Matematica Finanziaria 6 cfu
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Matematica Finanziaria 6 cfu
Corso di Matematica Finanziaria a.a. 2012/2013 Testo a cura del Prof. Sergio Bianchi Programma • Operazioni finanziarie in condizioni di certezza – L’operazione finanziaria elementare – Operazioni a pronti e a termine • Regimi finanziari – Della capitalizzazione composta – Della capitalizzazione semplice – Dello sconto commerciale • Operazioni finanziarie complesse – Rendite – Obbligazioni • Indici temporali e di variabilità – Maturity – Scadenza media aritmetica – Scadenza media finanziaria – Durata media finanziaria (duration e convexity) • Costituzione di capitali e ammortamenti – Ammortamento italiano – Ammortamento francese – Ammortamento tedesco – Ammortamento americano Definizioni introduttive Matematica Finanziaria Branca della matematica applicata che modellizza le operazioni finanziarie Operazione finanziaria (o.f.) Ogni atto che produce una variazione di capitale per effetto dello scambio non contemporaneo di almeno due importi. ⇒ Oggetto di studio è la coppia (I, t) - Importo, Epoca ⇒ Più in generale, un’operazione finanziaria può scriversi come insieme di coppie F = {(I1, t1), (I2, t2),..., (In, tn)} Notazione: Rispetto al soggetto che valuta l’o.f., l’importo ha segno negativo se costituisce un’uscita e segno positivo se costituisce un’entrata. Classificazione delle operazioni finanziarie Elementare, se #(F) = 2 (se lo scambio è fra una sola prestazione ed una sola controprestazione) Complessa, se #(F) > 2 (se lo scambio riguarda più prestazioni e/o controprestazioni) A pronti se il prezzo dell’o.f. viene pagato nel momento in cui esso viene concordato tra le parti L’operazione finanziaria è A termine se il prezzo dell’o.f. viene pagato in un’epoca successiva a quella in cui esso è concordato Certa se entrambi gli elementi della coppia (I,t) sono deterministici (decisioni finanziarie in condizioni di certezza) Aleatoria se tale è almeno uno degli elementi della coppia (I,t) (decisioni finanziarie in condizioni di incertezza) Il mercato dei capitali Le transazioni che hanno ad oggetto operazioni finanziarie avvengono nel Mercato dei capitali inteso come luogo di incontro della domanda (finanziamenti con vincolo di credito [obbligazioni] e/o di capitale [azioni]) e dell’offerta (emissioni e/o negoziazioni di titoli relativi prestiti monetari). Teoria Formulazione di ipotesi sul comportamento degli partecipanti al mercato per definire un modello: il mercato ideale Analisi del mercato dei capitali Pratica Valutazione della convenienza finanziaria delle opportunità sulla base delle transazioni nel mercato reale Caratteristiche del mercato dei capitali ideale Competitività (competitive) • Ogni operatore: a) usufruisce gratuitamente delle stesse informazioni b) ignora le conseguenze delle proprie azioni sul mercato c) è un massimizzatore di profitti (mira a conseguire il maggior risultato economico con il minimo costo Non frizionalità (frictionless) • Le transazioni sono libere da costi aggiuntivi (di intermediazione, fiscali ecc.) • Le operazioni: a) sono divisibili (possono cioè avere ad oggetto importi qualsiasi) b) possono essere effettuate in ogni istante • Sono ammesse vendite allo scoperto (short sales) (è cioè possibile vendere titoli che non si possiedono) • Non c’è rischio di insolvenza (default risk) Assenza di arbitraggi Caratteristiche del mercato dei capitali ideale (segue) Definizione di arbitraggio Un arbitraggio è un'operazione finanziaria che consente al soggetto che la pone in essere di conseguire un profitto certo senza correre alcun rischio. Distinguiamo tra: Arbitraggio di tipo A Si ha quando l’o.f.: • ha un costo nullo o negativo e • genera un flusso di importi tutti non negativi, con almeno un pagamento positivo Arbitraggio di tipo B Si ha quando l’o.f.: • ha un costo negativo e • genera un flusso di importi tutti non negativi Caratteristiche del mercato dei capitali ideale (segue) «Con il termine arbitraggio si intende indicare un'operazione che consente di ottenere un profitto certo, senza che il soggetto che la mette in essere corra alcun rischio. Solitamente l'arbitraggio consiste nell'acquisto/vendita di uno strumento finanziario (ma anche non finanziario, come una commodity) e in una contemporanea operazione di segno opposto sullo stesso strumento negoziato su un mercato diverso dal precedente, oppure su uno strumento diverso ma avente le stesse caratteristiche a livello di payout del primo. Appare evidente che una siffatta operazione può generare un profitto solo nel caso in cui esista un differenziale di prezzo tra due strumenti pressochè identici, differenziale determinato da una inefficienza di tipo informativo (o normativo): questo è il presupposto fondamentale perché si creino opportunità di questo tipo. Un altro presupposto è rappresentato dalla esistenza di strumenti finanziari perfettamente sostituibili. Questo può avvenire nel caso in cui si prendono in considerazione strumenti identici ma scambiati su mercati diversi, oppure in quello relativo a strumenti diversi ma aventi lo stesso payout (ad es. un paniere di titoli azionari ed il future avente lo stesso paniere come sottostante), o ancora in quello di cui uno strumento può essere replicato sinteticamente (triangolazioni sul mercato valutario).» Da “www.borsaitaliana.it” Il mercato dei capitali reale Diretto Le negoziazioni avvengono mediante accordi diretti tra le parti, che determinano autonomamente le condizioni di scambio. Es.: operazioni bancarie Mercato dei capitali Mercato monetario (negoziazione di strumenti a breve scadenza, convenzionalmente non superiori a 18 mesi) Aperto Le negoziazioni sono di tipo impersonale ed hanno caratteristiche (taglio degli importi, scadenze, tassi, ecc.) standardizzate. Es: operazioni di cambio Mercato finanziario (negoziazione di mezzi finanziari – obbligazioni e/o azioni – generalmente a medio e lungo termine) Mercato dei cambi (negoziazione di valute estere) L’operazione finanziaria elementare Accordo che scambia le coppie (P, x) ed (M, y), con y ≠ x ; x ≥ 0,y ≥ 0 Schema: A conferisce a B all’epoca x l’importo P in cambio dell’importo M che B conferirà ad A all’epoca y, con y > x. P A→B x M A← B y Esempio 1: Acquisto oggi (epoca t) un BOT (Buono Ordinario del Tesoro) al prezzo di € 95,817 ed incasserò tra un anno €100. Assumendo l’anno come unità di misura del tempo, l’o.f. può scriversi come F = { (−95,817, t), (100, t+1)} Esempio 2: Presento oggi (epoca t) all’incasso un credito per € 1.000 che maturerà tra 30 giorni. Ricevo dalla controparte € 995. Assumendo il giorno come unità di misura del tempo, l’o.f. può scriversi come F = { (995, t), (−1.000, t+30)} L’operazione finanziaria elementare (segue) Ipotesi: 1. Gli importi P ed M sono espressi nella stessa unità di misura 2. I soggetti che attuano lo scambio sono razionali: a) ( I , x ) f ( I , x ) 1 2 se I1 > I2 Criteri di preferenza assoluta b) ( I , x) f ( I , y ) se x<y Principio di equivalenza finanziaria «E’ finanziariamente equivalente ricevere [corrispondere] un importo immediatamente oppure riceverlo [corrisponderli] in un’epoca successiva purché — in questa seconda eventualità — all’importo si aggiunga un interesse per il differimento della transazione.» L’operazione finanziaria complessa (esempi) Esempio 3: Acquisto oggi (epoca t) un BTP (Buono del Tesoro Poliennale) con scadenza tra tre anni al prezzo di € 101,25 che paga cedole semestrali in base al tasso annuo del 4%. Assumendo l’anno come unità di misura del tempo, l’o.f. può scriversi come F = {(−101.25, t ), (2, t + ), (2, t + 1), (2, t + ), (2, t + 2), (2, t + ), (102, t + 3)} 1 2 3 2 5 2 Esempio 4: Acquisto oggi (epoca t) un’auto del valore di € 15.000 e la pago con rate mensili di € 300 per i prossimi 5 anni (numero di rate = 12×5 = 60). Assumendo il mese come unità di misura del tempo, l’o.f. può scriversi come F = {(15.000, t ), (−300, t + 1), (−300, t + 2),...,(−300, t + 60)} L’o.f. elementare: investimento e anticipazione L’operazione finanziaria elementare F = {( P, x),( M , y )} è detta di investimento (o impiego) di se, noto P, deve determinarsi M se, noto M, deve determinarsi P (…se P rappresenta un’uscita) (…se P rappresenta un’entrata) In questo caso: In questo caso: x è l’epoca di investimento x è l’epoca di anticipazione y è l’epoca di scadenza y è l’epoca di scadenza P è il capitale impiegato (o investito) all’epoca x P è il valore attuale all’epoca x dell’importo M disponibile all’epoca y M è il montante alla data y del capitale investito alla data x. M (incognita) P x y M è l’importo disponibile all’epoca y anticipazione finanziamento) P (incognita) x (o sconto M y In entrambi i casi, per il principio di equivalenza finanziaria, deve aversi M ≥P ∀y≥x o L’o.f. elementare: esempi di investimento e anticipazione Esempi di operazioni di investimento A presta a B la somma P in cambio della restituzione, tra un mese, della somma M > P (da determinare nell’accordo che intercorre tra A e B). A effettua un versamento di importo P su un conto corrente bancario e, senza movimentare il conto, preleva a fine anno l’importo M > P. Esempio di operazioni di anticipazione A cede all’epoca x un credito a B di importo M che scade all’epoca y ed ottiene in cambio l’importo P < M. L’o.f. elementare: interesse e sconto La differenza (non negativa) M – P è detta nelle operazioni di investimento, interesse (sul capitale investito P) ed è indicata come Ix,y. nelle operazioni di anticipazione, sconto (sul capitale dovuto M) ed è indicata come Dx,y. Pertanto l’interesse Ix,y è la somma che frutta l’investimento dell’importo P tra le epoche x ed y lo sconto Dx,y è la somma che frutta l’anticipazione all’epoca x dell’importo M dovuto all’epoca y M − P = I x , y ⇔ M = P + I x , y Il montante dell’importo P è pari alla somma dello stesso importo P e dell’interesse da questo prodotto. M − P = Dx , y ⇔ P = M − Dx , y Il valore attuale dell’importo M è pari alla differenza tra lo stesso importo M e lo sconto. Osservazione. Si consideri che per definizione è I x , y = Dx , y L’o.f. elementare: la funzione valore Le assunzioni alla base del mercato dei capitali ideale garantiscono che esiste una sola funzione f che, nota la terna x, y e P, individua univocamente M, cioe’: f : ( P , x, y ) → M ⇔ M = f ( P, x, y ) Ipotesi sulla funzione f Assumeremo che la funzione f sia: • continua su un insieme costituito da opportuni intervalli di definizione delle variabili • derivabile parzialmente rispetto alle tre variabili Stante il significato finanziario della funzione f, dovrà anche essere • P = f ( P, x, x), ∀ x ≥ 0, P ∂f >0 ∂P ∂f >0 • ∂y • ∂f <0 • ∂x (f crescente al crescere di P) (f crescente al crescere di y) (f decrescente al crescere di x) L’o.f. elementare: la funzione valore (segue) Ipotesi sulla funzione f (segue) • (Ipotesi di proporzionalità o indipendenza dall’importo) M = f ( P, x, y ) = P ⋅ f (1, x, y ) essendo detta f(1, x, y) funzione di importo unitario. Osservazioni • Dal punto di vista economico, l’ipotesi assume che l’utilità marginale del denaro sia costante • L’assunto è realistico nel caso di importi contenuti o di periodi non molto lunghi. • Si può interpretare f(1, x, y) come il prezzo all’epoca y di una unità di capitale (p.es.: un euro) disponibile all’epoca x L’o.f. elementare: invertibilità della funzione valore (segue) Richiamo Data la funzione y = f(x) continua e strettamente crescente (decrescente) nell’intervallo I esiste la sua funzione inversa f −1 che risulta continua e strettamente crescente (decrescente) nell’intervallo J, con J = f(I). y f y = f(x) f −1 f −1 f x x=f −1(y) L’o.f. elementare: invertibilità della funzione valore (segue) Per ipotesi, la funzione f è continua e strettamente crescente rispetto all’importo P. Esiste dunque la sua funzione inversa (rispetto a P) che indichiamo con g. Pertanto M = f(P, x, y) restituisce l’importo M disponibile all’epoca y in cambio dell’importo P disponibile all’epoca x P = g(M, x, y) restituisce l’importo P disponibile in x in cambio dell’importo M disponibile all’epoca y Valendo l’ipotesi di proporzionalità si ha anche che M = P ⋅ f (1, x, y ) ⇔ M = f (1, x, y ) P Per definizione poniamo r(x, y) = f(1, x, y). P = M ⋅ g (1, x, y ) ⇔ P = g (1, x, y ) M Per definizione poniamo v(x, y) = g(1, x, y). L’o.f. elementare: significato della funzione valore r(x, y) può interpretarsi come: 1. il numero di unità di capitale disponibili all’epoca y in cambio di una unità di capitale disponibile all’epoca x. 1 x r(x,y) y 2. il prezzo all’epoca y di un importo unitario disponibile all’epoca x. 3. Il fattore di capitalizzazione in quanto fornisce il montante all’epoca y per ogni unità di capitale P investito all’epoca x v(x, y) può interpretarsi come: 1. il numero di unità di capitale disponibili all’epoca x in cambio di una unità di capitale disponibile all’epoca y. v(x,y) x 1 y 2. il prezzo all’epoca x di un importo unitario disponibile all’epoca y. 3. Il fattore di attualizzazione in quanto fornisce il valore attuale all’epoca x per ogni unità del capitale M dovuto all’epoca y L’o.f. elementare: relazione tra r e v Osservazione Essendo per definizione M = r ( x, y ) P e P = v ( x, y ) M seguono banalmente le r ( x , y ) ⋅ v ( x, y ) = 1 1 v ( x, y ) 1 v ( x, y ) = r ( x, y ) r ( x, y ) = L’o.f. elementare: Esempi Esempio 5 Investo il 02.03.2008 un capitale di € 100 ed ho in restituzione il 02.08.2008 un capitale di € 102,5. P = 100 M = 102,5 x = 02.03.08 y = 02.08.08 M02.08.08 = P02.03.08 ⋅ r(02.03.08, 02.08.08) 102,5 = 100 ⋅ r(02.03.08, 02.08.08) da cui r (02.03.08,02.08.08) = 102,5 = 1,025 100 Fattore di capitalizzazione L’o.f. elementare: Esempi Esempio 6 Disporrò il 02.12.2008 un importo di € 100 e cedo tale disponibilità in cambio di € 90 che mi vengono corrisposti il 02.10.2008 P = 90 M = 100 x = 02.10.08 y = 02.12.08 P02.10.08 = M02.12.08 ⋅ v(02.10.08, 02.12.08) 90 = 100 ⋅ v(02.10.08, 02.12.08) da cui v (02.10.08,02.12.08) = 90 = 0,90 100 Fattore di attualizzazione L’o.f. elementare: tasso di interesse (periodale) Nelle operazioni di investimento, si è definito l’interesse Ix,y come Ix,y = M − P (1) essendo M il montante all’epoca y dell’importo P investito all’epoca x. Dividendo entrambi i membri della (1) per P si ottiene I x, y P = M −P M = −1 P P Per definizione poniamo i ( x, y ) = I x, y P Il numero puro i(x,y) rappresenta l’interesse prodotto tra le epoche x ed y da ogni unità di capitale investito P e prende il nome di tasso effettivo di interesse Osservazione Si tenga ben presente che il tasso sopra definito è un tasso periodale, relativo cioè al periodo di tempo che intercorre tra le epoche x ed y. L’o.f. elementare: tasso di sconto (periodale) Analogamente, nelle operazioni di anticipazione, si è definito lo sconto Dx,y come Dx,y = M − P (2) essendo M il capitale disponibile all’epoca y e P l’investito anticipato all’epoca x. Dividendo entrambi i membri della (2) per M si ottiene Dx , y M = M −P P = 1− M M Per definizione poniamo d ( x, y ) = Dx , y M Il numero puro d(x,y) rappresenta lo sconto corrisposto per ogni unità di capitale M che, disponibile all’epoca y, viene anticipata all’epoca x. Esso prende il nome di tasso effettivo di sconto Osservazione Come osservato in precedenza, si rammenti che quello sopra definito è un tasso periodale, relativo cioè al periodo di tempo che intercorre tra le epoche x ed y. L’o.f. elementare: relazioni tra grandezze finanziarie Definiti il tasso effettivo di interesse i(x, y) ed il tasso effettivo di sconto d(x,y) è necessario esplicitare: 1. le relazioni che legano tali quantità alle altre grandezze già introdotte (fattore di capitalizzazione, fattore di sconto) 2. la relazione esistente tra i(x, y) e d(x, y) L’o.f. elementare: relazioni tra grandezze finanziarie 1) Relazione tra tasso effettivo di interesse e fattori di capitalizzazione e sconto Per definizione i ( x, y ) = Concludendo Ma è anche da cui segue ed anche I x, y P = M −P M = − 1 = r ( x, y ) − 1 P P i ( x, y ) = r ( x, y ) − 1 r ( x, y ) = i ( x, y ) = ⇔ r ( x, y ) = 1 + i ( x, y ) 1 v ( x, y ) 1 1 − v ( x, y ) −1 = v ( x, y ) v ( x, y ) v ( x, y ) = 1 1 + i ( x, y ) L’o.f. elementare: relazioni tra grandezze finanziarie 1) Relazione tra tasso effettivo di sconto e fattori di capitalizzazione e sconto Per definizione d ( x, y ) = Concludendo Ma è anche da cui segue ed anche I x, y M = M −P P =1 − = 1 − v ( x, y ) M M d ( x , y ) = 1 − v ( x, y ) r ( x, y ) = d ( x, y ) = 1 − ⇔ v ( x, y ) = 1 − d ( x, y ) 1 v ( x, y ) 1 r ( x, y ) − 1 = r ( x, y ) r ( x, y ) r ( x, y ) = 1 1 − d ( x, y ) L’o.f. elementare: relazioni tra grandezze finanziarie 2) Relazione tra tasso effettivo di interesse e tasso effettivo di sconto Abbiamo appena dedotto che d ( x, y ) = e che r ( x, y ) − 1 r ( x, y ) (1) (2) r ( x, y ) = 1 + i ( x, y ) Sostituendo la (2) nella (1) segue immediatamente che d ( x, y ) = i ( x, y ) 1 + i ( x, y ) Analogamente abbiamo anche dedotto che i ( x, y ) = e che 1 − v ( x, y ) v ( x, y ) v ( x, y ) = 1 − d ( x, y ) Sostituendo la (4) nella (3) segue immediatamente che i ( x, y ) = d ( x, y ) 1 − d ( x, y ) (3) (4) L’o.f. elementare: significato finanziario della relazione tra i e d Si consideri la catena di uguaglianze d ( x, y ) = 1 1 i ( x, y ) = i ( x, y ) ⋅ = i ( x, y ) ⋅ = i ( x, y ) ⋅ v ( x, y ) 1 + i ( x, y ) 1 + i ( x, y ) r ( x, y ) L’uguaglianza tra primo e ultimo membro d ( x, y ) = i ( x, y ) ⋅ v ( x, y ) consente di interpretare finanziariamente il tasso di sconto come valore attuale del tasso di interesse. i(x, y)⋅v(x, y) d(x, y) i(x, y) x y L’o.f. elementare: significato finanziario della relazione tra i e d Analogamente si consideri la catena di uguaglianze i ( x, y ) = d ( x, y ) 1 1 = d ( x, y ) ⋅ = d ( x, y ) ⋅ = d ( x, y ) ⋅ r ( x, y ) 1 − d ( x, y ) 1 − d ( x, y ) v ( x, y ) L’uguaglianza tra primo e ultimo membro i ( x, y ) = d ( x, y ) ⋅ r ( x, y ) consente di interpretare finanziariamente il tasso di interesse come montante del tasso di sconto. d(x, y)⋅r(x, y) d(x, y) i(x, y) x y L’o.f. elementare: tavola riepilogativa delle relazioni fondamentali Queste funzioni in funzione di queste r(x, y) v(x, y) i(x, y) d(x, y) r(x, y) 1 r ( x, y ) r ( x, y ) − 1 r ( x, y ) − 1 r ( x, y ) r(x, y) v(x, y) 1 v ( x, y ) v(x, y) 1 − v ( x, y ) v ( x, y ) 1 − v ( x, y ) i(x, y) 1 + i ( x, y ) 1 1 + i ( x, y ) i(x, y) i ( x, y ) 1 + i ( x, y ) d(x, y) 1 1 − d ( x, y ) 1 − d ( x, y ) d ( x, y ) 1 − d ( x, y ) d(x, y) L’o.f. elementare: esempi Nell’esempio 5 era r (02.03.08,02.08.08) = 102,5 = 1,025 100 Quindi sarà Queste funzioni in funzione di queste r(x, y) v(x, y) i(x, y) d(x, y) r(x, y) 1 r ( x, y ) r ( x, y ) − 1 r ( x, y ) − 1 r ( x, y ) 1,025 0,9756… 0,025 0,02439… r(x, y) L’o.f. elementare: esempi Nell’esempio 6 era v (02.10.08,02.12.08) = 90 = 0,90 100 Quindi sarà Queste funzioni in funzione di queste v(x, y) r(x, y) 1 v ( x, y ) _ 1,1 v(x, y) v(x, y) 0,90 i(x, y) 1 − v ( x, y ) v ( x, y ) _ 0,1 d(x, y) 1 − v ( x, y ) 0,10 L’o.f. elementare: esempi Esempio Si deve corrispondere alla scadenza y l’importo di €1.000. Il tasso effettivo di interesse periodale è del 2,5%. Si determini all’epoca x (con x < y) la somma da anticipare, lo sconto ed il tasso effettivo di sconto dell’operazione. 1 = 1 + i ( x, y ) 1 = 1.000 = 975,61 1 + 0,025 P = M ⋅ v ( x, y ) = M ⋅ Dx , y = M − P = 1.000 − 975,61 = 24,39 d ( x, y ) = Dx , y M = 24,39 = 0,02439 1.000 975,61 1.000 x y Contratti a pronti e contratti a termine Nell’operatività finanziaria la regolazione del prezzo avviene solitamente in epoche successive a quella in cui il prezzo stesso viene concordato dalle parti. Esempio Si acquista oggi un bene che si inizierà a pagare tra sei mesi. Il prezzo del bene è contrattualmente stabilito oggi dalle parti. L’esborso per l’acquirente è differito rispetto alla data di stipula del contratto. Conseguenza E’ necessario ampliare lo schema fin qui adottato per descrivere le o.f. semplici. D’ora in avanti indicheremo con • u l’epoca in cui viene pattuito il prezzo dell’operazione finanziaria (è generalmente l’epoca nella quale si stipula il contratto); • x l’epoca in cui viene regolato il prezzo dell’operazione finanziaria (è generalmente x > u) • y l’epoca in cui ha termine l’operazione finanziaria Contratti a pronti e contratti a termine (segue) durata del contratto durata dell’o.f. u x y Epoca in cui viene pattuito il prezzo Epoca in cui viene regolato il prezzo Epoca in cui ha termine il contratto Si osservi che • y − u : durata del contratto (rileva l’epoca di accordo sul prezzo) • y − x : durata dell’operazione finanziaria (rileva l’epoca di regolamento del prezzo) Contratti a pronti e contratti a termine: esempio Esempio 8 Il 1°.11.08 (epoca u) il soggetto A stipula un contratto con il soggetto B in base al quale si impegna a corrispondere a B un importo pari a € 870 il 1°.01.09 (epoca x) in cambio di un importo di € 1000 che B riconoscerà ad A il 1°.06.09 (epoca y). Schema dell’operazione 01/11/08 − €870 + €1.000 01/01/09 01/06/09 durata dell’o.f. (5 mesi) durata del contratto (7 mesi) 1.000 = 870 ⋅ r ( 01/11/08, 01/01/09, 01/06/09 ) 870 = 1.000 ⋅ v ( 01/11/08, 01/01/09, 01/06/09 ) v(01/11/08, 01/01/09, 01/06/09) = 0,87 è il prezzo a termine di una unità di capitale che sarà disponibile il 1°giugno 2009. Contratti a pronti e contratti a termine: Proprietà Enunciamo le proprietà della funzione v(u, x, y) (date le relazioni fondamentali, proprietà analoghe possono essere desunte per le funzioni d(u, x, y), r(u, x, y), i(u, x, y)). 1. E’ ovviamente u≤ x ≤ y 2. Se u = x si ottiene il caso particolare v(u, x, y) = v(x, x, y) = v(x, y), prezzo a pronti 3. La funzione v(u,x,y) rappresenta il prezzo, concordato all’epoca u, da pagarsi all’epoca x di un importo unitario disponibile all’epoca y. Pertanto è 0 < v(u, x, y) ≤ 1 ∀ u≤ x≤ y 4.Se x = y la durata dell’operazione finanziaria è nulla. Pertanto v(u, y, y) = 1 5. Il prezzo di un importo unitario esigibile in y aumenta all’avvicinarsi alla scadenza dell’istante in cui il prezzo viene regolato. Formalmente v(u , x1 , y ) ≤ v (u , x2 , y ) se u ≤ x1 ≤ x2 ≤ y 6. Tra due importi unitari disponibili in epoche future diverse ha prezzo maggiore quello dei due che è disponibile prima. Formalmente v(u , x, y1 ) ≥ v(u , x, y2 ) se u ≤ x ≤ y1 ≤ y2 Contratti a pronti e contratti a termine: terminologia Contratti a termine a pronti Il prezzo viene corrisposto nel momento in cui esso è pattuito. Nelle operazioni di capitalizzazione 1 r(x, y) x y Il prezzo viene corrisposto in un’epoca successiva a quella in cui esso è pattuito. Nelle operazioni di capitalizzazione u 1 r(u, x, y) x y r(x, y) è il fattore di capitalizzazione a pronti (spot) r(u, x, y) è il fattore di capitalizzazione a termine Nelle operazioni di attualizzazione Nelle operazioni di attualizzazione v(x, y) 1 x y v(x, y) è il fattore di attualizzazione a pronti o prezzo a pronti (prezzo spot) u v(u, x, y) 1 x y v(u, x, y) è il fattore di attualizzazione a termine o prezzo a termine Contratti a pronti e contratti a termine: terminologia (segue) Con riferimento al prezzo v(u, x, y), fissando… …uey [v(u, x, y) diviene funzione della sola epoca x] Evoluzione del prezzo (dei contratti che, stipulati in u, hanno scadenza in y) …uex [v(u, x, y) diviene funzione della sola epoca y] Evoluzione per scadenza (dei contratti che, stipulati in u, vengono regolati in x) …xey [v(u, x, y) diviene funzione della sola epoca u] Evoluzione delle strutture dei prezzi (dei contratti che, regolati in x, hanno scadenza in y) Operatività a pronti ed a termine Stanti le ipotesi formulate circa il mercato dei capitali, in ogni epoca gli operatori possono decidere se effettuare un’operazione a pronti o a termine. Ci poniamo pertanto tre obiettivi: 1. Costruire uno schema che descriva la struttura a pronti 2. Costruire uno schema che descriva la struttura a termine 3. Chiarire la relazione (fondamentale) che intercorre tra operatività a pronti e a termine Premessa Per semplificare la notazione supporremo che il tempo sia rappresentato da un variabile discreta. Denoteremo con t l’epoca iniziale e con il naturale n il numero di periodi unitari (orizzonte) a partire da t. Lo scadenzario di riferimento sarà dunque: t t+1 t+2 ... t+k ... t+n−1 t+n Schema della struttura a pronti Lo schema della struttura a pronti è particolarmente semplice. All’epoca t si osservano nel mercato gli n prezzi a pronti: v(t, t+1), v(t, t+2), ..., v(t, t+n) Come ormai chiaro, v(t, t+k) è il prezzo pattuito e corrisposto all’epoca t che garantisce la disponibilità di un importo unitario in t + k (k = 1, 2,…, n) Sullo scadenzario avremo: v(t, t+1) t 1 t+1 ... t+k ... t+n−1 t+n ... t+k ... t+n−1 t+n 1 v(t, t+2) t t+2 t+1 t+2 :: 1 v(t, t+n) t t+1 t+2 ... t+k ... t+n−1 t+n Schema della struttura a termine Lo schema della struttura a termine è più articolato. Per dedurlo, nel generico prezzo a termine v(u, x, y), fissiamo u = t, x = t+1 e lasciamo che y assuma il valore di ciascuna delle n−1 epoche rimanenti. Ripetiamo il procedimento fissando x = t + 2, valore in corrispondenza del quale y assumerà il valore di ciascuna delle n−2 epoche rimanenti. Procediamo identicamente finché sarà x = t + n−1, valore in corrispondenza del quale y potrà valere solo t+n. v(u, x, y) u = t ; x = t+1 ; y = t+2 , y = t+3 , . . . , y = t + n (n− 1) prezzi x = t+2 ; y = t+3 , y = t+4 , . . . , y = t + n (n− 2) prezzi :: x = t + n−2 ; y = t + n− 1 , y = t + n x = t + n−1 ; y=t+n 2 prezzi 1 prezzo Schema della struttura a termine (segue) Sullo scadenzario avremo t v(t, t+1, t+2) 1 t+1 t+2 ... t+1 :: v(t, t+1, t+n−1) t t+1 ... t+n−1 t+n ... t+n−1 t+n 1 v(t, t+1, t+k) t t+k t+2 ... t+k 1 t+2 ... t+k ... t+n−1 1 v(t, t+1, t+n) t t+1 t+n t+2 ... t+k ... t+n−1 t+n n−1 prezzi a termine il cui prezzo è regolato all’epoca t +1: v(t , t + 1, t + 2), v(t , t + 1, t + 3),..., v(t , t + 1, t + n) Schema della struttura a termine (segue) Sullo scadenzario avremo v(t, t+2, t+3) t t+1 :: t t+2 1 . . . t+3 ... v(t, t+2, t+n−1) t+1 t+2 ... t+n−1 1 t+k ... t+n−1 t+1 t+2 ... t+n 1 v(t, t+2, t+n) t t+n t+k ... t+n−1 t+n n−2 prezzi a termine il cui prezzo è regolato all’epoca t +2. v(t , t + 2, t + 3), v (t , t + 2, t + 4),..., v (t , t + 2, t + n) …e così via Schema della struttura a termine (segue) Prezzi N° v(t, t+1, t+2), v(t, t+1, t+3), ..., v(t, t+1, t+n) n −1 v(t, t+2, t+3), v(t, t+2, t+4), ..., v(t, t+2, t+n) n −2 v(t, t+3, t+4), v(t, t+3, t+5), ..., v(t, t+3, t+n) n −3 : : v(t, t+n−2, t+n−1), v(t, t+n−2, t+n) 2 v(t, t+n−1, t+n) 1 Il numero di prezzi a termine che si osserva nel mercato all’epoca t su un orizzonte di n periodi unitari è n(n − 1) (n − 1) + (n − 2) + ... + 3 + 2 + 1 = 2 Per ogni epoca t, l’insieme di tali prezzi definisce la struttura a termine del mercato. Relazione tra operazioni a pronti e a termine Quindi, un operatore che all’epoca t voglia assicurarsi un importo unitario all’epoca t + i (1 ≤ i ≤ n) può combinare operazioni a termine con operazioni a pronti con l’unico vincolo rappresentato dalle scadenze dell’orizzonte temporale sul quale opera. In particolare può scegliere se: stipulare in t un contratto a pronti con scadenza t+i oppure stipulare uno dei possibili contratti a termine regolandone il prezzo, in rapporto al contratto scelto, in una delle epoche t +1, t + 2,..., t + i −1 Problema Che tipo di relazione esiste tra i due tipi di operatività? Più precisamente, le caratteristiche del mercato ideale consentono di stabilire delle “condizioni di coerenza” tra i prezzi a pronti e a termine? Relazione tra operazioni a pronti e a termine Per rispondere ragioniamo sul caso semplificato di un orizzonte di due periodi, cioè sullo scadenzario t t+1 t+2 in relazione al quale l’obiettivo finanziario dell’operatore, che agisce all’epoca t, è di assicurarsi un importo unitario all’epoca t+2. Come può procedere l’operatore? 1. Può stipulare un contratto a pronti che scade in t+2, pagando in t l’importo v(t, t+2) 2. Può stipulare un contratto a termine che scade in t+2, pagando in t+1 l’importo v(t, t +1, t +2) • In questo caso, qual è la somma che l’operatore deve investire all’epoca t per assicurarsi la disponibilità della somma v(t, t +1, t +2) all’epoca t +1? • La somma è v(t, t+1, t+2) attualizzata dall’epoca t+1 all’epoca t, cioè moltiplicata per il fattore di attualizzazione v(t, t+1) v(t, t +1, t +2) ⋅ v(t, t +1) Relazione tra operazioni a pronti e a termine Equivalente finanziario (prezzo) all’epoca t dell’importo v(t, t+1, t+2) all’epoca t +1 v(t, t+1, t+2) ⋅ v(t, t+1) Equivalente finanziario (prezzo) all’epoca t +1 di un importo unitario all’epoca t +2 v(t, t+1, t+2) t t+1 1 t+2 Riassumendo: Per disporre di un importo unitario all’epoca t+2, l’operatore all’epoca t deve investire v(t, t + 2) in un’operazione a pronti o v(t, t + 1, t + 2) ⋅ v(t, t + 1) in un’operazione a termine Possono i due importi differire ? Relazione tra operazioni a pronti e a termine …NO perché entrambe le operazioni finanziarie danno luogo allo stesso risultato (un importo unitario) all’epoca t+2. Per le ipotesi che reggono il mercato dei capitali ideale, esiste un solo prezzo per l’insieme delle operazioni che producono il medesimo risultato finanziario. Vale pertanto la seguente relazione v(t, t + 2) = v(t, t + 1) ⋅ v(t, t + 1, t + 2) (5) che deriva dal principio di assenza di arbitraggio. Dalla (5) segue immediatamente v(t , t + 1, t + 2) = v(t , t + 2) v(t , t + 1) la quale sottolinea come il prezzo della struttura a termine possa essere calcolato noti i prezzi a pronti. La struttura a termine è dunque implicita nella struttura a pronti. Relazione tra operazioni a pronti e a termine Esempio Sul mercato all’epoca t : • un BOT con scadenza un anno (t+1) quota V(t, t+1) = 95,69(*); • un CTZ con scadenza due anni (t+2) quota V(t, t+2) = 91,57. In ipotesi di assenza di arbitraggio si vuole determinare il prezzo a termine del titolo che, acquistato all’epoca t e regolato all’epoca t+1, paga 100 all’epoca t+2. Dalla v(t , t + 1, t + 2) = v(t , t + 2) v(t , t + 1) segue v(t , t + 1, t + 2) = 91,57 = 0,95684 95,69 Pertanto il prezzo richiesto è 95,684. (*) Con v indichiamo il prezzo unitario. Per indicare il prezzo di importi non unitari si è soliti utilizzare la lettera maiuscola. Esempio 9 (arbitraggio) Si supponga che nel mercato si osservino i seguenti prezzi: v(t, t+1) = 0,98 v(t, t+1, t+2) = 0,96 v(t, t+2) = 0,958 La relazione v(t, t + 2) = v(t, t + 1) ⋅ v(t, t + 1, t + 2) non vale, essendo 0,958 > 0,98 ⋅ 0,96 = 0,9408 Come si sfrutta concretamente l’incoerenza tra prezzi che il mercato presenta? Devo coprire questo esborso Devo coprire questo esborso t Vendo in t il contratto a pronti che scade in t+2 Profitto unitario t+2 −1 +0,958 Compro in t il contratto a termine (che regolo in t+1) Compro in t 0,96 unità del contratto a pronti che scade in t+1 t+1 −0,96 −0,96×0,98 = − 0,9408 +0,96 +0,0172 0 +1 0 Esempio 10 (arbitraggio) Si supponga che nel mercato si osservino i seguenti prezzi: v(t, t+1) = 0,98 v(t, t+1, t+2) = 0,96 v(t, t+2) = 0,938 La relazione v(t, t + 2) = v(t, t + 1) ⋅ v(t, t + 1, t + 2) non vale, essendo 0,938 < 0,98 ⋅ 0,96 = 0,9408 Come siDevo sfrutta concretamente l’incoerenza tra prezzi che ilentrata mercato presenta? azzerare questa entrata Devo azzerare questa t Compro in t il contratto a pronti che scade in t+2 −0,938 Vendo in t il contratto a termine (che viene regolato in t+1) Vendo in t 0,96 unità del contratto a pronti che scade in t+1 Profitto unitario t+1 t+2 +1 +0,96 +0,96×0,98 = + 0,9408 −0,96 +0,0028 0 −1 0 Principio di assenza di arbitraggio Dagli esempi prima visti, sullo scadenzario dato dalle epoche t ≤ T ≤ s, deduciamo lo schema generale. Se fosse v(t, s) > v(t, T) v(t, T, s) la strategia t Vendo allo scoperto il contratto a pronti che scade in s Profitto unitario s −1 +v(t, s) Compro il contratto a termine che scade in s Compro v(t,T,s) unità del contratto a pronti che scade in T T −v(t,T,s) −v(t,T,s)v(t,T) +v(t,T,s) v(t,s)−v(t,T,s)v(t,T) 0 +1 0 darebbe luogo ad arbitraggio con un profitto unitario pari a v(t, s) − v(t, T) v(t, T, s). Principio di assenza di arbitraggio In maniera analoga, se fosse v(t, s) < v(t, T) v(t, T, s) la strategia t Compro il contratto a pronti che scade in s Profitto unitario s +1 −v(t, s) Vendo il contratto a termine che scade in s Vendo v(t,T,s) unità del contratto a pronti che scade in T T +v(t,T,s) +v(t,T,s)v(t,T) −v(t,T,s) v(t,T,s)v(t,T)−v(t,s) 0 −1 0 darebbe luogo ad arbitraggio con un profitto unitario pari a v(t, s) − v(t, T) v(t, T, s). Condizione di non arbitraggio: osservazioni Osservazione 1 In generale, come implicitamente appena visto, nel mercato ideale deve valere la seguente relazione, di facile verifica v(t + p, t + s ) = v(t + p, t + q ) ⋅ v(t + p, t + q, t + s ) v(t + p, t + q, t + s) = v (t + p, t + s ) v(t + p, t + q ) (p ≤ q ≤ s) (6) Osservazione 2 Ricordando che v = 1 la relazione (6), scritta in funzione dei tassi di interesse, diviene 1+ i i (t + p, t + s ) = [1 + i (t + p, t + q )][1 + i (t + p, t + q, t + s )] − 1 i (t + p, t + q, t + s ) = 1 + i (t + p, t + s ) −1 1 + i (t + p, t + q) (7) essendo i(t + p, t + s) e i(t + p, t + q) i tassi di interesse a pronti ed i(t + p, t + q, t + s) il tasso di interesse a termine (entrambi periodali). Condizione di non arbitraggio: osservazioni Osservazione 3 Si consideri che nella (6) e nella (7) figurano rispettivamente i prezzi ed i tassi effettivi di interesse periodali. Nella (6) il prezzo v(t + p, t + q) è quello che osserviamo sul mercato per l’o.f. di durata q − p [= t + p − (t + q)], il prezzo v(t + p, t + q, t + s) è quello relativo all’o.f. di durata s − q [= t + s − (t + q)], il prezzo v(t + p, t + s) è relativo all’o.f. di durata s − p [= t + s − (t + p)]. Analogamente nella (7), in termini di tassi effettivi di interesse periodali. Tasso periodale e tasso effettivo di interesse per periodo unitario Con i(x, y) si è finora denotato il tasso effettivo di interesse periodale, cioè relativo al periodo che intercorre tra le epoche x ed y. Così i(t, t+n) indica il tasso periodale che caratterizza l’operazione che si sviluppa per n periodi unitari a partire dall’epoca t. Problema Il tasso periodale non può essere utilizzato per confrontare la convenienza finanziaria di operazioni che hanno durate diverse. Esempio Si ha la possibilità di investire un importo: (A) per tre mesi al tasso periodale i(0, 3) = 1,85%, oppure ( (B) per tre mesi e dieci giorni al tasso periodale i 0,3 + Quale operazione “appare” più conveniente? 10 30,416 ) = 2,03% Si potrebbe pensare che l’operazione (B) sia più redditizia dell’operazione (A), ma il confronto tra i due tassi non è possibile direttamente, a causa della diversa durata delle operazioni finanziarie. Se si riferiscono entrambi i tassi ad una stessa base, per esempio all’anno, si realizza che l’operazione (A) è al tasso effettivo di interesse annuo iA = 7,61% e l’operazione (B) è effettuata al tasso effettivo di interesse annuo iB = 7,51%. A dispetto dell’intuizione, l’operazione (A) risulta più redditizia dell’operazione (B). Tasso effettivo di interesse per periodo unitario Problema Occorre stabilire una relazione che, dato un tasso effettivo di interesse periodale, consenta di “trasformare” il tasso riferendolo ad una diversa base temporale, per esempio al periodo unitario. Fissata l’unità di misura del tempo (p.es. l’anno), indichiamo con i1(x, y) il tasso effettivo di interesse riferito al periodo unitario dedotto dalle condizioni vigenti sul mercato tra le epoche x ed y. Adottando questa notazione, oltre che semplicemente come i(x, y), il tasso effettivo di interesse periodale potrebbe anche scriversi come iy−x(x, y) a sottolineare che il periodo cui il tasso è relativo è quello compreso tra le epoche x ed y. In genere l’omissione del pedice indicherà che il tasso è periodale, a meno che non sia altrimenti precisato. Ci interessa stabilire • quale relazione deve esistere tra i1(x, y) e iy−x(x, y); • Più in generale, come si possa trasformare il periodo cui è riferito il tasso effettivo di interesse (periodale). Tassi periodale e tasso effettivo di interesse per periodo unitario Ragioniamo a ritroso. Il prezzo all’epoca t dell’o.f. di durata pari a n periodi unitari è v(t, t+n). Data la struttura a pronti che vige all’epoca t+n−1, il prezzo che in t+n−1 assicura all’epoca t+n un importo unitario è v(t+n−1, t+n) Data la struttura a pronti che vige all’epoca t+n−2, il prezzo che in t+n−2 assicura all’epoca t+n−1 l’importo v(t+n−1, t+n) [equivalente finanziariamente all’importo unitario in t+n] è v(t+n−2, t+n−1)⋅ v(t+n−1, t+n) Data la struttura a pronti che vige all’epoca t+n−3, il prezzo che in t+n−3 assicura all’epoca t+n−2 l’importo v(t+n−2, t+n−1)⋅v(t+n−1, t+n) [equivalente finanziariamente all’importo unitario in t+n] è v(t+n−3, t+n−2)⋅v(t+n−2, t+n−1)⋅ v(t+n−1, t+n) e così via fino all’epoca t. Quindi… Tassi periodali e tasso effettivo di interesse per periodo unitario Fissiamo l’unità di misura del tempo (p.es. un anno) e consideriamo un’o.f. che si sviluppa su un orizzonte di n periodi unitari (n anni). In particolare, consideriamo il prezzo all’epoca t di un importo unitario disponibile all’epoca t + n, v(t, t+n). Ipotesi L’operazione finanziaria (unica) tra t e t + n • può scomporsi in n operazioni la cui durata è pari al periodo unitario; • • le n operazioni vengono effettuate tutte allo stesso tasso di interesse; conducono allo stesso risultato finanziario. Obiettivo Dato il prezzo (e quindi il tasso effettivo di interesse) periodale, si vuole caratterizzare l’operazione finanziaria attraverso un tasso effettivo di interesse per periodo unitario. v(t, t+n) v(t, t+1) v(t+1, t+2) v(t+2, t+3) v(t+n−1, t+n) 1 t t+1 .t+2 .. t+n−1 t+n Tassi periodale e tasso effettivo di interesse per periodo unitario … all’epoca t, il prezzo che assicura un importo unitario all’epoca t+n attraverso una successione di n operazioni a pronti che hanno tutte durata pari al periodo unitario (roll-over) è v(t , t + 1) ⋅ v(t + 1, t + 2) ⋅ ... ⋅ v(t + n − 1, t + n) (8) Ovvero, scritto in forma compatta n −1 ∏ v(t + s, t + s + 1) (9) s =0 Osservazione Si noti che tutti i prezzi che figurano nella (8) [(9)] sono riferiti al periodo unitario. Usando la notazione prima introdotta, potrebbero anche scriversi come v1 (t , t + 1) ⋅ v1 (t + 1, t + 2) ⋅ ... ⋅ v1 (t + n − 1, t + n) ( , 1) v t + s t + s + ∏ 1 s =0 n −1 Conclusione L’unica operazione di durata pari a n periodi unitari il cui prezzo all’epoca t è v(t, t+n) ed il roll-over delle n operazioni, ciascuna di durata pari a un periodo unitario il cui prezzo aln −1 l’epoca t è ∏ v (t + s, t + s + 1) 1 danno come esito finale la disponibilità di un importo uni- s =0 tario all’epoca t+n. Pertanto esse devono avere lo stesso valore anche all’epoca t. Tassi periodale e tasso effettivo di interesse per periodo unitario Pertanto n −1 v(t , t + n) = ∏ v1 (t + s, t + s + 1) (10) s =0 dalla quale, ricordando che v = 1 , segue 1+ i n −1 i (t , t + n) = ∏ [1 + i1 (t + s, t + s + 1) ] − 1 (11) s =0 Se nel periodo compreso tra le epoche t e t+n tutti i tassi effettivi di interesse a pronti riferiti al periodo unitario fossero uguali, la (11) si ridurrebbe alla n i (t , t + n) = [1 + i1 (t , t + n) ] − 1 (13) avendo indicato con i1(t, t+n) il tasso effettivo di interesse per periodo unitario osservato sull’orizzonte di n periodi unitari a partire dall’epoca t. Ricavando dalla (13) i1(t, t+n) si ottiene 1 n i1 (t , t + n) = [1 + i (t , t + n)] − 1 (14) Tasso di interesse medio per periodo unitario Osservazione La (14) esprime la relazione tra il tasso effettivo di interesse riferito al periodo unitario ed il tasso effettivo di interesse periodale di un’operazione che si sviluppa su un orizzonte di n periodi unitari, nell’ipotesi che nell’intero arco di tempo considerato il tasso per periodo unitario rimanga invariato. La relazione è tuttavia suscettibile di un’altra interpretazione: se la successione dei tassi a pronti che figura al secondo membro della (11) viene rimpiazzata da una successione in cui figura un tasso medio per periodo unitario, denotato con ι1 (t , t + n) , si giunge al medesimo risultato. n −1 i (t , t + n) = ∏ [1 + i1 (t + s, t + s + 1) ] − 1 = s =0 n −1 = ∏ [1 + ι1 (t + s, t + s + 1) ] − 1 = s =0 n = [1 + ι1 (t , t + n) ] − 1 da cui segue banalmente: 1 n ι1 (t , t + n) = [1 + i (t , t + n)] − 1 (15) Benché formalmente la (15) equivalga alla (14), l’interpretazione finanziaria è differente: al suo primo membro figura il tasso di interesse medio per periodo unitario. Tasso di interesse medio per periodo unitario Esempio Pago € 87,6 oggi che mi assicurano la disponibilità di € 100 tra tre anni. Qual è il tasso medio su base annua (avente cioè per periodo di riferimento l’anno)? v(0,3) = 87,6 = 0,876 100 i (0,3) = 1 1 −1 = − 1 = 0,141553 v(0,3) 0,876 Essendo n = 3 anni, si ha 1 3 ι1 (0,3) = [1 + 0,141553] − 1 = 0,045118 Il tasso di interesse medio per periodo unitario (approssimato alla seconda cifra decimale) è pari al 4,51%. Attenzione, si tratta di un tasso medio! Lo stesso risultato (a meno di un errore dell’ordine di 6,3×10−6) si sarebbe raggiunto utilizzando, per esempio, la seguente successione di tassi a pronti i1(0,1) = 0,045118 i1(1,2) = 0,039250 i1(2,3) = 0,051000 Tassi equivalenti Osservazione Riconsideriamo la (13) e la (14) n i (t , t + n) = [1 + i1 (t , t + n) ] − 1 1 n i1 (t , t + n) = [1 + i (t , t + n) ] − 1 che abbiamo dedotto a partire da un’operazione della durata di n periodi unitari. Se anziché un multiplo del periodo unitario, n rappresentasse una frazione dello stesso, cioè fosse n = 1/m con m>1, sostituendo nella (13) e nella (14) si avrebbe, rispettivamente 1 m i 1 (t , t + ) = 1 + i1 (t , t + ) − 1 m 1 m 1 m m i1 (t , t + ) = 1 + i 1 (t , t + m1 ) − 1 m 1 m (16) (17) nelle quali, per evitare ambiguità, il tasso periodale è stato precisato anche attraverso il pedice. Tassi equivalenti (segue) Nel caso in cui il tasso effettivo di interesse riferito all’m-esima parte del periodo unitario sia sempre lo stesso, è possibile omettere l’indicazione dell’intervallo di tempo cui lo stesso è riferito e scrivere semplicemente 1 i 1 = (1 + i1 ) m − 1 (18) m ( i1 = 1 + i 1 m ) m (19) −1 La (16) e (17) [(18) e (19)] definiscono le relazioni tra tassi equivalenti. Rappresentando sullo scadenzario, si ha i1 0 i1 i1 i1 m m m 1 m 2 m m −1 m m m =1 Tassi equivalenti (segue) Osservazioni 1) Tutte le relazioni di equivalenza tra i tassi fin qui dedotte si basano sul principio di assenza di arbitraggio. Come si vedrà in seguito, poiché tale principio vale per uno specifico regime finanziario – che chiameremo della capitalizzazione composta – le relazioni di equivalenza tra tassi sopra desunte valgono nell’ambito di tale regime. Per gli altri regimi finanziari si possono ricavare relazioni di equivalenza analoghe a quelle viste, seguendo lo stesso schema di ragionamento. 2) La (19) può essere scritta in una forma più generale, che consente di modificare la base temporale di riferimento del tasso senza necessariamente riferirla al periodo unitario (p.es. all’anno). Infatti, se questo è frazionato una volta in m1-esimi (p.es. trimestri) ed una volta in m2-esimi (p.es. quadrimestri), vale sempre la (19) ( ) i1 = 1 + i 1 m1 ( i1 = 1 + i 1 −1 m1 m2 ) m2 −1 dalle quali, uguagliando e risolvendo, si ottiene ( i 1 = 1+ i 1 m1 m2 ) m2 m1 −1 (20) La (20) consente di modificare il periodo di riferimento del tasso di interesse da una qualsiasi base ad una qualsiasi altra base (ivi inclusa, ovviamente, quella riferita al periodo unitario), nelle ipotesi sopra richiamate. Tassi equivalenti (segue) Esempio Il tasso effettivo di interesse quadrimestrale è pari all’1,8%. Determinare il tasso trimestrale, il tasso semestrale e quello annuale equivalenti al tasso dato. Numero di quadrimestri in un anno: m2 = 3 Numero di trimestri in un anno: mt = 4 Numero di semestri in un anno: ms = 2 Numero di anni in un anno: ma = 1 Pertanto, utilizzando la (20) Tasso equivalente trimestrale ( ) − 1 = (1 + 0,018) − 1 = 0,013469851 (1,35%) i 1 = 1 + i1 4 2 ( ) 3 2 3 − 1 = (1 + 0,018 ) 2 − 1 = 0,027121138 (2,71%) 3 3 1 ( ) − 1 = (1 + 0,018) − 1 = 0,054977832 (5,50%) i1 = 1 + i1 1 3 4 3 Tasso equivalente semestrale i1 = 1 + i1 Tasso equivalente annuale 3 4 3 3 1 I regimi finanziari Capitalizzazione composta (con struttura piatta) Riconsideriamo la relazione (15) nella forma n 1 + i (t , t + n) = [1 + ι1 (t , t + n) ] ovvero, ricordando la relazione tra r ed i, come n r (t , t + n) = [1 + ι1 (t , t + n)] Se per ogni t e per ogni n risulta ι1 (t , t + n) = i1 , cioè il tasso di interesse è costante o – come anche si dice – la struttura dei tassi di interesse è piatta, allora (omettendo per semplicità di notazione di indicare il pedice 1) si ha r (t , t + n) = r (n) = (1 + i ) n = r n (21) da cui, sfruttando le relazioni fondamentali v(t , t + n) = v(n) = 1 1 1 n v = n = = n r ( n) r (1 + i ) (22) i (t , t + n) = i (n) = r (n) − 1 = r n − 1 = (1 + i ) n − 1 (23) d (t , t + n) = d ( n) = 1 − v(n) = 1 − v n = 1 − (1 + i ) − n (24) Capitalizzazione composta (con struttura piatta) Le leggi (21)−(24) non dipendono dall’epoca t ma dalla sola durata n dell’operazione. Se anziché limitarsi alla durata n ∈ si considera una durata qualsiasi τ ∈ + le (21)−(24) diventano r (τ ) = rτ = (1 + i )τ v (τ ) = vτ = 1 τ (1 + i ) (25) (26) i (τ ) = rτ − 1 = (1 + i )τ − 1 (27) d (τ ) = 1 − vτ = 1 − (1 + i ) −τ (28) Le relazioni (25)−(28) individuano il regime finanziario della capitalizzazione composta in ipotesi di struttura piatta dei tassi di interesse. Osservazione Si noti la natura esponenziale della legge (25), una volta fissato il tasso di interesse. Dal punto di vista finanziario, tale caratteristica significa assumere che gli interessi producano a loro volta interessi (cd. anatocismo). Capitalizzazione composta (con struttura piatta) Grafici delle leggi finanziarie del regime della capitalizzazione composta al variare del tasso di interesse (i = 2,5%; 5,0%; 7,5%; 10,0%) Grafico della funzione r(τ ) = (1 + i)τ Grafico della funzione i(τ ) = (1+i)τ − 1 8 7 7 6 6 5 i = 10,0% i = 10,0% 4 i = 7,5% i(τ ) r(τ ) 5 4 i = 7,5% 3 3 i = 5,0% 2 i = 5,0% 2 i = 2,5% 1 1 i = 2,5% 0 0 0 5 10 τ 15 20 0 5 10 τ 15 20 Capitalizzazione composta (con struttura piatta) Grafici delle leggi finanziarie del regime della capitalizzazione composta al variare del tasso di interesse (i = 2,5%; 5,0%; 7,5%; 10,0%) Grafico della funzione v(τ ) = (1+i)−τ Grafico della funzione d(τ ) = 1−(1+i)−τ 0.9 1.2 i = 10,0% 0.8 1 0.7 i = 7,5% 0.6 0.8 d(τ ) v(τ ) i = 2,5% 0.6 i = 5,0% 0.5 0.4 i = 5,0% 0.3 0.4 i = 2,5% i = 7,5% 0.2 0.2 0.1 i = 10,0% 0 0 0 5 10 τ 15 20 0 5 10 τ 15 20 Capitalizzazione composta (Esempio) Esempio In regime di capitalizzazione composta si investe un importo di € 1.500 al tasso effettivo annuo i = 4,7% per 3 anni e due mesi. Calcolare il montante, il fattore di attualizzazione, il tasso di interesse ed il tasso di sconto periodali relativi alla durata dell’operazione. r (t ) = (1 + 0,047) Essendo 3 + 122 = 1,15655021 segue M = 1.500 ⋅ (1 + 0,047) v(t ) = 1 (1 + 0,047) i (t ) = (1 + 0,047) 3 + 122 2 3 + 12 d (t ) = 1 − (1 + 0,047) 3 + 122 38 12 = 1.500 ⋅ (1 + 0,047) = € 1.734,825 = 0,864640368 − 1 = 0,15655021 ( − 3 + 122 ) = 0,135359632 (15,66%) (13,54%) Tassi periodali Capitalizzazione semplice Abbiamo visto che nel regime della capitalizzazione composta in ipotesi di struttura piatta del tasso di interesse (e quindi con leggi finanziarie dipendenti dalla sola durata dell’o.f.) il fattore di capitalizzazione di un’operazione di durata pari a t periodi unitari è r (t ) = r t = (1 + i )t Sviluppando in serie di potenze di i, con i<1, si ottiene (1 + i )t = 1 + t ⋅ i + t (t − 1) 2 t (t − 1)(t − 2) 3 i + i + ... 2! 3! Per t<1 (cioè per operazioni aventi durata inferiore al periodo unitario), la serie risulta a termini di segno alterno e decrescenti t ⋅i > t (t − 1) 2 t (t − 1)(t − 2) 3 i > i > ... 2! 3! Pertanto, arrestando lo sviluppo ai primi due addendi, si ha (1 + i )t ≅ 1 + i ⋅ t e si commette un errore per eccesso inferiore a t ( t −1) 2 2! i Capitalizzazione semplice Il regime finanziario definito dalle leggi r (t ) = 1 + i ⋅ t (29) i (t ) = i ⋅ t (30) v(t ) = 1 1+ i ⋅t (31) d (t ) = i ⋅t 1+ i ⋅t (32) prende il nome di capitalizzazione (o interesse) semplice. Osservazione La relazione (29) è stata derivata dal regime della capitalizzazione composta in maniera esclusivamente analitica, sviluppandone in serie il fattore di capitalizzazione. E’ opportuno definire il regime della capitalizzazione semplice anche a partire da ipotesi finanziarie. Capitalizzazione semplice Con riferimento allo scadenzario r(t, t) t r(t, t+1) r(t, t+2) t+1 t+2 r(t, t+k) r(t, t+k+1) ... t+k t+k+1 r(t, t+n) ... t +n il regime della capitalizzazione semplice può dedursi in via finanziaria assumendo che l’interesse prodotto tra t + k e t + k + 1, It+k, t+k+1, sia proporzionale: • al capitale investito all’epoca t; • alla durata (su base unitaria) dell’operazione; • al tasso di interesse del periodo (t + k, t + k + 1) cioè I t + k ,t + k +1 := r (t , t + k + 1) − r (t , t + k ) = r (t , t ) ⋅1 ⋅ i (t + k , t + k + 1) da cui r (t , t + k + 1) = r (t , t + k ) + r (t , t ) ⋅1 ⋅ i (t + k , t + k + 1) ovvero, essendo r(t, t) = 1, (qui si considera un importo iniziale unitario) r (t , t + k + 1) = r (t , t + k ) + i (t + k , t + k + 1), k = 0,..., n − 1 (33) Capitalizzazione semplice Dalla (33), procedendo iterativamente r (t , t + 1) = r (t , t ) + i (t , t + 1) = 1 + i (t , t + 1) r (t , t + 2) = r (t , t + 1) + i (t + 1, t + 2) = 1 + i (t , t + 1) + i (t + 1, t + 2) M r (t , t + k ) = r (t , t + k − 1) + i (t + k − 1, t + k ) = 1 + i (t , t + 1) + i (t + 1, t + 2) + ... + i (t + k − 1, t + k ) M r (t , t + n) = r (t , t + n − 1) + i (t + n − 1, t + n) = = 1 + i (t , t + 1) + i (t + 1, t + 2) + ... + i (t + n − 1, t + n) = n −1 = 1 + ∑ i (t + k , t + k + 1) (34) k =0 Osservazione Si noti che la (34), che esprime il fattore di capitalizzazione nel regime della capitalizzazione semplice attraverso la successione dei tassi a pronti, è una relazione lineare. Dalla (34), assumendo una struttura piatta dei tassi, si ricavano banalmente le (29)−(32). Capitalizzazione semplice Grafici delle leggi finanziarie del regime della capitalizzazione semplice al variare del tasso di interesse (i = 2,5%; 5,0%; 7,5%; 10,0%) Grafico della funzione r(τ ) = 1+i⋅τ Grafico della funzione i(τ ) = i⋅τ 2.5 3.5 i = 10,0% 3 i = 10,0% 2.5 i = 7,5% 2 i = 5,0% i = 2,5% 1.5 i = 7,5% 1.5 i(τ ) r(τ ) 2 i = 5,0% 1 1 i = 2,5% 0.5 0.5 0 0 0 5 10 τ 15 20 0 5 10 15 τ 20 Capitalizzazione semplice Grafici delle leggi finanziarie del regime della capitalizzazione semplice al variare del tasso di interesse (i = 2,5%; 5,0%; 7,5%; 10,0%) Grafico della funzione v(τ ) = (1+i⋅τ )−1 Grafico della funzione d(τ ) = i⋅τ /(1+ i⋅τ ) 1.2 0.8 0.7 i = 10,0% 1 0.6 i = 7,5% 0.8 i = 2,5% 0.5 i = 5,0% 0.4 v(τ ) i = 7,5% d(τ ) i = 5,0% 0.6 0.3 i = 2,5% 0.4 i = 10,0% 0.2 0.2 0.1 0 0 0 5 10 τ 15 20 0 5 10 15 τ 20 Capitalizzazione semplice Osservazioni 1. E’ immediato verificare che per la linearità della legge del tasso di interesse (i(t)=i⋅t) del regime finanziario della capitalizzazione semplice, il tasso effettivo di interesse riferito all’m-esima parte del periodo unitario in ipotesi di struttura piatta [v. la (18)], diventa i1 = i ⋅ m 1 i = m m Questa osservazione sarà utile in seguito, quando tratteremo il tasso convertibile. 2. Il regime finanziario della capitalizzazione semplice può applicarsi ad operazioni di durata qualsiasi, ma viene per lo più utilizzato in operazioni finanziarie di durata non superiore all’anno. E’ comodo esprimere il tempo in giorni, distinguendo tra anno commerciale (360 giorni) ed anno solare (365 giorni). Così, l’ interesse prodotto dal capitale P impiegato per g giorni al tasso i, utilizzando l’anno commerciale, è I t ,t + g = P × i × Il rapporto g P× g = 360 360 i 360 = D è detto generalmente divisore fisso. i (35) Capitalizzazione semplice (esempi) Esempio I Buoni Ordinari del Tesoro (BOT) costituiscono un esempio di titoli obbligazionari a cedola nulla con rendimento calcolato secondo il regime della capitalizzazione semplice. Più precisamente il rendimento è pari alla differenza tra il valore di rimborso ed il prezzo di acquisto (o, nel caso il titolo sia acquistato all’emissione, il prezzo di sottoscrizione). Il tasso di interesse netto (periodale, a partire dalla data di acquisto fino a scadenza) dei BOT è dato dalla: i= ( M − p )(1 − a ) − c 360 × p (1 − a ) + aM + c g essendo: i il tasso di interesse M il valore nominale p il prezzo di acquisto a l’aliquota fiscale (attualmente 12,5% applicato alla sottoscrizione) c la commissione applicata dall’intermediario finanziario g i giorni a scadenza Come si ricava la (36)? (36) Capitalizzazione semplice (esempi, segue) In regime di capitalizzazione semplice il montante M è dato dalla M = p(1 + i⋅t) (37) Si denoti con a l’aliquota fiscale applicata al reddito generato dal titolo obbligazionario e con c la commissione applicata dall’intermediario finanziario. Il prezzo di acquisto comprensivo dell’imposta e della commissione è allora pac = p + a(M − p) + c (38) Combinando la (37) e la (38) si ha M = pac(1 + i⋅t) dalla quale segue i= M pac − 1 M − pac = t t ⋅ pac Sostituendo la (38) nella (39) i= = M − [ p + a ( M − p ) + c] M − p − aM + ap − c = = [ p + a( M − p) + c] ⋅ t ( p + aM − ap + c ) ⋅ t M (1 − a ) − p (1 − a ) − c ( M − p )(1 − a ) − c = [ p (1 − a ) + aM + c] ⋅ t [ p (1 − a ) + aM + c] ⋅ t (39) Capitalizzazione semplice (esempi, segue) Esprimendo il tempo in frazione d’anno, cioè come t = g/360 essendo g il numero dei giorni, si ha infine la (36): i= ( M − p )(1 − a ) − c 360 × p (1 − a ) + aM + c g Esempio Si acquista in asta un BOT con scadenza tra 180 giorni al prezzo di 98,20 e si paga una commissione pari allo 0,2%. Calcolare il rendimento netto. Calcoliamo la ritenuta fiscale: 12,5% × (100 − 98,20) = 0,225 Calcoliamo il prezzo netto di aggiudicazione (prezzo di acquisto+commissioni+ritenuta fiscale): 98,20 + 0,2 + 0,225 = 98,625 Calcoliamo l’interesse netto: 100 – 98,625 = 1,375 Calcoliamo il rendimento semplice: i= I 360 1,375 360 × = × = 0,027883 p g 98,625 180 Allo stesso risultato si perviene applicando la (36) con M=100, p=98,20, g=180, a=0,125 e c=0,2. Sconto commerciale Ricordiamo che nel regime della capitalizzazione composta in ipotesi di struttura piatta del tasso di interesse (e quindi con leggi finanziarie dipendenti dalla sola durata dell’o.f.) il fattore di attualizzazione di un’operazione di durata pari a t periodi unitari è v (t ) = vt = (1 + i ) −t = (1 − d )t Sviluppando in serie di potenze di d, con d<1, si ottiene (1 − d )t = 1 + t ⋅ (−d ) + t (t − 1) t (t − 1)(t − 2) ( −d ) 2 + (− d )3 + ... 2! 3! Per t<1 (cioè per operazioni aventi durata inferiore al periodo unitario), la serie risulta a termini di segno negativo e decrescenti 0 > t ⋅ (−d ) > t (t − 1) t (t − 1)(t − 2) (−d )2 > (− d )3 > ... 2! 3! Pertanto, arrestando lo sviluppo ai primi due addendi, si ha (con un errore per eccesso) (1 − d )t ≅ 1 − d ⋅ t Sconto commerciale Il regime finanziario definito dalle leggi v (t ) = 1 − d ⋅ t (40) d (t ) = d ⋅ t (41) r (t ) = 1 1− d ⋅t (42) i (t ) = d ⋅t 1− d ⋅t (43) prende il nome di sconto (o capitalizzazione) commerciale Osservazione La relazione (40) è stata derivata dal regime della capitalizzazione composta in maniera esclusivamente analitica, sviluppandone in serie il fattore di attualizzazione. E’ opportuno definire il regime dello sconto commerciale anche a partire da ipotesi finanziarie. Sconto commerciale Il regime dello sconto commerciale (impiegato per lo più in operazioni di anticipazione bancaria di breve durata) è definito richiedendo che lo sconto relativo all’anticipazione di un capitale disponibile in un’epoca futura risulti proporzionale: • al capitale da scontare; • al tasso di sconto; • alla durata dell’anticipazione. In altri termini D = M⋅d(t) = M ⋅ d ⋅ t (41’) essendo (con notazione solita) M il capitale da anticipare, d il tasso di sconto e t la durata dell’operazione di anticipazione. Il capitale scontato è quindi P = M − D = M − M⋅d⋅t = M(1 − d⋅t) = M⋅v(t) Dalle (40‘) e (41‘) è immediato ricavare le relazioni (40)−(43). (40’) Sconto commerciale Osservazioni 1. E’ immediato verificare che per la linearità della legge del tasso di sconto (d(t) = d⋅t) del regime finanziario dello sconto commerciale, il tasso effettivo di sconto riferito all’m-esima parte del periodo unitario, in ipotesi di struttura piatta [v. la (18)], diventa d1 = d ⋅ m 1 d = m m Questa osservazione sarà utile in seguito, quando tratteremo il tasso convertibile 2. Si noti che per conservare significato finanziario, nella (40) [o (40’)] deve essere 1− d ⋅t > 0 ⇔ t< 1 1+ i = d i (44) La (44) costituisce pertanto un vincolo logico nelle relazioni che definiscono il regime dello sconto commerciale. Sconto commerciale Grafici delle leggi finanziarie del regime dello sconto commerciale al variare del tasso di interesse (i = 2,5%; 5,0%; 7,5%; 10,0%) 200 Grafico della funzione r(τ ) = (1−d⋅τ )−1 Grafico della funzione i(τ ) = d⋅τ /(1− d⋅τ ) 100 i = 10,0% d = 0,0909 180 160 80 i = 7,5% d = 0,0697 140 i = 5,0% d = 0.0476 70 60 100 i(τ ) 120 r(τ ) i = 7,5% d = 0,0697 i = 10,0% d = 0,0909 90 i = 5,0% d = 0.0476 80 50 i = 2,5% d = 0,0244 40 60 30 i = 2,5% d = 0,0244 40 20 20 10 0 0 0 5 10 15 20 τ τ < 1/ 0,0909=11 τ <1/ 0,0697≅14,3 25 30 35 40 45 τ < 1/ 0,0476=21 τ < 1/ 0,0244=41 0 5 10 15 20 25 τ 30 35 40 45 Sconto commerciale Grafici delle leggi finanziarie del regime dello sconto commerciale al variare del tasso di interesse (i = 2,5%; 5,0%; 7,5%; 10,0%) Grafico della funzione v(τ ) = 1−d⋅τ 1.2 Grafico della funzione d(τ ) = d⋅τ 1.2 1 i = 7,5% d = 0,0697 i = 10,0% d = 0,0909 1 i = 7,5% d = 0,0697 0.8 0.8 d(τ ) v(τ ) i = 5,0% d = 0.0476 0.6 0.4 0.6 i = 2,5% d = 0,0244 0.4 i = 5,0% d = 0.0476 0.2 i = 2,5% d = 0,0244 0.2 i = 10,0% d = 0,0909 0 0 0 5 10 15 20 τ τ < 1/ 0,0909=11 τ <1/ 0,0697≅14,3 25 30 35 40 45 τ <1/ 0,0476=21 τ <1/ 0,0244=41 0 5 10 15 20 25 τ 30 35 40 45 Confronto tra regimi finanziari Grafico del fattore di capitalizzazione dei tre regimi finanziari analizzati Sconto commerciale Capitalizzazione composta t<1 A chi investe conviene il regime della capitalizzazione semplice r(t) A chi si finanzia conviene il regime dello sconto commerciale Capitalizzazione semplice 1+i t>1 A chi investe conviene il regime dello sconto commerciale A chi si finanzia conviene il regime della capitalizzazione semplice 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 t 1.2 1.4 1.6 1.8 2 Confronto tra regimi finanziari Grafico del fattore di attualizzazione dei tre regimi finanziari analizzati 1 1 1+ i v(t) Capitalizzazione semplice Sconto commerciale 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 t 1.2 1.4 1.6 Capitalizzazione composta 1.8 2 Tasso convertibile ed intensità istantanea di interesse Tasso convertibile Riconsideriamo il tasso effettivo di interesse riferito all’m-esima parte del periodo unitario in ipotesi di struttura piatta, definito dalla (18). 1 m i 1 = (1 + i1 ) − 1 m Ricordiamo che la relazione (18) è stata dedotta da considerazioni basate sul principio di assenza di arbitraggio che, come si vedrà più avanti, valgono per il regime finanziario della capitalizzazione composta. Definiamo tasso nominale (per periodo unitario) rinnovabile (o convertibile) m volte nel periodo unitario il prodotto j ( m) = m ⋅ i 1 m (45) Tasso convertibile Osservazioni 1. Il tasso convertibile j(m) esprime un’intensità. Infatti, dimensionalmente i1 j ( m) = m ⋅ i 1 = m m 1 m (numero puro) (tempo −1 ) 2. Analogamente a quanto fatto per il tasso di interesse, è possibile definire il tasso nominale di sconto per periodo unitario rinnovabile m volte nel periodo unitario semplicemente sostituendo nella (45) d1/m a i1/m, cioè ρ ( m) = m ⋅ d (46) 1 m essendo, nell’ambito del regime della capitalizzazione composta, il tasso di sconto relativo all’m-esima parte del periodo unitario d 1 = 1 − (1 − d ) m 1 m Tasso convertibile Il tasso nominale j(m) “converte” il tasso effettivo di interesse relativo all’m-esima parte del periodo unitario, i1/m, riferendolo al periodo unitario stesso. Benché il tasso convertibile sia spesso impiegato nella pratica (è il tasso tipicamente usato per le obbligazioni), la conversione non è finanziariamente corretta perché equivale a sommare m volte il tasso i1/m relativo a sottoperiodi diversi del periodo unitario. Si consideri l’esempio seguente: m volte i1 m i1 i1 i1 m m m P=1 t t + m1 t + m2 t + mm−1 t + mm = t + 1 In regime di capitalizzazione composta su base pari ad un m-esimo di periodo unitario, la conversione significa che ad ogni scadenza l’investitore di un capitale unitario (P=1) riscuote come interesse l’ammontare i1/m, cosicché – nell’intero periodo unitario – viene riscosso complessivamente l’interesse m⋅i1/m. La scorrettezza finanziaria nasce dal fatto che ogni importo i1/m matura in un’epoca differente del periodo unitario e quindi non potrebbe essere sommato ai rimanenti, se non dopo essere stato riferito ad una stessa epoca.\ Tasso convertibile Il tasso convertibile è definito come j (m) = m ⋅ i 1. m L’espressione si particolarizza in rapporto al regime finanziario: 1 1. Nel regime della capitalizzazione composta, ricordando che è i 1 = (1 + i ) m − 1 , si ha m j (m) = m ⋅ (1 + i ) − 1 1 m (47) 2. Nel regime della capitalizzazione semplice, ricordando che i 1 = m i j ( m) = m ⋅ = i m (48) 3. Nel regime dello sconto commerciale, ricordando che d 1 = m ρ ( m) = m ⋅ d =d m i , si ha m d , si ha m (49) Per cogliere il significato finanziario del tasso convertibile analizzeremo nel dettaglio la (47). Assumeremo cioè in primo luogo che il regime finanziario sia quello della capitalizzazione composta. Solo successivamente generalizzeremo i risultati. Tasso convertibile (esempio) Esempio Con riferimento al regime finanziario della capitalizzazione composta, si calcoli il tasso nominale annuo j(m) per un frazionamento: • semestrale (m = 2) • quadrimestrale (m = 3) • trimestrale (m = 4) • mensile (m = 12) equivalente al tasso effettivo annuo di interesse del 5%. j (2) = 2 ⋅ (1 + 0,05) 2 − 1 = 0,04939015 (4,939%) j (3) = 3 ⋅ (1 + 0,05) 3 − 1 = 0,04918907 (4,919%) j (4) = 4 ⋅ (1 + 0,05) 4 − 1 = 0,04908894 (4,909%) j (12) = 12 ⋅ (1 + 0,05) 12 − 1 = 0,04888949 (4,889%) 1 1 1 1 Tasso convertibile Tassi effettivi annui → 1,0000% 2,0000% 3,0000% 4,0000% 5,0000% Tasso nominale annuo m Annuale 1 1,0000% 2,0000% 3,0000% 4,0000% 5,0000% Semestrale 2 0,9975% 1,9901% 2,9778% 3,9608% 4,9390% Quadrimestrale 3 0,9967% 1,9868% 2,9705% 3,9478% 4,9189% Trimestrale 4 0,9963% 1,9852% 2,9668% 3,9414% 4,9089% Mensile 12 0,9954% 1,9819% 2,9595% 3,9285% 4,8889% Settimanale 52 0,9951% 1,9806% 2,9567% 3,9236% 4,8813% Giornaliero 365 0,9950% 1,9803% 2,9560% 3,9223% 4,8793% ∞ 0,9950% 1,9803% 2,9559% 3,9221% 4,8790% 0,0000001 0,0000005 0,0000012 0,0000021 0,0000033 Continuo ∆tra giorn. e continuo Osservazione Al crescere del frazionamento m il tasso convertibile decresce e tende ma stabilizzarsi ad un valore che dipende dal tasso effettivo annuo. Per dedurre la relazione analitica che esiste, nel regime della capitalizzazione composta, tra i e j(m) quando m cresce indefinitamente è necessario studiare la funzione j(m). Tasso convertibile ed intensità istantanea di interesse Studio della funzione j(m) Insieme di definizione: ∀m ∈ :m ≠ 0 (finanziariamente ha senso m > 0) 1 Limiti: lim j (m) = lim m ⋅ (1 + i ) − 1 = lim m →±∞ m →±∞ m →±∞ 1 m (1 + i ) m − 1 1 m lim− j ( m) = lim− m ⋅ (1 + i ) m − 1 = 0 m →0 m→0 (immediato) lim+ j ( m) = lim+ m ⋅ (1 + i ) m − 1 = +∞ m →0 m→0 ( de L ' Hospital ) 1 1 Segno: j (m) > 0 Derivata prima: (l. notevole) = log(1 + i) ∀m ∈ I .D. 1 1 dj (m) 1 = (1 + i ) m − 1 − (1 + i ) m log(1 + i ) dm m dj ( m ) dj ( m ) dj ( m ) = 0 , lim = 0 , lim− = −1 , lim m →−∞ dm m →+∞ dm m→0 dm Segno della derivata prima: dj (m) <0 dm ∀m ∈ I .D. lim+ m →0 dj ( m ) = −∞ dm (j ( m) decrescente per m ∈ I .D.) Tasso convertibile ed intensità istantanea di interesse Studio della funzione j(m) (segue) Derivata seconda: 1 d 2 j ( m) 1 2 m = (1 + i ) log (1 + i ) 2 3 dm m Segno della derivata seconda: dj 2 ( m ) >0 2 dm dj 2 (m) <0 dm 2 Grafico della funzione: per m > 0 (j (m) convessa per m > 0) per m < 0 (j (m) concava per m < 0) j(m) log(1+i) m Intensità istantanea di interesse Consideriamo il lim j (m) = log(1 + i ) m →±∞ Per definizione poniamo δ = log(1+ i) e chiamiamo δ Tasso nominale di interesse per periodo unitario rinnovabile istante per istante o, più sinteticamente Intensità istantanea di interesse L’intensità istantanea di interesse δ esprime con quale intensità la legge di capitalizzazione accresce l’interesse, nell’ipotesi che il regime finanziario sia quello della capitalizzazione composta (istantanea poiché m → ∞). Tasso di sconto convertibile ed intensità istantanea Oltre al tasso di interesse convertibile, è stato definito anche il tasso di sconto convertibile come [cfr. (46)] ρ ( m) = m ⋅ d 1 m Ricordando che nel regime della capitalizzazione composta è 1 v1 = vm 1 ⇒ m 1 ⇒ 1 − d 1 = (1 − d ) m d 1 = 1 − (1 − d ) m m m segue che, in tale regime, ρ ( m) = m ⋅ 1 − (1 − d ) 1 m Per rappresentare graficamente la funzione ρ(m) è sufficiente osservare che ρ ( m) = m ⋅ 1 − (1 − d ) m = m ⋅ 1 − v m = −1 −1 = m ⋅ 1 − (1 + i ) m = − m ⋅ (1 + i ) m − 1 = j ( − m) ( 1 ( 1 ) ) Questo è il motivo per cui si è studiata la funzione j(m) sull’intero asse reale (con m≠0) anziché solo per valori positivi di m. Tasso di sconto convertibile ed intensità istantanea Pertanto, il grafico della funzione è: ρ(m)= j(−m) −log(1−d) m Osserviamo in particolare che lim ρ (m) = lim m →±∞ 1 − (1 − d ) m →±∞ 1 m 1 m = lim 1 m →0 1 − (1 − d ) 1 m 1 m = − log(1 − d ) (limite notevole) e poniamo per definizione ρ = −log(1 − d) ρ è detto tasso nominale di sconto per periodo unitario rinnovabile istante per istante o, più sinteticamente, intensità istantanea di sconto. Significato finanziario Osservazione Confrontiamo le due espressioni δ = log(1 + i ) (50) ρ = − log(1 − d ) (51) i , segue, sostituendo nella (51) 1+ i i 1 ρ = − log(1 − d ) = − log 1 − = − log = − [ log1 − log(1 + i )] = log(1 + i ) = δ 1 + i 1 + i Ricordando che è d = cioè δ = ρ L’intensità istantanea di interesse è uguale all’intensità istantanea di sconto. Infatti, dato il significato finanziario di intensità istantanea di interesse e di sconto, non ha senso distinguere l’inizio e la fine di un intervallo di tempo di ampiezza infinitesima. Generalizzazione Osservazione Lo studio dei tassi di interesse e di sconto convertibili ha riguardato finora il caso particolare del regime finanziario della capitalizzazione composta, per il quale le definizioni di j(m) e ρ(m) si particolarizzano – come ampiamente visto – nelle: j (m) = m ⋅ (1 + i ) m − 1 1 e ρ (m) = m ⋅ 1 − (1 − d ) 1 m Il comportamento al limite dei tassi di interesse e di sconto convertibili ha condotto a definire l’intensità istantanea (di interesse e di sconto), sempre nell’ambito del regime della capitalizzazione composta. L’obiettivo diviene quindi la generalizzazione di tale risultato, vale a dire la definizione di un’intensità istantanea a prescindere dallo specifico regime finanziario. L’importanza di tale estensione risiede nel fatto che – come si vedrà – l’espressione che dedurremo in generale, scritta per ciascuno specifico regime finanziario, permetterà di stabilire se il regime stesso consente o meno opportunità di arbitraggio. Generalizzazione (il caso di leggi dipendenti dalla sola durata) Consideriamo il fattore di capitalizzazione come dipendente dalla sola durata dell’operazione finanziaria e valutiamo l’interesse prodotto tra le epoche t0 e t0+∆t da un importo unitario investito all’epoca 0. r(t0 + ∆t) It0, t0 + ∆t r(t0) 1 0 t0 t0 + ∆t Moltiplicando e dividendo per r(t0), l’interesse I t0 , t0 + ∆t = r (t0 + ∆t ) − r (t0 ) può essere scritto in modo equivalente come I t0 ,t0 + ∆t = r (t0 ) r (t0 + ∆t ) − r (t0 ) r (t0 ) (52) Generalizzazione (il caso di leggi dipendenti dalla sola durata) Poiché per ipotesi la funzione r(t) è continua e derivabile, l’incremento r(t0+∆t) − r(t0) può essere approssimato dal differenziale r’(t0)⋅∆t, quando ∆t→0. r(t0 + ∆t) r(t0+∆t)−r(t0) r’(t0)⋅∆t r(t0) y = r(t0) + r’(t0)⋅∆t 1 0 t0 t0 + ∆t Sostituendo nella (52) si ha I t0 ,t0 + ∆t = r (t0 ) ⋅ r (t0 + ∆t ) − r (t0 ) r '(t0 ) ⋅ ∆t r '(t0 ) ≅ r (t0 ) ⋅ = r (t0 ) ⋅ ⋅ ∆t r (t0 ) r (t0 ) r (t0 ) (∆t → 0) Forza di interesse (per leggi dipendenti dalla sola durata) Ovvero, per t qualsiasi I t ,t + ∆t ≅ r (t ) ⋅ r '(t ) ⋅ ∆t r (t ) ( ∆t → 0) Concludendo, un capitale unitario investito all’epoca 0 determina tra t e t+∆t un interesse proporzionale: • al capitale r(t) disponibile in t ; • all’intervallo di tempo ∆t ; • alla funzione r '(t ) r (t ) Ricordando che D log r (t ) = r '(t ) , poniamo per definizione r (t ) δ (t ) = D log r (t ) = r '(t ) r (t ) (53) La funzione δ(t) prende il nome di forza di interesse o Intensità istantanea di interesse. Forza di interesse (per leggi dipendenti dalla sola durata) Integrando entrambi i membri della (53), si ha t t t ∫ δ ( s)ds = ∫ D log r ( s)ds ; ∫ δ (s)ds = [log r (s)]0 ; 0 0 t 0 t log r (t ) − log r (0) = ∫ δ ( s )ds ; t log r (t ) = ∫ δ ( s )ds 0 0 cioè infine r (t ) = t ∫ δ ( s ) ds e0 (54) Data la forza di interesse, la (54) consente di ricavare il fattore di capitalizzazione. Sfruttando le relazioni fondamentali, segue v(t ) = 1 1 = t r (t ) ∫ δ ( s ) ds e0 t − ∫ δ ( s ) ds =e 0 Data la forza di interesse, la (55) consente di ricavare il fattore di attualizzazione. (55) Forza di interesse (per leggi dipendenti dalla sola durata) Osservazione 1 Riconsideriamo la relazione r (t ) = , dalla quale segue v(t ) r '(t ) = − v '(t ) v 2 (t ) Sostituendo il risultato nella (53) si ha δ (t ) = r '(t ) v '(t ) 1 v '(t ) v '(t ) =− 2 ⋅ = − 2 ⋅ v(t ) = − = − D log v (t ) r (t ) v (t ) r (t ) v (t ) v (t ) (56) Nella forma espressa dalla (56), la funzione δ(t) prende il nome di forza di sconto o intensità istantanea di sconto. Si osservi che, integrando entrambi i membri della (56), si perviene sempre alla (55). t t t ∫ δ ( s)ds = −∫ D log v(s)ds ; ∫ δ ( s)ds = − [log v(s)]0 ; 0 0 0 t − log v(t ) + log v(0) = ∫ δ ( s )ds ; 0 da cui infine v (t ) t − ∫ δ ( s ) ds =e 0 , cioè la (55). t t log v (t ) = − ∫ δ ( s )ds 0 Forza di interesse (per leggi dipendenti dalla sola durata) Esempio Sia data la forza di interesse δ(t) = 1 + t2. Calcolare il fattore di capitalizzazione corrispondente. t ∫ δ ( s ) ds r (t ) = e 0 = t 2 ∫ (1+ s ) ds =e 0 =e t s3 s + 3 0 3 = t+t e 3 Osserviamo che sono verificate le condizioni perché r(t) sia un fattore di capitalizzazione: 10 r (t ) > 0 , ∀t ∈ 9 r (0) = 1 8 3 2 r '(t ) = (1 + t )e t + t3 > 0 , ∀t ∈ (r (t ) è crescente) 7 6 5 4 3 2 1 0 0 0.2 0.4 0.6 0.8 1 1.2 1.4 Forza di interesse (per leggi dipendenti dalla sola durata) 1. Nel regime della capitalizzazione composta è r(t) = (1 + i)t, per cui r '(t ) (1 + i )t log(1 + i ) δ (t ) = = = log(1 + i ) = δ t r (t ) (1 + i ) Si osservi che, in questo regime, la forza di interesse non dipende dal tempo. Si osservi inoltre che la (53) generalizza la (50), nel senso che recupera il valore di δ già calcolato come limite del tasso di interesse convertibile al tendere di m ad infinito. Si consideri δ = log(1 + i ) ⇔ eδ = 1 + i ⇔ eδ t = (1 + i )t Pertanto, nel regime della capitalizzazione composta, il fattore di capitalizzazione può scriversi come r (t ) = eδ t (57) Dalla (57), attraverso le relazioni fondamentali, seguono le 1 1 = δ t = e −δ t r (t ) e (58) i (t ) = r (t ) − 1 = eδ t − 1 (59) d (t ) = 1 − v(t ) = 1 − e −δ t (60) v(t ) = Forza di interesse (per leggi dipendenti dalla sola durata) 2. Nel regime della capitalizzazione semplice è r(t) = 1 + i⋅t, per cui δ (t ) = r '(t ) i = r (t ) 1 + i ⋅ t Si osservi che, in questo regime, la forza di interesse dipende dal tempo. 3. Nel regime dello sconto commerciale è r (t ) = 1 1− d ⋅t d r '(t ) (1− d ⋅t )2 d d δ (t ) = = = − d ⋅ t = (1 ) 2 1 r (t ) − d ⋅ t (1 ) 1− d ⋅t 1− d ⋅t Si noti che, in questo regime, la forza di interesse dipende dal tempo. Forza di interesse (per leggi dipendenti da epoca iniziale e finale) Per definire la forza di interesse anche in relazione a leggi dipendenti dall’epoca iniziale e finale dell’operazione finanziaria, consideriamo il fattore di capitalizzazione r(x, y). Si avrà che l’interesse prodotto tra le epoche y ed (y + ∆y) da un importo unitario investito all’epoca x è dato da I y , y +∆y = r ( x, y + ∆y ) − r ( x, y ) Tale differenza, fatte le opportune ipotesi sulla funzione r, potrà approssimarsi mediante il differenziale, calcolato derivando parzialmente rispetto alla variabile y. I y , y +∆y ≅ ∂r ( x, y ) ⋅ ∆y = r ( x, y ) ⋅ ∂y ∂r ( x , y ) ∂y r ( x, y ) ⋅ ∆y (∆y → 0) La funzione ∂ δ ( x, y ) = log r ( x, y ) = ∂y ∂ r ( x, y ) ∂y r ( x, y ) (61) definisce la forza di interesse per operazioni finanziarie dipendenti dall’epoca iniziale e finale. E’ immediato verificare che la (61) può scriversi anche in termini di fattore di attualizzazione come ∂ δ ( x, y ) = − v( x, y ) ∂y v( x, y ) (62) Forza di interesse (per leggi dipendenti da epoca iniziale e finale) Analogamente a quanto fatto per la forza di interesse nel caso di leggi dipendenti dalla sola durata, integrando ambo di membri della (61) rispetto alla variabile y e sviluppando, si ha y y y ∂ = δ ( x , s ) ds ∫x ∫x ∂s log r ( x, s) ds y ∫ δ ( x, s)ds = [log r ( x, s)]x ⇒ ⇒ x y y ∫ δ ( x, s)ds = log r ( x, y) − log r ( x, x) ∫ δ ( x, s)ds = log r ( x, y ) ⇒ x x da cui infine y ∫ δ ( x , s ) ds r ( x, y ) = e x (63) Con la (63), nota la forza di interesse, ricaviamo la legge di capitalizzazione. Al solito, ricordando la relazione r ( x, y ) = 1 si ha anche v ( x, y ) y v ( x, y ) = 1 y ∫ − δ ( x , s ) ds =e x ∫ δ ( x , s ) ds ex Con la (64), nota la forza di interesse, ricaviamo la legge di attualizzazione. (64) Forza di interesse (per leggi dipendenti da epoca iniziale e finale) Osservazione La definizione della forza di interesse anche per leggi di due variabili consente di sottolineare come in un mercato ideale il prezzo del contratto a termine dipende dalla forma che la forza di interesse ha all’epoca u di stipula del contratto stesso. Infatti nel mercato ideale si ha v(u , x, y ) = v(u , y ) v(u , x) Sostituendo la (64) segue v(u , x, y ) = y − ∫ δ (u , s ) ds e u x − ∫ δ (u , s ) ds e u y x − ∫ δ (u , s ) ds + ∫ δ ( u , s ) ds u v(u , x, y ) = e u da cui infine v(u , x, y ) = y x x − ∫ δ (u , s ) ds − ∫ δ (u , s ) ds + ∫ δ (u , s ) ds x u v (u , x , y ) = e u y − ∫ δ (u , s ) ds e x La forma della forza di interesse viene definita all’epoca u Forza di interesse (per leggi dipendenti da epoca iniziale e finale) L’osservazione precedente può essere formulata in termini di forza di interesse. Dalla v(u , y ) = v(u, x) ⋅ v(u, x, y ) passando ai logaritmi, si ha log v(u , y ) = log v(u , x) + log v(u , x, y ) Derivando rispetto a y ambo i membri segue ∂ ∂ ∂ log v(u , y ) = log v(u , x) + log v (u , x, y ) ∂y ∂y ∂y da cui δ (u , y ) = δ (u , x, y ) All’epoca u si fissa la forma della forza di interesse, quale che sia l’epoca x nella quale viene regolato il prezzo. Scindibilità (per leggi di due variabili) Ricordiamo che in un mercato ideale, per u ≤ x ≤ y, vale la (5), ovvero la r(u, y) = r(u, x) ⋅ r(u, x, y) [ v(u, y) = v(u, x) ⋅ v(u, x, y) ] nella quale r(u, x, y), fattore di capitalizzazione a termine, sottolinea la natura prospettiva della relazione (si guarda cioè ai prezzi che le condizioni di mercato all’epoca u implicano per il futuro). In termini retrospettivi, cioè dall’epoca x in poi – quando è noto il prezzo a pronti futuro r(x,y) – la relazione può scriversi come: r(u, y) = r(u, x) ⋅ r(x, y) (65) [ v(u, y) = v(u, x) ⋅ v(x, y) ] La (65) stabilisce che un capitale unitario investito all’epoca u produce all’epoca y un montante uguale a quello che si otterrebbe investendo all’epoca u un capitale unitario, disinvestendo lo stesso ad una qualsiasi epoca intermedia x e proseguendo l’investimento dell’importo ottenuto fino all’epoca y. Una legge finanziaria che verifica la (65) si dice scindibile. In altri termini, la condizione di scindibilità implica che il montante generato da un investimento non sia alterato da una capitalizzazione intermedia degli interessi Scindibilità (per leggi di due variabili) Osservazione Come si è visto, in un mercato ideale in condizioni di certezza vale sia la r(u, y) = r(u, x) ⋅ r(u, x, y) [v(u, y) = v(u, x) ⋅ v(u, x, y)] che la r(u, y) = r(u, x) ⋅ r(x, y) [v(u, y) = v(u, x) ⋅ v(x, y)] e pertanto deve essere r(x, y) = r(u, x, y) (66) [v(x, y) = v(u, x, y)] Il futuro fattore di capitalizzazione [ prezzo ] a pronti deve essere uguale al fattore di capitalizzazione [ prezzo ] a termine. La relazione (66), che costituisce una definizione alternativa di scindibilità, è una condizione molto più forte dell’assenza di arbitraggio (cioè della (5)) e raramente è verificata nelle situazioni di mercato reali. Scindibilità (per leggi di due variabili) Due teoremi fondamentali sulla scindibilità Scindibilità (per leggi di due variabili) Teorema La legge finanziaria in due variabili r(u, y) è scindibile se e solo se esiste una legge di una variabile f tale che r (u , y ) = f ( y) f (u ) (67) Dim. f ( y) a) La condizione è sufficiente. Infatti, posto che valga la r (u , y ) = f (u ) r (u , x) ⋅ r ( x, y ) = f ( x) f ( y ) f ( y) ⋅ = f (u ) f ( x ) f (u ) segue = r (u , y ) b) La condizione è necessaria. Dalla condizione di scindibilità r (u , y ) = r (u , x) ⋅ r ( x, y ) non dipendendo il primo membro da x, poniamo x = x0 e scriviamo i fattori al secondo membro come funzioni di una variabile, cioè r(u, x0) = g(u) e r(x0, y) = f(y). Segue r (u , y ) = g (u ) ⋅ f ( y ) (68) Se y = u, r(u, u) = 1 e la (68) diviene g (u ) ⋅ f (u ) = 1 da cui Sostituendo nella (68) segue r (u , y ) = g (u ) = 1 f (u ) f ( y) , cioè la (67). f (u ) (c.v.d.) Scindibilità (per leggi di due variabili) Significato finanziario Il teorema appena dimostrato è suscettibile della seguente interpretazione finanziaria: una legge in due variabili (dipendente dall’epoca iniziale e finale dell’operazione finanziaria) è scindibile se e solo se, nell’arco di tempo considerato (u, y), essa può essere rappresentata come montante di proseguimento di un importo unitario investito all’epoca u. Per chiarire il senso di quanto sopra si consideri lo schema 1 f (u ) 1 f ( y) f (u ) 1 0 u r(u,y) y dal quale risulta evidente il significato finanziario della funzione f, fattore di capitalizzazione dipendente dalla sola durata dell’operazione finanziaria. Scindibilità (per leggi di due variabili) Teorema (di Cantelli) La legge finanziaria in due variabili r(u, y) è scindibile se e solo se la corrispondente forza di interesse dipende al più dall’epoca di disinvestimento. Dim. a) La condizione è necessaria [ r(u, y) = r(u, x)⋅r(x, y) ⇒ δ(u, y) = δ(y) ] Dalla scindibilità r (u , y ) = r (u , x) ⋅ r ( x, y ) passando ai logaritmi, si ha log r (u , y ) = log r (u , x ) + log r ( x, y ) Derivando rispetto a y ∂ ∂ ∂ log r (u , y ) = log r (u , x ) + log r ( x, y ) ∂y ∂y ∂y da cui ∂ ∂ log r (u, y ) = log r ( x, y ) ∂y ∂y ovvero δ (u , y ) = δ ( x, y ) ( = δ ( y) ) Scindibilità (per leggi di due variabili) b) La condizione è sufficiente [ δ(u, y) = δ(y) ⇒ r(u, y) = r(u, x)⋅r(x, y) ] Dalla δ (u , y ) = δ ( y ) integrando la forza di interesse, per l’additività dell’operatore integrale si ha y x y u x ∫ δ ( s)ds = ∫ δ (s)ds + ∫ δ ( s)ds u Per definizione, una primitiva della funzione δ è log r(u, s), per cui segue y x y [log r (u, s)]u = [log r (u, s)]u + [log r ( x, s)]x da cui log r (u , y ) r (u , x) r ( x, y ) = log + log r (u , u ) r (u , u ) r ( x, x ) ovvero log r (u , y ) = log ( r (u , x ) ⋅ r ( x, y ) ) ed infine r (u , y ) = r (u , x) ⋅ r ( x, y ) (c.v.d.) Scindibilità (per leggi di due variabili) Significato finanziario Il teorema di Cantelli appena dimostrato è interpretabile finanziariamente nel senso che segue: una legge in due variabili (dipendente dall’epoca iniziale e finale dell’operazione finanziaria) è scindibile nell’intervallo (u, y) se e solo se la redditività dell’operazione all’epoca y non dipende dall’epoca nella quale l’operazione stessa ha avuto inizio. La redditività dell’o.f. dipende al più dall’epoca nella quale viene calcolata. È come se il mercato stesso fosse regolato da un unico contratto, descritto, in ogni istante u, dalla forza d’interesse δ(y) Scindibilità (per leggi di due variabili) Esempi 1) Le leggi finanziarie del regime della capitalizzazione composta sono scindibili. Per verificarlo si può procedere direttamente dalla condizione (65) r (u , x) ⋅ r ( x, y )=(1 + i ) x −u ⋅ (1 + i ) y − x =(1 + i ) x −u + y − x =(1 + i ) y −u = r (u , y ) In alternativa si può verificare la condizione di Cantelli, calcolando la forza di interesse δ(u, y) ∂ ∂ (1 + i ) y −u log(1 + i ) y −u = log(1 + i ) δ (u , y ) = log r (u, y ) = log(1 + i ) = y − u ∂y ∂y (1 + i ) Essendo la forza di interesse costante, la condizione è verificata. 2) Le leggi finanziarie del regime della capitalizzazione semplice non sono scindibili. Infatti, dalla condizione (65) r (u , x) ⋅ r ( x, y )= [1 + i ⋅ ( x − u ) ] ⋅ [1 + i ⋅ ( y − x) ] ≠ [1 + i ⋅ ( y − u )] = r (u , y ) In alternativa si può verificare la condizione di Cantelli δ (u , y ) = ∂ ∂ i log r (u , y ) = log [1 + i ⋅ ( y − u ) ] = ∂y ∂y 1 + i ⋅ ( y − u) La forza di interesse dipende da y e da u, pertanto la condizione non è verificata. Scindibilità (per leggi di due variabili) 3) Le leggi finanziarie del regime dello sconto commerciale non sono scindibili. Per verificarlo si può procedere direttamente dalla condizione (65) r (u , x) ⋅ r ( x, y )= 1 1 1 ⋅ ≠ = r (u , y ) 1 − d ⋅ ( x − u ) 1 − d ⋅ ( y − x) 1 − d ⋅ ( y − u ) Come in precedenza, si può in alternativa verificare la condizione di Cantelli, calcolando la forza di interesse δ (u , y ) = ∂ ∂ 1 d log r (u , y ) = log = ∂y ∂y 1 − d ⋅ ( y − u ) [1 − d ( y − u )] La forza di interesse dipende da y e da u, pertanto la condizione non è verificata. Scindibilità (per leggi di una variabile) E’ stata analizzata la forza di interesse nel caso di leggi finanziarie di due variabili. Interessa ora stabilire come è possibile riformulare il teorema di Cantelli nel caso di leggi dipendenti dalla sola durata. Per far ciò premettiamo la seguente Definizione di uniformità (o traslabilità) La legge finanziaria r(x, y) [ v(x,y) ] è detta uniforme se r ( x, y ) = r ( y − x ) [ v ( x, y ) = v ( y − x ) ] (una legge è dunque uniforme se dipende dalla sola durata dell’operazione finanziaria). Esempio Le leggi finanziarie del regime della capitalizzazione composta in ipotesi di struttura piatta dei tassi di interesse sono uniformi. Infatti: r ( x, y ) = r ( y − x) = (1 + i ) y − x Allo stesso modo si può verificare che tali sono anche le leggi del regime della capitalizzazione semplice e dello sconto commerciale (sempre in ipotesi di struttura piatta). Scindibilità (per leggi di una variabile) La condizione scindibilità per leggi di due variabili è espressa dalla (66) r(u, y) = r(u, x) ⋅ r(x, y) Se la legge r è uniforme, ponendo t=x−u s=y−x t u s x y segue r(u, x) = r(x−u) = r(t) r(x, y) = r(y−x) = r(s) r(u, y) = r(y−u) = r(y−x+x−u) = r(s+t) = r(t+s) Con le posizioni fatte, la condizione di scindibilità (66) diviene r(t + s) = r(t) ⋅ r(s) (69) Scindibilità (per leggi di una variabile) Con riferimento alla (69), il teorema di Cantelli può essere riformulato come segue Teorema di Cantelli (per leggi di una sola variabile) La legge r(t) è scindibile se e solo se la corrispondente forza di interesse è costante. Dim. a) La condizione è necessaria ( r(t + s) = r(t) ⋅ r(s) ⇒ δ(t + s) = δ(s) = δ ) Infatti, dalla r (t + s ) = r (t ) ⋅ r ( s ) passando ai logaritmi log r (t + s ) = log r (t ) + log r ( s ) e derivando d d d log r (t + s ) = log r (t ) + log r ( s ) ds ds ds da cui δ (t + s) = δ ( s) (= δ ) Scindibilità (per leggi di una variabile) b) La condizione è sufficiente (δ(s) = δ ⇒ r(t + s) = r(t) ⋅ r(s) ) Infatti, integrando ambo i membri della δ(s) = δ , si ha t t 0 0 ∫ δ ( s)ds = ∫ δ ds t [log r ( s)]0 = δ t r (t ) = eδ t t d ∫0 ds log r (s)ds = δ t log r (t ) = δ t con δ ∈ (70) Pertanto, la costanza della forza di interesse implica il fattore di capitalizzazione (70). E’ immediato osservare che la funzione (70) verifica le seguenti condizioni: i. é continua e derivabile ii. r (0) = 1 iii. r '(t ) = δ r (t ) Si noti che la (iii) altro non è che la forza di interesse δ. δ (t ) = D log r (t ) = r '(t ) r (t ) L’analisi funzionale elementare dimostra che se esiste una funzione che gode delle (i)(iii), essa è unica ed è tale da verificare la (69). Infatti: Scindibilità (per leggi di una variabile) Unicità Supponiamo esista una funzione g(t) che soddisfa le (i)-(iii). Allora d g g ' r − gr ' δ gr − gδ r = =0 = 2 2 dt r r r cioè, la derivata prima della funzione rapporto g(t)/r(t) è nulla e pertanto la funzione g(t)/r(t) è costante. Poiché g(0)/r(0) = 1, segue che g(t)/r(t) = 1, cioè che g(t) = r(t). r(t + s) = r(t)⋅⋅r(s) ∀ t, s ∈ Sia s un arbitrario numero reale. Consideriamo la funzione r (t + s ) h(t ) = r (t ) e osserviamo che h(0) = r(s). Calcoliamo la derivata di h: h '(t ) = r '(t + s ) r (t ) − r (t + s )r '(t ) δ r (t + s )r (t ) − r (t + s )δ r (t ) = =0 2 2 r (t ) r (t ) La derivata prima è nulla, pertanto la funzione h(t) è costante. Ma h(0) = r(s), per cui h(t) = r(s). Segue quindi che r (s) = r (t + s ) r (t ) ⇔ r (t + s ) = r (t ) ⋅ r ( s ) c.v.d. Scindibilità (per leggi di una variabile) Osservazioni 1. La (70) è finanziariamente consistente se δ > 0. In questo caso infatti r(t) > 1 per t > 0 (si ricordi che δ indica qui la forza d’interesse). Si osservi anche che la (70) è già stata dedotta dalla relazione che lega il fattore di capitalizzazione all’intensità istantanea di interesse nel regime della capitalizzazione composta [cfr. la (57)]. 2. (Equità finanziaria) Consideriamo l’operazione finanziaria elementare consistente nella consegna da parte di un contraente di un capitale P all’epoca x, in cambio della consegna – dalla controparte – di un capitale M all’epoca successiva y. L’operazione si dice equa rispetto ad un’assegnata legge finanziaria (valida in un periodo di tempo contenente le due epoche x ed y) se M risulta uguale al montante di P (o, equivalentemente, se P risulta uguale al valore attuale di M). Se la legge finanziaria è scindibile, allora la condizione di equità può essere anche enunciata nel seguente modo: un’operazione è equa se riportando finanziariamente ad una qualsiasi epoca u gli importi dovuti dai contraenti si ottengono valori uguali. Ne consegue che un’operazione finanziaria costituita da un numero finito di operazioni finanziarie elementari eque è equa. Tale proprietà non vale per una legge non scindibile. Operazione finanziaria composta Finora abbiamo analizzato il caso di operazioni finanziarie elementari. Se la prestazione ha ad oggetto l’importo P all’epoca x e la controprestazione l’importo M all’epoca y, l’operazione è definita dal confronto di due coppie del tipo F = { (P, x), (M, y) } Se invece, a fronte di una prestazione, hanno luogo più controprestazioni F = { (P, x), (M1, y1) , (M2, y2),…, (Mn, yn) } oppure, più prestazioni danno luogo ad una controprestazione F = { (P1, x1) , (P2, x2),…, (Pn, xn), (M, y) } oppure, più prestazioni danno luogo a più controprestazioni F = { (P1, x1) , (P2, x2),…, (Pn, xn), (M1, y1) , (M2, y2),…, (Mr, yr) } allora si hanno operazioni finanziarie composte, per analizzare le quali occorre costruire adeguati schemi di valutazione che consentano di riferire ad una stessa epoca (epoca di valutazione) gli importi distribuiti sullo scadenzario. Concettualmente la valutazione non è dissimile da quella delle operazioni elementari; la difficoltà risiede nel fatto che occorre valutare più importi. Rendita finanziaria Consideriamo l’operazione finanziaria composta che si sviluppa come segue R0 R1 R2 Rk−1 Rk Rk+1 Rn t0 t1 t2 tk−1 tk tk+1 tn In corrispondenza di ciascuna delle n + 1 epoche (scadenze) t0,t1,...,tn maturano gli n + 1 importi R0, R1,..., Rn. Definiamo: • rendita la successione di importi {Rk}k = 0,...,n • rata (della rendita) il singolo importo Rk (k = 0,…, n) • cash flow (dell’operazione) la successione (R0, t0), (R1, t1),…, (Rn, tn) • valore capitale (della rendita) all’epoca T la somma delle rate finanziariamente riferite all’epoca di valutazione T Assumiamo che sia: • Rk > 0 se la rata è dovuta al soggetto che valuta l’operazione finanziaria • Rk < 0 se la rata è dovuta dal soggetto che valuta l’operazione finanziaria • Rk = 0 altrimenti (il senso di questa assunzione sarà chiaro tra breve) Classificazione delle rendite In rapporto all’intervallo di tempo tra le rate Rendita periodica se tk − tk−1 = u (k = 1,…, n) u è il periodo Rendita non periodica In rapporto al periodo unitario Rendita intera Se la rata è riferita al periodo unitario Es. u = 1 anno → Rendita annuale u = 1 semestre → Rendita semestrale u = 1 mese → Rendita mensile Rendita frazionata Se la rata è riferita a frazioni (1/m) del periodo unitario Es. u = 1 anno, rata riferita a ½⋅u (m = 2) → Rendita frazionata semestrale Se m → ∞ la rendita è detta continua Classificazione delle rendite (segue) In rapporto alle rate Rendita costante Se tale è la rata Rendita variabile Se la rata non è costante In rapporto al numero delle rate Rendita temporanea Se il numero delle rate è finito Rendita perpetua Se il numero delle rate è una infinità numerabile In rapporto all’istante di pagamento della rata (fissato il periodo unitario) Rendita anticipata Se la rata viene corrisposta all’inizio del periodo cui è relativa R1 R2 R3 Rn t0 t1 t2 tn−1 tn Rendita posticipata Se la rata viene corrisposta alla fine del periodo cui è relativa t0 R1 R2 Rn−1 Rn t1 t2 tn−1 tn Classificazione delle rendite (segue) In rapporto all’orizzonte temporale Rendita immediata Se la prima rata è riferita al primo periodo dell’orizzonte temporale Rendita differita Se la prima rata è differita rispetto al primo periodo dell’orizzonte temporale Esempio di rendita immediata (posticipata) Esempio di rendita differita di t periodi unitari (anticipata) t0 R1 R2 R n− 1 R n t1 t2 tn−1 tn 0 R1 R2 Rn t t1 tn−1 tn Valore capitale della rendita finanziaria Data la rendita R0 R1 R2 Rk−1 Rk Rk+1 Rn t0 t1 t2 tk−1 tk tk+1 tn l’obiettivo primario è valutarne il valore capitale alla generica epoca T. Evidentemente • se T ≤ t0, si dovranno attualizzare tutti gli importi ed il valore capitale AT sarà n AT = R 0 v(T , t0 ) + R 1 v(T , t1 ) + ... + R k v(T , tk ) + ... + R n v(T , tn ) = ∑ Rk v(T , tk ) (71) k =0 • se T ≥ tn, si dovranno capitalizzare tutti gli importi ed il valore capitale ST sarà n ST = R 0 r (t0 , T ) + R 1 r (t1 , T ) + ... + R k r (tk , T ) + ... + R n r (tn , T ) = ∑ Rk r (tk , T ) (72) k =0 • se è un’epoca intermedia, p.es. tk−1 ≤ T ≤ tk, si dovranno capitalizzare tutti gli importi che precedono T ed attualizzare tutti gli importi che seguono T. In questo caso, il valore capitale VT sarà VT = R 0 r (t0 , T ) + R 1 r (t1 , T ) + ... + R k −1 r (tk −1 , T ) + R k v(T , tk ) + ... + R n v(T , tn ) = k −1 n j =0 j =k = ∑ R j r (t j , T ) + ∑ R j v (T , t j ) (73) Valore capitale della rendita finanziaria. Rendite periodiche Osservazioni 1. E’ evidente che concretamente il calcolo del valore capitale di una rendita dipende dal regime finanziario attraverso il quale si esplicitano i fattori di attualizzazione e capitalizzazione delle (71)-(73). Così, per esempio, ipotizzando una struttura piatta dei tassi di interesse, la (71) si particolarizza come segue (si ricordi che T ≤ t0) n T − tk R (1 + i ) (nel regime della capitalizzazione composta) ∑ k k =0 n n −1 R v ( T , t ) = R 1 + i ⋅ ( t − T ) (nel regime della capitalizzazione semplice) [ ] ∑ k ∑ k k k k =0 k =0 n ∑ Rk [1 − d ⋅ (tk − T ) ] (nel regime dello sconto commerciale) k =0 Analoghe considerazioni valgono per la (72) e la (73). 2. Dato lo scadenzario t0< t1 < ... < tk < ... < tn (tk∈ un’unità di misura tale che risulti tk − tk −1 = 1 ) è sempre possibile determinare ( k = 1,..., n) cioè è sempre possibile equintervallare le scadenze, eventualmente inserendo rate nulle. Rendite periodiche Esempio R0 R1 R2 R3 t0 R0 t1 R1 t2 R2 t3 R3 t0 t1 t2 t3 Denominiamo R1 ← R3 ; R2 ← R5; R3 ← R7 t1 ← t3 ; t2 ← t5; t3 ← t7 Introduciamo R1 = 0 ; R2 = 0 ; R4 = 0 ; R6 = 0 t 1 ; t 2 ; t 4; t 6 R0 R1 R2 R3 R4 R5 R6 R7 t0 t1 t2 t3 t4 t5 t6 t7 Poiché ogni rendita può essere resa periodica, le relazioni che svilupperemo riguarderanno solo il caso di rendite periodiche di periodo unitario. Ci riferiremo quindi in generale a scadenzari del tipo R0 R1 R2 Rk Rn t t+1 t+2 t +k t+n il che consentirà di semplificare le formule per la valutazione delle rendite. Valori attuali e Montanti Valore attuale di una rendita Esplicitiamo AT (cioè la (71)) ed ST (cioè la (73)) – quando necessario e/o possibile – specificando le assunzioni circa: a) Il regime finanziario, che assumeremo essere quello della capitalizzazione composta; b) Il tipo di fattore di attualizzazione: Periodale A pronti per periodo unitario A termine Medio Con struttura piatta del tasso. c) L’epoca cui è riferita la valutazione, che sarà T = t per il valore attuale e T = t + n per il montante a) Il tipo di rata (variabile o costante) Si osservi che la c) consente di separare, nel calcolo del valore attuale, la rata R0 che, maturando all’epoca T, non necessita di essere attualizzata. Nel caso in cui sia R0 ≠ 0 sarà sufficiente sommare R0 al valore capitale della rendita definita a partire dalla rata R1. Ove opportuno, nelle formule che seguono si utilizzerà questa possibilità. Valore attuale di una rendita (tasso periodale) Prezzo (tasso) a pronti periodale A rata variabile n n AT = ∑ Rk v(T , t + k ) = ∑ Rk [1 + i (T , t + k ) ] k =0 −1 (74) k =0 A rata costante n n AT = R ∑ v(T , t + k ) = R ∑ [1 + i (T , t + k )] k =0 −1 (75) k =0 Schema Rnv(T, t+n) Rkv(T, t+k) R2v(T, t+2) R1v(T, t+1) R0 R1 R2 Rk Rn T=t t+1 t+2 t +k t+n Montante di una rendita (tasso periodale) Fattore di capitalizzazione (tasso) a pronti periodale A rata variabile n n WT = ∑ Rk r (t + k , T ) = ∑ Rk [1 + i (t + k , T ) ] k =0 (74.1) k =0 A rata costante n n WT = R ∑ r (t + k , T ) = R ∑ [1 + i (t + k , T ) ] k =0 (75.1) k =0 Schema R0r(t, T) Rkr(t+1, T) Rn−2r(t+n−2, T) Rn−1t(t+n−1, T) R0 R1 R n− 2 t t+1 t+n−2 R n −1 Rn t+n−1 t+n=T Valore attuale di una rendita (tasso a pronti) Prezzo (tasso) a pronti per periodo unitario A rata variabile k n n k AT = R0 + ∑ Rk ∏ v(t + s − 1, t + s ) = R0 + ∑ Rk ∏ [1 + i (t + s − 1, t + s )] k =1 k =1 s =1 −1 (76) s =1 A rata costante k n −1 AT = R + R ∑ ∏ v(t + s − 1, t + s) = R 1 + ∑ ∏ [1 + i (t + s − 1, t + s )] k =1 s =1 k =1 s =1 n k Schema Rnv(t, t+1)v(t+1, t+2)…v(t+n−1, t+n) Rkv(t, t+1)v(t+1, t+2)…v(t+k−1, t+k) R2v(t, t+1)v(t+1, t+2) R1v(t, t+1) R0 R1 R2 Rk Rn T=t t+1 t+2 t +k t+n (77) Montante di una rendita (tasso a pronti) Fattore di capitalizzazione (tasso) a pronti per periodo unitario A rata variabile n −1 n −1 n −1 n −1 ST = ∑ Rk ∏ r (t + s, t + s + 1) + Rn = ∑ Rk ∏ [1 + i (t + s − 1, t + s ) ] + Rn k =0 s=k k =0 (76.1) s=k A rata costante n −1 n −1 n −1 n −1 ST = R 1 + ∑ ∏ r (t + s, t + s + 1) = R 1 + ∑ Rk ∏ [1 + i (t + s − 1, t + s ) ] k =0 s = k k =0 s = k Schema R0r(t, t+1)r(t+1, t+2)…r(t+n−1, t+n) R1r(t+1, t+2)r(t+2, t+3)…r(t+n−1, t+n) Rkr(t+k, t+k+1) …r(t+n−1, t+n) Rn−1r(t+n−1, t+n) R0 R1 Rk Rn−1 Rn t t+1 t +k t+n−1 t+n=T (77.1) Valore attuale di una rendita (tasso a termine) Osservazione In un mercato ideale il prezzo (tasso) a termine è uguale al futuro prezzo (tasso) a pronti. Pertanto la (76) [(77)] può essere riscritta utilizzando il prezzo (tasso) a termine. A rata variabile k n n k AT = R0 + ∑ Rk ∏ v(t , t + s − 1, t + s ) = R0 + ∑ Rk ∏ [1 + i (t , t + s − 1, t + s ) ] k =1 k =1 s =1 −1 (78) s =1 A rata costante k n −1 AT = R + R ∑ ∏ v(t , t + s − 1, t + s) = R 1 + ∑ ∏ [1 + i (t , t + s − 1, t + s )] k =1 s =1 k =1 s =1 n k Schema Rnv(t, t+1)v(t, t+1, t+2)…v(t, t+n−1, t+n) Rkv(t, t+1)v(t, t+1, t+2)…v(t, t+k−1, t+k) R2v(t, t+1)v(t, t+1, t+2) R1v(t, t+1) R0 R1 R2 Rk Rn T=t t+1 t+2 t +k t+n (79) Montante di una rendita (tasso a termine) A rata variabile n −1 n −1 n −1 n −1 ST = ∑ Rk ∏ r (t , t + s, t + s + 1) + Rn = ∑ Rk ∏ [1 + i (t , t + s − 1, t + s ) ] + Rn k =0 s=k k =0 (78.1) s=k A rata costante n −1 n −1 n −1 n −1 ST = R 1 + ∑ ∏ r (t , t + s, t + s + 1) = R 1 + ∑ Rk ∏ [1 + i (t , t + s − 1, t + s ) ] k =0 s = k k =0 s = k Schema R0r(t, t+1)r(t,t+1, t+2)…r(t,t+n−1, t+n) R1r(t,t+1, t+2)r(t,t+2, t+3)…r(t,t+n−1, t+n) Rkr(t,t+k, t+k+1) …r(t,t+n−1, t+n) Rn−1r(t,t+n−1, t+n) R0 R1 Rk Rn−1 Rn t t+1 t +k t+n−1 t+n=T (79.1) Valore attuale di una rendita (tasso medio) Trattando il regime della capitalizzazione composta, abbiamo denotato (cfr. la (15)) con ī1(t, t+k) quel tasso di interesse medio riferito al periodo unitario che − applicato alle operazioni che iniziano in t e terminano in t+k − produce lo stesso risultato finanziario che si consegue attraverso la successione dei tassi a pronti operanti tra le epoche t e t+k. Si è visto che 1 k ι1 (t , t + k ) = [1 + i (t , t + k )] − 1 cioè, equivalentemente −1 k v1 (t , t + k ) = [1 + ι1 (t , t + k ) ] Ne consegue che in questo caso il valore attuale della rendita è Prezzo (tasso) medio per periodo unitario A rata variabile n n AT = ∑ Rk v1 (t , t + k ) = ∑ Rk [1 + ι1 (t , t + k ) ] −k k k =0 (80) k =0 A rata costante n n AT = R ∑ v1 (t , t + k ) = R ∑ [1 + ι1 (t , t + k )] k k =0 k =0 −k (81) Montante di una rendita (tasso medio) mentre il montante della rendita è Fattore di capitalizzazione (tasso) medio per periodo unitario A rata variabile n ST = ∑ Rk r1 (t + k , t + n) n n−k k =0 = ∑ Rk [1 + ι1 (t + k , t + n)] n−k (80.1) k =0 A rata costante n ST = R ∑ r1 (t + k , t + n) k =0 n n−k = R ∑ [1 + ι1 (t + k , t + n) ] k =0 n−k (81.1) Valore attuale di una rendita a tasso e rata costanti Le (74)-(81) consentono di calcolare il valore capitale (attuale) all’epoca T = t di una rendita periodica temporanea. I montanti possono ottenersi capitalizzando per n periodi i valori attuali determinati. Ciò sarà fatto ove possibile nei casi che saranno esaminati di seguito. Interessa ora stabilire come si semplificano le relazioni appena dedotte se: a) Il tasso di interesse per periodo unitario è costante (struttura piatta); b) la rata è costante. E’ evidente che il caso a) può formalmente scriversi come la (80), sostituendo al tasso medio ī1(t, t+k) il tasso costante i ed ottenendo semplicemente n n AT = ∑ Rk v = ∑ Rk (1 + i ) k k =0 −k (82) k =0 Altrettanto immediato è scrivere il valore attuale della rendita se anche la rata è costante. Sostituendo R in luogo delle Rk nella (82) segue semplicemente n n AT = R ∑ v = R ∑ (1 + i ) k k =0 k =0 −k (83) Valore attuale di una rendita a tasso e rata costanti (segue) La (83) può scriversi in forma compatta osservando che gli addendi della sommatoria sono in progressione geometrica di ragione v. Pertanto n ∑v k = 1 + v + v 2 + ... + v n (84) k =0 Moltiplicando per v n v ∑ v k = v + v 2 + v3 + ... + v n +1 (85) k =0 e sottraendo membro a membro la (85) dalla (84) n ∑v n k − v ∑ v k = 1 + v + v 2 + ... + v n − v − v 2 − v3 − ... − v n +1 k =0 k =0 n (1 − v)∑ v k = 1 − v n +1 k =0 da cui infine 1 − v n +1 v = ∑ 1− v k =0 n k (86) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Osservazione La (86) è stata ottenuta attualizzando le n+1 rate della rendita (R0 , R1 , …, Rn), la prima delle quali – maturando all’epoca T = t cui è riferita la valutazione – è stata moltiplicata per v0 = 1. Pertanto, per valutare il valore attuale della rendita nel caso in cui, anziché dall’epoca t, n rate decorrano dall’epoca t+1 (R1 , R2 , …, Rn), nella (86) occorrerà sottrarre 1. 1 − v n +1 1 − v n +1 − 1 + v 1 − vn v −1 = ∑v = −1 = =v ∑ 1− v 1− v 1− v k =0 k =1 n n k k ovvero 1 − vn 1 − vn 1 − vn v = 1 = = ∑ r −1 i −1 k =1 v n k (87) La (87) rappresenta il valore attuale di una rendita intera, temporanea n, posticipata, immediata, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse costante i. L’importanza della (87) è tale che ad essa viene riservata la notazione a , che si legge n i “ a figurato n al tasso i ”, cioè per definizione è a n i 1 − vn = i (88) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Avendo dedotto la (88), possiamo scrivere il valore attuale di una rendita intera, temporanea n, posticipata, immediata, di rata pari a R, valutata al tasso di interesse i: AT = R ⋅ a n i (89) Il montante della rendita può essere calcolato semplicemente capitalizzando la (88) 1 − vn (1 + i ) n − 1 n a (1 + i ) = (1 + i ) = n i i i n (90) La (90) rappresenta il montante di una rendita posticipata unitaria di durata pari a n periodi unitari valutata al tasso di interesse costante i. Alla (90) è riservata la notazione s , che si legge “ s figurato n al tasso i ”. E’ per n i definizione s n i r n − 1 (1 + i ) n − 1 = = i i (91) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita La (88) [(89)] può essere rappresentata sullo scadenzario come(*) t R1 R2 Rk Rn t+1 t+2 t +k t+n Se, anziché posticipata, la rendita fosse anticipata, lo scadenzario sarebbe R1 R2 R3 Rk+1 Rn t t+1 t+2 t +k t+n−1 t+n cioè tutte le rate risultrebbero traslate indietro di un periodo. Come si traduce analiticamente la traslazione nella (89) (ovvero nella (84)) ? (*) Benché le rate siano assunte come costanti, nello scadenzario le distinguiamo con il pedice per rendere più esplicita la “traslazione” delle stesse tra posticipata ed anticipata. intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Analiticamente, la traslazione equivale a scrivere la (84) fino al penultimo addendo, cioè n −1 ∑v k = 1 + v + v 2 + ... + v n −1 k =0 Come prima, moltiplicando per v e sottraendo membro a membro n −1 v ∑ v k = v + v 2 + v3 + ... + v n k =0 n −1 ∑v k =0 n −1 k − v ∑ v = 1 + v + v + ... + v k 2 n −1 2 3 n − v − v − v − ... − v ; k =0 n −1 (1 − v)∑ v k = 1 − v n k =0 cioè 1 − vn 1 − vn v = = ∑ d 1− v k =0 n −1 k (92) La (92) rappresenta il valore attuale di una rendita intera, temporanea n, anticipata, immediata, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse i. && , che si legge L’importanza della (92) è tale che ad essa viene riservata la notazione a n i “ a anticipato figurato n al tasso i ”, cioè per definizione è a&& n i 1 − vn = d (93) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Avendo dedotto la (93), possiamo scrivere il valore attuale di una rendita intera, temporanea n, anticipata, immediata, di rata pari a R, valutata al tasso di interesse i. && = R ⋅ a&& A T (94) n i Si osservi che la (93), dedotta analiticamente dalla (84), può anche scriversi come a&& n i 1 − vn 1 − vn 1 − vn = = i = (1 + i ) ⋅ = (1 + i ) ⋅ a n d i 1+ i 1+ i cioè in funzione del valore attuale della corrispondente posticipata. La relazione appena dedotta può interpretarsi finanziariamente, osservando che nello schema posticipato R1 è attualizzata di un periodo, R2 di due e così via fino a Rn, che è attualizzata di n periodi. Nello schema anticipato, R1 non è attualizzata, R2 è attualizzata di un periodo e così via, fino ad Rn che è attualizzata di n−1 periodi unitari. Quindi a&& n i = (1 + i ) ⋅ a n i (95) ovvero && = R ⋅ (1 + i ) ⋅ a A T n i = (1 + i ) ⋅ AT (96) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Osserviamo anche che a&& n i =1+ a n −1 i A && = R ⋅ 1 + a n −1 i T ( ) Infatti 1 − vn 1 − vn a&& = = = n i d i⋅v 1 v − v n −1 i r − v n −1 = = i (97) Una rendita anticipata immediata su n rate può considerarsi formata da una prima rata immediata, più una rendita posticipata immediata su n – 1 rate. i + 1 − v n −1 1 − v n −1 = =1+ =1+ a n −1 i i i Il significato finanziario della (97) è evidente: con riferimento allo scadenzario, il primo addendo rappresenta la prima rata unitaria, alla quale è sommato il valore attuale di una rendita intera, immediata, posticipata, di rata unitaria, di durata pari a n−1 periodi unitari al tasso i. 1 1 1 1 t t+1 t+2 t+n−1 1 + a n −1 i t+n intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Capitalizzando la (93) per n periodi, otteniamo il montante di una rendita intera, temporanea n, anticipata, immediata, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse i. && s n i 1 − vn (1 + i )n − 1 n = (1 + i ) = d d (98) dalla quale il montante di una rendita intera, temporanea n, anticipata, immediata, di rata pari a R, valutata al tasso di interesse i. S&&T = R ⋅ && s n i (99) Osservazione Si sarebbe potuto derivare il montante anche a partire dai valori attuali (95) o (97) pervenendo a relazioni equivalenti alla (98). && s = (1 + i ) s && s =s n i n i n i n +1 i −1 intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Finora sono stati calcolati i valori attuali ed i montanti relativi a rendite periodiche intere, temporanee, immediate. E’ facile calcolare i valori attuali (ed i montanti) delle corrispondenti rendite differite. Infatti, se la rendita è differita di t periodi unitari, una volta calcolato il valore attuale della corrispondente rendita immediata sarà sufficiente attualizzare tale valore di t periodi. vt ⋅ a a 1 1 1 1 0 t t+1 t+2 t+n−1 t+n n i n i Il simbolo riservato al differimento è t a t a n i n i . Per definizione è: = vt a n i (100) Avendo dedotto la (100), possiamo scrivere il valore attuale di una rendita intera, temporanea n, posticipata, differita di rata pari a R, valutata al tasso di interesse i. t A = R ⋅t a n i (101) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Analogamente, il valore attuale di una rendita unitaria intera, temporanea n, anticipata e differita di t periodi unitari è ottenibile dalla corrispondente rendita immediata, il cui valore attuale va attualizzato di t periodi. a&& n i vt ⋅ a&& 1 1 1 1 0 t t+1 t+2 t+n−1 n i && Il simbolo è in questo caso t a n i t+n . Per definizione è: t a&& n i = vt a&& (102) n i Avendo dedotto la (102), possiamo scrivere il valore attuale di una rendita intera, temporanea n, anticipata, differita, di rata pari a R, valutata al tasso di interesse i. && = R ⋅ a&& A t t (103) n i Osservazione La (102) può anche scriversi come t a&& n i = vt a&& n i = vt (1 + i )a n i = vt −1a n i (104) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale delle rendite perpetue è ottenuto mediante il passaggio al limite, per n tendente ad infinito, del valore attuale della corrispondente rendita tempoanea. Così, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, posticipata, immediata, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse i risulta a ∞ i = lim a n →∞ n i 1 − vn 1 − (1 + i ) − n 1 = lim = lim = n →∞ n →∞ i i i (105) da cui, con notazione ormai nota, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, posticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i risulta A∞ = R ⋅ a ∞ i = R i (106) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Procedendo come nel caso appena analizzato, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, anticipata, immediata, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse i risulta a&& ∞ i = lim a&& n →∞ n i 1 − vn 1 − (1 + i ) − n 1 1 1 = lim = lim = = (1 + i ) = 1 + n →∞ d n →∞ d d i i (107) da cui, con notazione ormai nota, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, anticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i risulta && = R ⋅ a&& A ∞ ∞ i 1 = R 1 + i (108) Osservazione && = 1 + a La (107) avrebbe potuto equivalentemente essere dedotta ricordando che a n i n −1 i (cfr. la (97)), da cui segue: a&& ∞ i ( = lim 1 + a n →∞ n −1 i ) = 1 + lim a n →∞ n −1 i =1+ 1 i intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Procedendo in modo analogo, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, posticipata, differita di t periodi unitari, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse i può essere calcolato come t a ∞ i = lim a n →∞ t n i = lim vt a n →∞ n i = vt lim a n →∞ n i = vt 1 i (109) da cui, con notazione ormai nota, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, posticipata, differita di t periodi unitari, di rata R, valutata al tasso di interesse i può t A∞ = R ⋅ t a ∞ i = R t v i (110) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Procedendo in modo analogo, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, anticipata, differita di t periodi unitari, di rata unitaria, valutata al tasso di interesse i può essere calcolato come t a&& ∞ i = lim n →∞ t a&& n i = lim vt a&& n →∞ n i = vt lim a&& n →∞ n i 1 1 = vt 1 + = vt −1 i i (111) da cui, con notazione ormai nota, il valore attuale di una rendita intera, perpetua, anticipata, differita di t periodi unitari, di rata R, valutata al tasso di interesse i risulta t && = R ⋅ a&& A t ∞ ∞ i = R t −1 v i (112) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Per determinare il valore attuale delle rendite frazionate inquadriamo il problema sullo scadenzario. R1 t + m2 t + mm−1 R2 t +1+ m1 Rn Rn−1 t +1+ mm−1 t + n −1+ m1 t + n −1+ mm−1 . . . t t + m1 t +1 II +m m t t+2 t +1+ m2 II t +1+ t + n −1 m m II t + n −2+ m m t +n t + n −1+ m2 II t + n −1+ m m Ogni periodo unitario viene suddiviso in m parti di uguale ampiezza; ad ogni scadenza così determinata viene associata una rata pari all’m-esima parte della rata riferita al periodo unitario, che per semplicità supponiamo inizialmente unitaria. Ne risulta una rendita composta da n⋅m rate, ciascuna pari a 1/m. 1/m 1/m t + m2 1/m 1/m 1/m t + mm−1 t +1+ m1 1/m 1/m 1/m 1/m 1/m t +1+ mm−1 1/m 1/m t + n −1+ m1 t + n −1+ mm−1 . . . t t + m1 t +1 t II +m m t+2 t +1+ m2 II t +1+ t + n −1 m m II t + n −1+ m2 m t + n −2+ m t +n II t + n −1+ m m intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Poiché ciascun periodo unitario è stato suddiviso in m parti, il tasso di interesse da utilizzare per il calcolo del valore attuale è quello equivalente relativo all’m-esima parte di periodo unitario, cioè 1 m i 1 = (1 + i ) − 1 m Disponiamo di tutti gli elementi (numero di rate, rata, tasso) per calcolare il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, posticipata, immediata, valutata al tasso di interesse i. Tale valore è denotato con il simbolo a ( m ) , che si legge “a figurato n i n al tasso i frazionato m”, è dato dalla n⋅m a ( m) n i 1 1 − v m1 = ⋅ m i1 ( 1 − 1 + i1 = m j ( m) ) − n⋅m m 1 − 1 + i1 m = j ( m) ( ) −n = 1 − (1 + i ) j ( m) −n 1 − vn = j ( m) (113) m essendo j(m) il tasso nominale di interesse convertibile m volte nel periodo unitario. Data la (113) è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, temporanea n, posticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i A( m ) = R ⋅ a ( m ) n i (114) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Osservazioni 1) Si consideri la a (m) n i 1 − vn i 1 − vn i 1 − vn i = = ⋅ = ⋅ = ⋅a j ( m) i j ( m) j ( m ) i j ( m) n i Pertanto, la a (m) = n i i ⋅a j ( m) n (115) i consente di ricavare il valore attuale della rendita frazionata a partire dal valore attuale della corrispondente rendita intera (e viceversa). 2) La (113) è il valore attuale nel caso in cui la rata corrisposta ad ogni scadenza di mesimo di periodo unitario sia pari all’m-esima parte della rata unitaria. Ciò significa che se ad ogni scadenza viene corrisposto l’importo Rm, la (114) è correttamente calcolata con R = m⋅Rm. In alternativa, se nella (114) si vuole impiegare l’importo Rm, la formula da utilizzare è (m) A = Rm ⋅ m ⋅ a (m) n i 1 − vn = Rm ⋅ i1 m (116) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Data la (115), il montante di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, posticipata, immediata, valutata al tasso di interesse i è s (m) n i = a( m) n i 1 − vn ⋅ (1 + i ) = ⋅ (1 + i ) n j ( m) n = (1 + i ) n − 1 i s = j ( m) j ( m) n (117) i Dalla quale segue, come di consueto, che il montante di una rendita frazionata m, temporanea n, posticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i è S (m) = R ⋅ s(m) (118) n i Osservazione Si noti che vale anche per la (118) l’osservazione 2) precedente. Se ad ogni scadenza viene corrisposto l’importo Rm, la (118) è correttamente calcolata con R = m⋅Rm. Diversamente, se nella (118) si vuole impiegare l’importo Rm, la formula da utilizzare è S ( m) = Rm ⋅ m ⋅ s (m) n i (1 + i ) n − 1 = Rm ⋅ i1 m (119) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, anticipata, &&( m ) , che si legge immediata, valutata al tasso di interesse i è denotato con il simbolo a n i “a anticipato figurato n al tasso i frazionato m”, ed è dato dalla ( m) a&& n i ( ) n⋅m 1 − 1 + i1 1 − v 1 1 m m = ⋅ = m d1 ρ ( m) − n⋅m m 1 − 1 + i1 m = ρ ( m) ( ) −n = 1 − (1 + i ) ρ ( m) −n 1 − vn = ρ ( m) (120) m essendo ρ(m) il tasso nominale di sconto convertibile m volte nel periodo unitario. Data la (120) è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, temporanea n, anticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i &&( m ) = R ⋅ a&&( m ) A (121) n i nella quale R = m⋅Rm se Rm è la rata corrisposta in corrispondenza della frazione m-esima di periodo unitario. intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il montante di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, anticipata, immediata, valutata al tasso di interesse i è denotato con il simbolo &s&( m ) , che si legge n i “s anticipato figurato n al tasso i frazionato m”, ed è dato dalla (m) && s n i (1 + i ) n − 1 = a&& ⋅ (1 + i ) = n i ρ ( m) (m) n (122) Data la (122) è immediato calcolare Il montante di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, anticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i S&&( m ) = R ⋅ && s (m) (123) n i nella quale, come già precisato in precedenza, R = m⋅Rm se Rm è la rata corrisposta in corrispondenza della frazione m-esima di periodo unitario. intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, posticipata, differita t, valutata al tasso di interesse i è dato dall’attualizzazione per t periodi del valore attuale della corrispondente rendita immediata. E’ cioè: t a ( m) n i 1 − vn =v ⋅ = vt ⋅ a ( m ) n i j ( m) t (124) essendo j(m) il tasso nominale di interesse convertibile m volte nel periodo unitario. Data la (124) è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, temporanea n, posticipata, differita t, di rata R, valutata al tasso di interesse i t A( m ) = R ⋅ t a ( m ) n i (125) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, temporanea n, anticipata, differita t, valutata al tasso di interesse i può facilmente dedursi attualizzando per t periodi quello della corrispondente rendita immediata. E’ cioè ( m) t a&& n i 1 − vn =v ⋅ = vt ⋅ a&&( m ) n i ρ ( m) t (126) essendo ρ(m) il tasso nominale di sconto convertibile m volte nel periodo unitario. Data la (126) è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, temporanea n, anticipata, differita t, di rata R, valutata al tasso di interesse i t &&( m ) = R ⋅ a&&( m ) A t n i (127) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, perpetua, posticipata, immediata, valutata al tasso di interesse i può facilmente dedursi come limite di quello della corrispondente rendita temporanea. E’ cioè a ( m ) = lim a ( m ) = lim ∞ i n →∞ n i n →∞ 1 i a = j ( m) n i j ( m) (128) essendo j(m) il tasso nominale di interesse convertibile m volte nel periodo unitario. Data la (128) è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, perpetua, posticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i A∞( m ) = R ⋅ a ( m ) = ∞ i R j ( m) (129) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, perpetua, anticipata, immediata, valutata al tasso di interesse i è calcolata come limite per n tendente ad infinito della corrispondente rendita temporanea. E’ cioè ( m) a&& ∞ i (m) = lim a&& n →∞ n i 1 − vn 1 = lim = n →∞ ρ ( m) ρ ( m) (130) essendo ρ(m) il tasso nominale di sconto convertibile m volte nel periodo unitario. Osservazione Una diversa formulazione della (130) può ottenersi considerando che il valore attuale ricercato è pari alla somma dell’m-esima parte di una rata unitaria e del valore attuale della corrispondente rendita posticipata. a&&( m ) = ∞ i 1 1 1 + a(m) = + ∞ i m m j ( m) (131) Si osservi che la (131) è equivalente alla (130). Infatti i 1 = (1 + i ) m da cui 1 m 1 d m − 1 = 1+ 1− d 1 −1 = (1 − d ) 1 1 m −1 m⋅d1 1 1 − (1 − d ) m ρ ( m) m j ( m) = m ⋅ i 1 = m ⋅ − 1 = m ⋅ = = 1 1 1 m (1− d ) m1 m m m (1 − d ) (1 − d ) (1 − d ) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Sostituendo nella (131) a&&( m ) ∞ i (1 − d ) 1 m 1 = + = m ρ ( m) d 1 + (1 − d ) m ρ ( m) 1 1 m = 1 − (1 − d ) m + (1 − d ) ρ ( m) 1 m = 1 ρ ( m) cioè la (130). Data la (130) [(131)] è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, perpetua, anticipata, immediata, di rata R, valutata al tasso di interesse i &&( m ) = R ⋅ a&&( m ) A ∞ ∞ i (132) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, perpetua, posticipata, differita t, valutata al tasso di interesse i può facilmente dedursi attualizzando per t periodi quello della corrispondente rendita immediata. E’ cioè t a ( m ) = vt ⋅ a ( m ) = vt ⋅ ∞ i ∞ i 1 j ( m) (133) essendo j(m) il tasso nominale di interesse convertibile m volte nel periodo unitario. Data la (133) è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, perpetua, posticipata, differita t, di rata R, valutata al tasso di interesse i t A∞( m ) = R ⋅ t a ( m ) = R ⋅ vt ⋅ ∞ i 1 j ( m) (134) intera temporanea anticipata immediata frazionata perpetua posticipata differita Rendita Il valore attuale di una rendita unitaria, frazionata m, perpetua, anticipata, differita t, valutata al tasso di interesse i può facilmente dedursi attualizzando per t periodi quello della corrispondente rendita immediata. E’ cioè t a&&( m ) = vt ⋅ a&&( m ) = vt ⋅ ∞ i ∞ i 1 ρ ( m) (135) essendo ρ(m) il tasso nominale di sconto convertibile m volte nel periodo unitario. In alternativa, come già osservato (cfr. la (131)), il valore attuale può anche scriversi come t 1 1 a&&( m ) = vt ⋅ a&&( m ) = vt ⋅ + ∞ i ∞ i m j ( m) (136) Data la (135) [la (136)] è immediato calcolare Il valore attuale di una rendita frazionata m, perpetua, anticipata, differita t, di rata R, valutata al tasso di interesse i t &&( m ) = R ⋅ A ∞ t a&&( m ) = R ⋅ vt ⋅ ∞ i 1 1 t 1 = R⋅v + ρ ( m) m j ( m) (137) intera Rendita continua frazionata Come si è visto, una rendita si dice continua se il numero dei frazionamenti di ciascuna rata tende ad infinito. Pertanto, il valore attuale di una rendita continua è ottenibile come risultato del limite per m→∞ del valore attuale della corrispondente rendita frazionata. Per esempio, il valore attuale di una rendita unitaria continua, temporanea n, posticipata, immediata (valore che indichiamo con la notazione a ) è dato dalla: n i n a n i 1− v 1− v = m →∞ j ( m) δ = lim a ( m ) = lim a&&( m ) = lim m →∞ n i m →∞ n i n (138) Ricordando che in capitalizzazione composta v n = e −δ n, la (138) può anche scriversi come a n i = 1 − e −δ n δ (139) intera Rendita continua frazionata Osservazioni 1) Si noti nella (138) l’uguaglianza lim a ( m) m →∞ n i = lim a&&( m ) che ha una semplice spiegazione: m →∞ n i per m→∞ l’ampiezza dell’intervallo di frazionamento tende a zero e non ha più senso distinguere tra rata anticipata e posticipata. 2) La (139) è stata ottenuta mediante un passaggio al limite ma il medesimo risultato può essere conseguito in maniera alternativa attraverso l’operatore integrale. Infatti, data una rendita unitaria frazionata, temporanea n, dt vt⋅dt ... 0 t t + dt t+1 t+n a) Nell’intervallo infinitesimo (t, t + dt) la frazione di rata unitaria corrisposta è pari a dt (la rata è infatti unitaria tra t e t + 1); b) Il valore attuale all’epoca 0 dell’importo dt è vt⋅ dt, ma in capitalizzazione composta è vt = e−δt. Pertanto il valore attuale all’epoca 0 della frazione di rata è e−δt⋅ dt; c) Poiché l’intervallo (t, t + dt) è infinitesimo, la somma di tutte le frazioni di rata attualizzate coincide con l’integrale, tra 0 ed n, di e−δt⋅ dt. Cioè a n i n e−δ t 1 − e−δ n −δ t = ∫ e dt = − = δ 0 δ 0 n …ovvero la (139). Tasso interno di rendimento (Internal rate of return) Tasso interno di rendimento Riconsideriamo la (71) n AT = ∑ Rk v(T , tk ) k =0 che, come noto, restituisce il valore attuale – anche detto Valore Attuale Netto (VAN) o Net Present Value (NPV) – della rendita composta dalle n+1 rate R0, R1,…, Rn. Nel regime della capitalizzazione composta a tasso costante la (71) si particolarizza nella n AT = ∑ Rk (1 + i ) T − tk k =0 Definiamo tasso interno di rendimento (T.I.R.) il tasso della legge di sconto esponenziale che annulla il valore attuale dell’operazione, cioè il tasso i* (con i*> −1) che risolve la n ∑ R (1 + i)T −tk k =0 (140) k =0 Osservazione La definizione di tasso interno di rendimento non è in realtà del tutto ben posta in quanto l’esistenza, l’unicità e la significatività finanziaria della soluzione non è garantita quale che sia l’operazione finanziaria. Tasso interno di rendimento Esempio 1 Si consideri l’operazione finanziaria descritta dal seguente scadenzario −385 +423 +100 t t+1 t+2 Risolvendo la −385 + 423 × v + 100 × v 2 = 0 si ha v1 = −5 −423 ± 423 + 4 × 100 × 385 = = 200 v2 = 0,77 2 v1,2 da cui i1 = 1 1 −1 = − 1 = −1, 2 v1 −5 i2 = 1 1 −1 = − 1 = 0, 2987 v2 0.77 Come si vede, le soluzioni sono due: tuttavia la prima (i1= −1,2) è priva di significato finanziario; la seconda è accettabile. Il tasso interno di rendimento dell’operazione è dunque pari in questo caso al 29,87%. Tasso interno di rendimento Esempio 2 Si consideri ora l’operazione finanziaria descritta dal seguente scadenzario 73,15 −172 +100 t t+1 t+2 Risolvendo la 73,15 − 172 × v + 100 × v 2 = 0 si ha v1 = 0,77 172 ± 172 − 4 × 100 × 73,15 = = 200 v2 = 0,95 2 v1,2 da cui i1 = 1 1 −1 = − 1 = 0, 2987 v1 0,77 i2 = 1 1 −1 = − 1 = 0,0526 v2 0,95 Come si vede, le soluzioni in questo caso sono due, 5,26% e 29,87%, ed entrambe finanziariamente accettabili. Tasso interno di rendimento Gli esempi suggeriscono che: a) apparentemente nulla garantisce l’esistenza e l’unicità della soluzione finanziariamente accettabile(*). Può infatti accadere che la (140) abbia più soluzioni finanziariamente accettabili, nel qual caso l’utilizzo del tasso interno di rendimento al fine di valutare l’operazione diviene problematico; b) quasi mai il calcolo del tasso interno di rendimento è agevole come negli esempi visti. Per operazioni che si sviluppano su n ≥ 4 periodi unitari non possono applicarsi formule risolutive ma bisogna procedere attraverso procedimenti numerici, come meglio si vedrà più avanti. (*) In realtà esistono delle condizioni che assicurano, limitatamente al caso i > 0, l’unicità del tasso in base all’alternanza di segno delle rate (condizione di Levi) o alla sequenza temporale dei saldi dell’operazione (condizione di Norstrøm). Problemi sulle rendite Problemi sulle rendite: rata Riconsideriamo il valore attuale ed il montante di una rendita (periodica) intera, immediata, temporanea n, posticipata, di rata R, valutata al tasso di interesse i (nella quale, per semplicità, omettiamo il pedice T) A = R⋅a 1 − vn = R⋅ i S = R⋅s rn −1 = R⋅ i n i n i Intendiamo esplicitare ciascuna delle variabili, note tutte le rimanenti. Dati • ( A, i, n ) ricaviamo R R= A a = A⋅i 1− v n i n (141) • ( S, i, n ) ricaviamo R R= S s n i = S ⋅i n r −1 (142) Problemi sulle rendite: annualità (Dati) • ( A, i, R ) ricaviamo n A⋅i = 1 − vn ; R vn = 1 − A⋅i ; R A⋅i ln 1 − R n= ln v cioè in ultimo A⋅i ln 1 − R n=− ln(1 + i ) (143) Osservazione Perché la (143) risulti definita occorre che sia 1− A⋅i >0 R ⇔ 1 A< R⋅ = R⋅a ∞i i Il cui significato finanziario è evidente: il valore attuale della rendita deve essere inferiore a quello di una rendita perpetua. Vista diversamente, e cioè come R > A⋅ i, la relazione suggerisce che la rata deve essere superiore al solo interesse (dato dal valore attuale moltiplicato il tasso di interesse). Problemi sulle rendite: annualità (Dati) • ( S, i, R ) ricaviamo n S ⋅i = r n − 1; R rn = 1+ S ⋅i R cioè in ultimo S ⋅i ln 1 + R n= ln(1 + i ) (144) Esempio Determinare quanti anni occorrono per estinguere un debito di € 7.000 al tasso effettivo di interesse annuo del 6.5% pagando una rata annuale posticipata di € 600. Anzitutto verifichiamo che sia R > A ⋅ i 600 > 7.000 ⋅ 0.065 = 455 Quindi calcoliamo la (143) A⋅i 7.000 ⋅ 0.065 ln 1 − ln 1 − R 600 = 22,55181329 n=− =− ln(1 + i ) ln(1 + 0.065) Convertiamo il risultato in anni, mesi e giorni: 22,55181329 − [22,55181329] = 0,55181329 [ 22 anni ] 0,55181329 × 12 = 6,621759506 6,621759506 − [6,621759506] = 0,621759506 [ 6 mesi ] 0,621759506 × 30,41666(*) = 18,91185165 [ 18 giorni… quasi 19! ] (*) 30,41666 è il valore del mese medio, ottenuto dividendo 365 per 12 (solitamente i contratti disciplinano le modalità di calcolo del tempo). Problemi sulle rendite: ricerca del tasso (Dati) • ( A, n, R ) come calcoliamo i (il TIR) ? A differenza dei casi precedenti il calcolo del tasso di interesse non è immediato e comporta i problemi già in parte segnalati quando si è trattato del tasso interno di rendimento. Il problema risiede nel fatto che la (89) non è invertibile rispetto al tasso di interesse. Dalla A 1 − (1 + i ) − n = R i ponendo A/R = a e sviluppando, abbiamo 1 rn −1 1− n n r r a= = r −1 r −1 a ⋅ r n (r − 1) = r n − 1 a ⋅ r n +1 − a ⋅ r n − r n + 1 = 0 a ⋅ r n +1 − (a + 1)r n + 1 = 0 (145) La (145) è un’equazione trinomia di grado n+1 nella incognita r che, per n ≥ 4, non può essere risolta con metodi elementari. Per determinare il fattore di capitalizzazione r che la verifica si ricorre a metodi numerici che forniscono soluzioni approssimate. Problemi sulle rendite: ricerca del tasso Saranno esaminati in particolari tre metodi numerici: 1) Metodo iterativo 2) Metodo per interpolazione lineare 3) Metodo delle approssimazioni successive I tre metodi possono essere combinati per migliorare l’approssimazione del tasso di interesse. Ricerca del tasso. Metodi iterativo Avendo posto A/R = a, dalla (89) isolando i si ha 1 − (1 + i )− n i= a Consideriamo i due membri dell’uguaglianza come due funzioni e rappresentiamole graficamente. Cioè: f1 (i ) = i e La f1(i) è la funzione identica (bisettrice del primo e terzo quadrante) e pertanto non necessita di ulteriori considerazioni 1 − (1 + i ) − n f 2 (i ) = a Studiamo sommariamente la f2(i). • f2(0) = 0 • • • • 1 − (1 + i ) − n 1 = lim f (i ) = lim i →∞ 2 i →∞ a a n(1 + i ) −( n +1) ' f 2 (i ) = >0 ∀i a n f 2' (0) = > 1 a − n(n + 1)(1 + i ) − ( n + 2) '' f 2 (i ) = <0 ∀i a Ricerca del tasso. Metodi iterativo Rappresentiamo graficamente le due funzioni, indicando sull’asse delle ascisse la soluzione i* ricercata. f1(i) f2(i) i* Il metodo iterativo opera attraverso con i seguenti passi: 1) Si fissa il tasso i = i0 2) Si calcola il valore f2(i) 3) Si assume f2(i), come nuovo tasso di calcolo i1 4) Si pone i = i1 e si itera il passo 2) i Ricerca del tasso. Metodi iterativo Rappresentiamo graficamente le due funzioni, indicando sull’asse delle ascisse la soluzione i* ricercata. f1(i) f2(i) i56 i0 i1 i2 i3 i4 i* La successione {ik} converge verso il valore ricercato i*. i Ricerca del tasso. Metodi iterativo Esempio Si acquista un bene al prezzo di € 100.000 e lo si paga in 20 rate annuali da € 8.000. Determinare il TIR annuale con il metodo iterativo. E’ A/R = a = 100.000/8.000 = 12,5 1 − (1 + 0.039) −20 = 0,0427798 1) Calcoliamo f 2 (0,039) = 12,5 2) … ed assumiamo f2(0.039) come nuovo tasso 3) iterando il passo 1). Risultati delle iterazioni 1 0.039 0.04278 11 0.049584 0.049609 2 0.04278 0.045387 12 0.049609 0.049623 3 0.045387 0.047073 13 0.049623 0.049632 4 0.047073 0.048118 14 0.049632 0.049637 5 0.048118 0.048747 15 0.049637 0.049639 6 0.048747 0.049120 16 0.049639 0.049641 7 0.049120 0.049339 17 0.049641 0.049642 8 0.049339 0.049467 18 0.049642 0.049642 9 0.049467 0.049541 19 0.049642 0.049643 10 0.049541 0.049584 … … … 30 0.049643 0.049643 Ricerca del tasso. Metodi iterativo Osservazione Il metodo iterativo non è applicabile sempre. Per esempio non converge nel caso della funzione derivata dal montante (1 + i ) n − 1 f 2 (i ) = s essendo, in analogia a quanto sopra, s = S/R. Una condizione sufficiente per l’applicabilità del metodo iterativo all’equazione x = f(x) – con f: x∈[a,b] → f(x), f∈C1[a,b] – è la seguente: esiste un x* tale che x* = f(x*) in (a,b) è f ’(x*)< 1 allora x* è l’unica soluzione in (a,b) dell’equazione x = f(x) e la successione {xn} converge quale che sia x0∈(a,b) Se esiste un x* tale che x*=f(x*) in (a,b) è f ’(x*)> 1 allora x* è l’unica soluzione in (a,b) dell’equazione x=f(x) ma la successione {xn} non converge a x* a meno che sia x0=x*. Se Ricerca del tasso. Interpolazione lineare Riconsideriamo il valore attuale (89), che riscriviamo sottolineando la dipendenza dal tasso di interesse 1 − (1 + i ) − n (146) a (i ) = i Dati due valori del tasso di interesse, siano i0 e i1, possiamo calcolare attraverso la (146) i valori a0=a(i0) e a1=a(i1). Calcoliamo l’equazione della retta tangente passante per i punti (i0, a0) e (i1, a1) a − a0 a1 − a0 = i − i0 i1 − i0 cioè a = a0 + a1 − a0 (i − i0 ) (147) (a − a0 ) (148) i1 − i0 ma anche i = i0 + i1 − i0 a1 − a0 Se a1 < a(i) < a0 allora la rappresentazione è la seguente Ricerca del tasso. Interpolazione lineare a = a0 + a1 − a0 i1 − i0 (i − i0 ) a0 a 1 − (1 + i ) − n a (i ) = i a1 i0 i* ιˆ i1 ιˆ stima i* Ricerca del tasso. Interpolazione lineare Esempio Si determini, per interpolazione lineare, il TIR annuo per un debito di € 20658.28 che viene rimborsato in 10 rate posticipate di € 2582.28 ciascuna. E’ 20.658, 28 = 2582, 28 ⋅ a10 i da cui: a10 i = 20.658, 28 =8 2582, 28 Consideriamo i due tassi i0=0,03 e i1=0,06 e calcoliamo a(i0) e a(i1). Si ha 1 − 1,03−10 = 8,530203 a0 = 0,03 1 − 1,06−10 = 7,360087 a1 = 0,06 Quindi a1 < a10 i < a0 e pertanto possiamo calcolare il tasso approssimato mediante la (148), cioè come ιˆ = 0,03 + 0,06 − 0,03 (8 − 8,530203) = 0,043594 7,360087 − 8,530203 Ricerca del tasso. Interpolazione lineare Osservazioni 1) E’ evidente che l’approssimazione può migliorarsi scegliendo convenientemente i due tassi i0 ed i1, in modo cioè che i valori a0 ed a1 siano quanto più prossimi possibile al valore a(i) calcolato dai dati del problema. Così, scegliendo per esempio i0= 0,04 ed i1 = 0,043 si avrebbe a0 = 8,110895779 e a1 = 7,99107391 da cui segue ιˆ = 0,04 + 0,043 − 0,04 (8 − 8,110895779) = 0,042774 7,99107391 − 8,110895779 2) In alternativa, per migliorare l’approssimazione, si può procedere iterativamente una volta stimato il tasso attraverso il metodo per interpolazione. In questo caso si ha Iterazioni 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 Tasso 0,043594 0,043418 0,04328 0,043172 0,043088 0,043021 0,042969 0,042928 0,042895 0,04287 0,04285 0,042834 Iterazioni … 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Tasso 0,04278 0,042779 0,042778 0,042778 0,042777 0,042777 0,042776 0,042776 0,042776 0,042776 0,042775 Ricerca del tasso. Approssimazioni successive Riconsideriamo il valore attuale di una rendita (periodica) intera, immediata, temporanea n, posticipata, di rata R, valutata al tasso di interesse i nella forma A = R ⋅ (v + v 2 + ... + v n ) che può equivalentemente scriversi come v + v 2 + ... + v n = A R Osserviamo che per v ≥ 0 (finanziariamente privo di significato sarebbe considerare il caso v < 0) la funzione f(v) = v + v2 + … + vn è: • continua • positiva per v > 0 • monotòna crescente • divergente positivamente per v → +∞ Ricerca del tasso. Approssimazioni successive Grafico della funzione f(v, n) Per il teorema di Darboux(*) e la sua monotonìa, la f(v) assume una sola volta ogni valore positivo... (*)Se la funzione f: X ⊆ R → R è continua nell’insieme X, essa assume ogni valore compreso tra il suo estremo inferiore ed il suo estremo superiore. Ricerca del tasso. Approssimazioni successive …dal che segue che assume una sola volta anche il valore (positivo) Conseguenza: l’equazione f (v ) = A . R A R (149) ha una sola radice reale positiva (e dunque finanziariamente significativa). Per calcolare la radice reale positiva applichiamo il procedimento del teorema di esistenza degli zeri alla funzione ϕ (v ) = f (v ) − A A = v + v 2 + ... + v n − R R (150) Richiamo Teorema di esistenza degli zeri: Sia f: X ⊆ R → R continua nell’insieme X. Se per a, b ∈ X si ha f(a)⋅f(b) < 0 allora esiste almeno un punto c ∈ (a, b) in cui risulta f(c) = 0. Osservazione Sappiamo che – per la monotonìa della funzione ϕ(v) – il punto c di cui alla tesi del teorema di esistenza degli zeri è unico. Ricerca del tasso. Approssimazioni successive: algoritmo Si calcola il punto medio tra a e b Si fissano due valori di v ≥ 0, siano a e b, tali che ϕ(a) < 0 e ϕ(b) > 0 (non potrebbe essere il contrario in quanto ϕ – come f – è strettamente crescente) Determinato lo zero della funzione ϕ c= SI a+b 2 ϕ(c) = 0 ? NO Poiché ϕ(b) > 0 la radice ricercata è nell’intervallo (c, b): ( a ← c ) SI ϕ(c) < 0 ? NO Poiché ϕ(a) < 0 la radice ricercata è nell’intervallo (a, c): ( b ← c ) Ad ogni passo l’ampiezza dell’intervallo si dimezza e la successione formata dai punti medi converge verso la radice ricercata. Determinata la radice, cioè il valore di v che verifica la (149), calcoliamo il relativo tasso usando la nota relazione i = v−1 − 1. Ricerca del tasso. Approssimazioni successive Esempio Determinare il TIR annuo con il metodo delle approssimazioni successive relativamente alla rendita di cui sono noti i seguenti dati: annualità 10, rata € 77,47, valore attuale € 517.48. A 517, 48 = = 6,679921, R 77, 47 1) Poniamo a = 0,90 e b = 0,93. Si ha ϕ(0.90) = −0.818026961 ϕ(0.93) = 0.175742633 Quindi ϕ(0.90)⋅ ϕ(0.93) < 0 2) Calcoliamo c0 = (0,90 + 0,93)/2 = 0.915 ϕ(0.915) = −0.343271163 < 0 per cui la radice è nell’intervallo (0.915, 0.93) Calcolato 3) Calcoliamo c1 = (0,915 + 0,93)/2 = 0.9225 ϕ(0.9225) = −0.08955579 < 0 per cui la radice è nell’intervallo (0.9225, 0.93) 4) Calcoliamo c2 = (0,9225 + 0,93)/2 = 0.92625 ϕ(0.92625) = 0.041611868 > 0 per cui la radice è nell’intervallo (0.9225, 0.92625) 5) Calcoliamo c3 = (0,9225 + 0,92625)/2 = 0.924375 ϕ(0.924375) = −0.024338082 < 0 per cui la radice è nell’intervallo (0.924375, 0.92625) 6) Calcoliamo c4 = (0.924375 + 0.92625)/2 = 0.9253125 ϕ(0.9253125) = 0.008544833 > 0 per cui la radice è nell’intervallo (0.924375, 0.9253125) …. Per v ≅ 0.9253125 otteniamo un tasso i ≅ 0.080715974 Indici temporali e di variabilità Indici temporali e di variabilità Obiettivo Ci prefiggiamo di riassumere in indici sintetici le caratteristiche fondamentali, in particolare la struttura delle scadenze e degli importi, delle operazioni finanziarie composte in modo da consentire di confrontare tra loro operazioni differenti. Tali indici risultano generalmente utili nella valutazione delle operazioni finanziarie se, oltre a sintetizzare durata ed importi, riescono a fornire informazioni circa la “distribuzione” degli importi nel tempo. Come ormai consueto, ci riferiremo allo scadenzario R0 R1 R2 Rk Rn-1 Rn t t+1 t+2 t +k t+n−1 t+n L’intervallo [t, t + n] prende il nome di orizzonte temporale del contratto mentre, fissata l’epoca intermedia t + k, la differenza (t + n) − (t + k) = n − k prende il nome di vita a scadenza o vita residua del contratto. L’epoca di scadenza t + n è detta maturity. Indici temporali e di variabilità: scadenza media finanziaria Il primo indice che analizziamo è la scadenza media finanziaria, definito come n n k =1 k =1 log ∑ Rk − log ∑ Rk (1 + i ) − k z= (151) log(1 + i ) La (151) è dedotta dall’uguaglianza (1 + i ) −z n n ∑ Rk =∑ Rk (1 + i)−k k =1 (152) k =1 che consente di interpretare finanziariamente l’indicatore: z è l’epoca nella quale, in ipotesi di capitalizzazione composta con struttura piatta del tasso, devono essere concentrati tutti gli importi scambiati nell’operazione affinché il valore attuale in t sia uguale a quello generato dal flusso degli importi, ciascuno opportunamente attualizzato. (1 + i ) −z n ∑ Rk Rn(1+i)−n k =1 Rk(1+i)−k R2(1+i)−2 R1(1+i)−1 n ∑ Rk (1 + i)− k n R1 R2 Rk ∑ Rk t+1 t+2 t +k z k =1 Rn k =1 t t+n Indici temporali e di variabilità: scadenza media finanziaria Problemi La scadenza media finanziaria presenta due svantaggi: 1) può essere calcolata solo in ipotesi di struttura piatta dei tassi 2) è un indice finanziariamente scorretto: contiene la somma degli importi R1, . . .,Rn che maturano in epoche diverse e che non vengono riportati finanziariamente alla stessa epoca prima di essere sommati. Indici temporali e di variabilità: scadenza media aritmetica Il secondo indice che analizziamo è la scadenza media aritmetica (average term to maturity). Tale indice è definito come la media aritmetica, ponderata con le rate Rk, delle epoche in cui hanno luogo i pagamenti, cioè: n n k =1 k =1 n ∑ [(t + k ) − t ] Rk ∑ kRk t = n ∑ Rk k =1 = ∑ Rk k =1 n = ∑k k =1 Rk n ∑ Rk (153) k =1 Osservazione Si può dimostrare che, se le rate Rk non sono tutte uguali tra loro, si ha t > z. Anche la scadenza media aritmetica, come la scadenza media finanziaria, è scorretto da una prospettiva finanziaria in quanto somma importi che maturano in epoche diverse. Indici temporali e di variabilità Esempio Calcoliamo la scadenza media finanziaria e la scadenza media aritmetica per le seguenti obbligazioni, di valore nominale pari a 100. Obbligazione A) Durata 5 anni, cedola annuale al tasso effettivo di interesse del 4% e rimborso del valore nominale a scadenza −100 4 4 4 t t+1 t+2 t +3 4 104 t +4 t+5 Obbligazione B) Durata 5 anni, cedola annuale al tasso effettivo di interesse pari al 4% e rimborso di una frazione del valore nominale ad ogni scadenza, come da schema −100 24 23,2 22,4 21,6 20,8 t t+1 t+2 t +3 t +4 t+5 24 = 20 + 100×0,04 23,2 = 20 + 80×0,04 22,4 = 20 + 60×0,04 21,6 = 20 + 40×0,04 20,8 = 20 + 20×0,04 Indici temporali e di variabilità Piano dei calcoli Obbligazione B Obbligazione A t 1 2 3 4 5 Rk 4 4 4 4 104 R k (1+i )-k 3.846154 3.698225 3.555985 3.419217 85.48042 kRk 4 8 12 16 520 ∑ 120 100 560 n n k =1 k =1 log ∑ Rk − log ∑ Rk (1 + i ) − k zA = log(1 + i ) t 1 2 3 4 5 ∑ log120 − log100 = = 4,649 log(1,04) Rk 24 23.2 22.4 21.6 20.8 R k (1+i )-k 23.07692 21.4497 19.91352 18.46377 17.09608 kRk 24 46.4 67.2 86.4 104 112 100 328 n tA = ∑ k k =1 Rk n = 560 = 4,667 120 = 328 = 2,928 112 ∑ Rk k =1 n n k =1 k =1 log ∑ Rk − log ∑ Rk (1 + i ) − k zB = log(1 + i ) log112 − log100 = = 2,889 log(1,04) n tB = ∑ k k =1 Rk n ∑ Rk k =1 Indici temporali e di variabilità: la duration Il terzo indice è la durata media finanziaria (duration), introdotta “… to signify the essence of the time element in a loan” F. Macaulay, 1938 (Hicks, 1939) Come la scadenza media aritmetica, la duration è una media aritmetica delle epoche di pagamento degli importi ponderata con le rate Rk attualizzate in base ai fattori v(t, t+k) dedotti dalla struttura a pronti per scadenza vigente all’epoca t. Quindi: n ∑k ⋅ R k Dt = ⋅ v(t , t + k ) k =1 (154) n ∑R k ⋅ v(t , t + k ) k =1 Osservazione La (154) tiene conto dei valori degli importi attualizzati ed esprime un’epoca media, cioè una combinazione convessa delle scadenze k. Pertanto, per Rk ≥ 0 (k=1,2,...,n), sarà ovviamente 1≤Dt≤n. Indici temporali e di variabilità: la duration In rapporto all’esplicitazione del fattore di attualizzazione la (154) si particolarizza come segue n ∑k ⋅R k Tasso periodale Dt = ⋅ [1 + ik (t , t + k )]−1 k =1 (155) n ∑R k ⋅ [1 + ik (t , t + k )]−1 k =1 k n ∑ k ⋅ R ⋅ ∏[1 + i(t + s − 1, t + s)] −1 Tassi a pronti per periodo unitario k Dt = k =1 s =1 (156) k n ∑ R ⋅ ∏[1 + i(t + s − 1, t + s)] −1 k k =1 s =1 k n ∑ k ⋅ R ⋅ ∏[1 + i(t , t + s − 1, t + s)] −1 Tassi a termine per periodo unitario k Dt = k =1 (157) s =1 k n ∑ R ⋅ ∏[1 + i(t , t + s − 1, t + s)] −1 k k =1 s =1 Evidentemente, la formula si semplifica se la struttura per scadenza a pronti è piatta, cioè se ī(t, t + k) = i (k =1,…,n). Indici temporali e di variabilità: la duration Si ha in questo caso n ∑k ⋅ R Dt = −k (1 i ) ⋅ + k k =1 n ∑R k (158) ⋅ (1 + i ) −k k =1 essendo i il tasso effettivo di interesse (costante) riferito al periodo unitario. La (158) è detta flat yield curve duration. Osservazione Benché dia luogo a risultati diversi da quelli che si ottengono utilizzando la successione dei tassi a pronti (a termine), è molto frequente il calcolo della duration in modo approssimato attraverso la (158), nella quale il tasso di valutazione i è assimilato – se esiste unico – al T.I.R. del cash-flow dell’operazione finanziaria. Indici temporali e di variabilità: la duration Esempio Si calcoli in t = 0 la durata media finanziaria (duration) di un’obbligazione emessa alla pari alla stessa epoca, di valore nominale uguale a € 100 che paga cedole annuali in base ai tassi di interesse di mercato i(0,1) = 3% i(1,2) = 4% i(2,3) = 4,5% i(3,4) = 4,8% e che viene estinta al suo valore nominale. −100 3 4 4,50 4,8 5+100 t t+1 t+2 t +3 t +4 t+5 vk Rkvk kRkvk 0.970874 0.933532 0.893333 0.852417 0.811825 2.9126 3.7341 4.0200’ 4.09160 85.24165 2.9126 7.4683 12.0600 16.3664 426.2083 Totale 100 465.0155 0 1 2 3 4 5 i 0.030 0.040 0.045 0.048 0.050 -100 3.00 4.00 4.50 4.80 105.00 1 Anni v(0,1) = 1 1 1 1 Mesi 2) == 1 + 0,03 (0, (0,3) 4) vv(0,5) 0,04) ++ 0,045)(1 (1++ 0,03)(1 0,03)(1++ 0,04)(1 0,04)(1 0,045) + 0,048)(1 0,048) + 0.05) (1 Giorni 4.650155 4 7 24 i(4,5) = 5% Indici temporali e di variabilità: la duration Si calcoli ora in t = 0 la durata media finanziaria (duration) della stessa obbligazione ma attualizzando gli importi al tasso medio dedotto dalla struttura a pronti data. Calcoliamo il tasso medio 1 5 ι = [ (1 + 0,03)(1 + 0,04)(1 + 0,045)(1 + 0,048)(1 + 0,05) ] − 1 ≅ 0, 042575 0 Tasso vk -100 Rkvk kRkvk 1 0.03 3 0.959163 2.87749 2.8775 2 0.04 4 0.919994 3.67998 7.3600 3 0.045 4.5 0.882424 3.97091 11.9127 4 0.048 4.8 0.846389 4.06267 16.2507 5 0.05 105 0.811825 85.24165 426.2083 99.8327 464.6091 tasso medio = 0.042575 4,653877 Anni 4 Mesi 7 Giorni 25 Osservazione Si noti che Dt in questo caso è 4,653877, valore più grande di 4,650155. Indici temporali e di variabilità: la duration Si calcoli ora in t = 0 la durata media finanziaria (duration) della stessa obbligazione ma considerando che ad ogni scadenza oltre alla cedola (calcolata ai tassi di mercato) viene rimborsato un quinto del valore nominale. 0 Tasso -100 vk Rkvk kRkvk 1 0.03 23.00 0.970874 22.33010 22.33010 2 0.04 23.20 0.933532 21.65795 43.31591 3 0.045 22.70 0.893333 20.27865 60.83594 4 0.048 21.92 0.852417 18.68497 74.73988 5 0.05 21.00 0.811825 17.04833 85.24165 100 286.4635 2.864635 Anni 2 Mesi 10 Giorni 11 Osservazione Si noti che Dt in questo caso è 2,864635, valore molto più contenuto dei precedenti. Ciò avviene perché le “masse” finanziarie sono distribuite lungo tutto lo scadenzario anziché essere concentrate nell’ultima scadenza, come nell’esempio precedente. Indici temporali e di variabilità: la duration Proprietà 1. Dt = n se e solo se il rimborso avviene in un’unica soluzione e non ci sono cedole (zero coupon bond). Infatti in n questo caso è ∑ kR v(t , t + k ) k Dt = k =1 n = ∑ R v(t , t + k ) 1 ⋅ 0 ⋅ v(t , t + 1) + ... + (n − 1) ⋅ 0 ⋅ v(t , t + n − 1) + n ⋅ Rn ⋅ v(t , t + n) =n 0 ⋅ v(t , t + 1) + ... + 0 ⋅ v(t , t + n − 1) + Rn ⋅ v(t , t + n) k k =1 2. Sia Dt = τ. La duration decresce al crescere di ciascuno degli importi Rk con k < τ (antecedenti l’epoca τ ) e cresce al crescere di ciascuno degli importi Rk con k > τ (seguenti l’epoca τ ), tendendo alla maturity al crescere di Rn (titoli a bassa cedola, cd. deep discount bonds) 3. La duration decresce al crescere del tasso di calcolo. Infatti, considerando la flat yield curve duration ed assumendo la derivabilità rispetto al tasso i, si ha: n n 2 k k ∑ k Rk v kR v ∑ k ∂D i =1 i =1 = −v − n n ∂i k k R v R v ∑ ∑ k k i = 1 i = 1 2 Indici temporali e di variabilità: la duration Proprietà (segue) Osserviamo che la quantità tra parentesi quadre è del tipo M(X2) − M2(X) (formalmente ha l’espressione della varianza σ 2) e pertanto è ∂D = −vσ 2 < 0 ∂i Dalla negatività della derivata prima segue la decrescenza della duration rispetto al tasso di calcolo. 4. La duration misura la sensitività del valore attuale del contratto rispetto alle variazioni del tasso i. Per dimostrarlo, consideriamo – in ipotesi di struttura piatta dei tassi – il valore attuale del flusso degli importi Rk (che è anche il prezzo di non arbitraggio dell’operazione)(*) V (i ) = R1 (1 + i ) −1 + R2 (1 + i ) −2 + ... + Rn (1 + i ) − n Rappresentiamo la funzione V(i), limitandoci ad osservare quanto segue: a) V(i) > 0 per i > 0 n b) V (0) = ∑R k k =1 (*) Scrivendo V(i) si è inteso sottolineare la dipendenza del valore attuale dal tasso i. Più rigorosamente, si sarebbe dovuto scrivere V(i, Rk) (k = 1,…, n) Indici temporali e di variabilità: la duration c) n dV = ∑ − kRk (1 + i ) − ( k +1) < 0 di k =1 2 n d V − ( k + 2) d) = ( + 1) (1 + ) >0 k k R i ∑ k 2 di k =1 Graficamente V(i) ∑Rk Il prezzo del contratto decresce al crescere del tasso di interesse i Indici temporali e di variabilità: la duration Analizziamo la derivata prima del prezzo del contratto n n dV − ( k +1) −1 = ∑ −kRk (1 + i ) = −(1 + i ) ∑ kRk (1 + i ) − k di k =1 k =1 (159) Dalla definizione di flat yield curve duration abbiamo n ∑ kR (1 + i) k −k n = D ∑ Rk (1 + i ) − k k =1 (160) k =1 Sostituendo il secondo membro della (160) nella (159) segue dV D n Rk (1 + i ) − k =− ∑ di 1 + i k =1 ovvero in ultima analisi dV D V (i ) =− di 1+ i (161) Il rapporto D( m) = D (1 + i ) prende il nome di duration modificata o volatilità (del prezzo). (162) Indici temporali e di variabilità: la duration Osserviamo che la (161), per incrementi non infinitesimi, può scriversi come ∆V D V (i ) + o( ∆i ) =− ∆i 1+ i = − D ( m ) V (i ) + o(∆i ) (163) essendo o(∆i) un infinitesimo di ordine superiore a ∆i. Trascurando la quantità o(∆i), dalla (163) segue ∆V ≅ − D ( m ) ⋅ V (i ) ∆i cioè, ricordando che ∆V = V(i + ∆i) − V(i) V (i + ∆i ) ≅ V (i ) (1 − D ( m ) ⋅ ∆i ) (164) La (164), che fornisce un’approssimazione del prezzo (valore attuale) V(i+∆i) del contratto conseguente la variazione ∆i del tasso di interesse, mostra come il valore della duration modificata influenza il prezzo del contratto, nel senso che: - tanto più D(m) è contenuta tanto più modesta è la variazione del prezzo - tanto più D(m) è grande tanto maggiore è la variazione del prezzo. Indici temporali e di variabilità: la duration La (164) fornisce: a) una stima del prezzo del contratto conseguente una variazione del tasso di interesse Si vedrà come la stima fornita dalla (164) può essere migliorata aggiungendo un termine di secondo grado che tiene conto della convessità della funzione valore attuale. b) una indicazione nella scelta delle obbligazioni da preferire in rapporto alle aspettative sul futuro andamento dei tassi Si vedrà come la duration rappresenta l’epoca alla quale il cash-flow risulta immunizzato rispetto alle conseguenze sul prezzo del contratto che derivano da una variazione del tasso di interesse. Indici temporali e di variabilità: la duration a) Stima del prezzo del contratto conseguente una variazione del tasso di interesse V(i) ∑Rk V (i + ∆i ) ≅ V (i )(1 − D ( m ) ⋅ ∆i ) V(i) V(i+∆i) V (i )(1 − D ( m ) ⋅ ∆i ) i i+∆i i Osservazione La stima V(i)(1 − D(m)⋅∆i) del prezzo del contratto ottenuta attraverso la duration modificata è per difetto. Ciò consegue dal fatto che V(i) è una funzione decrescente e convessa. Indici temporali e di variabilità: la duration Esempio Si abbia l’operazione finanziaria descritta dal seguente cash-flow. Il tasso iniziale i = 8%. t 100 200 300 400 500 600 t+1 t+2 t +3 t +4 t+5 t+6 La duration e la duration modificata sono, rispettivamente D = 4,156892754 (4 anni, 1 mese, 27 giorni) D(m) = 3,848974772 Il valore attuale del contratto (equivalentemente, il prezzo di non arbitraggio) è V(0,08) = 1.514,615345 Si supponga che il tasso subisca un incremento di un punto percentuale (passi cioè dall’8% al 9%). Qual è il nuovo valore attuale (prezzo di non arbitraggio) del contratto? Per rispondere, possiamo: 1) Calcolare V(0,09)… ed ottenere V(0,09) = 1.457,8303 2) Calcolare V(0,08+0,01) ≅ V(0,08)⋅(1−D(m)⋅0,01) = ≅ 1.514,615345⋅(1−3,848974772⋅0,01) = 1.456,3182 valore molto prossimo al valore esatto 1.457,8303. Indici temporali e di variabilità: la duration La tabella mostra l’approssimazione che si consegue calcolando attraverso la (164) il prezzo del contratto conseguente una variazione di tasso di interesse TASSO i 0.0550 0.0575 0.0600 0.0625 0.0650 0.0675 0.0700 0.0725 0.0750 0.0775 0.0800 0.0825 0.0850 0.0875 0.0900 0.0925 0.0950 0.0975 0.1000 0.1025 0.1050 Prezzo effettivo V(i) 1670.563 1654.003 1637.668 1621.552 1605.653 1589.968 1574.492 1559.222 1544.154 1529.287 1514.615 1500.137 1485.849 1471.748 1457.830 1444.094 1430.536 1417.153 1403.943 1390.903 1378.030 Prezzo approssimato V(0,08)×(1−D(m)∆i) ∆ (eff.−appr.) 1660.358 1645.784 1631.210 1616.635 1602.061 1587.487 1572.913 1558.338 1543.764 1529.190 1514.615 1500.041 1485.467 1470.892 1456.318 1441.744 1427.170 1412.595 1398.021 1383.447 1368.872 10.20444 8.219211 6.457902 4.916816 3.592335 2.480909 1.579054 0.883356 0.390462 0.097086 0 0.096041 0.382102 0.855136 1.512153 2.350219 3.366452 4.558027 5.922169 7.456155 9.157312 (*) Variazione percentuale misurata sul prezzo effettivo [V(i+∆i) -V(i)]/ V(i) % 10.30% 9.20% 8.12% 7.06% 6.01% 4.98% 3.95% 2.95% 1.95% 0.97% ---−0.96% −1.90% −2.83% − 3.75% −4.66% −5.55% −6.43% −7.31% −8.17% −9.02% (*) Indici temporali e di variabilità: la duration Osservazione Si noti nella tabella precedente che – in valori assoluti – la variazione percentuale del prezzo dell’obbligazione è asimmetrica rispetto alle variazioni (positive o negative) del tasso. In altri termini al decrescere del tasso il prezzo aumenta percentualmente più di quanto non diminuisca al crescere del tasso, rispetto al valore centrale dell’8%. Tale effetto non è specifico dell’esempio analizzato, ma è conseguenza della convessità della funzione valore attuale rispetto al tasso di interesse; esso suggerisce che l’approssimazione del prezzo dell’obbligazione attraverso la (164) V (i + ∆i ) ≅ V (i ) (1 − D ( m ) ⋅ ∆i ) può essere migliorata considerando termini aggiuntivi di grado superiore al primo. V(i) ∑Rk V (i + ∆i ) ≅ V (i )(1 − D ( m ) ⋅ ∆i ) i Indici temporali e di variabilità: la convexity Richiamo (approssimazione di una funzione mediante il polinomio di Taylor) Data la funzione f(x), derivabile n volte nel punto x0 ed n−1 volte in un intorno di x0, per x “prossimo” a x0 sussiste la f ''( x0 ) f ( n ) ( x0 ) 2 f ( x) ≅ f ( x0 ) + f '( x0 )( x − x0 ) + ( x − x0 ) + ... + ( x − x0 ) n 2! n! n Pn ( x) = ∑ k =0 f ( k ) ( x0 ) ( x − x0 ) k k! essendo Pn(x) il polinomio di Taylor di grado n centrato nel punto x0. Arrestando l’approssimazione al termine di secondo grado si può scrivere f ( x) − f ( x0 ) ≅ f '( x0 )( x − x0 ) + f ''( x0 ) ( x − x0 ) 2 2! Utilizziamo questo risultato per migliorare l’approssimazione che si commette attraverso la (164) nel calcolare il prezzo del contratto conseguente una variazione del tasso di interesse. Banalmente la funzione f sarà la funzione valore attuale (prezzo) del contratto e la variabile x sarà il tasso di interesse. Indici temporali e di variabilità: la convexity Già sappiamo che n dV = ∑ − kRk (1 + i ) − ( k +1) che può anche scriversi come di k =1 dV = − D ( m )V (i ) di e che la derivata seconda della funzione valore attuale è positiva e data dalla n d 2V − ( k + 2) = ( + 1) (1 + ) k k R i ∑ k di 2 k =1 Pertanto l’approssimazione f ( x ) − f ( x0 ) ≅ f '( x0 )( x − x0 ) + come avendo posto f ''( x0 ) ( x − x0 ) 2 può scriversi 2! 1 ∆V ≅ − D ( m ) ⋅ V ⋅ ∆ i + C ⋅ V ⋅ ∆ i 2 2 (165) 1 n C = ∑ k (k + 1) Rk (1 + i ) −( k + 2) V k =1 (166) La quantità C, rapporto tra la derivata seconda del valore attuale ed il valore attuale stesso, prende il nome di convexity (del prezzo) e misura la convessità della funzione valore attuale per unità di capitale. Indici temporali e di variabilità: la convexity La convexity può essere impiegata per stimare in modo più accurato la variazione del prezzo del contratto. Per verificarlo, riprendiamo l’esempio precedente, nel quale l’operazione {(100,t+1),(200,t+2),(300,t+3),(400,t+4),(500,t+5),(600,t+6)} era valutata al tasso i=8%. Abbiamo già calcolato la duration e la duration modificata, rispettivamente pari a D = 4,156892754 (4 anni, 1 mese, 27 giorni) D(m) = 3,848974772 Dalla tabella dei conti calcoliamo C = 20,40082. k(k+1)Rk(1+0.08)−(k+2) k Rk vk Rk vk 1 100 0.92593 92.59259 158.766 2 200 0.85734 171.4678 882.036 3 300 0.79383 238.1497 2450.100 4 400 0.73503 294.0119 5041.357 5 500 0.68058 340.2916 8752.356 6 600 0.63017 378.1018 13614.780 Somma 1514.615 30899.390 A fronte di una variazione positiva di un punto percentuale del tasso, la stima del nuovo prezzo è 1 V (i + ∆i ) ≅ V (i ) 1 − D ( m) ⋅ ∆i + C ⋅ ∆i 2 2 1 V (0,08 + 0,01) ≅ 1.514,615 1 − 3,84897 ⋅ 0,01 + 20, 40082 ⋅ 0,012 = 1.457,863 2 Indici temporali e di variabilità: la convexity La Tabella mostra – colonne (5) e (6) – il miglioramento della stima del prezzo usando la convexity (2) (3) (4) (5) (6) 0.055 Prezzo effettivo 1670.563 Approx 1°ordine 1660.358 Approx 2°ordine 1670.014 (2)-(3) 10.205 (2)-(4) 0.549 0.058 1654.003 1645.783 1653.605 8.220 0.398 0.060 1637.668 1631.209 1637.389 6.459 0.279 0.063 1621.552 1616.635 1621.366 4.917 0.186 0.065 0.068 0.070 0.073 1605.653 1589.968 1574.492 1559.222 1602.061 1587.486 1572.912 1558.338 1605.537 1589.900 1574.457 1559.207 3.592 2.482 1.580 0.884 0.116 0.068 0.035 0.015 0.075 1544.154 1543.764 1544.150 0.390 0.004 0.078 0.080 1529.287 1529.189 1529.286 0.098 0.001 1514.615 1514.615 1514.615 0.000 0.000 0.083 1500.137 1500.041 1500.137 0.096 0.000 0.085 1485.849 1485.466 1485.853 0.383 -0.004 0.088 1471.748 1470.892 1471.761 0.856 -0.013 0.090 1457.830 1456.318 1457.863 1.512 -0.033 0.093 1444.094 1441.744 1444.158 2.350 -0.064 0.095 1430.536 1427.169 1430.646 3.367 -0.110 0.098 1417.153 1412.595 1417.327 4.558 -0.174 0.100 1403.943 1398.021 1404.201 5.922 -0.258 0.103 1390.903 1383.447 1391.268 7.456 -0.365 0.105 1378.030 1368.872 1378.528 9.158 -0.498 (1) Tasso i Indici temporali e di variabilità: la convexity Conclusione Come la duration, anche la convexity indica come il prezzo del contratto si modifica rispetto alle variazioni del tasso di interesse: se il tasso si riduce il prezzo aumenta percentualmente più di quanto non si riduca se il tasso aumenta. Tale effetto, desiderabile per l’investitore, è tanto maggiore quanto maggiore è la convexity del titolo. Pertanto, l’investitore preferirà i titoli che presentano convexity più elevata. Indici temporali e di variabilità: la duration b) Indicazione nella scelta delle obbligazioni da preferire in rapporto alle aspettative sul futuro andamento dei tassi Dalla (164) si deduce che: • un operatore con aspettative ribassiste circa il futuro andamento dei tassi di interesse preferisce operazioni di investimento con duration più elevata • un operatore con aspettative rialziste circa il futuro andamento dei tassi di interesse preferisce operazioni di investimento con duration minore. Scelte opposte intervengono se l’operazione è di finanziamento. Infatti, se l’operatore investe ha convenienza che la variazione di tasso ∆i accresca (o non eroda troppo) il prezzo del contratto. Pertanto, stante la V (i + ∆i ) ≅ V (i ) (1 − D ( m ) ⋅ ∆i ) • ∆i < 0 (ribasso del tasso) ⇒ ∆V > 0 e la differenza è tanto maggiore quanto maggiore è la D(m), cioè la duration • ∆i > 0 (rialzo del tasso) ⇒ ∆V < 0 e la differenza è tanto minore quanto minore è la D(m), cioè la duration. Indici temporali e di variabilità: la duration Pertanto, la duration fornisce indicazioni strategiche: Nelle operazioni di investimento se si hanno aspettative di riduzione dei tassi di interesse si preferiranno titoli obbligazionari con duration più elevata (al ridursi dei tassi di interesse cresce il prezzo dell'obbligazione e i guadagni sono maggiori sui titoli più sensibili alle oscillazioni dei tassi); se si hanno aspettative di aumento dei tassi di interesse si preferiranno titoli obbligazionari con duration più bassa (all'aumento dei tassi di interesse diminuisce il prezzo di un'obbligazione e le perdite sono minori sui titoli meno sensibili alle oscillazioni dei tassi). Nelle operazioni di finanziamento le posizioni sono speculari. Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Abbiamo analizzato le variazioni del prezzo del titolo al variare del tasso di interesse, osservando che esiste un legame inverso tra le due grandezze. Il fatto che il tasso di interesse vari nel tempo espone gli operatori finanziari ad un rischio, il cd. rischio di tasso, consistente nell’eventualità di non conseguire i risultati che – in assenza di variazioni del tasso – l’operazione finanziaria avrebbe garantito. Ci proponiamo pertanto di: 1) analizzare in dettaglio il rischio di tasso, scomponendolo in: a) rischio di reimpiego (o di reinvestimento) b) rischio di prezzo (o di realizzo) 2) comprendere in che modo la duration svolga un ruolo protettivo (immunizzante) rispetto alle variazioni del tasso. Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione 1) Il rischio di tasso Per comprendere la natura di tale rischio, consideriamo l’operazione finanziaria descritta dal seguente schema −100 10 10 110 t t+1 t+2 t +3 Ipotizzando che il tasso sia i = 10%, la duration è 1 ⋅ 10 ⋅ 1,10−1 + 2 ⋅ 10 ⋅ 1,10−2 + 3 ⋅ 110 ⋅ 1,10−3 D= ≅ 2,7355 (2 anni, 8 mesi, 25 giorni) 100 110 ⋅ 1,10−3 ≅ 82,64 10 ⋅ 1,10−1 ≅ 9,09 D = 2,7355 10 ⋅ 1,10−2 ≅ 8, 26 −100 10 10 110 t t+1 t+2 t +3 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Dopo aver riscosso la seconda cedola dell’obbligazione, l’investitore decide di terminare anticipatamente l’operazione. Quanto vale l’investimento all’epoca t+2? k Rk Valore all’epoca del disinvestimento t+1 10 10 × 1,10 = 11 t+2 10 10 t+3 110 110 × 1,10−1 = 100 121 Valore del cash-flow all’epoca t+2 se il tasso sul mercato si è mantenuto al 10% Problema Cosa accade se all’epoca t+2 il tasso vigente non è più il 10% ? Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Rischio di reimpiego (o di reinvestimento): il tasso passa dal 10% all’8% k Rk Valore all’epoca del disinvestimento t+1 10 10 × 1,08 = 10,80 t+2 10 10 t+3 110 110 × 1,08−1 = 101,85 122,65 Rischio di prezzo: 101,85 > 100 Rischio di reimpiego: 10,80 < 11 Rischio di prezzo (o di realizzo): il tasso passa dal 10% al 12% k Rk Valore all’epoca del disinvestimento t+1 10 10 × 1,12 = 11,20 t+2 10 10 t+3 110 110 × 1,12−1 = 98,21 119,41 Rischio di prezzo: 98,21 < 100 Rischio di reimpiego: 11,20 > 11 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Osservazione La variazione del tasso (10% → 8%, nel primo esempio) (10 → 12%, nel secondo esempio) ha prodotto effetti opposti: positivi nel primo caso (122,65>121) e negativi nel secondo caso (119,41<121). I rischi di rempiego e di prezzo non si cumulano, ma – almeno parzialmente – si compensano. Ciò induce la domanda: E’ possibile proteggersi (“immunizzarsi”) dal rischio di tasso mediante la compensazione delle due componenti? In altri termini, esiste un’epoca disinvestendo alla quale si è immunizzati dal rischio di tasso? Supponiamo che nell’esempio appena visto l’investitore decida di interrompere l’operazione all’epoca coincidente con la duration (D = 2,7355). Qual è il valore del cashflow a tale epoca? Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Il tasso rimane il 10% k Rk Valore all’epoca del disinvestimento t+1 10 10 × 1,10D−1 = 11,7988 t+2 10 10 × 1,10D−2 = 10,7262 t+3 110 110 × 1,10D−3 = 107,2620 129,7870 Il tasso passa dal 10% all’8% k Rk Valore all’epoca del disinvestimento t+1 10 10 × 1,08D−1 = 11,4290 t+2 10 10 × 1,08D−2 = 10,5824 t+3 110 110 × 1,08D−3 = 107,7838 129,7952 Il tasso passa dal 10% al 12% k Rk Valore all’epoca del disinvestimento t+1 10 10 × 1,12D−1 = 12,1736 t+2 10 10 × 1,12D−2 = 10,8693 t+3 110 110 × 1,12D−3 = 106,7521 129,7950 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Pertanto, l’esempio mostra che la duration immunizza dalle variazioni del tasso di interesse Formalizziamo il risultato, considerando l’operazione finanziaria descritta dal seguente scadenzario t0 R1 R2 t1 t2 d R n− 1 Rn tn−1 tn E’ noto che il valore del contratto all’epoca d – valore che denotiamo con V(i0, d) per sottolineare la dipendenza sia dal tasso i0 che dall’epoca di valutazione d – è dato dalla V (i0 , d ) = ∑ Rk (1 + i0 ) d − tk tk ≤ d n + ∑ Rk (1 + i0 ) − ( tk − d ) = tk > d = ∑ Rk (1 + i0 ) d − tk k =1 Il problema di immunizzazione consiste nello stabilire se, dati i due tassi i0 e i, esiste un’epoca d tale che V (i, d ) ≥ V (i0 , d ) ∀ i0 , i (167) tale cioè che il valore del contratto in d, calcolato al tasso i, risulti non inferiore al valore del contratto in d, calcolato sulla base del tasso i0. Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione La (165) richiede che la funzione V abbia un minimo in i0. Se tale funzione è derivabile rispetto al tasso di interesse (e noi assumiamo che lo sia), condizione necessaria perché abbia un minimo in i0 è che sia ∂ V (i0 , d ) = 0 ∂i Calcoliamo dunque la derivata prima della funzione V rispetto al tasso i n ∂ d −t −1 V (i, d ) = ∑ (d − tk ) Rk (1 + i ) k ∂i k =1 da cui n ∂ d −t −1 V (i0 , d ) = ∑ (d − tk ) Rk (1 + i0 ) k = 0 ∂i k =1 Cioè, sviluppando opportunamente ∂V (i0 , d ) = ∂i n ∑ (d − t k ) Rk (1 + i0 ) d − t k −1 =0 k =1 n = ∑ ( d − t k ) Rk (1 + i0 ) − tk (1 + i0 ) d −1 = 0 k =1 = (1 + i0 ) d −1 n ∑ (d − t k =1 − tk ) (1 + ) =0 R i k k 0 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione n ∂V −t d −1 (i0 , d ) = (1 + i0 ) ∑ ( d − t k ) Rk (1 + i0 ) k = 0 ∂i k =1 se e solo se n ∑ ( d − tk ) Rk (1 + i0 ) − tk =0 k =1 n − tk − tk (1 + ) − (1 + ) =0 dR i t R i ∑ 0 0 k k k k =1 n ∑ dR k (1 + i0 ) n − ∑ t k Rk (1 + i0 ) − tk k =1 − tk =0 k =1 n d ∑ Rk (1 + i0 ) n − tk = k =1 ∑t k Rk (1 + i0 ) − tk k =1 dalla quale infine segue n ∑t d = k Rk (1 + i0 ) − tk k =1 n ∑R k =1 (168) k (1 + i0 ) − tk Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione La (168) altro non è che la definizione di duration, per cui si ha la seguente Conclusione La durata d per la quale la funzione V ha un minimo rispetto al tasso di interesse coincide con la duration. Osservazione ∂ Posto che la funzione V sia derivabile, la condizione V (i0 , d ) = 0 è solo necessaria. ∂i Per individuare il punto di minimo occorre anche calcolare la derivata seconda della funzione V e verificare che risulti Si ha infatti ∂2 V (i0 , d ) > 0 . 2 ∂i . ∂ 2V (i0 , d ) = 2 ∂i n ∑ (d − t k ) 2 Rk (1 + i0 ) d − tk − 2 k =1 come si verifica immediatamente essendo positivi tutti i fattori . >0 (169) Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Esempio Si acquista in t=0 una obbligazione alla pari con le seguenti caratteristiche: - Valore nominale: € 100 - Durata: 8 anni - Cedola annuale al tasso i = 6%; - Rimborso del valore nominale: €50 al 4°ed €50 all’8°anno La valutazione avviene al tasso del 6%. La duration del titolo è calcolata attraverso il seguente piano dei conti k Rk 0 1 2 3 4 5 6 7 8 -100 6 6 6 56 3 3 3 53 Rkvk kRkvk 5.660377 5.339979 5.037716 44.35725 2.241775 2.114882 1.995171 33.25286 100 Duration 5.660377 10.67996 15.11315 177.429 11.20887 12.68929 13.9662 266.0228 512.7697 5.127697 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Calcoliamo il valore dell’obbligazione all’epoca coincidente con la duration (d=5.127697) al variare del tasso di interesse. 8 V (i, 5.127697) = ∑ Rk (1 + i )5.127697 − k = k =1 = 6 ⋅ (1 + i ) 4.127697 + 6 ⋅ (1 + i )3.127697 + 6 ⋅ (1 + i ) 2.127697 + 56 ⋅ (1 + i )1.127697 + + 3 ⋅ (1 + i )0.127697 + 3 ⋅ (1 + i ) −0.8723 + 3 ⋅ (1 + i ) −1.8723 + 53 ⋅ (1 + i ) −2.8723 Il punto di minimo coincide con il tasso di valutazione iniziale Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Si è finora esplorato il ruolo protettivo svolto dalla duration in relazione ad un titolo obbligazionario. Poiché: a) la duration indica l’epoca alla quale l’investimento risulta immunizzato; b) l’epoca in corrispondenza della quale si desidera che l’investimento sia immunizzato è generalmente determinata dagli impegni e/o dagli obiettivi dell’investitore; c) non è detto che il mercato offra titoli con duration esattamente uguale a quella desiderata da ciascun investitore che vuole immunizzarsi, è rilevante chiedersi se sia possibile immunizzarsi per un’epoca qualsiasi e non soltanto per quelle corrispondenti alle duration dei titoli offerti sul mercato. La risposta è affermativa sotto una condizione molto debole: è possibile immunizzarsi per l’epoca D qualsiasi se il mercato offre titoli con duration D1 e D2 tali che (*) D1 < D < D2 (*) Si sono considerate disuguaglianze forti perche, in caso di uguaglianza, il problema sarebbe risolto acquistando il titolo tra i due la cui duration coincide con D. Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Dimostriamo il risultato Consideriamo i due titoli T(1) e T(2), caratterizzati come segue: T (1) = T (2) = {( R (1) 1 {( R (2) 1 ( (1) t , t1(1) ) , ( R2(1) , t2(1) ) ,..., Rn(1) , n 1 1 ( (2) , t1(2) ) , ( R2(2) , t2(2) ) ,..., Rn(2) , t n2 2 )} )} R(1) 1 R(1) 2 R3(1) R(1) n1 t1(1) t2(1) t3(1) tn(1) 1 R(2) 1 R(2) 2 R(2) 3 R(2) n2 t1(2) t2(2) t3(2) tn(2) 2 Indicando con V(1) e V(2) i valori attuali dei due titoli, le relative duration sono n1 ∑t D (1) = (1) k Rk(1) v(t , tk(1) ) k =1 V (1) n2 ∑t D (2) = (2) k Rk(2) v(t , tk(2) ) k =1 V (2) Consideriamo ora un portafoglio composto dai due titoli. Gli importi e le epoche del portafoglio sono date dall’unione degli importi e delle epoche che caratterizzano ciascuno dei due titoli, cioè – denotando con Π il portafoglio – si ha Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione {( R , t ) , ( R , t ) ,..., ( R , t )} = ) , ( R , t ) ,..., ( R , t )} ∪ {( R , t ) , ( R Π = T (1) ∪ T (2) = = {( R (1) 1 , t1(1) 1 (1) 2 1 2 (1) 2 2 n (1) n1 (1) n1 n (2) 1 (2) 1 (2) 2 ( (2) , t2(2) ) ,..., Rn(2) , t n 2 2 )} Cioè, sullo scadenzario R(1) 1 R(1) 2 R3(1) R(1) n1 t1(1) t2(1) t3(1) tn(1) 1 R(2) 1 R(2) 2 R3(2) R(2) n2 t1(2) t2(2) t3(2) tn(2) 2 R1 R2 R3 R4 R5 t1 t2 t3 t4 t5 Rn tn essendo R1 = R1(1) + R1(2) ; R2 = R2(2) ; t1 = t1(1) = t1(2) ; t2 = t2(2) ; R3 = R2(1) ; t3 = t2(1) ; R4 = R3(1) ; t4 = t3(1) ; R5 = R3(2) ; .... ; t5 = t3(2) ; .... ; Rn = Rn(1)1 + Rn(2) 2 tn = tn(1)1 = tn(2) 2 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione La duration del portafoglio è pertanto n1 n ∑ t R v(t , t k DΠ = k k k =1 V (1) +V (2) (1) (1) ∑t ) = n2 (1) k R v(t , t ) + ∑ tk(2) Rk(2) v(t , tk(2) ) (1) k (1) k k =1 V k =1 (2) (1) +V (2) k Rk(2) v(t , tk(2) ) = D (2)V (2) ovvero, essendo n2 n1 ∑t (1) k (1) k (1) k R v(t , t ) = D V e ∑t k =1 k =1 segue D (1)V (1) + D (2)V (2) D = V (1) + V (2) Π Se denotiamo con V l’importo che l’operatore investe complessivamente nell’acquisto dei due titoli, il problema si traduce nel seguente sistema in due equazioni lineari e due incognite, V(1) e V(2): V (1) + V (2) = V (1) (1) D V + D (2)V (2) =D (1) (2) V +V (vincolo di bilancio) (vincolo di duration) Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione la cui soluzione è immediata (1) D (2) − D V = V (2) D − D (1) (1) V (2) = V D − D D (2) − D (1) Quindi, affinché il portafoglio risulti immunizzato per l’epoca D, occorre acquistare la quota V(1) del primo titolo e la quota V(2) del secondo titolo. Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Esempio All’epoca t = 0, si vuole immunizzare l’importo di € 5.000 per l’epoca t = 2,2 (2 anni, 2 mesi e 12 giorni). Sul mercato non sono trattati titoli aventi duration D = 2,2 ma tra le altre sono scambiate le due seguenti obbligazioni, entrambe di valore nominale pari a € 100 e valutate al tasso di interesse effettivo annuo i = 6,75%: Titolo 1 Prezzo € 92,196. Rimborso del valore nominale: € 75 alla fine del primo anno, € 25 alla fine del secondo anno. Titolo 2 Prezzo € 82,105. Rimborso del valore nominale: € 10 alla fine del primo anno, € 15 alla fine del secondo anno, € 35 alla fine del terzo anno, € 40 alla fine del quarto anno Titolo 1 k Rkvk Rk Titolo 2 kRkvk k Rkvk Rk kRkvk 0 -82.105 70.25761 1 10 9.367681 9.367681 21.93836 43.87673 2 15 13.16302 26.32604 92.19598 114.1343 3 35 28.77163 86.31488 1.237954 4 40 30.80268 123.2107 ∑ 82.105 245.2193 0 -92.196 1 75 70.25761 2 25 ∑ Duration Duration 2.986655 Indici temporali e di variabilità: duration e immunizzazione Essendo 1, 237954 = D (1) < D = 2, 2 < D (2) = 2,986655 è possibile costruire, con le due obbligazioni date, un portafoglio immunizzato per la scadenza D. In primo luogo occorre determinare quale somma impiegata all’epoca t = 0 potrà garantire allo smobilizzo in t = 2,2 la somma di € 5.000. V = 5.000 ⋅ (1 + 0.0675) −2,2 = 4.330,72553 Di tale somma si dovranno investire V D (2) − D 2,986655 − 2, 2 4.330,72553 = V (2) = = 1.948,180801 € D − D (1) 2,986655 − 1, 237954 (1) nel titolo 1 e V D − D (1) 2, 2 − 1, 237954 4.330,72553 = V (2) = = 2.382,544729 € D − D (1) 2,986655 − 1, 237954 (2) nel titolo 2. Tenendo conto del prezzo delle due obbligazioni, si dovranno acquistare rispettivamente n (1) = 1.948,180801 = 21,13087 92,196 21 contratti del titolo 1 e 29 contratti del titolo 2. n (2) = 2.382,544729 = 29,01827 82,105 Ammortamenti e prestiti Ammortamenti e prestiti: generalità Consideriamo un’operazione finanziaria conforme allo schema seguente: all’epoca t0 un soggetto (mutuante o creditore) cede ad un secondo soggetto (mutuatario o debitore) un importo S (importo del mutuo o prestito), che viene suddin viso negli importi non negativi C1, C2, …, Cn (quote capitale), con ∑C i = S , che vengo- i =1 no corrisposti alle scadenze t0< t1< t2 <…< tn. Attraverso le quote capitale si definisce il debito residuo Dk all’epoca tk. Evidentemente sarà D0 = S (173) (k = 1,..., n) Dk = Dk −1 − Ck Combinando le (173) si ottiene k Dk = S − ∑ Ci i =1 che costituisce la relazione retrospettiva del debito residuo. (174) Ammortamenti e prestiti: generalità Dalla (174), ricordando il significato di S, si ha k n k n Dk = S − ∑ Ci =∑ Ci − ∑ Ci = ∑ Ci i =1 i =1 i =1 (175) i = k +1 La (175) costituisce la relazione prospettiva del debito residuo. Dato il debito residuo Dk all’epoca tk, la quantità n n Ek = S − Dk = ∑ Ci − i =1 k ∑ C = ∑C i i = k +1 i (176) i =1 ha il significato di debito estinto all’epoca tk. Per il debito estinto Ek è immediato osservare che valgono le relazioni: E0 = 0 Ek = Ek −1 + Ck En = S ( k = 1,..., n) (177) Ammortamenti e prestiti: generalità Ad ogni epoca tk il mutuatario deve onorare due obbligazioni, versando al mutuante 1) la k-esima quota capitale Ck 2) la k-esima quota interessi Ik, che riguarda gli interessi maturati sul debito residuo n Dk −1 = ∑ Ci tra le epoche tk−1 e tk i=k Pertanto, all’epoca tk il debitore corrisponde un importo Rk (rata di ammortamento) pari alla somma delle due componenti, cioè Rk = Ck + I k (178) Premesse le grandezze finanziarie sopra definite, il problema consiste nell’esplicitare i metodi di ammortamento del mutuo, cioè le procedure che consentono al debitore di corrispondere alle varie scadenze gli importi Rk in modo che il debito residuo risulti azzerato all’epoca tn (equivalentemente, in modo che il debito estinto sia pari a S in tn). In altri termini il metodo di ammortamento garantisce l’equità (cioè il rispetto della condizione di chiusura) dell’operazione finanziaria attraverso la quale il mutuo è rimborsato Ammortamenti e prestiti: generalità Le modalità di rimborso del mutuo e le grandezze fondamentali {tk} {Rk} {Ck} {Ik} {Dk} {Ek} successione delle scadenze » delle rate » delle quote capitali » delle quote interesse » del debito residuo » del debito estinto che lo caratterizzano vengono ordinatamente riportate nel piano di ammortamento, cioè in una tabella, ogni colonna della quale è intestata ad una delle grandezze fondamentali Piano di ammortamento t Rk Ck Ik Dk Ek t0 R0 = 0 C0 = 0 I0 = 0 D0 = S E0 = 0 t1 R1 C1 I1 D1 E1 ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ tn Rn Cn In Dn=0 En= S Ammortamenti e prestiti: generalità Per inquadrare le problematiche relative ai piani di ammortamento assumiamo di operare in regime di capitalizzazione composta con tasso costante su uno scadenzario del tipo { t0 = 0, t1 = 1, ... , tk = k , ... , tn−1 = n −1, tn= n } Si hanno le seguenti relazioni n Condizione di equivalenza retrospettiva S ⋅ (1 + i ) = n ∑R j ⋅ (1 + i )n − j (179) j =1 n Condizione di equivalenza prospettiva S = ∑ R j ⋅ (1 + i ) −j = ∑ Rj ⋅ v j j =1 Quota interessi n (180) j =1 I k = i ⋅ Dk −1 (181) Dk = Dk −1 ⋅ (1 + i) − (C k + i ⋅ Dk −1 ) Equazione ricorrente del debito residuo in funzione delle rate Dk = Dk −1 ⋅ (1 + i ) − Rk Equazione esplicita retrospettiva del debito residuo in funzione delle rate Dk = S ⋅ (1 + i ) − ∑ R j ⋅ (1 + i ) k − j Equazione esplicita prospettiva del Dk = debito residuo in funzione delle rate (182) n k (183) j =1 n ∑ j = k +1 R j ⋅ (1 + i ) −( j − k ) n = ∑ j = k +1 R j ⋅ v j −k (184) Ammortamenti e prestiti: generalità Schemi tipici di ammortamento di un prestito sono: a) rimborso unico di capitale ed interessi L’ammortamento si riduce in questo caso ad un’operazione finanziaria semplice in cui, contro l’importo S prestato all’epoca t0, viene corrisposto l’importo S⋅(1+i)t1−t0 all’epoca t1. b) Pagamento periodico degli interessi e rimborso unico del capitale c) Rimborso graduale I) metodo progressivo (anche detto francese) II) metodo uniforme (anche detto italiano) III) metodo a due tassi (anche detto americano) IV) metodo degli interessi anticipati (anche detto tedesco) Piani di ammortamento: pagamento periodico degli interessi e rimborso unico del capitale E’ esaustivamente descritto dal seguente piano di ammortamento t Rk Ck Ik Dk Ek 0 R0 = 0 C0 = 0 I0 = 0 D0 = S E0= 0 1 R1 = I1 C1 = 0 I1 D1 = S E1= 0 ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ n−1 R1 = In−1 C1 = 0 In−1 Dn−1= S En−1= 0 n Rn= S + In Cn = S In Dn= 0 En= S essendo evidentemente I k = S (1 + i ) k t − tk −1 − 1 = S (1 + i ) k − ( k −1) − 1 = Si Piani di ammortamento: metodo progressivo (francese) Tale metodo, probabilmente il più usato nella pratica finanziaria, prevede che le rate siano costanti, cioè Rk = R. Denotato con i il tasso di interesse per periodo unitario, la condizione di equivalenza prospettiva in funzione delle rate (cfr. la (180)) n S = ∑ R j ⋅ (1 + i ) j =1 −j n =∑ R j ⋅ v j j =1 può scriversi come S = R ⋅ an i 1 − (1 + i ) − n 1 − vn = R⋅ = R⋅ i i ovvero, esplicitando rispetto ad R R=S⋅ i 1 =S⋅ an i 1 − vn (185) Poiché per il debito residuo si ha n ∑R Dk = j ⋅ v j − k = R (v + v 2 + ... + v n − k ) = R ⋅ an − k i (186) j = k +1 sostituendo la (185) nella (186) segue\ Dk = R ⋅ an − k i 1 i 1 − vn−k 1 − vn−k =S⋅ ⋅a =S⋅ ⋅ =S⋅ n an i n − k i i 1− v 1 − vn che fornisce il valore del debito residuo all’epoca k. (187) Piani di ammortamento: metodo progressivo (francese) La quota interessi è data dalla ( ) (188) Ck = Rk − I k = R − R 1 − v n − k +1 = R ⋅ v n − k +1 (189) Ck R ⋅ v n − k +1 −1 n − k +1− n + k − 2 = = v = v = (1 + i ) − + n k 2 Ck −1 R ⋅ v (190) I k = i ⋅ Dk −1 = i ⋅ R ⋅ an − k +1 i = R ⋅ 1 − v n − k +1 mentre la quota capitale è data dalla ( ) Osservazione Si noti che Le quote capitale sono pertanto in progressione geometrica di ragione v−1 = (1+i) (da qui la progressività del metodo di ammortamento in questione). Sono state definite tutte le grandezze che consentono di redigere il piano di ammortamento seguendo il metodo progressivo Piani di ammortamento: metodo progressivo (francese) Piano di ammortamento k Rk Ck Ik Dk Ek 0 - - - D0 = S E0= 0 1 R=S⋅ C1 = Rvn I1= R(1−vn) D1 = Ran −1 i E1= Rvn ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ n−1 R Cn−1 = Rv2 In−1= R(1−v2) n R Cn = Rv In= R(1−v) i 1− v n Dn −1 = Ra1 i En −1 = Rv n sn −1 i Dn= 0 En= S Piani di ammortamento: metodo progressivo (francese) Esempio Ammortamento, con metodo progressivo (francese) di un mutuo di € 150.000 al tasso effettivo annuo del 6% attraverso il pagamento di 10 rate annuali posticipate. k Rk Ck Ik 0 Dk Ek 150000,00 0 1 20380.19 11380.19 9000.000 138619.80 11380.19373 2 20380.19 12063.01 8317.188 126556.80 23443.19909 3 20380.19 12786.79 7593.408 113770.00 36229.98477 4 20380.19 13553.99 6826.201 100216.00 49783.97759 5 20380.19 14367.23 6012.961 85848.79 64151.20998 6 20380.19 15229.27 5150.927 70619.52 79380.47631 7 20380.19 16143.02 4237.171 54476.50 95523.49862 8 20380.19 17111.60 3268.590 37364.90 112635.1023 9 20380.19 18138.30 2241.894 19226.60 130773.4021 10 20380.19 19226.60 1153.596 0 150000.0000 Piani di ammortamento: metodo progressivo (francese) Osservazione Si è finora esaminato il caso in cui le rate hanno la stessa periodicità del tasso di interesse (p.es. tasso di interesse annuo 6%, ammortamento dell’importo S=150.000€ in 10 rate con cadenza annuale). E’ rilevante analizzare come deve scriversi il piano di ammortamento se le rate hanno periodicità diversa da quella cui viene riferito il tasso di interesse. In questa eventualità, dati: a) il tasso annuale determinato sulla base del contratto di mutuo (i); b) Il numero di anni (n) in cui si richiede venga rimborsato il capitale; c) il numero di rate da corrispondere nell’anno (m), si calcolano: 1 i) il tasso di interesse equivalente riferito alla periodicità delle rate del mutuo i 1 = (1 + i ) m − 1 m ii) il numero di annualità, pari a n×m i1 La rata viene determinata sulla base della relazione R = S ⋅ m 1 − (1 + i 1 )− n×m m Esempio Ammortamento, con metodo progressivo (francese) di un mutuo di € 150.000 al tasso effettivo annuo del 6% attraverso il pagamento di 20 rate semestrali posticipate. S = € 150.000 i = 0,06 ⇒ i½ = (1+0,06)½ −1 = 0.02956301 n × m = 2×10 = 20 Piani di ammortamento: metodo progressivo (francese) k Rk Ck Ik 0 Dk Ek 150000.0000 0.000000 1 10041.67 5607.2138 4434.452115 144392.7862 5607.213796 2 10041.67 5772.97994 4268.685974 138619.8063 11380.19373 3 10041.67 5943.64662 4098.019287 132676.1596 17323.84036 4 10041.67 6119.35873 3922.307178 126556.8009 23443.19909 5 10041.67 6300.26542 3741.40049 120256.5355 29743.46451 6 10041.67 6486.52026 3555.145654 113770.0152 36229.98477 7 10041.67 6678.28135 3363.384564 107091.7339 42908.26612 8 10041.67 6875.71147 3165.954439 100216.0224 49783.97759 9 10041.67 7078.97823 2962.687683 93137.04418 56862.95582 10 10041.67 7288.25416 2753.41175 85848.79002 64151.20998 11 10041.67 7503.71692 2537.94899 78345.0731 71654.9269 12 10041.67 7725.54941 2316.116501 70619.52369 79380.47631 13 10041.67 7953.93994 2087.725975 62665.58376 87334.41624 14 10041.67 8189.08238 1852.583536 54476.50138 95523.49862 15 10041.67 8431.17633 1610.489578 46045.32505 103954.675 16 10041.67 8680.42732 1361.238594 37364.89773 112635.1023 17 10041.67 8937.04691 1104.618998 28427.85082 121572.1492 18 10041.67 9201.25296 840.4129545 19226.59786 130773.4021 19 10041.67 9473.26973 568.3961836 9753.328134 140246.6719 20 10041.67 9753.32813 288.3377771 0 150000.0000 Piani di ammortamento: metodo uniforme (italiano) In questo schema di ammortamento si assume che la quota capitale sia costante, cioè Ck = C. n Poiché, per la condizione di equità, è necessario che sia ∑C j =S j =1 segue immediatamente S C= n (191) In via altrettanto immediata si deduce che Dk = (n − k ) ⋅ S = (n − k ) ⋅ C n (192) e pertanto che Ek = S − Dk = S − (n − k )C = nC − nC + kC = kC = k ⋅ S n (193) Utilizzando la relazione Ik = i⋅Dk−1, la quota interesse può scriversi come I k = i ⋅ Dk −1 = i ⋅ ( n − k + 1) ⋅ C = n − k +1 ⋅ S ⋅i n (194) e quindi, essendo Rk = Ck + Ik (Rk = C + Ik), scriviamo la rata come Rk = C + I k = S S S + i ⋅ (n − k + 1) ⋅ = [1 + i ⋅ (n − k + 1)] n n n (195) Piani di ammortamento: metodo uniforme (italiano) Osservazione Nel metodo uniforme (italiano) le successioni {Dk}, {Ek}, {Ik}, {Rk} sono in progressione aritmetica. Esempio Ammortamento, con metodo uniforme (italiano) di un mutuo di € 72.000 al tasso di interesse annuo del 7% in 8 rate. k Rk Ck Ik Dk 0 Ek 72000 0 1 14040 9000 5040 63000 9000 2 13410 9000 4410 54000 18000 3 12780 9000 3780 45000 27000 4 12150 9000 3150 36000 36000 5 11520 9000 2520 27000 45000 6 10890 9000 1890 18000 54000 7 10260 9000 1260 9000 63000 8 9630 9000 630 0 72000 Piani di ammortamento: metodo a due tassi (americano) Il metodo prevede 1) il pagamento periodico alle scadenze tk della quota interesse Ik, che viene calcolata al tasso i (tasso di remunerazione) 2) la costituzione del capitale prestato S attraverso il versamento periodico, a scadenze che possono coincidere o meno con quelle di versamento delle quote interesse (supporremo che coincidano), degli importi Ck che, capitalizzati al tasso j (tasso di accumulazione), garantiscono la disponibilità dell’importo S all’epoca tn. Se gli importi Ck sono costanti (Ck=C) allora è immediato calcolare il valore della quota capitale come C=S j (1 + j ) n − 1 (196) ed altrettanto immediato è scrivere la rata (costante): R =C + I =C +i⋅S = S j j + i ⋅ S = S + i n (1 + j ) n − 1 (1 + j ) − 1 (197) Piani di ammortamento: metodo a due tassi (americano) Siamo in grado di redigere il piano di ammortamento Rk Ck Ik t0 Dk Ek S 0 t1 C + i⋅ S C i⋅ S S 0 t2 C + i⋅ S C i⋅ S S 0 ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ tk C + i⋅ S C i⋅ S S 0 ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ ⁞ tn C + i⋅ S C i⋅ S 0 S con riferimento al quale sono necessarie le seguenti precisazioni: 1. nonostante il mutuatario versi la quota capitale al termine di ciascuna scadenza, il debito residuo rimane S per tutte le scadenze intermedie perché l’ipotesi è che la quota capitale non sia direttamente versata al mutuante ma “girata” a quest’ultimo solo all’epoca finale del periodo di ammortamento. Ciò spiega anche perché la quota interesse rimane costantemente uguale a i⋅ S per l’intero periodo e perché il debito estinto sia sempre pari a 0 fino all’epoca precedente la fine del piano di ammortamento. 2. E’ altresì chiaro che il piano di ammortamento sopra redatto costituisce un caso particolare, nel senso che si assume che le quote capitale e interesse vengano corrisposta alle stesse scadenze, ciò che non è affatto necessario. Piani di ammortamento: metodo a due tassi (americano) Osservazioni 1. Sempre nell’ipotesi di rata costante, con quota capitale e quota interesse corrisposte alla stessa scadenza, se fosse anche i = j la rata dell’ammortamento americano coinciderebbe con quella dell’ammortamento progressivo (o francese). Infatti sarebbe i + i (1 + i ) n − i i +i⋅S = S R=C+I =S = n (1 + i ) n − 1 (1 + i ) − 1 i (1 + i ) n i 1 = S = S = S n 1 − (1 + i ) − n an i (1 + i ) − 1 (198) 2. Poiché viceversa nel metodo a due tassi di norma risulta i > j, il mutuatario è esposto a condizioni peggiori rispetto al caso del metodo progressivo, essendo costretto ad incrementare – rispetto a questo – la quota capitale necessaria a ricostituire l’importo S (è infatti sn j < sn i per i > j). Per comprendere a quale tasso x si indebita il mutuatario che contragga un prestito che preveda un ammortamento a due tassi è sufficiente risolvere l’equazione di equità prospettiva delle rate n n S = ∑ R j ⋅ v = R ⋅ ∑ v x = R ⋅ an j =1 x j =1 x j i S ⇒ S =S + ⋅ an n (1 + j ) − 1 x cioè, equivalentemente j + i an n (1 + j ) − 1 x −1 = 0 (199) Piani di ammortamento: metodo a due tassi (americano) E’ facile verificare che il tasso x di indebitamento è maggiore del tasso i. Infatti la funzione j + f ( x) = i an n (1 + j ) − 1 1. per x > 0 è continua; 2. è strettamente decrescente, tale essendo an 3. è tale che 1 − (1 + x ) − n j + i −1 = a) lim n + + j − x (1 ) 1 x →0 j = + i n −1 > 0 n (1 + j ) − 1 1 − (1 + x ) − n j b) lim + i − 1 = −1 n x →+∞ (1 + j ) − 1 x pertanto la (199) ha un’unica radice. x x −1 (ricordiamo che i, j e n sono costanti) f(x) x* x Piani di ammortamento: metodo a due tassi (americano) Una volta stabilito che la f(x) ha un unico zero x*, mostriamo che x* è maggiore di i. Calcoliamo f(i) 1 + i an f (i ) = sn j Osservando che 1 f (i ) = + i an sn j 1 sn i −1 è una funzione decrescente di j e ricordando che è i > j, segue j 1 −1 > + i an i s n i 1 − (1 + i ) − n i −1= +i −1 = n i + − (1 i ) 1 i 1 − (1 + i ) − n 1 − (1 + i ) − n −n = + 1 − (1 + i ) − 1 = − (1 + i ) − n n n (1 + i ) − 1 (1 + i ) − 1 1 = − (1 + i) − n = 0 n (1 + i ) (1 + i ) n − 1 (1 + i ) n = − (1 + i ) − n = n (1 + i ) − 1 Pertanto, essendo f(i) > 0 e f(x*) = 0 ed essendo la funzione f(x) decrescente con x, segue che x* > i, cioè il tasso di indebitamento del metodo americano è maggiore del maggiore tra il tasso di remunerazione ed il tasso di accumulazione. Piani di ammortamento: metodo ad interessi anticipati (tedesco) Il metodo prevede che 1) la prima rata di ammortamento venga corrisposta contestualmente alla erogazione del mutuo di importo S; 2) gli interessi siano corrisposti in via anticipata, applicando il tasso di sconto al debito residuo corrente. In termini di debito residuo, dalla 1) consegue la condizione iniziale D0 = S − C0 (200) Poiché la legge di aggiornamento del debito residuo è sempre Dk = Dk −1 − Ck (k = 1..., n) (201) (k = 1,..., n) (202) combinando la (200) e la (201) si ha k k Dk = S − C0 − ∑ Ci = D0 − ∑ Ci i =1 i =1 Evidentemente, essendo per definizione S = C0 + C1 + …+ Cn, la condizione di chiusura è n n i =1 i =0 Dn = S − C0 − ∑ Ci = S − ∑ Ci = 0 (203) Piani di ammortamento: metodo ad interessi anticipati (tedesco) Dalla 2) consegue che la quota interesse è I k = d ⋅ Dk ( k = 0,..., n) (204) essendo d il tasso di sconto riferito al periodo unitario. La prima quota interesse è pertanto I0 = d⋅ D0 = d(S−C0) mentre l’ultima quota interesse è In = d⋅Dn = d ⋅ 0 = 0 Stanti la 1) e la 2), il mutuatario all’atto dell’erogazione incassa l’importo S − C0 − I 0 = S − C0 − d ( S − C0 ) = (1 − d )( S − C0 ) (205) mentre corrisponde ad ogni scadenza la rata k Rk = Ck + I k = Ck + d S − ∑ Ci i =0 (k = 1..., n) (206) Dalla (205) e dalla (206) consegue che il tasso di interesse al quale il mutuatario si indebita è dato dalla soluzione dell’equazione n −k R (1 i ) + = (1 − d )( S − C0 ) ∑ k k =1 (207) Piani di ammortamento: metodo ad interessi anticipati (tedesco) Si dimostra che la soluzione (unica) della (207) è i= d 1− d (208) In altri termini, il metodo ad interessi anticipati può interpretarsi come l’ammortamento di un mutuo pari a S − C0 al tasso di interesse per periodo unitario (annuo) i, dato dalla (208). F I N E