una disciplina
positiva e coerente e la presenza di familiari e amici di supporto e reti di
sostegno della comunità . In questo senso, gli Spazi sono in grado di
contribuire a fornire o rafforzare questi fattori protettivi sia ambientali che
individuali.
Gli Spazi a Misura di Bambino possono inoltre consolidare la
capacità delle famiglie di prendersi cura dei bambini, aiutando
genitori e altri adulti di riferimento a comprendere come parlare
ai bambini delle recenti esperienze, dei loro attuali timori e delle
loro speranze per il futuro.
Attraverso il coinvolgimento della famiglia, gli Spazi possono
contribuire a costruire o a ricostruire un senso di comunità.
Durante l’emergenza in Emilia Save the Children ha pubblicato una
“Guida pratica per i genitori: come essere vicini ai vostri figli
durante e dopo un’emergenza”per fornire informazioni su alcune
reazioni tipiche che i genitori potrebbero notare nei figli a seconda
della loro età, e le modalità con le quali possono sostenerli. La Guida si
è rivelata un utile strumento a disposizione degli adulti che dovevano
interagire con i bambini o ragazzi: non è sempre facile per i genitori
rispondere alle domande dei loro figli e, in particolare, farlo con
sincerità, accettando e rispettando le loro emozioni.
Gli Spazi mirano inoltre a offrire a bambini e adolescenti la
possibilità di raccontare e/o rielaborare la propria esperienza in
un luogo e con modalità sicure, offrendo quindi un sostegno
psicosociale appropriato e recettivo, da non confondersi con un
intervento clinico o psicologico più strutturato, che tiene conto
delle differenze individuali nelle reazioni dei bambini e
adolescenti ad un evento emergenziale e potenzialmente
traumatico come un terremoto.
Questo anche perché Save the Children vuole sostenere gli adulti
nell’essere vicini a e prendersi cura dei loro figli durante un’emergenza
e riconosce che i bambini, durante un’emergenza, hanno, prima di
tutto, bisogno di adulti che si prendano cura di loro all’interno di un
ambiente solidale. I bambini e gli adolescenti che richiedono
un’attenzione specifica vengono quindi inviati presso le strutture che
offrono servizi appropriati.
Gli obiettivi specifici inclusi all’interno di ciascuna delle 20 schede di
laboratorio nella seconda parte di questo documento vanno intesi sia
nell’ambito delle finalità e degli obiettivi educativi e psicosociali più
generali descritti sopra, sia alla maggior parte degli interventi
programmatici di Save the Children Italia in situazioni di emergenza
nazionale.
10
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Infine, per essere appropriato e recettivo, il ruolo sia educativo che
psicosociale degli Spazi deve, non solo adeguarsi alle specificità del
contesto locale, ma anche alle diverse fasi dell’ emergenza. Di seguito
offriamo esempi sul campo dei diversi ruoli e attività di uno Spazio
nelle tre fasi in cui è generalmente suddivisa un’emergenza.
Che CoSA S’Intende per
“SoSteGno pSICoSoCIAle”?
Gli Spazi a Misura di Bambino
e gli interventi psico-educativi in
emergenza e post-emergenza
non sono concepiti con
l’obiettivo di fornire counseling
psicologico individuale o terapia
del trauma ai bambini. I bambini
e gli adolescenti che richiedono
un’attenzione specifica vanno
inviati presso le strutture che
offrono servizi appropriati.
testo adattato da: Save the
Children, “Child Friendly Spaces in
Emergencies: A Handbook for Save
the Children Staff”, ottobre 2008
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
Gli Spazi a Misura di Bambino e
gli interventi educativi e
psicosociali in emergenza e postemergenza possono contribuire a
migliorare il benessere
psicosociale di bambini e
adolescenti rafforzando e
promuovendo il loro sviluppo
cognitivo, emotivo e sociale. essi
possono rafforzare i sistemi di
supporto del minore, interni ed
esterni, offrendo attività di
socializzazione e di gioco
strutturato con i suoi pari. essi
possono fornire ai bambini
tempo e spazio per:
• ripristinare o ristabilire il
proprio normale corso di
sviluppo attraverso attività di
gioco “normalizzanti”;
• elaborare e ridurre i livelli
dannosi di stress accumulato a
causa degli eventi;
• apprendere e condividere
nuove e positive strategie per
affrontare le difficoltà attraverso
la socializzazione con altri
bambini e adulti, in ambienti in
cui è garantito il sostegno e la
supervisione degli adulti;
• acquisire informazioni
riguardanti la propria sicurezza
personale.
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PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
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I prIncIpI dI non dIScrImInazIone
ed IncluSIone
Numerose comunità di migranti risiedevano nell’area colpita, per
questo gli Spazi in Emilia hanno accolto bambini di culture, nazionalità
e religioni diverse.
L’approccio di Save the Children si basa sui principi di non
discriminazione e di inclusione sulla base dei quali la diversità deve
considerarsi una ricchezza e un valore aggiunto da promuovere
all’interno di qualsiasi intervento. L’esperienza in Emilia ha mostrato
come lo Spazio a Misura di Bambino può divenire un luogo nel quale i
bambini e le famiglie sperimentano nuove forme di socialità e
aggregazione, dialogo e scambio interculturale e dove si tiene conto
della diversità e la si valorizza. È possibile integrare la diversità nella
programmazione strutturando delle attività insieme ai bambini e alle
famiglie, per condividere tradizioni, celebrazioni e riti sociali, culturali e
religiosi in un’ottica di solidarietà, conoscenza e arricchimento
reciproco.
Per la buona riuscita dell’intervento è essenziale individuare le attività
che meglio consentano di recuperare,e talvolta di scoprire, competenze,
abilità e conoscenze preesistenti. Inoltre, è necessario porre i bambini e
gli adolescenti al centro del processo considerando il loro vissuto, i loro
rapporti, esperienze e riflessioni, esigenze e bisogni. In contesti di
emergenza, le tensioni sociali aumentano perciò è importante creare
opportunità che permettano ai bambini e agli adolescenti di
sperimentare forme di relazione cooperative, piuttosto che
competitive. È perciò fondamentale che i conflitti vengano riconosciuti
e risolti in modo creativo ed equo. Lo Spazio a Misura di Bambino
diviene così un luogo dove i bambini, con la supervisione di operatori
esperti, possono sperimentare strategie di soluzione, mediazione e
negoziazione e sono liberi dall’ansia di dover competere con gli altri.
L’educatore deve adottare una metodologia partecipativa ed
inclusiva, favorendo la negoziazione e la condivisione delle regole
dei giochi. Inoltre, la gestione e la predisposizione dei materiali e
degli spazi devono essere organizzate in modo tale che i ragazzi e
i bambini possano accedervi in sicurezza con relativa facilità e
autonomia.
Le diverse attività proposte dovrebbero quanto più possibile
valorizzare le competenze dei bambini e degli adolescenti, tenendo
conto delle eventuali disabilità, differenze di genere, stili cognitivi e di
apprendimento, capacità linguistiche ed espositive. In Emilia, nella
programmazione delle attività è stata promossa la conoscenza delle
diversità etnico-culturali e religiose incoraggiando tutti i bambini e
adolescenti iscritti agli Spazi a partecipare alle celebrazioni ed agli
eventi culturali all’interno dei campi come ad esempio i festeggiamenti
per la fine del Ramadan. Si sono realizzate, su richiesta di bambine,
ragazze e mamme, giornate aperte per condividere con la comunità
tradizioni culturali.
Il rapporto con la comunità e i nuclei familiari deve essere curato
molto attentamente per favorire un loro coinvolgimento attivo, la
comunicazione, lo scambio di informazioni e momenti di confronto.
A tal fine sono stati organizzati degli incontri periodici con i
genitori e gli adulti di riferimento, dove sono state presentate e
discusse le funzionalità e le specificità degli spazi destinati all’infanzia e
dove sono state diffuse informazioni sulle reazioni comuni nei bambini
e negli adolescenti a situazioni d’emergenza.. Sono stati inoltre dati
consigli in merito al tipo di sostegno che gli adulti possono fornire,
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
discutendo, condividendo, scambiando esperienze, rafforzando così la
loro fiducia nel proteggere e prendersi cura dei loro bambini.
Le attività da realizzare sono state condivise settimanalmente con i
bambini e gli educatori, i genitori e le famiglie. I bambini e gli
educatori, hanno stilato un calendario settimanale visibile a tutti, che
prevedeva l'alternarsi di momenti di gioco strutturato e momenti di
gioco libero. La flessibilità nella programmazione è stata
indispensabile per consentire lo sviluppo di attività specifiche,
differenziate per fasce d'età e centrate sulle esigenze e le indicazioni
dei bambini e dei ragazzi.
5
Il prIncIpIo
dI protezIone
Il principio di protezione guida la programmazione e la
realizzazione delle attività che devono svolgersi in un contesto
protetto.
È importante che gli operatori non adottino mai modalità che
possano essere vissute come invasive e che si adoperino per
proteggere bambini e adolescenti, per quanto possibile,
dall’esposizione a eventi angoscianti e violenti e da fattori di stress
(immagini del disastro in televisione, conversazione tra adulti sul
disastro, ecc.).
Dopo un evento particolarmente difficile, come un terremoto, gli
educatori potrebbero notare che i bambini, esprimono, anche
attraverso il gioco, le loro paure, ansie e il loro disagio. Ciò può
avvenire, ad esempio, col porre in essere giochi ”ripetitivi” che
rimettono in scena il terremoto. La ripetizione è normale, ma gli
educatori devono stare attenti alla frequenza e alla qualità di queste
attività ludiche. Se infatti gli educatori dovessero osservare che tali
attività creano o rischiano di creare disagio nel bambino o ai
compagni, è fondamentale che lo sappiano orientare in modo
adeguato, con delicatezza e tatto, verso un’altra attività.
SuGGerIMentI utIlI
per GArAntIre lA tutelA
e lA protezIone deI
MInorI In eMerGenzA
• evitare che i bambini siano
investiti dalle ansie degli adulti;
• rispettare la privacy dei minori
ed evitare che vengano ripresi
e intervistati in modo invasivo;
• promuovere la messa in
sicurezza dei luoghi dove si
realizzano attività con i
bambini in tutta l’area della
tendopoli;
• tenere sempre bene a mente
che in contesti d’emergenza -
soprattutto all’interno dei
campi di accoglienza - le
famiglie e i bambini vengono
in contatto con persone
sconosciute, residenti,
operatori e volontari, e quindi
non si deve mai dare per
scontato che queste possano
essere persone fidate a cui
lasciare, anche solo
temporaneamente, i bambini;
promuovere la formazione
delle famiglie sul tema della
prevenzione alle emergenze
derivanti da calamità;
• stabilire subito relazioni con i
servizi sociali, le Forze
dell’ordine o altri servizi
territoriali attivi, per ricevere e
dare supporto in caso di
necessità di protezione dei
minori;
• promuovere relazioni tra pari
al fine di aumentare la capacità
di proteggersi
autonomamente; identificare i
bambini a maggiore rischio e
garantire la presenza di un
tempestivo e adeguato
supporto a casa o all’interno
della comunità.
13
PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
6
Il prIncIpIo dI
partecIpazIone e Il dIrItto
dI eSpreSSIone
Secondo i principi di partecipazione ed il diritto di espressione
tutti devono poter partecipare alle attività divertendosi. Quindi, la
programmazione delle attività deve essere centrata sull’ascolto delle
proposte dei bambini e degli adolescenti, al fine di promuovere forme
di espressione verbale e non verbale, esprimere le proprie sensazioni e
punti di vista, raccontare la propria esperienza.
Spesso i bambini vittime di calamità o disastri naturali provano un forte
senso di impotenza, quindi la partecipazione e il coinvolgimento attivo
e diretto sono fondamentali se si vuole promuovere il cosiddetto
“empowerment” dando loro la sensazione di riacquistare il controllo
sulla propria vita.
La definizione delle strategie delle tecniche più opportune per favorire
la partecipazione di bambini e ragazzi in situazioni di emergenza è un
momento stimolante e complesso, e richiede sicuramente una
metodologia e degli obiettivi chiari ma anche un approccio basato sui
diritti in contesti di emergenza. L’esperienza di Save the Children in
Emilia ci ha mostrato il valore della peer education nel modellare
laboratori intorno agli interessi e alle proposte dei bambini o ragazzi.
È essenziale scegliere le tempistiche e le modalità della partecipazione
in funzione della fase specifica dell’emergenza e che l’educatore
accompagni gradualmente i bambini e gli adolescenti in una gestione
sempre più autonoma, ma comunque guidata, del loro tempo,
mostrandosi sempre pronto ad intervenire in caso di bisogno.
L’educatore facilita il lavoro del gruppo e deve essere in grado di
gestire tecniche, fornire stimoli e materiali di contenuto per agevolare la
riflessione, la condivisione e soprattutto la cooperazione tra i ragazzi;
deve saper leggere le diverse fasi di sviluppo del gruppo, in modo da
proporre giochi adatti ad ogni fase.
È utile coinvolgere bambini e adolescenti anche nella fase di
organizzazione e gestione dello Spazio, sia dal punto di vista logistico
(preparazione dei materiali, richieste di rifornimento, ecc.) che
organizzativo (proposta e tempistica di attuazione delle attività, ecc.).
lA pArteCIpAzIone
È un dIrItto dI tuttI
Avere cura del fatto che ogni
bambino, bambina o adolescente
abbia un’effettiva possibilità di
contribuire e riuscire nella
realizzazione delle attività implica
portare avanti una
14
programmazione realistica
(non eccessivamente ambiziosa)
e in particolare:
• adottare una metodologia
partecipativa nell’individuare
un tema su cui lavorare;
• condividere ed esplicitare
le finalità dell’attività proposta
e i possibili risultati;
• avere chiari i tempi
e le consegne;
• avere a disposizione
(o costruire insieme a
bambini e adolescenti)
materiali adeguati e in
quantità sufficiente;
• conoscere discretamente
le tecniche o temi proposti.
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
7
glI SpazI nelle dIverSe
faSI dell’emergenza
FASE 1 (InSorGenzA ACutA dell’eMerGenzA – prIMI GIornI)
Nella prima fase dell’emergenza, lo Spazio ha principalmente il ruolo di
fornire un senso di sicurezza, attraverso la creazione di un ambiente
sicuro. Inoltre, lo scopo dello Spazio è quello di incoraggiare il prima
possibile la ripresa di una routine giornaliera. Nelle fasi iniziali, gli
educatori entrano in contatto con i bambini attraverso un ascolto
empatico e un supporto non invasivo. L’esperienza in Emilia ha mostrato
che lo Spazio può essere delimitato e reso sicuro insieme ai bambini in
modo creativo, individuando insieme a loro le regole di una convivenza
serena nel gruppo e la costruzione e collocazione all’interno dello Spazio
di oggetti che per loro hanno un valore speciale. Ad esempio, i bambini
di uno degli Spazi in Emilia hanno proposto di costruire una grande
“strega protettrice” di cartone da porre all’entrata dello Spazio per tenere
lontani i pericoli e proteggerlo negli orari di chiusura, creando una
“barriera” di sicurezza con un filo bianco e rosso “magico” (ad uno
sguardo meno creativo, nastro segnaletico). In questa prima fase, lo
Spazio ha quindi fornito un ambiente sicuro e strutturato in cui educatori
e operatori, con il loro atteggiamento calmo, partecipativo, cordiale e
coerente, hanno offerto rassicurazione e conforto ai bambini e gli
adolescenti. È stato chiarito ai bambini quali comportamenti potessero
attendersi dagli adulti di Save the Children e come in qualsiasi momento
potessero riportare ogni preoccupazione o disagio eventualmente
provocato loro anche da altri ragazzi o adulti. In questo modo, si sono
ridotti i livelli di angoscia, ansia e stress, limitando così anche il senso
d’incertezza e la paura.
Sul versante psico-educativo, gli educatori hanno supportato i bambini
nel superamento delle proprie angosce, individuando le strategie più
opportune per affrontare problemi, stress e difficoltà. In questa prima fase
i bambini possono sentirsi confusi ed è importante dare loro risposte
chiare e sincere sull’evento che li ha colpiti. L’esperienza in Emilia
Romagna ci ha confermato che è fondamentale spiegare ai bambini
l’accaduto con un linguaggio adatto alla loro età.
FASE 2 (operAzIonI dI SoCCorSo In Atto: prIMe 3 o 4 SettIMAne)
Nella fase successiva in cui sono in atto le operazioni di soccorso
(generalmente le prime tre o quattro settimane) gli Spazi a Misura di
Bambino iniziano a realizzare giochi e attività con i bambini, per favorire
un clima cooperativo e coeso, tenendo conto delle reazioni e necessità dei
bambini e coinvolgendoli nell’ideazione di attività da svolgere. Durante
un’emergenza è molto importante favorire un clima cooperativo e solidale
attraverso i giochi, evitando di creare situazioni di competizione che
possono alimentare l’ansia dei bambini e farli sentire ancora “più soli”. È
importante consentire il gioco libero seppur prevedendo che questo si
svolga in un certo ordine e con una struttura. È ugualmente importante, in
questa fase, cominciare a diffondere informazioni sulle reazioni comuni a
fronte di situazioni anomale e a comunicare ciò che gli adulti di
riferimento possono fare per dare sostegno ai propri bambini,
sottolineando l’importanza di ritornare, laddove possibile, alla normalità.
Infine, oltre ad offrire attività prevalentemente ricreative, è indicato fornire
informazioni psicosociali di base ai bambini e semplici esercizi per
rafforzare la loro capacità di far fronte alle difficoltà.
15
PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
FASE 3 (dA 3 A 4 SettIMAne FIno AllA CeSSAzIone
dell’operAtIvItà dello SpAzIo A MISurA dI BAMBIno)
La fase da tre a quattro settimane fino alla cessazione dell’operatività
dello Spazio a Misura di Bambino varia a seconda delle esigenze del
contesto (in Emilia, per fare un esempio, è durata quasi 5 mesi per il
primo Spazio allestito e 4 mesi per l’ultimo). In questa fase si realizzano
attività ricreative, di teatro, disegno espressivo, pittura e sportive.
Avviando collaborazioni locali con partner di comprovata esperienza, ci si
può avvalere di specifiche competenze che contribuiscono a migliorare le
condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti in un contesto, quale
quello del post-emergenza, in cui le giornate possono trascorrere
lentamente. Nel caso del terremoto in Emilia Romagna, ad esempio,
grazie ad una collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per
Tutti), Save the Children ha potuto avvalersi di operatori locali
specializzati nello svolgere attività di gioco e movimento con bambini e
adolescenti. Attraverso un continuo scambio di conoscenze grazie ad una
formazione sul campo, gli educatori di Save the Children e gli operatori
della UISP hanno potuto realizzare insieme attività sportive e motorie
particolarmente adatte ad un contesto emergenziale all’interno degli Spazi
a Misura di Bambino.
In questa fase, è inoltre importante programmare giochi e attività
ricreative con una finalità psicosociale che permettano ai bambini di
giocare, raccontare le loro storie e così rielaborare la propria esperienza.
I bambini in questa fase si sentono spesso sopraffatti da sentimenti ed
emozioni, perciò si può decidere di realizzare attività e giochi che
supportino la verbalizzazione e l’espressione dei sentimenti e delle
emozioni (soprattutto rabbia e paura).
In questa fase, si possono strutturare, insieme a bambini e adolescenti,
attività e laboratori creativi /manuali, attività culturali ed attività di
sensibilizzazione ed educative con uno spirito recettivo ed aperto alle
loro proposte al fine di includerle nella programmazione.
Gradualmente, è bene inserire attività adatte a stimolare la
concentrazione, a facilitare la speranza nel futuro e il rilassamento.
Inoltre, i bambini e gli adolescenti possono coinvolgere attivamente la
comunità e i genitori, ideando, con l’aiuto degli educatori, giornate aperte
e allestendo delle vere e proprie mostre (di arte, fotografia e video) e
tour all’interno degli Spazi a Misura di Bambino. Attraverso queste
giornate aperte e incontrando gli adulti di riferimento si possono
divulgare informazioni sulle reazioni dei bambini e su come i genitori
possano sostenerli. Quando l’evento calamitoso causa una brusca
interruzione della scuola e la ripresa delle lezioni è faticosa o viene
posticipata, può emergere l’esigenza di prevedere all’interno del
calendario settimanale delle attività dello Spazio, del tempo per fare i
compiti o rafforzare alcune abilità scolastiche, tenendo conto delle fascia
di età e delle specifiche esigenze espresse dal gruppo e dalle famiglie.
Nella fase conclusiva del periodo emergenziale, in vista della ripresa delle
lezioni scolastiche, lo staff di Save the Children può programmare, dopo
un incontro con docenti e dirigenti scolatici, dei moduli laboratoriali da
realizzare nelle classi durante le prime due o quattro settimane di scuola.
Con la ripresa delle lezioni scolastiche, se la situazione lo richiede, lo
Spazio protetto di Save the Children può rimanere aperto per qualche
tempo, per garantire la continuità della attività fuori dall’orario scolastico
fino alla chiusura del campo di accoglienza. In questa fase devono essere
privilegiate attività di svago, non necessariamente strutturate, alternate ad
attività più strutturate, ma brevi e a un ritmo lento che favoriscano lo
svago, la socializzazione e il rilassamento.
16
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
17
PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
8
SuggerImentI dI ordIne
organIzzatIvo per la
pIanIfIcazIone delle attIvItà:
organIzzazIone
dello SpazIo e deI tempI
Per poter adottare una metodologia partecipativa ed inclusiva è
fondamentale che i materiali e gli spazi siano adeguati e, in particolare,
che i ragazzi e bambini possano accedervi con relativa facilità,
autonomia e in sicurezza. La cura, l’organizzazione dello spazio e
l’arredo sono alla base di quest’approccio e non possono essere
sottovalutati. La personalizzazione dell’ambiente può contribuire a
rendere lo Spazio a Misura di Bambino familiare e accogliente per
bambini e adolescenti che si trovano a vivere in una tendopoli fuori
dalle loro abitazioni. Le tendopoli possono essere dei luoghi poco
accoglienti, in cui mancano gli spazi verdi e sono presenti macchine da
lavoro in movimento, adiacenti a siti di demolizione. Le tende messe a
disposizione dalle autorità che gestiscono i campi, per le strutture
protette per l’infanzia, possono essere poco luminose e male aerate.
Contribuire a rendere, insieme a bambini e adolescenti, lo Spazio a
Misura di Bambino sicuro, confortevole, familiare, accogliente e
quindi allegro e colorato deve perciò essere una priorità e deve
accompagnare la pianificazione delle attività. Uno spazio e un arredo a
misura di bambini e adolescenti presuppone che mobili e accessori
siano sicuri e adattati alle specifiche esigenze dei bambini (ad esempio
altezza del mobilio, spigoli protetti ecc.) e in modo da favorire il lavoro
di gruppo e le relazioni tra pari (ad esempio tavoli circolari).
Lo Spazio può essere organizzato in diverse aree a seconda delle
attività che si intendono realizzare. Ci può essere, ad esempio, un’ area
dedicata alle attività artistiche/creative/manuali, un’area più riservata e
meno rumorosa dedicata alla lettura, che stimola la concentrazione e il
rilassamento, e un’area dedicata alle attività sportive e di svago all’aria
aperta. È consigliabile evitare l’utilizzo di materiali commerciali per
decorare lo Spazio, e invece, in linea con l’approccio che incoraggia la
centralità dei bambini, mettere in mostra i prodotti artistici realizzati dai
bambini e dagli adolescenti.
I materiali utilizzati per le attività dovrebbero essere vari e manipolabili,
facilmente raggiungibili e sicuri, in modo che i bambini possano
accedervi per quanto possibile in autonomia, senza essere costretti a
ricorrere continuamente ad un aiuto da parte degli educatori. I colori
con cui sono decorate le aree dovrebbero rispecchiare le attività che si
desidera svolgere: nelle aree ad alta attività colori brillanti come il rosso
e il giallo, nelle aree dedicate al relax e alla riflessione, colori riposanti
quali il bianco o il blu o verde pastello.
Nell’esperienza in Emilia, i bambini e adolescenti sono stati pienamente
coinvolti nella disposizione degli Spazi e nella collocazione dei
materiali e dei giochi. I bambini hanno scelto di disporre i giocattoli
suddividendoli per categorie, etichettando ogni contenitore; hanno
disposto i tavolini e ogni volta che arrivava una donazione,
partecipavano alla sistemazione del materiale. Durante tutto il periodo
di operatività, bambini e adolescenti sono stati invitati a adecorare e
arredare con fantasia lo Spazio per renderlo più allegro e accogliente.
In uno degli Spazi a Misura di Bambino, ad esempio, preadolescenti e
adolescenti hanno dipinto insieme la staccionata di legno che lo
circondava.
18
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Le aree dedicate alla lettura, al relax e alla riflessione rivestono un ruolo
particolarmente importante all’interno degli Spazi. Il bisogno di bambini
e adolescenti di cercare di dare un senso a ciò che è accaduto, e il
tentativo di riacquisire il controllo sulla propria vita, spesso lasciano
poco spazio ad attività di relax ugualmente necessarie per la loro
ripresa. È consigliabile quindi mettere a disposizione per loro un’area,
anche piccola, in cui si possano fermare a recuperare le energie. Nel
proporre attività diversificate a seconda della fascia di età e della fase di
sviluppo del bambino può essere utile prevedere tempi di frequenza e
spazi distinti.
Negli spazi in Emilia, si è cercato di dedicare un’area ai bambini
di età inferiore ai quattro anni e agli adulti che si prendevano cura di
loro per permettere loro di trascorrere del tempo insieme in modo sicuro
e gradevole. Sono state arredate in modo da risultare accoglienti per
mamme, papà, nonni e bambini e attrezzate con materiali e giochi
attentamente selezionati in quanto sicuri e adatti per questa fascia di età.
Inoltre, quando un gruppo di adolescenti frequenta lo Spazio assieme
a un gruppo di bambini molto più piccoli, può essere utile per gli
educatori suddividersi in due team per differenziare le attività e per
poter svolgerle contemporaneamente le attività con due gruppi separati.
Pianificando attività il più possibile trasversali, gli adolescenti potranno
assumere un ruolo attivo e di guida anche all’interno di attività rivolte ai
più piccoli (peer educator).
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
19
PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
È opportuno disporre di un luogo sicuro dove conservare gli oggetti
costruiti dai bambini e ancora non termitati i per evitare che questi si
danneggino durante il processo di realizzazione. Un buon lavoro di
raccolta, documentazione ed elaborazione, datando e mettendo il nome
del bambino sui lavori svolti, è fondamentale per valorizzare il percorso
realizzato insieme ai bambini e agli adolescenti. In Emilia Romagna, ad
esempio, è stato fatto mettendo a disposizione dei bambini e degli
adolescenti delle cartelline che potevano decorare e personalizzare
con il proprio nome. Le cartelline devono essere riconsegnate ai
bambini alla chiusura dello Spazio, per dare loro un senso di continuità
della propria vita. Il lavoro di raccolta, documentazione e elaborazione
è anche utile in preparazione all’allestimento di mostre all’interno degli
Spazi per esibire e condividere con famiglie e genitori i materiali
prodotti da bambini e adolescenti, in modo da consentire loro di dare
voce al proprio vissuto, raccontare la propria esperienza e condividere
buone pratiche.
Se non sia ha un luogo sicuro all’interno della tenda o nell’area
circostante (ad esempio un container) dove conservare i materiali
prodotti dai bambini, è preferibile realizzare attività/laboratori che si
possono concludere nell’arco di una giornata e al termine della quale si
consegna l’oggetto o l’opera al bambino.
Per quanto attiene alla tempistica delle attività, è importante cercare di
garantire una certa strutturazione e continuità, evitando che la
programmazione sia quotidiana. Questo può sembrare un presupposto
ovvio, ma non lo è in un contesto complesso in cui ci sono molte
variabili di cui tenere conto e in cui spesso non si può prevedere il
flusso di presenze o la data di chiusura dei campi di accoglienza.
Resta fondamentale offrire una certa regolarità, un calendario preciso –
anche se abbastanza flessibile modificabile insieme a bambini e
adolescenti - in modo da ricreare una sorta di routine e prevedibilità
che spesso durante le calamità naturali viene a mancare. I ritmi della
giornata a cui bambini e adolescenti erano abituati vengono sconvolti e
la giornata all’interno della tendopoli può risultare molto lunga per loro.
Spesso non hanno più la possibilità di frequentare la scuola, o di
accedere a molti servizi, di frequentare i luoghi di socializzazione
extrascolastici e quindi devono temporaneamente rinunciare ai loro
hobby e delle volte anche alla frequentazione di compagni di scuola,
amici e vicini.
Nella programmazione delle attività in contesti di emergenza è
particolarmente importante tenere in considerazione i tempi di
attenzione di bambini ed adolescenti, dato che molti inizialmente
possono avere difficoltà di concentrazione e di apprendimento.
Potrebbe essere necessario programmare attività partecipative più brevi
e a un ritmo più lento. È fondamentale che tutti i bambini e i ragazzi vi
possano prendere parte secondo le proprie disponibilità e capacità.
Bisogna quindi selezionare attività in cui ognuno può assumere un
ruolo e dei compiti, contribuire concretamente e riuscire a portare a
compimento l’attività, evitando situazioni di competitività e di
frustrazione. Per questo può essere utile formare gruppi di lavoro e
favorire laboratori, giochi ed attività cooperative per creare un clima
sereno.
L’esperienza in Emilia ci ha mostrato che è particolarmente importante
avere chiari tempi di realizzazione, fasi di lavoro (realistiche e
consequenziali), consegne (chiare e realistiche) e obiettivi perseguiti
attraverso l’attività. In Emilia, alcuni bambini e adolescenti non sempre
frequentavano lo Spazio con continuità; è stato quindi necessario
strutturare attività e laboratori che potessero essere portati a
compimento nell’arco di una giornata o che prevedessero margini di
20
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
flessibilità e tempistiche tali da permettere a ciascun bambino di portare
a compimento il lavoro in autonomia.
È importante evitare che il lavoro si concluda con un insuccesso, che
rimanga incompleto o che preveda compiti troppo complessi; al
contrario, è utile valorizzare le relazioni ed il team, evitando che si
instaurino meccanismi di competizione. È fondamentale evitare
consegne che possano inibire la fantasia o porre restrizioni alla
creatività dei bambini, così da indurre alcuni di loro a non sentirsi
capaci di fare qualcosa e aumentare la loro frustrazione in un momento
della loro vita già molto delicato.
A tal fine è fondamentale avere a disposizione materiali adeguati e in
quantità sufficiente, se quindi l’attività prevede diverse sessioni
nell’arco della settimana per la costruzione di un oggetto, è necessario
evitare l’utilizzo di materiali (ad esempio il Pongo o la plastilina) che
non si conservano bene nel tempo e non permettono di realizzare un
lavoro durevole.
lA GeStIone deI
ConFlIttI neGlI SpAzI
A MISurA dI BAMBIno
In alcune fasi bambini e
adolescenti possono divenire
molto irrequieti, agitati ed
irritabili. In questi momenti,
spesso le tensioni fra di loro
aumentano; alcuni bambini sono
soggetti a forti sbalzi d’umore,
altri si isolano. È perciò indicato
monitorare attentamente i ritmi
delle attività, per regolarli e
rallentarli quando necessario,
alternando attività di movimento
con attività più tranquille,
attraverso anche semplici giochi
o esercizi di rilassamento.
In momenti diversi può
emergere l’esigenza di
sospendere le attività per
rendere espliciti i conflitti e
problemi interni al gruppo nel
tentativo di trovare insieme
delle soluzioni. In questi
momenti può essere utile
ricordare il senso e riflettere
sulle regole individuate insieme
per permettere una convivenza
serena dei membri del gruppo.
può essere necessario integrare
e modificare le regole stabilite,
crearne alcune più specifiche e
guidare i bambini e gli
adolescenti nell’ individuare delle
conseguenze adeguate per chi
non le rispetta.
nell’ottica di una pedagogia dei
diritti, per risolvere i conflitti si
possono utilizzare diverse
tecniche e pratiche didattiche
(ad esempio il brain-storming,
circle-time e finding and solving
problems), in plenaria o in piccoli
gruppi, che stimolano una
gestione partecipativa e di
gruppo di eventuali conflitti o la
collaborazione e cooperazione
per arrivare a soluzioni
condivise di un problema. Agli
educatori è ovviamente
richiesto il pieno rispetto delle
stesse regole condivise con
bambini e adolescenti, che
valgono per chiunque frequenti
lo Spazio a Misura di Bambino.
la cura e un utilizzo corretto
dei materiali e dei giochi, ad
esempio, è una regola
fondamentale, in quanto tutti
hanno il diritto di usufruirne ed
una cattiva gestione potrebbe
dare adito a discussioni e
malumori. la situazione può ad
esempio divenire difficile quando
si ricevono continue e generose
donazioni, in una situazione in
cui spesso i bambini si ritrovano
a non avere con loro giocattoli
con cui passare il tempo al di
fuori degli Spazi a Misura di
Bambino. durante l’emergenza
in emilia i bambini e gli
adolescenti, insieme agli
operatori, hanno elaborato
diverse strategie per rendere il
rispetto e la cura dei giochi e
materiali parte integrante del
tempo trascorso insieme.
le due regole fondamentali
stabilivano che: 1) tutti erano
liberi di richiedere un prestito
ma potevano avere solo un
oggetto o gioco alla volta e 2)
finché questo non veniva
riportato indietro non poteva
essere preso in prestito un
nuovo oggetto.
21
Foto: Save the Children
Parte seconda
ATTIVITÀ E LABORATORI
REALIZZATI NEGLI SPAZI
A MISURA DI BAMBINO
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
In questa parte del documento sono descritte le proposte che più hanno
avuto successo con i bambini e i ragazzi nei campi. La suddivisione che è
stata seguita per presentare le attività riprende le tipologie secondo le
quali si struttura il percorso educativo e psicosociale, e quindi la
programmazione settimanale.
Tali attività possono essere suddivise come segue:
ATTIVITÀ CREATIVE
E MANUALI
(ad esempio disegno espressivo, pittura);
ATTIVITÀ IMMAGINATIVE,
COMUNICATIVE/ESPRESSIVE
(ad esempio di teatro);
ATTIVITÀ
SPORTIVE/MOTORIE
ATTIVITÀ RICREATIVE
DI SVAGO O GIOCO LIBERO
(non necessariamente strutturate);
ATTIVITÀ
CULTURALI
‘Costruiamo il Nostro Spazio a Misura di Bambino:
L’inizio di un’Avventura’
Abbiamo già descritto nella prima parte il ruolo e le fasi di uno Spazio a
Misura di Bambino; ma in concreto, come viene creato? L’esperienza in
Emilia ci ha mostrato che uno spazio o un’area sicura e protetta e a
misura di bambino è anche qualcosa che si costruisce e si crea
gradualmente insieme a bambini, i ragazzi e gli adolescenti, attraverso un
lavoro di gruppo paziente, attento, costante e creativo. Il primo giorno di
apertura e di operatività dello Spazio segna l’inizio di questo processo.
È bene ricordare che l’educatore che sviluppa e realizza un percorso
educativo e psicosociale in situazioni di emergenza opera in un contesto
spesso dominato da un’infinità di variabili e altamente imprevedibile, in
cui un’alta dose di flessibilità e adattamento è essenziale.
Lo Spazio può essere inteso anche come un’avventura che coinvolge i
bambini e gli adolescenti in un momento difficile della loro vita. Ecco
alcuni suggerimenti su come cominciarla:
1) Coinvolgere i bambini e i ragazzi nella delimitazione dello Spazio,
al fine di renderlo sicuro e farlo rispettare da tutti.
In Emilia, tre degli Spazi a Misura di Bambino erano costituiti da tende
ubicate all’interno dei campi di accoglienza e da aree delle tendopoli
molto diverse tra loro; il quarto Spazio era costituito da un’ampia area
situata sotto due tendoni e delimitata da una staccionata solo su tre lati
con il quarto lato aperto. In quest’ultimo Spazio, i bambini, insieme agli
educatori, hanno perciò ideato delle creative strategie per delimitarlo.
Hanno deciso di chiudere il quarto lato con un nastro segnaletico (o
“magico filo bianco e rosso”) che si poteva sciogliere per entrare e
riannodare su dei pali per formare una “magica porta” in grado di
custodire i giochi e proteggere il loro Spazio. Non solo, nei primi giorni
di apertura hanno costruito e dipinto insieme una grande strega di
cartone, che come uno spaventapasseri, aveva il ruolo di “tenere
lontano i pericoli”.
24
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
2) Coinvolgere i bambini e i ragazzi nell’organizzazione e collocazione
dei materiali didattici e dei giochi all’interno dello Spazio.
In Emilia, i bambini sono stati invitati a partecipare fin dai primissimi
giorni di apertura e operatività degli Spazi nell’organizzazione e nella
disposizione dei materiali e dei giochi all’interno della tenda. Questo
aveva lo scopo di coinvolgere i bambini nella cura dello Spazio e
quindi di arrivare a percepirlo sin dai primi momenti come un luogo
dedicato a loro. Si sono divertiti a suddividere, insieme agli educatori, i
materiali e i giochi per categorie, ponendoli all’interno di contenitori di
plastica trasparenti (in modo che tutti potessero vedere cosa era
contenuto al loro interno) e creando delle etichette per ciascun
contenitore. Soprattutto nella fase iniziale, quando lo Spazio riceveva
frequenti e generose donazioni, queste attività hanno rappresentato una
gestione creativa del loro tempo e hanno contribuito a creare un senso
di routine, sicurezza e ordine sia mentale che esterno. Partecipando a
questa attività i bambini e i ragazzi sono stati motivati a prendersi cura
in modo responsabile dello Spazio, imparando a trovare gli oggetti e a
riordinare dopo aver giocato, anche in autonomia.
3) Coinvolgere i bambini e i ragazzi in una suddivisione creativa dello
Spazio, se opportuno creando delle aree distinte per bambini,
preadolescenti e adolescenti.
In alcuni Spazi, i preadolescenti e gli adolescenti hanno espresso agli
educatori le loro difficoltà a dover condividere lo spazio con i bambini
più piccoli non avendo all’interno della tendopoli un’area a loro
destinata e dedicata. Per questo, dopo aver riflettuto insieme sulle
possibili soluzioni da adottare, è stato deciso di creare degli spazi
distinti costruendo dei divisori riciclando degli scatoloni di cartone e
decorandoli con le tempere e aggiungendo due tavoli di legno per
ciascuno spazio.
4) Invitare i bambini e i ragazzi ad arredare e decorare lo Spazio e
l’area circostante con fantasia per renderli a misura di bambino e
allegri.
Inizialmente l’area circostante lo Spazio di Finale Emilia risultava poco
allegra e adatta alle attività poiché era caratterizzata dalla presenza di una
rete, del cemento e dei sassi. Inoltre, la tenda di Save the Children
appariva in qualche modo distaccata da un ampio spazio in cui si
svolgevano la maggior parte delle attività di Save the Children. Per questo
motivo, l’educatore ha proposto ai bambini di realizzare dei murales
colorati su dei teli, con dei messaggi positivi da appendere alla rete e di
colorare dei sassi per creare dei percorsi in grado di connettere
simbolicamente la tenda di Save the Children a questo spazio comune
all’interno del campo. Inoltre, dopo il trasferimento del campo di
accoglienza in un’altra area e il riallestimento dello Spazio a Misura di
Bambino all’interno di un parco, i bambini e i ragazzi hanno dato vita ad
un giardinetto comunitario attrezzato con un recinto e assemblato con gli
scarti del legno raccolti all’interno del campo e pitturati.
A San Possidonio, preadolescenti e adolescenti hanno realizzato un
progetto per dipingere con diversi colori, da loro attentamente
selezionati, la staccionata di legno che circondava lo spazio sui tre lati.
A Concordia, inoltre, i bambini e i ragazzi hanno appeso delle
decorazioni create con bottiglie di plastica riciclate agli alberi circostanti.
5) Mettere in atto, dai primi giorni, dei sistemi di raccolta e
documentazione partecipata dei lavori svolti dai bambini, attraverso ad
esempio la creazione di cartelline o portfolio individuali e
personalizzati.
25
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
In Emilia, i bambini e i ragazzi sono stati invitati a creare delle cartelline
o portfolio in cui raccogliere tutti i lori lavori, sia spontanei sia frutto
dei laboratori o di attività più strutturate. I bambini avevano a
disposizione delle semplici cartelline di cartone e del materiale vario di
cartoleria per abbellire e individualizzare la propria cartellina con il loro
nome e con delle decorazioni. Le cartelline sono state custodite al
sicuro all’interno dello Spazio durante il percorso e riconsegnate ai
bambini alla chiusura. Questo ha permesso loro di condividere o
raccontare qualcosa di questo percorso a compagni o amici che non
avevano frequentato lo Spazio. Infine, le cartelline hanno contribuito a
far sentire bambini e i ragazzi fieri del percorso realizzato insieme,
permettendo loro di lasciare il campo con una traccia concreta di
questo, dei loro successi e contributi.
6) Individuare insieme ai bambini e agli adolescenti delle strategie
creative per prendersi cura dei materiali e dei giochi dello Spazio,
riconoscendo che dopo il terremoto i bambini e i ragazzi si ritrovano a
dover all’improvviso riempire dei momenti vuoti senza i giocattoli e i
materiali ricreativi e didattici (ad esempio libri, lavagnette, strumenti
musicali ai quali generalmente fanno riferimento e a cui sono
affezionati).
In Emilia, alcuni bambini hanno proposto di creare un quaderno, con la
copertina decorata e in cui campeggiava una scritta ‘Il Nostro Libro dei
Prestiti’, con la funzione di documentare i prestiti dei giochi o dei libri.
Sono state create quattro colonne con: nome del/la bambino/a che
chiedeva il prestito, oggetto preso in prestito, firma (o scarabocchio!) di
chi richiedeva il prestito e spazio per disegnare una stellina, al
momento della riconsegna dell’oggetto. La regola fondamentale è che
tutti potevano richiedere un prestito, ma poteva essere preso un solo
oggetto alla volta e finché questo non veniva riportato, non si poteva
prendere in prestito un nuovo oggetto. I preadolescenti hanno avuto un
ruolo attivo e hanno rafforzato le relazioni affettive grazie alla loro
collaborazione nella gestione e realizzazione di questa attività rivolta ai
più piccoli.
7) Identificare e mettere in atto da subito delle tecniche e delle attività
didattiche che favoriscano la partecipazione e possano divenire dei
rituali in grado di scandire il tempo, segnare l’inizio e la conclusione
delle attività e della giornata, dando ai bambini e ai ragazzi un senso
di accoglienza, regolarità e prevedibilità (o routine) e quindi di
sicurezza.
Una pratica didattica molto utilizzata all’interno degli Spazi a Misura di
Bambino, divenuta un vero e proprio rituale è stata quella del circletime, che segnava l’inizio e la conclusione delle attività mattutine e
pomeridiane, spesso abbinata a quella del brain storming. Ogni
mattina, dopo un primo momento di gioco libero che durava dai 30 ai
45 minuti, s’invitavano i bambini a mettere tutto in ordine e a radunarsi
in un grande cerchio, seduti o in piedi, insieme agli educatori. La
mattina, durante il cerchio veniva dato il benvenuto attraverso canti e
balli e venivano presentate le attività della giornata, mentre la sera il
cerchio serviva come momento di chiusura e di riflessione sulle attività
svolte.
Oltre a queste attività organizzative e gestionali dello Spazio, si
riportano di seguito degli esempi di attività e di laboratori che possono
essere realizzati insieme ai bambini e ai ragazzi.
26
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
1) accogliere, ricevere il gruppo e
permettere di salutarsi, dandosi il
buongiorno o buon pomeriggio
per dare inizio alla giornata e
concludere le attività a fine
mattinata e a fine pomeriggio;
2) implementare giochi e attività
che favoriscono la costruzione
del gruppo e la coesione nel
gruppo – interazione,
conoscenza e fiducia - e un
orientamento temporale - ad
esempio attività di auto-appello
e calendario;
3) stabilire, integrare e aggiornare
insieme le regole per permettere
una convivenza serena all’interno
del gruppo e dello spazio;
4) presentare e proporre le attività
e i laboratori della giornata e
della settimana, secondo il
calendario settimanale delle
attività, rendendole significative,
rilevanti per i bambini e i ragazzi,
spiegandone il senso e
coinvolgendoli nella loro
definizione e discussione;
5) raccogliere i feedback dai
bambini e dai ragazzi sulle attività
realizzate e sullo spazio, creare
momenti di condivisione e di
restituzione in cui il gruppo
riflette insieme su quello che si è
fatto;
6) far emergere esigenze e criticità
all’interno del gruppo e, quando
opportuno, esplicitare situazioni
di conflitto al suo interno per
individuare insieme delle
soluzioni;
Foto Save the Children
le FunzIonI prInCIpAlI
del CIrCle tIMe
7) permettere agli educatori e ai
bambini di condividere con il
gruppo importanti informazioni
o comunicazioni.
27
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
1
Il laboratorIo
delle ‘InventazIonI’:
un laboratorIo d’arte
e meStIerI autogeStIto
Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra 4 e 18 anni
Materiali: materiale vario di recupero e riciclo (scatole di cartone, piatti,
bicchieri, cucchiai e bottiglie di plastica da ½ litro, farina, sabbia) e
cancelleria di base (forbici, colla, matite, pennelli, tempere, acquerelli,
spago, nastro adesivo/scotch, pennarelli, fogli di carta bianca e colorata,
cartoncino, immagini, decorazioni varie, palloncini etc…).
Obiettivi: strutturare un intervento ispirato al modello della ‘peer
education’ o educazione tra pari, in cui tutti i bambini partecipano
attivamente alla definizione e gestione delle attività, acquisendo delle
competenze gli uni dagli altri, osservandosi a vicenda, imparando così
ad auto-organizzarsi e auto-gestirsi; valorizzare e incentivare la creatività
dei bambini, promuovere le interazioni e relazioni tra bambini,
rafforzando il rispetto e la fiducia reciproca; stimolare la cooperazione e
l’aiuto reciproco, valorizzando le risorse sia individuali che collettive;
promuovere la progettualità futura e rafforzare l’autostima dei bambini
attraverso la costruzione di oggetti utili con cui giocare o per decorare lo
Spazio; mostrare ai bambini come tutti possano avere qualcosa da
insegnare e far sperimentare il compito di dover spiegare agli altri
qualcosa. Questo laboratorio settimanale è nato dall’iniziativa di una
bambina iscritta allo Spazio, che un giorno ha mostrato agli altri bambini
un paio di ‘occhiali magici’ costruiti unendo con dello scotch due
cucchiai di plastica trasparenti recuperati in mensa. Questo ha suscitato
l’entusiasmo degli altri bambini che hanno richiesto una spiegazione su
come realizzarli. Da qui è nata la proposta di strutturare un laboratorio
in cui ogni settimana un/a bambino/a turno potesse condividere con gli
altri una sua creazione o ‘inventazionÈ, nome deciso dai bambini. In
aggiunta, è nata l’idea di creare un manuale che raccogliesse e
documentasse tutte le creazioni dei bambini, ‘Il Manuale delle
Inventazioni’.
Realizzazione: in una prima fase si raccolgono le proposte dei bambini
e si stila un calendario, visibile a tutti; quando necessario, le proposte e
il calendario potranno essere modificati e integrati. Ogni settimana ci si
dedica alla proposta di un bambino diverso, in modo che nessuno
venga escluso e ognuno possa partecipare secondo le proprie modalità.
I bambini, con l’aiuto degli educatori cercano, raccolgono e preparano
insieme il materiale necessario alla realizzazione del progetto. Poi,
settimanalmente, il bambino che conduce il laboratorio, con il sostegno
degli educatori, ha due ore a disposizione per insegnare e far realizzare
agli altri bambini la sua creazione. Aiuta gli altri, fornendo consigli e
supporto nella realizzazione del manufatto. A volte si lavora tutti
insieme, altre volte in piccoli gruppi, a seconda delle esigenze
specifiche. Al termine del laboratorio si prevede un momento collettivo
di scambio, decoro della tenda o gioco con l’oggetto creato e l’inventore
o artista ha il compito di inserire nel ‘Manuale delle Inventazioni’ una
scheda sulla sua opera contenente :il suo nome e una breve biografia, il
titolo o nome dell’opera od oggetto creato, il procedimento, istruzioni o
step seguiti per realizzare l‘opera, i materiali e utensili e i diversi usi
creativi che il suo oggetto può avere.
28
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Alcuni oggetti realizzati durante il laboratorio:
• gli occhiali ‘magichi’, ‘da sole’, di moda o da piscina costruiti con
cucchiai di plastica trasparenti recuperati nella mensa del campo e
personalizzati con diverse decorazioni;
• il Trasif, un gioco da tavola simile al gioco del tris;
• i fiori di carta, costruiti con la tecnica degli origami;
• la borsa ‘Star’, costruita con carta;
• i palloncini di farina antistress costruiti riempiendo di farina una
bottiglia di plastica fino a superare di poco la metà, gonfiando il
palloncino e attaccandolo al collo della bottiglia, facendo attenzione
a non far uscire l’aria. Poi si capovolge la bottiglia liberando la
farina all’interno del palloncino e si fa uscire lentamente tutta l’aria
dal palloncino che poi viene chiuso con un nodo;
• il progetto ‘Quanto tempo ci vuole?’: costruzione di clessidre con
due bottiglie di plastica trasparenti da ½ litro riciclate a cui sono
stati tolti i tappi. Procedimento seguito: una delle due bottiglie è
stata riempita con la sabbia fino a circa la metà e il collo della
bottiglia è stato chiuso con un cartoncino abbastanza spesso su cui
precedentemente era stato creato un foro di un diametro di circa
7-8 millimetri; il cartoncino è stato fissato con lo scotch e la
seconda bottiglia vuota è stata unita all’altra rivestendo i due colli
delle bottiglie con lo scotch.
I bambini hanno potuto decorare a piacere le clessidre;
• una Librocarta Riciclo, libreria leggera e colorata, incollando
diverse scatole di cartone rigide una sopra l’altra escogitando dei
modi per renderla fissa, stabile ed evitare che s’inclini; poi dipinta
con le tempere;
• un plastico di una città: in una prima fase si sono tagliati e piegati
dei fogli rigidi di cartone e ogni bambino ha creato, seguendo le
indicazioni delle due ‘inventrici’ la propria casetta di carta,
scegliendone i materiali, la forma e utilizzando una tecnica scelta
individualmente per costruirla, arredarla e decorarla, lasciando
libera espressione alla loro creatività. Un bambino, ad esempio, ha
perfino scelto di inserire una luce all’interno della sua casa,
collegando due fili a una pila che ha posto al suo interno. In una
seconda fase, si sono tagliati alcuni scatoloni di scarto ed è stata
creata la base del plastico, sulla quale sono state disegnate a
piacere dai bambini, alcune vie e ad alcuni paesaggi, per poi
applicarvi le proprie case;
• la Busta Magica da lettera, costruita con fogli di carta e decorata
con colori e materiali vari;
• ‘la Residenza di Save the Children’, una casetta costruita con
legno per staccionata riciclato e assemblato dai ragazzi, plastica,
spago per mettere in sicurezza il tetto e scotch per assicurare gli
elementi della struttura e arredata al suo interno con sedie, tavolo,
tappeto, cuscini, giochi e materassino, percorsi con l’acqua e
‘Il foro di Talhah e Babar’, un foro o galleria nella sabbia
pergiocare con le macchinine.
Questo laboratorio ha avuto un successo tale da catturare anche la
curiosità di alcuni ragazzi più grandi all’interno dei campi, che per
esempio hanno deciso un giorno di insegnare ai bambini come
costruire un aquilone con materiale di recupero, utilizzano una busta
dell’immondizia per costruire la velatura e dei rametti di legno fini e
flessibili per crearne la struttura.
29
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
2
laboratorIo
‘Il mIo moStro d’argIlla!’
Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra i 4 e 18 anni.
Materiali: un blocco di argilla da 25 kg, uno spago per tagliare l’argilla,
tavolette di compensato per ciascun bambino e tavola di compensato
grande, cartoncini di carta, colori a tempera, pennelli.
Obiettivi: è stato ritenuto fondamentale ritagliare uno spazio dedicato ad
attività che permettessero al bambino di esprimersi creativamente
attraverso un ‘toccare, sentire e costruirÈ. Quest’attività si è dimostrata
particolarmente adatta a valorizzare e incentivare la creatività dei bambini
e degli adolescenti, permettendo loro di sprigionare la loro immaginazione
e fantasia, e in alcuni casi di esprimere le emozioni e dare sfogo alle
tensioni, canalizzando l’energia e il nervosismo.
L’argilla è un materiale sicuro, igienico, naturale, fresco e morbido e
quindi facile da modellare anche per i bambini. Per essere modellata non
richiede strumenti ed è fresca e umida e molto piacevole al tatto. Partendo
da un unico grande blocco o masso d’argilla omogeneo, i bambini, con
l’aiuto degli educatori, ricavano con uno spago la quantità che desiderano
modellare, imparano a condividere e a cooperare. Il fatto che l’argilla sia
monocolore permette di evitare la competizione tra i bambini per ottenere
specifici colori, e di creare tutti lo stesso oggetto e poi competere tra di
loro per chi lo ha costruito meglio, come invece spesso accade quando si
distribuiscono piccole quantità di plastilina colorata. Ogni bambino può
esprimere pienamente la sua individualità e allo stesso tempo condividere
con il gruppo le diverse tecniche di lavorazione che scopre durante la
modellazione.
Il dover lavorare con un unico pezzo di creta senza mai aggiungere parti,
in modo che una volta asciugato non si stacchino i pezzi stimola i
bambini più grandi a riflettere maggiormente durante la progettazione
dell’opera. Sia per i bambini più piccoli che per quelli più grandi la
manipolazione dell’argilla, abbinata ad una consegna adeguata, dà molta
soddisfazione e permette a tutti di riuscire e ottenere un successo. Inoltre,
l’argilla si conserva meglio rispetto ad altri materiali come il Pongo, la
plastilina o la pasta di sale, e con delle semplici precauzioni il blocco può
essere ripreso e rilavorato anche per mesi e una volta essiccato può essere
decorato. La manipolazione d’argilla può essere per molti bambini, come
anche per gli adulti, un’attività distensiva e calmante che stimola la
fantasia e la creatività dei bambini e può rappresentare un momento di
“decompressione” in cui scaricare l’accumulo di stress e tensioni. La
manipolazione dell’argilla, come anche il disegno e la pittura, possono
costituire per i bambini delle modalità alternative attraverso cui esprimere
rabbia, paura ed altre emozioni. L’argilla ha rappresentato senza dubbio
uno dei materiali prediletti dai bambini all’interno di tutti e quattro gli
Spazi a Misura di Bambino.
Realizzazione: questo laboratorio ha preso spunto da un intervento
programmato con due preparate volontarie che hanno proposto di fare un
primo incontro nei quattro Spazi a Misura di Bambino per introdurre la
creta e la sua manipolazione ai bambini secondo i principi dell’educazione
attiva.
La prima fase del laboratorio è consistita in un incontro in cui i bambini e
gli adolescenti sono stati stimolati a condividere conoscenze preesistenti,
30
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
teorie e ipotesi su questo materiale, la sua origine in natura (che cos’è? Da
dove proviene? Si trova in natura? Dove?). In secondo luogo sono stati
stimolati ad analizzarla con vista, tatto ed olfatto. Sono state stimolate la
fantasia e l’immaginazione e i bambini sono stati invitati a modellare delle
forme simili ad oggetti ma interpretabili e trasformabili “magicamente” in
altre forme, e a creare degli oggetti e forme di loro gradimento. Dopo
questo primo incontro che ha riscosso un gran successo, su richiesta dei
bambini si è deciso di strutturare dei laboratori.
Le consegne all’interno di questa seconda fase sono state diverse da
Spazio a Spazio, tenendo conto dell’età dei bambini, dei loro interessi ed
esigenze, integrandoli così all’interno dei percorsi educativi e psicosociali
già in atto. Una delle proposte che ha maggiormente coinvolto i bambini
è stata quella di chiedere loro di creare il proprio mostro ed il suo
pianeta, senza dare ulteriori indicazioni. La modellazione di un mostro
immaginario può, in alcuni casi, aiutare i bambini a esternare le loro
paure e quindi, anche per questo, essere un’attività particolarmente
indicata in un contesto d’emergenza.
A conclusione della modellazione ciascun bambino/a ha posizionato la
propria opera su una tavola di compensato; i bambini sono stati invitati a
dare un nome al proprio mostro e al pianeta, e ad aggiungere su un
cartoncino una descrizione delle eventuali caratteristiche
Alla mostra d’arte e mestieri organizzata all’interno dello Spazio a Misura
di Bambino, i bambini hanno potuto presentare con orgoglio ai loro
genitori e famiglie i loro mostri accompagnati da fantasiosi pianeti ed
elaborate descrizioni.
In altri Spazi, i bambini si sono cimentati nel modellare amuleti o porta
fortuna, animali, vasi, oggettistica da aggiungere ad un plastico realizzato
all’interno di un altro laboratorio, il proprio volto (all’interno di un
laboratorio sui volti) e oggetti di particolare valore affettivo personale.
In altri casi ancora, l’argilla è stata messa a disposizione dei bambini e
adolescenti che hanno potuto liberamente modellarla.
31
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
3
laboratorIo plaStIco:
‘la SupervIlla dI tuttI’
Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra i 4 e i 18 anni.
Materiali: scatole di cartone (20 x 30 cm circa), acquerelli, tempere, DAS
o argilla, tavola grande di cartone rigido (base del plastico).
Obiettivi: questo laboratorio è nato da una conversazione con i bambini e
gli adolescenti che hanno condiviso con gli educatori le loro difficoltà dovute
all’abbandono delle proprie abitazioni, alla rinuncia alle proprie abitudini
quotidiane e alla condivisione degli spazi con degli estranei. I bambini e gli
adolescenti hanno parlato in particolare della difficoltà di non avere una
propria stanza all’interno del campo, hanno ricordato le proprie stanze e
abitazioni e molti giochi, oggetti e dettagli al loro interno a cui erano
affezionati e dai quali si sono dovuti separare all’improvviso. Il laboratorio è
nato dall’esigenza dei bambini di parlare delle loro case, dal momento che
alcune di esse erano state dichiarate inagibili o sarebbero state presto
demolite. Attraverso il gioco e il disegno, le educatrici hanno rilevato il
bisogno dei bambini di parlare delle abitazioni, descrivendone i colori e i
fiori in giardino, disegnandone le crepe, esprimendo in modo figurativo
come il terremoto aveva danneggiato i loro affetti. Ad esempio, una bambina
aveva disegnato la sua casa così come l’aveva lasciata, disegnando se stessa
‘da grande’ davanti alla porta. Un altro bambino, giocando sul tappeto con le
macchinine, raccontava che la sua nuova casa sarebbe stata il castello
raffigurato sulla pista, perché la sua casa attuale era piena di grandi crepe.
Altri bambini parlavano con nostalgia delle loro camerette, in particolare
durante i momenti di manipolazione con sabbia e pongo.
Le educatrici, insieme ai bambini e agli adolescenti, hanno quindi pensato
di strutturare un laboratorio che offrisse loro la possibilità di “ri-costruire”
la propria stanza o di progettare una stanza ideale, in grado di
“proteggerli”. Questo laboratorio permette ai bambini e agli adolescenti di
lavorare sul piano del desiderio, della progettualità futura e della realtà,
senza però forzarli a parlare di esperienze o separazioni che non sono
ancora pronti a condividere. Potendo lavorare su ambedue i piani, la
costruzione della propria stanza può venire a rappresentare un ponte tra
quello che si è dovuto abbandonare e i desideri futuri.
Costruendo la stanza con il cartone e manipolando il DAS o l’argilla, il
bambino è libero di ricreare una propria familiarità, intimità e privacy, in
un momento in cui è stato costretto ad abbandonare la sua abitazione e si
ritrova a condividere gli spazi con degli estranei. Arredando la sua stanza
con colori, forme e mobilio personalizzati il bambino è libero di esprimere
la sua individualità e creatività.
Attraverso questo laboratorio ogni bambino e adolescente con la propria
individualità e creatività contribuisce al raggiungimento di un obiettivo
comune e condiviso: la creazione di un plastico, con cui si mira a
valorizzare ed incentivare solidarietà, collaborazione e cooperazione tra
bambini.
Il laboratorio favorisce la costruzione la coesione e il lavoro nel gruppo;
inoltre favorisce l’integrazione delle differenze. Ogni stanza individuale
trova infatti la sua collocazione all’interno del plastico e quindi, in qualche
modo, ogni bambino trova una propria collocazione all’interno del
gruppo.
Un aggiuntivo lavoro di scrittura, in cui i bambini possono presentare,
descrivere e riflettere sulla loro stanza attraverso la parola, promuove la
verbalizzazione e la normalizzazione dell’esperienza vissuta e delle
emozioni provate dai bambini.
32
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Realizzazione: in una prima fase i bambini hanno progettato, con il
cartone, la struttura della propria stanza, ritagliando porte e finestre e
dipingendo e scegliendo fantasie per le pareti e il pavimento.
In una seconda fase, ai bambini è stato chiesto di modellare con il DAS o
l’argilla il mobilio e gli accessori o gli oggetti con cui desiderano arredare
la loro stanza; dipingendoli e decorandoli se lo desideravano. I bambini
erano liberi di decidere se costruire o meno degli oggetti e dove collocarli
all’interno della stanza; alcuni hanno scelto di non inserire niente nella
loro stanza. In una terza fase, i bambini sono stati invitati a collocare la
propria stanza su una base (tavola di cartone rigido), grande abbastanza
per accogliere tutte le stanze e a decidere insieme come disporre le stanze
e a ragionare sul senso da dare al plastico. Inoltre, hanno potuto decidere
se e come decorare la base, se e come unirle tra loro (ad esempio alcuni
bambini hanno deciso di collocare le loro stanze una sopra l’altra come a
formare una palazzina o un grattacielo, mentre altri hanno voluto che un
ampio spazio vuoto circondasse la loro stanza, o hanno inserito un
giardino con un’altalena; altri ancora hanno creato porte o finestre in
modo che la loro stanza comunicasse con quella di un/a loro
compagno/a, altri ancora hanno voluto disegnare delle strade o sentieri
sulla base del plastico in modo che potessero ”viaggiare” dalla loro stanza
a quella di un amico).
La quarta ed ultima fase si è sviluppata come un vero e proprio lavoro di
scrittura: i bambini hanno descritto in piena libertà la loro stanza (gli
educatori hanno trascritto le parole dei bambini più piccoli).
Infine i bambini sono stati invitati a trovare un nome per il plastico e
hanno scelto di intitolarlo: ‘La Supervilla di Tutti!’. Il plastico è stato
presentato a genitori, famiglie e adulti di riferimento in occasione della
mostra organizzata per loro. I bambini che desideravano farlo hanno
potuto presentare la loro stanza e leggere ad alta voce quello che avevano
scritto. Molti genitori si sono commossi, e i bambini erano visibilmente
orgogliosi del bellissimo e significativo lavoro svolto insieme.
33
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
4
laboratorIo dI gIardInaggIo
e recupero creatIvo
Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 18 anni.
Materiale: terra, semi (fagiolini, prezzemolo, origano, melissa e altre erbe
aromatiche), acqua, attrezzi da giardinaggio per bambini (ad esempio
guanti, grembiuli, innaffiatoio, palette, rastrelli), materiale di recupero
(bicchieri di carta o plastica, bottiglie di plastica grandi, avanzi di legno
che si trovano nel campo, ecc ...), colla vinilica e materiale vario per
decorare i vasetti, sabbiera di plastica trasparente 1m x 1m non troppo
profonda (eventualmente se questa non si ha, si può pensare di costruirla
assieme ai bambini con legno o compensato).
Obiettivi: questo laboratorio è nato dalla constatazione che il terremoto
spesso trasforma il paesaggio dell’area colpita. Dopo un terremoto i
bambini vedono attorno a loro molte macerie, nel periodo di ricostruzione
spesso sono circondati da progetti per la demolizione di edifici storici e
abitazioni private. Almeno nei primi tempi, nei campi d’accoglienza
circolano ruspe e altri macchinari da lavoro. Da qui nasce la proposta di
strutturare un ciclo di laboratori di giardinaggio a misura di bambino, per
creare aree verdi dedicate alla crescita di semi, erbe aromatiche, fiori e
piantine all’interno degli Spazi a Misura di Bambino.
Le attività di giardinaggio, permettono ai bambini di prendersi cura e
seguire la crescita di un seme o di una piantina. Questa attività li aiuta a
sviluppare pazienza e stimola la riflessione e il rilassamento, poiché nel
giardinaggio bisogna progettare, seguire un procedimento, rispettare i
tempi di crescita e sviluppo del seme visto che non si possono accelerare
o anticipare le fasi.
In aggiunta, il giardinaggio aiuta a sviluppare un senso di moderazione,
poiché un seme per crescere ha bisogno della giusta quantità di acqua.
Trovare il giusto equilibrio all’inizio non è facile, ma con il tempo i
bambini imparano a dosare la quantità di acqua di cui i semi o le piante
necessitano.
I bambini imparano a collaborare e cooperare per raggiungere l’obiettivo
comune di creare un orto o un giardino comunitario. Imparano a
convivere con la diversità e l’imprevedibilità della natura, poiché non tutti
i semi piantati germoglieranno e nessuna piantina sarà identica ad un’altra.
Le attività di giardinaggio favoriscono un orientamento temporale (l’attesa
nella crescita della pianta) e conferiscono grandi soddisfazioni ai bambini
che possono osservare il seme germogliare grazie alle loro attenzioni e
cure. Infine, le attività educative e ricreative di giardinaggio possono
essere particolarmente indicate per un gruppo di bambini e di adolescenti
che hanno vissuto un terremoto, aiutandoli a riconnettersi con il ciclo
della vita e a comprendere la diversità e l’imprevedibilità della natura alla
base di tutte le calamità naturali.
Realizzazione: il laboratorio è stato suddiviso in varie fasi ed è strutturato
in modo da permettere ai bambini e agli adolescenti di lavorare sia
individualmente che in gruppo.
In una prima fase, attraverso una tecnica semplice e divertente, ciascun
bambino ha potuto piantare i semi di diverse erbe aromatiche (melissa,
origano, prezzemolo, basilico, timo, coriandolo) in un bicchiere di plastica
riciclato. I bambini hanno inoltre potuto decorare e personalizzare i loro
vasetti (bicchieri di plastica bianchi e trasparenti), applicando con colla
vinilica diversi materiali di recupero e di decorazione.
In un momento successivo, i bambini hanno potuto travasare i germogli
34
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
in vasetti più grandi, costruiti tagliando a metà bottiglie di plastica da
1,5 l riciclate e usando solo la parte bassa, dipingendole e decorandole a
piacere. A questo punto le piantine hanno cominciato a crescere e i
bambini hanno imparato a prendersi cura di loro, annaffiandole con
regolarità, con quantità d’acqua moderate, evitando gli eccessi ma
mantenendo il terreno costantemente umido. A conclusione delle attività e
della chiusura dello Spazio, i bambini hanno potuto portare via le loro
piantine.
Nella terza fase è stato creato un piccolo giardino o orto comunitario.
In tre dei quattro Spazi questo il giardino è stato realizzato utilizzando
una sabbiera 1m x 1m.Quest’attività ha riscosso un grande successo e i
bambini hanno curato con entusiasmo il loro piccolo orto e giardino,
annaffiandolo e rimuovendo regolarmente tutte le foglie secche.
In uno degli Spazi, situato invece in un parchetto all’interno del campo, i
bambini hanno potuto scegliere insieme un’area dove creare il loro
giardino comunitario e preparare il terreno. Quest’attività ha dato il via ad
una riqualificazione più generale del parchetto, spesso trascurato al di
fuori degli orari d’operatività della tenda. I bambini gli adolescenti si sono
divertiti a rastrellare via tutte le foglie secche e gli altri materiali naturali e
non accumulatisi sul terreno. Hanno potuto tracciare sul terreno i contorni
del loro giardino comunitario e trapiantare le loro piantine direttamente
nel terreno del parco o poggiare quelle più delicate ancora in crescita sul
terreno lasciandole nei vasetti.
In questo spazio, i bambini avevano in precedenza dipinto, decorato e
personalizzato avanzi o scarti di legno recuperati all’interno del campo. In
questa fase, hanno potuto piantare i legnetti nel terreno in modo da
costruire un piccolo recinto che racchiudesse e proteggesse il loro orto.
5
laboratorIo “proteggerSI
daglI IncubI: Il mIo
acchIappaSognI perSonale”
Destinatari: bambini di età compresa tra i 4 e 13 anni.
Materiali: materiale di recupero (pasta, cannucce, spago, bicchieri di
plastica), tempere, pennelli, cartoncino colorato/carta, pinzatrice, colla,
forbici.
Obiettivi: soprattutto nella fase iniziale, diversi bambini hanno raccontato
alle educatrici che durante la notte avevano incubi legati al terremoto.
Questo laboratorio mira attraverso la creazione di un “acchiappasogni”, a
normalizzare gli incubi e le paure notturne che possono verificarsi dopo
un evento spaventoso per i bambini, a condividere i loro incubi,
rassicurandoli sul fatto che sono di nuovo al sicuro. Inoltre, attraverso la
costruzione di un “acchiappasogni”, oggetto che per gli indiani d’America
teneva lontani incubi e paure notturne, si mira ad aiutare i bambini a
separare la realtà dalla fantasia, e a rassicurarli spiegando loro che a volte
l’immaginazione dipinge le cose peggio di come sono in realtà.
Un ulteriore obiettivo, trasversale al laboratorio, è stato quello di
incentivare e valorizzare la loro creatività e fantasia.
Realizzazione:
1a fase: in cerchio, per incuriosire i bambini e i ragazzi, sono state
raccontate, in un linguaggio adatto a loro, alcune leggende di tribù o
culture native del Nord America legate a quest’oggetto; leggende che
spiegano come questo sia considerato “magico”e serva a filtrare i sogni.
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PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
Quindi, è stato spiegato che la funzione di questo strumento è quella di
proteggere i bambini dai brutti sogni e, che il suo cerchio esterno può
rappresentare il ciclo della vita o l’universo e la sua “rete”, simile alla tela
di un ragno, serve ad allontanare i brutti sogni e a trattenere quelli belli.
In cerchio gli educatori hanno rassicurato i bambini che avere incubi o
paure notturne è normale dopo un evento spaventoso e che la paura è
un’emozione fondamentale provata quando un evento esterno è percepito
come pericoloso per la propria incolumità personale. È stata enfatizzato
che la funzione positiva della paura è quella di renderci attenti e vigili
nella vita quotidiana. I bambini e i ragazzi potevano condividere sogni
‘individuando quelli da cui desideravano proteggersi attraverso la
costruzione dell’acchiappasogni.
2a fase: è stato realizzato un acchiappasogni per gli Spazi a Misura di
Bambino. In piccoli gruppi, i bambini più piccoli hanno dipinto la pasta di
colori diversi e i più grandi hanno costruito le strutture con due cannucce
incrociate e dello spago e realizzato delle decorazioni con il cartoncino.
Una volta costruiti, gli “acchiappasogni” sono stati appesi all’interno dello
Spazio a Misura di Bambino o portati in tenda, per essere appesi accanto
ai loro letti. In seguito a questo laboratorio, i bambini e i ragazzi hanno
iniziato a condividere più spesso i loro sogni, per questo si è deciso di
strutturate delle altre attività, come il disegno espressivo, attorno al tema
dei sogni.
6
laboratorIo mehndI3
(decorazIonI eSeguIte con l’henné)
Destinatari: bambini e ragazzi dai 0 ai 18 anni e la comunità, in particolare
le famiglie dei bambini e dei ragazzi iscritti allo Spazio.
Materiali: coni di plastica contenenti pasta di henné per mehndi, stencil
realizzati precedentemente dalle bambine e ragazze e miscela di zucchero e
limone – da cospargere sul disegno sulla pelle una volta essiccato
(facoltativi), carta e penne (per progettare le decorazioni ed esercitarsi a
disegnarle).
Il rito del disegno Mehndi o
decorazione temporanea
eseguito con l’henné naturale,
generalmente dipinto su mani e
piedi con il coinvolgimento di
tutte le donne della famiglia
allargata e/o tribù è usato in
oriente e nell’Africa
mediterannea per la decorazione
di mani e piedi in riti nuziali,
benauguranti e di protezione e i
suoi motivi sono considerati di
buon auspicio per la persona
che li indossa. Riti come questi
sono particolarmente indicati per
coinvolgere la comunità, in
contesti d’emergenza, in quanto
nascono proprio con l’intento di
promuovere le interazioni
sociali, favorendo la
socializzazione, segnando e
assumendo un ruolo “protettivo”
nei periodi di transizione e di
crescita, accompagnando le
persone nelle celebrazioni o nei
festeggiamenti importanti della
loro vita.
3
36
Obiettivi: realizzare attività e laboratori che coinvolgono la comunità; curare
il rapporto con la comunità e favorire l’integrazione e un momento di
scambio tra le diverse culture ed etnie presenti; promuovere la
partecipazione dei bambini nella programmazione e realizzazione di attività
e laboratori rivolte alla comunità più allargata, che valorizzino le diversità
etnico-culturali e religiose all’interno della tendopoli e dello Spazio e che
creino una connessione tra i bambini e il loro contesto preesistente.
Il laboratorio di Mehndi è nato dalla convinzione che sia fondamentale
proporre attività significative, rilevanti per i bambini e i ragazzi considerando
la specificità del contesto, i riferimenti culturali, le abitudini e quanto
accadeva prima dell’emergenza. Con questo laboratorio è stata favorita la
ripresa della vita quotidiana del nucleo familiare e la possibilità di
condividere in famiglia e con relativa intimità un momento importante, in
una struttura d’emergenza come la tendopoli.
Realizzazione: il laboratorio è stato proposto da alcune bambine e ragazze
visto che il rito del Mehndi ha un ruolo importante durante il Ramadan, a
cui la comunità del campo si stava preparando. Si è quindi pensato di
strutturare un laboratorio che permettesse ai bambini e ai ragazzi interessati
di condividere con gli altri la storia, il senso e la natura di questo rito,
facendo perno sull’interesse che la maggior parte di loro mostrava verso le
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
decorazioni o la pittura sulla pelle. In questo modo, hanno potuto
sperimentare una forma di decorazione naturale e atossica sulla pelle, che
ha valorizzato la creatività e la diversità attraverso uno scambio
interculturale.
Le educatrici hanno accolto con entusiasmo la proposta di realizzare il
laboratorio e hanno lasciato ampio spazio alle ragazze e alle bambine che
hanno iniziato ad organizzare e programmare l’evento, suddividendosi i
ruoli e preparando i materiali. Le ragazze più grandi, ad esempio, hanno
preparato dei libretti con speciali stencil per decorazioni su mani e braccia.
Le educatrici hanno offerto un supporto logistico e insieme sono stati
preparati, ad esempio, cartelloni per pubblicizzare l’evento in diverse lingue
tradotti in italiano, inglese, francese, urdu, arabo, punjabi. I ragazzi e i
bambini hanno provveduto ad affiggere i cartelloni nel campo.
Il laboratorio si è svolto in un gazebo aperto per rendere lo spazio
accogliente e facilmente accessibile a tutti, dove: in esso sono stati disposti
tavoli e sedie e tutti i materiali necessari (libretti di stencil da loro preparati,
tubi/coni di henné, fazzoletti).
È stata dedicata un’intera mattinata alle attività che sono state un ottimo
strumento per coinvolgere la comunità: numerose mamme, nonne, cugine,
zie, sorelle e perfino bisnonne esperte nell’esecuzione di Mehndi, sono
accorse per condividere questa forma artistica, che per loro rappresenta
un’importante tradizione. Si è venuto a creare un clima di accettazione e
condivisione interculturale fra adulti, bambini e famiglie di nazionalità
diverse. Anche quei genitori più restii ad accettare e rispettare le differenze
etnico-culturali e religiose all’interno del campo hanno partecipato,
facendosi fare delle decorazioni di loro gradimento dalle esperte di Mehndi.
Anche se questo rito è svolto tipicamente da donne e rivolto a queste i
bambini e ragazzi hanno potuto parteciparvi offrendo supporto logistico,
informazioni e suggerimenti ai partecipanti. Alcune mamme hanno
condiviso dolci tipici, come è uso fare durante la preparazione del Mehndi,
congratulandosi e ringraziando gli organizzatori per aver reso questo
momento così speciale ed “intimo”all’interno della tendopoli.
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PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
7
laboratorIo “moStrIamocI!”:
gIornate aperte, moStre e tour
all’Interno deglI SpazI a mISura
dI bambIno
Destinatari: bambini e ragazzi di età tra 0 e 18 anni; comunità delle
tendopoli, in particolare i genitori, le famiglie e gli adulti di riferimento dei
bambini iscritti allo Spazio a Misura di Bambino.
Materiali: tutti i lavori significativi da di condividere con gli altri e la
comunità, in particolare con le loro famiglie; materiale vario di cancelleria
(fogli di carta, colori, forbici) per presentare i lavori e preparare, ad
esempio, dei cartelli identificativi o didascalie con i titoli delle opere, o il
nome dell’autore e le informazioni sull’opera.
Obiettivi: mettere in mostra il materiale prodotto in modo da condividere
il più possibile i risultati prodotti nel corso dell’intervento; rendere i
bambini e i ragazzi partecipi nella socializzazione delle buone pratiche;
permettere ai bambini e alle famiglie di dar voce al proprio vissuto e alla
propria esperienza; stimolare una riflessione, da parte di bambini e
ragazzi, sul percorso fatto insieme; rafforzare l’autostima e il senso di
efficacia e stimolare la cooperazione e la collaborazione attraverso
l’organizzazione condivisa e collettiva.
Realizzazione: in contesti d’emergenza, le mostre possono essere
programmate in fase conclusiva, in concomitanza con la ripresa delle
lezioni scolastiche per favorire una “chiusura” adeguata e soddisfacente
del percorso svolto insieme. In questo caso la mostra rappresenta
un’esposizione conclusiva di tutti i lavori prodotti nel tempo attraverso cui
coinvolgere la comunità più allargata e accrescere l’autostima dei bambini,
che mettendo in mostra i loro successi e vedendo i propri lavori esposti,
provano un senso di gratificazione e realizzazione nella fase che precede i
veri e propri saluti.
Preparare e allestire la mostra stimola i bambini e gli adolescenti a
cominciare ad elaborare l’esperienza vissuta, quindi un laboratorio come
questo è un utilissimo strumento nella fase finale o di restituzione,
attraverso il quale si può restituire e mostrare anche alla comunità quanto
fatto e ottenuto insieme.
Le mostre non devono essere necessariamente programmate nella fase
conclusiva dell’intervento ma possono avvenire in qualsiasi fase del
percorso, in modo che i bambini e i ragazzi possano divertirsi nell’ideare
delle modalità creative, partecipative, interattive e dinamiche attraverso le
quali condividere con genitori e famiglie il lavoro che si sta svolgendo. Se
allestita a circa metà del percorso, com’è accaduto all’interno di uno degli
Spazi in Emilia, una piccola mostra può anche rappresentare uno
strumento attraverso il quale si chiarisce e approfondisce insieme il senso
e il significato dello spazio. In Emilia sono state organizzate mostre in tutti
e quattro gli Spazi a Misura di Bambino, in periodi e con fini diversi
poiché centrate sulle esigenze e indicazioni dei bambini e ragazzi che li
hanno frequentati.
In uno degli Spazi, dove la mostra è stata organizzata in una fase
intermedia dell’intervento, i bambini con l’aiuto degli educatori, hanno
ricordato il percorso realizzato con i diversi laboratori e i materiali e gli
oggetti prodotti. Poi, in un secondo momento, sono stati invitati a
partecipare alla preparazione della mostra in maniera attiva e propositiva,
raccogliendo le proposte sul modo in cui volevano esporre i loro lavori ai
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L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
genitori. Si è deciso, ad esempio, di allestire diversi angoli tematici,
ciascuno con relative didascalie, e affidare a un gruppo di bambini la
presentazione delle attività alle famiglie. All’interno di questo schema
generale si è deciso di lasciare ampio spazio ad eventuali
improvvisazioni da parte di qualsiasi bambino che durante la mostra
desiderasse condividere emozioni, ricordi e informazioni sulle attività
presentate.
Ciascuno dei gruppi di lavoro in cui erano suddivisi i bambini ha curato
un aspetto diverso dell’organizzazione della mostra: accoglienza iniziale
degli invitati,allestimento di ciascun angolo tematico, ordine e pulizia,
preparazione delle didascalie e cartelli identificativi per ciascun angolo,
preparazione di brevi presentazioni orali o letture per introdurre ciascun
angolo tematico, specifiche attività o oggetti prodotti, preparazione
rinfreschi, ecc..
Durante la visita, l’intervento degli educatori-facilitatori è stato minimo;
i bambini, in autonomia, hanno accompagnato e guidato i genitori alla
scoperta dello Spazio a Misura di Bambino. La mostra ha favorito la
partecipazione anche di quei bambini più restii a esibirsi in pubblico.
La mostra ha inoltre riscosso un grande successo tra i genitori che si
sono commossi nel sentire i bambini leggere le didascalie delle loro
stanze di cartone, o delle persone, dei luoghi e degli oggetti che li
fanno sentire sicuri.
A fine visita, i bambini e i ragazzi hanno fatto sperimentare ai genitori
e agli adulti di riferimento il circle-time. Formando un cerchio e
tenendosi mano per la mano, hanno proposto alcune delle loro canzoni
e storie preferite, da accompagnare con danze, gesti e movimenti di
gruppo.
Al termine di questo momento di gioco collettivo e condiviso, i bambini
hanno condotto i genitori in un’area tranquilla dove li attendeva un
tavolo con un rinfresco, sistemato con cura per l’occasione da un
gruppo di bambini.
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laboratorIo ‘rIcomIncIo da QuI’:
vIdeo e fotografIa
Destinatari: ragazzi e adolescenti tra i 12 e 18 anni di età,
famiglie e genitori.
Materiali: videocamera, fotocamera, PC, cavalletto, CD, stampa foto,
cartoncini colorati, spago, scotch di carta, penne.
Obiettivi: realizzare un laboratorio centrato sulle esigenze degli
adolescenti e dei ragazzi più grandi residenti nei campi, tenuto conto
che spesso gli Spazi erano frequentati per lo più da bambini più piccoli;
riconoscere un ruolo attivo degli adolescenti e valorizzare la capacità di
organizzare in modo autonomo il tempo; realizzare attività all'esterno
del campo in modo da incanalare le energie, la vivacità e la voglia di
avventura tipica degli adolescenti; raccontare la propria esperienza,
socializzare e avvicinarsi gli uni agli altri, divertendosi ad esplorare il
territorio circostante; partecipare ad attività all’esterno dello Spazio a
Misura di Bambino per prendere una pausa dalla vita all’interno del
campo e delle loro famiglie.
Attraverso questo laboratorio si sono volute promuovere occasioni in
cui ragazzi e adolescenti erano invitati a rappresentare la situazione che
stavano vivendo e le aspettative per il futuro (attraverso il video e la
fotografia). In particolare, è stato importante dar voce ai vissuti dei
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PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
ragazzi rispetto al terremoto e la vita nel campo; far esprimere i ragazzi
su ciò che era accaduto e sui cambiamenti della loro vita, per
permettere una riflessione e rielaborazione individuale e collettiva della
realtà, quale ad esempio la vita nelle tendopoli, promuovendo in loro
anche un senso di progettualità futura. Infine, il laboratorio mirava a
rafforzare l’autostima e a soddisfare il bisogno di condividere con gli
altri le proprie esperienze come spesso avveniva quando i ragazzi
mostravano le foto scattate agli altri.
Realizzazione: Il laboratorio è stato ideato partendo dall'interesse e
dalla volontà dei ragazzi di raccontare la loro esperienza attraverso il
video e la fotografia. E' nata così la collaborazione di Save the Children
con un video-maker e fotografo professionista, che ha fornito ai ragazzi
le basi della tecnica fotografica e del video, incentivando al tempo
stesso la creatività e il lavoro di gruppo. Questa figura ha partecipato al
laboratorio con gli adolescenti, giocando e divertendosi, ma rimanendo
comunque un punto di riferimento autorevole per loro, sollecitandoli a
partecipare e a contribuire con le loro idee, proponendo varianti per
costruire insieme un contesto flessibile e adeguato agli obiettivi che si
erano prefissati.
Il laboratorio si è articolato in quattro fasi: in una prima fase i ragazzi e
gli adolescenti, insieme all’operatore esperto di fotografia e video,
hanno definito obiettivi e modalità del laboratorio; in una seconda fase
si è passati al lavoro di produzione video vero e proprio: in particolare
sono state riprese le interviste svolte all'interno del campo; una terza
fase è stata dedicata ai lavori di fotografia – effettuate attraverso diverse
uscite sul territorio comunale, e infine nell’ultima e quarta fase di
restituzione e presentazione, i ragazzi e gli adolescenti hanno allestito
una mostra per presentare il lavoro svolto e materiale prodotto nel
corso del laboratorio.
1a fase: definire obiettivi e modalità del laboratorio. I ragazzi e gli
adolescenti hanno incontrato l’operatore esperto di fotografia e video e
attraverso un brainstorming e una discussione di gruppo hanno stabilito
che il loro obiettivo sarebbe stato quello di far conoscere la loro
esperienza e di condividere le loro emozioni con i coetanei e con chi
non aveva vissuto in prima persona il terremoto. Hanno realizzato
quindi delle interviste ai loro parenti, ai volontari e agli operatori per
descrivere la vita all'interno della tendopoli, le loro speranze e le
aspettative per il futuro. Attraverso la fotografia i ragazzi hanno
raccontato la distruzione degli edifici del loro paese e le speranze della
comunità sulle prospettive di ricostruzione.
2a fase: video. I ragazzi e gli adolescenti che lavoravano sulle
interviste, si sono suddivisi in due gruppi: uno si occupava degli
operatori e dei volontari e l’altro dei residenti nel campo. I ragazzi
hanno scelto volontariamente di non includere domande dirette sul
terremoto nelle interviste, poiché volevano concentrarsi sul presente e
sul futuro lasciando alle immagini il compito di parlare del terremoto e
del dolore da esso causato. Rispetto agli operatori e volontari, i ragazzi
erano interessati a capire cosa li avesse motivati a prestare servizio nei
campi in Emilia Romagna. Un gruppo di ragazze, invece, ha scelto di
documentare l’evento del Ramadan e com’è stato vissuto all’interno del
campo.
I gruppi di lavoro, hanno iniziato le riprese vere e proprie con il
supporto tecnico del facilitatore. Si è prestata grande attenzione al
contenuto, ed in seguito è stata realizzata una selezione dei video per il
montaggio, fornendo ai ragazzi e agli adolescenti delle nozioni tecniche
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L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
basilari in modo che la selezione avesse un significato e un filo logico
adatto a raggiungere gli obiettivi che i ragazzi si erano proposti nella
fase iniziale del laboratorio. Ai ragazzi sono state trasmesse nozioni di
base sul concetto di documentario, illustrandone i punti chiave e i
‘trucchi’ del mestiere.
3a fase: fotografia. Per quanto riguarda le attività di fotografia, i ragazzi
hanno effettuato varie uscite sul territorio comunale o nel paese di San
Possidonio, cercando di rappresentare al meglio attraverso le immagini
gli stati d’animo e le emozioni suscitate dal terremoto. In un secondo
momento hanno espresso i loro pensieri sulla ricostruzione della
propria città. Le uscite si svolgevano in gruppo e i ragazzi erano
accompagnati dall’operatore esperto di fotografia in grado di offrire
loro, quando necessario, nozioni tecniche sulla luce o l’angolazione o
consigli utili sul modo più efficace di trasmettere un messaggio dando
risalto ad alcuni particolari piuttosto che altri. Le foto sono state
visionate sul computer e illustrate al gruppo, per scegliere quelle più
rappresentative da mandare in stampa. Infine, i ragazzi sono stati
invitati a dare un titolo alle loro opere.
4a fase: mostra di presentazione “Ci becchiamo????”. A seguito del
laboratorio, è stata organizzata dai ragazzi la mostra di presentazione
dei lavori svolti, intitolata “Ci becchiamo?” e allestita di sera all’interno
dello Spazio a Misura di Bambino, a cui sono stati invitati i residenti
all’interno della tendopoli, il team di Save the Children, e le famiglie,
anche non più residenti nel campo. Questa attività ha permesso di
rendere i ragazzi protagonisti e responsabili del lavoro svolto insieme,
rafforzando la loro autostima e consapevolezza nelle loro risorse
personali e collettive. Hanno imparato a collaborare e cooperare per
allestire e condurre la mostra di presentazione, che ha valorizzato e
incentivato il lavoro di gruppo e le abilità e la creatività di ognuno.
Ragazzi e adolescenti hanno concordato insieme i lavori da mostrare,
scegliendo accuratamente le opere che ritenevano di maggiore rilievo e
suddividendosi i ruoli e compiti necessari per l’allestimento della
mostra. Adolescenti e preadolescenti si sono, ad esempio, occupati
della realizzazione di un volantino da distribuire agli adulti residenti
nella tendopoli e delle richieste delle necessarie autorizzazioni per
l’allestimento. Poiché la mostra si teneva di sera si sono dovuti, ad
esempio, montare dei faretti all’interno dello Spazio, in modo che le
fotografie fossero adeguatamente illuminate; inoltre poiché lo Spazio a
Misura di Bambino era aperto, senza mura o pareti, i ragazzi hanno
trovato insieme una soluzione per appendere le foto e per renderle
visibili anche per i più piccoli. I ragazzi hanno scelto di incollare le foto
con lo scotch di carta su dei cartoncini colorati, si sono divertiti a
scegliere i colori che secondo loro si abbinavano meglio alle loro foto,
scrivendo il titolo di ciascuna opera sulla cornice. I ragazzi più piccoli e
i bambini si sono occupati di decorare lo Spazio per renderlo
accogliente (attraverso, ad esempio, la creazione di colorati cartelloni di
benvenuto in diverse lingue). Inoltre, hanno preparato delle canzoni da
cantare insieme agli ospiti a conclusione della mostra. I bambini,
ragazzi e adolescenti, hanno accolto gli ospiti, guidandoli attraverso il
percorso espositivo. Nel percorso espositivo, un’area era stata dedicata
alla proiezione dei due video realizzati dai ragazzi intitolati ‘Emilia al
Massimo’ e ‘Ricomincio da Qui’, un’altra alla mostra fotografica e una
terza alla presentazione di un plastico costruito dai bambini più piccoli
di una città immaginaria intitolata da loro ‘Formicopoli’ ispirata ad una
favola sul terremoto.
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PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
9
laboratorIo:
‘I noStrI SalutI’
Destinatari: Tutti i minori, le famiglie e gli adulti di riferimento
che hanno partecipato alle attività all'interno dello Spazio a Misura
di Bambino.
Materiali: scatolone di cartone, materiale da disegno (penne e colori) e
per decorazioni, fogli di carta bianca e colorata (ed eventualmente altri
materiali per costruire decorazioni di carta, addobbi e festoni), stereo e cd,
bevande e cibo per il rinfresco, breve questionario qualitativo disponibile
in diverse lingue per genitori e famiglie, cartelline in cui tutti i lavori sono
stati raccolti per consegnarli insieme ad un ricordo simbolico del lavoro
svolto insieme.
Premessa: il momento dei saluti costituisce un momento delicato, per
bambini, adulti ed educatori. Coinvolgendo i bambini e i ragazzi nella
programmazione delle attività conclusive, si riduce il rischio che questo
momento sia vissuto come un abbandono o una fine imposta. La chiusura
dello Spazio e la conclusione delle attività vengono gestite seguendo un
approccio centrato sui diritti e la partecipazione; questo favorisce
l’empowerment e garantisce una certa continuità con il percorso nel suo
complesso. Gli educatori in Emilia avevano a disposizione un decalogo di
chiusura creato a fronte dell’esperienza di Save the Children all’Aquila.
Il decalogo che offre utili indicazioni su come gestire la chiusura dello
Spazio, in modo da evitare un aumento dello stress nei bambini e nelle
famiglie, era stato distribuito agli educatori Save the Children ed operatori
locali a metà progetto e discusso nel corso di una riunione, per poter
essere preparati alla chiusura.
Obiettivi: creare un’occasione per parlare con i ragazzi della chiusura
dello Spazio e della conclusione delle attività utilizzando un linguaggio
adatto alla loro età; rendere i bambini e i ragazzi protagonisti attivi
coinvolgendoli nella programmazione di questa fase conclusiva del
percorso svolto, valorizzando e incentivando la loro creatività.
Promuovere una gestione creativa del tempo trascorso insieme e la
trasformazione della chiusura da ostacolo in attività positiva; far emergere
le preferenze dei bambini e dei ragazzi rispetto a come salutare lo Spazio,
gli educatori e concludere il percorso; parlare della chiusura come di un
processo naturale, evitando parole estreme che possano provocare un
aumento dello stress.
Realizzazione: gli educatori hanno informato i bambini e i ragazzi, con
un adeguato preavviso e in un linguaggio adatto a loro, della chiusura
dello Spazio e della conclusione delle attività. In cerchio si è riflettuto ad
alta voce sui cambiamenti intervenuti nelle loro vite con il terremoto e la
chiusura delle tendopoli (molti bambini sarebbero ritornati nelle loro case,
altri trasferiti in albergo, altri avrebbero dovuto risistemare le loro case).
Si è dato modo così ai bambini e ai ragazzi di verbalizzare i loro pensieri
sulla chiusura e capire come volevano salutare lo Spazio e gli educatori.
Questo prezioso momento di restituzione, in cui il feedback, i
ringraziamenti, i commenti, le riflessioni e le emozioni dei bambini sono
stati condivisi, è stato toccante e intensamente sentito da tutti, bambini ed
educatori.
Nei quattro Spazi, i bambini insieme agli educatori hanno programmato e
realizzato diverse attività che potessero accompagnare i bambini e
facilitare la fase di chiusura. In particolare i bambini, attraverso varie
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L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
attività creative,manuali e comunicative, hanno avuto modo di
raccontare uno o più momenti preferiti e riflettere su cosa si è imparato
e sulle nuove amicizie strette all’interno del campo. In questa fase
finale, sono state privilegiate attività di gruppo e la creazione di oggetti
condivisi che in qualche modo potessero rappresentare una traccia del
percorso fatto insieme. I bambini hanno, ad esempio, costruito una
trapunta simbolica unendo dei cartoncini quadrati colorati, su cui
ognuno di loro ha descritto un ricordo attraverso una frase o un
disegno. Durante le feste di chiusura è stato messo a disposizione dei
bambini un lungo rotolo di carta sui cui potevano lasciare un
messaggio o un saluto, con una tecnica a piacere.
In ciascuno Spazio a Misura di Bambino, il gruppo di bambini e ragazzi
ha scelto di organizzare una festa di chiusura personalizzata, allestendo
gli Spazi per la festa, preparando un’insegna, gli addobbi, la lista degli
invitati, organizzando le attività e il rinfresco. Si è scelto di invitare
anche i bambini e le famiglie che non partecipavano più alle attività
dello Spazio tramite messaggio telefonico, in modo che fosse permesso
loro di partecipare al momento dei saluti. I bambini sono stati felici di
rivedere e accogliere all’interno dello Spazio i ‘vecchi amici’, le famiglie
sono accorse numerose e hanno aderito con gioia all’iniziativa. Con
l’occasione si è chiesto ai genitori e agli adulti di riferimento di
rispondere per iscritto ad un breve questionario per avere un feedback
finale sullo Spazio e sulle attività, mentre ai bambini e ai ragazzi
venivano consegnate le cartelline con tutti i loro lavori. Inoltre, gli
educatori hanno regalato ai bambini oltre a dei colori anche dei
segnalibri realizzati per l’occasione con delle citazioni dal libro ‘Il
Piccolo Principe’, per simboleggiare la continuità del percorso educativo
e psicosociale realizzato insieme.
altre attIvItà
Nella seguente sezione, verranno elencate e descritte brevemente le
principali tipologie di attività, oltre a quelle già descritte in dettaglio,
secondo le quali è stata strutturata la programmazione settimanale.
Sono state svolte attività per ottenere feedback dai bambini e dai
ragazzi sulle attività all’interno dello Spazio a Misura di Bambino e per
invitarli a raccontare la loro esperienza all’interno della tendopoli.
In particolare, i ragazzi hanno avuto modo di raccontare la loro storia,
esprimere i loro desideri, riflettere sugli aspetti positivi e quelli
problematici della vita all’interno del campo e hanno descritto le
proprie percezioni sullo Spazio a Misura di Bambino. Queste attività,
svolte con frequenza e continuità, hanno permesso ai bambini di
condividere con i loro coetanei e le educatrici quello che stavano
imparando, quello che gradivano o no dello Spazio e della tendopoli e
cosa avrebbero voluto cambiare e come.
Attività 1
Una delle attività è consistita nel collocare quattro cartelloni nei quattro
angoli di un ampio spazio - al cui interno i bambini erano liberi di
muoversi, con una musica leggera e rilassante di sottofondo - e
descrivere o disegnare su ciascun cartellone: 1) le loro attività, materiali
e giochi preferiti all’interno dello Spazio; 2) quello che non gradivano
all’interno dello Spazio; 3) i loro desideri; 4) le amicizie strette con i
bambini conosciuti all’interno dello Spazio.
Tutti i bambini, i più piccoli aiutati dagli educatori, hanno partecipato a
questa attività e alla fine, prima di salutare il gruppo si è riflettuto
insieme e commentato il contenuto dei cartelloni.
43
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
Attività 2
Ai bambini e ai ragazzi è stato chiesto di disegnare come loro vedevano il
campo di accoglienza dalla propria prospettiva, basata sull’esperienza
personale del terremoto e sulla situazione che stavano vivendo. Una volta
completati i disegni, bambini e ragazzi si sono riuniti in cerchio con le
educatrici per condividere le diverse visioni. È bene ricordare che,
diversamente dall’Aquila, in Emilia le situazioni delle famiglie erano molto
diverse tra loro; alcuni risiedevano in una tenda nel giardino o in
prossimità della propria casa, altri in camper e altri ancora in case proprie
o affittate, quindi non tutti i bambini e i ragazzi iscritti allo Spazio a Misura
di Bambino erano residenti all’interno del campo. Inoltre, alcune famiglie
al contrario dormivano all’interno del campo ma di giorno facevano
ritorno nelle proprie case. Una volta completati i disegni, i bambini e
ragazzi si sono riuniti in cerchio con le educatrici per condividere le
diverse visioni che ciascuno, fosse o meno residente nel campo, aveva di
questo e delle strutture al suo interno (tenda di Save the Children,
infermeria, mensa, magazzino). Attività di questo tipo sono fondamentali,
in quanto permettono alle educatrici di incorporare il feedback dei
bambini nell’organizzazione settimanale delle attività, capire quali attività
sono più rilevanti per loro e coinvolgere i ragazzi nella definizione delle
attività e di rivedere in gruppo le regole dello Spazio, aggiungendone di
nuove o decidendo sanzioni adeguate per chi non rispetta le poche ma
fondamentali regole stabilite insieme.
Si sono svolti diversi laboratori di narrazione, con l’utilizzo di favole
(classiche e moderne), immagini e fotografie a colori o in bianco e nero
ed oggetti comuni (pescati da un cesto in cui erano nascosti), per
avvicinare i bambini alla lettura e recuperare la dimensione dell’ascolto sia
a livello personale che di gruppo, favorendo e incentivando il
rilassamento, la fantasia, l’immaginazione, la creatività e la curiosità dei
bambini. A coppie, in piccoli gruppi o in cerchio, i bambini hanno potuto
trasformare le fiabe raccontate o crearne di nuove, improvvisando storie e
racconti e condividendoli, delle volte anche attraverso una
rappresentazione teatrale, con il resto del gruppo.
L’esperienza in Emilia ci ha insegnato che è fondamentale creare,
attraverso i laboratori di narrazione, momenti di silenzio, calma e
tranquillità, in modo da incentivare il rilassamento; a tal fine può essere
utile allestire all’interno dello Spazio una biblioteca e uno spazio raccolto
dedicato alla lettura munito di cuscini e tappeti. Inoltre i laboratori di
narrazione facilitano una riflessione sulle emozioni, poiché permettono ai
bambini di trasporre i loro pensieri e gli stati d’animo su altri piani, di
esprimersi in modo indiretto, riferendo i propri vissuti ai personaggi e alle
situazioni o episodi all’interno delle storie lette, inventate o rappresentate.
Ispirandosi al lavoro di Bruno Munari e ai suoi meravigliosi libri per
bambini, in Emilia sono stati realizzati dei laboratori creativi di
costruzione di libri all’interno dei quali in una prima fase si sono
mostrati alcuni libri di questo artista ai bambini, ad esempio ‘Nella Notte
Buia’ e ‘La Nebbia di Milano’, lasciando i bambini liberi di interpretare le
immagini e partecipare con domande e commenti. In una seconda fase, i
bambini sono stati invitati a costruire il proprio libro “magico”, completo
di copertina con titolo e autore; disegnando su fogli di carta di diversi tipi
e colori (ad esempio cartoncino scuro o nero, carta ruvida, carta da lucido
semitrasparente o opaca, carta da pacchi o da imballaggio marrone, fogli
di carta velina, ecc …), per creare effetti ispirati a quelli osservati dai
bambini nei libri di Munari. In una terza fase, i bambini, orgogliosi dei
libri costruiti, li hanno presentati in cerchio e mostrati al gruppo e poi li
hanno condivisi anche con le loro famiglie.
Questo laboratorio è un ottimo esempio di attività creativa produttiva e
concreta, e ha consentito a tutti i bambini e ai ragazzi di dimostrare un
44
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
successo. La scelta dei due libri ispiratori, anche dal punto di vista del
contenuto, non è stata affatto casuale: il libro ‘Nella Notte Buia’ può essere
usato per parlare e affrontare la paura del buio di molti bambini e ragazzi
e le tante paure, sia vecchie che nuove, che possono affiorare con un
evento come il terremoto. Il libro ‘La Nebbia di Milano’ è stato selezionato
in quanto racconta di un viaggio fuori dalla fitta nebbia di una città per
approdare ad un circo di mille colori e quindi poteva avere un significato
rilevante per il gruppo di bambini e ragazzi che abitavano in una zona
dell’Emilia nota per la sua fitta nebbia nella stagione invernale.
Sono state realizzate molte attività, a cui spesso hanno partecipato i
ragazzi più grandi, per permettere ai bambini e ai ragazzi di conoscere i
propri diritti utilizzando come testo fondamentale la Convenzione ONU
sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC). È stata riproposta, ad
esempio, la ‘Caccia dei Diritti’ già svolta all’Aquila, in cui gli adolescenti
hanno inventato delle prove da superare sul tema degli articoli della
Convenzione e dopo aver diviso i bambini più piccoli in gruppi, li hanno
guidati e accompagnati nello svolgimento delle prove. Tutte le prove sono
state strutturate in modo da non escludere nessuno, valorizzare le
relazioni, il team, la diversità, la collaborazione, la cooperazione e la
solidarietà.
Anche all’interno della “caccia”, sono state incorporate attività che
permettono ai bambini di condividere desideri, opinioni, idee e di dare il
loro feedback sullo Spazio a Misura di Bambino.
Sono stati programmati e realizzati tantissimi giochi cooperativi (la
maggior parte di movimento), tenendo conto dell’età, del genere e delle
specificità di contesti, riferimenti culturali e abitudini. Questi giochi
richiedono la partecipazione e uno sforzo da parte di tutti i componenti
del gruppo per raggiungere un qualsiasi risultato, e nessuno è mai stato
escluso o eliminato; l’obiettivo era quello di rafforzare lo spirito di gruppo
e la conoscenza, l’ascolto e la fiducia reciproca al suo interno,
consentendo ai bambini di distogliere i pensieri dal contesto emergenziale,
incanalare le energie in una direzione diversa e sfogare la propria vivacità
in attività sicure e divertenti. Come ha esclamato un bambino durante un
gioco: “Qui o vinciamo tutti o perdiamo tutti... quindi diamoci da fare,
ognuno per tutti”.
I giochi cooperativi sono particolarmente adatti a un contesto
emergenziale, poiché raramente richiedono materiali o possono essere
svolti con materiali di recupero presenti all’interno dello Spazio a Misura
di Bambino. Le attività realizzate erano molto semplici ma divertenti, con
una consegna che implicava necessariamente la collaborazione e il
coordinamento tra i bambini. Alcuni giochi tradizionali, ad esempio le
“sedie musicali” o “acchiapparella”, sono stati proposti nella loro variante
cooperativa per promuovere le relazioni affettive, la socializzazione e la
collaborazione. Ad esempio in ‘sedie musicali’ nessun giocatore veniva
eliminato ma tutti dovevano mano a mano trovare un posto su un numero
sempre minore di sedie, sedendosi l’uno in braccio all’altro o sulle
ginocchia di un compagno. Durante ‘acchiapparella’ se i bambini venivano
“presi” si dovevano fermare con le braccia a cerchio davanti alle spalle e
gli altri li potevano liberare solo entrando nel loro cerchio’ abbracciandoli.
Durante tutto il percorso educativo e psicosociale realizzato all’interno
degli Spazi, le educatrici hanno rivolto un’attenzione particolare alle
emozioni dei bambini e all’alfabetizzazione emotiva.
Oltre a quelle già citate, ad esempio, con il brainstorming, durante il
momento del cerchio, l’educatrice ha chiesto ai bambini e ai ragazzi, ad
esempio, cosa fossero secondo loro le emozioni, da dove nascessero e
come o dove le sentissero. I bambini e i ragazzi sono stati invitati ad
elencare tutte le emozioni che conoscono, queste sono state scritte su un
cartellone visibile a tutti e sono state individuate insieme le quattro o
45
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
cinque emozioni base. I bambini sono stati stimolati ad individuare
situazioni che potrebbero rendere tristi, felici, impauriti, e/o arrabbiati o
condividere situazioni legate ad un particolare stato d’animo. Si è riflettuto
insieme anche su come le espressioni del viso e del corpo possano
comunicare una determinata emozione. Attraverso giochi di mimo, teatro
ed espressione corporea, i bambini hanno rappresentato e messo in scena
le diverse “situazioni emotive” individuate nel brainstorming. Uno
strumento utile nello svolgere le attività sulle emozioni e sulla prima
alfabetizzazione emotiva sono le carte delle emozioni, che ritraggono
immagini di un volto triste, uno felice, uno arrabbiato e impaurito; queste
si possono costruire insieme ai bambini e ai ragazzi rappresentando il
volto di personaggi di favole a loro note e familiari. Esse possono essere
usate per accompagnare la lettura di una favola e riflettere insieme sulle
diverse emozioni provate dai personaggi principali e quindi esprimere la
propria emotività. Con le carte si possono realizzare anche giochi di
movimento; disponendole nello Spazio e chiedendo ai bambini di
posizionarsi vicino a quella che rappresenta l'emozione che stanno
sperimentando, apprendono a stare in ascolto con ciò che sentono e a
comunicarlo agli altri.
L’esperienza in Emilia ci ha mostrato che può essere molto utile,
all’interno delle attività sulle emozioni, ritagliare uno spazio per realizzare
delle attività che, attraverso la costruzione di un oggetto simbolico,
rafforzano il senso di sicurezza dei bambini e dei ragazzi, portandoli a
riflettere e individuare ciò che li fa sentire o li aiuta a sentirsi sicuri e
protetti anche in momenti di grande instabilità come quello che stanno
vivendo. Ad esempio, in uno Spazio, le educatrici ispirandosi alle
“formiche con i caschi gialli” della favola ”Le formiche sono più forti del
terremoto” (Scataglini, 2009), che simboleggiano gli operatori che portano
soccorso alla popolazione fin dai primi momenti dal disastro - hanno fatto
costruire a ciascun bambino il proprio casco giallo di carta, individuando i
46
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
luoghi, le persone o gli animali domestici e gli oggetti che li fanno sentire
al sicuro e protetti.
L’esperienza in Emilia ci ha mostrato quanto sia fondamentale la flessibilità
del percorso sulle emozioni in modo da consentire lo sviluppo di attività
specifiche, differenziate per fasce di età e centrate sulle esigenze e le
indicazioni dei bambini e dei ragazzi che frequentano lo Spazio a Misura
di Bambino. In uno Spazio, ad esempio, sulla base di queste esigenze
espresse dai bambini in una particolare fase dell’emergenza, le educatrici
hanno realizzato delle attività per aiutarli a trovare insieme delle soluzioni
ad alcune situazioni di alta conflittualità che alcuni stavano vivendo tra
loro, per via di liti tra famiglie all’interno del campo di accoglienza.
Successivamente, durante un circle time, i bambini hanno verbalizzato ciò
che li spaventava o li rendeva arrabbiati della situazione che stavano
vivendo e ciò che invece era in grado si rassicurarli (come l'ascolto e il
rispetto reciproco che caratterizzava i rapporti all'interno dello Spazio).
Spesso sono stati realizzati giochi distensivi, attività di movimento, esercizi
di respirazione e visualizzazione per stimolare il rilassamento, con e
senza musica; queste attività sono state condotte nei momenti di
stanchezza e tensione all’interno del gruppo o a conclusione delle attività,
quando necessario, anche sostituendole alle attività del giorno. Sono state
realizzate una varietà di attività sensoriali, diversificate a seconda della
fascia di età. Insieme ai bambini piccoli sono stati creati dei percorsi tattili
all’aria aperta in cui i bambini a piedi nudi venivano in contatto con
diversi materiali ed elementi naturali, ad esempio acqua, sabbia, sassi,
foglie e erba. I bambini, se lo desideravano, potevano fare il percorso
anche ad occhi chiusi, raccontando le sensazioni suscitate in loro dal
contatto con questi elementi naturali e i ricordi e le memorie legati a
questi. I ragazzi più grandi si sono invece divertiti a individuare e
descrivere oggetti nascosti attraverso il solo tatto.
In tutti e quattro gli Spazi a Misura di Bambino sono stati allestiti a terra
grandi contenitori di plastica e riempiti alternativamente con sabbia e
acqua. Il contatto e il gioco libero con questi elementi naturali ha
permesso ai bambini di distogliere i pensieri dal contesto emergenziale,
rilassarsi e immaginare di essere altrove; ad esempio una mamma ha
raccontato che il figlio piccolo le aveva riferito che amava giocare con la
sabbia e l’acqua all’interno dello Spazio a Misura di Bambino perché lo
facevano sentire “come al mare”. Non bisogna sottovalutare il potenziale
di attività di questo tipo, che mettono i bambini in contatto con elementi
naturali nelle loro diverse forme: la terra nelle attività di giardinaggio,
l’acqua o attività con la sabbia e l’argilla o la creta. Questo contatto con gli
elementi naturali può rassicurare e dare sollievo ai bambini che a causa
del terremoto all’improvviso possono ritrovarsi ad avere paura della
“terra”, a non poter andare al mare e a risiedere in un campo dove l’afa e
le alte temperature estive complicano le già difficili condizioni di vita.
Negli Spazi sono stati realizzati anche molti giochi ed esercizi teatrali di
movimento incentrati sull’ascolto, sull’osservazione e sul rispetto dell’altro
e del gruppo per stimolare la concentrazione. Questi esercizi sono stati
ispirati dal teatro sociale, in particolare il Teatro dell’Oppresso e utilizzano
diverse tecniche del Teatro Immagine e del Teatro Forum, semplificate e
adattate al contesto specifico e alla fascia di età. L’esperienza in Emilia ci
ha mostrato che queste attività sono utili in situazioni di emergenza in
quanto sono molto flessibili e richiedono raramente materiali specifici. In
particolare, in Emilia i giochi teatrali realizzati hanno avuto l’obiettivo di
favorire il benessere e la creazione di un clima sereno, promuovendo la
comunicazione, la socializzazione, la condivisione, la cooperazione, la
comprensione, l’empatia, la fiducia, il rispetto e un’attenzione verso l’agire
dell’altro a livello individuale e di gruppo. Al contempo, l’intenzione è
stata quella di valorizzare e incentivare la creatività, l’immaginazione, la
47
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
fantasia e le capacità espressive dei bambini e dei ragazzi, in particolare
attraverso un’esplorazione delle facoltà espressive del corpo e della voce,
tramite l’utilizzo di diverse tecniche teatrali quali l’improvvisazione, la
sperimentazione di diversi ruoli e la trasposizione della realtà su altri piani.
Inoltre, si è mirato a facilitare la conoscenza e la messa in relazione con la
diversità, intesa come ricchezza e risorsa per lo sviluppo di un’identità
personale, per la formazione di un gruppo e di una comunità e ad aiutare
i bambini ad entrare in contatto con la propria emotività e quella degli
altri, sperimentandosi nella gestione delle proprie emozioni attraverso il
gioco e l’espressione artistica.
Sono state realizzate molte attività motorie e all’aria aperta, in
collaborazione con gli operatori di UISP (Unione Italiana Sport Per tutti),
specializzati nello svolgere attività sportive e fisiche con bambini e
adolescenti. Anche in quest’ambito, i ragazzi hanno partecipato
attivamente alla programmazione, proponendo, ideando e organizzando
giochi, con l’aiuto degli educatori. Nello Spazio a Misura di Bambino del
campo di Novi di Modena, ad esempio, un gruppo di adolescenti
pakistani ha proposto di insegnare lo sport più popolare nel loro paese, il
cricket, a tutto il gruppo di bambini e ragazzi che frequentava lo Spazio.
Nelle attività motorie sono stati incorporati molti percorsi a staffetta, a
circuito o ad ostacoli, spesso ideati dai bambini e dai ragazzi stessi
tenendo in considerazione quanto offerto dagli spazi disponibili e
utilizzando materiali non solo tipici dell’attività motoria, ma anche
riadattando in modo creativo materiale di recupero ed oggetti presenti
nello Spazio a Misura di Bambino. Nei mesi più caldi dell’estate, si è
cercato di includere anche l’elemento acqua nei percorsi e in altre attività
motorie in cui era possibile, ideando insieme ai bambini e ai ragazzi
un’infinita varietà di giochi d’acqua cooperativi.
Tutte le attività motorie sono state programmate e realizzate tenendo
conto delle esigenze psico-cognitive e motorie e delle diversità socioculturali dei bambini e dei ragazzi in modo da renderle coinvolgenti,
interessanti,divertenti e adeguate al contesto della vita nel campo.
Comprendevano bambini di fasce di età eterogenee in modo che i più
grandi fossero stimolati a prendersi cura dei piccoli e i piccoli potessero
imparare da loro. Le attività motorie sono state proposte per far divertire i
bambini, consentendo loro di distogliere i pensieri dal contesto
emergenziale, di valorizzare e di incentivare la loro creatività, lo sviluppo
e il mantenimento di una motricità globale, la socializzazione e di aiutare i
bambini nella gestione dei conflitti.
Nei quattro Spazi a Misura di Bambino e per tutto il percorso, il
laboratorio di cucina ha costituito un appuntamento settimanale
costante, in cui bambini e i ragazzi insieme alle educatrici preparavano la
merenda o realizzavano delle creative ricette, senza l’utilizzo di un forno.
I bambini sono stati stimolati a realizzare ricette tradizionali della loro
regione (ad esempio il ‘salame di cioccolato’) e a ricercarne delle nuove,
per realizzare insieme dei ricettari di gruppo. Quando il personale della
mensa ci ha consentito l’utilizzo del forno, i bambini hanno preparato
biscotti e torte da offrire e condividere con la comunità del campo (le loro
famiglie, gli operatori e i volontari, ecc ...). In occasione delle giornate
aperte, dei tour e delle mostre allestite all’interno degli Spazi, i bambini e i
ragazzi hanno sfruttato questo laboratorio o appuntamento settimanale per
preparare i rinfreschi da servire agli ”ospiti”.
All’interno della tendopoli sono stati individuati dei residenti con
competenze o abilità attorno alle quali si sono strutturati dei laboratori.
Nei campi di Concordia sulla Secchia e San Possidonio, ad esempio, sono
stati realizzati dei laboratori di preparazione del pane con uno storico e
anziano panettiere residente nel Campo di Concordia, il quale ha
insegnato ai bambini come si prepara dal nulla e a mano il tipico pane
48
L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA
Attività ispirata dalla lettura
della favola “Le formiche sono
più forti del terremoto”
(Scataglini, 2009).
5
La maggior parte di esse sono
tratte dall’ottima scheda
descrittiva preparata da
‘I Burattini della Commedia
dell’Arte’ per il laboratorio
di costruzione ed animazione
burattini svolto nel campo
di Novi di Modena.
Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children
4
della regione. Il pane preparato dai bambini è stato poi cotto nei forni del
campo e i bambini hanno potuto godere del risultato dei loro sforzi a
merenda. In alcuni periodi, anche settimanalmente, i ragazzi e le ragazze, i
residenti all’interno del campo e gli esterni sono stati coinvolti nella
realizzazione di diverse attività ricreative o di svago all’interno degli Spazi,
ad esempio organizzando balli e coreografie di gruppo.
Per aiutare i bambini a sviluppare una progettualità futura, valorizzare e
incentivare la loro creatività e manualità, sono stati realizzati dei
laboratori per la costruzione di plastici. In particolare a Finale Emilia
un gruppo di ragazzi ha ri-costruito, con scatole di cartone riciclate,
tempere e argilla, la propria città, fortemente danneggiata dal terremoto.
A San Possidonio, i bambini e i ragazzi hanno progettato e costruito con
materiali vari di riciclo la loro città ideale, ‘Formicopoli’4. In questa città
completa di case, una scuola, una chiesa, una moschea, un campo da
calcio, aree verdi con altalene, scivoli, condomini, sentieri e strade, ponti,
alberi e prati, i bambini e ragazzi hanno poi scelto di non ospitare solo
formiche ma diversi animali motivando così la scelta: “Sicuramente a
Formicopoli non ci sono solo formiche, così come in Italia non ci sono
solo italiani!”.
In Emilia, la coordinatrice educativa di Save the Children ha anche
avuto il ruolo di raccogliere le eventuali proposte di collaborazioni e
offerte che pervenivano da altre associazioni e gruppi, selezionando
attentamente quelle di maggiore valore per i bambini e i ragazzi nei
diversi momenti o fasi dell’emergenza, tenendo conto di vari fattori.
Nel selezionare le proposte esterne il coordinatore educativo può
seguire le seguenti domande:5 sono attività o laboratori che consentono
a tutti i bambini che lo vorranno di partecipare, a prescindere dall’età e
da qualsiasi situazione personale? Quali sono le esigenze del laboratorio
(spazio e materiali adeguati a disposizione, ecc…) ? La struttura del
49
PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO
laboratorio permette più incontri?; Può contribuire all’elaborazione di
emozioni? Valorizza e incentiva il divertimento, la creatività, la fantasia e
l’immaginazione? Contribuisce a normalizzare la quotidianità dei
bambini? Contribuisce alla creazione di un oggetto utile, di gioco o
strumento creativo? Contribuisce a sviluppare le dinamiche di gruppo e
la collaborazione tra bambini? Utilizza materiali semplici o di riciclo e
adatti ad essere lavorati da tutti? La metodologia del laboratorio è
giocosa e allo stesso tempo richiede ai bambini impegno e costanza?
L’esperienza sul campo, dimostra che è consigliabile che le associazioni
esterne dedichino i loro primi incontri ai cosiddetti giochi di
presentazione in modo da creare un clima di unione, allegria e
cooperazione nel gruppo, che possa essere di supporto allo
svolgimento delle vere e proprie attività laboratoriali.
Come già ricordato, alcuni laboratori realizzati in Emilia con le
associazioni e i gruppi esterni sono i laboratori di giocoleria, di
manipolazione dell’argilla e di costruzione e animazione dei burattini.
Il laboratorio di giocoleria, condotto da alcuni giovani artisti di strada,
ha rappresentato per i bambini e i ragazzi un momento meno
strutturato, e quindi di grande divertimento e svago.
Il laboratorio di manipolazione dell’ argilla ha avuto un successo
enorme con i bambini e i ragazzi di tutte le fasce di età in tutti e
quattro gli Spazi a Misura di Bambino in cui è stato proposto. Questa
esperienza ci ha insegnato che, per quanto riguarda le attività
creativo/manuali, una collaborazione con esperti in pedagogia e
didattica dell’arte, specializzati nella tecnica proposta, in grado di
guidare il lavoro, e rispondere ai quesiti dei bambini e dei ragazzi,
garantisce che l’attività proposta sia non solo di alta qualità, ma sia
anche significativa e rilevante per chi vi partecipa. In molte occasioni,
gli educatori che non avevano esperienze pregresse nelle attività
condotte dagli artisti specializzati, hanno avuto la possibilità di acquisire
nuove conoscenze e nuove tecniche che hanno poi riproposto con
successo ad altri gruppi.
La difficoltà di accedere a degli spazi alternativi rispetto ai campi di
accoglienza può determinare nei bambini momenti di monotonia
nonostante la diversità e la molteplicità delle attività proposte dallo
Spazio a Misura di Bambino. Inoltre, è fondamentale garantire ai
bambini e alle loro famiglie la possibilità di allontanarsi sia fisicamente
che mentalmente dall’ambiente “preconfezionato” della tendopoli.
È molto importante quindi sviluppare il prima possibile partenariati
esterni e accordi con associazioni locali per assicurare a tutti i bambini,
e alle rispettive famiglie, la possibilità di partecipare ad attività a scopo
esclusivamente ludico rispetto a quelle psico-sociali/educative realizzate
all’interno dello Spazio a Misura di Bambino. Le attività esterne si
svolgono in luoghi inusuali e non quotidiani in modo da stimolare il
loro interesse e alimentare il loro spirito di divertimento, avventura ed
esplorazione. In quest’ottica Save the Children ha organizzato giornate
in piscina e, in collaborazione con la UISP, una gita al parco di
divertimenti di Mirabilandia, una gita al Parco dell’Avventura di
Esploraria per attività di albering in cui i bambini e ragazzi hanno
potuto, in piena sicurezza (indossando caschi protettivi e imbracature)
partecipare a percorsi sopra gli alberi adatti alla loro età ed altezza.
Infine, in collaborazione con Campi Avventura, Save the Children ha
offerto gratuitamente 100 vacanze natura della durata di una settimana
al mare in Toscana o in collina in Umbria, per bambini e ragazzi dai 7
ai 14 anni che frequentavano gli Spazi e/o vivevano nelle zone colpite
dal terremoto.
50
conclusIonI
L
e attività realizzate sul campo dal team Emergenza di Save the
Children si fondano sugli articoli contenuti nella Convenzione ONU
sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC). Questa Convenzione
va quindi intesa come lo strumento pedagogico e didattico di riferimento
alla base della pianificazione e realizzazione delle attività e dei percorsi
educativi e psicosociali.
In un contesto d'emergenza, infatti, i bambini e gli adolescenti possono
trovarsi per la prima volta a dover affrontare un forte senso di impotenza
e a riscontrare negli stessi adulti di riferimento sentimenti quali la paura e
lo smarrimento. In questi casi risulta fondamentale aiutarli a utilizzare le
loro capacità di resilienza tramite l'adozione di una metodologia e un
approccio centrato sui diritti e sulla partecipazione.
Non si tratta solamente di realizzare delle attività o giochi che
intrattengano i bambini o riempiano gli spazi temporali lasciati vuoti dagli
eventi; si tratta, invece, di strutturare, insieme a loro, dei veri e propri
percorsi educativi e psicosociali in grado di offrirgli un sostegno ad ampio
raggio e di salvaguardare quei diritti troppo spesso messi a rischio dalle
numerose criticità che caratterizzano una situazione emergenziale.
Le tipologie di attività e i percorsi educativi e psicosociali che Save the
Children intende strutturare in contesti d’emergenza, insieme a bambini e
adolescenti, hanno una finalità che certamente include il puro
intrattenimento e il divertimento ma trascende la semplice animazione.
I percorsi attentamente costruiti dagli educatori di Save the Children
insieme ad operatori locali e bambini tengono in considerazione il fatto
che non tutti i bambini sono vulnerabili a patologie post-traumatiche e
che ognuno di loro può sperimentare un'ampio spettro di reazioni nelle
diverse fasi dell'emergenza. Pongono l’accento su un ritorno ad un senso
di “normalità”, sulla rielaborazione dell’esperienza vissuta, sulla resilienza,
quindi sulla capacità di ripresa della popolazione colpita dall'evento, sulle
nuove esperienze che anche l’emergenza può portare e sul rafforzare le
capacità di genitori, degli adulti di riferimento e della comunità più
allargata ad essere vicini ai bambini e agli adolescenti in situazioni
d’emergenza offrendo loro ascolto, sostegno, supporto e protezione.
L’intervento sul campo ci insegna che genitori, adulti di riferimento e
docenti delle scuole desiderano essere non solo informati o sensibilizzati
rispetto alle reazioni che alcuni bambini possono mostrare nelle diverse
fasi dell’emergenza e in quelle successive, ma soprattutto hanno bisogno
di essere sostenuti nel comprendere le percezioni e i dubbi che i loro figli
hanno rispetto all’evento, per poter fornire delle spiegazioni chiare, oneste
e sincere in un linguaggio adatto alla loro età. La Guida Pratica per i
Genitori pubblicata da Save the Children nasce proprio con l’intento di
aiutare i genitori e gli adulti a rispondere alle domande dei loro bambini
sul terremoto.
51
CONCLUSIONI
È fondamentale sostenere i genitori e gli adulti di riferimento, nel
rispondere alle curiosità dei bambini riguardo alla catastrofe naturale, in
modo adeguato e comprensibile. L’esperienza in Emilia ci insegna che,
alcuni genitori, con l'intento di proteggere i loro figli, ne aggravano lo
stato di confusione e malessere spiegandogli l'evento in modo creativo e
poco aderente alla realtà. In questi casi è importante rafforzare la capacità
degli adulti di riferimento di accettare, rispettare e quindi saper gestire in
primo luogo le proprie emozioni, per poi essere in grado di accogliere
quelle dei loro bambini. Per potersi prendere cura dei loro figli, i genitori
e gli adulti di riferimento devono potersi prendere cura di loro stessi; lo
Spazio a Misura di Bambino, in questo senso, porta un beneficio diretto ai
genitori che possono lasciare i bambini in un luogo protetto e sicuro,
mentre iniziano a riprendere in mano e ricostruire le proprie vite.
L’applicazione della CRC intesa come strumento pedagogico e didattico di
riferimento per la strutturazione di percorsi educativi e psicosociali in
contesti d’emergenza presuppone un’attenta analisi e una valutazione
partecipata, che coinvolga i primi interessati: bambini, ragazzi, adolescenti,
famiglie e la comunità più allargata.
Poiché in Italia vivono quasi un milione di minori di origine straniera,
molti dei quali giunti in Italia in tempi recenti, in qualsiasi intervento
d’emergenza è fondamentale tener conto delle diversità etnico-culturali,
religiose e linguistiche della popolazione colpita. Partendo dalla
convinzione che la discriminazione sia qualcosa che i bambini imparano
dagli adulti e al fine di rendere operativi i principi basilari della CRC, sono
state realizzate attività e laboratori per coinvolgere la comunità, i genitori e
gli adulti di riferimento, in un dialogo e scambio interculturale che ha
consentito di aprire le porte ad una maggiore solidarietà reciproca.
Nei casi in cui vi sia la presenza di persone straniere (soprattutto se giunte
in Italia in tempi recenti), gli educatori, così come le associazioni che
gestiscono i campi di accoglienza, devono potersi avvalere di mediatori
culturali e linguistici per garantire il rispetto dei diritti di tutti all'interno
del campo.
Inoltre, è importante che, per valorizzare la diversità e l'interculturalità,
venga fatta particolare attenzione alla programmazione delle attività che
si vogliono realizzare negli spazi, per esempio evitando di scegliere
canzoni, filastrocche o giochi che possano contenere messaggi o nomi
offensivi.
Il rilievo dato a certi dettagli consente al bambino di sentire che la sua
cultura, la sua lingua e le sue abitudini vengono rispettate e valorizzate
da tutti. È invece auspicabile che gli educatori utilizzino musica dei
diversi paesi del mondo e che invitino i bambini a proporre canti e
filastrocche nelle diverse lingue contenenti messaggi positivi e di
solidarietà tra i popoli e i generi. È bene ricordare che le attività e i
laboratori realizzati all’interno degli Spazi a Misura di Bambino e finora
descritti sono centrati sulle indicazioni e le esigenze del gruppo di
bambini e ragazzi che li ha frequentati, appartenenti alla fascia di età tra
i 2 e i 13 anni, con una forte prevalenza di bambini tra i 2 e i 6 anni.
Per questo motivo gran parte delle attività proposte in questo testo non
sono adatte agli adolescenti. Per poter essere replicate, queste proposte
vanno adattate alla particolare fascia di età con cui ci si trova a lavorare
e alle specifiche esigenze e indicazioni che emergono dal contesto.
In conclusione, la redazione di questo documento esprime la volontà di
“trascrivere”, valorizzare e condividere l’esperienza maturata sul campo
da Save the Children durante le emergenze verificatesi in Abruzzo e in
Emilia Romagna, con l’augurio che coloro che si trovino ad intervenire
in situazioni simili possano trarre degli spunti operativi utili a strutturare
dei percorsi educativi e psicosociali per la tutela di bambine, bambini e
adolescenti.
52
Save the Children è la più
importante organizzazione
internazionale indipendente dedicata
dal 1919 a salvare i bambini in pericolo
e a promuovere i loro diritti, subito
e ovunque, attraverso programmi
di eccellenza efficaci, innovativi e
sostenibili.
Opera in 119 paesi per garantire a tutti
i bambini salute, protezione, educazione,
sviluppo economico, sicurezza alimentare
e promuovere la partecipazione di tutti i
minori. Inoltre risponde alle emergenze
causate da conflitti o catastrofi naturali.
Save the Children è stata costituita in
Italia alla fine del 1998 come Onlus e
ha iniziato le sue attività nel 1999.
Oggi è una Ong riconosciuta dal
Ministero degli Affari Esteri.
Negli ultimi anni l'Organizzazione è
intervenuta nelle grandi emergenze in
Abruzzo e in Emilia, ad Haiti, nel
Corno d’Africa, in Giappone, nella
Repubblica Centrafricana, nelle
Filippine e in Siria.
Save the Children Italia Onlus
Via Volturno 58 - 00185 Roma
tel +39 06 480 70 01
fax +39 06 480 70 039
[email protected]
www.savethechildren.it