c`eravamo tanto amati
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c`eravamo tanto amati
Anno II - Numero 270 - Sabato 16 novembre 2013 Direttore: Francesco Storace Roma, via Giovanni Paisiello n. 40 Economia Attualità Esteri La crisi morde: chiusure record Studenti in piazza senza interlocutori Il dramma del Tibet non interessa più Di Giorgi a pag. 2 CONSIGLIO ALLA MELONI: NON SFASCIATE TUTTO Colosimo a pag. 3 a pag. 6 CLAMOROSA SCISSIONE NEL PDL: ANGELINO ALFANO LASCIA BERLUSCONI UMILTA’ PRIMA DOTE PER ESSERE LEADER Si lavori per l'unità della destra italiana di Francesco Storace i ha molto colpito una frase che il Secolo d’Italia di ieri ha attribuito a Giorgia Meloni. Le hanno chiesto delle “polemiche con Storace” - veramente era successo che all’appello all’unità rivolto dal movimento per Alleanza nazionale si è fatto replicare a suon di insulti da parte di un deputato molto noto in ambienti giudiziari, Edmondo Cirielli - e lei ha risposto che ne parlerà domenica, alle manifestazione che Fratelli d’Italia terrà a Roma. Evidentemente ha bisogno di riflettere, a dispetto di una tempistica giovanilistica che dovrebbe essere tipica alla sua bella età. Io, che notoriamente non sono riflessivo, non ho problemi a dire come sempre qual è il mio pensiero: trovo incomprensibile l’atteggiamento di Giorgia Meloni e di Fratelli d’Italia nei nostri e segnatamente nei miei confronti. A volte, sembra che tra i loro sostenitori - approfittando che a tarda età ho scoperto la rete e rispondo senza staff e senza vaff a tutti - sia stata messa in palio la miglior postazione nel Porcellum per insultarmi. La questione si fa seria quando ad insultare in maniera ignominiosa è uno dei nove deputati eletti alle politiche, Cirielli, e si dà rilevanza alle sue contumelie pubblicandole sul sito ufficiale del loro partito. Quando costui pretende di dare lezioni di etica politica, fa indignare. Sostenere che ho ripudiato An è una vergogna. Me ne andai denunciando la deriva centrista del partito, già involato verso il Partito popolare europeo e in direzione del partito unico che di lì a poco sarebbe stato formato da Berlusconi e Fini con l’assenso di tutti quelli che seguirono proprio Fini, che poi mollarono. Ma Cirielli, che è molto piu furbo che intelligente, ha semplicemente seguito un andazzo che ormai è diventato una pratica. Del resto, questa volta ha avuto bisogno della difesa di Rampelli e non dell’avvocato per ripetere la stessa filastrocca su chi denunciò la deriva di An, anziché restarci dentro. E se criticano chi se ne andò, sem- M bra che per loro meriti più rispetto chi sciolse quel partito alla vergognosa... Pare quasi che si debba in realtà trovare a tutti i costi la strada per impedire che si affermi un percorso unitario a destra. Ecco la domanda a cui si deve rispondere: perché alimentare ancora divisioni? A che e a chi serve? In molti mi hanno chiesto, sia in pubblico che in privato, perché non ho incarichi - sia pure di natura provvisoria perché varranno fino alla Costituente che convocheremo - al vertice del movimento per Alleanza nazionale. La risposta è semplice: non voglio rappresentare un ostacolo per l’unità della destra italiana, visto che c’è chi non fa altro che rinfocolare polemiche nei miei confronti. Ma non capisco il rifiuto del dialogo. Non si può stare mesi senza nemmeno parlarsi. Ieri ho chiamato un esponente del Nord di Fratelli d’Italia perché non ricordavo la data della loro festa di Milano, a cui partecipai volentieri. Risposta testuale: “Ma come, non ti ricordi il dibattito con la Giorgina di metà giugno?”. Ecco, da allora nemmeno una parola. E’ evidente che non si vuole costruire la destra. Almeno con noi. O con alcuni di noi... Eppure, stimo da tempo questa giovane leader. Deve essere uno di quegli amori non corrisposti. Ricordo come fosse oggi quando dissi a Fini, nel 2006, che aveva fatto bene a volerla al vertice della Camera, con la rabbia di tanti “colonnelli”, pur se appena nominata deputata con la nuova legge elettorale. Oggettivamente, le va riconosciuto di essere stata grata a quel leader aderendo con entusiasmo al Pdl, venendone poi lealmente ricambiata col ministero durato quattro anni. Alla Meloni e ai suoi appassionati sostenitori, mi permetto io di dare un consiglio, anche se sgradito: non sfasciate tutto. La destra italiana deve invece saper suscitare passioni. Con i risentimenti non si va da nessuna parte. Noi aspettiamo ancora, almeno fino al 9 dicembre, con la pazienza che merita il sogno di tanti italiani. Si aspiri alla leadership. Ma con umiltà e nessuno se ne avrà a male. C’ERAVAMO TANTO AMATI di Igor Traboni o strappo si è consumato nella tarda serata di ieri: Angelino Alfano ha lasciato Berlusconi e il Pdl e ha dato vita ai gruppi autonomi del “nuovo centrodestra”. Il capogruppo al Senato Schifani si è immediatamente dimesso. Subito dopo è iniziata una lunga notte (e dei… lunghi coltelli?), in vista del consiglio nazionale di questa mattina. Una riunione – che Sky Tg 24 seguirà in diretta, con il commento di Francesco Storace. Berlusconi, ieri pomeriggio non era andato tanto per il sottile: "Chi non si riconosce più nei valori del nostro movimento è libero di andarsene – ha detto il L Cavaliere - ma chi ancora ci crede ha il dovere di restare e combattere perché questi valori trionfino finalmente nel nostro Paese. Ora più che mai - osserva - in questo momento buio per l'economia e per la giustizia, tutti insieme dobbiamo difendere la nostra libertà, dobbiamo batterci con Forza Italia, perché siamo convinti che la difesa della libertà è la missione più alta, più nobile e più entusiasmante che ci sia. Ripeterò ancora una volta le ragioni per cui è indispensabile restare uniti e lottare insieme, noi moderati per unire i moderati. Dopo aver parlato e ascoltato decideremo insieme il nostro futuro. Ognuno, dopo aver parlato ed ascoltato, sarà libero di fare le sue scelte. Ricordandosi della responsabilità che il voto di milioni di persone ci ha affidato e che a loro e solo a loro ognuno di noi è chiamato a rispondere del proprio operato. Non cambierò io e non cambierà Forza Italia. Dopo lo spettacolo che la nostra classe dirigente ha offerto in queste ultimi giorni, perché un padre di famiglia, una donna, un giovane dovrebbe raccogliere questo appello. Perché i moderati italiani dovrebbero unirsi a noi, quando fossimo noi i primi a dividerci". Ieri sera si è tenuto l’ennesimo vertice a palazzo Grazioli tra Silvio Berlusconi, Angelino Alfano e Maurizio Lupi. Ennesimo tentativo di trovare una mediazione che però non è riuscito. IL MINISTRO PROVA DI NUOVO A DIFENDERSI, MA NON CONVINCE BUFERA SU NICHI La Cancellieri non molla Il Pd non sa ancora se mollarla Vendola ride di chi sta male ancellieri 1 e 2. Anche se la figuraccia resta la stessa: prima si difende alle Camere, ma le successive intercettazioni telefoniche con i Ligresti la smentiscono, adesso scrive una ‘lettera aperta’ ancora per cercare di seppellire la verità, ma arriva alle soglie delle dimissioni richieste soprattutto dalla sua parte politica. "Non ho mai mentito né al Parlamento né ai pm", scrive dunque il ministro della Giustizia Cancellieri si appresta a diramare sul caso Ligresti. Dimissioni? La signora ministro non ne fa neppure un timido accenno, mentre nel Pd – tra le varie anime dl partito in corsa verso la segreteria - si scatena la bagarre attorno alla vicenda. Gianni Cuperlo, ad esem- C pio, chiama in causa direttamente il premier Letta (fin qui abbottonatissimo sul caso ) perché “verifichi se ci sono ancora le condizioni per andare avanti con serenità nel suo ruolo di guardasigilli”. Più possibilista sulle dimissioni (mercoledì prossimo verrà discussa la mozione di sfi- ducia presentata dai grillini) è Matteo Renzi. Ma fin qui nulla di deciso: pilatescamente, il Pd ne discuterà solo nell’imminenza del voto. E chissà se almeno allora sarà diradata tutta la nebbia, così espressa dal responsabile giustizia del partito, Danilo Leva: ''Noi siamo al governo, non possiamo arrivare a votare una mozione di sfiducia delle opposizioni, anche perche' questo implicherebbe l'interferenza del ministro per la scarcerazione della Ligresti che noi non vediamo. Le dimissioni non si chiedono ma si danno, è un gesto che appartiene alla sensibilità istituzionale di tutti noi". Insomma, sotto sotto il Pd nelle dimissioni della signora un po’ ci spera. entre a Taranto centinaia di persone continuano a morire di tumore per i fumi provocati dall’Ilva, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, se la rideva al telefono col braccio destro del patron dell’acciaio. Il tutto emerge da un’intercettazione pubblicata dal Fatto Quotidiano. Nichi Vendola è già tra i 53 indagati dalla Procura di Taranto per l’inchiesta “Ambiente Svenduto”. A chiedere le dimissioni di Vendola, anche il portavoce del Movimento er An, Adriana Poli Bortone. Musumeci a pagina 3 M 2 Sabato 16 novembre 2013 Attualità N E L P R I M O T R I M E S T R E 2 0 1 3 , D AT O I N C R E S C I TA I N T U T TA L A P E N I S O L A Boom dei fallimenti: chiuse quasi 10 mila aziende Tra le cause principali, la crisi economica e la nuova politica fiscale di Cristina Di Giorgi Q uando si dice “costante tendenza in ascesa” in teoria sembrerebbe ci si stia riferendo a qualcosa di positivo. Sembrerebbe. Perché di positivo, nel boom dei fallimenti che si sta verificando in Italia, c’è purtroppo solo il nuovo record recentemente riscontrato: nei primi nove mesi del 2013 sono stati infatti quasi 10 mila (12% in più rispetto allo stesso periodo del 2012). E’ quanto si apprende dai dati diffusi in questi giorni dalla Cerved, società specializzata nell’analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito. Secondo la quale, come se non bastasse, i fallimenti sono oggi giunti al livello massimo os- servato da più di un decennio. Senza distinzione tra le tipologie giuridiche di attività (+12% società di capitale, +10% società di persone e +11% altre forme) e tra i settori produttivi. In quest’ultimo ambito, la caduta maggiore l’hanno subita le industrie dei servizi, seguite a ruota dal manifatturiero. Non fanno eccezione le costruzioni (+9,7% di default). Analizzando dal punto di vista geografico i risultati del rapporto fornito dalla Cerved, si nota che la tendenza è ovunque diffusa: al Nord la Lombardia registra un +13% di fallimenti, seguita da Emilia Romagna e Veneto, entrambe a +19%. Nel Lazio il dato è attestato sul 15 per cento, e anche al sud la situazione non è per niente rosea. Nel terzo trimestre 2013 inoltre, hanno avviato procedure di liquidazione IL MOVIMENTO SI STA COSTITUENDO OVUNQUE A tutta An… anche a Merano A nche a Merano è in moto la macchina organizzativa per la costituzione dei comitati promotori del “Movimento per l’Alleanza Nazionale”. “Si tratta di un movimento che partirà dalla gente con l’intento di restituire a milioni di italiani un simbolo che rappresenta i contenuti – archiviati da tempo - di una destra forte, intransigente, europeista e sociale”. Così Mauro Minniti, promotore dei comitati di An in provincia di Bolzano, dà le linee guida del movimento. “Il progetto di restituire una destra unita – chiarisce ancora l’ex consigliere provinciale de La Destra - deve partire dal cittadino che ha voglia di riscatto e di impegnarsi attivamente ma anche il desiderio di mettersi in gioco in prima persona per riprendersi le sue rivincite nei confronti di una politica dalla quale si sente tradito. La si smetta di “delegare” ad altri se si è insofferenti – fa notare Minniti - ognuno può metterci la faccia, l’intelligenza e la capacità di contribuire all’aspirato cambiamento”. Ecco i paletti della nuova An: non ci sono capi – spiega Minniti - ma persone “in movimento” che hanno l’ambizione di camminare nella stessa direzione per restituire al Paese ed agli italiani una forza politica unica ed unita dove la sovranità nazionale nei confronti dell’Europa e quella popolare all’indirizzo dello Stato (ma anche della Provincia Autonoma di Bolzano) tornino ad avere il loro ruolo essenziale. Non solo. Il Paese ha bisogno di una forza di destra che sappia restituire agli italiani il diritto di accedere prima degli stranieri ai servizi sociali, asili nido e case popolari. Intanto nelle prossime settimane anche a Merano verrà organizzata un’assemblea popolare per presentare il nuovo soggetto politico che “sarà composto anzitutto da militanti e attivisti che – conclude Minniti – ridaranno un partito di raccolta agli italiani anche in Alto Adige”. volontaria circa 14mila aziende senza precedenti procedure concorsuali in atto (+5,3% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente). Questo trend, se di certo trova le sue cause fondamentali nella generale e diffusa situazione di crisi economica che ormai da tempo tormenta non solo l’Italia, è però anche favorito dalla recente riforma della normativa fiscale nostrana, che secondo alcuni osservatori favorisce gli imprenditori che dichiarano fallimento per non pagare i creditori. Un’altra indicazione, questa, sull’importanza di mettere finalmente in cantiere una politica economica e di rinnovamento legislativo in grado di favorire la ripresa. Ammesso che il governo in carica sia in grado di programmarne una realmente efficace. “VAFFA DAY”, NON CI SONO SOLDI PER L’ADUNATA. LA TRASFERTA IN LIGURIA NON CONVINCE NESSUNO Grillo al capolinea: i “suoi” lo mettono alla porta La cassa piange e dai Parlamentari nessun aiuto economico. Il Movimento è al capolinea di Federico Colosimo Per impedirci di andare al Governo dovranno mandare i carri armati”. E’ il 22 ottobre 2013, ad aizzare la folla sul blog, Beppe Grillo. Che non risparmia il solito attacco al Presidente della Repubblica Napolitano e lancia il terzo V-day (Vaffa day). “Sarà un successo”, continua senza freni il “ Guru. Tant’è, il giorno del verdetto, previsto per il 1° dicembre a Genova – città natale dell’ex comico genovese – sta per arrivare. E per il leader del Movimento a 5 stelle non ci sono buone notizie. Tutt’altro. A Roma, la trasferta in Liguria non è gradita a molti. L’entusiasmo appare così ai minimi termini che si prospetta una defezione di massa. I membri del partito – non partito – sono delusi, stanchi. Quell’armonia che si respirava solo 9 mesi fa è già finita. E a quanto pare anche i soldi sono pochi. A lanciare l’allarme, la senatrice Cristina De Pietro: “Le casse del meet-up di Genova sono vuote e al V-day mancano solo quindici giorni. Dobbiamo trovare una soluzione”. Tempi duri per il Guru. L’adunata ligure è alle porte, i sostenitori sono sempre meno e adesso mancano pure i quattrini. Per tutti questi motivi, dall’unico e inimitabile blog – che continua a perdere consensi e visite – Grillo ha chiesto una mano agli attivisti “per la solita donazione volontaria”. La raccolta? Irrisoria. E allora il leader di M5s ha chiesto aiuto anche a deputati e senatori. E così è partita la colletta pure in Parlamento. I risultati? Vergognosi. Braccia corte, quelle dei politici – pardon cittadini – pentastellati. L’ex comico è imbufalito e con lui il suo alter ego, Casaleggio. L’operazione “rilancio in Liguria” non convince proprio nessuno. Siamo arrivati alla fine della corsa. Nella maniera peggiore, con il Movimento a 5 stelle che continua a perdere terreno nei sondaggi e con il suo mentore, Grillo, che adesso se la prende anche con gli elettori italiani. Quelli che avevano creduto in lui alle politiche e che, alla fine, hanno scoperto di aver letteralmente buttato il voto al vento. “Il nostro – la stoccata del Guru – è un popolo che ha la memoria corta ed è destinato a ripetere gli errori commessi nel passato”. BRUXELLES LIQUIDA L’ITALIA ANCHE SULLA FLESSIBILITÀ DEGLI INVESTIMENTI: “DEBITO TROPPO ALTO” Perfino l’Europa boccia la legge di stabilità di Giorgio Musumeci a una parte c’è una legge di stabilità che non piace a nessuno, dall’altro c’è un’Europa che non perde occasione per dimostrare di essere la maestra bacchettona alla quale i Paesi più problematici devono sottostare. In mezzo, sempre loro, gli italiani. Mentre la disoccupazione vola alle stelle e sempre più famiglie si trovano sulla soglia della povertà, ecco che la Commissione europea si fa quattro calcoli e boccia sonoramente la manovra finanziaria promossa dal governo Letta. Il motivo è uno solo: la legge, così com’è D proposta, non consentirà all’Italia di rispettare l’obiettivo per la riduzione del debito nel prossimo anno. In particolare, da Bruxelles fanno sapere che “la Legge di Stabilità dimostra progressi limitati per quanto riguarda la parte strutturale delle raccomandazioni fiscali emanate dal Consiglio nell’ambito del semestre europeo”. Due binari paralleli, dunque. Uno, quello dell’economia reale, sul quale viaggiano lavoratori e piccole e medie imprese. L’altro, quello delle statistiche e delle analisi, sul quale viaggiano un governo incapace di dare disposte forti e rimettere in moto l’economia e un Europa assente quando dovrebbe aiutare (vedi Lampedusa), e presente quando deve pugnalare. Non solo. La Commissione ha sbattuto la porta in faccia al nostro Paese anche per ciò che riguarda il cosiddetto bonus Ue, che prevede maggiore flessibilità sugli investimenti. Niet: “L’Italia non ha accesso alla clausola per gli investimenti perché il debito non si è evoluto in modo favorevole”. Non si fa attendere la replica del ministero del Tesoro, secondo il quale la Commissione Ue “non tiene conto di importanti provvedimenti annunciati dal governo, anche se non formalmente inseriti nella leg- ge di Stabilità, e già in fase di attuazione”. Per Fabrizio Saccomanni, dunque, nessuna bocciatura, poiché “i rischi segnalati sono già considerati e sono state già messe in campo misure per contrastare eventuali rischi su disavanzo e debito 2014”. Da via xx settembre precisano “che la crescita del debito in rapporto al pil è la risultante della recessione che si è protratta fino al 2013 e del pagamento dei debiti commerciali delle pubbliche amministrazioni (quasi 50 miliardi di euro in 12 mesi tra il 2013 e il 2014), operazione concordata con la Commissione europea”. Via Giovanni Paisiello n.40 00198 Roma Tel. 06 85357599 - 06 84082003 Fax 06 85357556 email: [email protected] Direttore responsabile Francesco Storace Amministratore Roberto Buonasorte Direttore Generale Niccolò Accame Capo Redattore Igor Traboni Progetto grafico Raffaele Di Cintio Società editrice Amici del Giornale d’Italia Sito web www.ilgiornaleditalia.org Per la pubblicità Responsabile Marketing Daniele Belli tel. 335 6466624 - 06 37517187 mail: [email protected] 3 Sabato 16 novembre 2013 Attualità INTERCETTAZIONE CHOC RIVELATA DAL FATTO QUOTIDIANO SUL GOVERNATORE PUGLIESE E L’EX PR DELL’ILVA Le risate di Vendola, tra morti e concussione “Fai sapere a Riva che il presidente non si è defilato”. E a Taranto continuano a morire di tumore di Giorgio Musumeci ABRUZZO/CONCUSSIONE entre a Taranto centinaia di persone continuano a morire di tumore per i fumi provocati dall’Ilva, il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, nel 2009 se la rideva per “quindici minuti” insieme al suo capo di gabinetto. Motivo di cotanta gioia per il governatore pugliese, era nientemeno che un video di una conferenza stampa nella quale un giornalista del Fatto Quotidiano chiedeva al patron dell’Ilva, Emilio Riva, spiegazioni proprio sui tanti malati e morti per tumore nei quartieri limitrofi allo stabilimento della lavorazione dell’acciaio. In quell’occasione, a salvare l’imprenditore 83enne dalle domande “scomode” del cronista, ci pensò Girolamo Archinà, addetto alle relazioni istituzionali di Riva. A onor del vero, il gesto col quale Archinà si precipita sull’intervistatore togliendogli di forza il microfono dalle mani, di istituzionale ha ben poco. Tuttavia, a sentire lo stesso Nichi Vendola nella sconcertante intercettazione pubblicata ieri sul sito de Il Fatto Quotidiano, quel movimento che il governatore ha definito “scatto felino”, lo ha molto divertito. Ha riso tanto, al punto di non poter rinunciare a L’assessore De Fanis si è dimesso M assessore alla Cultura della Regione Abruzzo, Luigi De Fanis (Pdl), si e' dimesso ufficialmente ieri mattina con una nota scritta e firmata di suo pugno inviata al presidente Gianni Chiodi. De Fanis si trova dal 12 novembre scorso agli arresti domiciliari nella sua casa di Montazzoli con le accuse di concussione, peculato e truffa aggravata. I reati si riferiscono, a vario titolo, all'elargizione di fondi per manifestazioni culturali e, in particolare, all'erogazione di contributi regionali destinati agli eventi celebrativi dell'anniversario dei 150 anni della nascita di Gabriele d'Annunzio. Le dimissioni sono state annunciate informalmente ieri sera intorno alle 22 al responsabile dell'ufficio legale della Giunta regionale, Enrico Mazzarelli, come conferma all'AGI il legale di De Fanis, Domenico Frattura. L’ chiamare Archinà per complimentarsi di persona. In quasi 4 minuti di cordiale telefonata pubblicata integralmente, il leader di Sinistra Ecologia e Libertà e il braccio destro di Riva, come due vecchi amici se la ridono rimembrando quanto accaduto alla conferenza stampa. Un giornalista “con la faccia di provocatore” come lo definisce Vendola, che si permette di chiedere spiegazioni al capo dell’Ilva sui tanti tumori registrati a Taranto. Il governatore pugliese approfitta della telefonata anche per far sapere a Riva che “il presidente non si è defilato”. “Ognuno fa la sua parte –avverte Vendola- e aldilà dei procedimenti giudiziari, l’Ilva è una realtà produttiva alla quale non possiamo rinunciare”. Oggi Nichi Vendola è tra i 53 indagati dell’inchiesta “Ambiente svenduto”. Proprio lui, il cui partito ha nel nome proprio l’Ecologia, è finito sotto inchiesta della procura di Taranto per aver fatto pressioni sul direttore generale dell’Arpa Puglia, Giorgio Assennato, perché ammorbidisse il suo atteggiamento nei confronti dell’Ilva. Concussione. L’altro protagonista della chiacchierata, Girolamo Archinà, è, invece, finito in carcere il 27 novembre 2012. Le ipotesi di reato dalle quali dovrà difendersi insieme a Emilio, Fabio e Nicola Riva, e all’ex direttore della fabbrica Luigi Capogrosso, sono associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale, avvelenamento di sostanze alimentari e omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro. Archinà è accusato anche di corruzione in atti giudiziari per aver versato una tangente di diecimila euro a Lorenzo Liberti, ex consulente della procura, incaricato di svolgere una perizia sulle emissioni nocive dello stabilimento siderurgico. Così, mentre il popolo di Taranto chiedeva risposte al disastro ambientale che stava accadendo, cronisti locali e alcune testate giornalistiche venivano puntualmente pagate da Archinà purché stessero in silenzio. E se qualcuno provava a porre la questione sul perché tanti malati, la risposta era sempre la stessa, lapidaria, sconvolgente: “L’Ilva non c’entra nulla. È tutto riconducibile al tenore di vita dei tarantini”. MANIFESTAZIONI A DIFESA DEL DIRITTO ALLO STUDIO. BLITZ AL MINISTERO PER L’ISTRUZIONE La Carrozza è assente ingiustificata La Ministra, in Cina per un forum sull’Innovazione, è circondata. Gli studenti chiedono le dimissioni di Federico Colosimo Change the way – Invertiamo la marcia”, è il grido di studenti e liceali per difendere l’istruzione pubblica. Di migliaia di ragazzi che ieri, in occasione della giornata internazionale per il diritto allo studio, sono tornati in piazza a far sentire la loro voce. “Resistiamo, la pioggia non ci ferma”, il coro unanime. Per protestare contro la legge di stabilità in discussione “ in Parlamento e il nuovo sistema del turnover, accusato di penalizzare soprattutto gli atenei del Sud. La giornata di mobilitazione è iniziata all’alba con un vero e proprio blitz al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Gli studenti hanno srotolato striscioni davanti all’entrata principale di Viale Trastevere (Roma), ed hanno stampato e diffuso in tutta la Capitale una lista di 10 domande rivolte al ministro Maria Chiara Carrozza. La scienziata – in tutti i sensi – e politica del Partito Democratico, è risultata però assente ingiustificata. Ha scelto la strada più corta e più facile, la titolare del dicastero dell’Istruzione. E si è “rifugiata” in Cina – Paese lontano anni luce sia per cultura che per punti di vista dall’Italia – per l’inaugurazione del Quarto Forum sull’Innovazione. “Il meeting – ha spiegato l’ufficio stampa del Miur – avrà una serie di incontri istituzionali a Pechino, Tianjin e Shanghai, sia con le autorità cinesi che con le molte realtà italiane operanti nel Paese”. Ma come è possibile? La ministra non riesce a fronteggiare le nostre di realtà e preferisce però disquisire di quelle degli italiani all’estero? Un bel modo di svolgere il suo lavoro. Il viaggio della Carrozza durerà solo pochi giorni. Dopo, non avrà più scuse. Dovrà dare risposte, spiegazioni, a centinaia di migliaia di studenti che attendono chiarimenti e cambiamenti da ormai troppi anni. Dieci, per l’appunto, i quesiti posti dall’Unione degli Universitari (Udu). I temi? Il diritto allo studio, la riforma dei cicli, le bocciature, una riforma del sistema di rappresentanza degli studenti che dia maggiore spazio ai ragazzi. E ancora: le tasse universitarie, ormai insostenibili, e il futuro dei giovani, sempre più a rischio. La mobilitazione di massa di ieri è stata l’ennesima occasione persa, mancata, dal ministro Carrozza. Per rivedere alcune decisioni, posizioni. Per cercare di trovare un punto di incontro che possa accontentare tutti. Niente da fare. E adesso c’è chi alza la voce e ne chiede le dimissioni immediate. Ma Letta non muove un dito e continua, imperterrito, a rifugiarsi nel silenzio. IN MIGLIAIA CONTRO LA POLITICA DEL GOVERNO LETTA. DISORDINI A TORINO, ROMA, NAPOLI E PALERMO Cortei di studenti, tensioni in tutta Italia M igliaia di studenti sono scesi in piazza, ieri mattina, per protestare contro le politiche di austerity adottate dal governo Letta. Da Milano a Palermo, nelle principali città italiane le forze dell’ordine sono state impegnate a contenere i cortei di studenti intenzionati a raggiungere i palazzi delle istituzioni. A Roma si sono vissuti momenti di tensione a causa di un centinaio di studenti che hanno tentato di sfondare il cordone della polizia per raggiungere il Campidoglio. Tafferugli an- che a Palermo, davanti la sede del parlamento regionale. Centinaia di ragazzi, con addosso la maschera di V per vendetta, hanno sfilato bloccando le vie del centro storico. Chiedono libri di testo a costo zero, una manutenzione straordinaria degli edifici scolastici e trasporti gratuiti. Una grande affluenza è stata registrata anche nella manifestazione di Napoli, dove alcuni ragazzi presenti al corteo hanno fatto esplodere una serie di grossi petardi nelle vicinanze del cordone degli agenti. Ad alimentare la ten- sione è stato il lancio di oggetti in prossimità dell'assessorato all'Ambiente. Nel tentativo di contenere il disordine, la polizia ha lanciato fumogeni e dato vita a cariche di alleggerimento, durante le quali due poliziotti hanno riportato contusioni. A Pisa, 300 studenti vicini alla sinistra antagonista hanno occupato il palazzo della provincia. Anche a Torino, in corso Galileo Ferraris, un gruppo di giovani armati di bastone ha tentato di forzare gli sbarramenti della polizia. G.M. 4 Sabato 16 novembre 2013 Storia Lucido, aperto, innovativo, tenace, precursore dei tempi, è l’autore del documento di riforma dell’Educazione La Carta della Scuola di Bottai / 4 Il Fascismo, “investimento passionale e folle” sia vissuto “non solo muscolarmente ma anche intellettualmente” di Emma Moriconi ntuito, preparazione, intellettualismo, cultura: sono questi i caratteri essenziali e immensi del personaggio Giuseppe Bottai. Ritenendo di dare piena ragione a chi viveva il Fascismo “non solo muscolarmente ma anche intellettualmente”, è convinto assertore che tra il Fascismo e gli italiani serva un “investimento totale, orgiastico e lirico, passionale e folle, di tutta la vita, oltre tutte le categorie, oltre tutti i limiti, oltre tutte le regolamentazioni e le casistiche”. E infatti questo pensiero Bottai lo rende concreto, permeando con la sua opera ogni ambito, dal lavoro alla scuola, dal giornalismo alla letteratura. Ancora a proposito del suo operato nella scuola, ecco cosa pensa Bottai del sistema in vigore prima della sua Carta: “Per essere ‘serio’ l’esame non ha nessun bisogno di essere ‘drammatico’. Sdrammatizziamoli dunque, questi esami, facciamone delle conversazioni, che ci servano a ‘capire il giovane’: ‘tutto il giovane’… ”. Ecco il pensiero del fascista Bottai. È lucido, aperto, non accademico e I anzi estremamente aperto alle nuove generazioni, determinato certamente ma “libero”. Ma ancora, Bottai interviene anche sulle scuole private fondando l’Enim, una struttura di controllo su di esse. Ecco alcuni passaggi - non esaustivi ma sicuramente indicativi - della famosa Carta della Scuola: “Nell’unità morale, politica ed economica della Nazione italiana, che si realizza integralmente nello Stato fascista, la Scuola, fondamento primo di solidarietà di tutte le forze sociali, dalla famiglia alla Corporazione, al Partito, forma la coscienza umana e politica delle nuove generazioni”. “L’accesso agli studi e il loro proseguimento sono regolati esclusivamente dal criterio delle capacità e attitudini dimostrate. I collegi di Stato garantiscono la continuazione degli studi ai giovani capaci, ma non abbienti”. “Il lavoro, che sotto tutte le sue forme intellettuali, tecniche e manuali, è tutelato dallo Stato come un dovere sociale, si associa allo studio e all'addestramento sportivo nella formazione del carattere e dell'intelligenza. Dalla Scuola elementare alle altre di ogni ordine e grado, il lavoro ha la sua parte nei programmi. Speciali turni di lavoro, regolati e diretti dalle Autorità scolastiche, nelle botteghe, nelle officine, nei campi, sul mare, educano la coscienza sociale e produttiva propria dell'ordine corporativo”. “Scuola e famiglia, naturalmente solidali, collaborano, in intimo e con- tinuo rapporto, ai fini dell'educazione e dell’orientamento degli alunni. Genitori e parenti partecipano alla vita della Scuola e vi apprendono quella comunione di intenti e di metodi, che sorregge le forze dell'infanzia e dell’adolescenza sulle vie della religione dei padri e dei destini d’Italia”. “La preparazione degli insegnanti è oggetto di cure e provvidenze particolari. Vocazione, dottrina e chiarezza, onde il sapere si forma e tramanda, si consolidano e si affinano in centri didattici sperimentali, in laboratori e musei scolastici, in istituti di metodo annessi alle principali università, in corsi di tirocinio nell'esercizio dell’assistentato. I concorsi a cattedre d'insegnamento si distinguono secondo i tipi di scuola, le discipline, le sedi. Il loro ritmo e svolgimento assicura all’insegnamento specifica preparazione e continuità”. L’attività, il pensiero, l’opera di Bottai sono talmente dirompenti che è davvero impossibile fornirne un quadro esaustivo in poche righe. Di pubblicazioni, testi, articoli, volumi relativi a questo personaggio si trova in commercio di tutto, a volte con toni critici, più spesso con analisi più intellettualmente oneste. Forse Giuseppe Bottai è il “fascista” meno additato fra i tanti personaggi del Ventennio. Del resto, viceversa significherebbe negare l’evidenza. (… continua …) 5 Sabato 16 novembre 2013 Storia IL 16 NOVEMBRE 1961 GIUNGEVA LA NOTIZIA DELL’ASSASSINIO E DELLO SCEMPIO DEI CADAVERI DEGLI AVIATORI A KINDU Quel massacro di tredici italiani nel Congo Belga “Per una causa che non li riguardava affatto, e che non riguardava la loro Patria, abbiamo mandato a morire i nostri fratelli in quel paese di barbarie e di orrori” Il triste momento del rientro delle salme in Italia e, nel riquadro, la prima pagina de La Nazione di Emma Moriconi n Italia, il 16 novembre 1961, arriva la notizia che tredici connazionali sono stati massacrati a Kindu. Le notizie sono frammentarie, le prime che giungono raccontano che si è fatto scempio dei loro corpi, poi gettati nel fiume. “Trucidati dalla soldataglia del comunista Gizenga” scrive il Corriere della Sera del giorno successivo. Le cronache di quel giorno fanno rabbrividire. Continua il Corriere: “per una causa che non li riguardava affatto, e che non riguardava la loro Patria, per una politica che è stata dal principio alla fine insensata – la politica delle Nazioni Unite al Congo – abbiamo mandato a morire tredici nostri fratelli in quel Paese di barbarie e di orrori”. In seguito si scoprirà che i loro resti sono stati sepolti in due fosse comuni. Un ufficiale congolese ha avuto pietà di quello strazio. Quattro mesi i dopo i corpi vengono riesumati ed identificati dai loro stessi colleghi. Le salme arrivano in Patria solo l’11 marzo del 1962. Dopo le esequie, vengono tumulate nel Sacrario dei caduti di Kindu, all’esterno dell’aeroporto militare di Pisa. Il Sacrario è stato realizzato grazie ad una sottoscrizione pubblica. A perenne ricordo, una stele all’ingresso recita “Fraternità ha nome questo Tempio che gli italiani hanno edificato alla memoria dei tredici aviatori caduti in una missione di pace, nell'eccidio di Kindu, Congo 1961. Qui per sempre tornati dinnanzi al chiaro cielo d'Italia, con eterna voce, al mondo intero ammoniscono. Fraternità”. I Ma facciamo un passo indietro: nel Congo Belga, nel giugno del 1960, viene proclamata l’indipendenza. Il processo di decolonizzazione è travagliato, l’odio nei confronti dei bianchi è generalizzato e profondo, il Paese non è abbastanza maturo per gestire l’indipendenza conquistata. Così a metà luglio il governo congolese chiede aiuto all’ONU “per sedare la rivolta che dilaga in tutte le regioni”, come titola La Stampa del 12 luglio 1960. Quando i tredici italiani vengono massacrati, in quel novembre del ’61, non è la prima volta che si verificano episodi di intolleranza razziale e culturale. Nel sommario al pezzo di apertura dello stesso quotidiano torinese si legge “continuano le violenze contro i bianchi dopo l’uccisione di sei europei tra cui un diplomatico italiano – centinaia di donne aggredite dai militari che terrorizzano le città”. La Stampa parla di “indipendenza prematura”, mentre La Notte titola “i negri impazziti tagliano la gola agli uomini bianchi”. In quel novembre sono “tredici giovani italiani, tredici figli di madri italiane” ad essere “trucidati”, come scrive ancora il Corriere, riassumendo in poche parole lo stato delle cose: “la grande questione, per cui da diciotto mesi si versa tanto sangue e si profonde tanto denaro, è se il Congo debba essere uno Stato unitario o uno Stato federale: il Katanga dovrebbe diventare un membro della futura federazione. Questo è tutto. Ora, di questo al pubblico occidentale non importa proprio niente. E neppure dovrebbe importare all’Organizzazione delle Nazioni Unite: nessun articolo della Carta delle Nazioni Unite, nessun principio di diritto inter- nazionale prescrive che il Congo debba essere uno Stato unitario. Il Katanga non vuole aderire allo Stato unitario di Lumumba? E non aderisca. È affare loro, dei congolesi, se lo sbrighino i congolesi tra loro”. E invece l’Italia, in Congo, ci manda i suoi figli. È accaduto in Afghanistan, è accaduto a Nassirya. È la storia che si ripete. Soldati italiani che muoiono, soli, lontani, in una “guerra di pace” che non gli appartiene, che non ci appartiene. È sangue italiano versato in terra straniera, sono corpi di italiani oltraggiati in un luogo ostile. A quanto si apprende sui quotidiani dell’epoca, sembra che i soldati congolesi, appartenenti a reparti ammutinati, avrebbero scambiato gli aviatori italiani per “mercenari” paracadutisti belgi che si diceva stessero per arrivare in Congo per tentare un colpo di mano militare. Testimoni oculari della tragica vicenda raccontano che i tredici italiani, aggrediti in sala mensa e percossi, sono stati poi portati via a bordo di un camion, alcuni privi di sensi. In piazza, poi, sono stati fucilati, i loro corpi sono stati straziati, smembrati con assurda ferocia. La notizia si diffonde in Italia nella notte tra il 16 e il 17 novembre, diffondendo nella popolazione – dice sempre il Corriere – “un senso di sgomento e raccapriccio”. È lo stesso quotidiano a riportare le parole di Fanfani: “la segreteria generale delle Nazioni Unite e il primo ministro congolese, nell’inviare l’espressione del loro vivo cordoglio hanno assicurato che ogni sforzo sarà compiuto perché i responsabili dell’efferato crimine siano esemplarmente puniti”. “I LORO MERITI ERANO TANTI” I loro meriti erano tanti” è il titolo del pezzo che il Corriere, a pagina 2, dedica ai tredici italiani uccisi a Kindu. “Ditemi che non è vero- scrive ancora il Corriere raccontando il dolore del giovane colonnello Bitonti, comandante in seconda – ditemi che non può essere vero”. È un soldato che piange, intorno a lui ci sono altri ufficiali. Pallidi e ammutoliti. “I loro meriti erano tanti –continua il giovane – ma erano gente sconosciuta. Noi tutti siamo gente sconosciuta al di fuori del nostro mondo, che è il campo e gli aeroplani. Parmeggiani: un fratello. Il capo degli istruttori: gli volevano tutti bene perché era buono, modesto, quasi umile. Gonelli: un altro soldato nel vero senso della parola; adorava i suoi bambini che sono piccolissimi. La femmina, Rita, ha due anni, il maschietto, Raffaele,è nato a dicembre dell’anno scorso”. Non riesce ad andare avanti, il Colonnello. La voce gli muore in gola, non ce la fa a citarli tutti,quei tredici soldati massacrati a Kindu. Dice ancora il Corriere, raccontando il dolore delle vedove: “dicono che Francesca Di Giovanni non abbia fatto un lamento: era davanti alla radio e accanto aveva la fotografia del marito. L’ha “ presa, se l’è stretta tra le braccia ed è rimasta così immobile per ore. La moglie del Maresciallo Quadrumani, invece, scacciava tutti: sola, voglio restare sola … andatevene! una vicina se l’è portata in casa con la bimba che ha sei anni e si chiama Emanuela”. I resoconti sui quotidiani di quei giorni sono drammatici, dolorosi. Le foto di quei giovani sono ritratti che sembrano parlare. Sono tutti sorridenti: maggiore pilota Amedeo Parmeggiani, 43 anni; capitano pilota Giorgio Gonelli, 31anni; tenente pilota Onorio De Luca, 25anni; sottotenente pilota Giulio Garbati, 22 anni; maresciallo Filippo Di Giovanni, 42 anni; maresciallo motorista Nazareno Quadrumani, 42 anni; sergente maggiore montatore Nicola Stigliani, 30 anni; sergente elettromeccanico Armando Fabi, 30 anni; sergente marconista Antonio Mamone, 28 anni; sergente Silvestro Possenti, 40 anni; sergente Martano Marcacci, 27 anni; sergente marconista Francesco Paga, 31 anni; tenente medico Francesco Remotti, 29 anni. Sono i nomi di tredici soldati, tredici padri, figli, mariti. Alla loro memoria, nel 1994, è stata riconosciuta la medaglia d’oro al valor militare. E.M. 6 Sabato 16 novembre 2013 Esteri LA TENSIONE È ALTISSIMA. MANIFESTAZIONI E PROTESTE IN TUTTA LA REGIONE Il Tibet brucia. E nessuno ne parla Un monaco di vent’anni si è dato fuoco per protestare contro l’oppressione comunista cinese entoventinove. E’ il numero di persone che, dal 2009 ad oggi, in Tibet hanno sacrificato la loro vita in segno di protesta contro l’oppressione delle autorità comuniste della Cina. Che ha radici profonde ed antiche e che, ciclicamente, manifesta la sua ferocia con imposizioni e dettami che vanno ben oltre il semplice controllo politico e militare. L’ondata di manifestazioni che ha recentemente ancora una volta portato la tensione alle stelle, è il frutto di un atteggiamento più che repressivo da parte del governo cinese, che sta tentando – senza successo – di “rieducare” la popolazione tibetana sulla base dei principi propugnati dal Chinese Communist Party. E sulla base di tale piano ha arrestato, “per attività separatiste e disturbo della stabilità sociale” un noto scrittore tibetano. Facendo poi incarcerare anche altre 17 persone tra quelle che manifestavano chiedendone la liberazione. Senza contare che pochi giorni prima la polizia aveva aperto il fuoco sui dimostranti che si sono rifiutati di sottostare all’obbligo di esporre sulle loro case la bandiera della Repubblica Popolare cinese come prova di lealtà. Causando più di 60 feriti. E non è purtroppo finita qui. Un monaco di appena 20 anni si è infatti immolato dandosi fuoco in nome dell’autodeterminazione del MANILA, CON CAUTELA, RIDIMENSIONA IL NUMERO DELLE VITTIME C Filippine: ancora sei italiani dispersi l tifone Hayian nelle Filippine, continua a mietere vittime. Discordanti i dati su quante persone hanno lasciato la vita a causa del disastro. Dal bilancio ufficiale diffuso dalle Nazioni Unite, anche se provvisorio, i morti sarebbero 4.460 e almeno 1.124 persone disperse nelle province di Samar e Leyte. Mentre le autorità di Tecloban, più colpita, affermano che solo nella cittadina sono ben 4000 le vittime. Intanto per il governo di Manila sarebbero 3.621. Il governo filippino sottolinea che non c’è nessuna volontà di minimizzare la gravità del bilancio ma è doverosa la prudenza prima di comunicare le cifre della tragedia. Eduardo del Rosario, capo dell’agenzia governativa per le calamità naturali, spiega “il governo deve verificare le cifre riportate dai funzionari locali” facendo presente che in una delle aree colpite l'agenzia ha appurato come la cifra delle vittime fornita in un primo momento fosse il doppio di quella poi accertata. Il tutto non rendendosi conto che “i numeri” sono vite umane. Dalle notizie diffuse dalla Farnesina, sugli Italiani dispersi, presenti sul luogo colpito dal tifone, risultano otto di loro I popolo tibetano. Tsering Gyal – questo il nome del giovane – è il centoventinovesimo martire per l’indipendenza del Tibet. A poco sembra quindi servito l’incontro che una delegazione parlamentare tibetana ha avuto con la COR (Eu committee of the Regions) per discutere della tragica situazione della regione. “Questi ultimi incidenti dimostrano che le autorità cinesi non hanno fatto nulla per evitare l’uso eccessivo della forza o per incrementare il rispetto dei diritti dei tibetani” ha affermato la ricercatrice per la Cina di Amnesty International. Che ha aggiunto: “La situazione rimane tesa. Il governo di Pechino continua imperterrito a negare ogni basilare diritto umano. Questi trattamenti umilianti devono finire”. Come deve finire anche l’omertoso silenzio con cui la maggior parte dei mezzi di comunicazione affronta la questione tibetana: “Della recente escalation di violenza e repressione – scrive Cesare Dragandana su Il primato nazionale – non si trova traccia nei media nazionali, evidentemente concentrati a benedire ben altre ‘esportazioni di democrazia’. Non è dato sapere se questo silenzio è dovuto al timore di offendere la nuova potenza economica o altro. L’unica cosa certa è che il Tibet sta bruciando”. Cristina Di Giorgi stati rintracciati, mentre sei sono ancora irreperibili. Dati confermati dal Ministro del Esteri Emma Bonino, in una intervista rilasciata per radio. Il ministro ha asserito che "anche le comunicazioni telefoniche siano difficilissime, cercarli non sarà una cosa semplice". Mentre per gli italiani ritrovati e contattati dall’Unita di crisi della Farnesina, “stanno bene – asserisce Emma Bonino - hanno retto emotivamente”. Quindi ad oggi sarebbero sei gli italiani che “non rispondono all’appello” a causa del ciclone che ha sconvolto, la scorsa settimana, le Filippine. Il ministro degli Esteri ribadisce che sul fronte degli aiuti quanto sia fondamentale e necessario organizzarli per non disperdere le energie, spiegando che il viceministro Lapo Pistelli presiederà una riunione con i principali operatori, tra i quali il ministero della Difesa. Sempre la Bonino annuncia “Un primo volo della cooperazione italiana è partito da Dubai destinazione Cebu, - ha detto il ministro - C’è un altro volo che parte sempre da Dubai domenica 17, con tende, teli di plastica, taniche di acqua”. Chantal Capasso 7 Sabato 16 novembre 2013 Da Roma e dal Lazio UNIONI CIVILI: È POLEMICA SULLE DICHIARAZIONI CHOC DEL SINDACO DELLA CAPITALE Anche la Chiesa contro Marino: “Sbandamento annunciato” I romani già non ne possono più del primo cittadino genovese ome ampiamente prevedibile, la Chiesa si scaglia prepotentemente sul sindaco Ignazio Marino, che l’altro ieri aveva ribadito l’imminenza dell’istituzione del registro delle coppie di fatto nel comune di Roma e il suo essere a favore delle adozioni per le coppie gay. La dura condanna è arrivata direttamente da Angelo Zema, direttore di HYPERLINK "http://www.romasette.it/" \t "_blank" www.romasette.it, nell'editoriale pubblicato ieri sul sito d'informazione della diocesi di Roma. Zema lancia l’affondo: "L'iter della proposta per un registro delle unioni civili in Campidoglio è la cronaca di uno sbandamento annunciato. Un deragliamento dai principi costituzionali e dalle normative nazionali preparato con cura, nella piena consapevolezza dell'inutilità di un eventuale varo del registro e della sua irrilevanza giuridica". Per Zema le frasi del primo cittadino di Roma sono "una provocazione verso lo Stato. Tanto più che 'il problema', come lo definisce lui, cioè la regolamentazione dei vari aspetti della convivenza nelle famiglie di fatto, potrebbe essere risolto con le norme giá vigenti nel codice civile". Marino afferma quindi che le adozioni dovrebbero avvenire nell’interesse del bambino/a ma tale interesse verrebbe meno "nel momento in cui manca quella dualità maschio-femmina, fondamentale per una sana ed equilibrata crescita dei minori". Insomma il registro delle unioni civili sarebbe sempre secondo Zema "solo una bandierina da collocare sulla sommità del bur- UMBERTO I: ECCO LA SANITÀ DI ZINGARETTI Tagliato il salario accessorio del 30%. L’ira dei sindacati Aumentati del 20% i compensi annui dei manager C i per sé è già una notizia: i sindacalisti contro i ‘compagni’ al comando di Regione e Campidoglio. Così, dopo SoMarino, tocca al governatore Zingaretti. A mandare su tutte le furie le sigle sindacali il taglio del 30% del salario accessorio al personale del Policlinico Umberto I. “Le segreterie generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl rilanciano ancora una volta l'insostenibile situazione creatasi ai danni dei lavoratori non ultima la lettera del direttore a tutto il personale sulla riduzione del salario accessori da erogare nel mese di novembre. Chiediamo un incontro con Nicola Zingaretti”. E’ quanto denunciano congiuntamente Natale Di Cola (Cgil), Roberto Cherchia (Cisl) e Sandro Bernardini (Uil). Il direttore, infatti, ha comunicato a tutto il personale del comparto Ssr, ma non a quello universitario, che “per una gestione più attenta delle risorse e delle attività, nonché per rendere meno disagevole, ai fini economici, l’utilizzo di nuove procedure stipendiali”. Quali? “Nel mese di novembre verrà erogato il 70% del salario D rone". Burrone dal quale sta precipitando lo stesso sindaco ciclista che ora, dopo i primi difficili mesi di convivenza, dovrà guardarsi anche dall’ostilità crescente del Vaticano oltre a quella della quasi totalità di categorie, dai vigili ai commercianti, dai dipendenti comunale, agli operai della metro C, fino ai movimenti per la casa. Ad aggravare la posizione di Marino secondo Zema, è proprio la scelta della tempistica per le sue esternazioni, pervenute a poca distanza da quelle di papa Francesco che poneva nuovamente l’accento sull’importanza e la centralità della famiglia e lo faceva di fronte al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: “Parole calpestate in pochi attimi per pura propaganda. Eppure, incontrando nel luglio scorso Francesco, Marino aveva assicurato l'intenzione di 'lavorare alla realizzazione di un vero senso della comunità. Intento ammirevole - conclude Zema - ma le ultime dichiarazioni del sindaco vanno in tutt'altra direzione". Ugo Cataluddi accessorio e che – spiegano i sindacalisti - nel mese di dicembre gli uffici del trattamento economico provvederanno alla sola liquidazione delle effettive spettanze maturate nel mese di ottobre 2013, saltando a piè pari il 100% del salario accessorio che si andrà a maturare nel mese di novembre”. E allora apriti cielo: “Sfugge il senso di tale decisione – tuonano le organizzazioni sindacali - che appare del tutto pretestuosa e priva di qualsivoglia fondamento e che contribuisce a peggiorare la situazione già compromessa da questioni annose e mai risolte come la mancata costituzione dell’azienda ospedaliera universitaria, il non rispetto delle direttive per la istituzione delle Uoc, l'utilizzo improprio del personale della cooperativa”. I sindacalisti denunciano anche l’aumento dello stipendio della intera direzione aziendale e del collegio sindacale in dispregio delle disposizioni commissariali, incrementando del 20% i compensi personali del management per un ammontare di circa 100.000 euro annui. Giuseppe Sarra G I O V E N T U ’ E S E M P L A R E , A LT R O C H E L E B A B Y S Q U I L L O D E I P A R I O L I Marino conferisca un encomio alle ragazze di Ponte Mammolo di Alessio Aschelter a settimane giornali e talk show vivisezionano la vicenda delle baby squillo che facevano la vita ai Parioli. Un’opinione pubblica avida di particolari desolanti ha potuto conoscere il contenuto degli sms intercorsi tra le ragazzine e il mondo degli adulti, fatto di una madre sfruttatrice, un protettore senza scrupoli fornitore di droga e clienti insospettabili. Uno squallido microcosmo messo in piedi da sudici orchi e comunque alimentato, più o meno inconsapevolmente, da acerbe adolescenti che non disdegnavano un’esistenza griffata. Se la mamma di una delle due coetanee non si fosse insospettita e le indagini non avessero fermato la giostra infernale, quel piccolo mondo si sarebbe esteso fagocitando chissà quante altre persone. Ci hanno tuttavia pensato i media a farlo apparire come D un qualcosa di radicato e diffuso. Gli inviati, muniti di taccuino o microcamera nascosta, ci hanno riferito che i bagni pubblici della città e delle scuole sono adibiti ad ambienti di tolleranza, dove in cambio di prestazioni sessuali si ricevono ricariche telefoniche. Poi, se l’età dei protagonisti aumenta, crescono anche le pretese e allora l’amor interessato, che si consuma magari in un locale, si baratta con borse di marca. Una realtà confermata dal solito catastrofismo sociologico per cui l’attuale giovane generazione è sempre peggiore della precedente e comunque incomparabile rispetto all’adolescenza vissuta dal trombone di turno chiamato a pronunciarsi sul caso scoppiato nel cuore della “Roma bene”. A smentire le solite tesi stavolta ci ha pensato la cronaca, restituendoci il modello di una gioventù esemplare. Dalla stazione metropolitana di ponte Mammolo La fermata della metropolitana di Ponte Mammolo, teatro dello sventato rapimento due ragazze di sedici anni hanno sventato il rapimento di un neonato. Il bambino era stato sottratto, da una venticinquenne bulgara, alla madre intenta a cambiarlo. Con sprezzo del pericolo, le giovani hanno interrotto la fuga della nomade, attirando anche l’atten- zione dei vigilanti che poi l’hanno presa in consegna. Ad arrestarla ci hanno pensato, poco dopo, gli agenti. Aspettiamo che lo spazio mediatico dedicato alle eroine che hanno scongiurato una delle più atroci sciagure che possa accadere sia almeno analogo allo scandalo dei Parioli. In una città normale conferirebbero loro un encomio. Ci auguriamo che l’amministrazione capitolina, non eviti il riconoscimento per non turbare la suscettibilità della comunità rom, che nell’aprile scorso ha partecipato alle primarie in- dette per scegliere il candidato sindaco. Far prevalere la gratitudine verso gli zingari anziché la riconoscenza nei riguardi di due ragazze che hanno riscattato, dopo la vicenda delle baby squillo, l’immagine della capitale, sarebbe un atto sconsiderato. 8 Sabato 16 novembre 2013 Dall’Italia UNA DECISIONE SCANDALA QUELLA PRESA A BOLOGNA Milano: l’Università Papà e papà con figlia a carico finanzia le offese Il tribunale ha deciso di affidare la minore a due uomini che verranno chiamati “zii” Il manifesto dell’iniziativa ritrae l’ex pontefice truccato da pagliaccio di Francesca Ceccarelli na pratica che la legge italiana vieta, quella dell’adozione a coppie omosessuali: ma non è così per l’affido. Su questo principio si basa la decisione del Tribunale di Bologna che ha affidato una bimba di 3 anni ad una coppia composta da due uomini. Si tratta di due persone di mezza età vicine alla piccola, tanto vicine da essere chiamate “zii” benchè non vi siano reali legami di parentela, solo tanto affetto incondizionato. Il giudice ha acconsentito all’affidamento temporaneo solo dopo il parere favorevole dei servizi sociali. Una decisione a cui si era comunque già opposta la Procura del capoluogo emiliano che aveva ritenuto i due soggetti non all’altezza del compito: per questo ora quest’ultima potrebbe impugnare il provvedimento. Nessuna possibilità di replica per il giudice Giuseppe Spadaro che ha proclamato la sentenza choc: non c’è nulla che possa impedire ai due uomini di potersi occupare della piccola. In Italia la legge esclude le coppie non sposate solo dalle adozioni ma non per l’affido temporaneo che non lede il legame con i genitori naturali. Secondo il testo “l’affidamento temporaneo può avvenire presso una comunità di tipo familiare e U avorire in qualunque modo e forma tutto ciò che va in direzione del politicamente corretto (leggasi “diffusione dell’ideologia pro – gay”) è ormai prassi comune in ogni ambito e luogo. Non si sottrae a tale dettame l’università, in particolare la Statale di Milano. Il cui consiglio di amministrazione ha a disposizione annualmente uno stanziamento di 170 mila euro, da distribuire a gruppi e associazioni per finanziarne non meglio specificate “attività culturali”. Al riparto di tale considerevole cifra ha partecipato nel 2013 anche il Gruppo Studentesco Gaystatale, che ha richiesto un finanziamento di circa 4000 euro (non poco, considerando il grave periodo di crisi economica in cui l’intero paese si sta dibattendo ormai da tempo) per un ciclo di conferenze e cineforum sul tema “Omosessualità e religione”. E fin qui niente di nuovo, anche se qualcosa da dire sui criteri di valutazione nell’assegnazione dei fondi forse ci sarebbe. Se non altro per quanto attiene alla qualità delle iniziative e alla serietà dei gruppi che le promuovono. Serietà che, a quanto pare, non sta di casa presso il Gaystatale. Almeno stando ai manifesti e volantini che pubblicizzano i loro prossimi eventi, finanziati – è bene ricordarlo ancora una volta – con i soldi pubblici (e quindi di tutti) concessi loro dall’amministrazione universitaria. Su di essi campeggia infatti, con buona pace F può essere concesso anche ad un single”. Un evento non sporadico comunque: lo scorso gennaio, la Corte di Cassazione aveva sancito il diritto dei gay a ottenere in affido un minorenne. Per i giudici supremi, sostenere che “sia dannoso per l’equilibrato sviluppo del bambino il fatto di vivere in una famiglia incentrata su una coppia omosessuale è un mero pregiudizio”. Sul web subito si è scatenato un putiferio al riguardo. A farsi portavoce di dissenso il giornalista Mario Adinolfi che ha espresso il suo punto di vista di padre:” Ho una figlia di tre anni, esattamente la stessa età della bimba che il tribunale dei minori di Bologna ha deciso di affidare a una coppia di omosessuali. Credo di comprenderne alcune dinamiche psicologiche in maniera piuttosto approfondita e mi trovo d’accordo con il procura minorile della Repubblica che, concentrata sul benessere della bimba piuttosto che su ottenere uno spot sui giornali, si era detta radicalmente contraria all’affido della treenne alla coppia gay ritenuta “non all’altezza”. “Una bimba di tre anni in condizione di disagio familiare – continua il giornalista- ha prima di tutto bisogno di una figura materna, di una donna da chiamare “mamma” a cui poteri affidare. Non le serve a niente un finto genitore 1 accoppiato con un finto genitore 2. Chi non capisce questo in realtà se ne frega dei bambini e combatte solo una stupida battaglia ideologica. Una battaglia regressista e non di sinistra. Chi è di sinistra sta con i più deboli e in questa storia bolognese il più debole è la bambina di tre anni. Il finto progresso di una sentenza di affido scritta per ottenere i titoli dei giornali è moneta farlocca, non si spende se non per acquistare ulteriore discredito per la magistratura italiana.” del rispetto, una a dir poco fastidiosa immagine ritoccata di Benedetto XVI. Truccato come se dovesse partecipare ad una sfilata del Gay Pride. “Sarebbe interessante sapere – scrive Michele Majno su Pro Life news – se il consiglio di amministrazione dell’Università si documenta su ciò che viene prodotto con i soldi stanziati, che sono soldi di tutti i contribuenti. Nel caso si documenti, nessuno si è sentito in dovere di intervenire?”. Quesiti più che legittimi, ai quali Majno aggiunge un’altra appropriata considerazione: “Mi piacerebbe sapere se qualcuno dei gruppi omosessuali abbia mai avuto il coraggio di prendere in giro simboli e volti dell’Islam o dell’ebraismo” che, di fronte ad offese e mancanza di rispetto di certo non sono soliti “porgere l’altra guancia”. Cristina Di Giorgi 9 Sabato 16 novembre 2013 LE FORZE DELL’ORDINE RIPORTANO UN ALTRO GRANDE SUCCESSO Dall’Italia FRANCESCA TARCA NON ERA TORNATA A CASA IL 28 OTTOBRE ‘Ndrangheta: torna in manette l’ex boss Lo Giudice Donna scomparsa trovata Fuggito nel giugno scorso dagli arresti domiciliari, è stato arrestato a Reggio Calabria morta nel lago di Como iustizia è fatta. L'ex boss dell''ndrangheta e collaboratore di giustizia Antonino Lo Giudice, fuggito il 3 giugno scorso dagli arresti domiciliari, è stato arrestato ieri a Reggio Calabria. A catturarlo gli uomini della squadra mobile locale insieme a quelli dello Sco. Lo Giudice era stato condannato a 6 anni e 4 mesi per la stagione delle bombe e per le intimidazioni che nel 2010 aveva rivolto ai magistrati di Reggio Calabria tra cui anche il procuratore Giuseppe Pignatone. L’ex boss nelle dichiarazioni che poi ha ritrattato fatte ai magistrati della Dda di Reggio Calabria, si era autoaccusato di tre attentati fatti nel 2010: il primo fu quello compiuto contro la Procura generale, davanti al portone della quale fu fatto esplodere un ordigno; il secondo, pochi giorni dopo, fu l'attentato incendiario contro il portone dell'edificio in cui abita il Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro; mentre il terzo fu l’intimidazione diretta contro lo stesso procuratore Pignatone eseguita davanti agli uffici della Dda dove fu lasciato un bazooka, la cui presenza fu segnalata con una telefonata anonima fatta da un telefono pubblico alla Polizia. Si tratta comunque di episodi che vennero spiegati da Lo Giudice, a seguito T G del suo pentimento, con l'attuazione di una strategia della tensione da parte della 'ndrangheta contro la magistratura di Reggio Calabria. Dopo la sua fuga il malvivente aveva predisposto dei memoriali poi inviati ad un avvocato, in cui Lo Giudice ritrattò le sue affermazioni autoaccusatorie, dichiarando la propria estraneità ai tre episodi e sostenendo che le dichiarazioni erano frutto delle pressioni esercitate nei suoi confronti dalla Dda di Reggio Calabria. ''Sono contentissimo e spero che si riesca a fargli dire la verità, rimuovendo le ridicole giustificazioni rese in passato in ordine agli attentati alla mia persona'' ha detto il Procuratore generale di BOLZANO Cacciatori di fantasmi 6.000 euro per mandarli via osa ha mai affascinato e al tempo stesso spaventato di più del paranormale? E’ così che i fantasmi sono entrati nell’immaginario collettivo come l’entità per antonomasia in questo campo. Ma non tutti nel 2013 hanno capito che si tratta di superstizione a quanto pare: accade così che a Bolzano sono andati in scena dei “Ghostbusters”, cacciatori di fantasmi, fasulli naturalmente. Questi tizi sono stati fermati in provincia di Bolzano e accusati di truffa: i carabinieri di San Leonardo in Passiria hanno denunciato nello specifico un uomo e una donna, di 54 e 45 anni. I due si erano fatti consegnare da un'anziana donna e sua figlia C riste epilogo per Francesca Tarca, la signora 33enne scomparsa lo scorso 28 ottobre da Mello, in provincia di Sondrio. Purtroppo è stata ritrovata morta. Il suo corpo esamine è affiorato dalle acque del lago di Como. I sub hanno ripescato il cadavere dalle acque lacustri davanti all’abitato di Gravedona, poco distante dal luogo dove era stata ritrovata la macchina, abbondonata dalla stessa Tarca, madre di una bimba di tre anni. Nei giorni scorsi le ricerche non avevano dato alcun esito positivo. Poi il ritrovamento dei sub che hanno consegnato la salma ai Vigili del Fuoco di Dongo. La stessa è stata portata nella camera mortuaria dell’ospedale di Gravedona, dove nelle prossime ore sarà sottoposto ad autopsia disposta dalla Procura della Repubblica di Como, per chiarire le cause della morte. In un comunicato stampa rilasciato dagli carabinieri si legge che “Gli elementi finora esaminati riconducono univocamente ad un ipotesi suicidaria, escludendo Reggio Calabria, Salvatore Di Landro.''Sarebbe opportuno soprattutto chiedergli - ha aggiunto - come mai, se egli era l'autore dei due attentati contro di me e quindi portatore di una forte volontà malevola di colpirmi, nelle migliaia di intercettazioni riguardanti lui, suo fratello Luciano e altri del suo entourage, pur imprecando contro vari soggetti, mai, dico mai, Lo Giudice ha fatto riferimento a me o alla mia condotta''. ''Io per i Lo Giudice - è la conclusione del pg Di Landro - è come se non fossi mai esistito. E allora come si giustifica tanto accanimento così pervicace ed aggressivo nei miei confronti?''. Francesca Ceccarelli responsabilità di terzi nella triste fine della malcapitata". “Non ci sono segni di percosse o violenze sul cadavere” hanno comunicato gli inquirenti alla famiglia della donna. Il corpo è stato ritrovato grazie all’allarme lanciato da un negoziante di zona, che alla vista del corpo che affiorava sulle acque ha subito avvertito le forze dell’ordine : “Mi sembra la signora scomparsa, stessi abiti, stessa corporatura. Affiora dal lago. Venite subito”. In seguito i sub dei Vigili del fuoco di Dongo recuperavano il cadavere riportandolo a riva. Il marito di Francesca, Alessandro Secchi, artigiano, aveva da subito organizzato le ricerche con parenti ed amici coadiuvato dal Sindaco Fabrizio Bonetti. Hanno battuto a tappeto i boschi e le zone vicino i paesi del Lario, in seguito alle tante segnalazioni dei testimoni diffusesi, non appena divulgata la notizia della scomparsa della donna. Il marito aveva sempre escluso l’ipotesi di fuga con un altro uomo. Chantal Capasso Eurosky Tower . L’investimento più solido è puntare in alto. 6.000 euro per liberare la loro casa dalla presunta presenza di spiriti maligni. Quando la coppia pochi giorni dopo ha chiesto altri 4.000 euro per proseguire il lavoro di 'disinfestazione, le due donne si sono insospettite e si sono rivolte ai carabinieri, che sono riusciti a risalire all'identità dei truffatori. L’Italia si conferma dunque un paese di creduloni che, nonostante le verità che la scienza rilascia ogni giorno, ancora non si esime dal dare credito ai primi accalappia fantasmi di turno, anche se abbastanza costosi. Ebbene sì, perché seimila euro in tempo di crisi o non, non sono davvero bazzecole. F.Ce. AVELLINO Operaio forestale suicida Non percepiva stipendio da 17 mesi ennesima vittima della crisi è Fai Cisl si era duramente pronunciata un operaio forestale di 58 sull’incapacità della Regione Camanni che, senza stipendio da pania di intervenire sulla crisi del tempo, si è tolto la vita in provincia settore, sfociata in una vera e di Avellino. Franco D’Argenio – propria emergenza sociale. questo il nome dell’uomo, che Durissimo il commento di Luigi lascia la moglie e due figli – lavorava Del Regno, presidente della Coper la Comunità montana Irno So- munità montana per la quale lalofrana e non percepiva compenso vorava l’operaio suicida: “E’ una da quasi un anno e mezzo. La di- tragedia infinita. – ha dichiarato sperazione per questa situazione appresa la notizia – Da mesi avelo ha indotto a lasciarsi annegare vamo sollecitato lo sblocco delle in una cisterna destinata all’irriga- risorse. E’ un morto che portano zione dei campi, poco distante dalla sulla coscienza i dirigenti regionali. sua abitazione. Già due settimane Restare per 17 mesi senza uno fa l’uomo, insieme ad un altro fo- stipendio mette a dura prova le restale, aveva tentato di uccidersi persone. Ne va di mezzo la dignità tagliandosi le vene, ma era stato di un uomo e, come in questo salvato dal provvidenziale intervento caso, anche la vita”. C.D.G. dei familiari. In quell’occasione la L’ Eurosky Tower è il grattacielo residenziale di 28 piani che sta sorgendo a Roma, nel prestigioso quartiere dell’EUR. Un progetto modernissimo e rivoluzionario che coniuga esclusività e tecnologia, ecosostenibilità ed eleganza. Eurosky Tower è destinato a diventare un simbolo di Roma e soprattutto un grande investimento che si rivaluterà nel tempo. Le residenze sono state progettate per offrire spazi comodi, ma al tempo stesso funzionali, perfettamente rifiniti in ogni dettaglio e con tagli che vanno dai 50 mq fino agli oltre 300 mq. La vicinanza di grandi aziende (italiane e multinazionali) e la posizione assolutamente strategica rispetto agli aeroporti e al centro città garantiscono una elevata richiesta di unità abitative di piccolo/medio taglio in affitto per manager e dirigenti. Al 19° piano, ad oltre 70 metri di altezza, sono state realizzate le prime tre residenze campione, altamente rifinite in ogni singolo dettaglio. Per prenotare la tua visita contatta i nostri consulenti al numero 800 087 087. RE AWARDS Premio Speciale Smart Green Building UFFICIO VENDITE Roma EUR Viale Oceano Pacifico (ang. viale Avignone) Numero Verde 800 087 087 www.euroskyroma.it 10 Sabato 16 novembre 2013 Dall’Italia LA VIOLENZA NON È UN AFFARE SOLO PER QUANTO RIGUARDA GLI ALUNNI ITALIANI Se il teppista è il professore In questi giorni due clamorosi casi: dalla scritta "Asino" sulla fronte degli alunni fino al contatto fisico FOCUS Bullismo in Italia I dati parlano chiaro di Francesca Ceccarelli a scuola italiana e il bullismo: non solo gli alunni protagonisti di questo orrendo fenomeno ma anche i professori a quanto pare. E’ così che quelli che dovrebbero essere loro custodi dell'incolumità degli studenti diventano i carnefici. E la cronaca va proprio in questo verso: due sono gli insegnanti finiti sotto accusa per atti di violenza verbale e fisica compiuti durante le ore di lezione. Si parla del caso di Fiore Eusani, professore dell’Istituto Statale d’arte Fulvio Muzi de L'Aquila, che sta subendo un processo per l’accusa di atti di sopraffazione verbale e materiale nei confronti dei suoi studenti e la prof di Storia dell’Arte della Scuola Media Alfred Nobel di Sanremo denunciata per atti di violenza fisica. L L’Aquila - Le accuse degli studenti nei confronti dell’insegnante Fiore Eusani dell’Istituto Statale d’arte Fulvio Muzi sono molteplici, per fatti del processo che risalgono all'anno scolastico 2009/2010. Eusani non era nuovo ad accuse del genere: già in passato era stato rilevato dal suo incarico proprio dopo che gli studenti si erano lamentati con altri insegnanti. Stando a quanto dichiarato dalle giovani vittime, l’insegnante usava offendere ripetutamente gli studenti con appellativi come “stupido, deficiente, somaro”. Addirittura, secondo la testimonianza di uno studente, il professore, avrebbe chiamato in cattedra un ragazzo per scrivergli I “asino” sulla fronte. Anche gesti più clamorosi nel curriculum di bullo del prof come strappare dalle mani compiti scritti e strapparli, o ricorrere alle mani: l’insegnante infatti non avrebbe esitato a fare alzare dalla sedia una studentessa tirandola dai capelli, e a ricorrere a colpi di bacchetta sulla schiena per richiamare gli alunni. Sanremo (Imperia )- Anche la Liguria non è estranea a fatti di bullismo in cattedra. Patrizia Iannelli, prof di Storia dell’Arte alla scuola Media Alfred Nobel di Sanremo è stata denunciata per azioni violente contro i giovanissimi alunni. L’episodio di cronaca più recente riguarda proprio una studentessa, che ha raccontato di essere stata spinta dalla donna contro il termosifone: a causa della colluttazione la ragazza ha riportato un ematoma sulla schiena. Questo fatto è avvenuto a pochi giorni di distanza da un altro episodio ben più grave: proprio questo aveva indotto la Polizia ad iniziare l’indagine sull’insegnante. Proprio lei lo scorso lunedì 28 ottobre avrebbe afferrato per un braccio un suo alunno dodicenne trascinandolo sul pavimento e provocandogli ematomi ed escoriazioni. Un fatto inaccettabile che ha portato entrambe le famiglie dei giovani malcapitati a sporgere denuncia. A porre l’accento su questo fenomeno sempre più preoccupante tra gli studenti, arriva il sondaggio del portale specializzato Skuola.net: circa un ragazzo su due è stato protagonista o ha assistito a episodi di bullismo. Cercateci e ci troverete ovunque. All’indirizzo www.ilgiornaleditalia.org , con un portale all news ed un giornale sfogliabile e scaricabile on-line. Siamo anche su Facebook all’indirizzo www.facebook.com/ilgiornaleditalia.portale. Siamo anche abili cinguettatori, su Twitter, @Giornaleditalia. Tutti i nostri video sul canale Youtube, Il giornale d’Italia. Se volete scriverci, potete farlo all’indirizzo e-mail: [email protected] l bullismo a scuola è ormai un problema sicuramente non da poco conto. I casi dei professori coinvolti in fatti del genere sono certamente l’eccezione che conferma la regola di docenti devoti al proprio lavoro. La norma invece è purtroppo il fatto che gli aguzzini delle vittime siano giovani studenti bulli. E' recente la notizia che vede protagonista la provincia di Verona, dove nel corso dello scorso anno sono state registrate ben 250 denunce per episodi di violenza. Secondo un recente sondaggio di Skuola.net, il 30% degli studenti è stato coinvolto almeno una volta in un episodio del genere, mentre il 20% ne è stato spettatore. Anche se il bullismo non è ancora punibile come reato, a seconda dell'accaduto si possono configurare i reati di percosse o lesioni (artt. 581 e 582 c.p.), di danneggiamento (art. 635 c.p.), di ingiuria, diffamazione ( artt. 594 e 595 c.p), minaccia (art. 612 c.p.) e, nel caso di persecuzioni reiterate si potrebbe addirittura parlare di molestie ( art. 660 c.p.) e stalking. Le pene possono essere serie se coinvolgono un minore, e anche la mancanza di intervento, quando l'insegnante non commette violenza ma assiste ad episodi di bullismo, è punibile per il reato di culpa in vigilando dei precettori, art. 2048 c. 2. E’necessario dunque che l’Italia si dia fa dare per raggiungere anche in questo ambito un corpus legislativo ad hoc. F.Ce 11 Sabato 16 novembre 2013 Cultura NEL VOLUME DI ALBERTO ZANETTINI IL PROFILO STORICO DI UN UOMO CORAGGIOSO, PRESSOCHÉ DIMENTICATO DALLA “STORIA A SENSO UNICO” Paride Mori, eroe per pochi intimi Il bersagliere apparteneva al Battaglione M, il gruppo spontaneo che costituì la sola difesa dei territori del Friuli dalle truppe di Tito di Emma Moriconi i sono storie che sembra non sia possibile raccontare. Se su google si digita “Paride Mori”, i primi risultati sono quelli relativi ad una bagarre amministrativa circa una strada da intitolargli nel Comune di Traversetolo, in provincia di Parma. La didascalia dice semplicemente “Capitano dei bersaglieri”. È la targa della discordia. Si, perché Paride Mori fu ufficiale nel battaglione Mussolini, fu un fascista e un repubblichino che, insieme ad altri valorosi, difese il territorio italiano dall’invasione titina. Ebbene, l’amministrazione – di sinistra – nel 2010 intitola al capitano una via, ma l’Istituto Storico della resistenza di Parma, le associazioni partigiane e l’estrema sinistra insorgono: questa strada non s’ha da fare. L’Amministrazione fa dietro-front: “non sapevamo chi fosse Mori – si giustifica il sindaco Pazzoni – ma nessuno metta in dubbio l’integrità e l’attaccamento di Traversetolo ai valori della C Resistenza”. La vicenda inizia nel 2002, quando il Comune di Traversetolo decide di mettere mano alla toponomastica delle nuove zone. Alberto Zanettini è consigliere comunale di opposizione. Tra le sue proposte non vengono accettate quelle relative all’intitolazione ai Caduti di Alamein e neppure quella ai Martiri delle Foibe. Come se Al Alamein o le foibe fossero cose che non ci riguardano, pezzi di storia di serie B, solo perché non sono consacrati ai “valori” della cosiddetta resistenza. Si tratta di un reiterato rifiuto di prendere atto della storia. La proposta di intitolare una via a Paride Mori, invece, passa. Ma non passa per dare un segnale di riconciliazione, o di giustizia sociale. Passa semplicemente perché nessuno sa chi è Paride Mori. “Ci fu presentato dall’opposizione solo come capitano dei bersaglieri” si difende il sindaco. Eppure Mori nacque proprio a Traversetoli. Nemo profeta in patria. Oggi Alberto Zanettini racconta quei fatti in un volume, “Paride Mori capitano dei bersaglieri”, Donati Editore, inquadrando il periodo storico che visse l’Italia all’indomani dell’8 settembre 1943. I Bersaglieri del Battaglione “M” nascono come gruppo spontaneo dopo l’8 settembre e costituiscono la sola difesa dei territori del Friuli dalle truppe del Maresciallo Tito. Insieme a Mori sono molti i giovani che sacrificano la loro stessa esistenza, che si immolano per la Patria. Paride Mori cade nel febbraio 1944 nel corso di un agguato. Nel volume Zanettini racconta vicende taciute per decenni dalla solita ed impunita propaganda a senso unico. In quelle pagine ci sono fatti e sentimenti, come le lettere di Mori alla moglie e al figlioletto Renato. Dal 1964 le spoglie di Paride Mori riposano nel Sacrario d’Oltremare di Bari. Le vicende legate alla salma sono complesse, e vengono ricostruite da Zanettini con puntualità, e con l’amarezza del caso. Amarezza che è raddoppiata dopo le vicende di Traversetoli e della targa negata. Quegli “Eroici Bersaglieri sacrificatisi per la Patria ed ignorati dalle Istituzioni” artiamo dall’inizio: è il 9 settembre 1943. “A Verona – dice Zanettini – alcuni ufficiali decisero di formare un Battaglione di Bersaglieri volontari, intitolato a “Benito Mussolini”, al quale aderirono in breve tempo, circa quattrocento uomini, il più giovane aveva 15 anni e il più anziano ne aveva 60 … il Tenente Paride Mori era tra questi volontari”.“Per circa 20 mesi sopportarono le imboscate, la fame, il freddo, in numero molto inferiore al nemico, stimato ad uno a dieci, ma nonostante ciò resistettero e riuscirono a mantenere saldi alcuni confini nazionali che altrimenti sarebbero passati in mano alle orde comuniste di Tito. Poi il 30 P aprile del 1945, a guerra finita, i bersaglieri si arresero ai partigiani di Tito con la garanzia di aver salva la vita e di poter raggiungere da subito le proprie case. Ma i comunisti di Tito non mantennero fede alle promesse, i bersaglieri furono imprigionati, torturati e fatti morire di fame e di stenti, i cadaveri, invece di seppellirli, li gettavano nelle buche che servivano da latrine per i prigionieri. I pochi sopravvissuti fecero rientro in Italia il 27 giugno 1947”. È cosa da far accapponare la pelle pensare che a Josip Broz Tito l’Italia abbia concesso addirittura un’onorificenza come la Gran Croce al Merito e abbia, invece, dimenticato quei giovani che sacrificarono la loro stessa vita per la Patria. Il problema è sempre lo stesso: quello della storia a senso unico, scritta dai vincitori e gestita a proprio uso e consumo. Quest’Italia che considera la resistenza un “valore” dimentica troppo spesso la vergogna disumana delle foibe, dimentica troppo spesso i crimini partigiani, consentendo che si celebrino ricorrenze come quella del 25 aprile, definita “liberazione”. Per dirla con l’elaborazione di un concetto di Giordano Bruno Guerri, la sini- stra sconfigge il Fascismo solo arrendendosi ad un nemico più insidioso: il capitalismo americano. E la chiamano “liberazione”. Ebbene, in un’Italia piegata alle (il)logiche partigiane, non c’è spazio per una strada intitolata ai Martiri delle foibe, a Traversetoli, come non c’è spazio per i caduti di El Alamein, e neppure per il Capitano dei Bersaglieri Paride Mori, che “osò” far parte del Battaglione M. Il volume di Zanettini è intenso, drammatico, profondo. E, soprattutto, è completo. È una finestra su un mondo volutamente messo da parte, è una luce nel buio imperante di un’epoca che si tenta di raccontare a proprio uso e consumo, della quale vengono raccontate tutte quelle storie che fanno comodo, riadattate e reinterpretate a convenienza di parte, e della quale vengono taciute verità scomode. Il libro dedicato all’eroico bersagliere riequilibra, per quanto di sua pertinenza, la bilancia su cui da troppo tempo pesano bugie e silenzi ingiustificati, traccia la vita di Mori e le sue vicissitudini, in vita e dopo la morte. Il 18 febbraio 1944 Paride Mori cade in un agguato. La sua morte – racconta Zanettini – provoca rabbia e dolore tra i bersaglieri:“avevano tutti gli occhi lucidi di pianto e qualcuno singhiozzava. Addio Capitano Mori! Addio fratello di tutti!... vecchio Bersagliere dal cuore ardente che con l’esempio aveva alimentato la fede ed il coraggio in tutti quelli che gli avevano combattuto a fianco”. E.M. LETTERE pesso, nel volume, Zanettini riporta brevi passi delle lettere che Mori scriveva alla moglie Rosi e ai figli, che l’autore definisce “quel che più nobile possa sgorgare dal cuore e nel pensiero di un combattente di fede italica”. Eccone alcuni brevi esempi, necessari per comprendere l’anima di questo eroe di cui si è tentato di oscurare la memoria: Da una lettera al figlio decenne Renato: “come vedi io faccio il bravo soldato e servo la Patria con le armi ben salde nel pugno e tu devi fare il bravo ragazzo amando l’Italia, perlomeno quanto l’ama il tuo Papà e prepararti a servirla quando sarai grande … studiando imparerai che il donare per Essa la vita è il più grande onore che possa S sperare ogni Italiano che sia degno di portare questo nome … abbracciamo e grida con me Viva l’Italia”. Da una lettera alla moglie Rosi del 9 novembre 1943: “… se Dio ha segnato sul quadrante della mia vita l’ora suprema vuol dire che, in pace o in guerra, io me ne debbo andare e lasciarti il peso dei miei figli. Ma se quest’ora dovesse essere prossima , ti ho già detto tante volte che preferirei morire con l’arma in pugno, di fronte al nemico, per la salvezza della mia patria, che tu sai quanto io ami … e se proprio dovessi cadere tu sarai tanto forte da sopportare fieramente il tuo dolore benedicendo Dio d’avermi fatto morire della morte più bella ” E.M. 12 Sabato 16 novembre 2013 Editoria UN PROGRAMMA MOLTO RICCO PER LA MANIFESTAZIONE TOSCANA L IBRI Al via il Pisa Book festival “La scuola della carne” Quest’anno protagonista la Germania con i maggiori autori contemporanei di Francesca Ceccarelli utto pronto per l’undicesima edizione del Pisa Book Festival: quest’anno è la Germania paese ospite d’eccezione. Un programma ricco e per tutti i gusti: dalle anteprime nazionali dei libri “Buio per i Bastardi” di Pizzofalcone di Maurizio De Giovanni e “l’importanza dei luoghi comuni” di Marcello Fois a oltre 200 eventi e tante novità. Si aprirà così la fiera nazionale dell’editoria indipendente che si svolgerà a Pisa dal 15 al 17 novembre 2013. La manifestazione verrà ospitata al Palazzo dei Congressi di Pisa: un’occasione per dare voce agli autori più interessanti del panorama europeo. Si inizia il 14 novembre con la mostra dell’autore-illustratore Philip Waechter allestita nelle sale di Palazzo Blu con 25 tavole originali: realizzata con la collaborazione di Hamelin, la mostra resterà aperta fino al 30 gennaio 2014 e darà la possibilità ai visitatori di entrare in contatto con la fantasia di uno degli artisti tedeschi più innovativi del settore. A rappresentare i rapporti tra Germania e Italia sarà l’editore-scrittore Klaus Wagenbach che con Ranieri Polese parlerà del suo libro autobiografico La libertà dell’editore (Sellerio). Questi gli altri nomi di spicco tedeschi: Joe Lendle lavora nell’editoria ed è scrittore: a Pisa presenterà il suo primo romanzo “La cosmonauta”, tradotto di recente in italiano dall’editore Keller. Sarà presentato al pubblico da Franco Farina con la partecipazione del traduttore Franco Filice e letture del gruppo Fare Teatro del Teatro Verdi di Pisa. Karl Olsberg, classe 1960, dialogherà al festival con Marco Malvaldi T che presenterà il suo ultimo romanzo Argento Vivo (Sellerio). Matthias Frings, scrittore, giornalista e conduttore televisivo presenta il libro Der letzte Kommunist (L’ultimo comunista), pubblicato dalla casa editrice Voland, dove racconta la vita dello scrittore Ronald M. Schernikau, l’ultimo dogmatico comunista, che, dopo essere fuggito oltre il Muro sogna di fare il viaggio all’indietro. Frings dialogherà con lo scrittore Vanni Santoni e con il germanista Luca Crescenzi. Birgit Vanderbeke presenta ‘Das lässt sich ändern’, appena uscito per Del Vecchio Editore con il titolo Si può fare. Nel romanzo, attraverso le vicende di una fa- FORMAZIONE: UNIVERSITARI A CONFRONTO miglia, la scrittrice racconta vent’anni di storia tedesca ed europea . La scrittrice converserà con la giornalista Maria Vittoria Vittori. Nicol Ljubić al festival Nicol Ljubic parlerà del rapporto tra storia e narrazione nella rubrica “Riflessioni”. E poi Jan Peter Bremer parla del libro ‘L’Investitore americano’ che presenterà al festival. Come nelle precedenti edizioni il Pisa Book Festival offrirà un programma straordinario di conferenze, laboratori per grandi e piccoli, seminari per i professionisti e un Caffè Letterario dove gli incontri saranno moderati da Laura Montanari e Fabio Galati. E' uscito il 6 novembre l'inedito di Yukio Mishima ra le maggiori novità editoriali di questi giorni c'è sicuramente La scuola della carne, di Yukio Mishima. Un romanzo edito per la prima volta in Giappone nel 1963 e finalmente, dopo cinquant'anni, dal 6 novembre è arrivato anche sugli scaffali delle librerie del nostro Paese. Nelle circa 240 pagine di questo per i lettori italiani “nuovo” libro di uno dei più grandi scrittori giapponesi di tutti i tempi, ci si incammina alla ricerca di chiarimenti su questioni che, in un modo o in un altro, ad un livello maggiore o minore, hanno prima o poi toccato la vita della maggior parte di noi. Può la passione arrivare ad annebbiare una mente lucida? Quando ci ritroviamo a pensare di essere innamorati, come facciamo a capire se si tratta di sentimenti veri o semplicemente dell'inganno dei sensi? Per trovare le risposte “non resta che frequentare quella 'scuola della carne' che è la vita” si legge in un articolo sull'argomento sulla Biblioteca dell'Estremo Oriente. La storia raccontata da Mishima ha per protagonista Taeko, una trentanovenne elegante e bellissima, che conduce una vita agiata e godereccia, in un contesto – quello del dopoguerra – in cui il desiderio di occidentalizzazione si contrappone ad antiche tradizioni e pregiudizi. L'avvenente Taeko non rinuncerebbe mai al suo stile di vita e alla sua libertà. Fino a quando non incontra il giovane Senkichi, con il quale instaura una relazione magica e fatale. Della quale la protagonista T si trova irrimediabilmente in balia. Tra i due amanti nasce un gioco perfido e ossessivo, in cui il ruolo di vittima e carnefice viene ricoperto ora dall'uno ora dall'altro. “Amore e laidezza possono convivere? Con quali risultati se non quelli del dolore? Cosa ci fa andare oltre quel volto, oltre l'inganno della bellezza? E di cosa ci innamoriamo realmente, dell'illusione o della realtà?” scrive Mariella Sordo recensendo La scuola della carne. E aggiunge: “Anche Taeko si pone queste domande e capisce che quell'essere che aveva tanto amato era una chimera nata dai suoi stessi sogni. E dopo il male e la crudeltà, sprofonda nuovamente nella purezza della sua solitudine. Avrebbe realmente amato l'uomo che le stava di fronte, ma lui l'aveva fatta soffrire con una perfidia che oltrepassava ogni immaginazione. Non lasciando più spazio al sogno”. Cristina Di Giorgi TROPEA, PREMIO LETTERARIO NAZ IONAL E 2 0 1 3 : VINCE VIT O T E T I Più libri, più idee “Il patriota e la maestra” Q uesto lo slogan che dà il titolo alla seconda edizione della manifestazione promossa dalla Fiera della piccola e media editoria e dall'Associazione italiana editori. Attraverso un ciclo di conferenze, che si svolgeranno nelle sedi delle principali università della Capitale, gli organizzatori si propongono di fornire le prime risposte ad una serie di domande e questioni relative alle nuove frontiere dell'editoria. Destinati agli studenti universitari dei corsi di editoria i seminari saranno quattro e riguarderanno in particolare il graphic novel e le sue tecniche (25 novembre ore 12, aula Sabatino Moscati, Tor Vergata), le nuove professioni editoriali legate al web (25 novembre ore 16, aula Oriana La Sapienza, via Salaria 113), grafica ed infografica per l'editoria (26 novembre ore 9.30, Istituto europeo di design, via Alcamo 11), story telling ed editoria transmediale (29 novembre ore 14, Roma Tre, Via Ostiense 233). “Più libri più idee – si legge nel sito internet dell'evento – è un progetto che nasce nell'ambito della Fiera nazionale della piccola e media editoria promossa dall'Associazione italiana editori con l'obiettivo di sviluppare consapevolezza e fare informazione sui temi più attuali per l'editoria italiana”. Gli incontri formativi sono gratuiti ma i posti sono limitati. Per partecipare occorre iscriversi preventivamente mediante l'apposito forum on line sul sito www.piulibripiuliberi.it nell'area “iniziative”. Peccato gli incontri non siano aperti anche agli addetti ai lavori e agli appassionati del settore, che ne avrebbero tratto utili indicazioni professionali ed importanti stimoli di crescita e riflessione. C.D.G i è appena concluso il Tropea Festival Leggere & Scrivere, la manifestazione letteraria calabrese che, giunta quest'anno alla sua seconda edizione, ha offerto un interessante spazio di confronto in cui intellettuali, artisti e lettori si sono confrontati sulle nuove forme di comunicazione. Nel corso dell'evento, articolato in tre sezioni (“Una regione per leggere”, “Calabria fabbrica di cultura” e “Carta Canta”), si è anche tenuta la settima edizione del Premio Letterario Nazionale. Promosso dall'associazione culturale Accademia degli Affaticati, il concorso – primo in Italia a diffondere le opere finaliste in formato ebook – ha visto come finalisti di quest'anno Edoardo Albinati, Benedetta Palmieri e Vito Teti. Il vincitore dell'edizione 2013, scelto dai 409 sindaci dei Comuni calabresi e da una giuria popolare, è Vito Teti, che con il suo “Il patriota e la maestra” (Ed. Quodlibet 2012) ha conquistato oltre il 72% delle preferenze. Un romanzo, quello di Teti, che racconta le vicende di Antonio Gracea, calabrese antiborbonico e della giovane maestra torinese Giovanna Bertola. Sullo sfondo, altri personaggi del Risorgimento meridionale, composti in un mosaico di semplice quotidianità. Questa vittoria, come si legge nel sito internet della manifestazione, “è un indicatore della tendenza a prediligere le storie legate al reale rispetto alle narrazioni o ai romanzi di fantasia. La storia con la s minuscola insomma, vicissitudini individuali che, legandosi tra loro, danno vita al racconto di vicende storiche e dinamiche che producono l'evoluzione sociale”. C.D.G S Vito Teti