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Osservatorio Fillea Grandi Imprese e Lavoro
Newsletter Costruzioni e Grandi Imprese
Note di approfondimento ed informazione sull’industria delle costruzioni
30 ottobre – 6 novembre 2015
a cura di Alessandra Graziani1 e Giuliana Giovannelli2, Centro Studi Fillea Cgil
I commenti della settimana
Economia
Secondo Istat l’evoluzione congiunturale dei prossimi mesi rimane positiva. Nella manifattura e nei
servizi proseguono i segnali di ripresa a fronte di una stagnazione dell’attività delle costruzioni. Anche le tendenze
osservate nei consumi e sul mercato del lavoro risultano favorevoli. Anche nel mobile crescono le aspettative di
crescita a breve.
Legislazione Legge di Stabilità. L'Ance ha calcolato che per la prima volta dal 2009 si registra un incremento dell'
1% degli stanziamenti in opere pubbliche (termini reali).
Grandi imprese Dal 2009 uscite dal mercato 9 cooperative di costruzioni e 14 SpA. Ventiquattro ore di sciopero a
Bergamo per la vertenza Italcementi.
Le notizie della settimana
Congiuntura:
cemento:
Ance:
legislazione:
legislazione:
distr. Pesaro:
legno arredo:
sei campioni da comprare per J. P. Morgan (Affari&Finanza, 02.11.15)
investimenti pubblici ok, +1% di risorse (Il Sole 24 Ore, 03.11.15)
subappalti senza indicare le imprese (Il Sole 24 Ore, 04.11.15)
Stabilità, pronto decreto sblocca investimenti (Il Sole 24 Ore, 04.11.15)
l’agonia del distretto del mobile (Il Messaggero, 06.11.15)
ripartono i consumi di mobili (Il Sole 24 Ore, 06.11.15)
Grandi imprese delle costruzioni:
Grandi imprese:
Italcementi:
Mantovani:
Astaldi:
Coopsette:
Vianini:
Natuzzi:
Pizzarotti:
dal 2008 uscite 9 coop e 14 SpA (Edilizia e Territorio, 02.11.15)
ok a 24 ore di sciopero (Corriere Trentino, 03.11.15)
fatturato aspettando rimborsi Expo (Il Gazzettino, 03.11.15)
nuovi ordini per 209 milioni a Varsavia (Il Sole 24 Ore, 03.11.15)
attiva gli ammortizzatori per 550 dipendenti (Il Sole 24 Ore, 03.11.15)
Delfini Presidente (Il Mattino, 04.11.15)
si racconta con la Puglia (Italia Oggi, 06.11.15)
punta sul Montenegro (Milano Finanza, 06.11.15)
Rapporti e studi:
Cresme:
Istat:
Istat:
Gare, accelerano ferrovie e Anas (Il Sole 24 Ore, 03.11.15)
prospettive per l’economia italiana 2015-2017 (Comunicato Istat, 05.11.15)
Nota mensile n. 10, ottobre 2015 (Comunicato Istat, 06.11.15)
Eventi:
Asphaltica World, Verona Fiera, 29 – 30 ottobre 2015
Ecomondo. The green technologies expo, Rimini fiera, 3-6 novembre 2015
Batimat, le mondial du batiment, Parigi, 2-6 novembre 2015
Oice, Rapporto 2015 sulla presenza delle società di ingegneria ed architettura all’estero, Roma, 4 novembre 2015
Congiuntura
Cemento (02.11.15): Il 2015 non sarà di certo ricordato come un anno propizio per il settore del cemento, ma
secondo un studio dí Jp Morgan il 2016 dovrebbe mostrare tiepidi segnali di miglioramento. A Livello globale
quest'anno la domanda è scesa del 2%, ma la stabilizzazione della crisi cinese dovrebbe portare nel 2016 a recuperare
proprio un 2% di volumi. L'Italia resta indietro: dai 46,9 milioni di tonnellate del 2006, il 2014 si è chiuso con 19,9
milioni di tonnellate, e il 2015 dovrebbe registrare un calo ulteriore del 5%. II consumo pro-capite tricolore è stimato
in 332 chili, il 60% in meno del record 2006. Tuttavia dopo una simile contrazione, per il prossimo triennio la banca
d'affari Usa stima una crescita media annua della domanda dell'1,5%. In questo contesto di mercato fatto di aree
negative e altre in espansione, i grandi gruppi che sono presenti nei Paesi in crescita come Cina, Usa e Asia saranno i
preferiti. A questo proposito Jp Morgan individua una rosa di 6 campioni i cui titoli sono da comprare vale a dire la
franco elvetica Holcim-Lafarge, l'americana Cemex, l'indonesiana Indocement, la giapponese Taìheyio Cement, la
cinese Anhui Conch e l'araba Yanbu Cement. Heidelberg Cement, che sta per fondersi con ltalcementi, e Buzzi Unicem
a giudizio di Jp Morgan sono invece da sovra pesare (overweight).
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Ance (03.11.15): Non ci sono solo la cancellazione del patto di stabilità interno e l'accelerazione della spesa 2016
per effetto della clausola di flessibilità Ue a spingere gli investimenti pubblici. L'Ance ha calcolato che per la prima volta
dal 2009 si interrompe la serie di tagli sistematici alle risorse e si registra invece un incremento dell' 1% degli
stanziamenti in termini reali. Le opere pubbliche è uno dei tre pilastri della manovra che portano l'associazione dei
costruttori, ascoltata ieri in audizione dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato, a esprimere una valutazione
positiva sull'intera legge di stabilità. Gli altri due pilastri positivi della manovra - l'eliminazione dell'imposizione
patrimoniale sulla prima casa e la conferma delle agevolazioni fiscali per ristrutturazioni edilizie ed efficientamento
energetico degli edifici - hanno visto da subito l'entusiastica adesione dei costruttori che in questi anni hanno sempre
lamentato l'eccesso di pressione fiscale sul settore immobiliare e sulla casa in particolare. Questo giudizio positivo non
significa, ovviamente, che manchino misure con cuì si dovrebbe completare l'azione del governo. «Le misure adottate dice il documento consegnato ieri dall'Ance alle commissioni Bilancio di Camera e Senato - non possono ritenersi
ancora sufficienti per garantire un effettivo rilancio del mercato immobiliare,
né tanto meno per superare le attuali distorsioni del sistema impositivo locale. Per questa ragione l'Ance, insieme a
Confindustria, ha elaborato un pacchetto di proposte che mira a incentivare il mercato, indirizzando la domanda verso
prodotti più efficienti e sostenibili». L'Ance propone l'introduzione di una detrazione pari al 50% dell'Iva pagata sugli
acquisti di abitazioni nuove in classe energetica elevata (classe A e B), effettuati fino a1 2018. La proposta prevede
per l'acquirente di immobili non adibiti ad abitazione principale anche l'esenzione triennale dall'Imu, dalla Tasi o dalla
futura locai tax. Bisogna però spingere le imprese a riqualificazione e risparmio energetico con forme di incentivo. «Nel
caso in cui un'impresa si rendesse disponibile ad acquistare in permuta l'abitazione usata del compratore, le dovrebbe
essere garantito un regime di tassazione agevolata, con applicazione, all'atto d'acquisto, delle imposte ín misura fissa.
L'agevolazione sarebbe, in ogni caso, subordinata alla riqualificazione, anche energetica dell'immobile». Altra politica,
agevolare lo strumento del rent to buy che consenta anche ai giovani di accedere gradualmente alla proprietà della
casa. «L'acquirente - dice l'Ance - con le norme attuali è costretto, già al momento della firma del contratto, ad
anticipare tutte le imposte dovute sul trasferimento della proprietà, che però giuridicamente avverrà solo dopo diversi
anni. Sarebbe, quindi, equo posticipare il pagamento delle tasse al momento del vero trasferimento di proprietà».
Oltre a razionalizzare i prelievi fiscali sugli immobili, per l'Ance è anche necessario «eliminare la patrimoniale
sull'invenduto». La richiesta è di escludere «da ogni forma di prelievo di natura patrimoniale i beni prodotti dalle nostre
imprese e rimasti invenduti». (Giorgio Santilli)
legislazione (04.11.15): Un appesantimento delle procedure di gara non previsto dalle norme sugli appalti. Con
questa motivazione l'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato ha bocciato una volta per tutte il cosiddetto «subappalto
necessario», ovvero l'obbligo di indicare fin dall'offerta le imprese che si occuperanno materialmente di eseguire i
lavori a qualificazione obbligatoria, quando il titolare dell'appalto è privo delle specifiche abilitazioni. L'interpretazione,
diventata maggioritaria nelle decisioni dei giudici amministrativi in questi ultimi anni, viene ora bocciata
definitivamente «in quanto finirebbe per far dire alla legge una cosa che la legge non dice» e si traduce in un onere
«sproporizionato e gravoso», dunque «distorsivo del mercato dei lavori pubblici».
legislazione (04.11.15): Salvo imprevisti, la conferenza unificata darà il via libera al Dpcm che sblocca spazi
finanziari per oltre 462 milioni di euro a favore di 14 città metropolitane e relative amministrazioni regionali. Il via
libera riguarda il sola quota di cofinanziamento relativa a interventi inclusi nei programmi europei del Fondo sviluppo
regionale (Fesr) e del Fondo sociale (Fse). La possibilità riguarda prioritariamente la spesa del vecchio ciclo 20072013, da effettuare necessariamente entro fine 2015, ma potrà includere progetti del ciclo 2014-2020.
Complessivamente – considerando il contributo europeo - lo sblocco consente oltre 1,2 miliardi di investimenti. La
stima tiene conto del fatto che il cofinanziamento sbloccato è pari al 25% in Regioni e città del Centro-nord e al 75%
nelle aree del Sud. Lo sblocco riguarda 462 milioni cash in conto capitale che Regioni (in misura prevalente) e città
metropolitane hanno in cassa ma che sono bloccate dal patto di stabilità. Serviva appunto un Dpcm per autorizzare la
spesa per investimento. Più precisamente, il provvedimento sblocca una spesa di 448,15 milioni di euro in 14 regioni e
una spesa di 14,8 milioni in sei città metropolitane. La cifra maggiore, pari a poco più di 316 milioni di euro, riguarda
una decina di Regioni e quattro città del Centro-nord. L'area del Mezzogiorno è invece minoritaria: pari a cinque
regioni e due città, per 146 milioni circa. A fronte degli spazi finanziari concessi, le richieste sono state però
nettamente superiori. Lo schema di Dpcm riferisce di richieste iniziali per oltre 3 miliardi di euro, che - tuttavia - dopo
una interlocuzione con le Regioni , si sono più realisticamente attestate a 1,77 miliardi di euro. L'aspetto paradossale è
che, nonostante l'importo "verificato" sia stato complessivamente quattro volte superiore agli spazi finanziari concessi,
questi ultimi sarebbero comunque potuti arrivare fino al limite di 700 milioni concesso dalla Finanziaria 2014. Come
mai non si è arrivati a questa cifra? Il motivo è che la dote iniziale è stata erosa dal parziale drenaggio a favore del
Fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato. Una condizione, quest'ultima, prevista dallo stesso comma 145 della
Finanziaria 2015. Il volume di investimenti complessivamente sbloccato non è comunque irrilevante. È pari a poco
meno del lodo dell'obiettivo di spesa di 13 miliardi che il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, aveva dichiarato
a inizio di quest'anno per la programmazione comunitaria nelle Regioni. Lo schema di Dpcm (disponibile sul Quotidiano
digitale Edilizia e Territorio) non scende nei dettagli dei singoli programmi regionali. Non è pertanto possibile capire
quante risorse riguarderanno la spesa legata alla vecchia programmazione (2007-2013) e quanta invece il prossimo
ciclo 2014-2020. È tuttavia possibile prevedere che per le regioni del Sud è più probabile che la spesa riguardi i vecchi
piani, e per il Nord i nuovi progetti. Nulla vieta, inoltre, che Regioni che hanno già anticipato risorse per vecchi
programmi, utilizzino ora questi spazi per altri investimenti. Da qualsiasi punto di vista la si guardi, la misura è
comunque una concreta spinta agli investimenti. La Regione che ha visto in assoluto lo sblocco più elevato è la Puglia,
con 72 milioni, seguita dalla Campania con 62 milioni e dalla Lombardia con quasi 48 milioni. Le altre regioni
"sbloccate" sono: Lazio (39,8 milioni), Piemonte e Calabria (con 37,6 milioni), Veneto (34 milioni), Toscana (31),
Basilicata (26, Abruzzo (18,2), Marche (16,8), Emilia Romagna (15,2), Umbria (5,2) e Liguria (3,6 milioni). La
graduatoria delle città metropolitane vede nettamente in testa Firenze (con 8,4 milioni), seguita da Torino (2,4
milioni), Genova (1,4), Messina (1,2), Cagliari (525mila euro) e Venezia (265mila euro). (Massimo Frontera)
distretto mobile Pesaro (06.11.15): L'ufficio del sindacato e quello della Caritas. Due vasi comunicanti in un
momento in cui la ripresa sta iniziando. Ma a Vallefoglia, la scia di feriti da crisi è ancora lunga. Erano luoghi che
componevano il distretto del mobile, di cui si parlerà questa sera alle 21 a Morciola, nel centro commerciale
Centovetrine. Un'iniziativa Filca Cisl che parla di «deserto industriale. Con questa assemblea vogliamo proporre una
serie di iniziative per rilanciare lo sviluppo occupazionale e produttivo del nostro territorio. Troppi licenziamenti, troppe
aziende che hanno chiuso, nessuna prospettiva di rilancio. Una situazione gravissima alla quale però occorre dare
risposte». Il tema è caldo perché anche la Cgil ha chiesto un impegno della Regione e delle amministrazioni per
rifondere il distretto del mobile. Un comparto dove da 15 mila addetti in provincia si è passati a 11 mila, con una
perdita di ben 4000 posti di lavoro. Quello che ha sofferto di più. Paolo Ferri interverrà stasera perchè segue per la Cisl
il comparto del legno. «I nostri uffici sono sempre pieni. Oggi (ieri ndr) c'erano giovani in cerca di un aiuto per entrare
in azienda. Parliamo di ragazzi specializzati che non riescono ad ottenere un impiego, ma anche 50enni fuoriusciti che
vedono le loro possibilità di reintegro sempre più limitate». I dati parlano di 1.533 imprese attive nel settore del legno
nel 2009 prima della crisi contro le 1.301 attuali. Oltre 200 aziende che hanno chiuso i battenti e con loro i lavoratori.
Grandi marchi come Berloni hanno ridotto il personale da 450 a 100 dipendenti, la Febal si è trasferita a San Marino
con i suoi 80 dipendenti, la Mercantini mobili ha ridotto di 50 unità i dipendenti, hanno chiuso Nava, Fratelli Del Prete.
Artic Clabo si è trasferita a Jesi. Infine chiuso il Mobilificio Fogliense, la Della Rovere, azienda di produzione di mobili
da ufficio, è stata messa in liquidazione coi suoi 80 dipendenti, poi Pentamobili, ditta di Montecchio che è stata
costretta a i licenziare i 30 dipendenti. «La ripresa c'è per le grandi aziende, quelle che hanno capacità economiche di
esportare all'estero, ma per le aziende dell'indotto o terziste è ancora difficile. Abbiamo dipendenti che non vedono lo
stipendio da otto mesi. Ricevono acconti da 100 o 200 euro. E gli arretrati aumentano. C'è chi non ha ricevuto il tfr,
una somma dovuta anche da tre anni. La zona di Montelabbate, Montecchio è diventata così una polveriera. Le famiglie
si sono indebitate, spesso facendo leva sulla carta di credito. Abbiamo persone sotto sfratto e alcune già fuoriuscite».
Ferri non è solo sindacalista, ma collabora anche con la Caritas. «Sono due ruoli distinti, ma ritroviamo le stesse
persone che hanno perso il lavoro sia all'ufficio del sindacato che in quello della Caritas. Tanto che in questo distretto
seguiamo 90 famiglie, per un totale di circa 300 persone. Moltissimi sono ex impiegati del mobile. Portiamo loro dei
pacchi viveri perché non riescono a fare la spesa. E quando ci sono disponibilità di cassa si paga anche qualche
bolletta. Vediamo il fabbisogno di lavoro e la disperazione delle famiglie, un confine molto sottile». (Luigi Benelli)
Legno arredo (06.11.15): Le previsioni, per il momento, sono sul sentiment degli operatori più che sui numeri:
ma l'opinione diffusa tra i rivenditori di mobili in Italia è che la crisi dei consumi, anche per il settore arredo, sia alle
spalle. I primi mesi di quest'anno hanno segnato un leggero aumento dei valori di acquisto, secondo i primi dati
raccolti da Csil (Centro studi per l'industria leggera), anche se l'aumento nei volumi a fine anno, precisa il director
Industry e Country Studies di Csil, Sara Colautti, sarà probabilmente ancora limitato. Si potrà parlare. più
probabilmente, di una sostanziale stabilità, che dovrebbe trasformarsi in ripresa "vera"solo nel 2016. In ogni caso,
come certifica Csil, i1 2o14 ha messo fine al crollo degli acquisti di mobili iniziato nel 2008: alla fine dello scorso anno
il valore in prezzi al pubblico delle vendite di mobili per la casa (esclusi illuminazione, complementi e arredi per
l'ufficio) ha superato di poco i 13 miliardi di euro, con un calo di appena 55 milioni (-0,4%) rispetto al 2013. Le
rilevazioni in corso tra i rivenditori registrano un cauto ottimismo, motivato soprattutto dalla proroga anche al 2016,
nella legge di Stabilità, del bonus fiscale per l'acquisto di mobili, che è stato a detta degli operatori il vero motore del
recupero nei consumi e che potrebbe trarre linfa ulteriore da una sua estensione anche alle giovani coppie (under 35)
senza il vincolo della ristrutturazione edilizia, ipotesi attualmente all'esame delle commissioni parlamentari. Una
boccata di ossigeno certamente per i circa 2omila rivenditori di arredamento presenti sul territorio nazionale (con i loro
5omila dipendenti), che hanno dovuto fare i conti in questi anni con un crollo delle vendite - dal 2007 à 2014 - di oltre
il 3o%. La ripresa dei consumi, tuttavia, non è omogenea tra i segmenti del comparto né tra le diverse aree del Paese.
A fronte di un Nord Est e di un Centro Italia dove i consumi sono già ripartiti, o di un Nord Ovest sostanzialmente
stabile, c'è un Sud dove ancora la spesa delle famiglie è in contrazione ed è scesa l'anno scorso del 6%.
Analogamente, il 2014 è stato un anno ancora difficile per il settore cucine, le cui vendite sono diminuite del 3,6%,
mentre sono aumentati i consumi di mobili per l'area giorno e la zona notte, materassi compresi, che hanno segnato
un +2,5%. Il tessuto stesso e la struttura della distribuzione di mobili in Italia sono stati profondamente modificati
dalla crisi, che ha messo in difficoltà soprattutto i rivenditori indipendenti, storicamente la maggioranza nel nostro
Paese, con vendite diminuite ancora nell'ultimo anno del1'1,2%. La quota di mobili per la casa venduti attraverso
questo canale è scesa, tra il 2007 e il 2014, dal 72% al 62%, per lo più a vantaggio della grande distribuzione
organizzata, i cui cinque player principali (Ikea, Mondo Convenienza, Mercatone Uno, Poltrone Sofà e Conforama)
assorbono ormai il 17% del mercato. «Eppure in Italia i rivenditori indipendenti resistono – spiega Colautti - con quote
molto superiori rispetto agli altri Paesi europei, dove la Gdo è molto più radicata». Piuttosto, sebbene nei limiti di una
scarsa liquidità che ha colpito molti di loro, i negozi hanno cercato di investire in questi anni per offrire ai clienti servizi
aggiuntivi di consulenza e assistenza post-vendita, in competizione con la politica di sconti praticata in genere dalla
Gdo. Molti di loro, così come un numero crescente di produttori, hanno inoltre cominciato a sfruttare maggiormente
l'integrazione tra negozi fisici e e-commerce, avviando una serie di investimenti stabili che sta facendo crescere
rapidamente il canale online: sebbene le vendite via web rappresentino ancora lo 0,6% appena dei consumi (contro i1
5-7%, ad esempio, del regno Unito), nel 2014 sono aumentate de1 15% circa rispetto al 2013. (Giovanna Mancini)
Grandi imprese delle costruzioni
Grandi imprese (02.11.15): Vi sono miglioramenti nello stato di salute delle maggiori imprese di costruzioni (45
generali e 5 specialistiche) perché al vertice della catena del valore è più facile avere una forza contrattuale tale da
spuntare buoni condizioni sia con i committenti che con i fornitori Vale anche una maggior capacità di svilupparsi
all'estero (le imprese del campione hanno esportato 48,1% del fatturato a fronte di 45,4% nel 2013). Lavori che nella
larga maggioranza danno soddisfazioni con qualche eccezione (Salini Impregilo dà ancora scarsa visibilità sulla
marginalità finale della commessa per il canale di Panama, Astaldi ha una preoccupante esposizione finanziaria in Paesi
non più promettenti come la Russia o la Turchia, il raggruppamento Astaldi, Ghella, Salini Impregilo ha quasi sospeso i
lavori ferroviari in Venezuela, Trevi ha lanciato un profit warning per una difficile commessa di trivellazione petrolifera
in Messico). Mentre in un mercato nazionale che dal 2008 ha perso un terzo del valore le maggiori imprese hanno
sempre meno opportunità di lavori riservati anche perché scompare la figura del generai contractor. L'esame delle
singole situazioni aziendali mette in luce alcune criticità che si aggiungono a quelle note in passato. In primis nel
movimento cooperativo. Nel solo ultimo anno sono andate in crisi Acmar, Cooperativa di Costruzioni e Coopsette; nei
precedenti Cesi, Cmr, Consorzio Etruria, Cooperativa Muratori Reggiolo, Iter, Orion. Nell'imprenditoria privata
permangono criticità nei conti di Tecnimont Civil Construction ma la casa madre, Maire Tecnimont, dopo la fallita
vendita, è intenzionata a un rilancio, specie all'estero, in lavori collegati all'oil & gas. Le altre imprese sembrano aver
tutte un futuro (comprese quelle oggetto di vicende giudiziarie Glf, Maltauro e Mantovani) perché l'azionariato è saldo
e determinato. Non cosi si può scrivere di Salc il cui titolare è improvvisamente morto lasciando l'opera incompiuta. Il
ricambio (per abbandoni) tra le 50 imprese al top è soprattutto significativo nel tempo. Dal 2008 sono scomparse dalle
nostre classifiche, oltre alle nove cooperative citate, 14 imprese private: Bentini, Btp, Carena, Consta, Dec, Edimo
Holding, Gdm, Impresa, Matarrese, Rosso, Sigenco, Zhi, e le specialistiche Ghizzoni e Seli. Alcune (per esempio
Impresa) sono fallite dopo aver assorbito rami d'azienda, altre (Sigenco, Seli, ...) hanno ceduto asset a società sane.
Mentre Sacaim è uscita dall'amministrazione straordinaria perché acquistata da Rizzavi de Eccher. All'opposto cinque
imprese sono nuove in classifica: Cogeis, Sicrea (nata da un ramo d'azienda di Cooperativa Muratori di Reggiolo),
Meandri, Gilardi e De Sanctis. E lo sarebbe Nessi & Majocchi che ha avuto un exploit di fatturato civilistico (da 45,9 a
60,2 milioni) non rilevato in tempo per l'inclusione. Quasi tutte le imprese generali che hanno abbandonato il campo
non avevano attività all'estero, ma questo non basta a sostenere che si fallisce in Italia e ci si arricchisce fuori.
Esaminando infatti i conti 2014 le società cresciute di più sono proprio quelle che operano in patria: in primis Colombo
Costruzioni, Nessi & Majocchi, Colini, Italiana Costruzioni e Canyon, con rispettivamente il +66,7% dei ricavi, +31,3%,
+29,1%, +26,1% e +24,1%. (non fa testo la crescita, del 46,2%, tutta nazionale di Itinera, che deriva
dall'accorpamento delle imprese del gruppo con l'eccezione di Interstrade). Chi invece si caratterizza per massima
proiezione all'estero (almeno due terzi del fatturato) ha tassi inferiori: Salini Impregilo cresce del 10,7%, Astaldi del
5,3%, Ghella addirittura decresce del 16,5% (per una politica conservativa che non si addice alle società quotate),
Rizzavi de Eccher dell'1,5% e Tcc addirittura del 41,6%. Fa eccezione, unica impresa ad avere abbinato crescita di
quota estera e sviluppo del fatturato, Maltauro: rispettivamente portando la prima dal 38% al 62,2% e crescendo del
21,3%. In conclusione, se andare all'estero, soprattutto in condizioni di bisogno, non è necessariamente la soluzione a
tutti i mali della maggiore imprenditoria, figuriamoci quanto più difficile è il cammino per le piccole e medie imprese. Il
rafforzamento di un sistema Italia che riesca a trainare le pmi passa (come avviene in Europa) per operazioni di fusioni
e acquisizioni di cuí, dopo quella due anni fa tra Salini e Impregilo, si è perso nuovamente il filo. (ALDO NORSA)
Italcementi (03.11.15): Manifestazione nazionale davanti alla sede centrale a Bergamo, un pacchetto di 24 ore di
sciopero e un presidio al ministero: sono le iniziative messe in campo dai sindacati nazionali Feneal Uil, Filca Cisl e
Fillea Cgil nella delicata vertenza Italcementi. Trenta gli esuberi previsti per lo stabilimento situato a Calavino.
Mantovani (03.11.15): Mantovani: fatturato in calo ma c'è l'utile mentre sulla cassa integrazione per i 358
addetti in Veneto tutto è appeso ai lavori del Mose. «I commissari oggi procedono col contagocce, se si tornasse a
pieno regime potremo dare lavoro a tutti i nostri addetti e chiudere l'opera prima del 2018 - avverte il presidente del
gruppo Carmine Damiano In ogni caso la cassa integrazione verrà attivata solo in caso di necessità e a rotazione per
gli addetti in Veneto». Mantovani ha chiuso il 2014 con 385 milioni di fatturato e 2,45 di utile: «Quest'anno per il
blocco dei lavori del Mose il giro d'affari scenderà, ma chiuderemo sempre in utile», rivela Damiano che in questi giorni
è impegnato anche in un'altra partita cruciale: «Stiamo definendo tutta una serie di extra costi rispetto alla commessa
iniziale dell'Expo di 162 milioni. Presto, prestissimo dovremmo arrivare alla chiusura della transazione con la
committenza, ma non posso rivelare la cifra, ci sono esperti all'opera organi di controllo». Damiano considera l'Expo un
successo anche per Mantovani: «In un anno e mezzo abbiamo realizzato la piastra, cioè la struttura decisiva per tutta
l'area espositiva, abbiamo consegnato l'opera in tempo quando il 99% delle persone avrebbe scommesso il contrario. E
questo malgrado un'inchiesta che ci vede come parte lesa». Successi e rimborsi non fanno però abbassare la guardia,
anzi. «La cassa integrazione per un anno che abbiamo chiesto è a tutela dei nostri lavoratori in un momento di
difficoltà transitoria e limitata all'area veneta - spiega il presidente della Mantovani ed ex questore di Treviso - è a
rotazione in relazione alle necessità e alle esigenze, non riguarda tutti i lavoratori. È un adeguamento dei costi per far
quadrare i conti, le entrate sono in questo momento ridotte, questo essenzialmente per lo stop del Mose. Se in Veneto
ripartissero i lavori non ci sarà cassa integrazione». Nel frattempo si punta sull'estero. «Ho ancora la valigia da disfare:
abbiamo costituito società in Qatar, in Romania a Dulcea (manutenzione argini del Danubio, oltre che ospedali), a
Casablanca in Marocco. E stiamo per aprire una società a Dubai (Eau), il Paese dell'Expo 2020», dice Damiano, che
ricorda: «Non abbiamo paura di indagini di controlli e verifiche: basta aprire il rubinetto dei lavori, la nostra struttura è
in grado di riguadagnare tempo e potremo finire anche prima del 2018».
Astaldi (03.11.15): Il gruppo Astaldi - ieri in rialzo dello 0,41% a 7,35 euro a Piazza Affari - si è aggiudicato il
contratto per l'estensione della Linea 2 della Metropolitana di Varsavia, in Polonia, del valore di 209 milioni di euro.
L'aggiudicazione, si legge in una nota, segue la realizzazione della tratta centrale della stessa linea, completata sempre
da Astaldi a marzo 2015. Il nuovo contratto prevede la progettazione esecutiva e la costruzione del tratto est del
tracciato e la realizzazione del collegamento con la tratta centrale della linea, nonché degli impianti civili e ferroviari,
dell'armamento e di tutte le opere connesse. Il completamento dei lavori è previsto in 36 mesi, con avvio a inizio
2016. Committente è Metro Varsavia, società pubblica che gestisce la metropolitana della città per conto della
Municipalità di Varsavia. Le opere, aggiunge la nota, saranno finanziate con fondi europei e budget locale.
Coopsette (03.11.15): Fallito il progetto di risanamento, naufragato il piano concordatario per l'accordo con i
creditori, Coopsette evita per un soffio la bancarotta con la liquidazione coatta. Una soluzione, perorata dalla Regione
Emilia Romagna e dai sindacati, per tentare di salvaguardare i 550 posti di lavoro - con il ricorso agli ammortizzatori
sociali - e per garantire la continuità produttiva. Sarà compito del commissario nominato dal Mef, il commercialista
Giorgio Pellacini, portare al traguardo le cessioni dei rami di attività del colosso reggiano delle costruzioni (quartiere
generale a Castelnovo Sotto), un big che negli ultimi due anni ha visto franare, uno dopo l'altro, i piani di rilancio,
compresa la costituzione di una newco con Unieco, altra maxi-coop del settore in provincia di Reggio Emilia. Il decreto
del ministero, arrivato sul filo di lana a pochi giorni dall'udienza sull'istanza di fallimento presentata da un creditore,
dovrebbe anche creare le condizioni per rimborsare – almeno in parte - i soci prestatori. Restano molte incognite. Un
centinaio di lavoratori dovrebbero essere riassorbiti dal gruppo umbro Margaritelli, l'azienda di Ponte San Giovanni, in
provincia di Perugia, che ha firmato un accordo per acquisire il ramo della traversine ferroviarie, uno dei settori nei
quali negli ultimi anni si è ritagliata spazio la coop emiliana per sganciarsi dall'immobiliare. Proprio la sovraesposizione
sul mercato degli immobili è stata una delle cause della profonda crisi nella quale si è avvitata Coopsette. La difficoltà
di smobilizzare un patrimonio di 137 milioni costituito in larga parte da fabbricati ha contribuito in modo determinante
- insieme alla flessione del mercato delle opere pubbliche, alla stretta creditizia e a una attività di fatto circoscritta solo
all'Italia - a svuotare progressivamente le casse dell'impresa cooperativa. Due anni fa Coopsette, con un valore della
produzione pari a 281 milioni, tentava di assorbire una perdita di 23 milioni facendo leva sulla propria capitalizzazione.
Per poi progettare una rimonta: tanto da mettere in cantiere una previsione di ricavi per il 2o14 di 314 milioni. Numeri
non confermati - nonostante i nuovi investimenti nel settore delle grandi opere (ferroviarie ma anche autostradali),
della progettazione e produzione di infrastrutture per il trasporto su rotaia e di involucri architettonici - mentre la crisi
di liquidità e la conseguente insolvenza portavano il gruppo alla paralisi finanziaria mentre il cda si compattava sulla
soluzione considerata il male minore: la liquidazione, che offre margini di manovra e ha l'obiettivo di tutelare
occupazione e continuità della produzione. Tra i cantieri aperti negli ultimi anni, la nuova sede della Regione Piemonte,
la tangenziale di Ferrara, la statale Porrettana. (Natascia Ronchetti)
Vianini (04.11.15): Alessandro Caltagirone si è dimesso ieri dalla carica di presidente di Vianini industria. Il cda
della società - si legge in una nota - ha preso atto delle dimissioni e, dopo aver ringraziato Caltagirone per il lavoro
svolto, ha nominato il consigliere Mario Delfini nuovo presidente. Il consiglio, inoltre, ha cooptato Carlo Carlevaris,
avvocato civilista del Foro di Roma con patrocinio in Cassazione ed in passato già componente del consiglio per
numerosi anni. Carlevaris è entrato a far parte del Comitato degli amministratori indipendenti che lo ha designato
quale suo presidente.
Natuzzi (06.11.15): Natuzzi promuove le sue collezioni alto di gamma legando il marchio design all'immagine
della Puglia, nella campagna curata dall'agenzia Grey e presentata ieri a Milano. «Intorno al concetto di Harmony
makers e al racconto della regione e dei suoi personaggi più influenti, dalle famiglie nobili agli imprenditori dovrebbe
cominciare un nuovo modo di fare contenuti per il marchio sul digitale e soprattutto all'estero», spiega a Italia Oggi
Pino Rossi, president e ceo di Grey United. «Natuzzi in America è vissuto infatti come Armani. Pensiamo a quello che
hanno fatto Dolce & Gabbana con la Sicilia. Oggi la Puglia è musa ispiratrice, icona dell'environment del marchio e
soprattutto amata dai turisti ma poco usata in comunicazione». Pasquale jr Natuzzi, direttore marketing che ha
fortemente voluto il progetto, racconta di una troupe che messo a soqquadro per quattro giorni l'Abbazia di San Vito a
Polignano a Mare per le riprese, «un luogo mai aperto per gli eventi». La campagna, coordinata dal centro media
Natuzzi, si focalizza soprattutto sui canali digitali con un investimento complessivo di oltre 10 milioni di euro. Mentre il
gruppo ha anticipato l'aumento del budget per il 2016 in comunicazione e marketing. «Passerà da 12 a 16 milioni di
euro», racconta Natuzzi, «per aggredire il mercato estero, soprattutto gli Usa», In America, dove il padre e fondatore
dell'azienda Pasquale Natuzzi ha iniziato a muovere i primi passi facendo concorrenza e poi producendo per i grandi
retailer Macy's, poi in Europa Ikea o Conforama, «tutt'oggi clienti», dice il figlio, il segmento del design a tutto tondo
muove infatti un business di oltre 100 Miliardi di dollari, quando l'export Italiano Oltreoceano, secondo i dati 2014 di
Centro Studi Federlegno arredo, supera di poco gli 811 milioni di euro. Sempre in America Natuzzi che da alcuni anni
ha lanciato il progetto Open art, portando l'arte fra i suoi arredi, debutterà a Miami Art Basel. Il progetto, durante la
settimana del design americano, riguarderà l'artista Adrien missika e coinvolgerà marchi come Disaronno al lancio.
Grazie al business estero la società, che è quotata a Wall Street dal 1993, vede il 2015 in crescita. Il 2014 si è chiuso a
461 milioni di euro. (FRANCESCA SOTTILAR0)
Pizzarotti (06.11.15): Prosegue l'espansione all'estero di Pizzarotti. L'impresa, oltre un secolo di storia alle spalle
e un fatturato di 1,14 miliardi, di cui il 25% all'estero, ha ricevuto dalla società Azmont l'incarico per la costruzione di
un grande resort di lusso in Montenegro, presso le Bocche di Cattaro, baia naturale di grande bellezza. Il complesso, il
primo del Mediterraneo targato One & Only, prevede la realizzazione di un albergo, dieci ville ed edifici residenziali per
un totale di 239 appartamenti, più centro conferenze, spa, ristoranti. Grazie al nuovo contratto, che da solo vale 256
milioni, le acquisizioni realizzate nel 2015 sfiorano i 2 miliardi (1,3 miliardi senza contare il Maternity Hospital di
Kuwait City la cui formalizzazione è attesa a breve), consentendo all'impresa quasi di triplicare il fatturato medio nel
triennio 2016-2018, portandolo intorno a 600 milioni. Il risultato atteso per il 2015, che è un anno di transizione, è di
325 milioni, in netta crescita rispetto al fatturato annuo medio all'estero dell'impresa negli ultimi dieci anni, di circa
200 milioni, salito a 240 milioni nell'ultimo triennio. «Gli investimenti fatti per perseguire la strategia di espansione
all'estero stanno portando i risultati che ci attendevamo: 2 miliardi di acquisizioni nell'ultimo anno, alcune in nuovi
mercati, altre in aree dove eravamo già presenti», dichiara il vice presidente Michele Pizzarotti. «L'auspicio è che
anche in Italia si possa dare il via a una serie di commesse, per lo più in project finance, del valore di 10 miliardi, già
da tempo aggiudicate e inserite nel portafoglio lavori dell'impresa, in associazione con altre realtà nazionali. Queste
opere comporterebbero 18 mila nuovi occupati tra il 2018 e il 2019, oltre a contribuire alla crescita del pil». Quanto
alle strategie, da alcuni anni l'impresa ha deciso di affiancare all'attività tradizionale di costruzione, lo sviluppo
attraverso concessioni e internazionalizzazione. All'estero Pizzarotti si focalizza sulla realizzazione di infrastrutture,
edilizia (residenziale, ospedaliera ecc.), concessioni e real estate, anche costituendo joint venture con soci locali, come
avvenuto in Usa, Principato di Monaco e Russia. L' attività all'estero si concentra in quattro aree geografiche, le stesse
nelle quali sono state realizzate le recenti acquisizioni, e cioè Stati Uniti, Francia, Medio Oriente ed Europa dell'Est. A
New York, in particolare, Pizzarotti Ibc negli ultimi mesi ha acquisito le commesse per il grattacielo in Broad Street
(200 milioni di valore), la torre One-Seaport per il gruppo Fortis (70 milioni) e il complesso Jardim (60 milioni). Francia
e Principato di Monaco restano comunque il mercato storico di Pizzarotti, che nel 2015 ha acquisito i progetti per la
realizzazione di stazioni della metropolitana di Parigi e per l'estensione in mare del Principato. Nel prossimo futuro nel
mirino anche Sud America e Africa Subsahariana. (Teresa Campo)
Rapporti e studi
Cresme (03.11.15): piccoli e medi appalti per le opere stradali, lavori di taglio grande per i cantieri ferroviari. La
fotografia sui trasporti scattata dall'Osservatorio Cresme Europa servizi nel campo dei bandi mostra un andamento
opposto per i due principali enti appaltanti del settore. L'Anas, nei primi nove mesi dell'anno, ha pubblicato 461 gare,
per un importo di 432,63 milioni di euro. Nel confronto con lo stesso periodo del 2014, il numero di avvisi cresce del
4,5% mentre il valore dei bandi perde il 61,9 per cento. Più lavori, quindi, ma con importi minori, visto l'impegno
profuso dall'ente negli interventi di manutenzione sulla rete stradale e in particolare nel Programma di manutenzione
straordinaria di ponti, viadotti e gallerie. Per le gare ancora da pubblicare, l'Anas ha scelto la procedura dell'accordo
quadro per l'esecuzione più rapida ed efficace di lavori di manutenzione delle pavimentazioni e della segnaletica
orizzontale su circa 25mila chilometri di rete stradale. Nel dettaglio, sarà garantita la possibilità di eseguire lavori di
manutenzione della pavimentazione e della segnaletica con rapidità e a un prezzo favorevole e nel momento in cui si
manifesta il bisogno, consentendo quindi risparmi di tempo e risorse per l'indizione delle procedure d'appalto. Sarà
quindi possibile effettuare una gara complessiva con prevedibile risparmio di tempi e costi, soprattutto in quelle
circostanze in cui non si ha certezza in merito alle quantità di lavori che nel tempo dovranno essere realizzati.
L'accordo quadro prevede offerte a condizioni favorevoli anche per la stazione appaltante, in virtù dell'economia di
scala che produrrebbe tenendo conto delle maggiori quantità di lavori oggetto di gara e della competizione tra gli
operatori economici. Sono stati individuati 8 lotti, denominati Emilia, Tiberina, Campania, Calabria, Puglia, Basilicata,
Sicilia e Sardegna, ciascuno dei quali comprendente le principali direttrici a due e quattro corsie gestite da Anas, che
saranno oggetto di altrettanti accordi quadro. L'elenco delle strade potrà eventualmente essere integrato. Ciascun
accordo quadro avrà una durata massima di quattro anni. La spesa massima complessiva degli 8 accordi è di 168
milioni, di cui circa 6o milioni coperti dal Contratto di programma 2015. Il bando di gara sarà pubblicato entro la fme
del 2015. Sempre nel campo stradale, le società concessionarie hanno promosso da gennaio a settembre 87 bandi
(+4,8% nel confronto con il 2014) per un importo di 224 milioni (-1,6%) mentre rimane minimo il peso delle società
miste-Anas che hanno mandato in gara 6 appalti (contro i quattro dello stesso periodo) per 10,7 milioni (+37%).
Un'altra quota di lavori stradali viene appaltata dalle amministrazioni provinciali che registrano un brusco calo sia per il
numero di iniziative (802, -17%) che per il totale importi (474 milioni, -18%). Le Ferrovie hanno invece puntato su
lavori più rilevanti. Lo dimostrano i numeri del Cresme, che ha rilevato in nove mesi 152 gare (-19,6%) per 3,3o3
miliardi (+138%). Su tutti spicca l'appalto (record per il 2015) da 1,373 miliardi indetto ad agosto da Bbt Galleria di
Base del Brennero per il lotto di costruzione «Mules 2-3». I lavori riguardano le tratte del cunicolo esplorativo e le due
gallerie principali che da Mules portano fino al Brennero per una lunghezza complessiva di 36 chilometri. I1 bando non
è ancora scaduto (il termine è il 26 novembre). I dati degli appalti del settore trasporti si inseriscono nel quadro
generale, che vede un aumento del numero di lavori (13.273, +4,4%) e una flessione dei valori del 18,4% (17,6
milioni). Le amministrazioni comunali si confermano al primo posto tra gli enti, con 8.o8o bandi (+6,2%) per 4,7
miliardi (+1,7%). (Alessandro Lerbini)
Istat (05.11.15): Nel 2015 si prevede una crescita del prodotto interno lordo (Pil) italiano pari allo 0,9% in termini
reali, cui seguirà un aumento dell’1,4% nel 2016 e nel 2017. Nel 2015 la domanda interna al netto delle scorte
contribuirà positivamente alla variazione del Pil per 0,7 punti percentuali mentre la domanda estera netta sottrarrà un
decimo di punto percentuale all’espansione del prodotto. Nell’anno in corso è previsto un contributo significativo delle
scorte (+0,3 punti percentuali). Il rafforzamento dell’economia determinerà, nel 2016 e nel 2017, un apporto
crescente della domanda interna (+1,2 punti percentuali) cui si accompagnerà un contributo lievemente positivo da
parte della domanda estera netta (+0,1 punti percentuali). Nel 2015 la spesa delle famiglie aumenterà dello 0,8% in
termini reali, a seguito del miglioramento delle condizioni sul mercato del lavoro e del reddito disponibile. Nel 2016, si
prevede un rafforzamento dei consumi privati (+1,2%) che proseguirà anche nel 2017 (+1,1%). Nell’anno in corso è
attesa la ripresa del processo di accumulazione del capitale (+1,1%), stimolata dal miglioramento delle condizioni di
accesso al credito e dal rafforzamento delle attese sulla ripresa dell’attività produttiva. Gli investimenti registreranno
un’accelerazione sia nel 2016 (+2,6%), anche per effetto delle misure di politica fiscale a favore delle imprese, sia nel
2017 (+3,0%). L’occupazione aumenterà nel 2015 (+0,6% in termini di unità di lavoro), accompagnata da una
riduzione del tasso di disoccupazione che si attesterà al 12,1%. Nel 2016, le unità di lavoro registreranno un aumento
più significativo (+0,9%) mentre il tasso di disoccupazione segnerà una ulteriore diminuzione, attestandosi all’11,5%.
Nel 2017 le unità di lavoro aumenteranno ad un ritmo meno intenso (+0,7%), in presenza di una ulteriore lieve
discesa del tasso di disoccupazione (11,3%). Il quadro previsivo delineato è soggetto a rischi al ribasso, connessi a un
eventuale più pronunciato rallentamento del commercio internazionale e all’impatto delle clausole di salvaguardia nel
2017. Una dinamica più accentuata degli investimenti, collegata agli effetti delle politiche europee e nazionali potrebbe
invece condurre ad un rialzo. Le previsioni incorporano le misure descritte nel disegno di legge di Stabilità 2016.
Istat (06.11.15): Il rallentamento del commercio internazionale sembra cominciare a riflettersi nei flussi di
importazioni ed esportazioni italiane. Proseguono tuttavia i segnali positivi sull’economia italiana legati alla crescita
della domanda interna e al mercato del lavoro. In presenza di un marcato aumento dell’indice di fiducia di imprese e
famiglie, l’indicatore anticipatore dell’economia ha segnato un ulteriore aumento che prefigura il proseguimento della
fase espansiva. Prospettive di breve termine L’evoluzione congiunturale dei prossimi mesi appare mantenere una
intonazione positiva. Nella manifattura e nei servizi proseguono i segnali di ripresa a fronte di una stagnazione
dell’attività delle costruzioni. Anche le tendenze osservate nei consumi e sul mercato del lavoro risultano favorevoli.
L’indicatore anticipatore dell’attività economica, che aveva registrato un rallentamento nei mesi precedenti, ad agosto
ha ripreso ad aumentare prefigurando il proseguire della fase espansiva dell’economia italiana.