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Anno II - Numero 208 - Mercoledì 4 settembre 2013
Continua la riflessione su un mondo che stenta a ritrovarsi
A DESTRA CI SONO
OCCASIONI PERDUTE
Anche i referendum pannelliani
testimoniano un'assenza di politica
di Francesco Storace
anche la vicenda referendaria
a dimostrare che l'Italia
avrebbe bisogno di una destra nazionale, di valori, quella
che sembra scomparsa tra lo 0,3
di Fli e l'1,9 di Fratelli d'Italia.
Pannella ha fatto il colpaccio con
Berlusconi, non credo che sarebbe
stato possibile in un'alleanza con
noi che veniamo da una precisa
storia politica.
Nemmeno dall'interno del Pdl si
sentono voci chiare. Si', ogni
tanto sussurra Gasparri, ma più
per darsi un tono che per fare sul
serio. Dovrebbe chiedere a Berlusconi chiarezza anche in tema
di giustizia e dirgli: caro Silvio,
se siamo al governo col Pd, visto
che ci tieni come me al tema
della responsabilità civile dei giudici, che io e te siamo d'accordo
sulla separazione delle carriere
dei magistrati e che sul finanziamento ai partiti abbiamo scoperto
di pensarla alla stessa maniera,
non vale la pena di dire ad Enrico
Letta che queste cose vanno fatte
senza bisogno di firmare referendum che certificano semplicemente l'inesistenza di una rappresentanza parlamentare degna
di questo nome? Non sono battaglie che meriterebbero lo stesso
vigore che ci abbiamo messo per
È
abrogare l'Imu?
Se si e' giustamente minacciato
di buttare giù il governo per la
tassa sulla casa, a maggior ragione andrebbe fatto per i diritti
di libertà. Ma non si azzardano,
perché rischiano di andare all'opposizione perché Napolitano
ha già pronta la maggioranza di
riserva. Oggi, se Berlusconi non
ci avesse fracassato l'anima e
qualcosa che sta più giù contro
il voto ai piccoli partiti, magari
avrebbe avuto quello 0,3 che gli
è mancato e governerebbe. E
avrebbe meno nemici in Parlamento. Se l'e' cercata per la seconda volta (la prima quando
preferì Fini alla nostra lealtà).
A destra non c'e' nessuno capace di comprendere quanto
male si sta facendo alla Nazione
con l'attendismo sterile, infantile,
dannoso.
Se non ci si sbriga diventano
realtà i sogni pannelliani, che
sono incubi sull'immigrazione,
sulla famiglia, sulla droga. Persino il referendum sull'abolizione
dell'ergastolo gli ha fatto firmare
al cavaliere....
A Destra non c'è un Berlusconi,
non c'è un Renzi, non c'è nemmeno
un Pannella. Ci sono solo le occasioni perdute. Tutto questo e' davvero intollerabile. Finisca questo
drammatico incantesimo.
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
MOLTI PARLAMENTARI A CINQUE STELLE PRONTI A FONDARE ALTRI GRUPPI O A SEGUIRE IL PD
IL GRILLO CALANTE
Il comico - sotto accusa assieme al socio Casaleggio - prepara nuove epurazioni
di Igor Traboni
ltri due gruppi,
forse addirittura
tre, ma neanche
in fila indiana e col
resto di niente.
Così i grillini si sciolgono
come neve al sole, pronti ad
abbandonare la creatura del
duo Grillo-Casaleggio e a
formare altri partitini, mentre
una parte spinge per la confluenza col Pd. Per loro stessa
ammissione, le 5 stelle non
brillano più. "E' emerso un
grande astio qui dentro, anche se nessuno ha il coraggio
di ammetterlo. Sembra già
che siamo divisi in due gruppi, forse tre", ha detto ad
esempio Maurizio Romani,
nel corso della riunione al Senato. "
"Ho cercato canale diretto con Grillo,
ma non sono mai riuscito a contattarlo.
Sui suoi post – va giù duro Romani - si
possono fare solo ipotesi, cercare di
interpretarli, anche perché dallo staff
non arriva mai nessuna indicazione".
E poi ai grillini, che mordono il freno
per andare al governo coi in posto comunisti, gli ordini del comico non piacciono più, come evidenzia Louis Orellana: "Per me il dialogo si basa su
un'ipotesi di governo a 5 Stelle. Ma noi
siamo solo 50 e dobbiamo dialogare
con altri che hanno la maggioranza in
questo Parlamento. Ad aprile, con Vito
Crimi e Roberta Lombardi, non abbiamo
A
proprio fatto questo? Non so se questa
è la soluzione, ma non dobbiamo andare
con i paraocchi e dire no a priori".
Ai grillini piace ancora di meno l’invadenza dei cosiddetti ‘gruppi di comunicazione’, nelle mani della Casaleggio&associati . Lo stesso Orellana, già
candidato alla presidenza della Camera,
aggiunge: "Non sappiamo chi sono i
membri del gruppo comunicazione:
ne conosco alcuni ma non so i nomi di
tutti. E questa opacità a me non va
bene". Poi l'attacco a testa bassa: "Messora (il responsabile, ndr) ha insinuato
sulla nostra attività, ha scritto sciocchezze e offeso il nostro lavoro. È una
persona da noi stipendiata e ha fatto
qualcosa che non deve permettersi di
fare. Gliel'ho scritto e non ha risposto,
ancor oggi non ha risposto e sono in
attesa. Ha creato grandissimi problemi,
per me è una ferita aperta. Non ha la
mia fiducia".
Alessandra Bencini fetta benzina sul
fuoco “Io avevo capito di essere portavoce dei cittadini italiani, ma se lo devo
essere solo degli iscritti ditemelo".
E Grillo? Come al solito si è materializzato solo sul suo blog, evidentemente
dopo aver ascoltato in tv una famosa
canzone di Jovanotti: "Chi vuole guardarsi l'ombelico si tiri fuori. Il M5S non
è il suo ambiente”. Insomma, altre epurazioni in vista.
L’INIZIATIVA DEL GIORNALE D’ITALIA
Polemiche a non finire per la traslazione della salma del cantautore: lasciatelo riposare in pace
Quelle note stonate sulle spoglie di Battisti
di Robert Vignola
I
l 5 marzo scorso avrebbe
compiuto 70 anni. Tanto basta per dire quanto è stata
sfortunata, l’Italia, a vedere un
suo figlio tanto ispirato abbandonare giovane questa terra.
Già, perché il 9 settembre, lunedì, ricorrono quindici anni
dalla morte di Lucio Battisti. Ed
invece che dalle note delle decine di suoi successi, il conto
alla rovescia per il momento del raccoglimento è scandito dalle polemiche
sul trasferimento delle sue spoglie dal
cimitero di Molteno. Il piccolo centro
brianzolo è il paese nel quale il cantautore italiano di gran lunga più amato
ha passato gli ultimi anni della sua
vita, in un vero e proprio ritiro artistico
e spirituale, che fedelmente rispecchia
la natura schiva e solitaria dell’uomo
Battisti. L’esatto contrario, invece, del
can-can mediatico sorto intorno alla
sua traslazione. La decisione è stata
assunta dalla moglie e dal figlio del
cantante di origini sabine, che hanno
abbandonato Molteno ormai da anni
ed hanno pertanto chiesto a lungo di
poter avere più vicine le spoglie mortali
del congiunto. Di qui la decisione finale:
venerdì avverrà il viaggio e quel che
resta dell’auto de “La canzone del sole”
attraverserà il Nord Italia, in direzione
Rimini. Il fatto è che i dietrologi si sono
scatenati, costruendo castelli attorno
a dissapori tra l’amministrazione comunale di Molteno e la famiglia. Screzi
possono esserci anche stati, se è vero
che le parti sono reduci da un conten-
zioso che ha visto le autorità locali mantenere il diritto di indire,
ogni anno, un festival a nome di
Lucio Battisti, contro il volere dei
parenti. La battaglia giudiziaria
non finirà comunque qui, giacché
gli eredi hanno annunciato il ricorso in Cassazione. Ma a tutto
c’è un limite, anche a chi cerca
da tali vicende sponde per improbabili tesi complottistiche,
con gli immancabili cenni all’adesione al “Soccorso tricolore”
del cantore di Poggio Bustone e alle
sue simpatie destrorse. Per non dire
poi dei paralleli con passati trasferimenti di ancor più illustri spoglie dalla
Lombardia alla Romagna. Una cosa è
certa: chi ha amato e ama ancora Lucio
Battisti, per omaggiarlo degnamente
non dovrà inseguirne la salma. Basterà
che si sieda, magari su una spiaggia,
al tramonto, con un fuoco acceso e
una chitarra, cantando di bionde trecce,
occhi azzurri e calzette rosse. Come si
è sempre fatto e come, ancora a lungo,
si continuerà a fare.
Attualità
Economia
Politica e affari,
banche nel mirino
Benzina più cara:
Siria: primi missili
ecco perché costa così Mosca infuriata
Federico Colosimo a pag. 2
Cristina Di Giorgi a pag. 3
Esteri
Federico Campoli a pag. 5
Cronaca
La sentenza: Cucchi
morì per malnutrizione
Carola Parisi a pag. 6
‘FRONTE DELLA GIOVENTÙ’:
UNA STORIA DA RACCONTARE
dee e valori. Ma anche una
quotidianità vissuta in sezione.
Questo è stato, dal 1972 al
1996, il Fronte della Gioventù.
Pubblichiamo oggi la seconda
I
parte del nostro ‘viaggio’ in
quella grande esperienza, rinnovando l’invito ai lettori: raccontateci il vostro Fronte.
Emma Moriconi a pag. 4
PERCHÉ SI TARDA A FARE CHIAREZZA?
ROMA: RIFIUTI E MAFIE
UN MISTERO DIETRO L’ALTRO
ombra lunga delle mafie
continua ad allungarsi sulle
soluzioni per l’emergenza rifiuti
a Roma. In una interrogazione,
il vicepresidente Storace sollecita chiarezza: “Che fine ha
L’
fatto la relazione del prefetto
Pecoraro sulla compagine societaria di Ecofer?”. La risposta-non risposta è imbarazzante…
Robert Vignola a pag. 7
2
Mercoledì 4 settembre 2013
Attualità
LA PRIMA COMMISSIONE DISCIPLINARE DOVRÀ PRONUNCIARSI SULL’EVENTUALE INCOMPATIBILITÀ DEL MAGISTRATO
Caso Esposito: si attende il verdetto del Csm
Ma intanto spuntano dalla Svizzera delle carte esclusive che avrebbero potuto scagionare il Cav
di Grazia Bontà
ltro che “socio occulto” di Silvio
Berlusconi. Frank Agrama, l’imprenditore condannato insieme al Cav.
dalle toghe della Sezione feriale
della Corte di Cassazione per frode
fiscale, sarebbe davvero un “intermediario
ufficiale” della Paramount e molte tv europee.
Si starebbe parlando di un atto giudiziario
del 18 ottobre 2010, reso noto da “Tempi”,
settimanale vicino all’area di Comunione e liberazione. “Agrama era conosciuto come il
detentore esclusivo dei diritti di diffusione
della Paramount per l'Italia e per la Svizzera
di lingua italiana”, sono le parole del responsabile finanze della tv elvetica Srg Ssr di Berna
al giudice istruttore svizzero, che l'interrogava
per un’inchiesta del 2010, che poi è stata archiviata. Anche la tv d’oltralpe, la cui sede
legale è a Lugano, dovette dunque ricorrere
al lavoro di Agrama per acquistare i diritti tv
Paramount. Il documento esclusivo riguarderebbe un giro di affari riferibili agli anni ‘90
(fino al 2000) e per l'acquisto di film e programmi all'imprenditore vennero pagati in
totale 3.327.400 dollari.
“Per conto di chi Agrama ha agito come intermediario per la vendita dei diritti di diffusione?”, chiede il magistrato al dirigente della
tv elvetica. “A nostra conoscenza - ribadisce
l'altro - monsieur Agrama aveva ottenuto l'esclusiva dei diritti per l'Italia e la Svizzera di lingua
A
italiana direttamente dalla Paramount”.
I giudici della Cassazione, che hanno ritenuto
il Cavaliere colpevole, hanno però rifiutato
l’acquisizione dei documenti provenienti da
oltralpe e che invece avrebbero potuto totalmente ribaltare il verdetto del processo Mediaset.
Ma la “prova svizzera” sarebbe solo l’ultima
delle tegole cadute sulla testa delle supreme
magistrature della Cassazione. Non più tardi
di qualche giorno fa, infatti, l’attenzione era
tornata sul giudice più chiacchierato dell’estate
2013. Antonio Esposito Antonio Esposito, presidente della Sezione feriale della Corte di
Cassazione, proprio quello che ha letto il dispositivo della sentenza di condanna per frode
fiscale di Berlusconi lo scorso primo agosto
(e che giovedì scorso ne ha firmato le motivazioni insieme con l'intero collegio) è in guai
seri. Perché? Nel caso lo aveste dimenticato,
il giudice Esposito è anche lo stesso giudice
che, due giorni dopo la chiusura del processo
Mediaset aveva anticipato i motivi che avevano
portato alla condanna di Berlusconi in un'intervista concessa a “il Mattino” di Napoli.
Ecco, la toga in questione dovrà adesso essere
giudicata dal Csm, il supremo organo di autogoverno dei giudici. Sul tavolo della prima
commissione del Consiglio superiore della
magistratura, infatti, è giunto il procedimento
disciplinare avviato nei confronti di Esposito
per violazione del segreto giudiziario. La
seduta straordinaria è stata convocata per domani dal presidente, il membro laico del Pdl
Annibale Marini. Il compito della commissione
sarà quello di verificare se esistano gli estremi
per trasferire d'ufficio Esposito per incompatibilità, dopo la richiesta avanzata dai consiglieri
del Pdl Bartolomeo Romano, Filiberto Palumbo
e Nicolò Zanon, e trasmessa con procedura
d'urgenza dal comitato di presidenza alla commissione.
Resta tuttavia incredibile la posizione di Esposito. Il quale, non solo ha sempre negato di
aver pronunciato le frasi che avrebbero anticipato le motivazioni della sentenza, ma ha
anche chiesto di essere tutelato dagli attacchi
quotidiani di numerosi giornali. Insomma, ora
come ora, cerca di passare perfino per vittima
della situazione.
Spetterà ora alla commissione disciplinare del
Csm valutare se, effettivamente, l’intervista di
Esposito meriti una sanzione.
L’INCHIESTA SAI-FONDIARIA
Giulia Ligresti patteggia
una condanna a 32 mesi
nchiesta Fondiaria Sai: Giulia Ligresti patteggia a 2 anni e 8 mesi di reclusione più
20 mila euro di multa. L’istanza presentata
dai suoi avvocati è stata accolta ieri mattina
dal Tribunale di Torino. Che ha inoltre deciso
la confisca del 31% delle azioni della società
Pegasus (per un controvalore di circa 5 milioni
di euro) e del 31% degli immobili riferibili
alla stessa azienda (valore stimato in 28
milioni di euro).
E’ la fine di un incubo per Giulia Ligresti. Arrestata lo scorso 17 luglio e ai domiciliari dal
28 agosto, dopo una perizia medica che ha
mostrato preoccupazioni per la sua salute.
La figlia del patriarca Salvatore, infatti, ha
perso ben 6 chili da quando è stata condotta
nel carcere di Vercelli dopo l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Silvia Salvadori.
A pesare, però, le dichiarazioni messe nero
su bianco del direttore sanitario dell’istituto
penitenziario piemontese. Che ha dichiarato
che le sue condizioni di salute erano del tutto
incompatibili con la detenzione.
Discorso totalmente diverso, invece, per la
sorella Jonella. Quest’ultima, infatti, ha escluso
ogni ipotesi di patteggiamento.
I
NELL’INQUIETANTE SCANDALO FINANZIARIO, ENTRA IN SCENA ANCHE IL PRINCIPALE ISTITUTO DI CREDITO DI GENOVA
Mps, Banca delle Marche e ora anche Carige...
L’impronta della politica (rossa) in tutta Italia
Nel mirino degli ispettori, i “fidi facili” (1 miliardo di euro) al Sistema Liguria e agli uomini delle Coop
di Federico Colosimo
anca delle Marche come Mps: profondo rosso. Condizioni disastrose,
quelle in cui versa l’istituto di credito
con sede centrale a Jesi. Prima commissariata e ora sotto la lente di ingrandimento della Procura della Repubblica
di Ancona. E adesso entra in scena
anche Carige.
In termini spiccioli ed elementari, un’azione di Banca delle Marche nel 2007 valeva
2,50 euro. Nell’ultima ricapitalizzazione,
invece, 0,80 centesimi. Ma non è ancora
finita … Un mese fa, il suo valore era di
B
0,35 centesimi. Ieri, di 0,26. Sempre
meno, insomma. E domani, chissà, potrebbe arrivare a 0.0. In poche parole,
per intenderci, un’azionista che possiede
5.000 azioni, cinque anni fa aveva in
banca 12.500 euro. Nell’ultima ricapitalizzazione, 4.000, trenta giorni fa 1.750,
ieri 1.300 e domani, chissà, 0 euro. Numeri alla mano, questo è il quadro generale della situazione. Disastrosa e inquietante. La più importante banca del
territorio ora è stata affidata a due commissari: Giuseppe Feliziani e Federico
Torrinoni. Ma c’è chi pretende di voler
mantenere la presa nonostante continue
perdite che ammonterebbero a circa 800
milioni di euro l’anno. E’ un’inchiesta
che assomiglia sempre di più, giorno
dopo giorno, a quella ben più nota della
banca “rossa” per eccellenza: il Monte
dei Paschi di Siena. Con la sola differenza
che in quell’indagine gli ex sindaci di
Siena abbiano fatto nomi e cognomi di
quei “vertici romani” che dalla segreteria
generale del Pd, nella Capitale, prendevano
tutte le decisioni riguardanti l’istituto di
credito. Ma non è servito a niente. Per
loro, neanche un solo interrogatorio. In
questo nuovo faldone, dalle carte ancora
non sono emersi i diretti responsabili.
ALTRA GAFFE DEL MINISTRO PER L’INTEGRAZIONE
Anche gli infermieri contro la Kyenge: “Chieda scusa”
di Giuseppe Sarra
Tante volte in ospedale
mi hanno chiamata infermiera. Quando dicevo di
essere medico, mi chiedevano
se fossi americana. Vi chiedo:
molti di voi si riconoscono in
quel che ho detto, allora siete
tutti colpevoli?”. Parola della
titolare per l’Integrazione a
Palazzo Chigi. Ecco, gli italiani
sono avvisati: “Non chiamatemi infermiera! Altrimenti…
”. Un’altra ‘kyengiata’, insomma. Stucchevole il suo
atteggiamento. Così, la Ministra – presuntuosa e indispettita - non riesce ad emozionare neanche quando
racconta qualche episodio della sua vita professionale
tra barelle e reparti degli ospedali.
Molte le polemiche scaturite. Migliaia i commenti
sui social network e sul web. Tweet e stati velenosi
“
contro il Ministro che dovrebbe integrare e non disgregare un popolo. Tanti infermieri, infatti, hanno interpretato le parole della Kyenge
come una mancanza di rispetto nei confronti della categoria. “Da quando essere
chiamati infermieri è un insulto? Non siamo disposti
ad accettare queste affermazioni dalla Kyenge”, scrive
Antonio su Facebook. A mandare su tutte le furie gli infermieri, tuttavia, quel “addirittura anche se sono
medico mi chiamavano infermiera”. E’ un fiume in
piena Antonio da Roma: “Chieda scusa. Una parola
di scusa sugli infermieri Ministro. Bianchi, neri,
gialli. Ci sentiamo tutti offesi, noi infermieri”. “Da
quando essere chiamata “infermiera” è un insulto?”,
si chiede Marco da Cagliari.
Ma – dicono in molti – è solo questione
di tempo.
Intanto Bankitalia, ieri mattina, ha decapitato anche Carige. Giovanni Berneschi
dovrà lasciare infatti la presidenza. Via
Nazionale ha deciso che il 30 settembre,
giorno in cui si terrà l’assemblea degli
azionisti per il rinnovo dei vertici, l’istituto
di credito dovrà avere oltre a un nuovo
numero uno, anche un “amministratore
delegato forte”. E più in generale ha
chiesto che l’intero board venga “ampiamente rinnovato e arricchito” di consiglieri “indipendenti”. Parole che suonano come musica. E che addensano
nuove ombre sull’impronta della politica
– il colore è puramente casuale – sulla
più importante banca ligure. Oltre a Berneschi, dunque, dovrà farsi da parte
anche l’attuale direttore generale Ennio
La Monica.
Nel mirino degli ispettori, i “crediti facili”
al sistema Liguria. Concessioni anomale
e che corrisponderebbero al 17% del
totale. Donate ai soci “pattisti” dell’istituto
di credito come i Gavio, l’europarlamentare Vito Bonsignore e agli uomini
delle Coop (rosse). Che avrebbero ottenuto un miliardo di fidi. Il modello Mps
continua. In tutta Italia.
Provenzano: niente revoca del 41bis
Il boss rimarrà in regime di carcere duro, questa
la decisione dei giudici di sorveglianza di Bologna
ernardo Provenzano resta
al 41-bis. Nonostante il parere favorevole delle procure di Palermo, Caltanissetta e
Firenze (le sedi giudiziarie che
hanno inflitto le condanne al
“padrino” dei corleonesi). La direzione nazionale antimafia, invece, aveva detto categoricamente “no”. Il tribunale di sorveglianza di Bologna ha respinto
l'istanza di revoca del carcere
duro per il “Capo dei capi”. Il
legale del super-boss, Rosalba
Di Gregorio, aveva presentato
la richiesta al tribunale di Parma,
lo scorso luglio, in seguito al-
B
l’aggravarsi delle condizioni di
salute del suo assistito. Per i
giudici di Bologna, però, così
come riportato da alcuni quotidiani, le sue condizioni anche
se serie non sono incompatibili
col regime carcerario cosiddetto
duro. Oltretutto, negli atti esaminati dai magistrati di sorveglianza, c’è anche la trascrizione
di un colloquio fatto dal padrino
corleonese con la moglie, in cui
Provenzano chiedeva come andasse “a putia” cioè la bottega.
Per i giudici ciò potrebbe far
pensare alla richiesta di informazioni da parte di Provenzano
su come “vadano gli affari” che
nel suo caso sarebbero “di mafia”. A causa delle sue condizioni
di salute il processo sulla trattativa Stato - mafia a carico del
boss è stato sospeso.
3
Mercoledì 4 settembre 2013
Attualità
IL COSTO DEL CARBURANTE IN ITALIA È IL TERZO PIÙ ALTO AL MONDO. DAVANTI A NOI SOLO NORVEGIA E OLANDA
Caro benzina: colpa anche delle accise
Paghiamo ancora balzelli per la guerra in Abissinia, per la crisi di Suez e sul Vajont. E in più c’è l’Iva
di Cristina Di Giorgi
l prezzo della benzina è,
in Italia, tra i più elevati a
livello mondiale: solo in
Norvegia e Olanda fare il
pieno costa più che da
noi. Senza contare che deteniamo
il record mondiale di crescita del
prezzo dei carburanti “alla pompa” nell’ultimo anno. E se il problema delle tensioni nei Paesi
produttori e della speculazione
sui costi del petrolio e della sua
lavorazione tocca tutti gli Stati, la
questione della tassazione è invece squisitamente nostrana: la
componente fiscale (accise più
Iva) pesa infatti per ben il 58%
su quanto siamo costretti a sborsare per fare rifornimento.
Nello specifico, si tratta di imposte
di produzione e vendita che sono
state introdotte per fronteggiare
situazioni di vario genere. In altre
parole, il gettito aggiuntivo che
entra nelle casse dello Stato è
destinato a coprire specifici capitoli di spesa. Peccato però che,
ad emergenza finita, la relativa
Gli italiani sfidano la crisi: torna il fai-da-te
I
Con l’avvento della Service Tax e l’aumento di Irpef,
Irap e tributi vari, i connazionali cambiano lo stile di vita
di Giuseppe Sarra
a crisi ha anche i suoi lati positivi. E
così, mentre la nazione vive il peggior
periodo della sua storia, gli italiani riscoprono le antiche origini; soprattutto tra i
fornelli. Secondo un’indagine condotta da
Coldiretti-Swg, al rientro dalle vacanze, infatti
nove milioni di cittadini indosseranno il grembiule e si metteranno al lavoro in cucina. Un
altro stile di vita, insomma. Bisogna far
quadrare i conti: l’aumento dell’Irpef e Irap è
alle porte. Non solo. A far tremare gli italiani
anche l’introduzione della Service Tax. E
ancora: il Governo potrebbe appesantire ulteriormente le tasche dei contribuenti, ‘ritoccando’
– per l’ennesima volta in pochi anni - l’Iva di
un punto percentuale. Gli italiani si preparano
al peggio e si scoprono chef tra pentole e
vasetti, per preparare in casa conserve, succhi
e marmellate, e garantirsi una alimentazione
più genuina, riducendo gli sprechi e rispar-
L
“tassa di scopo” è rimasta. E in
più, ci paghiamo su anche l’Iva
(una tassa sulla tassa insomma).
Tra le varie accise attualmente in
vigore, ne figurano alcune inserite
parecchi anni fa e per motivi ormai decisamente consegnati alla
storia. Continuiamo infatti ancora
a finanziare la guerra in Abissinia
(1935), la crisi di Suez (1956), il
disastro del Vajont (1963), l’alluvione di Firenze (1966), i terremoti
del Belice, del Friuli e dell’Irpinia
(rispettivamente 1968, 1976 e
1980), le missioni militari in Libano
(1983) e in Bosnia (1996), le alluvioni in Toscana e Liguria (2011),
l’acquisto di bus ecologici (2011),
l’emergenza immigrati a fronte
della crisi libica (2011). Più di
recente, il governo Berlusconi ha
utilizzato questo strumento per
finanziare la cultura e quello Monti
per ridurre il deficit dello Stato.
Per carità, nessuno mette in dubbio le motivazioni, più o meno
nobili, alla base delle accise. E’
però legittimo chiedersi perché,
trattandosi di finanziamenti per
necessità straordinarie, una volta
cessata l’emergenza il relativo
balzello non sia stato rimosso. Un
altro dei misteri di un Paese sempre meno normale.
miando nel tempo della recessione.
Un ritorno al passato, quindi. Una tradizione
che sembrava destinata a perdersi.
“E’ forse l’unico aspetto – spiega la Coldiretti positivo della crisi a tavola”. Entriamo nello
specifico: una maggiore attenzione verrà riservata
alla scelta delle materie prime che spesso vengono acquistate direttamente dai produttori
agricoli in azienda, nelle botteghe o nei mercati.
La vera novità, però, è l'interesse crescente
delle nuove generazioni, con molte giovani
coppie desiderose di apprendere le tradizioni
dei nonni. Una ‘fame’ di informazioni testimoniata dai 1,4 milioni di cittadini che dichiarano di partecipare a community web
dedicate alla cucina, mentre la crisi vede impegnati il 65% degli italiani a evitare gli
sprechi. Quali i cibi preferiti del cosiddetto
‘fai-da-te’? Dalla salsa di pomodoro, alle
marmellate, agli ortaggi sott'olio o sott'aceto,
all’insegna di materie prime di qualità, meglio
se a chilometro zero.
PER FINANZIARE L’ABOLIZIONE DELL’IMU, SI INTACCANO I FONDI DI UN SETTORE SOCIALMENTE FONDAMENTALE
Tasse e tagli: quando a rimetterci è la sicurezza
L’allarme dei sindacati di polizia: “I livelli di efficienza dei servizi caleranno”
C
he il nodo della copertura
finanziaria del decreto che
abolisce l’Imu fosse un
problema era noto da tempo. Quel
che ancora non si sapeva è da
dove si sarebbero presi i soldi per
compensare il mancato gettito proveniente dalla tassa più odiata
dagli italiani.
Tra i tagli previsti fanno discutere
quelli ai fondi per il lavoro, la lotta
all’evasione fiscale e la sicurezza.
In quest’ultimo caso in particolare,
l’idea sembra essere quella di
bloccare le assunzioni nelle forze
armate e nei vigili del fuoco. E
sindacati e associazioni che raccolgono funzionari e agenti sono
già sul piede di guerra: “E’ inaccettabile che si continui a tagliare
nel nostro settore, incidendo sui livelli di efficienza dei servizi” hanno
dichiarato Enzo Marco Letizia e
Giuseppe Tiani, rappresentanti sindacali delle forze di polizia. “Da
anni sopportiamo questo modo di
procedere. Il governo non continui
a ridurre la sicurezza dei cittadini
– concludono – altrimenti la paura
rischia di minare la coesione sociale
del Paese”.
Su questa stessa linea si sono pronunciati anche i vertici del sindacato autonomo dei vigili del fuoco.
Il segretario Antonio Brizzi ha infatti
sottolineato che le conseguenze
della politica di riduzione della
spesa messa in atto dal governo
Letta non faranno che aumentare
le difficoltà in cui versano poliziotti
e pompieri, già in grave carenza
di organico, mezzi e attrezzature.
“Operare in questo modo – ha dichiarato Brizzi – è da irresponsabili.
Invece di ricercare e tagliare gli
sprechi della cosa pubblica, politica
compresa, questo governo falcidia
proprio quei Corpi che hanno il
compito di difendere la sicurezza
dei cittadini”.
Vero è che da qualche parte i
fondi bisogna prenderli. Ma non
ci vuole un genio per capire che
forse era meglio intervenire in altri
ambiti, magari non legati alla tranquillità della società, già ampiamente turbata da una situazione
di crisi e insicurezza ben lungi
dall’essere in via di soluzione.
C.D.G.
COS Ì IL GIUDICE HA MOT IVATO GLI ARRESTI
IL GIOVANE ERA AFFETTO DA UNA GRAVE FORMA TUMORALE
No Tav:“Programmi politici
perseguiti con violenza”
Ragazzo americano rivela:
“Miracolato da Papa Benedetto”
“
n ragazzo statunitense di 19 anni sarebbe guarito da un tumore al torace
grazie all’imposizione delle mani di
Benedetto XVI. Peter Srisch – questo il
nome del ragazzo - aveva 17 anni quando
gli è stata diagnosticata una forma di
tumore aggressivo al torace, della grandezza
di una palla da softball.
Mentre si cercava di curarlo, la fondazione
la “Esprimi un desiderio” gli ha permesso
di realizzare il suo sogno: “Mi piacerebbe
incontrare il Papa a Roma”. E il Papa allora
era ancora Joseph Ratzinger.
Peter è quindi andato a Roma e ha incontrato Benedetto. “Quando gli ho parlato
sono rimasto colpito dalla sua umanità. E’
stata per me un’esperienza di umiltà vedere
Programmi politici perseguiti con violenza
estrema». Così il Gip di
Torino motiva la sua ordinanza
di custodia cautelare in carcere per i due attivisti No Tav
arrestati nei giorni scorsi perché trovati a bordo di un'auto
con un vero e proprio arsenale. Per il giudice, in pratica, il carcere è da
ritenersi la misura adeguata per «soggetti che
intendono perseguire, anche con la violenza
estrema, i loro programmi politici».
Nell'ordinanza si spiega che sull'auto c'era
materiale esplosivo o utile per «costruire
congegni micidiali»: la difesa dei due
attivisti avrebbe invece dichiarato che le
bottiglie di benzina che
avevano nell'auto servivano ad incendiare i
pneumatici solo per
un'azione di disturbo
del traffico in autostrada, mentre le cesoie e
tutto il resto erano strumenti che avrebbero
usato per manifestare contro il cantiere.
Nella Toyota Yaris su cui viaggiavano i due
erano stati trovai sei tubi in pvc, 63 bengala, 5
bottiglie di benzina, 2 scatole di diavolina, 5
fionde, 4 cesoie, una matassa di corde, flaconi
di maalox (per neutralizzare gli effetti dei lacrimogeni), maschere antigas, 31 chiodi a quattro punte e 6 pneumatici.
U
quanto era umile”, ha detto il ragazzo a
un’agenzia di stampa americana. Benedetto
ha ascoltato Peter che gli raccontava del
suo cancro e ha ricevuto dal ragazzo una
fascia da polso con sopra scritto: “Pregando
per Peter”. Poi il Papa ha appoggiato la
sua mano destra sul torace, proprio dove
avrebbe dovuto essere il tumore. “Non sapeva dove era collocato il tumore, ma ha
messo la sua mano proprio lì”, ha detto
ancora visibilmente commosso il ragazzo
americano.
La guarigione dal tumore sarebbe avvenuta
proprio a quel punto. A oltre un anno di
distanza dall’episodio, Peter è guarito completamente, è al secondo anno di università
e spera di diventare sacerdote.
I.T.
4
Mercoledì 4 settembre 2013
Cultura
La seconda tappa sull’immenso mondo dei giovani di destra dal 1972 al 1996 e del loro impegno sociale e culturale per l’Italia
Storie dal Fronte. Della Gioventù
Una realtà complessa e variegata, fatta di idee e di valori, ma anche di quotidianità: la sezione era anche luogo di aggregazione
di Emma Moriconi
la storia di una generazione che è cresciuta nel
fuoco degli anni più difficili, è la storia di un mondo, delle sue passioni e
delle sue contraddizioni. La realtà
virtuale consente di ritrovarsi anche
se si è lontanissimi, e di tornare a
condividere un ricordo, un episodio:
i manifesti scritti a mano, gli striscioni,
i cortei, gli appuntamenti davanti
alla sezione. I libri di Pound e di
Evola, i volantini futuristi, le canzoni.
Le musicassette con il nastro che, a
furia di ascoltare le canzoni, si arricciava, e bisognava armarsi di
matita per riavvolgerlo. Le canzoni
delle prime formazioni di musica
alternativa, che avrebbero avuto il
compito di tramandare le emozioni
di quei giorni, inconsapevoli quadri
di un’epoca difficile eppure bellis-
È
Teodoro Buontempo
sima, dura eppure appassionante,
di sangue e di ardore, di piombo e
d’amore. Canzoni che sono fotografie, che immortalano un momento, un’emozione, che raccontano
una storia antica eppure moderna,
lontana eppure vicina, dolorosa eppure gioiosa.
Nel frattempo, alla vasta mole di
pubblicazioni, anche cartacee, sul
Un volantino scritto a mano
tema, si aggiunge “Colle Oppio Vigila – Romanzo militante” di Fabrizio
Crivellari: è la storica sezione di
Colle Oppio, la più antica del Movimento Sociale e del Fronte della
Gioventù, la protagonista delle pagine di questo prodotto editoriale,
che lo stesso Crivellari, su un gruppo
Amicizie di una vita, persone con le
quali si è cresciuti e con cui si è
condiviso tutto, nell’età più bella. Ricordi che rimangono stagliati nella
memoria, imperturbabili, fissi. Condivisione di vita e di idee, di pensiero
e di aspettative. Le mani nello stesso
secchio di colla, a darsi il cambio
UN “MANIPOLO DI FRATELLI”: MOLTI LO SONO TUTTORA
Tra le tante immagini che girano sul web, ce ne sono alcune che ritraggono un
giovanissimo Teodoro Buontempo. Era l’uomo del popolo già allora, e guardando quelle
immagini sembra di risentire la sua voce appassionata che arringa la folla. Teodoro in
testa ai cortei, Teodoro al Campo Hobbit, Teodoro con la stessa luce negli occhi dei tanti
giovani sociali e rivoluzionari di quegli anni.
NOTE DAL FRONTE
Il sogno dell’Europa
Un sogno che sembra sia andato ad infrangersi, immolato sull’altare della finanza: era
quello di un’Europa unita nelle tradizioni e nelle idee, un solo grande popolo che fosse
scudo e spada contro i colossi mondiali. Che preservasse la cultura europea fatta di tante
culture che avrebbero potuto e dovuto legarsi, rispettandosi a vicenda. Un’Europa che
fosse nazione, che potesse “risorgere sul mondo”. Di seguito il testo:
A Praga, a Berlino, a Mosca, a Varsavia,
A Buda, a Settino il fuoco brucia già
Viva l'Europa libera, viva l'Europa grande,
Europa nazione, nazione sarà!
I campi Hobbit
di facebook, presenta come “un
gran casino di passione, attivismo, generosità, disciplina,
idee folgoranti,
compagni rompicoglioni, pazzi da
sezione e veramente un mare di
risate”.
E ad ottobre sarà
disponibile un volume curato da Alessandro Amorese
dedicato proprio all’organizzazione
giovanile più originale del panorama
politico italiano del dopoguerra.
“Arrendetevi, siete circondati” recitava una maglietta che indossavano
quei giovani dal sorriso un po’ incosciente. Era l’epoca di tangentopoli, e i giovani del Fronte, fieri di
appartenere ad una formazione politica incontaminata, la indossavano
con orgoglio. Quella bandiera con
la fiaccola tricolore era l’emblema
della pulizia, della forza, della giustizia, dell’amore.
Giovani con lo sguardo ardente
dell’età più felice, ragazzi con il
fuoco dentro e il futuro davanti agli
occhi. Che speravano in un mondo
diverso, che si battevano per i propri
valori, che ripudiavano gli orrori
della guerra e della morte, e della
droga, e che cantavano la vita, pur
avendo visto la morte da vicino. Responsabilità troppo grandi per spalle
così piccole, dolori troppo atroci
per cuori così puri, ed oggi delusione troppo amara di fronte a ciò
che è stato di quei sogni e di quelle
lotte.
Ma quegli anni, e quel mondo, non
erano solo affissioni e cortei, volantinaggi e scazzottate. C’era anche
la partita a biliardino, le poste alle
ragazze, la scuola, il cinema. Ragazzi
come tanti, con una marcia in più:
quella delle idee.
E le storie d’amore nate all’ombra
dei manifesti futuristi, tra un volantinaggio e un corteo: se ne contano
a decine. Oggi quelle persone sono
mamme e papà di giovani con principi e ideali, che spesso hanno seguito le orme dei genitori. È la tradizione, quella cosa che lega persone lontane nel tempo e nello spazio e le fa ritrovare. È l’idea che si
perpetua e che non muore.
A Roma, ad Atene, a Vienna, a Parigi
Spezziamo le catene, gridiamo: «Libertà!»
Americani a casa, cosacchi nella steppa
Europa nazione, nazione sarà!
Risorgi Europa, risorgi sul mondo
Risorgi più grande, risorgi con noi
Nella tua nuova storia c'è scritto già vittoria
Europa nazione, nazione sarà!
“
RICORDI DAL FRONTE:
se hai fatto parte
del Fronte della Gioventù
e vuoi raccontarci episodi
ed aneddoti, mandarci
foto ed immagini, scrivi a
[email protected]
e le pubblicheremo
sul nostro quotidiano
Sono cento, sono mille, milioni di fiaccole
Che si alzano in cielo insieme ad una bandiera
I giovani d'Europa uniti in un sol coro:
«Europa nazione, nazione sarà!»
”
La vita
La lotta contro l’aborto è stata una delle più grandi battaglie del Fronte della Gioventù. In
questa canzone Massimo Morsello affrontava con accorata disperazione la tematica.
Versi che fanno rabbrividire, e che volevano essere un monito a salvaguardia della vita.
con il pennello: uno teneva il manifesto, l’altro incollava, e poi viceversa.
Notte, paura, adrenalina, volontà,
qualche risata per stemperare la
tensione. E poi l’ultimo giro, a notte
inoltrata, a controllare. E la chiave di
casa che girava piano nella toppa,
per non farsi sentire, e la mamma
che vigilava ancora, un po’ arrabbiata, e che poi sorrideva perché
suo figlio, comunque, era tornato a
casa. E al mattino presto, quando
suonava la sveglia, bisognava andare
a scuola, “sennò in sezione i miei
non mi ci mandano più”.
La scuola, gli amici, i libri, i professori
quasi tutti antifascisti. I “compagni”
nei corridoi, che erano sempre più
numerosi dei “camerati”, e poi fuori,
all’uscita. Perché la battaglia non finiva a notte inoltrata, con l’affissione
dei manifesti. La battaglia era tutti i
giorni. “Noi pochi, noi felici pochi,
noi manipolo di fratelli” canta Gabriele Marconi.
“La tua mano stretta forte la tua trappola in discesa il tuo angelo di morte
suggerisce la tua resa
A guardarti dentro gli occhi sembri un sogno quasi fatto male
Ma la mano che ti sveglia questa notte non è mano d’amore
e solo un ago che t’entra a stimolarti il dolore
…
Io ti racconto del mondo che non ho conosciuto della vita che non ho vissuto
e delle cose che non ho saputo.
Di quelle navi, di quelle storie da marinai di quelle strade e di quei via vai
di quei buongiorno e di quei come stai
di questo buio senza colore di questi occhi miei.
…
Questa scelta che ti arma la mano e che ti accende la luce
ti fa donna moderna, ti fa donna che piace
ma all’angolo della sera, stanotte c’è un gatto sopra il tetto
lui ne ha viste di strade e di gente passare sotto
e della vita, della morte e del vento lui non si chiede niente
guarda il cielo e verso le stelle che si sono spente
guarda il mondo e cerca la musica ma non la sente”.
Le foibe
Sui libri di storia non se ne parlava: gli scolari, che sapevano a memoria le vicende dell’8
settembre e del 25 aprile, nulla sapevano dei tanti italiani infoibati dal maresciallo Tito e
dai comunisti jugoslavi. Le foibe sono arrivate sui libri di scuola solo recentemente, ma la
musica alternativa, come in molti altri casi, è stata sempre testimone e preservatrice della
memoria dei crimini dimenticati. Quello che segue è il testo de “La foiba di San Giuliano”
della Compagnia dell’Anello.
“L'aria pura ti mordeva il viso, ma la corda ti tagliò il sorriso
E poi cadi sempre più giù, e poi cadi sempre più giù!
Tito, Tito, maresciallo assassino
Quanti fratelli hai infoibato? Quanti innocenti hai assassinato?
I tuoi gendarmi hanno massacrato
Chi italiano era nato, chi italiano era nato!
E dopo tanti anni chi più ti ricorda? Le tue ossa nude spolpate da una melma sorda
Fratello, non temere, noi siamo qui, siamo qui a lottare e non per dimenticare
I volti di donne massacrate, il filo spinato e la mitragliatrice
Hanno spento un fiore, ma subito un altro è sbocciato”
5
Mercoledì 4 settembre 2013
Esteri
LA NOTIZIA È STATA SMENTITA DA TEL AVIV CON UNA RETTIFICA CHE PARLAVA DI “ESERCITAZIONE”
UNA STRANA STORIA DALL’AUSTRALIA
Siria, test missilistico israeliano: Mosca infuriata Canoista ostaggio
Gli Stati Uniti hanno partecipato al lancio. Per Obama si tratta di un segnale per “Assad e chiunque
di un coccodrillo
abbia voglia di usare armi chimiche”. Poi si dice fiducioso sull’interventismo del Congresso
di Federico Campoli
umenta la tensione sulla questione siriana. Ieri mattina,
un’esercitazione congiunta tra
Israele e Stati Uniti ha fatto ribollire il sangue a Damasco
e a Mosca. I primi ad intercettare il
lancio sono stati proprio i russi dalle
basi posizionate in Siria. Alcuni missili
sono stati lanciati nel Mediterraneo, senza
fare danni o vittime. All’inizio, Tel Aviv
ha smentito le parole della Siria, che accusava Israele di aver tentato un attacco.
Poi arriva la rertifica. Solo un esercitazione. Il Ministero della Difesa israeliano
ha dichiarato di aver impiegato dei razzi
Ankhor Kahol (lancia blu). Si tratta di
missili creati appositamente sulla struttura
di quelli iraniani e utilizzati anche come
difesa anti-aerea.
Ovviamente, non si tratta “soltanto” di
addestramento. Lo conferma il presidente
degli Stati Uniti, Barack Obama. “Non è
l'Iraq, non è l'Afghanistan. Stiamo parlando di un raid limitato, proporzionato,
che è un messaggio non solo ad Assad,
ma anche ad altri che potrebbero pensare
di usare armi chimiche anche in futuro”
ha dichiarato l’inquilino della Casa Bianca.
Insomma, un vero e proprio messaggio
per la Siria, che negli ultimi giorni non
ha perso occasione per sbeffeggiare la
presa di tempo degli americani. Il test,
in ogni caso, è arrivato alla vigilia dell’incontro per il G20, che si terrà giovedì
e venerdì a San Pietroburgo. E’ lì che
Obama tenterà di tirare a sé più paesi
possibile. E’ lì che tenterà di dissuadere
la Russia dall’entrare direttamente in
guerra contro gli Stati Uniti. Nel frattempo,
A
S
sono ancora attesi i risultati delle analisi
da parte delle Nazioni Unite, sull’utilizzo
di armi chimiche.
Nel frattempo, il presidente francese,
François Hollande, ha invitato l’Unione
Europea a ritrovarsi in un fronte unito
per intervenire nella questione siriana.
L’Eliseo ha poi dichiarato che la Francia
interverrà solo nel momento in cui il
Congresso americano darà il via libera.
Il che sembra quasi una diretta sottomissione alle volontà di Washington. Intanto, Obama ha auspicato ad una rapida
decisione da parte di Capitol Hill, e
spera che l’intervento militare possa
avere luogo già a partire dalla prossima
settimana. Il Presidente Usa ha inoltre
dichiarato che la situazione siriana “rappresenta una grave minaccia per la sicurezza nazionale per gli Stati Uniti e
per la regione. Di conseguenza Assad
deve essere ritenuto responsabile. Per
questo motivo abbiamo in programma
audizioni al Congresso a cui chiediamo
un voto in tempi rapidi”. Infine ha concluso dicendo: “Sono convinto che dovremmo attaccare, ma credo che saremo
piu' forti se agiamo assieme, uniti come
nazione”. In ogni caso, nonostante il
Congresso si stia prendendo tempo per
decidere, Obama si è detto fiducioso
sulla scelta interventista.
tando a quanto riferito
da TgCom un canoista
neozelandese sarebbe rimasto ostaggio di un
coccodrillo gigante su
un'isoletta deserta dell'Australia per oltre due settimane. Ryan Blair, 37 anni
era stato lasciato da uno
yacht presso la minuscolaGovernor Island, dove si
era accampato con una piccola riserva di cibo e acqua. Quando ha deciso di
rientrare è stato adocchiato
da un coccodrillo dei sei
metri. E' stato soccorso da
un abitante della zona.
Blair voleva esplorare con
il suo kayak l'area al largo
del paesino di Kalumburu
sulla costa nordovest del
continente. Ogni volta che
cercava di partire, il coc-
codrillo compariva e lo costringeva a fuggire a terra
e ad allontanarsi dalla riva.
Rimasto quasi senza cibo
né acqua, ha tenuto acceso
un fuoco per chiedere aiuto.
Finalmente un residente di
Kalumburu, Don MacLeod,
ha avvistato la luce, ha raggiunto l'isola con la sua barca e ha tratto in salvo il canoista ormai stremato. "Gli
ho offerto una birra fredda,
che ha tracannato, e poi ha
dormito per tutto il viaggio
fino alla terraferma", ha
raccontato MacLeod alla
radio nazionale Abc. "E' stato molto, molto fortunato.
Non sapeva nemmeno che
vi fossero coccodrilli nell'area. Molti turisti sono un
po' ingenui su queste cose",
ha osservato.
Italia DA ROMA
6
Mercoledì 4 settembre 2013
Il caso. Depositate le motivazioni della sentenza: si alza un nuovo polverone
Peciola (Sel) vuole “liberalizzare” le piazze
I giudici: “Stefano Cucchi
morì per malnutrizione”
Artisti di strada,una delibera
che toglie il sonno
Non escluso il pestaggio da parte dei Carabinieri che lo arrestarono per droga
di Carola Parisi
na storia che ha fatto discutere
quella di Stefano Cucchi, il
geometra arrestato il 15 ottobre
del 2009 e morto una settimana
più tardi mentre era ricoverato
nell'ospedale Sandro Pertini. Ieri le motivazioni della sentenza pronunciata dalle
terza Corte d'Assise di Roma: Stefano
morì per la "sindrome da inanizione",
cioè per malnutrizione.
Secondo i giudici " è l'unica in grado di
fornire una spiegazione dell'elemento
più appariscente e singolare del caso,
e cioè l'impressionante dimagrimento cui
è andato incontro Stefano Cucchi nel corso
del suo ricovero nell'ospedale Sandro Pertini".
Per la morte di Cucchi sono stati condannati
sei medici dell'ospedale (uno per falso
ideologico), mentre sono stati assolti gli infermieri e gli agenti della polizia penitenziaria.
Riguardo alla posizione dei medici che avevano in cura il detenuto, "i fatti descritti nel
capo di imputazione - scrive la Corte - non
consentono di ravvisare il reato di abbandono
U
Nella foto, Stefano Cucchi
di incapace del quale non ricorre alcuno
dei presupposti oggettivi né soggettivi, ma
quello di omicidio colposo''. Secondo la
Corte "deve escludersi che le condotte descritte per i medici condannati siano volontarie; le stesse si prospettano piuttosto come
colpose, e cioè contrassegnate da imperizia,
imprudenza, negligenza sia per la omissione
per la corretta diagnosi, non avendo i sanitari
individuato le patologie da cui era affetto il
paziente, in particolare tenuto conto del
suo grado di magrezza estrema, sia per
avere trascurato di adottare i più elementari presidi terapeutici che non comportavano difficoltà di attuazione e che
sarebbero stati idonei ad evitare il decesso".
In una parte delle motivazioni, la Corte
si sofferma a valutare la posizione dei
carabinieri che si occuparono di Cucchi
dopo il suo arresto. In proposito scrivono
i giudici: "E' legittimo il dubbio che
Cucchi, arrestato con gli occhi lividi
(perché magro e tossicodipendente)
e che lamentava di avere dolore, fosse
stato già malmenato dai carabinieri
prima ancora del suo arrivo in tribunale.
Non è certamente compito della Corte indicare chi dei numerosi carabinieri che
quella notte erano entrati in contatto con
Cucchi avesse alzato le mani su di lui, e
tuttavia sono le stesse dichiarazioni dei
carabinieri che non escludono la possibilità
di prospettare una ricostruzione dei fatti
diversa da quella esternata da Samura
Yaya", il supertestimone gambiano che fu
tra i primi a dire di aver sentito mentre era
nelle celle del tribunale di piazzale Clodio
rumori di un pestaggio.
Eurosky Tower.
Entrare in casa e uscire dal solito.
di Ugo Cataluddi
on contenta di non esser
riuscita a porre un argine
al commercio abusivo
nelle principali piazze della
città, l’amministrazione capitolina rischia di dare un ulteriore
contributo al degrado del centro
storico. Agli ambulanti, da qualche settimana nuovamente al
loro posto, si aggiungeranno
infatti, qualora dovesse passare
la delibera proposta dal Sel
Gianluca Peciola, anche i cosiddetti “artisti di strada”. La
proposta dell’ex consigliere
provinciale andrebbe in sostituzione del provvedimento varato dalla giunta Alemanno che,
pur garantendo adeguato spazio alla categoria, ne limitava il
raggio d’azione per rispetto
del decoro, dei residenti e della
quiete pubblica. Con le nuove
concessioni invece, gli artisti
(veri e presunti) potranno svolgere la propria attività con le
mani decisamente più libere.
Queste le nuove, eventuali, norme: orari decisamente più lunghi rispetto al passato, fino all’1
di notte nei festivi. Più spazio
per le proprie esibizioni, dai
precedenti 2 metri quadrati, si
passerebbe a 4. Multe che si
dimezzano, da un massimo di
500 euro, si passa a un tetto di
250. Infine, l’aspetto più inquietante dell’intera proposta: massima libertà nell’utilizzo di strumenti e amplificatori e possibilità di esibirsi anche vicino a
scuole, ospedali e luoghi di
culto.
Scontata l’ennesima insurrezione di residenti e comitati
del centro storico i quali, dopo
le pedonalizzazioni, l’abusivi-
N
smo commerciale e la movida
incontrollata ora si apprestano
a subire quest’ulteriore smacco
dal governo capitolino. Il consigliere del Municipio I, Nathalie
Naim, eletta nella lista Marino
(quindi non di centro-destra),
pone l’accento su un altro punto
ambiguo della norma: “viene
cancellato il limite massimo di
cinque persone che si possono
esibire insieme - sottolinea Se passasse questa delibera
potrebbero esibirsi anche cinquanta artisti di strada nella
stessa piazza, con amplificatori,
trombe e percussioni, fino all’1
di notte”.
Altro aspetto che la maggioranza farebbe bene a chiarire:
in che modo viene certificato
che l’uno o più individui che
danno sfoggio delle proprie
“capacità”, siano effettivamente
“artisti”?. Ok, l’arte non è catalogabile né definibile, ma in
questo modo chiunque dotato
di un minimo di sfrontatezza,
può improvvisare “un numero
artistico”, nella speranza di racimolare qualche soldo agli
impietositi passanti. Significherebbe quindi che il fenomeno
potrebbe divenire quanto prima
incontrollabile.
Aggiunge Dina Nascetti dell'associazione Vivere Trastevere:
"È uno scempio. Il precedente
regolamento era stato concordato con i cittadini ed era in linea con quello che accade
nelle altre città europee. Vogliamo dire al sindaco e alla
sua giunta – conclude la Nascetti - che il centro storico è
già una bolgia infernale, queste
norme possono valere per gli
altri quartieri, non per il municipio I”.
DENTRO LA CRISI
Due rapine per sfamare i figli
S
Il quotidiano è sempre straordinario.
Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere
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enza lavoro e con due figli da mantenere ha rapinato due banche
in mezz'ora. Gesti estremi dietro i quali si nasconde il dramma
della disperazione di un romano di 56 anni, con 2 figli, incensurato,
che si è introdotto nella filiale della Banca Popolare di Novara di via
Santa Maria del Buonconsiglio, zona Porta Furba. Qui, spiega una
nota dei militari dell'Arma, ha minacciato il vice direttore con una
pistola, rivelatasi poi essere un'arma giocattolo sprovvista del tappo
rosso, per farsi consegnare il denaro delle casse, senza sapere che in
quel momento non c'erano soldi liquidi disponibili. A quel punto è
fuggito e 20 minuti più tardi ha fatto irruzione in un'altra banca, la
Carim di piazza Re di Roma, e con le stesse modalità, è riuscito a
farsi consegnare oltre 2.000 euro in contanti da una cassiera, fuggendo
nella metropolitana, linea A, col bottino. Grazie al coordinamento con
la Centrale Operativa, i Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Roma
sono riusciti a individuare il rapinatore e a bloccarlo sulle scale della
fermata ''Subaugusta'' della metro A. La refurtiva è stata recuperata e
restituita, mentre per il 56enne sono scattate le manette ai polsi con
l'accusa di rapina aggravata continuata. L'uomo, in caserma, ha confessato ai Carabinieri anche altre due rapine commesse nei giorni
scorsi in altrettante banche di Centocelle e Torpignattara, il tutto a
causa del suo stato di indigenza per aver perso il lavoro.
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7
Mercoledì 4 settembre 2013
Italia DA ROMA E DAL LAZIO
Resta l’ombra delle mafie sulle soluzioni scelte per l’emergenza rifiuti
Tra infiltrazioni criminali e relazioni… pericolose
Interrogazione alla Pisana: “Che fine ha fatto la relazione del prefetto Pecoraro sulla
compagine societaria di Ecofer?”. La risposta: “Non ne sappiamo niente”
di Robert Vignola
hi nasconde la risposta
del prefetto Pecoraro
sul rischio di infiltrazioni
criminali sui rifiuti di
Roma? La domanda resta sospesa nell’aria, perché risposte non arrivano. Ma, come
si dice, se rispondere è cortesia,
domandare resta sempre lecito.
Più che mai, poi, quando la richiesta di informazioni ha, come
in questo caso, a che fare con la
legalità.
Il vicepresidente del Consiglio
regionale del Lazio, Francesco
Storace, ha così presentato una
interrogazione al presidente della Regione Lazio per chiedere
chiarimenti sulla relazione commissionata dal Ministro dell’Ambiente al Prefetto di Roma sulla
compagine societaria Ecofer,
che gestisce la discarica di Falcognana.
“Nei primi giorni di agosto – si
legge nell’interrogazione - il
Ministro dell’Ambiente, Andrea
Orlando, ha strombazzato ai
quattro venti l’invio della richiesta
di un rapporto al Prefetto di
Roma, Dott. Pecoraro, riguar-
C
dante notizie e approfondimenti
sulla compagine societaria di
Ecofer, società che gestisce la
discarica di Falcognana, in merito
ad eventuali infiltrazioni criminali”.
“Visto il tempo trascorso dalla
richiesta avente carattere di urgenza e considerata l’inquietudine che serpeggia nella pubblica opinione – continua l’atto
pubblico presentato – Francesco
Storace interroga il Presidente
della Regione Lazio, Nicola Zin-
garetti, e l’assessore competente
per sapere se la Regione è a
conoscenza della risposta fornita
dal Prefetto al Ministro dell’Ambiente, ovvero per quali motivi
la stessa è tenuta segreta e non
rivelata nei contenuti; e si chiede,
inoltre, di sapere quali iniziative
di trasparenza intendano finalmente assumere per garantire
il territorio preoccupato dal rischio di una invasione di stampo
criminale”.
Ebbene, la Regione Lazio ha
deciso di rispondere ieri pomeriggio attraverso una nota
del suo ufficio stampa, per informare che "Per quanto riguarda l'interrogazione del consigliere Storace al Presidente Zingaretti e all'assessore Civita in
merito alla relazione sulla proprietà della società Ecofer, si fa
presente che anche la Regione
Lazio attende di conoscere l'esito
del lavoro affidato dal Ministro
dell'Ambiente, Andrea Orlando,
al Prefetto di Roma, Giuseppe
Pecoraro”. Come dire: non ne
sappiamo niente. Di qui l’ira di
Storace. “La nota della Regione
sulla mia interrogazione relativa
alla relazione del prefetto Pecoraro sulla Ecofer rileva una
notizia sconcertante: a un mese
dalla richiesta del ministro Orlando la Regione non ha ancora
ricevuto la relazione. Delle due,
l’una: o il Prefetto l’ha inviata
solo al ministro perché contiene
elementi preoccupanti, o non è
stata ancora messa nera su bianco. Non sappiamo se il ministro
Orlando chiederà ad Alfano
cosa fa il Prefetto; noi abbiamo
elementi in più per essere allarmati…”.
REGIONE LAZIO
Dirigenti senza merito
el mese di agosto, è un insopportabile vezzo, il potere,
anche locale, riserva sempre
qualche sorpresa. Che, al solito,
risulta sgradita ai cittadini. Nel pieno
della canicola estiva compaiono sul
sito della Regione Lazio una serie
di avvisi informativi con in calce la
firma dei direttori dell’ente. La notizia
è apparsa sul sito www.romapost.it.
La Giunta sta cercando diciotto
soggetti esterni all’amministrazione
da collocare al vertice di altrettante
aree regionali.
A destare incredulità è che i candidati, anziché essere sottoposti ad
una concorrenziale selezione, siano
scelti dai direttori regionali in base
ai curricula e alla cosiddetta esperienza maturata sul campo. Requisiti
sin troppo fragili, che impediscono
ai futuri dirigenti di misurarsi sul
merito. Bandiera, quella del merito,
repentinamente ammainata una
volta archiviata la campagna elettorale, ma rilanciata da Francesco
Storace che, nell’assordante silenzio
generale, ha presentato, sul caso,
N
Nicola Zingaretti
un’interrogazione a Nicola Zingaretti
chiedendogli se non vi siano le
condizioni per revocare i bandi
pubblicati il 23 e il 26 agosto scorsi.
La richiesta si è resa necessaria
alla luce degli esorbitanti costi,
pari ad un milione e seicentomila
euro circa, che l’operazione comporterebbe per le casse dell’amministrazione. Il rischio è di sforare
i rigidi limiti previsti dalla normativa
relativa alla cosiddetta spending
rewiew. Sarebbe stato sufficiente
reclutare i capo area tra il personale
interno alla Regione. Altro mistero
che il presidente della Giunta dovrà
L'ortica
chiarire.
Italia DAL CENTRO E DAL NORD
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Mercoledì 4 settembre 2013
Firenze: il degrado la fa da padrone, ma Renzi pensa alla sua carriera e agli show in tv
Tabernacolo delle Fonticine: da simbolo
del 1500 a “Signora delle Latrine”
E per chi protesta, solo impedimenti: vietato il flash mob dell’associazione Dinamo
di Cristina Di Giorgi
irenze è una delle città
d’arte più belle del
mondo. Un mosaico di
storia e monumenti che
tutti ci invidiano e che,
se il nostro fosse un Paese normale, dovrebbe essere protetto
e valorizzato al massimo. L’Italia
però – è un dato di fatto – non è
affatto un paese normale. Siamo
infatti nel regno del “politicamente
corretto” che, in puro stile “kiengese”, significa che tutto ciò che
è immigrazione è una ricchezza
e un patrimonio da tutelare.
Il sindaco Renzi ha decisamente
preso sul serio il pensiero di
colei che forse spera diventi una
sua collega ministro: non si sta
infatti minimamente preoccupando della salvaguardia dell’immenso patrimonio artistico della
città che dovrebbe amministrare.
E preferisce lasciare in mano ai
rom monumenti come il Tabernacolo delle Fonticine, commissionato, nel 1522, a Girolamo e
Giovanni Della Robbia da una
delle più importanti brigate rionali
dell’epoca. E oggi ridotto a “fontana pubblica” da extracomunitari
che lo usano per le loro necessità
di igiene personale e per lavare
indumenti e animali. Quella che
dovrebbe essere una delle più
belle fontane di Firenze, in pu-
F
rissimo marmo bianco, è ora diventata un
giallognolo e maleodorante catino, pieno
di peli di cane, sporcizia e schiuma di
ignota origine.
Ma guai a protestare
contro questo pessimo
declino! L’associazione
Progetto Firenze Dinamo ci ha provato,
organizzando un flash
mob intitolato “Firenze
non è un WC”. L’idea
era quella di fare una
serie di fotografie, con
accappatoio e cartello
di protesta, da inviare
ai giornali e al sindaco.
“Volevamo anche realizzare un collage in
manifesto da proporre
ai commercianti della
zona per esporlo in
vetrina – dichiarano i
responsabili di Progetto Dinamo
– e montare un video spot di denuncia. La cosa sarebbe dovuta
durare poco, giusto il tempo di
qualche scatto”. Sarebbe dovuta,
perché la questura ha negato
l’autorizzazione alla “pericolosa
adunata sediziosa” per non meglio precisati motivi di ordine
pubblico. Peccato che l’associazione non sia politicamente schierata e, come si legge nella pagina
di presentazione del sito internet
www.progettofirenze.com, abbia
il solo scopo di occuparsi della
città, perché “non passi in un sol
colpo da culla del Rinascimento
ad anonima cittadina di una nazione morente”.
Lo sdegno e la rabbia degli
organizzatori sono alti. “La Democrazia è stata sospesa –
concludono - e le forme di
dissenso sociale o contesta-
zione di tipo pacifico sono proibite. I cittadini non sono liberi
di esprimersi in merito alla situazione di assoluto degrado
a cui ormai è ridotta una delle
città più belle del mondo”.
Con buona pace della millenaria cultura e tradizione artistica che, forse, il sindaco Renzi
ritiene molto meno importanti
delle sue personali apparizioni
televisive e politiche.
Emilia Romagna – Il Ministro però rassicura
Aviaria, colpito un operatore
Sospetti anche su un altro caso
di Barbara Fruch
aviaria ritorna a far
parlare di sé. L'Istituto
Superiore di Sanità
“ha registrato la positività per
il virus dell’influenza aviaria
H7N7 in una persona affetta
da congiuntivite ed esposta
per motivi professionali a volatili malati appartenenti agli
allevamenti presenti nella Regione Emilia Romagna”. Si
tratta di un addetto alla raccolta di uova e pollina dell’allevamento di Mordano, nel
bolognese, uno dei quattro
con focolai accertati di malattia degli animali. L’uomo è
stato a contatto con volatili
malati o morti, unico modo
in cui si trasmette il virus. Ma
non sarebbe un episodio isolato. Forti sospetti ci sono anche su un secondo caso di
contagio umano. “Il virus
H7N7 - precisa il Ministero
nella sua nota - non viene facilmente trasmesso all’uomo,
che può infettarsi solo se viene a trovarsi a contatto diretto
con l’animale malato o morto”.
A differenza di altri virus di
aviaria, “H7N7 tende a dare
nell’uomo una patologia di
lieve entità, come già osservato in un focolaio umano verificatosi anni fa in Olanda.
Essendo rara la trasmissione
da persona a persona, i focolai
umani tendono ad autolimi-
L’
tarsi, per cui il rischio di comunità è estremamente basso
o addirittura irrilevante. Abbiamo un caso confermato e
uno sospetto, di cui attendiamo risultati degli esami di laboratorio”. È Tiziano Carradori, direttore generale dell’assessorato alla sanità della
Regione Emilia-Romagna, che
conferma l’ipotesi di un secondo caso di positività per
l’uomo al virus H7N7. Si tratta
di un addetto al trasporto di
uova, anche lui un operaio
impegnato nell’allevamento
di Mordano. Si tratterebbe,
anche in questo caso, solo di
congiuntivite.
Mentre stanno proseguendo
le operazioni di abbattimento
dei volatili negli allevamenti
focolaio, Regione e Ministero
hanno adottato tutte le procedure necessarie per porre
sotto controllo l’infezione.
“Complessivamente il personale esposto per motivi
professionali al rischio di contrarre il virus (e sottoposto a
controllo) è di circa 110 unità
– spiegano – tra dipendenti
degli allevamenti e operatori
attivati per le operazioni di
abbattimento. Di questi, 61
lavoratori, tra Ferrara e Mordano, sono sottoposti a sorveglianza sanitaria attiva (cioè
a monitoraggio e controllo
quotidiano), in quanto esposti
prima dell'individuazione del
focolaio”.
ALTO ADIGE – LE POLEMICHE PERÒ NON SI FERMANO
GIALLO NEL BRESCIANO – LA RAGAZZA BRASILIANA TROVATA MORTA
L’autopsia:“Marilia era incinta” Biancofiore contro Delrio:“Lo Statuto
prevede l’obbligo di bilinguismo”
Fermato il datore di lavoro
La giovane è stata strangolata a mani nude in ufficio
è un fermo per l'omicidio di Marilia Rodrigues
Martins, la brasiliana uccisa a Gambara, un piccolo
centro del Bresciano. L'uomo,
accusato di omicidio aggravato,
è Claudio Grigoletto, il datore
di lavoro della donna, interrogato a lungo dai carabinieri
nel corso della notte.
“Claudio Grigoletto è stato
fermato, ma non ha confessato”, ha spiegato il comandante
provinciale dei carabinieri di
Brescia Giuseppe Spina.
L'uomo aveva raccontato di
aver visto la giovane 29enne,
che era incinta, per l'ultima
volta giovedì scorso. Secondo
il suo racconto, quel pomeriggio, alle 18, Grigoletto
avrebbe mandato un messaggio alla ragazza per chiedere
come andava il lavoro. Lei
avrebbe risposto: “Tutto tranquillo”.
Stamattina, davanti al gip di
Brescia Francesco Nappo, si
terrà l'udienza di convalida
per l'arresto di Grigoletto.
L'impiegata brasiliana è stata
trovata morta venerdì scorso
nell'azienda in cui lavorava, la
‘Alpi aviation do Brasil’ che
vendeva ultraleggeri a Gambara. L'autopsia ha evidenziato
che la ragazza era incinta, e
C’
Oggi l’incontro tra il sottosegretario di Stato e il Ministro
degli affari regionali per discutere sulla spinosa questione
vrà letto l’articolo apparso ieri sul nostro quotidiano Micaela Biancofiore, deputata del Pdl nonché
sottosegretario di stato alla
pubblica amministrazione e
alla semplificazione. Già, perché in queste settimane nessuno ha mai parlato e soprattutto si è mai schierato in difesa
della lingua italiana, dopo l’intesa (tenuta nei fatti segreta
per giorni) siglata dal ministro
agli Affari regionali Graziano
Delrio e dal governatore altoatesino Luis Durnwalder che
prevede la cancellazione di
ben 135 toponimi italiani, che
verranno riportati solo in lingua
tedesca. Ora in difesa della
cultura e della lingua del Bel
Paese arriva la Biancofiore.
“Quella del ministro degli Affari
regionale Graziano Delrio con
Luis Durnwalder sui toponimi
in tedesco in Alto Adige non è
un’intesa ma un pezzo di carta
da rendere operativo con una
norma attuativa. E domani
(oggi, ndr) incontrerò Delrio
per fare il punto della situazione
su una vicenda che, per responsabilità della società alpinistica di lingua tedesca, sa
di vilipendio della Repubblica
A
che non è morta per via dei
colpi ricevuti alla testa nell'ufficio in cui qualche notte dormiva (dal momento che non
aveva una residenza fissa). Sarebbe stata invece strangolata
a mani nude, a giudicare dai
profondi segni sul collo.
L'assassino ha inscenato poi un
incidente o un tentato suicidio,
manomettendo il tubo che collegava la piccola caldaia che
ha sprigionato metano. L'odore
è stato sentito, venerdì sera, dal
padrone dello stabile che ha
trovata la giovane in una posizione difficilmente compatibile
con una caduta, così come lo
erano le ferite che aveva alla
nuca che hanno subito destato
sospetti. La morte della brasiliana, ha spiegato il procuratore
Fabio Salamone in una conferenza stampa, risalirebbe a
giovedì sera. E dalle cellule
telefoniche, risulta che Grigoletto, l'uomo fermato, si trovava
a Gambara quel giorno. “Aveva
la necessità di eliminare il problema rappresentato dal fatto
di essere il padre del bambino
che la brasiliana aspettava”,
ha detto il procuratore a proposito di Grigoletto. Il procuratore ha aggiunto che “la donna è stata strangolata ma potrebbe essere stato il gas a fiC.P.
nirla”.
– spiega la deputata del Pdl
all'Adnkronos
– Il punto di
partenza deve
essere che la
lingua della
Repubblica è
l’italiano e su
questo non si
transige. E lo
Micaela Biancofiore
stesso Statuto
dell’Alto Adige
all'art.8 prevede che i toponimi
siano in due lingue”.
Una ‘guerra’, quella dei nomi,
Roma, via Giovanni Paisiello n.40
che va avanti da molto tempo.
Tel. 06 85357599 - 06 84082003
“Però – prosegue – quello che
Fax 06 85357556
va precisato è che il preteso
email: [email protected]
accordo non è finalizzato a
avallare quanto fatto unilateDirettore responsabile
ralmente dall’Alpenverein (il
Francesco Storace
club alpino in lingua germanica
Società editrice
e ladina dell’Alto Adige, ndr)
Amici del Giornale d’Italia
bensì, al contrario, è volto a riSito web
pristinare la situazione precewww.ilgiornaleditalia.org
dente al loro atto di forza che
qualche anno fa ha cancellato
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centinaia di nomi scritti in itaIl Giornale d’Italia
liano. Un atto che per me è virivolgersi al Responsabile Marketing
lipendio della Repubblica. Per
Daniele Belli,
quanto mi riguarda, ho prepatel. 335 6466624 - 06 37517187
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portare l’italiano là dove deve
B.F.
stare...”.
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Mercoledì 4 settembre 2013
Altri 95 siriani sono stati soccorsi in mare dalla nostra Guardia Costiera
Immigrati, nuovi sbarchi a Siracusa
Anche sulle coste di Roccella Jonica, in Calabria, sono arrivati 32 profughi pachistani
A Pozzallo alcuni stranieri minorenni hanno lanciato sassi contro le forze dell’ordine
na possibilità che si sta realizzando.
Se prima il rischio di far fronte a
sbarchi senza sosta, vista la profonda crisi siriana, era solo una
malaugurata ipotesi, ora è realtà.
Le carrette del mare continuano ad arrivare
a Siracusa. In nottata, sono stati 95 i profughi
di nazionalità siriana, soccorsi in mare
dalla Guardia Costiera e fatti sbarcare nel
porto del capoluogo siciliano. Il barcone
era stato avvistato nel pomeriggio da un
velivolo Atr-42 della Guardia Costiera, che
era in volo sulla zona, quando si trovava a
140 miglia a sud-est di Siracusa. Sul posto
sono state dirottate alcune navi mercantili
battenti bandiera estera e in serata è poi
intervenuto un pattugliatore rumeno dell'agenzia europea Frontex. Giunto al confine
delle acque territoriali italiane, vi è stata
l'operazione di trasbordo dei profughi su
due motovedette inviate dalle Capitanerie
di porto di Siracusa e di Catania e intorno
alle due di ieri notte sono arrivati in porto.
Nuovi sbarchi anche sulle coste calabresi.
All'alba sono infatti arrivati nel porto di
Roccella Jonica, in provincia di Reggio
Calabria, 32 profughi di origine pachistana,
che erano stati soccorsi in mare attorno
all'una e mezzo di ieri notte. Dopo essere
stati intercettati da un velivolo Atr-42 della
U
Guardia Costiera - che in
precedenza era già intervenuto per segnalare la
presenza in alto mare di
un barcone con 95 profughi siriani, poi fatti sbarcare
a Siracusa - una motovedetta ha preso a bordo i
migranti, per condurli al
porto calabrese di Roccella Jonica, dove sono
giunti alle cinque di mattina.
E, intanto, il premier Enrico
Letta si aspetta che “i venti
di crisi che vengono dal Medio Oriente e
dalla Siria, oltre alla instabile situazione in
Egitto e in Libia, portino a una recrudescenza del problema migratorio”. Parole
che arrivano dopo che il problema grava
sulle coste siciliane e calabresi ormai da
mesi.
Pozzallo. Fortunatamente non è successo
nulla di grave, ma la paura è stata molta.
Sabato sera (ma la notizia è trapelata solo
ieri), un gruppo di minori hanno ritardato
l´ingresso al centro di prima accoglienza
e hanno minacciato le forze dell´ordine
con alcuni sassi. Il motivo sarebbe l´esasperata permanenza dentro il Centro di
SICILIA – IL GENERALE FU UCCISO IL 3 SETTEMBRE 1982
Dalla Chiesa: “Sgradito
ai piani alti della politica”
Ci sono cose che non si fanno
per coraggio. Si fanno per potere
continuare a guardare serenamente negli occhi i propri figli e i
figli dei propri figli. C’è troppa gente
onesta, tanta gente qualunque, che
ha fiducia in me. Non posso deluderla”. Così amava definirsi il generale
Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso
barbaramente dalla Mafia il 3 settembre del 1982. Erano le 21 e 15.
Alcune raffiche di Kalashnikov AK47 raggiunsero il Prefetto e la moglie
nell’A112 bianca. Anche il vicesegretario nazionale de La Destra e
presidente dell’Antimafia all’Ars,
Nello Musumeci, ha voluto rendere
omaggio al Generale nel 31esimo
anniversario della sua scomparsa:
“E’ stato un grande carabiniere,
maestro per i giovani ufficiali cresciuti
“
accanto a lui, e un indomito servitore
dello Stato. Contro il terrorismo,
contro una criminalità organizzata
ancora poco conosciuta, a favore
di una idea della legalità – ha aggiunto
- per difendere la quale è sempre
stato pronto al sacrificio. Un carattere
forte, il suo. Capace di gesti eclatanti
e diretto nel dire verità scomode,
sapendo che le sue parole non sarebbero state gradite ai piani alti
della politica”. Poi, le similitudini
con il magistrato Chinnici: “Forse,
31 anni dopo, possiamo dire che vi
è un legame tra Dalla Chiesa e Chinnici – ha osservato Musumeci loro sono stati capi scuola, maestri
di allievi vigorosi, molti dei quali
hanno avuto la loro stessa sorte,
mentre altri hanno proseguito a
lottare in nome loro”.
G.S.
SALERNO – FALSO POVERO SMASCHERATO DALLA FINANZA
Nullatenente, ha concesso
prestiti per 6 milioni di euro
isultava senza reddito ma è
stato in grado di concedere
‘in prestito’ ben 6,4 milioni
di euro. Il falso povero è stato
smascherato e denunciato dalla
Guardia di finanza di Salerno. L’uomo aveva messo in piedi una vera
e propria attività bancaria e finanziaria abusiva nel Salernitano, e
concesso prestiti, per oltre sei milioni di euro, a imprenditori e privati:
i finanzieri hanno ricostruito gli ingenti movimenti di denaro dell’uomo, realizzati attraverso dall’emissione di 424 assegni nel triennio
2004-2006. Le indagini hanno
mostrato che il falso povero ha
nascosto un reddito da 9 milioni,
costituiti in buona misura da quanto
R
ricavava dall’esercizio abusivo dell’attività bancaria e finanziaria e,
per 2,6 milioni, da illecite movimentazioni del capitale prestato
quali incasso di dividendi, vendite
di azioni, ricavo da incasso di
effetti, rimborso titoli e cedole scadute. L’uomo aveva infatti ideato e
strutturato una vera e propria attività
abusiva, parallela ai canali autorizzati, per credere crediti a soggetti
privati ed imprenditoriali residenti
o comunque operanti nel basso
Cilento. L’uomo è stato denunciato
alla procura di Vallo della Lucania
per i reati di infedele e omessa
presentazione della dichiarazione
dei redditi. Proposto anche un sequestro per 2,7 milioni.
C.B.
accoglienza, dopo due mesi di promesse
di trasferimento presso altra sede. Ci sono
stati momenti di forte agitazione, con alcuni
testimoni che, transitando con la propria
automobile per il lungomare Medaglie
d´Oro di Lunga Navigazione, hanno temuto
il peggio. Solo l´intervento dei carabinieri
e dei poliziotti ha riportato il tutto alla
calma. I gravi fatti si sono registrati attorno
alle 21.
Più di un´ora in balia degli immigrati,
alcuni dei quali si sono nascosti all´interno
dell´area portuale, trovati dai poliziotti
solo dopo diversi giri di ricognizione.
Carola Parisi
Italia
DAL SUD
NAPOLI – ASSENTEISTI AL COMUNE
Undicenne impegnato
a timbrare i badge
n bambino di soli 11 anni
‘utilizzato’ da alcuni impiegati del Comune di Napoli per timbrare i badge. Non
lascia dubbi il video ripreso nell’atrio del servizio fognatura del
comune di Napoli, dove si vede
chiaramente che il piccolo è a
disagio, non vuole prestarsi,
prova anche a fare resistenza,
ma una persona adulta (presumibilmente il padre o lo zio) al
suo fianco lo invita ‘a giocare’
con la tessera magnetica. Gli
dice di avvicinare il badge alla
macchinetta, di aspettare il suono, che così il gioco è fatto.
Immagini mute, quelle che si
vedono su ‘Il Mattino tv’, che
non lasciano però molti dubbi:
l’undicenne è lì in un ufficio comunale, a timbrare il cartellino
per conto di qualcuno che in
quell’ufficio ci lavora.
Fotogrammi scelti tra i tanti,
nel corso di un’inchiesta che
vede coinvolti decine di impiegati
del Comune di Napoli, quando
spunta la sagoma di un bambino. È una giornata qualsiasi di
luglio, prima che arrivassero gli
arresti in flagranza disposti dalla
Procura. Grazie al film di una
U
telecamera nascosta, si vedono
tutti i trucchi usati per timbrare
il cartellino e smarcare colleghi
o amici lontano dal posto di lavoro. In tanti si sono difesi e
hanno chiarito che al lavoro ci
andavano anche se con qualche
minuto di ritardo, facendosi precedere da qualche collega più
solerte. Le indagini sono in corso, per risalire all'identità dei
numerosi impiegati che si sono
organizzati per sfruttare l’occasione, in quella che è una
vera e propria truffa ai danni
dell’Amministrazione Comunale.
A coordinare l’inchiesta il procuratore aggiunto Francesco
Greco e il pm Giancarlo Novelli,
che da oltre un mese sono occupati sul caso. Ma quello del
bambino non è il solo video incriminato. In un altro si vede
un impiegato che estrae dalle
tasche quattro o cinque cartellini
e li timbra uno dopo l’altro. Il
tutto porterebbe ad una truffa
in grande stile, nella quale sarebbero coinvolte diverse persone, almeno una quindicina,
con verifiche a carico di altre
venticinque.
Carlotta Bravo
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Mercoledì 4 settembre 2013
Sport
Il rush finale ha regalato solo illusioni e delusioni. L’unico colpo eccezionale è stato messo a segno dal Milan
Chiuso il calciomercato all’insegna del risparmio
Eccezion fatta per il ritorno di Kakà, quasi tutte le grandi restano a bocca asciutta – Delusione Lazio
di Federico Colosimo
llusioni e delusioni. Si è
chiuso così il calciomercato estivo. Senza fuochi
d’artificio e senza botti. E
con le urla di tanti tifosi
strozzate in gola. Il rush finale
ha portato un solo colpo. Eccezionale, per tutti gli appassionati.
Quello di Ricardo Kakà al Milan.
Uno di quei giocatori, il brasiliano,
apprezzati da qualsivoglia supporter mondiale. Un fantasista
che ha lasciato ricordi indelebili
sul campo, sì, ma che ha fatto
parlare di sé anche per le sue
gesta al di fuori. Un golden boy,
insomma. Mai sopra le righe. Un
professionista a tutti gli effetti. Il
colpaccio messo a segno dai
rossoneri è emblematico. E dimostra, ancora una volta, che
quando Berlusconi e Galliani vogliono un giocatore, lo acquistano.
L’ingaggio di Balotelli ne è stata
la dimostrazione più lampante.
Il Diavolo, da tre anni a questa
parte, ha iniziato il suo processo
di ringiovanimento all’insegna
anche del risparmio. La missione,
dopo 36 mesi, può considerarsi
quasi compiuta. Il Milan gode
sempre di quell’appeal che poche squadre al mondo possono
vantare. E’ considerata una grande famiglia e i top player pur di
approdare a Milanello sono di-
I
Yilmaz
sposti anche a dimezzarsi l’ingaggio.
Nel giorno del ritorno di Kakà,
l’ultima giornata della campagna
trasferimenti sembrava - alla vigilia – dover essere una sorta di
deja vu del recente passato. Con
colpi roboanti e trasferimenti
boom. E invece … Niente di tutto
questo. La delusione più grande?
Firmata Lazio. Lotito e Tare, presidente e direttore sportivo dei
biancocelesti, come in ogni sessione di mercato, nell’ultimo momento disponibile, hanno mancato le attese. Il bomber tanto
atteso, il partner di Klose, dopo
mesi di estenuanti trattative, alla
fine non è arrivato. Già, proprio
così. Yilmaz è rimasto al Galatasaray. Un film già visto, che ha
rievocato la mente allo scorso
Kakà, dal Real Madrid al Milan
gennaio. Quando a pochi minuti
dal gong finale, l’acquisto di Felipe
Anderson (poi arrivato a luglio)
sembrava cosa fatta. E invece
saltò tutto, “per questioni burocratiche”, la scusante. Il problema,
però, è sempre lo stesso. Il numero uno dei biancocelesti, vero
e proprio showman, come sempre, ha intavolato negoziazioni
infinite. Che in molti casi durano
anni e che portano allo stremo.
A volte si concludono con esito
positivo e altre, come quando
hai di fronte club (ricchi) tipo il
Galatasaray, con un nulla di fatto.
La Lazio ha poi provato ad ingaggiare Matavz del Psv Eindhoven, ma era troppo tardi.
Insoddisfatte anche Juventus,
Roma (parzialmente) e Genoa.
Che nonostante abbiano tentato
fino all’ultimo secondo disponibile di mettere in canna un super
giro di attaccanti che avrebbe
visto Gilardino alla Juventus, Quagliarella alla Roma e Borriello al
Genoa, alla fine hanno dovuto
alzare bandiera bianca in segno
di resa. Per quanto se ne è detto,
la colpa non è stata di Antonio
Conte. Il quale è stato accusato
di aver messo il veto sulla cessione di Quagliarella. Ma dell’alto
ingaggio percepito nella Capitale
da Borriello. Il centravanti napoletano, infatti, non si è detto disposto a ridursi lo stipendio. Scaduto il tempo, fine dei giochi.
Almeno fino a gennaio. La Roma
americana, però, è riuscita a
chiudere la sessione di mercato
con i conti in attivo e la consapevolezza di aver regalato al
Cercateci e ci troverete ovunque.
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Borriello
nuovo arrivo Garcia una squadra
più che competitiva. E’ mancato
l’ultimo guizzo, insomma, ma il
grosso era stato fatto.
Amaro in bocca per la Vecchia
Signora. Il centrocampista tanto
richiesto da mister Conte alla
fine non è arrivato. Nainggolan
è rimasto al Cagliari. Come da
pronostico, dunque. Cellino lo
aveva detto: “i big restano”. Promessa mantenuta. In tutta questa
rocambolesca storia, a guadagnarci è stato comunque il Grifone. Che ha rinunciato sì a Borriello, ma che ha mantenuto in
rosa un fuoriclasse del calibro
di Gilardino e che, inoltre, ha
sfruttato i buoni rapporti con la
Lazio. Alle 22:59 (nell’ultimo minuto disponibile), il direttore
sportivo Delli Carri ha depositato
il contratto di Bizzarri. Portiere
esperto, affidabile e che ricoprirà il ruolo di numero uno
oltre a fare da chioccia al giovane
Perin. Messo alla gogna e finito
sul banco degli imputati per la
pessima prestazione fornita domenica scorsa contro la Fiorentina.
Resta a guardare, da appassionata non interessata, l’Inter. Convincente, senz’altro, nelle prime
due giornate di campionato. Ma
a cui mancava sicuramente qualcosa. E che invece, visto il momento di crisi, ha dovuto rinunciare al sogno chiamato Eto’o.
Il Napoli ha respinto sul nascere
l’ipotesi avanzata dal Milan per
lo scambio di prestiti Cannavaro-Zaccardo. De Laurentiis ha
messo il veto sulla cessione del
capitano dei partenopei che,
però, certamente con Benitez
non può considerarsi un titolare
inamovibile.
Il Parma, dopo l’acquisto di Gargano, ha ingaggiato dall’Inter
anche Obi. Ma si è dovuta arrendere, in serata, per Maxi Lopez. Il centravanti argentino è
rimasto infatti a Catania e Okaka
in Emilia.
Nessun botto finale neanche per
la Fiorentina. Abilissima in questi
due mesi di mercato, ma che
ha deciso di rinunciare a Julio
Cesar e al vice Pizzarro.
Cinema
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Mercoledì 4 settembre 2013
Pochi applausi per il film “Under the skin” del regista inglese Jonathan Glazer, presentato ieri alla Mostra del Cinema
Venezia 70: la carica delle star
di Francesca Ceccarelli
ochi applausi e qualche fischio. Non proprio un successo per
la bionda Scarlett Johansson, protagonista del film
"Under the Skin" di Jonathan
Glazer, presentata ieri al Festival del Cinema di Venezia.
Un film atteso, in cui la diva
P
gare la metafora della vita.
Da questo principio nasce
"Il Terzo Tempo".
La storia è quella di un ragazzo sbandato e in semilibertà che un assistente sociale cerca di convertire alla
causa del rugby, coinvolgendolo nella propria squadra.
Ma sarà difficile per il giovane
stare lontano dai guai, anche
Nella foto, Scarlett Jones
americana veste i panni di
un'aliena cacciatrice di esseri
umani. Un 'road movie' contrassegnato da pochissimi
dialoghi e da una narrazione
algida. Un film freddo e recitato con distacco quasi vacuo dalla Johansson che fallisce nel tentativo di affiancare
una veste fantascientifica al
genere thriller.
L'aliena Scarlett si incarna in
una donna e attraversa la
Scozia uccidendo uomini e
osservando senza troppo interesse la vita degli umani.
Quasi due ore di pellicola
(abbastanza noiose) destinate a essere ricordate solo
per le scene di nudo della
bellissima Johansson.
Che Jonathan Glazer- già due
film all’attivo e numerosi videoclip e spot pubblicitarisappia fare il suo mestiere è
fuori discussione. Ma la pellicola finisce per essere un
involucro vuoto, esteticamente affascinante ma buio al
suo interno, un po’ come l’interpretazione della splendida
Johansson.
a causa della bella figlia dell’allenatore/assistente.
Scritto dallo stesso Artale
con Francesco Cenni, Luca
Giordano e Alessandro Guida, il film è un dramma leggero. Artale infatti non usa il
rugby solo come spunto narrativo, ma lo rende vero e
proprio protagonista del film.
Non tralascia nulla: le sue
leggi e regole, ma soprattutto
i valori. L'importante è partecipare, nella vita come nel
gioco. Questo lo spirito del
"terzo tempo" nel rugby, un
momento in cui le due squadre e tifosi si incontrano per
festeggiare a prescindere dal
risultato.
Da apprezzare lo sforzo alla
regia e la scelta del tema,
ma poco convincente lo sviluppo della storia che inciampa tra prevedibilità e
scontatezza.
saga di Harry Potter si ormai
terminata, i fan non accettano
l’abbandono, ancora più traumatico visto che Radcliffe ha
scelto una serie di film che
poco o niente hanno a che
fare con la figura del piccolo
mago partorito dalla creatività di J.K. Rowling. Stessa
decisione presa anche dalla
ex collega Emma Watson.
Ora a Venezia l’attore presenta un film in cui interpreta
il giovane Allen Ginsberg. La
pellicola è di un regista esordiente, John Krokidas, ed ha
per titolo “Kill your darlings
– Giovani ribelli”. Dopo aver
ringraziato più volte pubblicamente tutti i fan accorsi
per incontrarlo, Radcliffe ha
parlato di questo ruolo per
nulla facile:”Il mio grande
idolo è Keats, lì sarebbe stato
difficile. Ma di Ginsberg mi
è piaciuta l'idea di poterlo
studiare profondamente. E
mi ha tranquillizzato il fatto
che lo raccontiamo quando
non è ancora il grande genio
che tutti conosciamo, ma
quando è un ragazzo divorato
dal desiderio di capire chi
è, qual è la sua identità, vuole
mettere alla prova se stesso
e capire se i luoghi che ha
sempre sognato, New York,
il Greenwich Village, la Columbia University, non solo
vanno bene per lui ma se
riesce a farne parte e addirittura a cambiarli". “Uccidi i
tuoi cari”, questa la traduzione letterale del titolo, ribattezzato in Italia nel più
noto “Giovani Ribelli”.
E proprio questo adattamento
sembra calzare a pennello
con il fulcro del film: la rivoluzione estrema che accese
gli animi di coloro che sarebbero diventati i pilastri
della beat generation come
Daniel Radcliff (a destra) in una scena del film
La locandina del film
Il Terzo Tempo- Nella patria
del pallone fa irruzione dal
grande schermo un nuovo
sport "cinematografico": il
rugby. Dato il crescente appeal che sta conquistando
l'Italia, il regista Enrico Maria
Artale, (proveniente dal cortometraggio ed esordiente
nel lungo grazie al Centro
Sperimentale e ad Aurelio
De Laurentiis), tenta di usare
questa disciplina per spie-
“Kill your darlings”, giovani
ribelli in cerca di rivincita
Un’opera prima per raccontare la vita del geniale scrittore Keats, in uscita il 19 settembre.
Altro che Clooney, il Festival
del Cinema di Venezia edizione 2013 è impazzita per
l’ex maghetto Daniel Radcliff.
Momenti di vero panico e
urla sul red carpet attraversato anche quest’anno da
star di livello internazionale
come George Clooney, Nicolas Cage, Sandra Bullock
e James Franco. Eppure il tripudio per Daniel Radcliffe è
stato unico.
Un assedio di teenagers, che
hanno inseguito il giovane
attore inglese in ogni angolo
della laguna. Nonostante la
Allen Ginsberg, William Burroughs, Jack Kerouac.
Il regista, John Krokidas, è
alla sua opera prima e forse
questo potrebbe giustificare
la mancata opera di convincimento che nel film decisamente non c’è. Pur non essendo una noiosa biografia
cinematografica, la sceneggiatura appare piatta e lineare, fin troppo. I personaggi
di Krokidas non hanno spessore e non lasciano spazio a
riflessioni: tutti sono esattamente come vengono presentati. Pur nell’imperfezione
ci sono comunque aspetti
che catturano lo spettatore,
come le scelte sonore e visive
e la costruzione dei personaggi che, ognuno a proprio
modo, accompagna i prota-
gonisti lungo lo svolgimento
del film. Esame passato per
il maghetto, insomma: può
abbandonare cappello e bacchetta.
Hayao Miyazaki
L’addio inaspettato di Hayao
Miyazaki
Un silenzio inusuale in sala
stampa: il Maestro giapponese ha scelto la settantesima
edizione della Mostra del Cinema di Venezia per annunciare il suo addio alle scene.
Hayao Miyazaki, fondatore
dello Studio Ghibli insieme
al collega Isao Takahata, ha
annunciato che The Wind Rises (Kaze Tachinu) segnerà
il suo ritiro.
Ben quarant’anni di onorata
carriera che hanno causato
costernazione tra gli appassionati e tra tutti coloro che
sono stati colpiti almeno una
volta nella vita dal suggestivo
e delicato universo artistico
creato dalle pellicole del
giapponese.
Miyazaki, Leone d'oro alla
carriera nel 2005, ha voluto
portare la sua opera finale
proprio a Venezia per il profondo rapporto che lo lega
all'Italia (la conferenza stampa
vera e propria avverrà tra
una settimana in patria): forse
sarebbe il caso che il Belpaese ricambiasse.
“The wind rises”, l’ultima opera del maestro Miyazaki
Capolavoro assoluto della
settantesima edizione del Festival del Cinema di Venezia:”
The Wind Rises di Hayao
Miyazaki, genio assoluto del
genere anime. Il film è tratto
da un omonimo racconto
scritto da Tatsuo Hori. “Hori
aveva scelto una frase da una
poesia di Paul Valéry, -Le vent
se lève, il faut tenter de vivre-, e l’aveva tradotta in giapponese: Kaze tachinu, izaikimeyamo (Si alza il vento.
Dobbiamo provare a vivere).
Il nostro film mette insieme
Jiro Horikoshi e lo scrittore
Tatsuo Hori, due persone
reali vissute nello stesso periodo, facendone un solo individuo, “Jiro”, il nostro protagonista. – spiega il registaE’un’opera inusuale di assoluta finzione che descrive la
gioventù giapponese degli
anni ’30. La nascita dell’aereo
da combattimento ‘Zero’, e
l’incontro e la separazione
del giovane ingegnere Jiro e
della bella e sfortunata Nahoko. Questa è la nostra storia.”
Città, paesi e prati sconfinati.
Un film nonostante tutto molto
pratico. I personaggi volano
solo nei sogni: lavoro e famiglia il loro legame con la realtà. C’è tutto l’essere umano
nella propria completezza:
uomini e donne, che sognano,
si trovano per caso, si perdono, si innamorano, si baciano e fanno l’amore.
L’uomo che cade e poi si
rialza, sempre. Metafora di
un paese come il Giappone,
nel corso della sua storia più
volte ridotto ai minimi termini,
ma che ha sempre trovato la
forza di reagire.
Miyazaki, è riuscito a raccontare le migliaia di storie
anonime che vedono protagoniste le persone che, giorno dopo giorno, cercano di
sopravvivere e conquistare i
propri obiettivi.
Quella che il regista racconta
è la storia di Jiro, un uomo
che sogna di progettare aeroplani. Giorno dopo giorno
ecco che dunque lotta per
raggiungere il proprio obiettivo senza pensare agli incidenti di percorso. Si tratta
di un uomo stanco, che all’alba di una nuova sconfitta
ha paura di non avere più le
forze necessarie per ricominciare di nuovo. Per lui
sembra essere arrivato il
momento di un riepilogo. Di
tirare le somme come davanti a un testamento emotivo. Miyazaki riesce ancora
una volta con grande maestria a mettere a nudo l’animo umano in maniera esemplare. Il fatto che usi il genere
anime per raccontare fa del
regista giapponese un autentico maestro che il cinema
rimpiangerà sicuramente.
la vita, senza che scenda mai
dall’auto. Hardy è l’ unico interprete sullo schermo: interpretato dal magistrale Tom
Hardy , l’ uomo che si è dato
molto da fare per crearsi una
vita soddisfacente. Ma in poche ore il suo castello crolla.
L’attore ride, piange, parla
con gli occhi, pronuncia dolorosi monologhi rivolti al padre e il pubblico vive in prima
persona questo tsunami di
emozioni intense.
Questa la storia. Alla vigilia
della più grande sfida della
sua carriera, Ivan riceve una
telefonata che mette in moto
una serie di eventi che faranno a pezzi la sua famiglia,
il suo lavoro e la sua anima.
Tutto inizia con un paio di telefonate: il cellulare di Locke
non smetterà poi più di squillare fino alla fine del film,
mentre gli eventi si evolvono
e s’intersecano mandando il
protagonista in un baratro.
Locke se n’è andato prima
dal lavoro questa notte, perché ha una lista di cose che
deve fare. Ci sono la moglie
Katrina e i due figli, che guardano la partita ed aspettano
il padre per cena (con tanto
di salsicce e birra). C’è Bethan, donna con cui il protagonista ha passato una notte
di sesso qualche mese prima.
Infine ci sono i datori e colleghi di lavoro, tra cui il “bastardo” Gareth.
Il giorno successivo Locke
dovrebbe essere al lavoro
per seguire l’organizzazione
di una colata storica (addirittura a livello europeo) di
calcestruzzo. Lo stesso calcestruzzo che finirà nelle fondamenta della sua nuova
casa. Le diverse telefonate e
Il protagonista di “Locke”, Tom Hardy
La sorpresa in sala
“Locke” stupisce tutti
Unità di spazio e di tempo
racchiusa da una macchina
da presa. “Locke” si rivela
una vera sorpresa sia per la
critica che per il pubblico.
Un thriller tutto ambientato
dentro una macchina per 85
minuti: l’opera seconda di
Steven Knight stupisce. E’ stato definito un “dramma da
camera”, poiché in meno di
un’ora e mezza il personaggio
riesce a tenere la tensione
cinematografica.
Si tratta della storia di Ivan
Locke che, mentre guida da
Birmingham verso Londra,
vive problematiche e dolori
in una notte che gli cambierà
i rapporti con Bethan e la
moglie lo costringeranno a
dover prendere delle decisioni difficili che avranno ripercussioni pesanti anche sul
suo lavoro. Ad accompagnare
la storia la musica avvolgente
di Dickon Hinchliffe. Il set
usato da Knight è una videoinstallazione. Un’ambientazione perfetta quindi per entrare per 85 minuti nella vita
di una persona qualunque e
viverne costantemente drammi e dilemma.
La sceneggiatura è perfetta:
non manca nulla. Situazioni
coinvolgenti e dialoghi solidi,
nonché inquadrature notevoli.
Una malinconica passeggiata
notturna su quattro ruote.
Destra
12
Mercoledì 4 settembre 2013
Ecco l’Appello per l’unità della destra, con alcuni principi irrinunciabili
Il Manifesto degli intellettuali
È
tempo di tornare alla
Politica. Quella grande,
viva e vera, che accompagna il destino
dei popoli. La politica
ha due compiti essenziali: uno
è governare e decidere, amministrare gli interessi generali,
cambiare le cose e incidere
sulla realtà. L'altro è far sentire
un individuo dentro una comunità, mutare la massa in popolo,
dare simboli, inserire la vita del
presente dentro una storia: è la
politica come anima civile e
passione ideale. E' necessario
che sorga un movimento che
non offra solo promesse contabili o esprima rancori e invettive.
Ma che incarni principi ideali
e chiami a raccolta tutti coloro
che vogliono scrivere insieme
una storia. I nostri punti fermi
non sono negoziabili: saranno
il volto e l'anima della destra
che nasce.
- Il nostro punto di partenza e la nostra priorità
è l'Italia e resta l'Italia. Nell'Europa e fuori d'Europa, nel
locale come nel globale. L'Italia
come civiltà prima che come
nazione. Amor patrio. Di conseguenza la nostra prima battaglia sarà la tutela della sovranità italiana. Sovranità nazionale
e popolare, politica e monetaria.
Sovranità degli interessi generali
degli italiani su ogni altro interesse privato o internazionale
per arginare lo strapotere della
finanza e dei tecnocrati. Piena
integrazione all'immigrazione
in regola. Intransigenza con l'immigrazione clandestina.
1
- La sovranità politica esige
l'avvento di uno Stato autorevole, che promuova la
Repubblica presidenziale, la rivoluzione meritocratica, l'ordine
e la riforma delle istituzioni.
Elezione diretta del Capo del
governo, così come alla guida
di ogni ente locale, in modo
che chi governa sia nelle condizioni piene di decidere e di
rispondere al popolo in un rap-
2
porto fiduciario d'investitura diretta. Grande riforma meritocratica ad ogni livello e uno
Stato più autorevole dimezzato
nei suoi organismi, nelle sue
strutture e nel personale politico.
- L'Europa per noi è civiltà
prima che mercato comune, è integrazione delle
Patrie e non disintegrazione
degli Stati nazionali. E' l'Europa
dei popoli. Vorremmo un'Europa
più unita e coesa verso l'esterno,
in politica estera, nelle difesa o
per fronteggiare l'immigrazione
e la concorrenza globale, e più
duttile al suo interno, che riconosca le differenze tra aree, popoli e Nazioni, a cominciare
dall'Europa mediterranea rispetto all'Europa del nord. E
che faccia valere un criterio:
quando c'è da scegliere tra l'assetto contabile della finanza e
la vita reale dei popoli, la priorità
è la seconda, non la prima.
Nessun debito può sopprimere
una Nazione o far fallire uno
Stato sovrano. Rinegoziare l'euro. Rinegoziare il fisco con
l’obiettivo di dar vita ad una
politica fiscale dialogante
con le famiglie e con le imprese.
3
- Dopo le esperienze tramontate dello statalismo
parassitario e invadente
e poi del liberismo basato sul
primato assoluto del mercato
e del privato, è tempo di aprire
una terza fase incentrata sull'economia sociale di mercato,
fondata sull'economia reale e
sul primato del lavoro, sul valore
sociale dell'iniziativa privata e
della proprietà privata, sulla
protezione del marchio italiano,
con la mediazione di uno Stato
autorevole che non gestisce ma
guida i processi. E' necessario
che si realizzi in Italia, come
già avviene in Germania, la
società partecipativa, attraverso nuove forme cooperative, comunitarie e di cogestione sociali in nome dell’azienda-comunità. L’orizzonte
4
sociale di questa destra nuova
deve assumere la lotta alle
nuove povertà, alla decrescita
demografica, allo “sviluppismo” come alibi delle oligarchie economico-finanziarie
per l’impossessamento delle
risorse elementari delle Nazioni.
- Davanti al diffuso desiderio di farsi e disfarsi
la vita a proprio piacere,
noi siamo dalla parte della
vita, della nascita e della famiglia, nel loro inscindibile
intreccio di diritti e di doveri.
Non tuteliamo la vita ad ogni
costo ma la sua dignità. E non
confondiamo il matrimonio
che è un bene comune, con
altre unioni che attengono alla
sfera privata. La nostra proposta Bioetica è scommettere
su ciò che nasce, che costruisce, che liberamente si lega
e si assume responsabilità, e
non sul suo rovescio. Saremo
dunque al fianco di tutte le
battaglie per la tutela e l'affermazione della vita, della
famiglia come struttura naturale e culturale su cui si basa
ogni civiltà e sul sacro rispetto
5
I PROMOTORI DI QUESTO APPELLO SONO:
Marcello Veneziani, Gennaro Malgieri, Massimo Magliaro,
Renato Besana, Primo Siena, Luca Gallesi, Marco Cimmino,
Gianfranco de Turris, Luciano Garibaldi, Pierfranco Bruni,
Nino Benvenuti.
Hanno già aderito: “La Destra” di Francesco Storace, la "Fondazione
Nuova Italia" dell'on. Gianni Alemanno, "Io sud" della sen. Adriana Poli
Bortone, "Azione popolare" dell'on. Silvano Moffa, "Mezzogiorno Nazionale"
del sen. Pasquale Viespoli, il sen. Giovanni Collino, il centro di politica e
cultura "Controcorrente" del sen. Domenico Benedetti Valentini, "Pronti
per l'Italia!" dell'on. Mario Landolfi, "Iniziativa Meridionale" di Bruno
Esposito, "Italia 2 punto zero" di Pierangiola Cattaneo, "Nuova Alleanza'
del sen. Domenico Nania, Guido Paglia, Direttore editoriale de “Il
Giornale d’Italia”, sen. Nando Signorelli, prof.Vincenzo Pacifici, Ordinario
di Storia contemporanea, Mauro Minniti, consigliere regionale del
Trentino Alto Adige - Oreste Tofani e gli amici del gruppo di Frosinone.
della morte, che non è smaltimento delle vite di scarto.
- L'Italia ha bisogno di
riscoprire l'abc della
civiltà, la grammatica
elementare dei rapporti umani. Da qui dunque la necessità di riportare al centro
della vita pubblica il tema
dell'Educazione. Vogliamo
una società educata, che recuperi stile, decoro e rispetto, e riteniamo che il compito
principale di una famiglia,
ottemperate le necessità primarie, sia quello di educare
e formare i figli. Occorre un
grande progetto che passi
dai nuovi media, dalla scuola
e dalla tv, per la crescita civile e culturale del nostro
Paese, che salvaguardi la ricchezza della nostra cultura
anche con la tutela delle differenze contro il pensiero
unico che mira ad omologare
i principii, i comportamenti,
i linguaggi, le scelte. La difesa della cultura nazionale
ed europea anche per aprirsi
e dialogare con le altre identità, sopratutto nel Mediterraneo.
6
- Come vogliamo un’Italia sovrana e dignitosa
nei rapporti internazionali (politici, economici, culturali), così siamo per la tutela
dei diritti dei popoli a forgiarsi
il loro destino, in piena libertà,
secondi i principii riconosciuti
di indipendenza e autodeterminazione.
7
- Noi siamo eredi della
Tradizione. Ci sentiamo
figli di una civiltà che
viene da lontano e vogliamo
tutelare, affermare e rinnovare
la tradizione di cui siamo
continuatori. L'Italia ha radici
antiche, romane e cattoliche,
rinascimentali e risorgimentali. Il nostro amor patrio si
lega al paesaggio e al linguaggio, alla vita e alla Storia,
alle città e all'anima italiana.
E' difesa della natura, dell'agricoltura e dei beni artistici, memoria storica e tutela
dell'eccellenza italiana. La
Tradizione è il senso della
continuità e delle cose che
durano, amore del passato e
voglia del futuro, rispetto delle
origini e fedeltà innovativa,
patto tra le generazioni, l'ono-
8
re dei padri e l'impegno dei
figli, comune sentire, patrimonio di esperienze e valori
trasmessi in politica come in
famiglia, nello Stato come
nella società. La Tradizione
è connessione, durata e primato della comunità sugli
egoismi. Tradizione nella Modernità, Modernità con la Tradizione: questa è la sfida del
futuro.
Una forza politica e civile così
oggi manca in Italia; è tempo
di colmare il vuoto. La politica
miserabile dei nostri giorni
che promette solo vantaggi
pratici e rimuove principi
ideali, non parla al cuore degli
italiani, non mantiene nemmeno le promesse concrete
e accompagna il degrado
che stiamo vivendo. Quanto
più cresce il peso della tecnica e dell'economia, tanto
più urge il contrappeso di
una visione spirituale della
politica e della comunità.
Quanto più viviamo nell'era
globale, tanto più sentiamo il
bisogno di un luogo eletto
che sentiamo come la nostra
casa.
ADERITE ALL’ APPELLO
Per aderire scrivete a:
“Il Giornale d’Italia”
via Giovanni Paisiello, 40
00198 Roma, oppure mandate una mail a:
[email protected]
indicando il vostro nome, cognome,
indirizzo, un numero di telefono fisso
o un numero di cellulare.