Predicazione del 06.03.2016 “Segui i piani pazzi di Dio

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Predicazione del 06.03.2016 “Segui i piani pazzi di Dio
Predicazione del 06.03.2016 “Segui i piani pazzi di Dio” - PdGToscana
Predicazione del 6.03.2016
Past. Giovanni Di Sano
Redazione a cura di Fabio Pecoraro
“Segui i piani pazzi di Dio”
Spesso, nel nostro percorso di maturazione nella fede, ci capita di pensare di aver acquisito in
modo più o meno definitivo qualcosa, di aver “capito” come funziona questa o quella cosa e di
renderci conto, di lì a poco, che c'è molto di più di ciò che avevamo capito e che avevamo
“sistemato” in qualche casella mentale. Con Dio scopriremo, sempre una cosa in più e per
questo la Bibbia ci invita a cantare a Dio un canto nuovo, perché c'è sempre qualcosa di nuovo.
Dio non ragiona come ragioniamo noi uomini. Se abbiamo da percorrere uno spazio da A a B,
noi uomini pensiamo solo linee rette, mentre Dio ragiona in modo diverso ed ha molti modi
diversi che escono fuori dal nostro limite di pensiero. Questo accade proprio perché Dio è
capace di fare abbondantemente al di là di ciò che noi chiediamo o pensiamo, ma se proviamo
a incastrare perfettamente, secondo le nostre logiche, quello che Dio vuole fare nella nostra
vita, non è più Dio, ma siamo noi ad avere il comando della nostra vita. Ma in questo caso,
stiamo dicendo a Dio di non fare cose che non siamo in grado di capire, non fare cose che non
saremmo in grado di pensare da noi stessi e – per tornare all'esempio del percorso da A a B –
stiamo dicendo a Dio, che quel percorso si può fare solo con una linea retta, perché a questo
noi arriviamo. Ma se Dio è il Signore (ed è il Signore) non dovremmo lasciare a Lui il controllo?
Ecco che il messaggio di oggi ci vuole esortare a seguire i piani “pazzi” di Dio. Se non è “pazzo”
il piano che stiamo seguendo, se possiamo incastrarlo perfettamente nelle nostre logiche
umane, allora non è Dio, ma siamo noi. Dio, del resto, non ci ha mai chiesto di “capirlo”, ma di
fidarci di Lui. Se lo “capiamo”, non è fiducia. La fiducia è proprio quando davanti a noi c'è
qualcosa che non conosciamo. I piani che Dio sviluppa nella nostra vita non sono sempre in
linea con quello che noi pensiamo, perché Lui ha moltissimi modi per portarci dal punto A al
punto B e per comprendere il tema centrale di cui vogliamo parlare, prendiamo II Re al capitolo
3, cominciando a leggere dal verso 1 al verso 5:
“1 Jehoram, figlio di Achab, cominciò a regnare sopra Israele a Samaria l'anno diciottesimo di
Giosafat, re di Giuda, e regnò dodici anni. 2 Egli fece ciò che è male agli occhi
dell'Eterno, ma non come suo padre e sua madre, perché tolse via la stele di Baal, che suo
padre aveva fatto. 3 Tuttavia egli
rimase attaccato ai peccati di Geroboamo figlio di Nebat, che aveva fatto peccare Israele, e non
se ne allontanò. 4
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Mesha, re di Moab, era un allevatore di pecore e pagava al re d'Israele un tributo di centomila
agnelli e la lana di centomila montoni. 5
Ma alla morte di Achab, il re di Moab si ribellò al re d'Israele.”.
Questi primi versi ci parlano della situazione socio politica che faceva da contorno al ministero
del profeta Eliseo. Jehoram regnò per dodici anni circa 2850 anni fa. Nello stesso periodo,
viene menzionato un altro re, Giosafat. Abbiamno già detto, in
altra occasione, che il regno di Israele si era suddiviso in due regni, quello di Israele a nord e
quello di Giuda a sud. Quindi abbiamo due re che regnano contemporaneamente. Jehoram,
ci fa sapere la Bibbia, era discendente diretto di
Achab,
ma non fece così male come il padre e la madre
[1]
. Il primo principio che questo passo ci insegna riguarda proprio la necessità di spezzare il
cerchio dei legami con le condotte dei nostri antenati, perché non è detto che se abbiamo avuto
qualcuno tra i nostri avi che ha fatto qualcosa di male agli occhi di Dio noi dobbiamo portare
avanti quel male, quel peccato nella nostra generazione. Jehoram
cercò di non fare questo, ma neppure tornò indietro dal suo modo di vivere. Il genitore che
cresce un figlio ha un impatto molto forte sulla sua vita e questo riguarda il bene, ma anche il
male: ecco perché dobbiamo rompere il cerchio, sapendo che Gesù è venuto anche per questo.
Leggiamo cosa ci dice, a questo proposito, II Corinzi 5:17
“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco,
tutte le cose sono diventate nuove.”.
Gesù è dunque venuto per farci ricominciare da capo, con una cosa nuova.
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Ma cosa avevano fatto Achab e Jezebel di così terribile che aveva così pesantemente
influenzato la vita del figlio? Vediamolo in I Re 16, dal verso 31 al verso 33:
“31 Inoltre, come se fosse stata per lui un'inezia il seguire i peccati di Geroboamo figlio di
Nebat, prese in moglie Jezebel, figlia di Ethbaal, re dei Sidoni, e andò a servire Baal e a
prostrarsi davanti a lui. 32 Eresse poi un'altare a Baal nel tempio di Baal, che aveva
costruito in Samaria. 33 Achab fece anche un'Ascerah [2] .
Achab provocò ad ira l'Eterno, il DIO d'Israele, più di tutti i re d'Israele che l'avevano preceduto.”
.
Achab, in sostanza, aveva sposato una adoratrice pagana ed aveva stabilito un luogo di
adorazione pagana in mezzo al popolo di Dio: era riuscito a fare peggio dei suoi predecessori.
Tornando a Jehoram, questi avrebbe potuto decidere di rompere il cerchio delle malefatte degli
avi ed in effetti qualcosa iniziò a fare: fece distruggere gli altari e gli idoli fatti erigere dal padre,
ma non completò quel ciclo di conversione che lo avrebbe portato definitivamente fuori dalla
storia degli antenati. Prima di andare avanti, soffermiamoci un poco sulla vicenda di
Geroboamo.
Sappiamo che Davide aveva riunito tutto il popolo di Israele e che a Davide succedette il figlio
Salomone e a questi Roboamo. Quest'ultimo viene consultato dai saggi perché tutto il popolo
stanziato al nord aveva chiesto un alleggerimento della pressione fiscale (diremmo oggi),
perché molto gravoso era stato il contributo richiesto da Salomone per la costruzione del
tempio. Roboamo, invece di ascoltare i saggi che avevano consigliato di dare seguito alle giuste
richieste del popolo, segue il parere di alcuni giovani che lo esortano a reagire con durezza
annunciando un inasprimento della pressione fiscale. Geroboamo
tornò quindi dai suoi e le tribù, in quel momento, si divisero: il regno di Giuda con la tribù di
Beniamino rimasero al sud e le altre dieci tribù rimasero al nord, guidati proprio da Geroboamo.
Leggiamo cosa succede dopo in I Re 12:26-31:
“5 Poi Geroboamo edificò Sichem nella regione montuosa di Efraim e vi si stabilì; quindi uscì di
là e edificò Penuel. 26 Geroboamo disse in cuor suo: «Ora il regno tornerà probabilmente
alla casa di Davide. 27 Se questo popolo sale a Gerusalemme per
offrire sacrifici nella casa dell'Eterno, il cuore di questo popolo si volgerà nuovamente verso il
suo signore, verso Roboamo re di Giuda; così mi uccideranno e torneranno a Roboamo, re di
Giuda». 28 Dopo essersi consigliato, il re fece
due vitelli d'oro e disse al popolo: «È troppo per voi salire fino a Gerusalemme! O Israele, ecco
i tuoi dèi che ti hanno fatto uscire dal paese d'Egitto!». 29
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Ne collocò quindi uno a Bethel, e l'altro a Dan. 30
Questo fu causa di peccato, perché il popolo andava fino a Dan per prostrarsi davanti a un
vitello. 31
Egli costruì anche templi sugli alti luoghi e fece sacerdoti presi da ogni ceto di persone, che
non erano figli di Levi.”.
Accade che Geroboamo, con la sua voglia di possedere le tribù, non avendo la visione di Dio e
temendo che esse si ricongiungessero alle altre, fa sì che le tribù cambiassero l'oggetto della
loro adorazione: questa era la eredità che portava con sé Jehoram, questi erano gli antenati da
cui veniva. Persone che non stavano adorando Dio e che avevano sempre spinto per l'idolatria.
Possiamo adesso tornare al capitolo 3 di II Re e vediamo che anche Mesha cerca di dare un
taglio con il proprio passato, si ribella rifiutandosi di dare il tributo di
“centomila agnelli e la lana di centomila montoni”
. Proseguiamo la lettura dal verso 6 al verso 13 e vediamo che ci sono tre persone che
volevano dare un taglio col passato:
“6 Allora il re Jehoram uscì di Samaria e chiamò a raccolta tutto Israele; 7 poi si mise in via e
mandò a dire a Giosafat, re di Giuda: «Il re di Moab si è ribellato contro di me; vuoi venire con
me a combattere contro Moab?». Quegli rispose: «Verrò, conta su di me come su di te, sul
mio popolo come sul tuo popolo, sui miei cavalli come sui tuoi cavalli». 8
Poi domandò: «Per quale via saliremo?». Jehoram rispose: «Per la via del deserto di Edom». 9
Così il re d'Israele, il re di Giuda e il re di Edom si misero in marcia; dopo aver compiuto un
percorso intorno al deserto per sette giorni venne a mancare l'acqua all'esercito e alle bestie
che li seguivano. 10
Allora il re d'Israele disse: «Ahimè, l'Eterno ha chiamato assieme questi tre re, per darli nelle
mani di Moab!». 11
Ma Giosafat chiese: «Non c'è qui un profeta dell'Eterno per mezzo del quale possiamo
consultare l'Eterno?». Uno dei servi del re d'Israele rispose e disse: «C'è qui Eliseo, figlio di
Shafat, il quale versava l'acqua sulle mani d'Elia». 12
Giosafat disse: «La parola dell'Eterno è con lui». Così il re d'Israele, Giosafat e il re di Edom
discesero da lui.”.
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Un altro principio che possiamo trarre da questo passo riguarda l'attenzione che dobbiamo
prestare alle “alleanze” non sante. Siamo certamente chiamati ad amare le persone di questo
mondo, ma dobbiamo comprendere una cosa molto importante e per comprenderla torniamo
alla Bibbia. Jehoram, abbiamo visto, non temeva il Signore, mentre Giosafat si. La Bibbia ci fa
sapere che quello che permise alla tribù di Giuda di rimanere più tempo nella terra promessa
rispetto alle altre tribù del regno di Israele era proprio il fatto che mentre questa era guidata da
un re che faceva ciò che compiaceva l'Eterno, le altre erano guidate da re che facevano tutto
ciò che era male ai Suoi occhi. In questo stato di cose, Giosafat non aveva alcun giovamento
ad allearsi con Jehoram, eppure si allea con lui (vedi v. 7). Questo ci fa
comprendere che anche se siamo stati chiamati da Dio per un Suo progetto eterno, dobbiamo
stare con persone che possano edificarci affinché non ciò che noi desideriamo, ma ciò che Dio
vuole ci accada. Spesso condividiamo cose per noi importantissime, profonde amicizie, con
persone che non condividono con noi la fede in Dio, ma se è vero che dobbiamo amare gli altri,
frequentare e servire gli altri, è anche vero che ben altra cosa è unirsi a chi ci è profondamente
diverso, allearci con chi non condivide con noi la fede. Talvolta vediamo ragazzi e ragazze che
si fidanzano con persone non credenti (spesso descritte come “non ancora credenti”) verso le
quali sentono una sorta di sentimento missionario: sposare una persona per portarla a servire
Dio. Il fidanzamento missionario non è certamente nei piani di Dio, per il semplice fatto che Dio
non può mai preparare una persona insieme alla quale potremmo non servirLo. Dobbiamo
capire che le cose che un uomo dovrebbe cercare in una donna sono essenzialmente due: la
prima è che questa abbia il cuore per Dio; la seconda è se si è disposti a morire per lei. Può
sembrare forte, ma se ci pensiamo bene, il matrimonio è come un uomo che muore lentamente,
perché se condensiamo Efesini 5 leggiamo che l'uomo deve amare la propria moglie come
Cristo che ha amato la propria chiesa dando se stesso per lei!
Torniamo a Jehoram e vediamo che fu molto intelligente perché, strategicamente, non si
espone ad un attacco e coinvolge un altro re che sapeva a lui amico nell'attacco a Moab. Non
aveva considerato però una cosa: l'acqua, dopo una settimana, finì. Trovandosi davanti a quel
problema, Jehoram pensa che Dio li aveva condotti fino a lì per farli
morire, ma Giosafat gli chiede se per caso, da quelle parti ci fosse un profeta. C'era Eliseo, che
aveva servito Elia, gli risponde Jehoram. Eliseo
traeva la sua fama dall'aver servito Elia e per questo suo essere servo Giosafat ha la certezza
che Dio lo avrebbe ascoltato. Riprendiamo II Re 3, dal verso 14 e vediamo cosa accade:
"14 Allora Eliseo disse: «Come è vero che vive l'Eterno degli eserciti, alla cui presenza io sto,
se non fosse per il rispetto che ho per Giosafat, re di Giuda, non avrei neppure badato a te e
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non ti avrei degnato di uno sguardo. 15 Ma ora conducetemi un suonatore». E avvenne
che, mentre il suonatore arpeggiava, la mano dell'Eterno fu sopra Eliseo. 16
Allora egli disse: «Così parla l'Eterno: "Scavate molte fosse in questa valle".
17
Poiché così dice l'Eterno: "Voi non vedrete né vento né pioggia; tuttavia questa valle si riempirà
di acqua; e berrete voi, il vostro bestiame e le vostre bestie da soma. 18
Ma questo è ancora poca cosa agli occhi dell'Eterno, perché egli darà anche Moab nelle
vostre mani. ”.
Accade che il profeta Eliseo chiama un suonatore e mentre questo suona lui comincia a
ricevere da parte di Dio. Tutti noi abbiamo bisogno di una parola da parte di Dio, non solo
abbiamo bisogno di rompere con il circolo del peccato, ma ci serve anche e continuamente una
parola da parte di Dio. Nella nostra vita ci serve una voce profetica, una voce che può
raggiungerci attraverso un uomo di Dio, sapendo che in ogni caso è stata seminata già una
Parola nel nostro cuore ed è la Parola sulla quale dobbiamo cominciare a mettere fede.
Cosa succede nel passo che abbiamo letto? Succede Eliseo non dice le parole che il popolo si
aspettava. Il popolo, i guerrieri ed il re aspettavano qualcosa ed il profeta dice una cosa diversa.
In quelle circostanze, ciascuno di noi avrebbe pensato "Signore, ma che c'entra? Ti
stiamo chiedendo l'acqua, perché ci rispondi in questo modo?". Il fatto è che Dio ha i Suoi piani
e noi dobbiamo seguire i Suoi piani, quello che Lui ha preparato per noi.
In quel momento il popolo aspettava l'acqua che arrivasse dall'alto, ma il profeta dà loro una
parola diversa. Seguiamo la lettura dal verso 19, fino al verso 25:
"19 Voi distruggerete tutte le città fortificate e tutte le migliori città, abbatterete tutti gli alberi
buoni, turerete tutte le sorgenti d'acqua e rovinerete ogni buon appezzamento di terra con
pietre"».
20 Al mattino seguente, nell'ora in cui era offerta l'oblazione di cibo, ecco arrivare
l'acqua dal lato di Edom e il paese ne fu ripieno. 21 Ora tutti i Moabiti, saputo
che quei re erano saliti per muovere loro guerra, radunarono tutti quelli che erano in grado di
portare le armi, giovani e vecchi, e si schierarono alla frontiera. 22
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Quando si alzarono al mattino presto, il sole splendeva sulle acque; allora i Moabiti videro
davanti a loro le acque rosse come sangue; 23
e dissero: «Quello è sangue! Certamente quei re sono venuti alle mani e si sono uccisi l'un
l'altro; or dunque, Moab, alla preda!». 24
Così avanzarono verso il campo d'Israele; ma gli Israeliti si levarono e sbaragliarono i Moabiti,
che fuggirono davanti a loro. Si inoltrarono quindi nel paese, continuando a uccidere i Moabiti. 25
Distrussero le città; ogni buon appezzamento di terra lo riempirono di pietre, ciascuno
gettandovi la sua; turarono tutte le sorgenti d'acqua e abbatterono tutti gli alberi buoni. Di
Kir-Hareseth rimanevano soltanto le pietre, ma i frombolieri la circondarono e l'attaccarono.
".
Dio ha i Suoi piani.
Ciascuno aspettava che l'acqua arrivasse come avevano immaginato, ma Dio sapeva che le
cose sarebbero successe in modo diverso. Forse non era il modo in cui pensavano che Dio
avrebbe dovuto rispondere, ma Dio ha i Suoi piani e spesso non capiamo, se non quando
arriviamo dove Dio vuole portarci.
La cosa che dobbiamo realizzare oggi è che Dio ha un piano per noi.
Dobbiamo realizzare che abbiamo bisogno di rompere con un ciclo, rompere con cose alle quali
ci siamo legati ed entrare nella consapevolezza del piano che Dio ha per noi.
[1] La madre era Jezebel, altro nome pesante da portare che, ancora oggi, rappresenta colei
che brama il male.
[2] altare
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