A Cura di Fabio Poles

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A Cura di Fabio Poles
Bozza del diciannovesimo incontro
Esempi di laicità cristiana: Gianna Beretta Molla
Pietro Molla: Dato che questo è un corso di
formazione all’impegno, cioè al servizio sociale,
sociale con la “S” maiuscola, penso di non sbagliare
includendo il politico nel sociale; l’impegno politico è
una forma particolare di impegno sociale, forse la
forma più difficile, di maggior responsabilità, però
forse quella più meritoria. Vorrei aggiungere alcuni
particolari a questo quadro del servizio: la scintilla che
ha fatto scattare questa causa di beatificazione è stato
un servizio, cioè il servizio che Gianna – era medico
pediatra – prestò come responsabile dell’asilo nido di
Ponte Nuovo di Magenta, dipendente dalla provincia di
Milano perché allora era gestito dall’ONMI, opera
nazionale maternità e infanzia. Il medico provinciale
venne a sapere che Gianna era mancata per quelle
cause, quelle circostanze, e la provincia di Milano, che
aveva istituito nel 1954- 55 una giornata della
riconoscenza che si traduceva nel dare una medaglia
d’oro o d’argento alla memoria o a viventi per atti di
particolare bontà o particolare eroismo, la concesse a
Gianna; alla cerimonia era presente anche il cardinal
Montini; al tempo stesso questa perdita, le circostanze
per le quali Gianna era mancata, furono note anche al
vescovo mons. Carlo Colombo, conosciuto come il
teologo di Paolo VI, professore di Teologia, vescovo
che prima di altri pensò che la comunità cristiana
avesse bisogno di esempi, di testimonianze laiche, non
solo testimonianze di fondatori o fondatrici di ordini
religiosi, o religiosi, e nella causa di beatificazione
dichiarò per iscritto che il promotore di questa causa fu
Paolo VI e debbo aggiungere che se la causa è durata
appena 25 anni è dovuto a questo vescovo. Un altro
elemento vorrei aggiungere, sempre in tema di servizio,
ricordando che appena fidanzato chiesi a Gianna un
sacrificio, di venire ad abitare in fabbrica, avevo la
villetta nel recinto, sulla strada statale, nella fabbrica
che allora occupava circa 3500 persone, e Gianna
venne volentieri mentre poteva dirmi benissimo “in
fabbrica non ci vengo ad abitare”, ma per di più devo
dirvi che quando, negli anni 56- 57- 58, tre anni di
seguito, abbiamo avuto per la prima volta scioperi
molto pesanti perché ci rifiutavamo di anticipare i
contributi sindacali e dalla nostra casetta si sentivano la
sirena che suonava, la campana, le urla, le voci di
questi miei operai e Gianna mi vedeva partire e entrare
in fabbrica, stavo in mezzo a questi operai per due o tre
ore fin quando si calmavano, perché non chiamavo mai
la polizia, Gianna sapeva che mi rispettavano gli
operai, però era una sofferenza per lei, non mi ha mai
chiesto di andarsene. Questo per me è stato un servizio
indiretto che Gianna mi ha fatto. Appena fidanzato mi
sono trovato di fronte questa donna giovane la quale
subito, nelle prime lettere, chiede a me “dimmi subito
cosa devo fare per renderti contento”, cioè questa
donna che chiede a me, naturalmente se mi chiede
questo scatta automaticamente da parte mia l’impegno
a fare altrettanto, sicuramente andremo d’accordo, non
avremo problemi insolubili, e poi in queste lettere,
come accennavo, questo leit motif di ringraziare
domine Dio per il dono che ci aveva fatto di questa
conoscenza, e poi lei che era donna contenta, entusiasta
della vita, il fidanzamento, dice “cosa ne dici se
festeggiamo il fidanzamento con una Santa messa delle
suore Canossiane?”, poi dopo, 15 giorni prima delle
nozze mi scrive una lettera ‘cosa ne dici se ci
prepariamo con un triduo? io nella chiesa dell’Assunta
a Magenta e tu a Ponte Nuovo nella chiesa della
Madonna del buon consiglio … santa messa e
comunione in cui ci prepariamo nel modo migliore per
ricevere questo sacramento’; poi qualche giorno prima
delle nozze mi scrive un’altra lettera ‘ringrazio domine
Dio…, vorrei trasformare la nostra famiglia in un
cenacolo di fede…’. Era una donna che aveva mete
molto alte, idee molto chiare, ed essenzialmente questa
fede sincera la portava a ritenere la preghiera un mezzo
indispensabile ed efficacissimo, aver fiducia nella
provvidenza e a godere dei doni di Dio.
Fin quando Gianna è vissuta non conoscevo i
suoi scritti, Gianna era una donna molto equilibrata,
molto umile, sapevo che era all’Azione Cattolica però
non mi aveva mai detto che aveva fatto tante
conferenze e che aveva degli scritti, scritti che sono
usciti soltanto quando, avviato il processo, il
postulatore ordina di cercare tutto quello che ha scritto,
e abbiamo trovato questi scritti, manoscritti, tutti
appunti per le sue conferenze all’Azione Cattolica;
leggendo questi scritti ho compreso meglio la fortezza
di Gianna, ho capito le ragioni fondamentali delle sue
scelte e le sue certezze, e mi sono reso conto che
effettivamente Gianna tutto quanto consigliava alle sue
ragazze all’Azione Cattolica lo ha perfettamente messo
in pratica lei. Uno dei migliori biografi di Gianna, un
sacerdote francese, biografia è uscita a Parigi nel ‘92’93 e il titolo del testo francese è ‘Jeanne Beretta
Molla, mère jusq’au bout’, bout in francese vuol dire
scopo, fine, è intraducibile in italiano, ha tanti
significati … madre fino in fondo, vorrebbe dire, però
… qui è uscita l’edizione italiana col titolo ‘Madre’, e
questo sacerdote francese ha esaminato gli scritti di
Gianna, ne ha tolto le frasi incisive e ne ha fatto un
capitolo chiamandole ‘parole di luce’; sono parole di
luce che hanno fatto molto meditare me e hanno fatto
comprendere a me ciò che al momento non
comprendevo completamente e cioè il fatto che
Gianna, anche per le scelte fortissime come quando
nell’ultima gravidanza, al secondo mese, ebbe questo
fibroma, volle fare l’operazione nel settembre ’61,
prima operazione, e in questa prima operazione disse al
chirurgo, “mi salvi la gravidanza, si preoccupi di
salvare la gravidanza”, come se fosse una cosa
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naturale. Quindici giorni prima del parto dice a me,
come se fosse una cosa naturale, “Pietro, se c’è da
decidere fra me e il bambino ti raccomando di scegliere
il bambino”, con una naturalezza, una forza che con
queste certezze mi rendo conto che Gianna è stata
veramente una donna contenta, soddisfatta, ottima
sposa, ottima madre, allevata benissimo da sua madre,
ottima padrona di casa, ottima cuoca, un’ottima donna
in tutti i sensi, persona contenta, al tempo stesso forte,
cristiana, che ha saputo realizzare l’amore più grande.
servizio, io do dei servizi e però sono servito da altre
persone, siamo chiamati a servire, e questo essere
chiamati a servire è la stessa cosa per me ingegnere,
per lei che era medico, per un politico, a servire il
prossimo, a servire non a essere serviti, non a servirsi
del prossimo.
Io, come Gianna, ho avuto una gran fortuna di
avere dei genitori, soprattutto mio padre non mai
abbastanza lodato, mio padre mi ha detto “ricordati
Pietro, cerca di stimare, stima rispetta e abbi fiducia,
tutte le persone che incontrerai, anche se non
meritano”; Gianna si è comportata così; io ho cercato
nel mio lavoro, diverso da quello di Gianna, di
applicare questa regola, regola che con Gianna
ritenevamo cristiana, umana e valida in ogni
circostanza. Penso che sia una regola che per un
impegno sociale e, naturalmente, politico, valida e
necessaria in ogni circostanza, prima cosa avere
rispetto delle persone che incontriamo. Da mio padre
sono stato educato con i miei operai a dar del lei a tutti,
dall’ultimo degli operai …, come faccio a dare del tu a
una persona che da del lei a me, e debbo dirvi che le
persone che Gianna ha incontrato e che ho incontrato
anch’io, rispettandole rispondono con rispetto. Seconda
regola, con Gianna, puntare in alto, avere idee chiare di
fondo e cercare di far qualcosa di buono. Ho visto un
collega col quale si parlava di queste cose, diceva che
“a me, come ingegnere, toccava il compito di creare dei
posti di lavoro, trattare bene la mia gente in qualunque
circostanza”, e queste regole, a mio avviso, secondo
anche quanto il discorso che si faceva con Gianna,
sono valide in qualunque tempo, erano valide quando
ho cominciato a lavorare, nel 1936, erano valide
quando è venuta la guerra, in ogni tempo, il prossimo
trattato con rispetto risponde con rispetto, trattato con
stima risponde con stima. Molte volte mi pongo dei
perché, perché essere riusciti a fare una certa cosa
quest’altra, perché Gianna … perché? perché il nostro
prossimo quando è trattato con rispetto risponde con
altrettanto rispetto, entusiasmo e da la collaborazione
migliore possibile.
lettura di Parole di luce
Vorrei chiudere con questa sintesi: Gianna,
prima che la conoscessi e come ben dice questo
sacerdote nel suo inizio, ha avuto dal Signore nella sua
prima giovinezza questi grandi doni, questi genitori
profondamente e limpidamente cristiani, con spirito
limpidamente francescano, il dono di incontrare delle
ottime suore e degli ottimi sacerdoti, anche quello è un
grandissimo dono, il dono di operare nell’Azione
Cattolica, non si spiega il comportamento di Gianna
senza spiegare il modo profondamente incisivo con cui
l’Azione Cattolica ha operato in Gianna, l’Azione
Cattolica allora, centrata su quel Preghiera, azione,
sacrificio, ma anche in quell’invito del fondatore
‘bisogna agire’, cioè operare; Gianna è stata, da quanto
posso dire, una donna operosissima, che ha saputo far
fruttificare bene questi doni che la provvidenza le ha
dato.
Fabio Poles: Spenderei un’unica parola per
contestualizzare ancora, avete visto la figura di questa
donna che non ha avuto incarichi diretti in politica ma
ha occupato in pienezza il posto che le era stato
assegnato all’interno della famiglia, all’interno della
professione, all’interno della società; se ognuno di noi
uscisse da questa scuola con questa capacità di
interpretare in pienezza il ruolo che in famiglia, nella
società, nella professione, nello studio, gli è assegnato
sarebbe già un grandissimo successo perché le
istituzioni sono fatte da uomini, se sono buoni gli
uomini sono buone anche le istituzioni.
Don Fabio Longoni: Proprio a caso ho aperto
il libro che lei mi ha donato, e la ringrazio molto, e in
una parte dove Gianna fa una meditazione sulla
vocazione afferma: “cercate prima di tutto il regno di
Dio e la sua giustizia – commenta questa frase del
discorso della montagna – dice ancora il brano del
Vangelo ed è il mio secondo consiglio, la regola d’oro
per trovare la propria vocazione, il valore supremo è
quello di servire il Signore e perciò le domande
importanti su che cosa farò, su quale sarà il mio lavoro,
la mia carriera, su quale sarà il mio ragazzo o la mia
ragazza, vengono dopo la domanda fondamentale:
come cerco il regno di Dio? voglio davvero la sua
volontà? perché anche il conoscere la vocazione è dono
suo quando cerchiamo davvero lui”; credo che questa
parola così forte ci aiuti a comprendere anche il senso
di quelle parole del Vangelo, che non sono parole che
invitano a distrarci dal mondo, che invitano a distrarci
dalla vita, ma che invitano a trovare nella vita la
Pietro Molla: Qui siamo alla scuola di
formazione al servizio sociale; penso che sia un
servizio sociale anche il servizio che prestiamo quando
lavoriamo, e vi ho detto che Gianna ha abitato
volentieri con me in una fabbrica; nelle non molte volte
in cui si facevano con Gianna le riflessioni su i vari
comportamenti cui siamo chiamati ciascuno di noi
nella vita quotidiana, nella vita sociale, e si mirava ad
arrivare all’essenza delle cose, cioè ai principi
fondamentali come lei, nella sua parte squisitamente
religiosa, femminile, materna aveva, si facevano queste
riflessioni: lei da una parte diceva che ogni vocazione è
una vocazione ad essere donatori di vita, a dare frutti, a
far fruttare bene i talenti; nella vita quotidiana – diceva
–siamo chiamati tutti a dare dei servizi, a fare servizi, a
servire, d’altronde Cristo dice “io sono il servo dei
servi”; ogni attività si svolge attraverso un inter
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chiave, il senso, la pista, l’indicazione principale della
propria esistenza che è quella di costruire il regno di
Dio, dove il regno di Dio è però una realtà quotidiana,
la risposta massima che possiamo dare con il nostro
carattere, con la nostra persona, con tutto ciò che
abbiamo di originale che il Signore ha posto dietro di
noi, che la realtà e la nostra buona volontà, o cattiva
volontà, hanno costruito dentro di noi. Ecco, credo che
questo diventi anche giustizia, cioè senso della vita, e
per un impegno sociale e politico credo che proprio
questo sia la cosa importante, il regno di Dio come
luogo a questo mondo, a questa esistenza.
cittadino, però a servire il prossimo; fate bene voi a
prepararvi perché io dico sempre perché bisogna
prepararsi a fare il fabbro, per fare il manovale
specializzato, e non deve prepararsi uno che aspira a
fare il senatore? perché io che sono un elettore non
devo sapere che devo votare la tal persona la quale ha
fatto questi studi così, ha fatto questo e quest’altro …
sapere com’è la persona … non si sa niente, come si fa
a far le leggi senza conoscere niente; secondo me i
giovani di oggi hanno moltissimo da fare, da compiere
in questo campo, ci vuole molto coraggio, molta
fantasia, molto impegno, e secondo me la gente
comune merita, Gianna ha la sua, io ho la mia
esperienza, la gente merita rispetto e merita di essere
trattata bene.
Pietro Molla: L’altro aspetto che mi ha
colpito molto di Gianna, quando parlava della
vocazione, è che Gianna, prima di fidanzarsi con me,
avesse l’intenzione di andare a fare la missionaria; l’ho
saputo quando è mancata, non mi sono mai accorto di
questo; si è comportata come la fidanzata che non ha
mai pensato di andare a fare la missionaria, tanto ha
abbracciato questa vocazione al matrimonio in modo
completo; una volta scelta una strada era proprio scelta,
avanti con perseveranza. Poi un’altra cosa per dire
Gianna come creatura equilibrata, ricordo che
arrivammo a Roma, in viaggio di nozze, e appena
arrivati mi disse “Pietro, basta basiliche però, siamo a
Roma …”. Un altro aspetto di Gianna era questo, non
diceva laico religioso, l’uomo è uno solo, Gianna non
ha mai fatto l’impegno politico però non bisogna stare
fermi, l’impegno al sociale l’aveva.
Don Fabio Longoni: Volevo concludere con
un’ultima regola che scriveva Gianna Beretta Molla.
Abbiamo aperto col Patriarca che è intervenuto sulla
figura del laico, ricordate? abbiamo voluto chiudere
questa sera con una testimonianza di laicità vissuta nel
quotidiano con grande semplicità nell’appartenere ad
una realtà nella quale si da il massimo, la famiglia, la
propria professione; credo che sia molto importante
pensare che i laici abbiano all’interno della nostra
realtà di Chiesa, parlo della nostra Chiesa di Venezia,
un ruolo sempre più importante; il Patriarca tiene
tantissimo a sottolinearlo rispetto a quello che sarà il
cammino verso il Giubileo però credo che quello sia
solo la punta di qualcosa che esiste già come laicità
vissuta all’interno della realtà socio- politica e non
solo. Concludendo, se possibile, volevo leggere questa
terza regola, molto semplice, che sviluppa nella
meditazione sulla vocazione: ‘la terza regola che si
congiunge strettamente alle prime due la ricavo dal
libro dei proverbi e la esprimo così: preoccupatevi
anzitutto di fare felici gli altri’. Credo sia il massimo
per una vocazione all’impegno sociale e politico.
Anonima: La mia sottolineatura consiste in
questo; a me sembra che uno degli insegnamenti che
possiamo ricavare da Gianna sia la volontà di
impegnarsi fino in fondo e quindi di realizzare
pienamente la sua vita secondo la volontà di Dio ma
non a lato della volontà di Dio cioè realizzarsi
pienamente, umanamente, e direi che questo può essere
un incentivo o un programma di vita che ciascuno di
noi potrebbe abbracciare, a maggior ragione pensando
ad un impegno nel sociale e politico che deve, secondo
me, consistere prima di tutto nella realizzazione della
propria personalità, impegnandoci, non soltanto nella
costruzione della nostra persona e personalità ma in
vista dell’impegno sociale, dell’impegno politico.
Pietro Molla: Sono d’accordo con lei, la vita
di Gianna è stata una vita intensissima, non era una
signora da capriccio, da andare a chiacchiere, non la
ricordo inoperosa, era una donna contenta, pienamente
realizzata, operosa, equilibrata, e quando mi è stato
chiesto nel ’71 da questo vescovo, ho detto un si con
sofferenza perché sapevo cosa voleva dire, voleva dire
mettere in pubblico le nostre vicende personali, la
stampa … una sofferenza … me la vedo innanzi, però
come faccio a dire di no, che Gianna aveva questo
senso di apostolato e di far del bene, se questo può far
del bene alla chiesa e alla gente non posso dire di no. Il
si l’ho detto per essere coerente con questa sete,
diciamo, di far del bene che aveva Gianna, considero il
compito politico un compito doveroso da parte del
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