Un Vangelo per noi - Home Page - Parrocchia di San Vito in Bedizzole
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Un Vangelo per noi Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare: erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Venite dietro a Me..." dal Vangelo di Marco 1,15 Non si è ancora deciso se il bollettino uscirà all'inizio della Quaresima, o per Pasqua, ma il brano di Vangelo di oggi mi sembra significativo, in entrambi i casi, per aprire la nostra pubblicazione. Venite dietro a Me all'inizio del Calvario (Quaresima) o alla fine (Pasqua), vale ugualmente. E' l'inizio e la fine di un identico percorso che ci farà scoprire l'immenso Amore di Gesù per ciascuno di noi. Se metteremo in evidenza la Passione di Gesù, dovremo ricordarci che poiché Gesù ha fatto la Volontà di Dio Padre anche nell'impegno e nel dolore, sarà glorificato. Se metteremo in evidenza il momento della Sua Resurrezione, dovremo ricordarci che questa Sua Glorificazione è stata meritata dal Suo impegno nell'Amare. In entrambe le occasioni sarà messo in evidenza l'Amore che è la strada a cui Gesù ci chiama testimoniandola con la Sua Vita, dicendoci: "Venite dietro a Me... Venite dietro a Me che sono l'Amore... Venite dietro a Me Amando Dio e i fratelli come sono stato capace io". Un amore a cui siamo chiamati, come si legge nel Vangelo, non nelle grandi occasioni, ma vissuto nella quotidianità. Gesù chiama i suoi discepoli non quando sono in ritiro spirituale, non quando sono alla S. Messa o altro... ma li chiama mentre gettano le reti, mentre come pescatori stanno lavorando. Insegnamento stupendo per poter seguire Gesù lungo la strada dell'Amore Suo: il comandamento dell'Amore è da viversi in ogni istante della nostra vita, qualsiasi cosa stiamo portando avanti. il comandamento dell'Amore è da viversi, non solo quando ci avanza tempo, ma anche quando stiamo lavorando, anche quando portiamo avanti degli impegni familiari... sempre dobbiamo amare. VENITE DIETRO A ME AMANDO PERCHÉ IO SONO L'AMORE. QUESTO CI DICE GESÚ... E ALLORA se per amare dovremo un po' soffrire (Quaresima) ricordiamoci che alla fine del nostro impegno ci sarà la gioia vera di chi diventa nuovo con Gesù (Resurrezione) se in alcune occasioni non saremo nella gioia (Pasqua mancata) perché ci sembrerà di non aver raggiunto l'obiettivo desiderato amando, chiediamoci se nel portare avanti l'impegno, da parte nostra c'è stata la disponibilità a sacrificarci per amare non come volevamo noi, ma come desideravano gli altri , cioè con sacrificio (Quaresima). BUONA QUARESIMA! BUONA PASQUA! SEGUENDO GESÚ LUNGO LA STRADA DELL'AMORE VERO Don GianPaolo Goffi Sinodo Diocesano 1-2 e 8-9 Dicembre 2012 Oggetto: DOCUMENTO STRUMENTO DI LAVORO DEL SINODO Il Vescovo ha riunito nelle giornate sopra indicate sacerdoti, laici, consacrati, diaconi, ecc... per discutere un documento che servirà come guida per realizzare le future “Unità pastorali”. Questo documento (strumento di lavoro) è formato da una premessa e da 5 capitoli, ognuno composto da paragrafi. Esempio. Capitolo 1: Fisionomia e struttura delle UP Paragrafo 1: Definizione delle UP L’UP è una particolare unione di più parrocchie affidate dal Vescovo a una cura pastorale unitaria e chiamate a vivere un cammino condiviso e coordinato di autentica comunione, attraverso la relazione di un unico progetto pastorale. Compito dell’assemblea leggere il paragrafo, intervenire con proposte integrative o di richiesta modifica. Infatti al paragrafo 1 è stata fatta una aggiunta: “progetto pastorale aperto non solo al territorio ma pure al mondo intero” Breve cronaca del 29° Sinodo diocesano sulle unità pastorali ♦ ♦ ♦ ♦ Sabato 1 dicembre ore 9 S. Messa in cattedrale per l’apertura del Sinodo e professione di fede e giuramento dei Sinodali, trasferimento al PaoloVI per inizio lavori con relazione dello strumento di lavoro ( Mons. Canobbio ). Nel pomeriggio interventi sullo schema generale e sui vari capitoli dello strumento di lavoro. Vespri come conclusione della giornata. Domenica 2 dicembre S. Messa nella chiesa di Sant’Afra. Ripresa lavori sullo schema e capitoli. Dopo il pranzo ripresa lavori presentazione e approvazione della bozza di schema del “ Documento finale” Vespri a conclusione della giornata Sabato 8 dicembre ora media e meditazione del Vescovo Monari, presentazione della bozza del “ Documento finale”, interventi in assemblea conclusione dei lavori e S. Messa in cattedrale. Domenica 9 dicembre ora media e meditazione del Vescovo, votazione e approvazione delle singole parti del “Documento finale” , pranzo , ripresa lavori per l’approvazione del Documento. Come chiusura S. Messa in cattedrale per la conclusione del 29° Sinodo e per l’apertura dell’anno della Fede. Il documento ha come fisionomia un carattere generale a cui daranno seguito specificazioni e approfondimenti futuri e in fase di attuazione. È aperto e flessibile, pur dando i riferimenti di fondo che ne esprimono in modo sufficiente la peculiarità e il fine. Va pure ribadito maggiormente l’aspetto fondamentale delle relazioni capillari e particolari fra le persone nell’UP nella parrocchia e nella “ piccola comunità territoriale” che si ritiene sia l’altra dimensione imprescindibile che la parrocchia deve saper coniugare con la funzione comunionale e missionaria dell’UP. (A) É importante che i presbiteri siano messi nella possibilità di costruire queste relazioni particolari, sgravati da mansioni non direttamente legate alla specificità del ministero. La responsabilità dei laici deve potersi esprimere nella capacità di operare oltre il legame con il presbitero che guida la comunità (che prima o poi cambia). É opportuno sottolineare che il laico debba essere legato alla comunità di cui deve essere espressione significativa (e testimone della fede) indipendentemente del presbitero chiamato a guidarla. Nell’avvicendamento, i presbiteri devono rispettare e valorizzare la fisionomia della parrocchia e dell’UP che si è andata consolidando prima di lui, cosi come del servizio pastorale dei laici in essa. Conclusione: una bellissima esperienza personale e di comunione dove ognuno ha avuto la possibilità di esprimere in modo pacato e liberamente il proprio pensiero. Il documento non risolve tutti i problemi che sorgeranno durante il cammino verso le UP ma tutto dipenderà dal come si affronteranno le varie situazioni, se l’egoismo o i personalismi prevarranno sul bene della comunità, non ci sarà documento che possa far nascere una vera Unità Pastorale. Daniele (A) Per relazioni tra UP e piccole comunità parrocchiali s’intende che i Presbiteri dedichino maggiori sforzi e tempo per mantenere unite le varie realtà esistenti nelle piccole parrocchie creando rapporti relazioni con l’UP. Inizialmente sarà normale che possa esserci nelle varie parrocchie un sentimento campanilistico e per questa ragione sarà importante l’azione di mediazione che i presbiteri saranno chiamati a esercitare in modo capillare e puntuale. Amorevolezza « Passando lungo il mare di Galilea, vide Simone e Andrea, fratello di Simone, mentre gettavano le reti in mare, erano infatti pescatori. Gesù disse loro: "Venite dietro a Me..." » Immagino Andrea e Simone quando Gesù gli ha detto, “venite dietro a me„”. Entrambi non hanno chiesto: Dove andiamo? Cosa dobbiamo fare? Eppure non sapevano cosa gli aspettava! Si sono fidati. Tutto allora doveva ancora compiersi. Non sapevano cosa sarebbe successo ne a Gesù ne a loro. Si sono semplicemente fidati. Fidarsi„ difficile! Gli esempi della vita quotidiana ci portano a avere difficoltà a fidarci, tanto che nonostante Egli si sia già sacrificato, per noi e ci abbia dimostrato il suo Amore, noi a fatica ci fidiamo. Ma la fede è FIDARSI! Lasciare quella parte di noi e della nostra vita che non possiamo controllare con la profonda convinzione, che se io vivo secondo i principi del vangelo, Egli se ne prenderà cura. “venite dietro a me che sono l’Amore„” Da questo abbiamo conosciuto l’Amore. Egli ha dato la sua vita per noi, anche noi dobbiamo dare la nostra vita per i fratelli. Ma se qualcuno possiede dei beni di questo mondo e vede suo fratello nel bisogno e non ha pietà di lui, come potrebbe l’Amore essere in lui? Non Amiamo a parole ne con la lingua ma con i fatti e in verità. Da questo conosceremo che siamo nella verità e renderemo sicuri i nostri cuori davanti a lui. Poiché se il nostro cuore ci condanna, Dio è più grande del nostro cuore. Diego Torchio Esperienza di vita Percorrendo la strada della mia vita ho incontrato la sofferenza che ha mutato la mia esistenza. Tutto è cambiato, a partire dalla mia persona, le mie abitudini, il lavoro, gli affetti... Un’esperienza dura di dolore, di male, di solitudine. Non è stato facile accettare la malattia e tutti i suoi limiti. Ma in me è sempre stato forte il sentimento di fede e di speranza, non potevo credere che Dio, che è Padre buono, si fosse dimenticato di me lasciandomi così. Sentivo la necessità di capire e avevo l’esigenza di avere le risposte ai miei mille perché. Non mi rassegnavo a soffrire e basta, dovevo fare qualcosa, almeno dovevo provare. Così ho iniziato a pregare, pregare molto, a leggere la sacra Scrittura e quando non comprendevo chiedevo, mi informavo. Ho bussato, ho cercato, ho chiesto, perché avevo sete di sapere, volevo conoscere Dio più a fondo. E, fra mille prove, Dio è diventato un mio grande amico, un compagno di viaggio. Piano piano ho capito che nella sofferenza Dio ci è particolarmente vicino, Lui ci ama con grande grande amore e se ci abbandoniamo a Lui non dobbiamo temere nulla. Ho capito che ognuno di noi fa parte di un suo misterioso progetto di amore. Lui ci ama e non vuole perderci ed ogni cosa, brutta o bella, concorre sempre al nostro bene. La mia esperienza mi ha fatto meditare sulle difficoltà che abbiamo ad amare un Dio che non è visibile, noi che Io so siamo così abituati a toccare, a vedere, a che tutto concorre al bene possedere„ Ma Lui non è un’illusione, c’è, e che il Signore è il mio pastore esiste e aspetta solo che noi gli apriamo il nostro cuore. e che aver fiducia Questa poesia che qui trascrivo rispecchia il è cosa meravigliosa mio pensiero. e se tu non sai Un parrocchiano pregherò per te. “Venite dietro a me...” Seguire implica sempre un atto di fiducia. Seguire è indice, da un lato di un riconoscersi inadeguati, e dall’altro, a completare la prima, della volontà di farsi aiutare, educare - condurre con – nel desiderio di raggiungere l’obbiettivo stabilito. Seguire qualcuno perciò non è una cosa scontata mai; qualsiasi sia l’ambito. Compreso il lavoro, nel lavoro. Ci si affianca a chi ne sa di più – apprendistato – ci si affida a un uomo o una donna che forti della loro esperienza sono considerati idonei alla formazione dell’imberbe (oggi sempre meno tale). Questi poi, donne e uomini d’esperienza, si affidano a loro volta, insieme a molti altri, a chi dirige l’azienda a chi la possiede. I primi e i secondi convinti della reciproca valentia. Così a crescere nella scala sociale delle responsabilità. Si stabiliscono obbiettivi, piccoli o grandi non importa, nella speranza – il filo rosso che lega i nostri sogni – che questi possano essere raggiunti e in questo modo garantirsi il pane quotidiano. Non è sempre così. Non di rado chi seguiamo naviga a vista non meno di noi. O peggio, l’unica cosa che li orienta è la volontà non di creare qualcosa, ma solo di realizzare nel minor tempo possibile, magari sfruttando più le pieghe delle normative che le proprie capacità (leggi: lavoro nero, evasione fiscale, false fatturazioni, bilanci allegri ecc...), il profitto: il proprio. La fiducia è una cosa seria, diceva una vecchia pubblicità, e concludeva dicendo: e si dà alle cose serie. Nella quotidianità del vivere molto si può discutere sull’importanza del lavoro, tranne sul fatto che sia una cosa seria e che la fiducia di chi ne è coinvolto non può essere disattesa. Lo ripeto: non è sempre così. Forse la cosa più che dà da pensare è che si considera sempre più normale che in cima ad ogni cosa, al vertice di ogni nostra azione non stia più l’uomo, magari da scuotere, magari da rimproverare, ma il profitto, l’affare. Nessuno nega la necessità, non solo l’importanza, la necessità ripeto, del fare profitto per la natura umana, ma è proprio così impossibile riconoscere anche le molte fragilità che ci circondano e non considerarle tutte responsabilità loro? Troppo spesso il lavoro, la dignità che ne consegue, la responsabilità che ne scaturisce, la cittadinanza che determina, pare una cosa legata solo a un calcolo matematico. Chi quindi pronuncia “Venite dietro a me” allora, almeno secondo me, compie un atto di responsabilità, si assume una responsabilità; perché molti hanno creduto. Romano Gruppo Missionario “Guardiamoci attorno” Domenica 20 gennaio abbiamo trascorso la giornata in compagnia di Don Battista che, tornato in Italia per un breve periodo, ci ha dedicato un po’ del suo tempo. Oltre ad aver celebrato le S. Messe, si è trattenuto per il pranzo così che è stato magistralmente cucinato un ottimo spiedo dal gruppo Noi. La giornata è trascorsa all’insegna della preghiera, dei racconti di Don Battista sulla sua vita missionaria in Ecuador e dalla visione delle immagini dove comparivano anche Sergio e Gilberto, protagonisti dell’ultimo viaggio fatto in agosto 2012. Abbiamo potuto così vedere i lavori (alcuni terminati ed altri ancora no) ai quali abbiamo partecipato finanziariamente. Dallo spiedo sono stati raccolti € 1.600 che, sommati ad altre generose offerte da parte della ns. comunità sanvitese, hanno formato un bel gruzzoletto... Per la gioia di Don Battista che con questa somma potrà continuare ad aiutare e a fare il bene della sua gente in Ecuador. Ora i nostri impegni si rivolgeranno verso altre destinazioni. Abbiamo perciò ripreso i contatti con Padre Gigi Anataloni, tanto che già domenica 3 marzo verrà fatto uno spiedo d’asporto il cui ricavato andrà appunto a lui, sempre bisognoso di aiuto per permettere di far continuare gli studi ai suoi ragazzi in Kenya, oltre ad altre piccole o grandi emergenze, come le chiama lui. Di altri progetti daremo conto nel prossimo articolo del bollettino, in quanto ancora in fase di valutazione. Ricordiamo che venerdì 15 marzo ci ritroveremo presso l’oratorio per la Cena del povero alle ore 21, per vivere insieme un momento di riflessione e di preghiera, al quale tutti siete invitati. Con l’occasione ringraziamo tutti coloro che sempre ci sostengono con qualsiasi forma di aiuto e naturalmente il gruppo Noi che ci dimostra sempre la sua vicinanza fattiva. Gruppo Missionario La Quaresima: “Buon cammino a tutti” Il tempo della Quaresima serve per preparasi all'evento centrale della nostra fede: la Pasqua. Occorre davvero prepararsi, come lo si fa per ogni occasione importante. Bisogna metterci passione, cura nei dettagli e desiderio di seguire l'invito di Gesù: “Vieni e seguimi”. Certo non è facile: Ma possiamo vedere questo tempo come una specie di palestra dell'anima per esercitarsi verso una vita sempre più vicina al Vangelo e quindi più autentica e piena. Se vogliamo davvero crescere nell'amore, la Quaresima non è una cosa d'altri tempi, è piuttosto un'opportunità, un'occasione per metterci in gioco e per maturare come uomini e come cristiani! Allora ci dobbiamo impegnare anche se pensiamo di non farcela, la forza di volontà può tutto. Gli impegni presi vanno poi portati fino in fondo con costanza, non possiamo perderci lungo la strada: il nostro obbiettivo è la “Pasqua” e nulla ci può deviare. Sarà nostro impegno anche parlare, invitare gli altri ad impegnarsi, pensare che non siamo i soli “sfortunati” che fanno determinate cose, ma che insieme tutto riesce meglio! Se la paura di testimoniare a volte ci attanaglia, andiamo in cerca della libertà per fare tutto il bene che abbiamo in animo di fare, con la pazienza di chi sa di essere sulla strada giusta e vuole convincere il prossimo con amabilità. Non possiamo fermarci, perché ogni sosta rende più difficile riprendere il cammino. La Quaresima è il tempo giusto per ritrovare l'entusiasmo perduto e poter ripartire con una marcia in più. Anche se talvolta si è affaticati da molti lavori e da molti disagi, l'occasione della sofferenza è buona se comprendiamo che le avversità ci correggono o ci mettono alla prova. La nostra pietà e carità non potrà essere perfetta, se non amiamo anche il prossimo; e con questo nome non si intendono soltanto quelli che sono a noi uniti da amicizia o da parentela, ma tutti gli uomini senza eccezione, con i quali non abbiamo comune natura, tanto che ci siano nemici quanto che siano colleghi. Infatti ci ha plasmato uno stesso creatore, uno stesso creatore ci ha dato la vita. I cristiani in questo periodo sono fortemente invitati a sinceri slanci di solidarietà, a rinnovare l'amore per i “più deboli” e meno fortunati; amore che è dono del Signore e frutto del Comandamento nuovo (“amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”). E così, domenica 17 febbraio, in occasione della "Giornata mondiale del malato", in parrocchia si è celebrata una S. Messa, a cui sono stati invitati anziani e persone sofferenti, per pregare insieme. Come cristiani sappiamo che la nostra sofferenza non è il riscatto di una colpa personale, perché già siamo stati riscattati dalla croce di Gesù, dal suo amore. Nell'occasione abbiamo ricordato il 90° compleanno di Leali Severino e di Piovanelli Francesco, che sono poi stati festeggiati in oratorio. Gesù risorto è con noi. per il gruppo Caritas - Lina Associazione Il Faro L'associazione Il Faro sta realizzando finalmente, dopo anni di progettazione, la tanto sognata casa famiglia, che sarà sede dell'associazione e luogo di ritrovo per tutti coloro che vivono la disabilità, ma anche per la comunità che li ospita. La casa sorgerà tra la scuola materna, la scuola elementare e l'oratorio di San Vito per un preciso desiderio di tutti noi di stare vicini alla gente. Oltre a diventare sede operativa del Faro, ospiterà i corsi (che ora si tengono presso la sede provvisoria, negli ex ambulatori medici sotto le scuole elementari di San Vito) come “insieme in oratorio sabato pomeriggio”, teatro danza, corso di floricoltura, corso barman o lo sportello disabilità in collaborazione con i servizi sociali e con i volontari ai quali rivolgiamo sempre molta gratitudine. Uno degli obiettivi più importanti, per i quali la casa è stata ideata, sarà il progetto di sollievo; questo consiste nell'ospitare i nostri ragazzi per alcuni periodi (di solito fine settimana) per lavorare sulla loro autonomia e dare modo alle famiglie, di avere un po' di meritato tempo a loro disposizione. Ma siamo sicuri che, una volta ultimata, molte saranno le idee che qui saranno realizzate. Sono previsti in questo progetto: alloggi in camere doppie per 4 persone, un mini appartamento completo, una sala pranzo/soggiorno, una cucina. Inoltre la casa sarà circondata da un ampio giardino/spazio verde che ci darà la possibilità di organizzare un orto (per un eventuale progetto pensato ad una vendita diretta di prodotti biologici); oppure di tenere qualche animale (utile per la pet-terapy). Una casa pensata non solo per i nostri ragazzi ma, come già detto, per l'intera comunità. Allo scopo da sempre, la nostra associazione collabora con i servizi sociali, ente che ha la possibilità di avere una visione completa delle situazioni di necessità sul nostro territorio. Augurando a tutti noi una felice convivenza all'interno della piccola ma attiva comunità di San Vito, invitiamo tutti a considerare, quella che abbiamo sempre definito la casa famiglia del Faro, come la “nostra” futura casa famiglia. Una mamma del Faro Giornata della Pace Domenica 3 febbraio è stata la giornata della pace. A catechismo l’abbiamo preparata con i ragazzi tre settimane prima attraverso dei programmi diversi per settimana. Ogni incontro era caratterizzato da un tema proprio. Domenica 13 gennaio, al nostro rientro dalle vacanze di Natale, ho chiesto ai ragazzi di scrivere su un foglio cosa è per loro la pace cioè che significato ha per loro. Le risposte sono state varie: uno di loro ha detto che colui che vive in pace è una persona gentile ed amichevole e che si può amare il prossimo seguendo l’esempio di Gesù che è stato crocifisso per la nostra salvezza. Altri si sono riferiti alla situazione sostenendo che la pace allontana la guerra anche se purtroppo spesso il male regna sovrano. Fortunatamente sono consapevoli del fatto che la guerra non risolve nulla e che non si deve usare la forza per prevalere. Il tema di questa prima settimana era AMARE IL TUO NEMICO. É stato dato ai ragazzi un foglio diviso per i giorni della settimana. Vicino all’indicazione dei giorni si doveva scrivere come ognuno era riuscito ad amare il proprio nemico e già questo ha rappresentato un impegno molto duro per i ragazzi. Il programma della seconda settimana aveva come proposta quella di AMARE DISINTERESSATAMENTE SENZA ASPETTARSI RISULTATI cioè bisogna amare nella quotidianità non nelle grandi occasioni come ha fatto Gesù. La settimana finale verteva sul tema AMARE PER PRIMI, amare può volere dire soffrire e nella Quaresima si vive il calvario di Gesù, ma si arriva alla S. Pasqua con la gioia della sua Resurrezione. La conclusione di questo periodo è stata caratterizzata dalla Marcia della Pace che abbiamo realizzato insieme a tutti i bambini e i ragazzi del Catechismo domenicale. Siamo fortunati se ancora possiamo partecipare a manifestazioni di questo tipo sperando che vengano apprezzate, ma soprattutto capite dai giovani che, alla loro età, necessitano di avere ben presente, anche con i gesti, il significato di PACE. Roberta Rodella – catechista Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Chiesa (CONVOCATI DA QUALCUN ALTRO) « Definendosi “Chiesa”, la prima comunità di coloro che credevano in Cristo si riconosce erede di quell'assemblea (Israele riunito sul monte Sinai, ndr.). In essa, Dio "convoca" il suo Popolo da tutti i confini della terra. » (CCC, 751) Quando utilizziamo il termine «Chiesa», il linguaggio quotidiano ci porta a pensare a uno spazio e a un luogo ben definiti, caratterizzati da un significato cultuale. In realtà il termine proviene dal sostantivo ekklesía e dal verbo kaléin da cui derivano anche i termini «chiamare» ed «elezione». E con questa accezione è utilizzato nell'Antico Testamento e nella letteratura greca antica: la ekklesía, prima di essere un luogo religioso, è un'assemblea di persone che però non si raduna per convocazione popolare, ma per chiamata o elezione dall'alto. La Chiesa di Dio o del Signore che è il suo popolo eletto prosegue nella Chiesa nata dalla morte e risurrezione di Cristo e mediante il dono dello Spirito. Contro qualsiasi prospettiva sostitutiva, il Catechismo evidenzia molto bene che la Chiesa non prende il posto della Sinagoga, bensì eredita i doni e la chiamata dell'alleanza mai revocata. La profonda crisi della fede o della fiducia nella Chiesa emerge anzitutto dal letale fraintendimento per cui questa si chiama da sé stessa, è convocata da quanti ne governano le sorti e si autoproduce senza alcun apporto esterno. Invece si è Chiesa se si è chiamati da Qualcun altro a radunarsi in assemblea. Dunque nel Giorno del Signore (domenica) ci raduniamo non per individuale volontà, bensì per comunitaria chiamata da parte di Colui che ci ama da sempre e che ci parla nella liturgia della Parola e si dona nella liturgia dell'Eucarestia. a cura di Maria FAMIGLIA porta della fede “Il Crocifisso” Questo è stato il tema di riflessione/confronto dell'incontro delle famiglie di febbraio. La nostra fede ci dice che con la morte non finisce tutto ma che esiste un luogo dove ci Le radici della nostra incontreremo tutti, un regno dove il bene regnerà per fede sempre. Meno male che la vita non finisce qui, come Mt 27,45-49 nelle fiabe il male è sconfitto dall'amore, ma questa non è una fiaba è la verità. Il vangelo ci dice che Cristo patì sotto Ponzio Pilato, fu crocifisso (e cioè il dolore) che morì, fu sepolto, e il terzo giorno risuscitò da morte. Questa è la nostra fede: ma noi ci crediamo davvero? Vorrei ricollegarmi A mezzogiorno si fece alla parola del cardinale Giacomo Biffi quando dice che Gesù è un uomo eccezionale dicendo di essere Dio e che buio su tutta la terra, fino noi possiamo raccogliere questa provocazione. Non basta alle tre del pomeriggio. Verso le tre, Gesù gridò a dire che è un grande uomo, perché gli apostoli sono gran voce: “Elì, El', lemà andati a dire una parola sola: “Cristo è risorto”. sabactani?”, che Dunque Gesù è vivo, è vivo ancora oggi! Noi significa: “Dio mio, Dio siamo capaci di testimoniare che Gesù è vivo? O mio, perché mi hai pensiamo di aver capito male: “Gesù era vivo allora, non oggi!” Ci diciamo. Ma se ci crediamo davvero che Gesù è abbandonato?”. Udendo questo, alcuni dei risorto, cambia la nostra vita e quella della nostra presenti dicevano: famiglia, cambia il modo di vedere la vita, la scala dei “Costui chiama Elia”. E valori, il modo di vivere i rapporti tra di noi e cambia il subito uno di loro corse a nostro modi di affrontare la realtà del dolore, della prendere una spugna, la malattia e anche della morte. Tutti eventi, questi, della vita con i quali tutti noi prima o poi dobbiamo fare i conti inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava perché il vangelo ci annuncia che prima della da bere. Gli altri resurrezione viene la croce. Cosa significa per le nostre dicevano: “Lascia! famiglie tutto questo? Il dolore prima o dopo bussa a ogni porta di casa e Vediamo se viene Elia a salvarlo!” ci pone serie domande sulla nostra fede, capita a molti dalla Parola alla vita che partendo dall'esperienza del dolore o della sofferenza per la perdita di una persona cara ci si mette a confronto con l'autenticità della propria esistenza. Quella della fede pone domande più acute nel contesto di una società produttiva e consumistica che non prevede l'intoppo della sofferenza, ma quello della fede potrebbe essere quello più prezioso per intensificare l'incontro con Cristo. La malattia è una prova che tocca la persona è una rottura dolorosa nel rapporto con la propria famiglia, sembra spezzare l'avvenire di chi è colpito e di quelli che dipendono da lui, fa risaltare per contrasto il valore dei beni che sono: la salute, gli amici, il lavoro, la famiglia. Però ci fa cogliere anche la realtà della solidarietà fra gli uomini attraverso le persone che si occupano di noi durante la cura e l'unione di tutti quelli che soffrono. La malattia e la morte ci può condurre anche contro un Dio che permette la sofferenza e la morte, ma attraverso la sua parola si rivela il Dio della vita, del perdono, e dell'amore piuttosto che giudice. Gesù soffrendo per noi ci ha dato l'esempio di una nuova via: se la seguiamo, la vita e la morte diventano sante e acquistano un senso nuovo e ci chiarisce il problema del dolore. Il Vangelo ci dice che Cristo è resuscitato, ha vinto la morte e ci ha donato in abbondanza la vita. Il cristianesimo ci riassume che Gesù Cristo è risorto, questa è la notizia più sconcertante che si sia udita sulla terra, la passione e la morte di Gesù significa per noi credere che la vita di Gesù è stata piena di dedizione ai poveri, agli ammalati è la strada più sicura per una buona riuscita per la nostra vita. Credere nel Gesù risorto può aiutarci a superare le prove della vita. Angiolino Documenti Conciliari: La costituzione dogmatica sulla Divina Rivelazione Dei Verbum (promulgata il 18.11.1965) “Uno dei testi meglio redatti del Concilio”, forse addirittura il suo “capolavoro”, il “portale d'ingresso e fondamento dell'edificio teologico del Vaticano” (H. de Lubac). “...dovrebbe costituire un punto di partenza per la ricomprensione ecclesiale della Parola di Dio e della sua centralità in tutta la vita dei credenti nel Signore” (E. Bianchi.) Il testo della Dei Verbum . Proemio DV 1: Verbum Dei Parola di Dio è Gesù. In Gesù, parole e azioni, noi ascoltiamo tutta la parola di Dio. . Capitolo I - DV 2-6: La Divina Rivelazione è incontro personale con Dio ed ha il suo culmine nel Dio fatto uomo nella storia degli uomini. . Capitolo II - DV 7-10: La trasmissione della divina Rivelazione avviene attraverso: . la conoscenza della Sacra Scrittura, . la vita della Chiesa tutta: nella catechesi (dottrina), nella liturgia (culto) e nella carità (vita), . la progressione e il perfezionamento, cioè nel corrispondere sempre meglio a Dio e alla volontà di salvezza del Padre. . Capitolo III - DV 11-13: L'ispirazione e l'interpretazione della Sacra Scrittura: la verità della Scrittura è garantita dalla ispirazione e coincide con la verità della Rivelazione, cioè della Salvezza. . Capitolo IV - DV 14-16: L'Antico Testamento è l'inizio della storia della salvezza messo per iscritto: è fondamentale per vivere e comprendere la Rivelazione stessa. . Capitolo V - DV 17-20: Il Nuovo Testamento contiene gli scritti che meglio ci permettono di incontrare il culmine della Rivelazione Divina. . Capitolo VI - DV 21-26: La Sacra Scrittura nella vita della Chiesa: venerare le Scritture come il Corpo stesso di Cristo, perché contengono e sono veramente Parola di Dio; aiutare a far sì che le Scritture divengano alimento per tutti i credenti. Rivelazione La più importante acquisizione della Dei Verbum è il concetto di rivelazione che diventa più completo. Essa è fatta di parole e di eventi e culminante nell'evento unico e nella parola unica di Gesù Cristo, Parola di Dio fatta carne, nella sua vita, morte e risurrezione e nell'invio del suo Spirito di verità. Il diverso modo di intendere la Rivelazione ha portato, di conseguenza, alcuni cambiamenti. La fede cristiana non consiste nel conoscere una lista di verità ,a nel rapportarsi con Dio stesso: la Rivelazione è relazione tra Dio e uomo. Il cristianesimo, da religione del libro, è religione dell'evento, poiché tutto si concentra su Gesù. La storia diventa “luogo” della Rivelazione divina e costituisce, insieme alle parole, la rivelazione stessa. La Parola personale di Dio non si identifica solo con la Sacra Scrittura che non è la Rivelazione, quanto piuttosto la sua attestazione scritta. La Tradizione della Chiesa consente di trasmettere la fede e la vita tutta della Chiesa. La Rivelazione è la realtà viva e personale di Cristo trasmessa integralmente dalla Scrittura e dalla Tradizione. a cura di Maria Documenti Conciliari: la costituzione sulla Sacra Liturgia Sacrosanctum Concilium (promulgata il 04.12.1963) Il testo della Sacrosanctum Concilium Proemio SC 1-4 - La liturgia, mediante la quale si attua l'opera della nostra redenzione, contribuisce a che i fedeli esprimano nella loro vita e manifestino agli altri il mistero di Cristo e la genuina natura della vera Chiesa. La liturgia ha infatti la caratteristica di essere nello stesso tempo umana e divina. Capitolo I - SC 5-46 Principi generali per la riforma e la promozione della sacra liturgia. É ardente desiderio della madre Chiesa che tutti i fedeli vengano formati a quella piena, consapevole e attiva partecipazione alle celebrazioni liturgiche, che è richiesta dalla natura stessa della liturgia e alla quale il popolo cristiano, “stirpe eletta, sacerdozio regale, nazione santa, popolo acquistato” (1 Pt 2,9), ha diritto e dovere in forza del battesimo. Capitolo II - SC 47 - 58 Il mistero eucaristico: alla Chiesa è affidato il memoriale della morte e della resurrezione di Cristo, sacramento di amore, segno di unità, vincolo di carità, convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l'anima viene ricolma di grazia e ci è dato il pegno della gloria futura. Capitolo III - SC 59-82 Gli altri sacramenti e i sacramentali. I sacramenti non solo suppongono la fede, ma con le parole e gli elementi rituali la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono; perciò vengono chiamati “sacramenti della fede”. I sacramentali sono segni sacri per mezzo dei quali vengono santificate le varie circostanze della vita. Capitolo IV - SC 83 -101 L'ufficio divino, secondo la tradizione cristiana, è strutturato in modo da santificare tutto il corso del giorno e della notte per mezzo della lode divina. Si esprime nei salmi e nelle letture dell'invitatorio, le lodi mattutine, l'ora media, i vespri e la compieta. Capitolo V - SC 102 - 111 L'anno liturgico celebra tutto il mistero di Cristo dall'Incarnazione della Natività fino all'Ascensione passando per la Pentecoste. Il centro dell'anno liturgico, secondo la tradizione apostolica, è la domenica, che ha origine dallo stesso giorno della resurrezione di Cristo, nella quale la Chiesa celebra il mistero pasquale. Ogni otto giorni i fedeli devono riunirsi in assemblea per ascoltare la Parola di Dio e partecipare all'eucaristia. Capitolo VI - 112 - 121 La musica sacra è tanto più santa quanto più strettamente è unita all'azione liturgica sia sostenendo la preghiera sia arricchendo di maggiore solennità i riti sacri. Capitolo VII - 122 - L'arte sacra e la sacra suppellettile splendano per dignità, decoro e bellezza, per significare e simbolizzare le realtà soprannaturali. Liturgia Da questo documento conciliare, il primo in ordine di tempo, scaturisce la Riforma liturgica della Chiesa che ancor oggi impegna le assemblee cristiane in un cammino ecclesiale di ritorno al Signore, in obbedienza al suo Vangelo. Il testo di SC 10 costituisce il riferimento per definire la relazione tra esperienza liturgica della celebrazione del mistero pasquale di Cristo e tutti gli altri aspetti della vita della Chiesa. “La liturgia è il culmine verso cui tende l'azione della Chiesa e, al tempo stesso, la fonte da cui promana tutta la sua energia.” La liturgia fonte e culmine manifesta la fede della comunità cristiana. E' autentica forma di evangelizzazione mediante la quale la Chiesa narra l'opera della misericordia di Dio nella sua storia di conversione quotidiana al vangelo. Tutto ciò, però, è pertinente solo in quanto il Cristo stesso è il vero soggetto dell'azione liturgica; è lui che convoca e interpella il “noi” ecclesiale dell'assemblea affinché sia edificato in Lui, mediante lo Spirito, come il suo corpo. a cura di Maria Noi e il Mondo “un paese in balia di corona” Ma Fabrizio Corona ha pianto o no al momento dell’arresto? Dubbio amletico che ha suscitato risposte sdegnate e smorfie di condanna in qualsiasi italiano in grado di intendere e di volere. “Ma figuriamoci cosa possa importarcene, in questi tempi di crisi”, ci si sentirà ribattere in coro, come fosse la cosa più ovvia del mondo: domanda fastidiosa quanto una inutile mosca che ronzi sul naso. Eppure nei giorni della presentazione delle liste elettorali e dei dati impietosi dell’Istat sulla disoccupazione, nel Belpaese non si parlava d’altro che di questo. Se il fotografo dei vip (raggiunto da un mandato di cattura internazionale, condannato a 5 anni di reclusione per i presunti ricatti) avesse davvero versato qualche lacrima davanti ai poliziotti di Lisbona, ai quali si era consegnato, dopo quattro giorni di fuga in Cinquecento. “Querelo ogni persona che si permette di dire che ho pianto”, ha subito minacciato Corona per non smentire la fama di duro, e ponendo fine alla fuga inseguito dalle TV italiane che gli hanno dedicato ore di trasmissione. In onda sono andate interviste esclusive a mamme di ex fidanzate e video-appelli di parenti, titoli di apertura dei tiggì, mentre lui stesso contribuiva a ricamare furbescamente la sceneggiatura della sua latitanza. “Sto arrivando”, aveva fatto scrivere sul suo sito. “Mi vado a costituire” ha detto poi, un attimo prima di finire in manette, in una telefonata, spedita sul web, lì dove c’era chi, impressionato da tanto immeritata pubblicità, lo indicava già come un idolo. Forse lo abbiamo rimosso, ma i grandi ascolti TV di quei giorni ricordano oggi a tutti noi d’aver dato un inconsapevole contributo al successo del re dei paparazzi. Corona non ci sarebbe stato senza un intero regno di telespettatori persi dietro a troppi inutili pettegolezzi. da Città Nuova: Gianni di Bari Contribuiamo anche noi a costruire questa cultura? Questo non è il mondo che Gesù ci propone di costruire. Gesù non ci propone la via dei pettegolezzi, della superficialità, dell'apparire... Teoricamente questi li sconfessiamo, ma poi praticamente come usiamo il telecomando, il giornale e i rapporti personali? Gesù ci propone la via dell’Amore vissuto a costo del sacrificio: l’amore che celebriamo in questa Pasqua. Mondoadulti “i pensieri negativi” “Ho spesso dei pensieri negativi, come posso contrastarli?” Ogni volta che riconosci una frase che si ripete spesso dentro di te, prova a fare uno di questi semplici esercizi, che possono sembrare banali ma che, secondo la mia esperienza di terapeuta, hanno una loro efficacia, almeno in alcuni casi. Dopo aver individuato la frase, immagina di afferrarla con le mani, proprio come se fosse qualche cosa di materiale. Immagina poi di buttarla in un cestino, di gettarla via. Questo piccolo e semplice esercizio ti aiuterà a limitare quel fastidioso frastuono che costringe la tua voce più autentica ad alzare il volume per essere finalmente ascoltata. Ogni volta che fai questa operazione ripeti a te stesso la ben nota frase della scimmia stregone del film cartone Il re leone: “Hakuna matata”, una frase che significa: “Niente pensieri, niente problemi”. Un'altra tecnica immaginativa, utile per contrastare i pensieri negativi, consiste nel formulare bene il pensiero disturbante, come se lo si vedesse scritto. Immaginate mentre prendete le singole parole e le mettete in un pallone: poi vedetevi mentre gli date un forte calcio e lo fate scomparire dalla vostra vista. Il pallone è scomparso e con esso anche i vostri pensieri negativi. Utilizzate la tecnica più volte al giorno. Esiste un altro esercizio molto utile per chi non smette mai di criticarsi e di osservarsi con giudizio. Consiste nello scrivere una lettera di licenziamento al vostro “critico personale”. Ecco un esempio di lettera: “Caro signor critico, sono lieto di comunicarle che, a seguito di una profonda revisione del nostro progetto, non abbiamo più bisogno delle vostre prestazioni. La sua collaborazione in questo settore è finita. Da adesso. Stimando le sue qualità, del resto apprezzate nel corso degli anni, siamo felicissimi di proporle un incarico di più grande responsabilità e maggior interesse nel settore. Crescita, creatività e supporto. Ci incontreremo lì”. da Città Nuova: Pasquale Ionata Crescita: il Signore nella Sua via d’amore per noi, ci aiuta a crescere, a maturare... e l’uomo nasce dal sacrificio. E’ una strada in salita e un po’ di difficoltà bisogna sempre metterle in conto: però la riuscita è assicurata ...e il nostro uomo nuovo rinascerà dalla via dell’amore! Mondofigli “genitore 1 e genitore 2” “Il governo francese vuole abolire per legge i ruoli di padre e madre sostituendoli con etichette di genitore 1 e genitore 2. Che rischi comporta?” Il rischio è che la nuova nomenclatura comparirà su tutti i documenti con valore legale, compresi i certificati di nascita. Il provvedimento rientra in un progetto più ampio che legalizzerà i matrimoni omosessuali e che darà alle coppie di questi matrimoni il diritto di adottare. Ma che bisogno c’è di mettere in mezzo i bambini e i loro diritti per salvaguardare la propria posizione ideologica? E poi, il buon senso ci dice che in qualche modo si potrebbero tutelare le persone omosessuali nella loro libertà (che può essere condivisa o meno) ad unirsi mediante il riconoscimento delle coppie di fatto, senza intaccare il diritto sacrosanto di ciascun bambino ad avere un padre e una madre. Mi chiedo dove sia andato a finire il buonsenso. Allora offro per la riflessione due questioni. Innanzitutto questo provvedimento è contro la natura: infatti l’essere umano è strutturato come maschio e femmina, come padre e madre. In secondo luogo mi rifaccio ad una filosofa contraria alla legge: ricorda che esiste una identità di struttura tra la coppia genitoriale uomo-donna, sessuata e la bilateralità della procreazione (cioè che i figli abbiano un padre e una madre): è per questo che i genitori sono 2 e non 3 o 4. I ruoli culturali e biologici vengono messi in discussione con questa legge. Il bambino inoltre è, in questo modo a rischio di identità e di origine. E l’origine per ciascun essere umano è tutto, è come la radice dell’albero. Senza una identità chiara del padre e della madre, il bambino è fortemente a rischio di identità sessuale, per l’assenza di modelli che si esprimono anche nel nome. Le parole sono spesso più importanti dei fatti, in quanto esprimono una realtà tradizionale delle generazioni e delle verità strutturali della persona. Persino nei casi di bambini che vengono adottati, alle coppie adottive si dice che al piccolo devono dire per prima cosa questo: Tu sei stato fatto nascere da tuo padre e da tua madre; poi, adesso ci siamo noi “che siamo la tua mamma e il tuo papà”. da Città Nuova: Ezio Aceti Parola di uomo: bella, brutta, condizionata, condizionante, di parte. PAROLA DI DIO: sapiente, vera. Su questa Parola è il caso di costruire la nostra vita. Questa via dell’amore vero e’ quella da seguire. Cerco fatti di vangelo “amici che non credono” Per mia esperienza ho capito che il Vangelo è un messaggio giusto; ma che nella nostra società sono molto pochi che lo credono ed è difficile spiegare. Infatti non mi sono mai cimentata in una discussione. Come posso spiegare il mio punto di vista? Quando qualcuno percorre un sentiero a lui famigliare e incontra un viandante che invece non ha fiducia che quella sia la direzione giusta, non sempre è sufficiente assicurargli che per esperienza si è sicuri che vale la pena proseguire. Così quando chi ha fede vuole spiegarlo a chi dice di non averla. La fede è un dono, ma è anche un cammino che si apre e chiarisce davanti a noi se vi camminiamo, se accettiamo questo dono, e non è facile convincere qualcuno scettico o contrario a muovere i primi passi. Il primo tuo impegno, dunque, non deve essere tanto di parlare della tua fede, ma di conoscerla, approfondirla e di continuare a camminare. Lo potrai fare leggendo per arrivare sempre più a una fede matura, e soprattutto vivendola nel quotidiano con un’apertura crescente all’amore verso Dio e verso tutti. La tua vita così diventerà testimonianza e gli amici che non credono ti vedranno felice, realizzata, libera e ne saranno attirati. Questo li potrà convincere più di tante prove dell’esistenza di Dio e potrà capitare che ti chiedano per capire meglio. Potrai, allora, donare la tua esperienza con delicatezza e rispettando quella diversa di chi ti ascolta, donando ciò che ti sembra di aver conosciuto e capito. Invita soprattutto le amiche o gli amici che non credono a fare esperienze di vita vera, invitali ad amare, perché a chi ama viene data la luce. da Città Nuova: Francesco Chatel Ma è proprio necessario vivere, invece di parlare solo? Ma è proprio necessario essere disposti a soffrire un po’, invece di dire solo con le parole che Dio mi ama, che io Lo amo? E’ necessario per seguire la strada di Gesù dell’amore, testimoniare con la nostra vita quanto sia vera la via dell’amore: solo così diventeremo testimoni credibili di questo amore. E’ necessario! Altrimenti solo fumo e niente arrosto! “La fede senza le opere è morta!” (Parola di Dio) C’ERAUNAVOLTAUNRE… “tutt’oro” Vivevano in una stessa cella due fratelli assai celebrati per la loro umiltà e pazienza. Un po’ alla volta, passando gli anni, si erano accomodati il loro nido eremitico in modo perfetto. La cella l’avevano fatta tutta intonacata; attorno poi avevano piantato un bell’orto con rigagnoli d’acqua derivante da una sorgente vicina, che lo mantenevano fresco tutto l’anno e così ricco di erbaggi e di frutti da averne anche da regalare agli altri eremiti. Non mancavano neppure piccole aiuole di fiori e di erbe aromatiche che servivano per adornare il piccolo altare dell’oratorio. Un giorno un vecchio monaco che aveva sentito parlare delle grandi virtù di questi due fratelli, volle accertarsene di persona “Andrò a vedere” disse “se sarà tutto oro o se vi sarà anche del piombo”. Accolto con molta riverenza e fatta orazione, chiese di vedere il giardino. “Venite, venite” dissero i due fratelli e lo accompagnarono. “Bello„ bello” faceva il vecchio arricciando il naso “anche troppo bello per degli eremiti...” E preso un bastone, si mise a menarlo con grande furia a destra e a manca, sbattendolo sui cavoli, l’insalata, i fiori. Pareva impazzito. I due stavano lì a mani giunte a guardarlo, ed ebbero appena il fiato di dire “O Dio!” ma non aggiunsero altro. Più tardi, prostatisi ai piedi del santo Padre che nel frattempo s’era seduto all’ombra a tergersi il sudore, gli dissero “Padre, se ti piace, vorremmo andare a cogliere un po’ di quel cavolo che c’è rimasto, e così lo cuoceremo e lo mangeremo tutti e tre insieme”. Il vecchio non credeva ai propri orecchi: tutto stupefatto, li abbracciò e disse: “Rendo grazie a Dio, perché veramente lo Spirito Santo abita in voi”. dagli Apoftegmi dei Padri del deserto La vita è la prova del nove della strada dell’amore che Gesù ci propone. Strada che noi possiamo percorrere, vivere, solo grazie all’aiuto del Signore e del Suo Santo Spirito. E ALLORA: “Vieni Santo Spirito,prendici, plasmaci, sostienici: aiutaci a rendere testimonianza dell’Amore del Signore per noi” ...vi ho convocati a questo Concistoro non solo per le tre canonizzazioni, ma anche per comunicarvi una decisione di grande importanza per la vita della Chiesa. Dopo aver continuamente esaminato la mia coscienza davanti a Dio, sono pervenuto alla certezza che le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare il ministero petrino (essere Papa, Pietro). Sono ben consapevole che questo ministero, per la sua essenza spirituale, deve essere compiuto non solo con le opere e le parole, ma non meno soffrendo e pregando. Tuttavia nel mondo di oggi, soggetto a rapidi cambiamenti e agitato da questioni di grande rilevanza per la vita della fede, per governare la barca di S. Pietro e annunciare il Vangelo, è necessario il vigore sia del corpo, sia dell’animo che, negli ultimi mesi è diminuito in modo tale di dover riconoscere la mia incapacità di amministrare bene il ministero a me affidato. Per questo, ben consapevole della gravità di questo atto, con piena libertà, dichiaro di rinunciare al ministero di Vescovo di Roma. Successore di San Pietro, a me affidato per mano dei cardinali il 19 aprile 2005, in modo che, dal 28 febbraio 2013, alle ore 20:00, la sede di Roma, la sede di San Pietro, sarà vacante e... COSA PENSI DON PAOLO DI QUESTE DIMISSIONI? tanti mi hanno chiesto: I motivi presentati mi sembrano seri ,veri se li dice lui, e allora la scelta mi sembra non tanto un “gettare la spugna”, ma una scelta coraggiosa. Con i tempi che corrono , mi sembra anche una scelta controcorrente che mette in evidenza un amore profondo per la Chiesa e per la causa del Vangelo. Annunciare il Vangelo è una scelta seria che non si risolve solo con una vita di apparenza, trionfalismi, masse oceaniche, paramenti preziosi... É una scelta impegnativa e la scelta del Papa testimonia una grande umiltà, di cui ce n’è un profondo bisogno in ogni ambito della vita: in poche parole mi sento orgoglioso di una Chiesa che sento in questo modo giovane, coraggiosa, piena di Spirito, anche perché se è arrivato a fare questa scelta, sicuramente tutto è nato da profonda sofferenza. Una scelta evangelica ,avvalorata nei giorni successivi, dalla precisazione che continuerà a vivere per Chiesa dedicandosi alla preghiera. E PER IL FUTURO? IL PROSSIMO PAPA? Sono sereno affidandomi alle parole di un Salmo, che sento vere, e che dicono: Signore, nelle Tue mani sono i miei giorni. Non ascoltiamo i pettegolezzi del mondo in questi giorni e sicuramente, sapendo o non sapendo ancora il nome del prossimo Papa , potremo dire: Dio ci ama, ama la Sua Chiesa donandoci il Suo Santo Spirito che sempre ci guida. Se vi comunico che: SABATO 30 MARZO dalle ore 15.00 alle ore 18.00 CI SARANNO LE CONFESSIONI CON LA PRESENZA DI UN SACERDOTE FORESTIERO sfrutterete la possibilità?