l`esperienzadegli spazi a misura di bambino
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L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA 1 Redazione testi: Luisa Nannini con la collaborazione del Team Emergenza Hanno collaborato alla ideazione delle attività e al lavoro di documentazione: Elisa Magnolo Lorenzo Bartolomei Giuseppina Nazzaro Michela Maxia Gloria Vitaioli Valeria Gambino Simone Barbiero Erika Russo Martina Quaglia Katia Pedrazzoli Luana Borellini Foto di copertina: Save the Children Grafica: Enrico Calcagno Stampa: Artigrafiche Agostini Pubblicato da: Save the Children Italia Onlus Via Volturno 58 - 00185 Roma Giugno 2014 Save the Children Italia Onlus Via Volturno 58 - 00185 Roma tel +39 06 480 70 01 fax +39 06 480 70 039 [email protected] www.savethechildren.it Indice INTRODUZIONE I bambini e le emergenze 2 PARTE PRIMA Gli Spazi a Misura di Bambino 5 PARTE SECONDA Attività e laboratori realizzati negli Spazi a Misura di Bambino 23 CONCLUSIONI 51 Introduzione I BAMBINI E LE EMERGENZE S ave the Children Italia è una delle più grandi organizzazioni indipendenti che dal 1919, lavora per migliorare concretamente la vita dei bambini e delle bambine in Italia e nel mondo. Nelle situazioni di emergenza, causate da catastrofi naturali o dall'uomo, i minori sono tra le vittime più vulnerabili. Per questo Save the Children Italia interviene in questi contesti, realizzando interventi educativi che consentono l'elaborazione di quanto accaduto e promuovendo il coinvolgimento di bambini ed adolescenti nella ricostruzione. Save the Children Italia dal 2009 ha risposto all’emergenza in Abruzzo e in Emilia Romagna, allestendo gli “Spazi a Misura di Bambino”: luoghi sicuri nei quali i bambini e i ragazzi, mediante attività educative, ricreative e di sostegno psicosociale, potessero sentirsi accolti e protetti. Save the Children Italia, in seguito all’intervento aquilano, ha promosso la costituzione di un gruppo di lavoro di professionisti che ha elaborato gli “Orientamenti per la protezione dei bambini e degli adolescenti nelle emergenze in Italia” e che a livello nazionale conduce attività di advocacy affinché la protezione dei bambini sia riconosciuta all’interno delle risposte alle emergenze. Save the Children Italia ha favorito inoltre la costituzione di un gruppo di organizzazioni partner per gli interventi di risposta all’emergenza (Network Emergenze). Dal mese di dicembre 2012, con la firma di un protocollo d'intesa con il Dipartimento di Protezione Civile (DPC), Save the Children ha iniziato a intervenire direttamente nelle zone colpite da eventi emergenziali, contribuendo in larga scala a diffondere e garantire una cultura di protezione dell'infanzia e dell'adolescenza in contesti di emergenza. La tipologia di attività offerte viene misurata in relazione ad un’attenta analisi del contesto locale e una rilevazione delle necessità e dei bisogni dei possibili beneficiari coinvolti. Agire tempestivamente in una situazione di emergenza è complesso e la risposta deve essere immediata ed efficace. Un’adeguata risposta all’emergenza richiede un’attenta analisi del contesto locale in cui ci si trova ad agire ed una programmazione delle attività che tenga in considerazione numerosi parametri, quali differenze di genere, eventuali disabilità, diversità etnico-culturali, possibili differenze linguistiche, difficoltà personali, abitudini e standard di vita precedenti all’evento, garantendo specifica attenzione ai gruppi più vulnerabili o a rischio di marginalità. Intervenire in contesti emergenziali significa inoltre, per Save the Children, garantire i più alti standard di tutela e protezione dei bambini, delle bambine e degli 2 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Save the Children lavora aderendo ad una specifica Policy di Tutela di bambine, bambini e adolescenti, a un Codice di Condotta e una Procedura Generale per rispondere a maltrattamenti o abusi su minori, vincolanti per tutto il personale, i rappresentanti o Partner dell’organizzazione. Sono quindi previste specifiche Linee Guida di applicazione ai contesti emergenziali. 1 In particolare, la didattica per progetti, l’apprendimento come processo comunitario e le diverse tecniche utilizzate in ambiti di educazione formale ed informale per favorire la partecipazione di bambini e adolescenti. 2 adolescenti da qualsiasi forma di maltrattamento e abuso 1, in un frangente di estrema insicurezza e incertezza come quello emergenziale. Save the Children garantisce il controllo e il monitoraggio di tutti gli interventi, del personale e dei Partner attivi sul territorio che operano a diretto contatto con i minori. A partire dalle prime violente scosse del terremoto che il 20 maggio 2012 ha colpito l’Emilia Romagna costringendo quasi 3.500 persone a vivere in 22 campi di accoglienza, Save the Children ha supportato direttamente oltre 400 minori nei 4 Spazi a Misura di Bambino, realizzati nelle tendopoli di Finale Emilia, Novi di Modena, Concordia sulla Secchia e San Possidonio. Questo tipo di intervento, solidamente sperimentato a livello internazionale, non solo garantisce protezione ma aiuta i minori vittime di un trauma a ritrovare quell’importantissimo senso di normalità che è fondamentale per poter ricominciare a vivere. Questo documento è frutto dell’esperienza di Save the Children Italia durante la risposta all’emergenza dovuta al terremoto in Emilia Romagna; in particolare descrive la metodologia e le attività sviluppate all’interno degli Spazi a Misura di Bambino, ed è destinato sia a operatori che educatori con limitata esperienza nella pianificazione di Spazi a Misura di Bambino, sia al personale con maggiore esperienza che vorrebbe migliorare la propria comprensione e accrescere le proprie competenze attraverso nuovi strumenti e risorse. La prima parte di questo documento evidenzia concetti e indicazioni chiave per sviluppare attività educative e psicosociali in situazioni di emergenza; in particolare tratta gli effetti che le emergenze possono avere sui bambini e sugli adolescenti, le loro necessità specifiche e descrive l’intervento realizzato negli Spazi a Misura di Bambino. La seconda parte è costituita da 20 schede tecniche che forniscono ‘esempi pratici’ per la realizzazione di percorsi e attività educative e psicosociali in situazioni di emergenza nazionale. Questo documento non intende riportare esaustivamente il lavoro svolto negli Spazi o in situazioni di emergenza nazionale; intende piuttosto illustrare, attraverso degli esempi pratici, gli elementi chiave dell’approccio di Save the Children e i metodi per la realizzazione efficace di programmi educativi da adottare negli Spazi a Misura di Bambino in situazioni di emergenza. Lo scopo è quello di fornire un contributo agli operatori che in emergenza realizzano attività con i bambini e gli adolescenti. Tali attività non devono essere intese come meramente ricreative o di intrattenimento; esse mirano a ricreare condizioni di ‘normalità’ e occasioni nelle quali bambini e ragazzi possano sperimentare nuove forme di socialità e di aggregazione, trovare supporto psicosociale, riattivare o riscoprire le proprie competenze e abilità, apprendere, condividere e partecipare. Le attività presentate sono il frutto di una metodologia condivisa e imperniata sul rispetto dei principi fondamentali contenuti nella Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC), sull’esperienza e la conoscenza della cultura e delle abitudini locali e della condivisione costante con i ragazzi e i bambini che hanno frequentatogli Spazi a Misura di Bambino, oltre che con i genitori e la comunità. Le attività ed i laboratori proposti sono quelli effettivamente realizzati nei campi del modenese; prendono spunto dalla pedagogia dei diritti2 e sono centrati sulle specificità legate al contesto emergenziale e locale. 3 Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children Parte PrIma GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO FOTO: EMILIANO CELLI 1 6 I bambInI e le emergenze: dIrIttI e prIncIpI in action! Eventi come un terremoto hanno effetti sulla vita della comunità, anche al di là dei danni fisici. I ritmi di vita sono alterati, le giornate sono scandite da avvenimenti spesso imprevedibili, le prospettive economiche e lavorative sono incerte e vengono a mancare punti di riferimento importanti, come la propria casa, la piazza, la scuola, i luoghi di ritrovo. I bambini e gli adolescenti sono particolarmente vulnerabili quando si verifica un’emergenza. Oltre a doversi confrontare con lo shock dell’evento in sé, infatti, si trovano a dover fare i conti con le conseguenze: abbandonare le proprie abitazioni, rinunciare alle proprie abitudini quotidiane e alla propria privacy per condividere gli spazi con estranei e vivere al di fuori dei propri contesti abituali, aver in alcuni casi difficoltà a raggiungere gli amici e a proseguire l’attività scolastica. Come affrontano i bambini questa situazione difficile? I bambini hanno una grande capacità di affrontare gli eventi, anche quelli potenzialmente traumatici, e di reagire in maniera positiva alle difficoltà che la situazione di emergenza inevitabilmente comporta, affrontando, a volte meglio degli adulti, una situazione inattesa e problematica, adattandosi al nuovo stato delle cose. È però fondamentale che i bambini e gli adolescenti non vengano isolati dal loro contesto: gli spazi del campo di accoglienza possono essere valorizzati strutturando dei divertenti laboratori conoscitivi ed esplorativi che fanno perno sulla naturale curiosità, spirito di adattamento e approccio giocoso che così spesso bambini e adolescenti mostrano rispetto al loro ambiente circostante e alle novità che sopraggiungono nella quotidianità. Allo stesso tempo, è importante, però, conoscere e considerare con attenzione le loro necessità specifiche, per aiutarli a superare quanto accaduto e fare in modo che possano guardare al futuro con serenità. Il terremoto suscita nei bambini emozioni di paura, insicurezza, sconforto e rabbia. È normale per i bambini e i ragazzi mostrare dei cambiamenti nel comportamento e nell’umore dopo un tale evento. I bambini e i ragazzi vittime di una catastrofe naturale sono spaventati, sia per quello che hanno vissuto personalmente, sia per il timore e l’incertezza che percepiscono negli adulti di riferimento. In tutte le fasi di un’emergenza, i bambini devono essere coinvolti come soggetti attivi dell’attuazione dei loro diritti allo sviluppo (istruzione, gioco, tempo libero, partecipazione) e del loro diritto a vivere in contesti adatti a favorirli. La nostra esperienza internazionale ci insegna che solo attraverso la valorizzazione e l’attuazione del diritto di partecipazione si riesce realmente a favorire la piena espressione delle competenze dei bambini e dei ragazzi, rendendoli protagonisti attivi della loro vita, anche nell’affrontare situazioni difficili o tragiche legate alle catastrofi naturali o ad altre tipologie di emergenza. I bambini devono poter riprendere al più presto le loro abitudini quotidiane in contesti protetti. La possibilità di partecipare in modo continuativo ad attività regolari e strutturate restituisce loro un “senso di sicurezza”. Questo costituisce un fattore di protezione importante per il loro benessere psicologico, così fragile in simili situazioni. La routine e l’interazione sociale con altri bambini contribuiscono alla continuità dell’apprendimento e dello sviluppo. Qui di seguito riportiamo alcuni suggerimenti, indicazioni e buone prassi che trasferiscono i principi e i diritti alla base della metodologia e dell’approccio di Save the Children da un piano puramente teorico a uno pratico, in modo che questi possano servire come orientamento e guida per il lavoro degli educatori che operano sul campo, anche o soprattutto in contesti emergenziali. L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA le metodologIe e l’approccIo Save the chIldren Quando si verifica un’emergenza, Save the Children interviene immediatamente trasferendo in loco i propri operatori esperti, sia attivando delle collaborazioni con operatori locali (che spesso, proprio a causa dell’emergenza hanno dovuto interrompere le consuete attività lavorative). per condividere l’approccio, gli obiettivi e le metodologie con gli educatori ed operatori individuati tra professionisti che già operano in loco, Save the Children ha 2 messo in atto quattro principali strategie: 1) la condivisione di materiali di riferimento 2) una formazione continua sul campo di tutte le equipe effettuata dal Coordinatore educativo 3) un momento formativo per tutto lo staff, locale e non, coinvolto nel progetto per approfondire sia le tematiche sulla protezione dei bambini da qualunque forma di abuso che quelle più prettamente educative 4) una formazione ad hoc sul campo, allo scopo di fornire loro gli strumenti conoscitivi per interpretare i segnali di vulnerabilità post-traumatica nei bambini. Queste attività hanno lo scopo, da un lato, di trasmettere l’esperienza acquisita da Save the Children nel corso di precedenti interventi di emergenza; dall’altro di rendere coerente e concorde la base di informazioni, in modo che queste siano condivise da tutto lo staff, a prescindere da fattori quali il numero o la data di apertura degli Spazi a Misura di Bambino. glI SpazI a mISura dI bambIno Nel maggio-giugno 2012, Save the Children ha allestito quattro Spazi all’interno di altrettante tendopoli nella provincia di Modena, con l’obiettivo di offrire supporto a bambini, bambine e adolescenti durante l’emergenza, garantendo loro uno spazio fisico nel quale essere accolti, coinvolti e tutelati nei loro diritti, come sancito dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC). Seguendo il protocollo adottato da Save the Children International per il lavoro in contesti di emergenza, lo staff ha da subito individuato una serie di attività psicosociali, ludiche ed educative da proporre ai bambini e ai ragazzi ospiti delle tendopoli. GlI SpAzI A MISurA dI BAMBIno dI SAve the ChIldren Gli Spazi a Misura di Bambino che Save the Children ha introdotto come metodologia di intervento durante le calamità naturali sono aree protette dove i bambini possono sperimentare forme cooperative di socializzazione, ricostruire relazioni affettive tra di loro e con gli adulti, raccontare e rielaborare la propria esperienza in un luogo sicuro, in un momento in cui molte certezze sembrano essersi sgretolate. le attività realizzate negli Spazi, inoltre, portano un beneficio diretto anche ai genitori, che possono lasciare i bambini in un luogo sicuro e iniziare a ricostruire le proprie vite. Save the Children ritiene, sulla base della propria esperienza, che uno Spazio a Misura di Bambino sia in grado di offrire a bambini e adolescenti un supporto tempestivo, stabile, continuativo, professionale e specializzato in contesti d’emergenza, spesso caratterizzati dalla frammentazione degli interventi, dalla discontinuità dei servizi e dal celere avvicendamento degli operatori. lo Spazio consente ai bambini di trascorrere del tempo in un luogo protetto insieme ai coetanei, e li protegge, per quanto possibile, dall’esposizione a eventi angoscianti e fattori di stress (immagini del disastro in televisione, ansie e conversazione degli adulti e genitori sul disastro, etc.). Consente di identificare rapidamente le difficoltà dei bambini e garantire loro un adeguato supporto a casa o all’interno della comunità. 7 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children Come già accennato in precedenza, la tempestività dell’intervento è fondamentale: essere presenti all’interno di una tendopoli con uno Spazio per fornire un supporto nel momento di maggiore spaesamento, significa divenire da subito un punto di riferimento importante per bambini e adolescenti e le loro famiglie. Al contempo, l’intervento deve essere in grado di rispondere ai concreti ed immediati bisogni dei destinatari. È fondamentale tener conto che per quanto non tutti i bambini possano manifestare patologie post-traumatiche, essi vivono un ampio spettro di reazioni nelle diverse fasi dell’emergenza che possono essere mitigate da una risposta e un supporto adeguati. Molti studi indicano che il supporto sociale può avere un ruolo fondamentale nella prevenzione dei sintomi post-traumatici anche nei bambini. Quando si interviene in un’emergenza, è importante dare risposta alle curiosità dei bambini e degli adolescenti, anche se non direttamente riconducibili alla specifica esperienza traumatica. In seguito agli interventi realizzati a L’Aquila e in Emilia Romagna, Save the Children ha potuto definire meglio la funzionalità e le specificità dello spazio destinato all’infanzia e delle attività realizzate al suo interno in contesti di emergenza. L’esperienza di risposta alle emergenze nazionali ha mostrato che flessibilità, supervisione e un buon coordinamento delle attività consentono a uno Spazio a Misura di Bambino di adattarsi e modificarsi con successo nelle diverse fasi dell’emergenza, coerentemente con i bisogni e le necessità individuate. Lo Spazio a Misura di Bambino non può costituire un’isola a sé; anzi, può contribuire a ricreare le reti di supporto sociale, venute meno con il terremoto e con la creazione di più tendopoli. Lo Spazio diviene un luogo d’incontro, aggregazione, socializzazione e dunque un punto di riferimento e di ritrovo molto importante. 8 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA lAvorAre Sul CAMpo per quanto concerne l’allestimento degli Spazi a Misura di Bambino è fondamentale, per tutti gli operatori coinvolti, avere una visione d’insieme del luogo in cui si andrà ad operare. Questo significa essere a conoscenza e comprendere alla perfezione le modalità operative dell’ente ospitante, contestualizzare all’interno dell’area concessa le modalità operative di Save the Children Italia per costruire un’armonia fra le due organizzazioni in modo da avviare una collaborazione sinergica. È importante inoltre sviluppare la capacità di sostenere un adattamento costante durante tutte le fasi dell’intervento emergenziale. Sul lungo periodo infatti si possono verificare variazioni strutturali e metodologiche che modificano il contesto in cui si sta lavorando.tale capacità sarà necessaria in tutti i momenti della giornata, lavorativa e non. l’impegno in un progetto di risposta su medio lungo periodo prevede la permanenza stabile nelle aree colpite dall’evento emergenziale; ciò determina spesso condizioni di convivenza forzata, 3 condivisione di spazi vitali e dei momenti al di fuori dell’orario lavorativo. È opportuno quindi tenere conto delle proprie necessità, individuare e preservare momenti e spazi per se stessi, sempre nel rispetto del gruppo che rappresenta, ed è a tutti gli effetti, il primo supporto a disposizione dell’ educatore/operatore. Questo significa fare parte di un team capace di supportare le condizioni di stress degli operatori durante tutte le fasi di progetto: mai dimenticarsi di se stessi, mai eccedere nella volontà di intervenire, ma considerarsi sempre in un’ottica “normale” pur lavorando in condizioni straordinarie. È essenziale riflettere attentamente sulle proprie condizioni psicofisiche e segnalare qualsiasi dubbio, disagio, problema, o esigenza al proprio coordinatore al fine di poter discutere i problemi e trovare soluzioni adeguate per qualsiasi tipo di necessità. Il percorso prevede inoltre degli incontri periodici, momenti di scambio, discussione e confronto, per monitorare costantemente la propria condizione psico-fisica e quella di tutto il gruppo, un incontro di elaborazione finale (de- briefing) nel quale poter discutere a distanza di tempo (almeno un mese dalla chiusura del progetto) con uno psicologo esterno specializzato, i dubbi, le perplessità e le criticità rilevate durante l’emergenza. Save the Children si avvale di operatori specializzati in grado di attivarsi immediatamente in caso di emergenza, di operare direttamente sul campo con breve preavviso e di trasmettere le conoscenze e competenze acquisite a colleghi meno esperti. l’attività educativa all’interno degli Spazi a Misura di Bambino è coordinata e supervisionata da un Coordinatore educativo, educatore esperto di Save the Children con esperienza in progetti di risposta alle emergenze, che realizza una formazione sul campo di tutte le equipe. Il coordinatore educativo, nel corso di riunioni settimanali con le equipe di ciascuno Spazio, (composta sia da educatori esperti Save the Children che da operatori locali), provvede a definire la programmazione settimanale e condivide punti di vista, criticità, elementi di forza e suggerimenti operativi, in un processo di costante monitoraggio e valutazione delle attività. l’Intervento educatIvo e pSIcoSocIale neglI SpazI a mISura dI bambIno Anche se altri obiettivi possono essere rilevanti in base ai bisogni e ai limiti posti dal contesto e dalla situazione rilevata sul campo, i due obiettivi più comuni degli Spazi a Misura di Bambino si riassumono in: 1) offrire ai bambini opportunità di crescere/svilupparsi, imparare/apprendere, giocare e costruire/rafforzare la resilienza dopo un’emergenza o una crisi, o durante un’emergenza prolungata e 2) Identificare e trovare modalità di risposta a situazioni che costituiscono una minaccia specifica per tutti bambini e/o gruppi specifici – come coloro con particolari vulnerabilità – dopo l’emergenza/crisi o durante un’emergenza protratta. Mentre sul piano educativo, gli Spazi mirano dunque a contribuire alla continuità dell’apprendimento e dello sviluppo, sul piano psicosociale essi mirano innanzitutto a rafforzare la resilienza di bambini e adolescenti, cioè la loro capacità di ripresa, di guarire in seguito ad un’avversità e ritornare 9 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO a svolgere le consuete attività quotidiane, anche in un ambiente spesso imprevedibile e mutevole, come può essere quello di un’emergenza. La capacità di resilienza delle persone può variare nel tempo e in base alle circostanze. Le relazioni sono alla base dello sviluppo sociale e psicologico dei bambini e assumono particolare importanza nella loro resilienza. Se è vero che i bambini reagiscono in maniera diversa alle emergenze e tutti i bambini sono diversi, una serie di caratteristiche sono state associate a una maggiore capacità di ripresa dei bambini. Inoltre, la resilienza include caratteristiche protettive esistenti nel bambino (alcune apprese, alcune parte della struttura personale) e fattori protettivi ambientali. Tra i fattori che rafforzano la resilienza rientrano: un forte attaccamento e l’interazione con adulti o pari che si prendono cura di loro; un impegno regolare in attività di gioco e l‘interesse attivo in hobby e attività; il trovare nei genitori un modello per affrontare le difficoltà e comportasi in modo appropriato; le routine prevedibili e il senso di struttura; l’accesso a opportunità di gioco ed educative o di apprendimento; una disciplina positiva e coerente e la presenza di familiari e amici di supporto e reti di sostegno della comunità . In questo senso, gli Spazi sono in grado di contribuire a fornire o rafforzare questi fattori protettivi sia ambientali che individuali. Gli Spazi a Misura di Bambino possono inoltre consolidare la capacità delle famiglie di prendersi cura dei bambini, aiutando genitori e altri adulti di riferimento a comprendere come parlare ai bambini delle recenti esperienze, dei loro attuali timori e delle loro speranze per il futuro. Attraverso il coinvolgimento della famiglia, gli Spazi possono contribuire a costruire o a ricostruire un senso di comunità. Durante l’emergenza in Emilia Save the Children ha pubblicato una “Guida pratica per i genitori: come essere vicini ai vostri figli durante e dopo un’emergenza”per fornire informazioni su alcune reazioni tipiche che i genitori potrebbero notare nei figli a seconda della loro età, e le modalità con le quali possono sostenerli. La Guida si è rivelata un utile strumento a disposizione degli adulti che dovevano interagire con i bambini o ragazzi: non è sempre facile per i genitori rispondere alle domande dei loro figli e, in particolare, farlo con sincerità, accettando e rispettando le loro emozioni. Gli Spazi mirano inoltre a offrire a bambini e adolescenti la possibilità di raccontare e/o rielaborare la propria esperienza in un luogo e con modalità sicure, offrendo quindi un sostegno psicosociale appropriato e recettivo, da non confondersi con un intervento clinico o psicologico più strutturato, che tiene conto delle differenze individuali nelle reazioni dei bambini e adolescenti ad un evento emergenziale e potenzialmente traumatico come un terremoto. Questo anche perché Save the Children vuole sostenere gli adulti nell’essere vicini a e prendersi cura dei loro figli durante un’emergenza e riconosce che i bambini, durante un’emergenza, hanno, prima di tutto, bisogno di adulti che si prendano cura di loro all’interno di un ambiente solidale. I bambini e gli adolescenti che richiedono un’attenzione specifica vengono quindi inviati presso le strutture che offrono servizi appropriati. Gli obiettivi specifici inclusi all’interno di ciascuna delle 20 schede di laboratorio nella seconda parte di questo documento vanno intesi sia nell’ambito delle finalità e degli obiettivi educativi e psicosociali più generali descritti sopra, sia alla maggior parte degli interventi programmatici di Save the Children Italia in situazioni di emergenza nazionale. 10 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Infine, per essere appropriato e recettivo, il ruolo sia educativo che psicosociale degli Spazi deve, non solo adeguarsi alle specificità del contesto locale, ma anche alle diverse fasi dell’ emergenza. Di seguito offriamo esempi sul campo dei diversi ruoli e attività di uno Spazio nelle tre fasi in cui è generalmente suddivisa un’emergenza. Che CoSA S’Intende per “SoSteGno pSICoSoCIAle”? Gli Spazi a Misura di Bambino e gli interventi psico-educativi in emergenza e post-emergenza non sono concepiti con l’obiettivo di fornire counseling psicologico individuale o terapia del trauma ai bambini. I bambini e gli adolescenti che richiedono un’attenzione specifica vanno inviati presso le strutture che offrono servizi appropriati. testo adattato da: Save the Children, “Child Friendly Spaces in Emergencies: A Handbook for Save the Children Staff”, ottobre 2008 Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children Gli Spazi a Misura di Bambino e gli interventi educativi e psicosociali in emergenza e postemergenza possono contribuire a migliorare il benessere psicosociale di bambini e adolescenti rafforzando e promuovendo il loro sviluppo cognitivo, emotivo e sociale. essi possono rafforzare i sistemi di supporto del minore, interni ed esterni, offrendo attività di socializzazione e di gioco strutturato con i suoi pari. essi possono fornire ai bambini tempo e spazio per: • ripristinare o ristabilire il proprio normale corso di sviluppo attraverso attività di gioco “normalizzanti”; • elaborare e ridurre i livelli dannosi di stress accumulato a causa degli eventi; • apprendere e condividere nuove e positive strategie per affrontare le difficoltà attraverso la socializzazione con altri bambini e adulti, in ambienti in cui è garantito il sostegno e la supervisione degli adulti; • acquisire informazioni riguardanti la propria sicurezza personale. 11 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 4 12 I prIncIpI dI non dIScrImInazIone ed IncluSIone Numerose comunità di migranti risiedevano nell’area colpita, per questo gli Spazi in Emilia hanno accolto bambini di culture, nazionalità e religioni diverse. L’approccio di Save the Children si basa sui principi di non discriminazione e di inclusione sulla base dei quali la diversità deve considerarsi una ricchezza e un valore aggiunto da promuovere all’interno di qualsiasi intervento. L’esperienza in Emilia ha mostrato come lo Spazio a Misura di Bambino può divenire un luogo nel quale i bambini e le famiglie sperimentano nuove forme di socialità e aggregazione, dialogo e scambio interculturale e dove si tiene conto della diversità e la si valorizza. È possibile integrare la diversità nella programmazione strutturando delle attività insieme ai bambini e alle famiglie, per condividere tradizioni, celebrazioni e riti sociali, culturali e religiosi in un’ottica di solidarietà, conoscenza e arricchimento reciproco. Per la buona riuscita dell’intervento è essenziale individuare le attività che meglio consentano di recuperare,e talvolta di scoprire, competenze, abilità e conoscenze preesistenti. Inoltre, è necessario porre i bambini e gli adolescenti al centro del processo considerando il loro vissuto, i loro rapporti, esperienze e riflessioni, esigenze e bisogni. In contesti di emergenza, le tensioni sociali aumentano perciò è importante creare opportunità che permettano ai bambini e agli adolescenti di sperimentare forme di relazione cooperative, piuttosto che competitive. È perciò fondamentale che i conflitti vengano riconosciuti e risolti in modo creativo ed equo. Lo Spazio a Misura di Bambino diviene così un luogo dove i bambini, con la supervisione di operatori esperti, possono sperimentare strategie di soluzione, mediazione e negoziazione e sono liberi dall’ansia di dover competere con gli altri. L’educatore deve adottare una metodologia partecipativa ed inclusiva, favorendo la negoziazione e la condivisione delle regole dei giochi. Inoltre, la gestione e la predisposizione dei materiali e degli spazi devono essere organizzate in modo tale che i ragazzi e i bambini possano accedervi in sicurezza con relativa facilità e autonomia. Le diverse attività proposte dovrebbero quanto più possibile valorizzare le competenze dei bambini e degli adolescenti, tenendo conto delle eventuali disabilità, differenze di genere, stili cognitivi e di apprendimento, capacità linguistiche ed espositive. In Emilia, nella programmazione delle attività è stata promossa la conoscenza delle diversità etnico-culturali e religiose incoraggiando tutti i bambini e adolescenti iscritti agli Spazi a partecipare alle celebrazioni ed agli eventi culturali all’interno dei campi come ad esempio i festeggiamenti per la fine del Ramadan. Si sono realizzate, su richiesta di bambine, ragazze e mamme, giornate aperte per condividere con la comunità tradizioni culturali. Il rapporto con la comunità e i nuclei familiari deve essere curato molto attentamente per favorire un loro coinvolgimento attivo, la comunicazione, lo scambio di informazioni e momenti di confronto. A tal fine sono stati organizzati degli incontri periodici con i genitori e gli adulti di riferimento, dove sono state presentate e discusse le funzionalità e le specificità degli spazi destinati all’infanzia e dove sono state diffuse informazioni sulle reazioni comuni nei bambini e negli adolescenti a situazioni d’emergenza.. Sono stati inoltre dati consigli in merito al tipo di sostegno che gli adulti possono fornire, L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA discutendo, condividendo, scambiando esperienze, rafforzando così la loro fiducia nel proteggere e prendersi cura dei loro bambini. Le attività da realizzare sono state condivise settimanalmente con i bambini e gli educatori, i genitori e le famiglie. I bambini e gli educatori, hanno stilato un calendario settimanale visibile a tutti, che prevedeva l'alternarsi di momenti di gioco strutturato e momenti di gioco libero. La flessibilità nella programmazione è stata indispensabile per consentire lo sviluppo di attività specifiche, differenziate per fasce d'età e centrate sulle esigenze e le indicazioni dei bambini e dei ragazzi. 5 Il prIncIpIo dI protezIone Il principio di protezione guida la programmazione e la realizzazione delle attività che devono svolgersi in un contesto protetto. È importante che gli operatori non adottino mai modalità che possano essere vissute come invasive e che si adoperino per proteggere bambini e adolescenti, per quanto possibile, dall’esposizione a eventi angoscianti e violenti e da fattori di stress (immagini del disastro in televisione, conversazione tra adulti sul disastro, ecc.). Dopo un evento particolarmente difficile, come un terremoto, gli educatori potrebbero notare che i bambini, esprimono, anche attraverso il gioco, le loro paure, ansie e il loro disagio. Ciò può avvenire, ad esempio, col porre in essere giochi ”ripetitivi” che rimettono in scena il terremoto. La ripetizione è normale, ma gli educatori devono stare attenti alla frequenza e alla qualità di queste attività ludiche. Se infatti gli educatori dovessero osservare che tali attività creano o rischiano di creare disagio nel bambino o ai compagni, è fondamentale che lo sappiano orientare in modo adeguato, con delicatezza e tatto, verso un’altra attività. SuGGerIMentI utIlI per GArAntIre lA tutelA e lA protezIone deI MInorI In eMerGenzA • evitare che i bambini siano investiti dalle ansie degli adulti; • rispettare la privacy dei minori ed evitare che vengano ripresi e intervistati in modo invasivo; • promuovere la messa in sicurezza dei luoghi dove si realizzano attività con i bambini in tutta l’area della tendopoli; • tenere sempre bene a mente che in contesti d’emergenza - soprattutto all’interno dei campi di accoglienza - le famiglie e i bambini vengono in contatto con persone sconosciute, residenti, operatori e volontari, e quindi non si deve mai dare per scontato che queste possano essere persone fidate a cui lasciare, anche solo temporaneamente, i bambini; promuovere la formazione delle famiglie sul tema della prevenzione alle emergenze derivanti da calamità; • stabilire subito relazioni con i servizi sociali, le Forze dell’ordine o altri servizi territoriali attivi, per ricevere e dare supporto in caso di necessità di protezione dei minori; • promuovere relazioni tra pari al fine di aumentare la capacità di proteggersi autonomamente; identificare i bambini a maggiore rischio e garantire la presenza di un tempestivo e adeguato supporto a casa o all’interno della comunità. 13 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 6 Il prIncIpIo dI partecIpazIone e Il dIrItto dI eSpreSSIone Secondo i principi di partecipazione ed il diritto di espressione tutti devono poter partecipare alle attività divertendosi. Quindi, la programmazione delle attività deve essere centrata sull’ascolto delle proposte dei bambini e degli adolescenti, al fine di promuovere forme di espressione verbale e non verbale, esprimere le proprie sensazioni e punti di vista, raccontare la propria esperienza. Spesso i bambini vittime di calamità o disastri naturali provano un forte senso di impotenza, quindi la partecipazione e il coinvolgimento attivo e diretto sono fondamentali se si vuole promuovere il cosiddetto “empowerment” dando loro la sensazione di riacquistare il controllo sulla propria vita. La definizione delle strategie delle tecniche più opportune per favorire la partecipazione di bambini e ragazzi in situazioni di emergenza è un momento stimolante e complesso, e richiede sicuramente una metodologia e degli obiettivi chiari ma anche un approccio basato sui diritti in contesti di emergenza. L’esperienza di Save the Children in Emilia ci ha mostrato il valore della peer education nel modellare laboratori intorno agli interessi e alle proposte dei bambini o ragazzi. È essenziale scegliere le tempistiche e le modalità della partecipazione in funzione della fase specifica dell’emergenza e che l’educatore accompagni gradualmente i bambini e gli adolescenti in una gestione sempre più autonoma, ma comunque guidata, del loro tempo, mostrandosi sempre pronto ad intervenire in caso di bisogno. L’educatore facilita il lavoro del gruppo e deve essere in grado di gestire tecniche, fornire stimoli e materiali di contenuto per agevolare la riflessione, la condivisione e soprattutto la cooperazione tra i ragazzi; deve saper leggere le diverse fasi di sviluppo del gruppo, in modo da proporre giochi adatti ad ogni fase. È utile coinvolgere bambini e adolescenti anche nella fase di organizzazione e gestione dello Spazio, sia dal punto di vista logistico (preparazione dei materiali, richieste di rifornimento, ecc.) che organizzativo (proposta e tempistica di attuazione delle attività, ecc.). lA pArteCIpAzIone È un dIrItto dI tuttI Avere cura del fatto che ogni bambino, bambina o adolescente abbia un’effettiva possibilità di contribuire e riuscire nella realizzazione delle attività implica portare avanti una 14 programmazione realistica (non eccessivamente ambiziosa) e in particolare: • adottare una metodologia partecipativa nell’individuare un tema su cui lavorare; • condividere ed esplicitare le finalità dell’attività proposta e i possibili risultati; • avere chiari i tempi e le consegne; • avere a disposizione (o costruire insieme a bambini e adolescenti) materiali adeguati e in quantità sufficiente; • conoscere discretamente le tecniche o temi proposti. L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA 7 glI SpazI nelle dIverSe faSI dell’emergenza FASE 1 (InSorGenzA ACutA dell’eMerGenzA – prIMI GIornI) Nella prima fase dell’emergenza, lo Spazio ha principalmente il ruolo di fornire un senso di sicurezza, attraverso la creazione di un ambiente sicuro. Inoltre, lo scopo dello Spazio è quello di incoraggiare il prima possibile la ripresa di una routine giornaliera. Nelle fasi iniziali, gli educatori entrano in contatto con i bambini attraverso un ascolto empatico e un supporto non invasivo. L’esperienza in Emilia ha mostrato che lo Spazio può essere delimitato e reso sicuro insieme ai bambini in modo creativo, individuando insieme a loro le regole di una convivenza serena nel gruppo e la costruzione e collocazione all’interno dello Spazio di oggetti che per loro hanno un valore speciale. Ad esempio, i bambini di uno degli Spazi in Emilia hanno proposto di costruire una grande “strega protettrice” di cartone da porre all’entrata dello Spazio per tenere lontani i pericoli e proteggerlo negli orari di chiusura, creando una “barriera” di sicurezza con un filo bianco e rosso “magico” (ad uno sguardo meno creativo, nastro segnaletico). In questa prima fase, lo Spazio ha quindi fornito un ambiente sicuro e strutturato in cui educatori e operatori, con il loro atteggiamento calmo, partecipativo, cordiale e coerente, hanno offerto rassicurazione e conforto ai bambini e gli adolescenti. È stato chiarito ai bambini quali comportamenti potessero attendersi dagli adulti di Save the Children e come in qualsiasi momento potessero riportare ogni preoccupazione o disagio eventualmente provocato loro anche da altri ragazzi o adulti. In questo modo, si sono ridotti i livelli di angoscia, ansia e stress, limitando così anche il senso d’incertezza e la paura. Sul versante psico-educativo, gli educatori hanno supportato i bambini nel superamento delle proprie angosce, individuando le strategie più opportune per affrontare problemi, stress e difficoltà. In questa prima fase i bambini possono sentirsi confusi ed è importante dare loro risposte chiare e sincere sull’evento che li ha colpiti. L’esperienza in Emilia Romagna ci ha confermato che è fondamentale spiegare ai bambini l’accaduto con un linguaggio adatto alla loro età. FASE 2 (operAzIonI dI SoCCorSo In Atto: prIMe 3 o 4 SettIMAne) Nella fase successiva in cui sono in atto le operazioni di soccorso (generalmente le prime tre o quattro settimane) gli Spazi a Misura di Bambino iniziano a realizzare giochi e attività con i bambini, per favorire un clima cooperativo e coeso, tenendo conto delle reazioni e necessità dei bambini e coinvolgendoli nell’ideazione di attività da svolgere. Durante un’emergenza è molto importante favorire un clima cooperativo e solidale attraverso i giochi, evitando di creare situazioni di competizione che possono alimentare l’ansia dei bambini e farli sentire ancora “più soli”. È importante consentire il gioco libero seppur prevedendo che questo si svolga in un certo ordine e con una struttura. È ugualmente importante, in questa fase, cominciare a diffondere informazioni sulle reazioni comuni a fronte di situazioni anomale e a comunicare ciò che gli adulti di riferimento possono fare per dare sostegno ai propri bambini, sottolineando l’importanza di ritornare, laddove possibile, alla normalità. Infine, oltre ad offrire attività prevalentemente ricreative, è indicato fornire informazioni psicosociali di base ai bambini e semplici esercizi per rafforzare la loro capacità di far fronte alle difficoltà. 15 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO FASE 3 (dA 3 A 4 SettIMAne FIno AllA CeSSAzIone dell’operAtIvItà dello SpAzIo A MISurA dI BAMBIno) La fase da tre a quattro settimane fino alla cessazione dell’operatività dello Spazio a Misura di Bambino varia a seconda delle esigenze del contesto (in Emilia, per fare un esempio, è durata quasi 5 mesi per il primo Spazio allestito e 4 mesi per l’ultimo). In questa fase si realizzano attività ricreative, di teatro, disegno espressivo, pittura e sportive. Avviando collaborazioni locali con partner di comprovata esperienza, ci si può avvalere di specifiche competenze che contribuiscono a migliorare le condizioni di vita dei bambini e degli adolescenti in un contesto, quale quello del post-emergenza, in cui le giornate possono trascorrere lentamente. Nel caso del terremoto in Emilia Romagna, ad esempio, grazie ad una collaborazione con la UISP (Unione Italiana Sport Per Tutti), Save the Children ha potuto avvalersi di operatori locali specializzati nello svolgere attività di gioco e movimento con bambini e adolescenti. Attraverso un continuo scambio di conoscenze grazie ad una formazione sul campo, gli educatori di Save the Children e gli operatori della UISP hanno potuto realizzare insieme attività sportive e motorie particolarmente adatte ad un contesto emergenziale all’interno degli Spazi a Misura di Bambino. In questa fase, è inoltre importante programmare giochi e attività ricreative con una finalità psicosociale che permettano ai bambini di giocare, raccontare le loro storie e così rielaborare la propria esperienza. I bambini in questa fase si sentono spesso sopraffatti da sentimenti ed emozioni, perciò si può decidere di realizzare attività e giochi che supportino la verbalizzazione e l’espressione dei sentimenti e delle emozioni (soprattutto rabbia e paura). In questa fase, si possono strutturare, insieme a bambini e adolescenti, attività e laboratori creativi /manuali, attività culturali ed attività di sensibilizzazione ed educative con uno spirito recettivo ed aperto alle loro proposte al fine di includerle nella programmazione. Gradualmente, è bene inserire attività adatte a stimolare la concentrazione, a facilitare la speranza nel futuro e il rilassamento. Inoltre, i bambini e gli adolescenti possono coinvolgere attivamente la comunità e i genitori, ideando, con l’aiuto degli educatori, giornate aperte e allestendo delle vere e proprie mostre (di arte, fotografia e video) e tour all’interno degli Spazi a Misura di Bambino. Attraverso queste giornate aperte e incontrando gli adulti di riferimento si possono divulgare informazioni sulle reazioni dei bambini e su come i genitori possano sostenerli. Quando l’evento calamitoso causa una brusca interruzione della scuola e la ripresa delle lezioni è faticosa o viene posticipata, può emergere l’esigenza di prevedere all’interno del calendario settimanale delle attività dello Spazio, del tempo per fare i compiti o rafforzare alcune abilità scolastiche, tenendo conto delle fascia di età e delle specifiche esigenze espresse dal gruppo e dalle famiglie. Nella fase conclusiva del periodo emergenziale, in vista della ripresa delle lezioni scolastiche, lo staff di Save the Children può programmare, dopo un incontro con docenti e dirigenti scolatici, dei moduli laboratoriali da realizzare nelle classi durante le prime due o quattro settimane di scuola. Con la ripresa delle lezioni scolastiche, se la situazione lo richiede, lo Spazio protetto di Save the Children può rimanere aperto per qualche tempo, per garantire la continuità della attività fuori dall’orario scolastico fino alla chiusura del campo di accoglienza. In questa fase devono essere privilegiate attività di svago, non necessariamente strutturate, alternate ad attività più strutturate, ma brevi e a un ritmo lento che favoriscano lo svago, la socializzazione e il rilassamento. 16 Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA 17 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 8 SuggerImentI dI ordIne organIzzatIvo per la pIanIfIcazIone delle attIvItà: organIzzazIone dello SpazIo e deI tempI Per poter adottare una metodologia partecipativa ed inclusiva è fondamentale che i materiali e gli spazi siano adeguati e, in particolare, che i ragazzi e bambini possano accedervi con relativa facilità, autonomia e in sicurezza. La cura, l’organizzazione dello spazio e l’arredo sono alla base di quest’approccio e non possono essere sottovalutati. La personalizzazione dell’ambiente può contribuire a rendere lo Spazio a Misura di Bambino familiare e accogliente per bambini e adolescenti che si trovano a vivere in una tendopoli fuori dalle loro abitazioni. Le tendopoli possono essere dei luoghi poco accoglienti, in cui mancano gli spazi verdi e sono presenti macchine da lavoro in movimento, adiacenti a siti di demolizione. Le tende messe a disposizione dalle autorità che gestiscono i campi, per le strutture protette per l’infanzia, possono essere poco luminose e male aerate. Contribuire a rendere, insieme a bambini e adolescenti, lo Spazio a Misura di Bambino sicuro, confortevole, familiare, accogliente e quindi allegro e colorato deve perciò essere una priorità e deve accompagnare la pianificazione delle attività. Uno spazio e un arredo a misura di bambini e adolescenti presuppone che mobili e accessori siano sicuri e adattati alle specifiche esigenze dei bambini (ad esempio altezza del mobilio, spigoli protetti ecc.) e in modo da favorire il lavoro di gruppo e le relazioni tra pari (ad esempio tavoli circolari). Lo Spazio può essere organizzato in diverse aree a seconda delle attività che si intendono realizzare. Ci può essere, ad esempio, un’ area dedicata alle attività artistiche/creative/manuali, un’area più riservata e meno rumorosa dedicata alla lettura, che stimola la concentrazione e il rilassamento, e un’area dedicata alle attività sportive e di svago all’aria aperta. È consigliabile evitare l’utilizzo di materiali commerciali per decorare lo Spazio, e invece, in linea con l’approccio che incoraggia la centralità dei bambini, mettere in mostra i prodotti artistici realizzati dai bambini e dagli adolescenti. I materiali utilizzati per le attività dovrebbero essere vari e manipolabili, facilmente raggiungibili e sicuri, in modo che i bambini possano accedervi per quanto possibile in autonomia, senza essere costretti a ricorrere continuamente ad un aiuto da parte degli educatori. I colori con cui sono decorate le aree dovrebbero rispecchiare le attività che si desidera svolgere: nelle aree ad alta attività colori brillanti come il rosso e il giallo, nelle aree dedicate al relax e alla riflessione, colori riposanti quali il bianco o il blu o verde pastello. Nell’esperienza in Emilia, i bambini e adolescenti sono stati pienamente coinvolti nella disposizione degli Spazi e nella collocazione dei materiali e dei giochi. I bambini hanno scelto di disporre i giocattoli suddividendoli per categorie, etichettando ogni contenitore; hanno disposto i tavolini e ogni volta che arrivava una donazione, partecipavano alla sistemazione del materiale. Durante tutto il periodo di operatività, bambini e adolescenti sono stati invitati a adecorare e arredare con fantasia lo Spazio per renderlo più allegro e accogliente. In uno degli Spazi a Misura di Bambino, ad esempio, preadolescenti e adolescenti hanno dipinto insieme la staccionata di legno che lo circondava. 18 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Le aree dedicate alla lettura, al relax e alla riflessione rivestono un ruolo particolarmente importante all’interno degli Spazi. Il bisogno di bambini e adolescenti di cercare di dare un senso a ciò che è accaduto, e il tentativo di riacquisire il controllo sulla propria vita, spesso lasciano poco spazio ad attività di relax ugualmente necessarie per la loro ripresa. È consigliabile quindi mettere a disposizione per loro un’area, anche piccola, in cui si possano fermare a recuperare le energie. Nel proporre attività diversificate a seconda della fascia di età e della fase di sviluppo del bambino può essere utile prevedere tempi di frequenza e spazi distinti. Negli spazi in Emilia, si è cercato di dedicare un’area ai bambini di età inferiore ai quattro anni e agli adulti che si prendevano cura di loro per permettere loro di trascorrere del tempo insieme in modo sicuro e gradevole. Sono state arredate in modo da risultare accoglienti per mamme, papà, nonni e bambini e attrezzate con materiali e giochi attentamente selezionati in quanto sicuri e adatti per questa fascia di età. Inoltre, quando un gruppo di adolescenti frequenta lo Spazio assieme a un gruppo di bambini molto più piccoli, può essere utile per gli educatori suddividersi in due team per differenziare le attività e per poter svolgerle contemporaneamente le attività con due gruppi separati. Pianificando attività il più possibile trasversali, gli adolescenti potranno assumere un ruolo attivo e di guida anche all’interno di attività rivolte ai più piccoli (peer educator). Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children 19 PARTE PRIMA GLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO È opportuno disporre di un luogo sicuro dove conservare gli oggetti costruiti dai bambini e ancora non termitati i per evitare che questi si danneggino durante il processo di realizzazione. Un buon lavoro di raccolta, documentazione ed elaborazione, datando e mettendo il nome del bambino sui lavori svolti, è fondamentale per valorizzare il percorso realizzato insieme ai bambini e agli adolescenti. In Emilia Romagna, ad esempio, è stato fatto mettendo a disposizione dei bambini e degli adolescenti delle cartelline che potevano decorare e personalizzare con il proprio nome. Le cartelline devono essere riconsegnate ai bambini alla chiusura dello Spazio, per dare loro un senso di continuità della propria vita. Il lavoro di raccolta, documentazione e elaborazione è anche utile in preparazione all’allestimento di mostre all’interno degli Spazi per esibire e condividere con famiglie e genitori i materiali prodotti da bambini e adolescenti, in modo da consentire loro di dare voce al proprio vissuto, raccontare la propria esperienza e condividere buone pratiche. Se non sia ha un luogo sicuro all’interno della tenda o nell’area circostante (ad esempio un container) dove conservare i materiali prodotti dai bambini, è preferibile realizzare attività/laboratori che si possono concludere nell’arco di una giornata e al termine della quale si consegna l’oggetto o l’opera al bambino. Per quanto attiene alla tempistica delle attività, è importante cercare di garantire una certa strutturazione e continuità, evitando che la programmazione sia quotidiana. Questo può sembrare un presupposto ovvio, ma non lo è in un contesto complesso in cui ci sono molte variabili di cui tenere conto e in cui spesso non si può prevedere il flusso di presenze o la data di chiusura dei campi di accoglienza. Resta fondamentale offrire una certa regolarità, un calendario preciso – anche se abbastanza flessibile modificabile insieme a bambini e adolescenti - in modo da ricreare una sorta di routine e prevedibilità che spesso durante le calamità naturali viene a mancare. I ritmi della giornata a cui bambini e adolescenti erano abituati vengono sconvolti e la giornata all’interno della tendopoli può risultare molto lunga per loro. Spesso non hanno più la possibilità di frequentare la scuola, o di accedere a molti servizi, di frequentare i luoghi di socializzazione extrascolastici e quindi devono temporaneamente rinunciare ai loro hobby e delle volte anche alla frequentazione di compagni di scuola, amici e vicini. Nella programmazione delle attività in contesti di emergenza è particolarmente importante tenere in considerazione i tempi di attenzione di bambini ed adolescenti, dato che molti inizialmente possono avere difficoltà di concentrazione e di apprendimento. Potrebbe essere necessario programmare attività partecipative più brevi e a un ritmo più lento. È fondamentale che tutti i bambini e i ragazzi vi possano prendere parte secondo le proprie disponibilità e capacità. Bisogna quindi selezionare attività in cui ognuno può assumere un ruolo e dei compiti, contribuire concretamente e riuscire a portare a compimento l’attività, evitando situazioni di competitività e di frustrazione. Per questo può essere utile formare gruppi di lavoro e favorire laboratori, giochi ed attività cooperative per creare un clima sereno. L’esperienza in Emilia ci ha mostrato che è particolarmente importante avere chiari tempi di realizzazione, fasi di lavoro (realistiche e consequenziali), consegne (chiare e realistiche) e obiettivi perseguiti attraverso l’attività. In Emilia, alcuni bambini e adolescenti non sempre frequentavano lo Spazio con continuità; è stato quindi necessario strutturare attività e laboratori che potessero essere portati a compimento nell’arco di una giornata o che prevedessero margini di 20 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA flessibilità e tempistiche tali da permettere a ciascun bambino di portare a compimento il lavoro in autonomia. È importante evitare che il lavoro si concluda con un insuccesso, che rimanga incompleto o che preveda compiti troppo complessi; al contrario, è utile valorizzare le relazioni ed il team, evitando che si instaurino meccanismi di competizione. È fondamentale evitare consegne che possano inibire la fantasia o porre restrizioni alla creatività dei bambini, così da indurre alcuni di loro a non sentirsi capaci di fare qualcosa e aumentare la loro frustrazione in un momento della loro vita già molto delicato. A tal fine è fondamentale avere a disposizione materiali adeguati e in quantità sufficiente, se quindi l’attività prevede diverse sessioni nell’arco della settimana per la costruzione di un oggetto, è necessario evitare l’utilizzo di materiali (ad esempio il Pongo o la plastilina) che non si conservano bene nel tempo e non permettono di realizzare un lavoro durevole. lA GeStIone deI ConFlIttI neGlI SpAzI A MISurA dI BAMBIno In alcune fasi bambini e adolescenti possono divenire molto irrequieti, agitati ed irritabili. In questi momenti, spesso le tensioni fra di loro aumentano; alcuni bambini sono soggetti a forti sbalzi d’umore, altri si isolano. È perciò indicato monitorare attentamente i ritmi delle attività, per regolarli e rallentarli quando necessario, alternando attività di movimento con attività più tranquille, attraverso anche semplici giochi o esercizi di rilassamento. In momenti diversi può emergere l’esigenza di sospendere le attività per rendere espliciti i conflitti e problemi interni al gruppo nel tentativo di trovare insieme delle soluzioni. In questi momenti può essere utile ricordare il senso e riflettere sulle regole individuate insieme per permettere una convivenza serena dei membri del gruppo. può essere necessario integrare e modificare le regole stabilite, crearne alcune più specifiche e guidare i bambini e gli adolescenti nell’ individuare delle conseguenze adeguate per chi non le rispetta. nell’ottica di una pedagogia dei diritti, per risolvere i conflitti si possono utilizzare diverse tecniche e pratiche didattiche (ad esempio il brain-storming, circle-time e finding and solving problems), in plenaria o in piccoli gruppi, che stimolano una gestione partecipativa e di gruppo di eventuali conflitti o la collaborazione e cooperazione per arrivare a soluzioni condivise di un problema. Agli educatori è ovviamente richiesto il pieno rispetto delle stesse regole condivise con bambini e adolescenti, che valgono per chiunque frequenti lo Spazio a Misura di Bambino. la cura e un utilizzo corretto dei materiali e dei giochi, ad esempio, è una regola fondamentale, in quanto tutti hanno il diritto di usufruirne ed una cattiva gestione potrebbe dare adito a discussioni e malumori. la situazione può ad esempio divenire difficile quando si ricevono continue e generose donazioni, in una situazione in cui spesso i bambini si ritrovano a non avere con loro giocattoli con cui passare il tempo al di fuori degli Spazi a Misura di Bambino. durante l’emergenza in emilia i bambini e gli adolescenti, insieme agli operatori, hanno elaborato diverse strategie per rendere il rispetto e la cura dei giochi e materiali parte integrante del tempo trascorso insieme. le due regole fondamentali stabilivano che: 1) tutti erano liberi di richiedere un prestito ma potevano avere solo un oggetto o gioco alla volta e 2) finché questo non veniva riportato indietro non poteva essere preso in prestito un nuovo oggetto. 21 Foto: Save the Children Parte seconda ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO In questa parte del documento sono descritte le proposte che più hanno avuto successo con i bambini e i ragazzi nei campi. La suddivisione che è stata seguita per presentare le attività riprende le tipologie secondo le quali si struttura il percorso educativo e psicosociale, e quindi la programmazione settimanale. Tali attività possono essere suddivise come segue: ATTIVITÀ CREATIVE E MANUALI (ad esempio disegno espressivo, pittura); ATTIVITÀ IMMAGINATIVE, COMUNICATIVE/ESPRESSIVE (ad esempio di teatro); ATTIVITÀ SPORTIVE/MOTORIE ATTIVITÀ RICREATIVE DI SVAGO O GIOCO LIBERO (non necessariamente strutturate); ATTIVITÀ CULTURALI ‘Costruiamo il Nostro Spazio a Misura di Bambino: L’inizio di un’Avventura’ Abbiamo già descritto nella prima parte il ruolo e le fasi di uno Spazio a Misura di Bambino; ma in concreto, come viene creato? L’esperienza in Emilia ci ha mostrato che uno spazio o un’area sicura e protetta e a misura di bambino è anche qualcosa che si costruisce e si crea gradualmente insieme a bambini, i ragazzi e gli adolescenti, attraverso un lavoro di gruppo paziente, attento, costante e creativo. Il primo giorno di apertura e di operatività dello Spazio segna l’inizio di questo processo. È bene ricordare che l’educatore che sviluppa e realizza un percorso educativo e psicosociale in situazioni di emergenza opera in un contesto spesso dominato da un’infinità di variabili e altamente imprevedibile, in cui un’alta dose di flessibilità e adattamento è essenziale. Lo Spazio può essere inteso anche come un’avventura che coinvolge i bambini e gli adolescenti in un momento difficile della loro vita. Ecco alcuni suggerimenti su come cominciarla: 1) Coinvolgere i bambini e i ragazzi nella delimitazione dello Spazio, al fine di renderlo sicuro e farlo rispettare da tutti. In Emilia, tre degli Spazi a Misura di Bambino erano costituiti da tende ubicate all’interno dei campi di accoglienza e da aree delle tendopoli molto diverse tra loro; il quarto Spazio era costituito da un’ampia area situata sotto due tendoni e delimitata da una staccionata solo su tre lati con il quarto lato aperto. In quest’ultimo Spazio, i bambini, insieme agli educatori, hanno perciò ideato delle creative strategie per delimitarlo. Hanno deciso di chiudere il quarto lato con un nastro segnaletico (o “magico filo bianco e rosso”) che si poteva sciogliere per entrare e riannodare su dei pali per formare una “magica porta” in grado di custodire i giochi e proteggere il loro Spazio. Non solo, nei primi giorni di apertura hanno costruito e dipinto insieme una grande strega di cartone, che come uno spaventapasseri, aveva il ruolo di “tenere lontano i pericoli”. 24 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA 2) Coinvolgere i bambini e i ragazzi nell’organizzazione e collocazione dei materiali didattici e dei giochi all’interno dello Spazio. In Emilia, i bambini sono stati invitati a partecipare fin dai primissimi giorni di apertura e operatività degli Spazi nell’organizzazione e nella disposizione dei materiali e dei giochi all’interno della tenda. Questo aveva lo scopo di coinvolgere i bambini nella cura dello Spazio e quindi di arrivare a percepirlo sin dai primi momenti come un luogo dedicato a loro. Si sono divertiti a suddividere, insieme agli educatori, i materiali e i giochi per categorie, ponendoli all’interno di contenitori di plastica trasparenti (in modo che tutti potessero vedere cosa era contenuto al loro interno) e creando delle etichette per ciascun contenitore. Soprattutto nella fase iniziale, quando lo Spazio riceveva frequenti e generose donazioni, queste attività hanno rappresentato una gestione creativa del loro tempo e hanno contribuito a creare un senso di routine, sicurezza e ordine sia mentale che esterno. Partecipando a questa attività i bambini e i ragazzi sono stati motivati a prendersi cura in modo responsabile dello Spazio, imparando a trovare gli oggetti e a riordinare dopo aver giocato, anche in autonomia. 3) Coinvolgere i bambini e i ragazzi in una suddivisione creativa dello Spazio, se opportuno creando delle aree distinte per bambini, preadolescenti e adolescenti. In alcuni Spazi, i preadolescenti e gli adolescenti hanno espresso agli educatori le loro difficoltà a dover condividere lo spazio con i bambini più piccoli non avendo all’interno della tendopoli un’area a loro destinata e dedicata. Per questo, dopo aver riflettuto insieme sulle possibili soluzioni da adottare, è stato deciso di creare degli spazi distinti costruendo dei divisori riciclando degli scatoloni di cartone e decorandoli con le tempere e aggiungendo due tavoli di legno per ciascuno spazio. 4) Invitare i bambini e i ragazzi ad arredare e decorare lo Spazio e l’area circostante con fantasia per renderli a misura di bambino e allegri. Inizialmente l’area circostante lo Spazio di Finale Emilia risultava poco allegra e adatta alle attività poiché era caratterizzata dalla presenza di una rete, del cemento e dei sassi. Inoltre, la tenda di Save the Children appariva in qualche modo distaccata da un ampio spazio in cui si svolgevano la maggior parte delle attività di Save the Children. Per questo motivo, l’educatore ha proposto ai bambini di realizzare dei murales colorati su dei teli, con dei messaggi positivi da appendere alla rete e di colorare dei sassi per creare dei percorsi in grado di connettere simbolicamente la tenda di Save the Children a questo spazio comune all’interno del campo. Inoltre, dopo il trasferimento del campo di accoglienza in un’altra area e il riallestimento dello Spazio a Misura di Bambino all’interno di un parco, i bambini e i ragazzi hanno dato vita ad un giardinetto comunitario attrezzato con un recinto e assemblato con gli scarti del legno raccolti all’interno del campo e pitturati. A San Possidonio, preadolescenti e adolescenti hanno realizzato un progetto per dipingere con diversi colori, da loro attentamente selezionati, la staccionata di legno che circondava lo spazio sui tre lati. A Concordia, inoltre, i bambini e i ragazzi hanno appeso delle decorazioni create con bottiglie di plastica riciclate agli alberi circostanti. 5) Mettere in atto, dai primi giorni, dei sistemi di raccolta e documentazione partecipata dei lavori svolti dai bambini, attraverso ad esempio la creazione di cartelline o portfolio individuali e personalizzati. 25 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO In Emilia, i bambini e i ragazzi sono stati invitati a creare delle cartelline o portfolio in cui raccogliere tutti i lori lavori, sia spontanei sia frutto dei laboratori o di attività più strutturate. I bambini avevano a disposizione delle semplici cartelline di cartone e del materiale vario di cartoleria per abbellire e individualizzare la propria cartellina con il loro nome e con delle decorazioni. Le cartelline sono state custodite al sicuro all’interno dello Spazio durante il percorso e riconsegnate ai bambini alla chiusura. Questo ha permesso loro di condividere o raccontare qualcosa di questo percorso a compagni o amici che non avevano frequentato lo Spazio. Infine, le cartelline hanno contribuito a far sentire bambini e i ragazzi fieri del percorso realizzato insieme, permettendo loro di lasciare il campo con una traccia concreta di questo, dei loro successi e contributi. 6) Individuare insieme ai bambini e agli adolescenti delle strategie creative per prendersi cura dei materiali e dei giochi dello Spazio, riconoscendo che dopo il terremoto i bambini e i ragazzi si ritrovano a dover all’improvviso riempire dei momenti vuoti senza i giocattoli e i materiali ricreativi e didattici (ad esempio libri, lavagnette, strumenti musicali ai quali generalmente fanno riferimento e a cui sono affezionati). In Emilia, alcuni bambini hanno proposto di creare un quaderno, con la copertina decorata e in cui campeggiava una scritta ‘Il Nostro Libro dei Prestiti’, con la funzione di documentare i prestiti dei giochi o dei libri. Sono state create quattro colonne con: nome del/la bambino/a che chiedeva il prestito, oggetto preso in prestito, firma (o scarabocchio!) di chi richiedeva il prestito e spazio per disegnare una stellina, al momento della riconsegna dell’oggetto. La regola fondamentale è che tutti potevano richiedere un prestito, ma poteva essere preso un solo oggetto alla volta e finché questo non veniva riportato, non si poteva prendere in prestito un nuovo oggetto. I preadolescenti hanno avuto un ruolo attivo e hanno rafforzato le relazioni affettive grazie alla loro collaborazione nella gestione e realizzazione di questa attività rivolta ai più piccoli. 7) Identificare e mettere in atto da subito delle tecniche e delle attività didattiche che favoriscano la partecipazione e possano divenire dei rituali in grado di scandire il tempo, segnare l’inizio e la conclusione delle attività e della giornata, dando ai bambini e ai ragazzi un senso di accoglienza, regolarità e prevedibilità (o routine) e quindi di sicurezza. Una pratica didattica molto utilizzata all’interno degli Spazi a Misura di Bambino, divenuta un vero e proprio rituale è stata quella del circletime, che segnava l’inizio e la conclusione delle attività mattutine e pomeridiane, spesso abbinata a quella del brain storming. Ogni mattina, dopo un primo momento di gioco libero che durava dai 30 ai 45 minuti, s’invitavano i bambini a mettere tutto in ordine e a radunarsi in un grande cerchio, seduti o in piedi, insieme agli educatori. La mattina, durante il cerchio veniva dato il benvenuto attraverso canti e balli e venivano presentate le attività della giornata, mentre la sera il cerchio serviva come momento di chiusura e di riflessione sulle attività svolte. Oltre a queste attività organizzative e gestionali dello Spazio, si riportano di seguito degli esempi di attività e di laboratori che possono essere realizzati insieme ai bambini e ai ragazzi. 26 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA 1) accogliere, ricevere il gruppo e permettere di salutarsi, dandosi il buongiorno o buon pomeriggio per dare inizio alla giornata e concludere le attività a fine mattinata e a fine pomeriggio; 2) implementare giochi e attività che favoriscono la costruzione del gruppo e la coesione nel gruppo – interazione, conoscenza e fiducia - e un orientamento temporale - ad esempio attività di auto-appello e calendario; 3) stabilire, integrare e aggiornare insieme le regole per permettere una convivenza serena all’interno del gruppo e dello spazio; 4) presentare e proporre le attività e i laboratori della giornata e della settimana, secondo il calendario settimanale delle attività, rendendole significative, rilevanti per i bambini e i ragazzi, spiegandone il senso e coinvolgendoli nella loro definizione e discussione; 5) raccogliere i feedback dai bambini e dai ragazzi sulle attività realizzate e sullo spazio, creare momenti di condivisione e di restituzione in cui il gruppo riflette insieme su quello che si è fatto; 6) far emergere esigenze e criticità all’interno del gruppo e, quando opportuno, esplicitare situazioni di conflitto al suo interno per individuare insieme delle soluzioni; Foto Save the Children le FunzIonI prInCIpAlI del CIrCle tIMe 7) permettere agli educatori e ai bambini di condividere con il gruppo importanti informazioni o comunicazioni. 27 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 1 Il laboratorIo delle ‘InventazIonI’: un laboratorIo d’arte e meStIerI autogeStIto Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra 4 e 18 anni Materiali: materiale vario di recupero e riciclo (scatole di cartone, piatti, bicchieri, cucchiai e bottiglie di plastica da ½ litro, farina, sabbia) e cancelleria di base (forbici, colla, matite, pennelli, tempere, acquerelli, spago, nastro adesivo/scotch, pennarelli, fogli di carta bianca e colorata, cartoncino, immagini, decorazioni varie, palloncini etc…). Obiettivi: strutturare un intervento ispirato al modello della ‘peer education’ o educazione tra pari, in cui tutti i bambini partecipano attivamente alla definizione e gestione delle attività, acquisendo delle competenze gli uni dagli altri, osservandosi a vicenda, imparando così ad auto-organizzarsi e auto-gestirsi; valorizzare e incentivare la creatività dei bambini, promuovere le interazioni e relazioni tra bambini, rafforzando il rispetto e la fiducia reciproca; stimolare la cooperazione e l’aiuto reciproco, valorizzando le risorse sia individuali che collettive; promuovere la progettualità futura e rafforzare l’autostima dei bambini attraverso la costruzione di oggetti utili con cui giocare o per decorare lo Spazio; mostrare ai bambini come tutti possano avere qualcosa da insegnare e far sperimentare il compito di dover spiegare agli altri qualcosa. Questo laboratorio settimanale è nato dall’iniziativa di una bambina iscritta allo Spazio, che un giorno ha mostrato agli altri bambini un paio di ‘occhiali magici’ costruiti unendo con dello scotch due cucchiai di plastica trasparenti recuperati in mensa. Questo ha suscitato l’entusiasmo degli altri bambini che hanno richiesto una spiegazione su come realizzarli. Da qui è nata la proposta di strutturare un laboratorio in cui ogni settimana un/a bambino/a turno potesse condividere con gli altri una sua creazione o ‘inventazionÈ, nome deciso dai bambini. In aggiunta, è nata l’idea di creare un manuale che raccogliesse e documentasse tutte le creazioni dei bambini, ‘Il Manuale delle Inventazioni’. Realizzazione: in una prima fase si raccolgono le proposte dei bambini e si stila un calendario, visibile a tutti; quando necessario, le proposte e il calendario potranno essere modificati e integrati. Ogni settimana ci si dedica alla proposta di un bambino diverso, in modo che nessuno venga escluso e ognuno possa partecipare secondo le proprie modalità. I bambini, con l’aiuto degli educatori cercano, raccolgono e preparano insieme il materiale necessario alla realizzazione del progetto. Poi, settimanalmente, il bambino che conduce il laboratorio, con il sostegno degli educatori, ha due ore a disposizione per insegnare e far realizzare agli altri bambini la sua creazione. Aiuta gli altri, fornendo consigli e supporto nella realizzazione del manufatto. A volte si lavora tutti insieme, altre volte in piccoli gruppi, a seconda delle esigenze specifiche. Al termine del laboratorio si prevede un momento collettivo di scambio, decoro della tenda o gioco con l’oggetto creato e l’inventore o artista ha il compito di inserire nel ‘Manuale delle Inventazioni’ una scheda sulla sua opera contenente :il suo nome e una breve biografia, il titolo o nome dell’opera od oggetto creato, il procedimento, istruzioni o step seguiti per realizzare l‘opera, i materiali e utensili e i diversi usi creativi che il suo oggetto può avere. 28 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Alcuni oggetti realizzati durante il laboratorio: • gli occhiali ‘magichi’, ‘da sole’, di moda o da piscina costruiti con cucchiai di plastica trasparenti recuperati nella mensa del campo e personalizzati con diverse decorazioni; • il Trasif, un gioco da tavola simile al gioco del tris; • i fiori di carta, costruiti con la tecnica degli origami; • la borsa ‘Star’, costruita con carta; • i palloncini di farina antistress costruiti riempiendo di farina una bottiglia di plastica fino a superare di poco la metà, gonfiando il palloncino e attaccandolo al collo della bottiglia, facendo attenzione a non far uscire l’aria. Poi si capovolge la bottiglia liberando la farina all’interno del palloncino e si fa uscire lentamente tutta l’aria dal palloncino che poi viene chiuso con un nodo; • il progetto ‘Quanto tempo ci vuole?’: costruzione di clessidre con due bottiglie di plastica trasparenti da ½ litro riciclate a cui sono stati tolti i tappi. Procedimento seguito: una delle due bottiglie è stata riempita con la sabbia fino a circa la metà e il collo della bottiglia è stato chiuso con un cartoncino abbastanza spesso su cui precedentemente era stato creato un foro di un diametro di circa 7-8 millimetri; il cartoncino è stato fissato con lo scotch e la seconda bottiglia vuota è stata unita all’altra rivestendo i due colli delle bottiglie con lo scotch. I bambini hanno potuto decorare a piacere le clessidre; • una Librocarta Riciclo, libreria leggera e colorata, incollando diverse scatole di cartone rigide una sopra l’altra escogitando dei modi per renderla fissa, stabile ed evitare che s’inclini; poi dipinta con le tempere; • un plastico di una città: in una prima fase si sono tagliati e piegati dei fogli rigidi di cartone e ogni bambino ha creato, seguendo le indicazioni delle due ‘inventrici’ la propria casetta di carta, scegliendone i materiali, la forma e utilizzando una tecnica scelta individualmente per costruirla, arredarla e decorarla, lasciando libera espressione alla loro creatività. Un bambino, ad esempio, ha perfino scelto di inserire una luce all’interno della sua casa, collegando due fili a una pila che ha posto al suo interno. In una seconda fase, si sono tagliati alcuni scatoloni di scarto ed è stata creata la base del plastico, sulla quale sono state disegnate a piacere dai bambini, alcune vie e ad alcuni paesaggi, per poi applicarvi le proprie case; • la Busta Magica da lettera, costruita con fogli di carta e decorata con colori e materiali vari; • ‘la Residenza di Save the Children’, una casetta costruita con legno per staccionata riciclato e assemblato dai ragazzi, plastica, spago per mettere in sicurezza il tetto e scotch per assicurare gli elementi della struttura e arredata al suo interno con sedie, tavolo, tappeto, cuscini, giochi e materassino, percorsi con l’acqua e ‘Il foro di Talhah e Babar’, un foro o galleria nella sabbia pergiocare con le macchinine. Questo laboratorio ha avuto un successo tale da catturare anche la curiosità di alcuni ragazzi più grandi all’interno dei campi, che per esempio hanno deciso un giorno di insegnare ai bambini come costruire un aquilone con materiale di recupero, utilizzano una busta dell’immondizia per costruire la velatura e dei rametti di legno fini e flessibili per crearne la struttura. 29 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 2 laboratorIo ‘Il mIo moStro d’argIlla!’ Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra i 4 e 18 anni. Materiali: un blocco di argilla da 25 kg, uno spago per tagliare l’argilla, tavolette di compensato per ciascun bambino e tavola di compensato grande, cartoncini di carta, colori a tempera, pennelli. Obiettivi: è stato ritenuto fondamentale ritagliare uno spazio dedicato ad attività che permettessero al bambino di esprimersi creativamente attraverso un ‘toccare, sentire e costruirÈ. Quest’attività si è dimostrata particolarmente adatta a valorizzare e incentivare la creatività dei bambini e degli adolescenti, permettendo loro di sprigionare la loro immaginazione e fantasia, e in alcuni casi di esprimere le emozioni e dare sfogo alle tensioni, canalizzando l’energia e il nervosismo. L’argilla è un materiale sicuro, igienico, naturale, fresco e morbido e quindi facile da modellare anche per i bambini. Per essere modellata non richiede strumenti ed è fresca e umida e molto piacevole al tatto. Partendo da un unico grande blocco o masso d’argilla omogeneo, i bambini, con l’aiuto degli educatori, ricavano con uno spago la quantità che desiderano modellare, imparano a condividere e a cooperare. Il fatto che l’argilla sia monocolore permette di evitare la competizione tra i bambini per ottenere specifici colori, e di creare tutti lo stesso oggetto e poi competere tra di loro per chi lo ha costruito meglio, come invece spesso accade quando si distribuiscono piccole quantità di plastilina colorata. Ogni bambino può esprimere pienamente la sua individualità e allo stesso tempo condividere con il gruppo le diverse tecniche di lavorazione che scopre durante la modellazione. Il dover lavorare con un unico pezzo di creta senza mai aggiungere parti, in modo che una volta asciugato non si stacchino i pezzi stimola i bambini più grandi a riflettere maggiormente durante la progettazione dell’opera. Sia per i bambini più piccoli che per quelli più grandi la manipolazione dell’argilla, abbinata ad una consegna adeguata, dà molta soddisfazione e permette a tutti di riuscire e ottenere un successo. Inoltre, l’argilla si conserva meglio rispetto ad altri materiali come il Pongo, la plastilina o la pasta di sale, e con delle semplici precauzioni il blocco può essere ripreso e rilavorato anche per mesi e una volta essiccato può essere decorato. La manipolazione d’argilla può essere per molti bambini, come anche per gli adulti, un’attività distensiva e calmante che stimola la fantasia e la creatività dei bambini e può rappresentare un momento di “decompressione” in cui scaricare l’accumulo di stress e tensioni. La manipolazione dell’argilla, come anche il disegno e la pittura, possono costituire per i bambini delle modalità alternative attraverso cui esprimere rabbia, paura ed altre emozioni. L’argilla ha rappresentato senza dubbio uno dei materiali prediletti dai bambini all’interno di tutti e quattro gli Spazi a Misura di Bambino. Realizzazione: questo laboratorio ha preso spunto da un intervento programmato con due preparate volontarie che hanno proposto di fare un primo incontro nei quattro Spazi a Misura di Bambino per introdurre la creta e la sua manipolazione ai bambini secondo i principi dell’educazione attiva. La prima fase del laboratorio è consistita in un incontro in cui i bambini e gli adolescenti sono stati stimolati a condividere conoscenze preesistenti, 30 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children teorie e ipotesi su questo materiale, la sua origine in natura (che cos’è? Da dove proviene? Si trova in natura? Dove?). In secondo luogo sono stati stimolati ad analizzarla con vista, tatto ed olfatto. Sono state stimolate la fantasia e l’immaginazione e i bambini sono stati invitati a modellare delle forme simili ad oggetti ma interpretabili e trasformabili “magicamente” in altre forme, e a creare degli oggetti e forme di loro gradimento. Dopo questo primo incontro che ha riscosso un gran successo, su richiesta dei bambini si è deciso di strutturare dei laboratori. Le consegne all’interno di questa seconda fase sono state diverse da Spazio a Spazio, tenendo conto dell’età dei bambini, dei loro interessi ed esigenze, integrandoli così all’interno dei percorsi educativi e psicosociali già in atto. Una delle proposte che ha maggiormente coinvolto i bambini è stata quella di chiedere loro di creare il proprio mostro ed il suo pianeta, senza dare ulteriori indicazioni. La modellazione di un mostro immaginario può, in alcuni casi, aiutare i bambini a esternare le loro paure e quindi, anche per questo, essere un’attività particolarmente indicata in un contesto d’emergenza. A conclusione della modellazione ciascun bambino/a ha posizionato la propria opera su una tavola di compensato; i bambini sono stati invitati a dare un nome al proprio mostro e al pianeta, e ad aggiungere su un cartoncino una descrizione delle eventuali caratteristiche Alla mostra d’arte e mestieri organizzata all’interno dello Spazio a Misura di Bambino, i bambini hanno potuto presentare con orgoglio ai loro genitori e famiglie i loro mostri accompagnati da fantasiosi pianeti ed elaborate descrizioni. In altri Spazi, i bambini si sono cimentati nel modellare amuleti o porta fortuna, animali, vasi, oggettistica da aggiungere ad un plastico realizzato all’interno di un altro laboratorio, il proprio volto (all’interno di un laboratorio sui volti) e oggetti di particolare valore affettivo personale. In altri casi ancora, l’argilla è stata messa a disposizione dei bambini e adolescenti che hanno potuto liberamente modellarla. 31 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 3 laboratorIo plaStIco: ‘la SupervIlla dI tuttI’ Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra i 4 e i 18 anni. Materiali: scatole di cartone (20 x 30 cm circa), acquerelli, tempere, DAS o argilla, tavola grande di cartone rigido (base del plastico). Obiettivi: questo laboratorio è nato da una conversazione con i bambini e gli adolescenti che hanno condiviso con gli educatori le loro difficoltà dovute all’abbandono delle proprie abitazioni, alla rinuncia alle proprie abitudini quotidiane e alla condivisione degli spazi con degli estranei. I bambini e gli adolescenti hanno parlato in particolare della difficoltà di non avere una propria stanza all’interno del campo, hanno ricordato le proprie stanze e abitazioni e molti giochi, oggetti e dettagli al loro interno a cui erano affezionati e dai quali si sono dovuti separare all’improvviso. Il laboratorio è nato dall’esigenza dei bambini di parlare delle loro case, dal momento che alcune di esse erano state dichiarate inagibili o sarebbero state presto demolite. Attraverso il gioco e il disegno, le educatrici hanno rilevato il bisogno dei bambini di parlare delle abitazioni, descrivendone i colori e i fiori in giardino, disegnandone le crepe, esprimendo in modo figurativo come il terremoto aveva danneggiato i loro affetti. Ad esempio, una bambina aveva disegnato la sua casa così come l’aveva lasciata, disegnando se stessa ‘da grande’ davanti alla porta. Un altro bambino, giocando sul tappeto con le macchinine, raccontava che la sua nuova casa sarebbe stata il castello raffigurato sulla pista, perché la sua casa attuale era piena di grandi crepe. Altri bambini parlavano con nostalgia delle loro camerette, in particolare durante i momenti di manipolazione con sabbia e pongo. Le educatrici, insieme ai bambini e agli adolescenti, hanno quindi pensato di strutturare un laboratorio che offrisse loro la possibilità di “ri-costruire” la propria stanza o di progettare una stanza ideale, in grado di “proteggerli”. Questo laboratorio permette ai bambini e agli adolescenti di lavorare sul piano del desiderio, della progettualità futura e della realtà, senza però forzarli a parlare di esperienze o separazioni che non sono ancora pronti a condividere. Potendo lavorare su ambedue i piani, la costruzione della propria stanza può venire a rappresentare un ponte tra quello che si è dovuto abbandonare e i desideri futuri. Costruendo la stanza con il cartone e manipolando il DAS o l’argilla, il bambino è libero di ricreare una propria familiarità, intimità e privacy, in un momento in cui è stato costretto ad abbandonare la sua abitazione e si ritrova a condividere gli spazi con degli estranei. Arredando la sua stanza con colori, forme e mobilio personalizzati il bambino è libero di esprimere la sua individualità e creatività. Attraverso questo laboratorio ogni bambino e adolescente con la propria individualità e creatività contribuisce al raggiungimento di un obiettivo comune e condiviso: la creazione di un plastico, con cui si mira a valorizzare ed incentivare solidarietà, collaborazione e cooperazione tra bambini. Il laboratorio favorisce la costruzione la coesione e il lavoro nel gruppo; inoltre favorisce l’integrazione delle differenze. Ogni stanza individuale trova infatti la sua collocazione all’interno del plastico e quindi, in qualche modo, ogni bambino trova una propria collocazione all’interno del gruppo. Un aggiuntivo lavoro di scrittura, in cui i bambini possono presentare, descrivere e riflettere sulla loro stanza attraverso la parola, promuove la verbalizzazione e la normalizzazione dell’esperienza vissuta e delle emozioni provate dai bambini. 32 Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Realizzazione: in una prima fase i bambini hanno progettato, con il cartone, la struttura della propria stanza, ritagliando porte e finestre e dipingendo e scegliendo fantasie per le pareti e il pavimento. In una seconda fase, ai bambini è stato chiesto di modellare con il DAS o l’argilla il mobilio e gli accessori o gli oggetti con cui desiderano arredare la loro stanza; dipingendoli e decorandoli se lo desideravano. I bambini erano liberi di decidere se costruire o meno degli oggetti e dove collocarli all’interno della stanza; alcuni hanno scelto di non inserire niente nella loro stanza. In una terza fase, i bambini sono stati invitati a collocare la propria stanza su una base (tavola di cartone rigido), grande abbastanza per accogliere tutte le stanze e a decidere insieme come disporre le stanze e a ragionare sul senso da dare al plastico. Inoltre, hanno potuto decidere se e come decorare la base, se e come unirle tra loro (ad esempio alcuni bambini hanno deciso di collocare le loro stanze una sopra l’altra come a formare una palazzina o un grattacielo, mentre altri hanno voluto che un ampio spazio vuoto circondasse la loro stanza, o hanno inserito un giardino con un’altalena; altri ancora hanno creato porte o finestre in modo che la loro stanza comunicasse con quella di un/a loro compagno/a, altri ancora hanno voluto disegnare delle strade o sentieri sulla base del plastico in modo che potessero ”viaggiare” dalla loro stanza a quella di un amico). La quarta ed ultima fase si è sviluppata come un vero e proprio lavoro di scrittura: i bambini hanno descritto in piena libertà la loro stanza (gli educatori hanno trascritto le parole dei bambini più piccoli). Infine i bambini sono stati invitati a trovare un nome per il plastico e hanno scelto di intitolarlo: ‘La Supervilla di Tutti!’. Il plastico è stato presentato a genitori, famiglie e adulti di riferimento in occasione della mostra organizzata per loro. I bambini che desideravano farlo hanno potuto presentare la loro stanza e leggere ad alta voce quello che avevano scritto. Molti genitori si sono commossi, e i bambini erano visibilmente orgogliosi del bellissimo e significativo lavoro svolto insieme. 33 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 4 laboratorIo dI gIardInaggIo e recupero creatIvo Destinatari: bambini e adolescenti di età compresa tra i 5 e i 18 anni. Materiale: terra, semi (fagiolini, prezzemolo, origano, melissa e altre erbe aromatiche), acqua, attrezzi da giardinaggio per bambini (ad esempio guanti, grembiuli, innaffiatoio, palette, rastrelli), materiale di recupero (bicchieri di carta o plastica, bottiglie di plastica grandi, avanzi di legno che si trovano nel campo, ecc ...), colla vinilica e materiale vario per decorare i vasetti, sabbiera di plastica trasparente 1m x 1m non troppo profonda (eventualmente se questa non si ha, si può pensare di costruirla assieme ai bambini con legno o compensato). Obiettivi: questo laboratorio è nato dalla constatazione che il terremoto spesso trasforma il paesaggio dell’area colpita. Dopo un terremoto i bambini vedono attorno a loro molte macerie, nel periodo di ricostruzione spesso sono circondati da progetti per la demolizione di edifici storici e abitazioni private. Almeno nei primi tempi, nei campi d’accoglienza circolano ruspe e altri macchinari da lavoro. Da qui nasce la proposta di strutturare un ciclo di laboratori di giardinaggio a misura di bambino, per creare aree verdi dedicate alla crescita di semi, erbe aromatiche, fiori e piantine all’interno degli Spazi a Misura di Bambino. Le attività di giardinaggio, permettono ai bambini di prendersi cura e seguire la crescita di un seme o di una piantina. Questa attività li aiuta a sviluppare pazienza e stimola la riflessione e il rilassamento, poiché nel giardinaggio bisogna progettare, seguire un procedimento, rispettare i tempi di crescita e sviluppo del seme visto che non si possono accelerare o anticipare le fasi. In aggiunta, il giardinaggio aiuta a sviluppare un senso di moderazione, poiché un seme per crescere ha bisogno della giusta quantità di acqua. Trovare il giusto equilibrio all’inizio non è facile, ma con il tempo i bambini imparano a dosare la quantità di acqua di cui i semi o le piante necessitano. I bambini imparano a collaborare e cooperare per raggiungere l’obiettivo comune di creare un orto o un giardino comunitario. Imparano a convivere con la diversità e l’imprevedibilità della natura, poiché non tutti i semi piantati germoglieranno e nessuna piantina sarà identica ad un’altra. Le attività di giardinaggio favoriscono un orientamento temporale (l’attesa nella crescita della pianta) e conferiscono grandi soddisfazioni ai bambini che possono osservare il seme germogliare grazie alle loro attenzioni e cure. Infine, le attività educative e ricreative di giardinaggio possono essere particolarmente indicate per un gruppo di bambini e di adolescenti che hanno vissuto un terremoto, aiutandoli a riconnettersi con il ciclo della vita e a comprendere la diversità e l’imprevedibilità della natura alla base di tutte le calamità naturali. Realizzazione: il laboratorio è stato suddiviso in varie fasi ed è strutturato in modo da permettere ai bambini e agli adolescenti di lavorare sia individualmente che in gruppo. In una prima fase, attraverso una tecnica semplice e divertente, ciascun bambino ha potuto piantare i semi di diverse erbe aromatiche (melissa, origano, prezzemolo, basilico, timo, coriandolo) in un bicchiere di plastica riciclato. I bambini hanno inoltre potuto decorare e personalizzare i loro vasetti (bicchieri di plastica bianchi e trasparenti), applicando con colla vinilica diversi materiali di recupero e di decorazione. In un momento successivo, i bambini hanno potuto travasare i germogli 34 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA in vasetti più grandi, costruiti tagliando a metà bottiglie di plastica da 1,5 l riciclate e usando solo la parte bassa, dipingendole e decorandole a piacere. A questo punto le piantine hanno cominciato a crescere e i bambini hanno imparato a prendersi cura di loro, annaffiandole con regolarità, con quantità d’acqua moderate, evitando gli eccessi ma mantenendo il terreno costantemente umido. A conclusione delle attività e della chiusura dello Spazio, i bambini hanno potuto portare via le loro piantine. Nella terza fase è stato creato un piccolo giardino o orto comunitario. In tre dei quattro Spazi questo il giardino è stato realizzato utilizzando una sabbiera 1m x 1m.Quest’attività ha riscosso un grande successo e i bambini hanno curato con entusiasmo il loro piccolo orto e giardino, annaffiandolo e rimuovendo regolarmente tutte le foglie secche. In uno degli Spazi, situato invece in un parchetto all’interno del campo, i bambini hanno potuto scegliere insieme un’area dove creare il loro giardino comunitario e preparare il terreno. Quest’attività ha dato il via ad una riqualificazione più generale del parchetto, spesso trascurato al di fuori degli orari d’operatività della tenda. I bambini gli adolescenti si sono divertiti a rastrellare via tutte le foglie secche e gli altri materiali naturali e non accumulatisi sul terreno. Hanno potuto tracciare sul terreno i contorni del loro giardino comunitario e trapiantare le loro piantine direttamente nel terreno del parco o poggiare quelle più delicate ancora in crescita sul terreno lasciandole nei vasetti. In questo spazio, i bambini avevano in precedenza dipinto, decorato e personalizzato avanzi o scarti di legno recuperati all’interno del campo. In questa fase, hanno potuto piantare i legnetti nel terreno in modo da costruire un piccolo recinto che racchiudesse e proteggesse il loro orto. 5 laboratorIo “proteggerSI daglI IncubI: Il mIo acchIappaSognI perSonale” Destinatari: bambini di età compresa tra i 4 e 13 anni. Materiali: materiale di recupero (pasta, cannucce, spago, bicchieri di plastica), tempere, pennelli, cartoncino colorato/carta, pinzatrice, colla, forbici. Obiettivi: soprattutto nella fase iniziale, diversi bambini hanno raccontato alle educatrici che durante la notte avevano incubi legati al terremoto. Questo laboratorio mira attraverso la creazione di un “acchiappasogni”, a normalizzare gli incubi e le paure notturne che possono verificarsi dopo un evento spaventoso per i bambini, a condividere i loro incubi, rassicurandoli sul fatto che sono di nuovo al sicuro. Inoltre, attraverso la costruzione di un “acchiappasogni”, oggetto che per gli indiani d’America teneva lontani incubi e paure notturne, si mira ad aiutare i bambini a separare la realtà dalla fantasia, e a rassicurarli spiegando loro che a volte l’immaginazione dipinge le cose peggio di come sono in realtà. Un ulteriore obiettivo, trasversale al laboratorio, è stato quello di incentivare e valorizzare la loro creatività e fantasia. Realizzazione: 1a fase: in cerchio, per incuriosire i bambini e i ragazzi, sono state raccontate, in un linguaggio adatto a loro, alcune leggende di tribù o culture native del Nord America legate a quest’oggetto; leggende che spiegano come questo sia considerato “magico”e serva a filtrare i sogni. 35 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO Quindi, è stato spiegato che la funzione di questo strumento è quella di proteggere i bambini dai brutti sogni e, che il suo cerchio esterno può rappresentare il ciclo della vita o l’universo e la sua “rete”, simile alla tela di un ragno, serve ad allontanare i brutti sogni e a trattenere quelli belli. In cerchio gli educatori hanno rassicurato i bambini che avere incubi o paure notturne è normale dopo un evento spaventoso e che la paura è un’emozione fondamentale provata quando un evento esterno è percepito come pericoloso per la propria incolumità personale. È stata enfatizzato che la funzione positiva della paura è quella di renderci attenti e vigili nella vita quotidiana. I bambini e i ragazzi potevano condividere sogni ‘individuando quelli da cui desideravano proteggersi attraverso la costruzione dell’acchiappasogni. 2a fase: è stato realizzato un acchiappasogni per gli Spazi a Misura di Bambino. In piccoli gruppi, i bambini più piccoli hanno dipinto la pasta di colori diversi e i più grandi hanno costruito le strutture con due cannucce incrociate e dello spago e realizzato delle decorazioni con il cartoncino. Una volta costruiti, gli “acchiappasogni” sono stati appesi all’interno dello Spazio a Misura di Bambino o portati in tenda, per essere appesi accanto ai loro letti. In seguito a questo laboratorio, i bambini e i ragazzi hanno iniziato a condividere più spesso i loro sogni, per questo si è deciso di strutturate delle altre attività, come il disegno espressivo, attorno al tema dei sogni. 6 laboratorIo mehndI3 (decorazIonI eSeguIte con l’henné) Destinatari: bambini e ragazzi dai 0 ai 18 anni e la comunità, in particolare le famiglie dei bambini e dei ragazzi iscritti allo Spazio. Materiali: coni di plastica contenenti pasta di henné per mehndi, stencil realizzati precedentemente dalle bambine e ragazze e miscela di zucchero e limone – da cospargere sul disegno sulla pelle una volta essiccato (facoltativi), carta e penne (per progettare le decorazioni ed esercitarsi a disegnarle). Il rito del disegno Mehndi o decorazione temporanea eseguito con l’henné naturale, generalmente dipinto su mani e piedi con il coinvolgimento di tutte le donne della famiglia allargata e/o tribù è usato in oriente e nell’Africa mediterannea per la decorazione di mani e piedi in riti nuziali, benauguranti e di protezione e i suoi motivi sono considerati di buon auspicio per la persona che li indossa. Riti come questi sono particolarmente indicati per coinvolgere la comunità, in contesti d’emergenza, in quanto nascono proprio con l’intento di promuovere le interazioni sociali, favorendo la socializzazione, segnando e assumendo un ruolo “protettivo” nei periodi di transizione e di crescita, accompagnando le persone nelle celebrazioni o nei festeggiamenti importanti della loro vita. 3 36 Obiettivi: realizzare attività e laboratori che coinvolgono la comunità; curare il rapporto con la comunità e favorire l’integrazione e un momento di scambio tra le diverse culture ed etnie presenti; promuovere la partecipazione dei bambini nella programmazione e realizzazione di attività e laboratori rivolte alla comunità più allargata, che valorizzino le diversità etnico-culturali e religiose all’interno della tendopoli e dello Spazio e che creino una connessione tra i bambini e il loro contesto preesistente. Il laboratorio di Mehndi è nato dalla convinzione che sia fondamentale proporre attività significative, rilevanti per i bambini e i ragazzi considerando la specificità del contesto, i riferimenti culturali, le abitudini e quanto accadeva prima dell’emergenza. Con questo laboratorio è stata favorita la ripresa della vita quotidiana del nucleo familiare e la possibilità di condividere in famiglia e con relativa intimità un momento importante, in una struttura d’emergenza come la tendopoli. Realizzazione: il laboratorio è stato proposto da alcune bambine e ragazze visto che il rito del Mehndi ha un ruolo importante durante il Ramadan, a cui la comunità del campo si stava preparando. Si è quindi pensato di strutturare un laboratorio che permettesse ai bambini e ai ragazzi interessati di condividere con gli altri la storia, il senso e la natura di questo rito, facendo perno sull’interesse che la maggior parte di loro mostrava verso le L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA decorazioni o la pittura sulla pelle. In questo modo, hanno potuto sperimentare una forma di decorazione naturale e atossica sulla pelle, che ha valorizzato la creatività e la diversità attraverso uno scambio interculturale. Le educatrici hanno accolto con entusiasmo la proposta di realizzare il laboratorio e hanno lasciato ampio spazio alle ragazze e alle bambine che hanno iniziato ad organizzare e programmare l’evento, suddividendosi i ruoli e preparando i materiali. Le ragazze più grandi, ad esempio, hanno preparato dei libretti con speciali stencil per decorazioni su mani e braccia. Le educatrici hanno offerto un supporto logistico e insieme sono stati preparati, ad esempio, cartelloni per pubblicizzare l’evento in diverse lingue tradotti in italiano, inglese, francese, urdu, arabo, punjabi. I ragazzi e i bambini hanno provveduto ad affiggere i cartelloni nel campo. Il laboratorio si è svolto in un gazebo aperto per rendere lo spazio accogliente e facilmente accessibile a tutti, dove: in esso sono stati disposti tavoli e sedie e tutti i materiali necessari (libretti di stencil da loro preparati, tubi/coni di henné, fazzoletti). È stata dedicata un’intera mattinata alle attività che sono state un ottimo strumento per coinvolgere la comunità: numerose mamme, nonne, cugine, zie, sorelle e perfino bisnonne esperte nell’esecuzione di Mehndi, sono accorse per condividere questa forma artistica, che per loro rappresenta un’importante tradizione. Si è venuto a creare un clima di accettazione e condivisione interculturale fra adulti, bambini e famiglie di nazionalità diverse. Anche quei genitori più restii ad accettare e rispettare le differenze etnico-culturali e religiose all’interno del campo hanno partecipato, facendosi fare delle decorazioni di loro gradimento dalle esperte di Mehndi. Anche se questo rito è svolto tipicamente da donne e rivolto a queste i bambini e ragazzi hanno potuto parteciparvi offrendo supporto logistico, informazioni e suggerimenti ai partecipanti. Alcune mamme hanno condiviso dolci tipici, come è uso fare durante la preparazione del Mehndi, congratulandosi e ringraziando gli organizzatori per aver reso questo momento così speciale ed “intimo”all’interno della tendopoli. 37 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 7 laboratorIo “moStrIamocI!”: gIornate aperte, moStre e tour all’Interno deglI SpazI a mISura dI bambIno Destinatari: bambini e ragazzi di età tra 0 e 18 anni; comunità delle tendopoli, in particolare i genitori, le famiglie e gli adulti di riferimento dei bambini iscritti allo Spazio a Misura di Bambino. Materiali: tutti i lavori significativi da di condividere con gli altri e la comunità, in particolare con le loro famiglie; materiale vario di cancelleria (fogli di carta, colori, forbici) per presentare i lavori e preparare, ad esempio, dei cartelli identificativi o didascalie con i titoli delle opere, o il nome dell’autore e le informazioni sull’opera. Obiettivi: mettere in mostra il materiale prodotto in modo da condividere il più possibile i risultati prodotti nel corso dell’intervento; rendere i bambini e i ragazzi partecipi nella socializzazione delle buone pratiche; permettere ai bambini e alle famiglie di dar voce al proprio vissuto e alla propria esperienza; stimolare una riflessione, da parte di bambini e ragazzi, sul percorso fatto insieme; rafforzare l’autostima e il senso di efficacia e stimolare la cooperazione e la collaborazione attraverso l’organizzazione condivisa e collettiva. Realizzazione: in contesti d’emergenza, le mostre possono essere programmate in fase conclusiva, in concomitanza con la ripresa delle lezioni scolastiche per favorire una “chiusura” adeguata e soddisfacente del percorso svolto insieme. In questo caso la mostra rappresenta un’esposizione conclusiva di tutti i lavori prodotti nel tempo attraverso cui coinvolgere la comunità più allargata e accrescere l’autostima dei bambini, che mettendo in mostra i loro successi e vedendo i propri lavori esposti, provano un senso di gratificazione e realizzazione nella fase che precede i veri e propri saluti. Preparare e allestire la mostra stimola i bambini e gli adolescenti a cominciare ad elaborare l’esperienza vissuta, quindi un laboratorio come questo è un utilissimo strumento nella fase finale o di restituzione, attraverso il quale si può restituire e mostrare anche alla comunità quanto fatto e ottenuto insieme. Le mostre non devono essere necessariamente programmate nella fase conclusiva dell’intervento ma possono avvenire in qualsiasi fase del percorso, in modo che i bambini e i ragazzi possano divertirsi nell’ideare delle modalità creative, partecipative, interattive e dinamiche attraverso le quali condividere con genitori e famiglie il lavoro che si sta svolgendo. Se allestita a circa metà del percorso, com’è accaduto all’interno di uno degli Spazi in Emilia, una piccola mostra può anche rappresentare uno strumento attraverso il quale si chiarisce e approfondisce insieme il senso e il significato dello spazio. In Emilia sono state organizzate mostre in tutti e quattro gli Spazi a Misura di Bambino, in periodi e con fini diversi poiché centrate sulle esigenze e indicazioni dei bambini e ragazzi che li hanno frequentati. In uno degli Spazi, dove la mostra è stata organizzata in una fase intermedia dell’intervento, i bambini con l’aiuto degli educatori, hanno ricordato il percorso realizzato con i diversi laboratori e i materiali e gli oggetti prodotti. Poi, in un secondo momento, sono stati invitati a partecipare alla preparazione della mostra in maniera attiva e propositiva, raccogliendo le proposte sul modo in cui volevano esporre i loro lavori ai 38 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA genitori. Si è deciso, ad esempio, di allestire diversi angoli tematici, ciascuno con relative didascalie, e affidare a un gruppo di bambini la presentazione delle attività alle famiglie. All’interno di questo schema generale si è deciso di lasciare ampio spazio ad eventuali improvvisazioni da parte di qualsiasi bambino che durante la mostra desiderasse condividere emozioni, ricordi e informazioni sulle attività presentate. Ciascuno dei gruppi di lavoro in cui erano suddivisi i bambini ha curato un aspetto diverso dell’organizzazione della mostra: accoglienza iniziale degli invitati,allestimento di ciascun angolo tematico, ordine e pulizia, preparazione delle didascalie e cartelli identificativi per ciascun angolo, preparazione di brevi presentazioni orali o letture per introdurre ciascun angolo tematico, specifiche attività o oggetti prodotti, preparazione rinfreschi, ecc.. Durante la visita, l’intervento degli educatori-facilitatori è stato minimo; i bambini, in autonomia, hanno accompagnato e guidato i genitori alla scoperta dello Spazio a Misura di Bambino. La mostra ha favorito la partecipazione anche di quei bambini più restii a esibirsi in pubblico. La mostra ha inoltre riscosso un grande successo tra i genitori che si sono commossi nel sentire i bambini leggere le didascalie delle loro stanze di cartone, o delle persone, dei luoghi e degli oggetti che li fanno sentire sicuri. A fine visita, i bambini e i ragazzi hanno fatto sperimentare ai genitori e agli adulti di riferimento il circle-time. Formando un cerchio e tenendosi mano per la mano, hanno proposto alcune delle loro canzoni e storie preferite, da accompagnare con danze, gesti e movimenti di gruppo. Al termine di questo momento di gioco collettivo e condiviso, i bambini hanno condotto i genitori in un’area tranquilla dove li attendeva un tavolo con un rinfresco, sistemato con cura per l’occasione da un gruppo di bambini. 8 laboratorIo ‘rIcomIncIo da QuI’: vIdeo e fotografIa Destinatari: ragazzi e adolescenti tra i 12 e 18 anni di età, famiglie e genitori. Materiali: videocamera, fotocamera, PC, cavalletto, CD, stampa foto, cartoncini colorati, spago, scotch di carta, penne. Obiettivi: realizzare un laboratorio centrato sulle esigenze degli adolescenti e dei ragazzi più grandi residenti nei campi, tenuto conto che spesso gli Spazi erano frequentati per lo più da bambini più piccoli; riconoscere un ruolo attivo degli adolescenti e valorizzare la capacità di organizzare in modo autonomo il tempo; realizzare attività all'esterno del campo in modo da incanalare le energie, la vivacità e la voglia di avventura tipica degli adolescenti; raccontare la propria esperienza, socializzare e avvicinarsi gli uni agli altri, divertendosi ad esplorare il territorio circostante; partecipare ad attività all’esterno dello Spazio a Misura di Bambino per prendere una pausa dalla vita all’interno del campo e delle loro famiglie. Attraverso questo laboratorio si sono volute promuovere occasioni in cui ragazzi e adolescenti erano invitati a rappresentare la situazione che stavano vivendo e le aspettative per il futuro (attraverso il video e la fotografia). In particolare, è stato importante dar voce ai vissuti dei 39 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO ragazzi rispetto al terremoto e la vita nel campo; far esprimere i ragazzi su ciò che era accaduto e sui cambiamenti della loro vita, per permettere una riflessione e rielaborazione individuale e collettiva della realtà, quale ad esempio la vita nelle tendopoli, promuovendo in loro anche un senso di progettualità futura. Infine, il laboratorio mirava a rafforzare l’autostima e a soddisfare il bisogno di condividere con gli altri le proprie esperienze come spesso avveniva quando i ragazzi mostravano le foto scattate agli altri. Realizzazione: Il laboratorio è stato ideato partendo dall'interesse e dalla volontà dei ragazzi di raccontare la loro esperienza attraverso il video e la fotografia. E' nata così la collaborazione di Save the Children con un video-maker e fotografo professionista, che ha fornito ai ragazzi le basi della tecnica fotografica e del video, incentivando al tempo stesso la creatività e il lavoro di gruppo. Questa figura ha partecipato al laboratorio con gli adolescenti, giocando e divertendosi, ma rimanendo comunque un punto di riferimento autorevole per loro, sollecitandoli a partecipare e a contribuire con le loro idee, proponendo varianti per costruire insieme un contesto flessibile e adeguato agli obiettivi che si erano prefissati. Il laboratorio si è articolato in quattro fasi: in una prima fase i ragazzi e gli adolescenti, insieme all’operatore esperto di fotografia e video, hanno definito obiettivi e modalità del laboratorio; in una seconda fase si è passati al lavoro di produzione video vero e proprio: in particolare sono state riprese le interviste svolte all'interno del campo; una terza fase è stata dedicata ai lavori di fotografia – effettuate attraverso diverse uscite sul territorio comunale, e infine nell’ultima e quarta fase di restituzione e presentazione, i ragazzi e gli adolescenti hanno allestito una mostra per presentare il lavoro svolto e materiale prodotto nel corso del laboratorio. 1a fase: definire obiettivi e modalità del laboratorio. I ragazzi e gli adolescenti hanno incontrato l’operatore esperto di fotografia e video e attraverso un brainstorming e una discussione di gruppo hanno stabilito che il loro obiettivo sarebbe stato quello di far conoscere la loro esperienza e di condividere le loro emozioni con i coetanei e con chi non aveva vissuto in prima persona il terremoto. Hanno realizzato quindi delle interviste ai loro parenti, ai volontari e agli operatori per descrivere la vita all'interno della tendopoli, le loro speranze e le aspettative per il futuro. Attraverso la fotografia i ragazzi hanno raccontato la distruzione degli edifici del loro paese e le speranze della comunità sulle prospettive di ricostruzione. 2a fase: video. I ragazzi e gli adolescenti che lavoravano sulle interviste, si sono suddivisi in due gruppi: uno si occupava degli operatori e dei volontari e l’altro dei residenti nel campo. I ragazzi hanno scelto volontariamente di non includere domande dirette sul terremoto nelle interviste, poiché volevano concentrarsi sul presente e sul futuro lasciando alle immagini il compito di parlare del terremoto e del dolore da esso causato. Rispetto agli operatori e volontari, i ragazzi erano interessati a capire cosa li avesse motivati a prestare servizio nei campi in Emilia Romagna. Un gruppo di ragazze, invece, ha scelto di documentare l’evento del Ramadan e com’è stato vissuto all’interno del campo. I gruppi di lavoro, hanno iniziato le riprese vere e proprie con il supporto tecnico del facilitatore. Si è prestata grande attenzione al contenuto, ed in seguito è stata realizzata una selezione dei video per il montaggio, fornendo ai ragazzi e agli adolescenti delle nozioni tecniche 40 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA basilari in modo che la selezione avesse un significato e un filo logico adatto a raggiungere gli obiettivi che i ragazzi si erano proposti nella fase iniziale del laboratorio. Ai ragazzi sono state trasmesse nozioni di base sul concetto di documentario, illustrandone i punti chiave e i ‘trucchi’ del mestiere. 3a fase: fotografia. Per quanto riguarda le attività di fotografia, i ragazzi hanno effettuato varie uscite sul territorio comunale o nel paese di San Possidonio, cercando di rappresentare al meglio attraverso le immagini gli stati d’animo e le emozioni suscitate dal terremoto. In un secondo momento hanno espresso i loro pensieri sulla ricostruzione della propria città. Le uscite si svolgevano in gruppo e i ragazzi erano accompagnati dall’operatore esperto di fotografia in grado di offrire loro, quando necessario, nozioni tecniche sulla luce o l’angolazione o consigli utili sul modo più efficace di trasmettere un messaggio dando risalto ad alcuni particolari piuttosto che altri. Le foto sono state visionate sul computer e illustrate al gruppo, per scegliere quelle più rappresentative da mandare in stampa. Infine, i ragazzi sono stati invitati a dare un titolo alle loro opere. 4a fase: mostra di presentazione “Ci becchiamo????”. A seguito del laboratorio, è stata organizzata dai ragazzi la mostra di presentazione dei lavori svolti, intitolata “Ci becchiamo?” e allestita di sera all’interno dello Spazio a Misura di Bambino, a cui sono stati invitati i residenti all’interno della tendopoli, il team di Save the Children, e le famiglie, anche non più residenti nel campo. Questa attività ha permesso di rendere i ragazzi protagonisti e responsabili del lavoro svolto insieme, rafforzando la loro autostima e consapevolezza nelle loro risorse personali e collettive. Hanno imparato a collaborare e cooperare per allestire e condurre la mostra di presentazione, che ha valorizzato e incentivato il lavoro di gruppo e le abilità e la creatività di ognuno. Ragazzi e adolescenti hanno concordato insieme i lavori da mostrare, scegliendo accuratamente le opere che ritenevano di maggiore rilievo e suddividendosi i ruoli e compiti necessari per l’allestimento della mostra. Adolescenti e preadolescenti si sono, ad esempio, occupati della realizzazione di un volantino da distribuire agli adulti residenti nella tendopoli e delle richieste delle necessarie autorizzazioni per l’allestimento. Poiché la mostra si teneva di sera si sono dovuti, ad esempio, montare dei faretti all’interno dello Spazio, in modo che le fotografie fossero adeguatamente illuminate; inoltre poiché lo Spazio a Misura di Bambino era aperto, senza mura o pareti, i ragazzi hanno trovato insieme una soluzione per appendere le foto e per renderle visibili anche per i più piccoli. I ragazzi hanno scelto di incollare le foto con lo scotch di carta su dei cartoncini colorati, si sono divertiti a scegliere i colori che secondo loro si abbinavano meglio alle loro foto, scrivendo il titolo di ciascuna opera sulla cornice. I ragazzi più piccoli e i bambini si sono occupati di decorare lo Spazio per renderlo accogliente (attraverso, ad esempio, la creazione di colorati cartelloni di benvenuto in diverse lingue). Inoltre, hanno preparato delle canzoni da cantare insieme agli ospiti a conclusione della mostra. I bambini, ragazzi e adolescenti, hanno accolto gli ospiti, guidandoli attraverso il percorso espositivo. Nel percorso espositivo, un’area era stata dedicata alla proiezione dei due video realizzati dai ragazzi intitolati ‘Emilia al Massimo’ e ‘Ricomincio da Qui’, un’altra alla mostra fotografica e una terza alla presentazione di un plastico costruito dai bambini più piccoli di una città immaginaria intitolata da loro ‘Formicopoli’ ispirata ad una favola sul terremoto. 41 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO 9 laboratorIo: ‘I noStrI SalutI’ Destinatari: Tutti i minori, le famiglie e gli adulti di riferimento che hanno partecipato alle attività all'interno dello Spazio a Misura di Bambino. Materiali: scatolone di cartone, materiale da disegno (penne e colori) e per decorazioni, fogli di carta bianca e colorata (ed eventualmente altri materiali per costruire decorazioni di carta, addobbi e festoni), stereo e cd, bevande e cibo per il rinfresco, breve questionario qualitativo disponibile in diverse lingue per genitori e famiglie, cartelline in cui tutti i lavori sono stati raccolti per consegnarli insieme ad un ricordo simbolico del lavoro svolto insieme. Premessa: il momento dei saluti costituisce un momento delicato, per bambini, adulti ed educatori. Coinvolgendo i bambini e i ragazzi nella programmazione delle attività conclusive, si riduce il rischio che questo momento sia vissuto come un abbandono o una fine imposta. La chiusura dello Spazio e la conclusione delle attività vengono gestite seguendo un approccio centrato sui diritti e la partecipazione; questo favorisce l’empowerment e garantisce una certa continuità con il percorso nel suo complesso. Gli educatori in Emilia avevano a disposizione un decalogo di chiusura creato a fronte dell’esperienza di Save the Children all’Aquila. Il decalogo che offre utili indicazioni su come gestire la chiusura dello Spazio, in modo da evitare un aumento dello stress nei bambini e nelle famiglie, era stato distribuito agli educatori Save the Children ed operatori locali a metà progetto e discusso nel corso di una riunione, per poter essere preparati alla chiusura. Obiettivi: creare un’occasione per parlare con i ragazzi della chiusura dello Spazio e della conclusione delle attività utilizzando un linguaggio adatto alla loro età; rendere i bambini e i ragazzi protagonisti attivi coinvolgendoli nella programmazione di questa fase conclusiva del percorso svolto, valorizzando e incentivando la loro creatività. Promuovere una gestione creativa del tempo trascorso insieme e la trasformazione della chiusura da ostacolo in attività positiva; far emergere le preferenze dei bambini e dei ragazzi rispetto a come salutare lo Spazio, gli educatori e concludere il percorso; parlare della chiusura come di un processo naturale, evitando parole estreme che possano provocare un aumento dello stress. Realizzazione: gli educatori hanno informato i bambini e i ragazzi, con un adeguato preavviso e in un linguaggio adatto a loro, della chiusura dello Spazio e della conclusione delle attività. In cerchio si è riflettuto ad alta voce sui cambiamenti intervenuti nelle loro vite con il terremoto e la chiusura delle tendopoli (molti bambini sarebbero ritornati nelle loro case, altri trasferiti in albergo, altri avrebbero dovuto risistemare le loro case). Si è dato modo così ai bambini e ai ragazzi di verbalizzare i loro pensieri sulla chiusura e capire come volevano salutare lo Spazio e gli educatori. Questo prezioso momento di restituzione, in cui il feedback, i ringraziamenti, i commenti, le riflessioni e le emozioni dei bambini sono stati condivisi, è stato toccante e intensamente sentito da tutti, bambini ed educatori. Nei quattro Spazi, i bambini insieme agli educatori hanno programmato e realizzato diverse attività che potessero accompagnare i bambini e facilitare la fase di chiusura. In particolare i bambini, attraverso varie 42 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA attività creative,manuali e comunicative, hanno avuto modo di raccontare uno o più momenti preferiti e riflettere su cosa si è imparato e sulle nuove amicizie strette all’interno del campo. In questa fase finale, sono state privilegiate attività di gruppo e la creazione di oggetti condivisi che in qualche modo potessero rappresentare una traccia del percorso fatto insieme. I bambini hanno, ad esempio, costruito una trapunta simbolica unendo dei cartoncini quadrati colorati, su cui ognuno di loro ha descritto un ricordo attraverso una frase o un disegno. Durante le feste di chiusura è stato messo a disposizione dei bambini un lungo rotolo di carta sui cui potevano lasciare un messaggio o un saluto, con una tecnica a piacere. In ciascuno Spazio a Misura di Bambino, il gruppo di bambini e ragazzi ha scelto di organizzare una festa di chiusura personalizzata, allestendo gli Spazi per la festa, preparando un’insegna, gli addobbi, la lista degli invitati, organizzando le attività e il rinfresco. Si è scelto di invitare anche i bambini e le famiglie che non partecipavano più alle attività dello Spazio tramite messaggio telefonico, in modo che fosse permesso loro di partecipare al momento dei saluti. I bambini sono stati felici di rivedere e accogliere all’interno dello Spazio i ‘vecchi amici’, le famiglie sono accorse numerose e hanno aderito con gioia all’iniziativa. Con l’occasione si è chiesto ai genitori e agli adulti di riferimento di rispondere per iscritto ad un breve questionario per avere un feedback finale sullo Spazio e sulle attività, mentre ai bambini e ai ragazzi venivano consegnate le cartelline con tutti i loro lavori. Inoltre, gli educatori hanno regalato ai bambini oltre a dei colori anche dei segnalibri realizzati per l’occasione con delle citazioni dal libro ‘Il Piccolo Principe’, per simboleggiare la continuità del percorso educativo e psicosociale realizzato insieme. altre attIvItà Nella seguente sezione, verranno elencate e descritte brevemente le principali tipologie di attività, oltre a quelle già descritte in dettaglio, secondo le quali è stata strutturata la programmazione settimanale. Sono state svolte attività per ottenere feedback dai bambini e dai ragazzi sulle attività all’interno dello Spazio a Misura di Bambino e per invitarli a raccontare la loro esperienza all’interno della tendopoli. In particolare, i ragazzi hanno avuto modo di raccontare la loro storia, esprimere i loro desideri, riflettere sugli aspetti positivi e quelli problematici della vita all’interno del campo e hanno descritto le proprie percezioni sullo Spazio a Misura di Bambino. Queste attività, svolte con frequenza e continuità, hanno permesso ai bambini di condividere con i loro coetanei e le educatrici quello che stavano imparando, quello che gradivano o no dello Spazio e della tendopoli e cosa avrebbero voluto cambiare e come. Attività 1 Una delle attività è consistita nel collocare quattro cartelloni nei quattro angoli di un ampio spazio - al cui interno i bambini erano liberi di muoversi, con una musica leggera e rilassante di sottofondo - e descrivere o disegnare su ciascun cartellone: 1) le loro attività, materiali e giochi preferiti all’interno dello Spazio; 2) quello che non gradivano all’interno dello Spazio; 3) i loro desideri; 4) le amicizie strette con i bambini conosciuti all’interno dello Spazio. Tutti i bambini, i più piccoli aiutati dagli educatori, hanno partecipato a questa attività e alla fine, prima di salutare il gruppo si è riflettuto insieme e commentato il contenuto dei cartelloni. 43 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO Attività 2 Ai bambini e ai ragazzi è stato chiesto di disegnare come loro vedevano il campo di accoglienza dalla propria prospettiva, basata sull’esperienza personale del terremoto e sulla situazione che stavano vivendo. Una volta completati i disegni, bambini e ragazzi si sono riuniti in cerchio con le educatrici per condividere le diverse visioni. È bene ricordare che, diversamente dall’Aquila, in Emilia le situazioni delle famiglie erano molto diverse tra loro; alcuni risiedevano in una tenda nel giardino o in prossimità della propria casa, altri in camper e altri ancora in case proprie o affittate, quindi non tutti i bambini e i ragazzi iscritti allo Spazio a Misura di Bambino erano residenti all’interno del campo. Inoltre, alcune famiglie al contrario dormivano all’interno del campo ma di giorno facevano ritorno nelle proprie case. Una volta completati i disegni, i bambini e ragazzi si sono riuniti in cerchio con le educatrici per condividere le diverse visioni che ciascuno, fosse o meno residente nel campo, aveva di questo e delle strutture al suo interno (tenda di Save the Children, infermeria, mensa, magazzino). Attività di questo tipo sono fondamentali, in quanto permettono alle educatrici di incorporare il feedback dei bambini nell’organizzazione settimanale delle attività, capire quali attività sono più rilevanti per loro e coinvolgere i ragazzi nella definizione delle attività e di rivedere in gruppo le regole dello Spazio, aggiungendone di nuove o decidendo sanzioni adeguate per chi non rispetta le poche ma fondamentali regole stabilite insieme. Si sono svolti diversi laboratori di narrazione, con l’utilizzo di favole (classiche e moderne), immagini e fotografie a colori o in bianco e nero ed oggetti comuni (pescati da un cesto in cui erano nascosti), per avvicinare i bambini alla lettura e recuperare la dimensione dell’ascolto sia a livello personale che di gruppo, favorendo e incentivando il rilassamento, la fantasia, l’immaginazione, la creatività e la curiosità dei bambini. A coppie, in piccoli gruppi o in cerchio, i bambini hanno potuto trasformare le fiabe raccontate o crearne di nuove, improvvisando storie e racconti e condividendoli, delle volte anche attraverso una rappresentazione teatrale, con il resto del gruppo. L’esperienza in Emilia ci ha insegnato che è fondamentale creare, attraverso i laboratori di narrazione, momenti di silenzio, calma e tranquillità, in modo da incentivare il rilassamento; a tal fine può essere utile allestire all’interno dello Spazio una biblioteca e uno spazio raccolto dedicato alla lettura munito di cuscini e tappeti. Inoltre i laboratori di narrazione facilitano una riflessione sulle emozioni, poiché permettono ai bambini di trasporre i loro pensieri e gli stati d’animo su altri piani, di esprimersi in modo indiretto, riferendo i propri vissuti ai personaggi e alle situazioni o episodi all’interno delle storie lette, inventate o rappresentate. Ispirandosi al lavoro di Bruno Munari e ai suoi meravigliosi libri per bambini, in Emilia sono stati realizzati dei laboratori creativi di costruzione di libri all’interno dei quali in una prima fase si sono mostrati alcuni libri di questo artista ai bambini, ad esempio ‘Nella Notte Buia’ e ‘La Nebbia di Milano’, lasciando i bambini liberi di interpretare le immagini e partecipare con domande e commenti. In una seconda fase, i bambini sono stati invitati a costruire il proprio libro “magico”, completo di copertina con titolo e autore; disegnando su fogli di carta di diversi tipi e colori (ad esempio cartoncino scuro o nero, carta ruvida, carta da lucido semitrasparente o opaca, carta da pacchi o da imballaggio marrone, fogli di carta velina, ecc …), per creare effetti ispirati a quelli osservati dai bambini nei libri di Munari. In una terza fase, i bambini, orgogliosi dei libri costruiti, li hanno presentati in cerchio e mostrati al gruppo e poi li hanno condivisi anche con le loro famiglie. Questo laboratorio è un ottimo esempio di attività creativa produttiva e concreta, e ha consentito a tutti i bambini e ai ragazzi di dimostrare un 44 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA successo. La scelta dei due libri ispiratori, anche dal punto di vista del contenuto, non è stata affatto casuale: il libro ‘Nella Notte Buia’ può essere usato per parlare e affrontare la paura del buio di molti bambini e ragazzi e le tante paure, sia vecchie che nuove, che possono affiorare con un evento come il terremoto. Il libro ‘La Nebbia di Milano’ è stato selezionato in quanto racconta di un viaggio fuori dalla fitta nebbia di una città per approdare ad un circo di mille colori e quindi poteva avere un significato rilevante per il gruppo di bambini e ragazzi che abitavano in una zona dell’Emilia nota per la sua fitta nebbia nella stagione invernale. Sono state realizzate molte attività, a cui spesso hanno partecipato i ragazzi più grandi, per permettere ai bambini e ai ragazzi di conoscere i propri diritti utilizzando come testo fondamentale la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC). È stata riproposta, ad esempio, la ‘Caccia dei Diritti’ già svolta all’Aquila, in cui gli adolescenti hanno inventato delle prove da superare sul tema degli articoli della Convenzione e dopo aver diviso i bambini più piccoli in gruppi, li hanno guidati e accompagnati nello svolgimento delle prove. Tutte le prove sono state strutturate in modo da non escludere nessuno, valorizzare le relazioni, il team, la diversità, la collaborazione, la cooperazione e la solidarietà. Anche all’interno della “caccia”, sono state incorporate attività che permettono ai bambini di condividere desideri, opinioni, idee e di dare il loro feedback sullo Spazio a Misura di Bambino. Sono stati programmati e realizzati tantissimi giochi cooperativi (la maggior parte di movimento), tenendo conto dell’età, del genere e delle specificità di contesti, riferimenti culturali e abitudini. Questi giochi richiedono la partecipazione e uno sforzo da parte di tutti i componenti del gruppo per raggiungere un qualsiasi risultato, e nessuno è mai stato escluso o eliminato; l’obiettivo era quello di rafforzare lo spirito di gruppo e la conoscenza, l’ascolto e la fiducia reciproca al suo interno, consentendo ai bambini di distogliere i pensieri dal contesto emergenziale, incanalare le energie in una direzione diversa e sfogare la propria vivacità in attività sicure e divertenti. Come ha esclamato un bambino durante un gioco: “Qui o vinciamo tutti o perdiamo tutti... quindi diamoci da fare, ognuno per tutti”. I giochi cooperativi sono particolarmente adatti a un contesto emergenziale, poiché raramente richiedono materiali o possono essere svolti con materiali di recupero presenti all’interno dello Spazio a Misura di Bambino. Le attività realizzate erano molto semplici ma divertenti, con una consegna che implicava necessariamente la collaborazione e il coordinamento tra i bambini. Alcuni giochi tradizionali, ad esempio le “sedie musicali” o “acchiapparella”, sono stati proposti nella loro variante cooperativa per promuovere le relazioni affettive, la socializzazione e la collaborazione. Ad esempio in ‘sedie musicali’ nessun giocatore veniva eliminato ma tutti dovevano mano a mano trovare un posto su un numero sempre minore di sedie, sedendosi l’uno in braccio all’altro o sulle ginocchia di un compagno. Durante ‘acchiapparella’ se i bambini venivano “presi” si dovevano fermare con le braccia a cerchio davanti alle spalle e gli altri li potevano liberare solo entrando nel loro cerchio’ abbracciandoli. Durante tutto il percorso educativo e psicosociale realizzato all’interno degli Spazi, le educatrici hanno rivolto un’attenzione particolare alle emozioni dei bambini e all’alfabetizzazione emotiva. Oltre a quelle già citate, ad esempio, con il brainstorming, durante il momento del cerchio, l’educatrice ha chiesto ai bambini e ai ragazzi, ad esempio, cosa fossero secondo loro le emozioni, da dove nascessero e come o dove le sentissero. I bambini e i ragazzi sono stati invitati ad elencare tutte le emozioni che conoscono, queste sono state scritte su un cartellone visibile a tutti e sono state individuate insieme le quattro o 45 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children cinque emozioni base. I bambini sono stati stimolati ad individuare situazioni che potrebbero rendere tristi, felici, impauriti, e/o arrabbiati o condividere situazioni legate ad un particolare stato d’animo. Si è riflettuto insieme anche su come le espressioni del viso e del corpo possano comunicare una determinata emozione. Attraverso giochi di mimo, teatro ed espressione corporea, i bambini hanno rappresentato e messo in scena le diverse “situazioni emotive” individuate nel brainstorming. Uno strumento utile nello svolgere le attività sulle emozioni e sulla prima alfabetizzazione emotiva sono le carte delle emozioni, che ritraggono immagini di un volto triste, uno felice, uno arrabbiato e impaurito; queste si possono costruire insieme ai bambini e ai ragazzi rappresentando il volto di personaggi di favole a loro note e familiari. Esse possono essere usate per accompagnare la lettura di una favola e riflettere insieme sulle diverse emozioni provate dai personaggi principali e quindi esprimere la propria emotività. Con le carte si possono realizzare anche giochi di movimento; disponendole nello Spazio e chiedendo ai bambini di posizionarsi vicino a quella che rappresenta l'emozione che stanno sperimentando, apprendono a stare in ascolto con ciò che sentono e a comunicarlo agli altri. L’esperienza in Emilia ci ha mostrato che può essere molto utile, all’interno delle attività sulle emozioni, ritagliare uno spazio per realizzare delle attività che, attraverso la costruzione di un oggetto simbolico, rafforzano il senso di sicurezza dei bambini e dei ragazzi, portandoli a riflettere e individuare ciò che li fa sentire o li aiuta a sentirsi sicuri e protetti anche in momenti di grande instabilità come quello che stanno vivendo. Ad esempio, in uno Spazio, le educatrici ispirandosi alle “formiche con i caschi gialli” della favola ”Le formiche sono più forti del terremoto” (Scataglini, 2009), che simboleggiano gli operatori che portano soccorso alla popolazione fin dai primi momenti dal disastro - hanno fatto costruire a ciascun bambino il proprio casco giallo di carta, individuando i 46 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA luoghi, le persone o gli animali domestici e gli oggetti che li fanno sentire al sicuro e protetti. L’esperienza in Emilia ci ha mostrato quanto sia fondamentale la flessibilità del percorso sulle emozioni in modo da consentire lo sviluppo di attività specifiche, differenziate per fasce di età e centrate sulle esigenze e le indicazioni dei bambini e dei ragazzi che frequentano lo Spazio a Misura di Bambino. In uno Spazio, ad esempio, sulla base di queste esigenze espresse dai bambini in una particolare fase dell’emergenza, le educatrici hanno realizzato delle attività per aiutarli a trovare insieme delle soluzioni ad alcune situazioni di alta conflittualità che alcuni stavano vivendo tra loro, per via di liti tra famiglie all’interno del campo di accoglienza. Successivamente, durante un circle time, i bambini hanno verbalizzato ciò che li spaventava o li rendeva arrabbiati della situazione che stavano vivendo e ciò che invece era in grado si rassicurarli (come l'ascolto e il rispetto reciproco che caratterizzava i rapporti all'interno dello Spazio). Spesso sono stati realizzati giochi distensivi, attività di movimento, esercizi di respirazione e visualizzazione per stimolare il rilassamento, con e senza musica; queste attività sono state condotte nei momenti di stanchezza e tensione all’interno del gruppo o a conclusione delle attività, quando necessario, anche sostituendole alle attività del giorno. Sono state realizzate una varietà di attività sensoriali, diversificate a seconda della fascia di età. Insieme ai bambini piccoli sono stati creati dei percorsi tattili all’aria aperta in cui i bambini a piedi nudi venivano in contatto con diversi materiali ed elementi naturali, ad esempio acqua, sabbia, sassi, foglie e erba. I bambini, se lo desideravano, potevano fare il percorso anche ad occhi chiusi, raccontando le sensazioni suscitate in loro dal contatto con questi elementi naturali e i ricordi e le memorie legati a questi. I ragazzi più grandi si sono invece divertiti a individuare e descrivere oggetti nascosti attraverso il solo tatto. In tutti e quattro gli Spazi a Misura di Bambino sono stati allestiti a terra grandi contenitori di plastica e riempiti alternativamente con sabbia e acqua. Il contatto e il gioco libero con questi elementi naturali ha permesso ai bambini di distogliere i pensieri dal contesto emergenziale, rilassarsi e immaginare di essere altrove; ad esempio una mamma ha raccontato che il figlio piccolo le aveva riferito che amava giocare con la sabbia e l’acqua all’interno dello Spazio a Misura di Bambino perché lo facevano sentire “come al mare”. Non bisogna sottovalutare il potenziale di attività di questo tipo, che mettono i bambini in contatto con elementi naturali nelle loro diverse forme: la terra nelle attività di giardinaggio, l’acqua o attività con la sabbia e l’argilla o la creta. Questo contatto con gli elementi naturali può rassicurare e dare sollievo ai bambini che a causa del terremoto all’improvviso possono ritrovarsi ad avere paura della “terra”, a non poter andare al mare e a risiedere in un campo dove l’afa e le alte temperature estive complicano le già difficili condizioni di vita. Negli Spazi sono stati realizzati anche molti giochi ed esercizi teatrali di movimento incentrati sull’ascolto, sull’osservazione e sul rispetto dell’altro e del gruppo per stimolare la concentrazione. Questi esercizi sono stati ispirati dal teatro sociale, in particolare il Teatro dell’Oppresso e utilizzano diverse tecniche del Teatro Immagine e del Teatro Forum, semplificate e adattate al contesto specifico e alla fascia di età. L’esperienza in Emilia ci ha mostrato che queste attività sono utili in situazioni di emergenza in quanto sono molto flessibili e richiedono raramente materiali specifici. In particolare, in Emilia i giochi teatrali realizzati hanno avuto l’obiettivo di favorire il benessere e la creazione di un clima sereno, promuovendo la comunicazione, la socializzazione, la condivisione, la cooperazione, la comprensione, l’empatia, la fiducia, il rispetto e un’attenzione verso l’agire dell’altro a livello individuale e di gruppo. Al contempo, l’intenzione è stata quella di valorizzare e incentivare la creatività, l’immaginazione, la 47 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO fantasia e le capacità espressive dei bambini e dei ragazzi, in particolare attraverso un’esplorazione delle facoltà espressive del corpo e della voce, tramite l’utilizzo di diverse tecniche teatrali quali l’improvvisazione, la sperimentazione di diversi ruoli e la trasposizione della realtà su altri piani. Inoltre, si è mirato a facilitare la conoscenza e la messa in relazione con la diversità, intesa come ricchezza e risorsa per lo sviluppo di un’identità personale, per la formazione di un gruppo e di una comunità e ad aiutare i bambini ad entrare in contatto con la propria emotività e quella degli altri, sperimentandosi nella gestione delle proprie emozioni attraverso il gioco e l’espressione artistica. Sono state realizzate molte attività motorie e all’aria aperta, in collaborazione con gli operatori di UISP (Unione Italiana Sport Per tutti), specializzati nello svolgere attività sportive e fisiche con bambini e adolescenti. Anche in quest’ambito, i ragazzi hanno partecipato attivamente alla programmazione, proponendo, ideando e organizzando giochi, con l’aiuto degli educatori. Nello Spazio a Misura di Bambino del campo di Novi di Modena, ad esempio, un gruppo di adolescenti pakistani ha proposto di insegnare lo sport più popolare nel loro paese, il cricket, a tutto il gruppo di bambini e ragazzi che frequentava lo Spazio. Nelle attività motorie sono stati incorporati molti percorsi a staffetta, a circuito o ad ostacoli, spesso ideati dai bambini e dai ragazzi stessi tenendo in considerazione quanto offerto dagli spazi disponibili e utilizzando materiali non solo tipici dell’attività motoria, ma anche riadattando in modo creativo materiale di recupero ed oggetti presenti nello Spazio a Misura di Bambino. Nei mesi più caldi dell’estate, si è cercato di includere anche l’elemento acqua nei percorsi e in altre attività motorie in cui era possibile, ideando insieme ai bambini e ai ragazzi un’infinita varietà di giochi d’acqua cooperativi. Tutte le attività motorie sono state programmate e realizzate tenendo conto delle esigenze psico-cognitive e motorie e delle diversità socioculturali dei bambini e dei ragazzi in modo da renderle coinvolgenti, interessanti,divertenti e adeguate al contesto della vita nel campo. Comprendevano bambini di fasce di età eterogenee in modo che i più grandi fossero stimolati a prendersi cura dei piccoli e i piccoli potessero imparare da loro. Le attività motorie sono state proposte per far divertire i bambini, consentendo loro di distogliere i pensieri dal contesto emergenziale, di valorizzare e di incentivare la loro creatività, lo sviluppo e il mantenimento di una motricità globale, la socializzazione e di aiutare i bambini nella gestione dei conflitti. Nei quattro Spazi a Misura di Bambino e per tutto il percorso, il laboratorio di cucina ha costituito un appuntamento settimanale costante, in cui bambini e i ragazzi insieme alle educatrici preparavano la merenda o realizzavano delle creative ricette, senza l’utilizzo di un forno. I bambini sono stati stimolati a realizzare ricette tradizionali della loro regione (ad esempio il ‘salame di cioccolato’) e a ricercarne delle nuove, per realizzare insieme dei ricettari di gruppo. Quando il personale della mensa ci ha consentito l’utilizzo del forno, i bambini hanno preparato biscotti e torte da offrire e condividere con la comunità del campo (le loro famiglie, gli operatori e i volontari, ecc ...). In occasione delle giornate aperte, dei tour e delle mostre allestite all’interno degli Spazi, i bambini e i ragazzi hanno sfruttato questo laboratorio o appuntamento settimanale per preparare i rinfreschi da servire agli ”ospiti”. All’interno della tendopoli sono stati individuati dei residenti con competenze o abilità attorno alle quali si sono strutturati dei laboratori. Nei campi di Concordia sulla Secchia e San Possidonio, ad esempio, sono stati realizzati dei laboratori di preparazione del pane con uno storico e anziano panettiere residente nel Campo di Concordia, il quale ha insegnato ai bambini come si prepara dal nulla e a mano il tipico pane 48 L’ESPERIENZA DEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO IN EMILIA ROMAGNA Attività ispirata dalla lettura della favola “Le formiche sono più forti del terremoto” (Scataglini, 2009). 5 La maggior parte di esse sono tratte dall’ottima scheda descrittiva preparata da ‘I Burattini della Commedia dell’Arte’ per il laboratorio di costruzione ed animazione burattini svolto nel campo di Novi di Modena. Foto: Luciano Zanecchia per Save the Children 4 della regione. Il pane preparato dai bambini è stato poi cotto nei forni del campo e i bambini hanno potuto godere del risultato dei loro sforzi a merenda. In alcuni periodi, anche settimanalmente, i ragazzi e le ragazze, i residenti all’interno del campo e gli esterni sono stati coinvolti nella realizzazione di diverse attività ricreative o di svago all’interno degli Spazi, ad esempio organizzando balli e coreografie di gruppo. Per aiutare i bambini a sviluppare una progettualità futura, valorizzare e incentivare la loro creatività e manualità, sono stati realizzati dei laboratori per la costruzione di plastici. In particolare a Finale Emilia un gruppo di ragazzi ha ri-costruito, con scatole di cartone riciclate, tempere e argilla, la propria città, fortemente danneggiata dal terremoto. A San Possidonio, i bambini e i ragazzi hanno progettato e costruito con materiali vari di riciclo la loro città ideale, ‘Formicopoli’4. In questa città completa di case, una scuola, una chiesa, una moschea, un campo da calcio, aree verdi con altalene, scivoli, condomini, sentieri e strade, ponti, alberi e prati, i bambini e ragazzi hanno poi scelto di non ospitare solo formiche ma diversi animali motivando così la scelta: “Sicuramente a Formicopoli non ci sono solo formiche, così come in Italia non ci sono solo italiani!”. In Emilia, la coordinatrice educativa di Save the Children ha anche avuto il ruolo di raccogliere le eventuali proposte di collaborazioni e offerte che pervenivano da altre associazioni e gruppi, selezionando attentamente quelle di maggiore valore per i bambini e i ragazzi nei diversi momenti o fasi dell’emergenza, tenendo conto di vari fattori. Nel selezionare le proposte esterne il coordinatore educativo può seguire le seguenti domande:5 sono attività o laboratori che consentono a tutti i bambini che lo vorranno di partecipare, a prescindere dall’età e da qualsiasi situazione personale? Quali sono le esigenze del laboratorio (spazio e materiali adeguati a disposizione, ecc…) ? La struttura del 49 PARTE SECONDA ATTIVITÀ E LABORATORI REALIZZATI NEGLI SPAZI A MISURA DI BAMBINO laboratorio permette più incontri?; Può contribuire all’elaborazione di emozioni? Valorizza e incentiva il divertimento, la creatività, la fantasia e l’immaginazione? Contribuisce a normalizzare la quotidianità dei bambini? Contribuisce alla creazione di un oggetto utile, di gioco o strumento creativo? Contribuisce a sviluppare le dinamiche di gruppo e la collaborazione tra bambini? Utilizza materiali semplici o di riciclo e adatti ad essere lavorati da tutti? La metodologia del laboratorio è giocosa e allo stesso tempo richiede ai bambini impegno e costanza? L’esperienza sul campo, dimostra che è consigliabile che le associazioni esterne dedichino i loro primi incontri ai cosiddetti giochi di presentazione in modo da creare un clima di unione, allegria e cooperazione nel gruppo, che possa essere di supporto allo svolgimento delle vere e proprie attività laboratoriali. Come già ricordato, alcuni laboratori realizzati in Emilia con le associazioni e i gruppi esterni sono i laboratori di giocoleria, di manipolazione dell’argilla e di costruzione e animazione dei burattini. Il laboratorio di giocoleria, condotto da alcuni giovani artisti di strada, ha rappresentato per i bambini e i ragazzi un momento meno strutturato, e quindi di grande divertimento e svago. Il laboratorio di manipolazione dell’ argilla ha avuto un successo enorme con i bambini e i ragazzi di tutte le fasce di età in tutti e quattro gli Spazi a Misura di Bambino in cui è stato proposto. Questa esperienza ci ha insegnato che, per quanto riguarda le attività creativo/manuali, una collaborazione con esperti in pedagogia e didattica dell’arte, specializzati nella tecnica proposta, in grado di guidare il lavoro, e rispondere ai quesiti dei bambini e dei ragazzi, garantisce che l’attività proposta sia non solo di alta qualità, ma sia anche significativa e rilevante per chi vi partecipa. In molte occasioni, gli educatori che non avevano esperienze pregresse nelle attività condotte dagli artisti specializzati, hanno avuto la possibilità di acquisire nuove conoscenze e nuove tecniche che hanno poi riproposto con successo ad altri gruppi. La difficoltà di accedere a degli spazi alternativi rispetto ai campi di accoglienza può determinare nei bambini momenti di monotonia nonostante la diversità e la molteplicità delle attività proposte dallo Spazio a Misura di Bambino. Inoltre, è fondamentale garantire ai bambini e alle loro famiglie la possibilità di allontanarsi sia fisicamente che mentalmente dall’ambiente “preconfezionato” della tendopoli. È molto importante quindi sviluppare il prima possibile partenariati esterni e accordi con associazioni locali per assicurare a tutti i bambini, e alle rispettive famiglie, la possibilità di partecipare ad attività a scopo esclusivamente ludico rispetto a quelle psico-sociali/educative realizzate all’interno dello Spazio a Misura di Bambino. Le attività esterne si svolgono in luoghi inusuali e non quotidiani in modo da stimolare il loro interesse e alimentare il loro spirito di divertimento, avventura ed esplorazione. In quest’ottica Save the Children ha organizzato giornate in piscina e, in collaborazione con la UISP, una gita al parco di divertimenti di Mirabilandia, una gita al Parco dell’Avventura di Esploraria per attività di albering in cui i bambini e ragazzi hanno potuto, in piena sicurezza (indossando caschi protettivi e imbracature) partecipare a percorsi sopra gli alberi adatti alla loro età ed altezza. Infine, in collaborazione con Campi Avventura, Save the Children ha offerto gratuitamente 100 vacanze natura della durata di una settimana al mare in Toscana o in collina in Umbria, per bambini e ragazzi dai 7 ai 14 anni che frequentavano gli Spazi e/o vivevano nelle zone colpite dal terremoto. 50 conclusIonI L e attività realizzate sul campo dal team Emergenza di Save the Children si fondano sugli articoli contenuti nella Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (CRC). Questa Convenzione va quindi intesa come lo strumento pedagogico e didattico di riferimento alla base della pianificazione e realizzazione delle attività e dei percorsi educativi e psicosociali. In un contesto d'emergenza, infatti, i bambini e gli adolescenti possono trovarsi per la prima volta a dover affrontare un forte senso di impotenza e a riscontrare negli stessi adulti di riferimento sentimenti quali la paura e lo smarrimento. In questi casi risulta fondamentale aiutarli a utilizzare le loro capacità di resilienza tramite l'adozione di una metodologia e un approccio centrato sui diritti e sulla partecipazione. Non si tratta solamente di realizzare delle attività o giochi che intrattengano i bambini o riempiano gli spazi temporali lasciati vuoti dagli eventi; si tratta, invece, di strutturare, insieme a loro, dei veri e propri percorsi educativi e psicosociali in grado di offrirgli un sostegno ad ampio raggio e di salvaguardare quei diritti troppo spesso messi a rischio dalle numerose criticità che caratterizzano una situazione emergenziale. Le tipologie di attività e i percorsi educativi e psicosociali che Save the Children intende strutturare in contesti d’emergenza, insieme a bambini e adolescenti, hanno una finalità che certamente include il puro intrattenimento e il divertimento ma trascende la semplice animazione. I percorsi attentamente costruiti dagli educatori di Save the Children insieme ad operatori locali e bambini tengono in considerazione il fatto che non tutti i bambini sono vulnerabili a patologie post-traumatiche e che ognuno di loro può sperimentare un'ampio spettro di reazioni nelle diverse fasi dell'emergenza. Pongono l’accento su un ritorno ad un senso di “normalità”, sulla rielaborazione dell’esperienza vissuta, sulla resilienza, quindi sulla capacità di ripresa della popolazione colpita dall'evento, sulle nuove esperienze che anche l’emergenza può portare e sul rafforzare le capacità di genitori, degli adulti di riferimento e della comunità più allargata ad essere vicini ai bambini e agli adolescenti in situazioni d’emergenza offrendo loro ascolto, sostegno, supporto e protezione. L’intervento sul campo ci insegna che genitori, adulti di riferimento e docenti delle scuole desiderano essere non solo informati o sensibilizzati rispetto alle reazioni che alcuni bambini possono mostrare nelle diverse fasi dell’emergenza e in quelle successive, ma soprattutto hanno bisogno di essere sostenuti nel comprendere le percezioni e i dubbi che i loro figli hanno rispetto all’evento, per poter fornire delle spiegazioni chiare, oneste e sincere in un linguaggio adatto alla loro età. La Guida Pratica per i Genitori pubblicata da Save the Children nasce proprio con l’intento di aiutare i genitori e gli adulti a rispondere alle domande dei loro bambini sul terremoto. 51 CONCLUSIONI È fondamentale sostenere i genitori e gli adulti di riferimento, nel rispondere alle curiosità dei bambini riguardo alla catastrofe naturale, in modo adeguato e comprensibile. L’esperienza in Emilia ci insegna che, alcuni genitori, con l'intento di proteggere i loro figli, ne aggravano lo stato di confusione e malessere spiegandogli l'evento in modo creativo e poco aderente alla realtà. In questi casi è importante rafforzare la capacità degli adulti di riferimento di accettare, rispettare e quindi saper gestire in primo luogo le proprie emozioni, per poi essere in grado di accogliere quelle dei loro bambini. Per potersi prendere cura dei loro figli, i genitori e gli adulti di riferimento devono potersi prendere cura di loro stessi; lo Spazio a Misura di Bambino, in questo senso, porta un beneficio diretto ai genitori che possono lasciare i bambini in un luogo protetto e sicuro, mentre iniziano a riprendere in mano e ricostruire le proprie vite. L’applicazione della CRC intesa come strumento pedagogico e didattico di riferimento per la strutturazione di percorsi educativi e psicosociali in contesti d’emergenza presuppone un’attenta analisi e una valutazione partecipata, che coinvolga i primi interessati: bambini, ragazzi, adolescenti, famiglie e la comunità più allargata. Poiché in Italia vivono quasi un milione di minori di origine straniera, molti dei quali giunti in Italia in tempi recenti, in qualsiasi intervento d’emergenza è fondamentale tener conto delle diversità etnico-culturali, religiose e linguistiche della popolazione colpita. Partendo dalla convinzione che la discriminazione sia qualcosa che i bambini imparano dagli adulti e al fine di rendere operativi i principi basilari della CRC, sono state realizzate attività e laboratori per coinvolgere la comunità, i genitori e gli adulti di riferimento, in un dialogo e scambio interculturale che ha consentito di aprire le porte ad una maggiore solidarietà reciproca. Nei casi in cui vi sia la presenza di persone straniere (soprattutto se giunte in Italia in tempi recenti), gli educatori, così come le associazioni che gestiscono i campi di accoglienza, devono potersi avvalere di mediatori culturali e linguistici per garantire il rispetto dei diritti di tutti all'interno del campo. Inoltre, è importante che, per valorizzare la diversità e l'interculturalità, venga fatta particolare attenzione alla programmazione delle attività che si vogliono realizzare negli spazi, per esempio evitando di scegliere canzoni, filastrocche o giochi che possano contenere messaggi o nomi offensivi. Il rilievo dato a certi dettagli consente al bambino di sentire che la sua cultura, la sua lingua e le sue abitudini vengono rispettate e valorizzate da tutti. È invece auspicabile che gli educatori utilizzino musica dei diversi paesi del mondo e che invitino i bambini a proporre canti e filastrocche nelle diverse lingue contenenti messaggi positivi e di solidarietà tra i popoli e i generi. È bene ricordare che le attività e i laboratori realizzati all’interno degli Spazi a Misura di Bambino e finora descritti sono centrati sulle indicazioni e le esigenze del gruppo di bambini e ragazzi che li ha frequentati, appartenenti alla fascia di età tra i 2 e i 13 anni, con una forte prevalenza di bambini tra i 2 e i 6 anni. Per questo motivo gran parte delle attività proposte in questo testo non sono adatte agli adolescenti. Per poter essere replicate, queste proposte vanno adattate alla particolare fascia di età con cui ci si trova a lavorare e alle specifiche esigenze e indicazioni che emergono dal contesto. In conclusione, la redazione di questo documento esprime la volontà di “trascrivere”, valorizzare e condividere l’esperienza maturata sul campo da Save the Children durante le emergenze verificatesi in Abruzzo e in Emilia Romagna, con l’augurio che coloro che si trovino ad intervenire in situazioni simili possano trarre degli spunti operativi utili a strutturare dei percorsi educativi e psicosociali per la tutela di bambine, bambini e adolescenti. 52 Save the Children è la più importante organizzazione internazionale indipendente dedicata dal 1919 a salvare i bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti, subito e ovunque, attraverso programmi di eccellenza efficaci, innovativi e sostenibili. Opera in 119 paesi per garantire a tutti i bambini salute, protezione, educazione, sviluppo economico, sicurezza alimentare e promuovere la partecipazione di tutti i minori. Inoltre risponde alle emergenze causate da conflitti o catastrofi naturali. Save the Children è stata costituita in Italia alla fine del 1998 come Onlus e ha iniziato le sue attività nel 1999. Oggi è una Ong riconosciuta dal Ministero degli Affari Esteri. Negli ultimi anni l'Organizzazione è intervenuta nelle grandi emergenze in Abruzzo e in Emilia, ad Haiti, nel Corno d’Africa, in Giappone, nella Repubblica Centrafricana, nelle Filippine e in Siria. Save the Children Italia Onlus Via Volturno 58 - 00185 Roma tel +39 06 480 70 01 fax +39 06 480 70 039 [email protected] www.savethechildren.it