shakespeare e l`aria sottile della tempesta
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shakespeare e l`aria sottile della tempesta
® FRONTIERA DI PAGINE TEATRO SHAKESPEARE E L'ARIA SOTTILE DELLA TEMPESTA di Andrea Galgano Prato, 13 Settembre 2011 http://polopsicodinamiche.forumattivo.com La mpesta di William Shakespeare pare fu il suo ultimo dramma composto da solo prima di ritornare a Stratford. Un romances di addio alle scene? Già dall’Ottocento erano in molti a pensarla così. Un dramma che è intriso di magia, remoti lidi, torti e perdono. Ma soprattutto di nostalgia. Intessuto di fonti ignote, dai diari divulgativi di bordo delle navi (importante soprattutto quello di William Strachey) passando da Ovidio, Virgilio e Montaigne, ha però una composizione shakespeariana. precipua di matrice William Hamilton, Prospero e Ariel, 1797 Prospero, duca di Milano, mago in incognito, è stato spodestato dal fratello infido Antonio d’accordo con il re di Napoli e esiliato assieme a sua figlia Miranda, su un’isola per dodici anni. Isola apparentemente deserta ma su cui infuria la tempesta. Sono rive in preda allo spirito di Ariel, imprigionato e non liberato dalla malvagia strega Sycofax, giunta sull’isola assieme al figlio Caliban, un mostro di terra e acqua. Sono le due. L’ora in cui comincia il teatro. La potenza di Prospero lo ha liberato e ha cercato di educare Caliban verso il bene, ma quando poi egli aveva cercato di sedurre e possedere Miranda, lo aveva ridotto in schiavitù. In procinto di transitare verso l’isola la nave che conduce Antonio e Alonso viene fatta naufragare dalla potenza dei flutti scatenati da Prospero e disperso il suo equipaggio. Sulla stessa nave viaggia il figlio di re Alonso, Ferdinando che si innamora a prima vista, ricambiato, di Miranda. Ma il mago, proprio come Amleto, non compie la sua vendetta la inscena, mettendo a dura prova l’amore dei due. Nel frattempo Caliban si allea con due ubriachi, Stefano e Trinculo, per spodestare e uccidere Prospero e nominare Stefano re. Antonio si accorda con Sebastian, fratello di Alonso, per ucciderlo usurpando il regno di Napoli. Ma il revenger’s play è destinato a fallire proprio perché Prospero ricostituisce i frantumi del naufragio, benedice l’amore tra Ferdinando e Miranda, ferma Antonio e Sebastian e afferma di voler riprendere il suo ducato perduto, rinunciando alla magia. È un’opera meta-teatrale sovrapponibile a più livelli. Innanzitutto il rapporto tra Caliban (anagramma perfetto di canibal e carìbal, come venivano chiamati gli abitanti dei Caraibi dagli Spagnoli) e Prospero, viene letto come il rapporto tra indiani d’America e colonizzatori. Ma è un’interpretazione riduttiva. Sia per la politica degli Stuart sia per la conoscenza diretta dell’ambiente esotico mediterraneo in Inghilterra, teatro davvero di scorribande e catture. Ma sul piano strettamente allegorico l’isola potrebbe essere l’Inghilterra e come suggerisce Elisabetta Sala nel suo meraviglioso saggio L’enigma di Shakespeare: "è azzardato, come fa Clare Asquith, identitificare la regina-strega defunta (…) con Elizabeth (protettrice di corsari quali Drake), e Caliban con gli istinti più bassi di omicidio e rapina scatenati dalla Riforma? Essi hanno imprigionato l’immaginazione, la creatività e la letteratura (Ariel), in seguito liberata dai maghi/ letterati come Prospero/Shakespeare i quali ora chiedono a loro volta di essere lasciati liberi." E questa stretta analogia con il protagonista principale fa convivere le sue due anime dell’autore, in bilico tra illusione e carnalità oscura, sulla quale riesce a trionfare. Egli dice a Ferdinando: "Questi nostri attori, / come vi avevo detto, erano tutti spiriti e/sono svaniti nell’aria, nell’aria sottile; / e, come la costruzione senza fondamenta di questa visione, / le torri che svettano tra le nuvole, gli splendidi palazzi, / i templi solenni, persino il grande globo/ sì con tutto ciò che avrà ereditato, si dissolverà; / e, così come è svanita questa recita ® © articolo stampato da Polo Psicodinamiche S.r.l. P. IVA 05226740487 Tutti i diritti sono riservati. Editing MusaMuta www.polopsicodinamiche.com http://polopsicodinamiche.forumattivo.com Andrea Galgano SHAKESPEARE E L’ARIA SOTTILE DELLA TEMPESTA 13 SETTEMBRE 2011 II inconsistente, / non lascerà la minima traccia. Siamo fatti della stessa stoffa / dei sogni, e la nostra piccola vita / è circondata da un sogno". Poi un turbamento. Per la transitorietà del mondo e delle cose. Il pensiero della fine ricorre come un’eco di spazio finito, di fine di ogni magia e incantesimo teatrale. La magia di Prospero è l’arte di Shakespeare. Lui che aveva riportato in vita uomini e eroi del passato sembra pervaso proprio da quel turbamento deluso, in un continuo cambiamento di prospettiva, come l’epilogo sentenzia. Ma è solo un trasferimento di magia agli spettatori ciò che si cela dietro quell’epilogo così fervido? Non solo. Esiste un nuovo campo semantico (peccati, perdono, indulgenza"La vostra indulgenza mi renda libero”) che come nota David Beauregard si intesse di riferimenti cattolici, in netta opposizione con i pilastri protestanti. Scrive ancora Elisabetta Sala: "Prospero è portato alla disperazione se la gente non lo aiuta con la preghiera che ha un potere di intercessione tanto grande da prendere d’assalto la Divina Misericordia e liberare dai peccati veniali. Come gli spettatori vorrebbero a loro volta essere perdonati (l’eco del padre Nostro è evidente) che la loro indulgenza (preghiera di intercessione) lo renda libero". Amori intrecciati, naufragi di esistenze che palpitano, crudeltà, un’arte che mette in discussione sé stessa e diventa autentica consapevolezza di una finitudine nuda. Qui si risolve l’Amleto, qui si compie un viaggio di inferni e approdi e perdono. Come la nostra sostanza intessuta che si dispiega nell’aria sottile di cerchi infiniti. Avete l'aria commossa, figlio mio, come se foste molto triste. State allegro, signore. Le nostre feste sono ormai terminate. Questi nostri attori, come vi avevo detto, erano tutti spiriti e sono svaniti nell'aria, nell'aria sottile; e, come la costruzione senza fondamenta di questa visione, le torri che svettano tra le nuvole, gli splendidi palazzi, i templi solenni, persino il grande globo, sì, con tutto ciò che avrà ereditato, si dissolverà; e, così come è svanita questa recita inconsistente, non lascerà la minima traccia. Siamo fatti della stessa stoffa dei sogni, e la nostra piccola vita è circondata da un sonno. Signore, qualcosa mi opprime. Abbiate pazienza per la mia debolezza. Il mio vecchio cervello è turbato. " (4.1, 146-159) ® © articolo stampato da Polo Psicodinamiche S.r.l. P. IVA 05226740487 Tutti i diritti sono riservati. Editing MusaMuta www.polopsicodinamiche.com http://polopsicodinamiche.forumattivo.com Andrea Galgano SHAKESPEARE E L’ARIA SOTTILE DELLA TEMPESTA 13 SETTEMBRE 2011 III