riassunto della tesi
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RIASSUNTO CATTANEO VERONICA, N. DI MATRICOLA 1000412 TITOLO DELLA TESI DI LAUREA: INFEDELTÀ CONIUGALE E C.D. DANNO DA ADULTERIO Nella trattazione vengono approfonditi il concetto di infedeltà coniugale, nelle sue diverse tipologie, e il trittico di sentenze del 2011-2012 della Suprema Corte, che ha contribuito a ridefinire i contorni dell’illecito endofamiliare e ha portato ad emersione una nuova fattispecie di danno: il c.d. danno da adulterio. Nel primo capitolo si tracciano le principali caratteristiche dell’istituto del matrimonio, per poi proseguire con la disamina dei diritti e dei doveri dei coniugi, sanciti dall’articolo 143 c.c. In particolare, il primo dei doveri coniugali che viene elencato è il dovere di fedeltà, il quale è stato oggetto di una profonda evoluzione concettuale, in special modo dopo la celebre riforma del diritto di famiglia del 1975, che ha concretamente attuato l’importante principio dell’eguaglianza morale e giuridica dei coniugi, già previsto dall’articolo 29, comma 2°, della Carta costituzionale. Vi è stato, infatti, il passaggio da un’originaria concezione, prettamente materialistica, che identificava l’obbligo di fedeltà con l’esclusiva sessuale, ad una concezione di più ampio respiro, incentrata sulla dedizione fisica e (anche) spirituale. Si analizza, poi, in chiave processualistica, l’istituto della separazione personale dei coniugi, che può essere di due tipi: consensuale o giudiziale. In modo particolare, viene illustrato il contenuto del dovere di fedeltà coniugale in regime di separazione, la cui sussistenza, grazie all’intervento risolutore della giurisprudenza di legittimità, sembrerebbe venire meno, salvo in alcuni casi eccezionali. Inoltre, dopo un’analisi dell’istituto dell’addebito della separazione, viene illustrata una particolare causa di addebito, che è anche la più frequente dal punto di vista statistico: si allude al profilo patologico della fedeltà, vale a dire l’infedeltà coniugale. Tuttavia, si puntualizza che quest’ultima non costituisce, sempre e comunque, una causa di addebito, ma solo e soltanto quando si accerta la presenza del nesso di causalità tra l’infedeltà e la crisi coniugale, ossia quando l’infedeltà si qualifica come la causa efficiente della crisi matrimoniale. Successivamente, si esaminano le diverse tipologie di infedeltà coniugale riconosciute dal nostro ordinamento giuridico, le quali possono costituire legittime cause di addebito della separazione, in presenza di determinate condizioni. Nella rassegna figurano: il c.d. tentativo di adulterio, ammesso dalla Cassazione, anche se ad oggi in un caso isolato; l’infedeltà “apparente”, che vanta un’origine piuttosto risalente; l’infedeltà “omosessuale”; l’infedeltà “platonica” (anche detta “sentimentale”); la recente creazione giuridica dell’infedeltà “virtuale”; e, da ultimo, l’infedeltà “da reazione”, che si presenta come la ritorsione da parte di un coniuge ad un torto precedentemente subito per mano dell’altro coniuge. A seguire, si approfondisce lo studio di un istituto che ha ottenuto un riconoscimento giuridico solo in tempi recenti, dopo un iter alquanto difficoltoso: si tratta dell’illecito endofamiliare sopra citato, vale a dire l’illecito commesso da un familiare a danno di un altro soggetto appartenente alla medesima cerchia domestica. Questa particolare figura di illecito è stata riconosciuta, per la prima volta, in maniera chiara ed univoca, dal noto arresto della Corte di Cassazione del 2005, riguardante proprio il rapporto di coniugio. Dunque, si osserva che la responsabilità civile è ormai penetrata anche nel mondo della famiglia e, ulteriormente, che in tale contesto la predetta responsabilità assolve una nuova e peculiare funzione, che si affianca a quella tradizionale di compensation: essa è la c.d. funzione deterrente/sanzionatoria, confermata dall’ingente quantum del risarcimento liquidato in tali circostanze. Ai fini della qui presente trattazione, il cui leitmotiv è costituito, appunto, dal dovere di fedeltà, si prende in esame, specificamente, il c.d. danno da adulterio, cagionato dalla violazione dell’obbligo citato poc’anzi. Tale danno è stato riconosciuto dalla Suprema Corte di Cassazione solo di recente, con la sentenza-chiave n. 18853 del 15 settembre 2011, sentenza che, come le due successive pronunce di legittimità, ha anche statuito il principio di autonomia tra la pronuncia di addebito ed il risarcimento del danno. Infine, si affronta la questione della responsabilità del terzo per “induzione all’infedeltà coniugale”, responsabilità che, nel periodo attuale, viene generalmente negata.