Caro don Fiorenzo, penso di interpretare il pensiero di molti di noi

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Caro don Fiorenzo, penso di interpretare il pensiero di molti di noi
Caro don Fiorenzo, penso di interpretare il pensiero di molti di noi, se con
questa messa per i tuoi 50 anni di sacerdozio qui a Mori, ringraziamo il Signore
e te per il bene che hai fatto alla nostra Comunità.
Ti ricordiamo quando arrivasti, giovane cappellano, nel 1970 e rimanesti con
noi fino al ’74, assieme al compianto don Paride, fraternamente incontrato
poco prima della sua morte, con il quale gestimmo i campeggi in Val di Sole
per i ragazzi nati a metà anni 50^, alcuni dei quali vedo qui questa sera.
Hai ricordato anche don Natale il cui rapporto-visti i tempi ed il suo forte
carattere- era dialettico e la cui preoccupazione con me, relativamente alla vita
di campeggio, era che i ragazzi non rimanessero in camera da soli, per non
cadere in tentazione…Io cercavo di rassicurarlo, di sdrammatizzare, come
potevo.
Furono anni di grande fermento ed innovazione nella Chiesa, sulla scia del
Concilio Vaticano II, con le difficoltà della sua comprensione e controversa
attuazione, una stagione di grande tensione e mutamento nella società civile,
anni fecondi per certi versi e nel contempo laceranti. Iniziò lo stragismo e di lì
a poco arrivarono i terribili anni di piombo .
Tu rappresentavi per noi, giovani inquieti e curiosi sul nostro futuro,un punto di
riferimento, con i tuoi stimoli culturali e spirituali, grazie ai quali trovavamo
ancoraggio nella Fede ed ai valori del Vangelo, cercando di viverli nell’impegno
ecclesiale e civile. Ricordo con nostalgia i bei momenti passati assieme, che ci
sono serviti, nel corso degli anni, per dare e darci una mano nell’affrontare le
difficoltà della vita.
Come hai anticipato nei tuoi ricordi di poco fa, tornasti a Mori ai tempi di don
Cosma, dopo che eri diventato professore di teologia morale nel seminario
diocesano e per 20 anni la tua Comunità di riferimento fu ancora Mori, con la
messa delle 18, estate ed inverno, in cui riuscivi ad esprimere il meglio nella
liturgia della Parola . Sapevi proporci l’essenza dei testi sacri, con una lettura
rigorosa ed esigente, per dare senso alla vita cristiana e civile, stimolando il
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cammino della nostra coscienza individuale nella crescita in responsabilità e
consapevolezza.
Questo tuo legame con Mori, con le persone bisognose di ascolto e conforto,
non lo hai mai fatto venir meno, anche quando hai assunto nuovi incarichi, che
in qualche caso e forse con qualche errore ti hanno procurato non poche
sofferenze.
Desidero ricordare le tue riflessioni che, da tanti anni, puntualmente, ci mandi
in occasione del Natale e della Pasqua, che ci fanno tanto bene, dove, in questi
ultimi anni hai posto il tema della salvaguardia del Creato; drammaticamente
attuale con i mutamenti climatici, che papa Francesco ha prepotentemente
posto alle nostre coscienze con l’enciclica Laudato sì, con il richiamo a stili di
vita più sobri e senza sprechi.
Tra gli aneddoti della tua pastorale, uno mi è rimasto impresso più di altri : la
serata all’oratorio, dopo il 16 gennaio 1991, giorno dell’attacco all’Irak da parte
della coalizione occidentale. Commentasti la ferma condanna ed il forte
disappunto di Giovanni Paolo II, per non essere stato ascoltato, con la storica
frase "Mai più la guerra, avventura senza ritorno”. Con spirito profetico
preconizzasti, i disastri che sarebbero seguiti drammaticamente in quella
sfortunata area , fino ai nostri giorni.
Quella serata la ricordai nel 2005, quando stavamo raccogliendo le
testimonianze per il primo libro su Mori e la Seconda Guerra Mondiale e ti
chiedemmo di farne la prefazione, che rappresenta una sintesi della posizione
di tanti Papi sul dramma della guerra.
Con questo spirito, caro don Fiorenzo, ho cercato di contestualizzare la tua
azione pastorale ed umana in mezzo a noi, non solo per ringraziarti , assieme
al Signore, ma anche per fare un po’ di memoria comune, per ricaricarci un po’
nel ritrovare motivazioni e valori autenticamente cristiani.
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Ciò anche per affrontare con fede, giustizia, solidarietà, speranza-in un mondo
che ,hai detto poco fa, appare disperato-, le grandi sfide che ci attendono, cui,
come cristiani, dobbiamo essere in grado di assumerci la nostra parte di
responsabilità.
Grazie e Buen Camino…
Mori 13 ottobre 2016
Marcello Benedetti
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