Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di
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RICERCA SUL CAMPO Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di ricerca Giovanni Apolone1*, Paola Mosconi1, Cinzia Colombo1, Marcello Tamburini2 1.Laboratorio per la Ricerca Traslazionale e di Outcome, Dipartimento di Oncologia, IRFMN, Milano 2.Servizio di Terapia del Dolore, Istituto Nazionale dei Tumori, Milano * [email protected] ABSTRACT. Pain in cancer patients: a research project Pain afflicts most cancer patients, mainly in the advanced and metastatic phase of the disease. Despite the existence of well-known, published guidelines for cancer pain management recommended by the World Health Organization (WHO) and the availability of effective treatments for 70-90% of cases, under-treatment is well documented and can involve up to 40% patients. Under-treatment is usually attributed to an incorrect use of opioids. In Italy, opioid consumption rates were among the lowest in Europe until 2000. A recent evaluation of the market sales shows an increase in opioid use (currently 45 DDD/100000), but there are data suggesting that it is mostly attributable to one drug, transdermal fentanyl. The fact that the sales and prescriptions of other opioids available to cancer patients in Italy (morphine and buprenorphine) remained constant suggests that some of the patients treated with fentanyl should have been treated with oral morphine, suggesting, in turn, that some of the prescriptions were inappropriate, at least according to the WHO recommendations. A project was launched by the Mario Negri Institute, in collaboration with representatives of the industry, scientific societies and patient associations, in order to increase the quality of pain management in cancer patients. The main objective of the project, which began in 2003, was to provide valid information about pain management in cancer for physicians, patients and families, and to increase the empiric evidence about the effectiveness of alternative opioid analgesic drugs. Two activities are under way, under the supervision of a multidisciplinary Advisory Board of experts: a. a critical appraisal of information available on the web with the preparation and publication of a meta-site to facilitate the use of selected resources by people interested and/or involved in issues related to cancer pain, b. a cohort study to assess the effectiveness of different analgesic strategies (such as the buprenorphine patch), with morphine (oral, sustained release) as the comparator drug. A randomized controlled trial will be implemented in addition to the cohort study, involving a large number of oncologists, palliativists and general practitioners. Some products are already available, others will be ready by the end of 2004. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 137 RICERCA SUL CAMPO Documents and information about the project are available upon request ([email protected]). R&P 2004; 20: 137-45 Key words. Pain | cancer | opioids | patient management | clinical trial. RIASSUNTO Il dolore affligge la maggior parte dei pazienti con malattia tumorale, soprattutto nello stadio avanzato e metastatico della malattia. Nonostante l’esistenza di linee guida sul dolore oncologico, raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), e nonostante siano disponibili molti trattamenti efficaci per il 70-90% dei casi, l’undertreatment è tutt’altro che infrequente, raggiungendo in alcune valutazioni anche il 40% dei casi. Il motivo più frequente di undertreatment è solitamente attribuito ad un inappropriato utilizzo degli oppioidi. In Italia, in particolare, il consumo di oppioidi è stato fino al 2000 fra i più bassi d’Europa. Una valutazione recente basata sui dati di mercato indica che è in atto un aumento nell’uso degli oppioidi (raggiungendo il valore di 45 DDD/100000 abitanti), ma alcuni dati suggeriscono che una quota di questo aumento sarebbe attribuibile alla prescrizione di un solo farmaco (fentanyl transdermico), il che suggerisce che alcuni dei pazienti trattati con fentanyl avrebbero dovuto ricevere morfina orale, almeno in accordo con le raccomandazioni della OMS. Per aumentare la qualità delle terapie del dolore nei pazienti colpiti da cancro, è stato lanciato un progetto dall’Istituto Mario Negri in collaborazione con i rappresentanti dell’industria, di società scientifiche e di alcune associazioni di pazienti. L’obiettivo principale del progetto, iniziato nel 2003, è di mettere a disposizione di medici, pazienti e famiglie informazioni corrette sulle terapie del dolore per malati di cancro e di produrre prove maggiori sull’efficacia di alcune terapie basate sull’uso di farmaci analgesici (oppiacei). Operativamente, sotto il controllo di un Comitato Consultivo di esperti, di varie discipline, sono state attivate due iniziative: a. una valutazione critica delle informazioni disponibili in Internet sul tema del dolore in pazienti con cancro, al fine di preparare e pubblicare un meta-sito che faciliti l’uso delle risorse elencate per tutte le persone interessate e/o coinvolte nei problemi legati al dolore da cancro, b. uno studio di outcome research che valuti l’incidenza e l’impatto di alcune strategie analgesiche alternative alla morfina (quale la buprenorfina somministrata per via transdermica). Nel contesto dello studio di outcome sarà anche condotto uno studio clinico controllato e randomizzato dove il comparatore di riferimento sarà la morfina orale: tale trial vedrà la partecipazione di un grande numero di oncologi, esperti di cure palliative e medici di medicina generale. Alcuni prodotti delle attività in corso sono già disponibili, altri saranno pronti entro la fine di 2004. Documenti e informazioni sul progetto sono disponibili su richiesta contattando il Centro di Coordinamento ([email protected]). Parole chiave. Dolore | cancro | terapia analgesica | oppiacei | studio clinico. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 138 G. Apolone et al.: Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di ricerca INTRODUZIONE È stato stimato che in Italia ci siano almeno 300.000 nuovi casi di tumore/anno, con una mortalità stimata intorno ai 160.000 casi e con una prevalenza intorno al 3%1,2. Le cifre corrispondenti negli USA sono di circa 1.300.000 nuovi casi e 555.000 morti3. La maggior parte di questi pazienti soffrirà nel corso della loro vita di dolore, da moderato a grave, soprattutto nel caso di tumori solidi, in fase localmente avanzata o metastatica4. Recenti revisioni della letteratura5 hanno documentato che la prevalenza del dolore nei pazienti con cancro, pur variando molto in funzione dello stadio della malattia e del tipo di tumore, è comunque stimabile intorno al 74% (media ponderata degli studi esaminati, con range di valori compresi tra 53 e 100%), essendo i tumori della testa e collo, apparato genito-urinario, esofago e prostata quelli con valori più elevati. Il dolore, quindi, sia per la elevata frequenza che per il ben documentato impatto sulla qualità della vita (attraverso disturbi del sonno, delle principali attività quotidiane, del functioning e well-being, ecc.) rappresenta uno dei sintomi principali delle neoplasie. La capacità di misurare il dolore con approcci validi e standardizzati è migliorata negli ultimi anni4, cosi come è aumentata la nostra capacità di quantificarne l’impatto in termini di outcome sia soggettivi che oggettivi6. In pratica, attraverso l’uso di strumenti standardizzati (scale), sia di tipo specifico (focalizzate sul dolore) sia di tipo generico (le cosiddette misure di qualità della vita), sia attraverso altre misure orientate a catturare gli esiti in termini di consumo di risorse medico-sanitarie, è ora possibile, quando appropriato, valutare l’impatto globale del dolore sulla salute e sulla vita del paziente. Nel dolore moderato e grave, accanto ad un razionale trattamento della malattia di base e ad un’adeguata terapia di “supporto” non farmacologica, la somministrazione di adeguate dosi di oppiacei sia naturali che sintetici (attraverso diverse vie di somministrazione) rappresenta un caposaldo della terapia analgesica. L’uso di tali farmaci è stato raccomandato sin dal 1990 dalla WHO attraverso una guida standardizzata che prevede una precisa gerarchia dei trattamenti farmacologici, che è raccomandata in tutte le recenti linee-guida7-10. In sintesi, gli oppiodi “maggiori” (come morfina, fentanyl, buprenorfina, ecc.) hanno un ben documentato profilo di efficacia ed un preciso ruolo nella gerarchia della terapia del dolore in pazienti con cancro (III “gradino” della scala analgesica della WHO) per quanto, in accordo alle recenti raccomandazioni dell’European Association for Palliative Care10, il farmaco di riferimento resti la morfina orale, per il suo ottimo rapporto costo-efficacia. Gli altri oppiacei, ora disponibili anche attraverso diverse vie di somministrazione, tra cui si evidenzia quella transdermica (cerotti), hanno un ruolo preciso nel caso che il dolore non sia adeguatamente controllato dalla morfina orale. Va comunque ricordato che, per quanto in teoria queste alternative alla morfina appaiano adeguate a garantire un efficace controllo della sintomatologia dolorosa, nella maggioranza dei casi non esistono appropriate valutazioni empiriche del loro profilo costo-efficacia, rispetto alla morfina stessa. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 Il dolore rappresenta uno dei sintomi principali nelle neoplasie. Oggi è possibile valutare l’impatto globale del dolore sulla salute e sulla vita del paziente. Il dolore si contrasta attraverso un razionale trattamento della malattia di base, una terapia di supporto non farmacologico e una terapia analgesica con oppiacei. 139 RICERCA SUL CAMPO LA SITUAZIONE IN ITALIA Nonostante la disponibilità di un’ampia gamma di farmaci efficaci e di linee guida basate su evidenze scientifiche, è comunque molto ben documentato che, per una serie di ragioni discusse in dettaglio nella sezione successiva, una buona proporzione di pazienti con dolore teoricamente trattabile non riceve in realtà un’adeguata terapia analgesica: in qualche casistica pubblicata tale undertreatment arriva anche a valori superiori al 40% 4,8,9. In Italia, nonostante la pressione da parte di diverse organizzazioni e società scientifiche e la crescente attenzione al ruolo della Medicina Palliativa (MP)11, il trattamento del dolore causato dal cancro è rimasto sostanzialmente inadeguato fino alla fine del 200012,13, soprattutto quando i dati di prescrizione sono comparati con quelli di altri paesi14. Le cause di questa under-prescription di farmaci analgesici “maggiori” (e della relativa over-prescription di farmaci “minori”) sono molteplici, e oltre ad una ben documentata presenza di alcuni pregiudizi culturali15,16, emergono alcuni aspetti legati alla (scarsa) educazione del medico, alla (scarsa) conoscenza da parte dei cittadini e dei pazienti della possibilità di trattare adeguatamente il dolore (sia nella fase acuta che in quella cronica), e alla presenza di barriere dovute ad una regolamentazione ancora troppo restrittiva ed eccessivamente burocratizzata del momento prescrittivo17,18. Alcuni recenti fatti, come le riforme della legge sulla riduzione delle modalità burocratiche inerenti alla prescrizione di farmaci analgesici maggiori (oppiacei e morfina)19,20 e la introduzione di alcuni farmaci somministrabili per via transdermica completamente rimborsabili (tra cui il fentanyl), stanno in realtà cambiando lo scenario, con una importante crescita della prescrizione di farmaci oppiacei (un incremento di quasi 3 volte in termini di DDD/100.000 persone: da 16 nel gennaio 2000 a 45 nel marzo 2002). Questo fenomeno è solo parzialmente attribuibile alla riforma della legge e più probabilmente dovuto ad un nuovo scenario del marketing farmaceutico che potrebbe aver spinto una prescrizione del nuovo farmaco “rimborsabile”, a scapito della “vecchia” morfina orale21. L’aumentata disponibilità di formulazioni alternative alla morfina orale (tra cui i preparati transdermici a base di fentanyl e buprenorfina), accanto alle facilitazioni nel momento prescrittivo, rappresenta sia una opportunità per una migliore terapia del dolore da cancro, sia un potenziale incentivo per l’instaurarsi di logiche di mercato che potrebbero annullare i potenziali benefici per il paziente. L’analisi dei dati di vendita in Italia dell’ultimo triennio, accanto ad alcune valutazioni più qualitative sulla tipologia delle prescrizioni in alcune regioni italiane, sembra suggerire infatti un uso di preparati transdermici “rimborsabili” non completamente appropriato: in pratica, tali prodotti sarebbero prescritti ai pazienti come prima opzione analgesica21. Le vere cause di questi fatti (prescrizione stabilizzata di morfina e aumentata prescrizione di alcuni preparati transdermici, entrambi in realtà “rimborsabili”, ma con costi finali diversi per il SSN) possono essere varie, ma andrebbero comunque verificate empiricamente, potendo trattarsi sia dell’effetto di un efficace marketing sia del risultato dell’azione di più comR&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 Fino alla fine del 2000, in Italia, il trattamento del dolore oncologico è stato inadeguato: alla base, pregiudizi culturali, scarsa conoscenza, legislazione restrittiva. Ultimamente, però, si assiste ad una importante crescita della prescrizione dei farmaci oppiacei. 140 G. Apolone et al.: Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di ricerca plessi fattori, tra cui alcuni inerenti a una diversa attitudine del medico e del paziente che ha portato a superare la negatività culturale e psicologica dell’equazione morfina = fase terminale dell’esistenza. Equazione negativa, che potrebbe essere stata modificata dalla disponibilità di “farmaci nuovi”, presentati come alternativi e diversi dalla morfina (e quindi vissuti da medico e paziente come privi delle negative valenze culturali della morfina), con una percezione di limitata o minore tolleranza, con minore incidenza attesa di reazioni avverse, e maggiore maneggevolezza nel loro utilizzo. Quanto sopra non esclude, anzi dovrebbe stimolare, l’implementazione di specifiche ricerche su questi “nuovi” farmaci che approfondiscano e definiscano il loro posizionamento nell’utilizzo clinico mediante progetti ad hoc. Tali ricerche non dovrebbero solo concentrarsi su aspetti di farmacologia clinica e drug utilization, che sono comunque da considerare, ma dovrebbero essere estese ad altri aspetti della “cura e assistenza” del paziente oncologico e quindi valutanti la resa del trattamento analgesico, anche in termini di qualità di vita e compliance, nel contesto di un corretto rapporto paziente/medico, sia esso oncologo, palliativista o di medicina generale. Si è superata l’equazione negativa morfina = fase terminale della vita. ALTRI FATTORI IMPORTANTI Va anche sottolineato il fatto che, nonostante il dolore diventi un problema importante soprattutto nella fase avanzata e terminale della malattia, assumendo la terapia analgesica e sedativa un ruolo centrale nella gestione della ultima parte della vita del paziente (terminal sedation and sedation towards death)22, una corretta impostazione della diagnosi, valutazione e terapia del dolore deve essere presa in considerazione fin dalle fasi iniziali della storia oncologica, al fine di preparare medico e paziente ad un’alleanza e condivisione delle scelte opportune. Al fine di rendere questa alleanza proficua e generatrice di scelte appropriate, deve essere accompagnata da adeguate informazioni (nel contesto di una corretta comunicazione) al paziente, sia al fine di eliminare quelle barriere basate su ignoranza, pregiudizio e paure che dominano questi aspetti della malattia e della vita, sia di evitare terapie non appropriate e costose per la società. Inoltre, formali momenti formativi rivolti al medico, e ad altri operatori sanitari, restano di fondamentale importanza, come ben documentato dalla letteratura. In Italia recentemente sono state attivate molto iniziative (regionali e ministeriali) volte a cambiare l’attitudine del medico verso il management del paziente con dolore cronico attraverso cambiamenti del livello di conoscenza e consapevolezza. Nonostante queste lodevoli iniziative, è ben documentato che formali momenti educativi sono essenziali ma non sufficienti, in quanto hanno effetti immediati ma l’impatto tende a deteriorarsi nel tempo23. Questo fatto suggerisce la necessità di implementare precise strategie per eliminare alcune barriere pratiche (tra cui alcuni fattori che migliorino la continuity of care dal momento ospedaliero a quello ambulatoriale/domiciliare), possibilmente basate su momenti di educazione, supporto e monitoraggio continuo, indirizzati sia al medico che al paziente. R&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 La terapia del dolore deve essere presa in considerazione fin dalle fasi iniziali della storia oncologica. È importante il momento formativo del medico, volto a cambiare la sua attitudine verso la gestione del malato con dolore cronico. 141 RICERCA SUL CAMPO Infine, poiché l’obiettivo di qualsiasi terapia analgesica è il controllo (prevenzione e terapia) del dolore e la ottimizzazione della qualità della vita del paziente, una corretta prescrizione deve basarsi su una corretta interpretazione delle evidenze (prove) disponibili dalla ricerca clinica sulla efficacia e sicurezza dei trattamenti. Questi dati di efficacia e sicurezza devono poi essere interpretati attraverso un’attenta valutazione dei costi dei farmaci disponibili, che variano anche di un fattore superiore a 10, il che impone una valutazione non solo focalizzata al costo del farmaco ma anche all’impatto globale sulla economia sanitaria generale. A monte di qualsiasi terapia del dolore c’è una corretta interpretazione delle prove rese disponibili dalla ricerca clinica. LA PROPOSTA In oncologia, un ruolo fondamentale nella diagnosi, valutazione e cura del dolore è certamente svolta dallo specialista di MP, soprattutto nella fase terminale della malattia, quando essa è irreversibile e compare un complesso quadro di sintomi e situazioni psicofisiche definito di “dolore totale”, dominato dal decadimento delle condizioni generali (fisiche, psichiche e sociali) e dalla comparsa della consapevolezza della fine imminente. Nonostante ciò, è evidente che un’adeguata terapia analgesica del dolore cronico associato al cancro non può comunque prescindere da una cura e da un’assistenza integrata, dove sono molte le figure professionali necessarie ad un’adeguata terapia, tra cui il medico oncologo e il medico di medicina generale (MMG). La presente proposta parte dalle sintetiche considerazioni sopra ricordate e mira a ottimizzare la cura del paziente oncologico attraverso un miglioramento della terapia analgesica. Il progetto, iniziato nel settembre 2003 con una prima ricognizione delle conoscenze disponibili e delle attività già in corso, è incentrato sul dolore cronico nel paziente oncologico dove, pur garantendo il coinvolgimento di molte figure professionali tra cui quella centrale è rappresentata dallo specialista di MP, è posta particolare attenzione al ruolo del medico oncologo ed al MMG, due figure chiave per garantire continuità assistenziale ad un malato che sempre di più si configura come portatore di una patologia cronica che implica continui e variegati contatti con il Sistema sanitario nazionale. Il progetto si articola in fasi successive, basate su alcuni momenti iniziali di (in)formazione ed educazione al tema del dolore nel paziente oncologico e prevede formali momenti di ricerca attraverso la conduzione di studi di efficacia. In pratica questo obiettivo generale verrà perseguito attraverso due attività distinte ma integrate: Il progetto dell’IRFMN pone particolare attenzione al coinvolgimento del medico oncologico e del MMG. a. una iniziativa di ampio respiro che porti ad una crescita delle conoscenze e ad un cambiamento stabile nel tempo delle attitudini del medico e del paziente verso il dolore cronico associato/dovuto a cancro; b. attività di ricerca clinica per documentare sul campo, con dati empirici, il valore di un farmaco somministrato per via transdermica (bupreR&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 142 G. Apolone et al.: Il dolore nel paziente con cancro: un progetto di ricerca norfina) nel contesto di alcune strategie analgesiche che utilizzino approcci terapeutici (farmaci) particolarmente adatti al setting ambulatoriale ed al trattamento cronico a lungo termine. Il punto a. prevede la conduzione di una serie di iniziative volte a migliorare le conoscenze, attitudini e pratiche sui temi rilevanti, anche attraverso la conduzione di formali momenti educativi e formativi, utilizzando tutte le opportunità offerte dalle moderne tecnologie di apprendimento e supporto. Il punto b. invece sarà basato sulla conduzione di studi di efficacia coinvolgenti il massimo numero di medici e pazienti, nei setting il più vicino possibile alla pratica reale. Entrambe le linee di attività (formazione e ricerca) sono state identificate e poi indirizzate da un board di esperti, riunitosi nel corso del 2003, formato da oncologi, esperti di terapia del dolore e palliazione, rappresentanti di pertinenti associazioni di cittadini, pazienti e medici, e da altri esperti di discipline affini e rilevanti. Tale board ha il compito di disegnare il progetto nella sua completezza, assemblare i vari gruppi di lavoro, preparare una valutazione di fattibilità, curare i rapporti con le varie associazioni e società. Il progetto attualmente sta conducendo le seguenti attività, ciascuna coordinata da un gruppo di lavoro che riferisce al board: Miglioramento delle conoscenze, attitudini e pratiche, e conduzione di studi di efficacia in setting di pratica reale. 1. ricognizione e valutazione critica (qualitativa) dei siti e portali italia- ni dedicati al “dolore”, con successiva produzione di un metasito sul dolore nel cancro per medici e pazienti ed eventualmente (se necessario) produzione di un nuovo sito sul tema, con un’area (medico-scientifica) destinata ai medici (specialisti e non) e una (informativo-divulgativa) ai pazienti/utenti; 2. disegno ed implementazione di uno studio che produca evidenze empiriche sull’efficacia della terapia analgesica nel dolore da cancro. Lo studio sarà un randomized controlled trial (RCT) in pazienti con dolore moderato-grave (step 3 WHO) da tumore solido, in fase avanzata. La popolazione è quindi quella dei pazienti non necessariamente nella fase terminale della malattia. Il farmaco/la strategia terapeutica da testare sarà rappresentato/a da buprenorfina cerotto transdermico, un medicinale già registrato in Italia per il trattamento del dolore cronico, di intensità moderata-grave non rispondente a morfina orale o in corso di patologia tumorale, di cui non esistono attualmente solide evidenze sul suo profilo rischio-beneficio quando comparato alla morfina. Metasito e sito, in avanzata fase di assemblaggio e già consultabili ed uti- Dicembre 2004: lizzabili per i partecipanti, saranno disponibili a tutti gli utenti rispettiva- versione definitiva mente entro settembre e dicembre 2004. del protocollo. Il trial, invece, è attualmente in fase di preparazione, in quanto restano ancora aperti alcuni punti di discussione. La versione definitiva del protocollo sarà pronta entro dicembre 2004. Comunque, di seguito si sintetizza il disegno generale dello studio. Lo scopo è quello di raggiungere una grande casistica, combinata con un’adeguata stratificazione a priori, e di gaR&P 2 0 0 4 ; 2 0 : 1 3 7 - 1 4 5 143 RICERCA SUL CAMPO rantire un follow-up dei pazienti adeguato. Data la natura del problema e le caratteristiche della popolazione da studiare, molto eterogenea, il RCT avrà le caratteristiche del comprehensive cohort design (identificazione e monitoraggio del massimo numero di casi, indipendentemente dalla inclusione nel trial formale), al fine di raccogliere dettagliate informazioni su ampie coorti di pazienti viste (e trattate) dai medici partecipanti24. Buprenorfina verrà comparata con il trattamento di prima scelta per questo tipo di pazienti con questo tipo di dolore (morfina orale). Altre caratteristiche essenziali del trial sono il mascheramento (almeno doppio); gli ampi criteri di inclusione (centri e pazienti); e gli ampi, seppur rigidi e predefiniti, criteri di valutazione dell’efficacia di analgesia e palliazione, e followup adeguato. Poiché l’obiettivo del trial è di generare informazioni valide e generalizzabili, si cercherà di coinvolgere diverse figure professionali fin dalle fasi più progettuali, in modo da avere un mix di partecipanti, formato da medici palliativisti, oncologi e MMG, rappresentativo di tutte le figure coinvolte in queste tematiche, con diversi setting di cura e assistenza coinvolti (ospedale, ambulatorio, hospice, ecc.). Nell’RCT, la buprenorfina verrà comparata con il trattamento di prima scelta (morfina orale). Chiunque sia interessato a ricevere informazioni sul progetto o materiale inerente ai temi trattati o, eventualmente, intendesse partecipare a qualcuna delle varie attività in corso è invitato a contattare il Centro di Coordinamento presso l’Istituto Mario Negri di Milano (0239014503, [email protected]). REFERENZE 1. Negri E, la Vecchia C, De Carli A. Cancer mortality in Italy, 1998. Tumori 2002; 88: 89-94. 2. Micheli A, Mugno E, Krogh V, et al. for the EUROPREVAL Working Group. Cancer prevalence in European registries areas. Ann Oncol 2002; 13: 840-65. 3. Cancer facts and Figures 2002. Atlanta, GA: American Cancer Society, 2002. 4. Cherny N. The management of cancer pain. Cancer J Clin 2000; 50: 70-116. 5. Hearn J, Higginson IJ. Cancer pain epidemiology: a systematic review. In: Bruera ED, Portenoy RK, eds. Cancer pain, assessment and management. Cambridge: Cambridge University Press 2003. 6. Testa MA, Simonson DC. Assessment of quality of life outcomes. 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