La rappresentazione dello La rappresentazione dello spazio: aspetti

Transcript

La rappresentazione dello La rappresentazione dello spazio: aspetti
La rappresentazione dello
spazio: aspetti normali e
p
patologici
g
Intelligenza spaziale
La cognizione spaziale è la capacità di
scoprire, di trasformare mentalmente e di
usare l’informazione spaziale
p
relativa al
mondo al fine di raggiungere una varietà si
scopi
p quali
q
muoversi nel mondo,, identificare
oggetti e agire su di essi, parlare di oggetti ed
eventi e usare rappresentazioni simboliche
esplicite come mappe e diagrammi per
comunicare informazioni relative allo spazio
(Landau, 2002, Spatial Cognition,
Cognition, p. 395).
Esempio:
p la navigazione
g
nello spazio
p
delle
formiche del deserto
Le rappresentazioni spaziali delle formiche sono
vere e p
proprie
p mappe
pp mentali
La rappresentazione dello spazio
Tolman: comportamentismo
o mappa cognitiva
P1
A
P
Modelli della rappresentazione mentale
3 22
3.22
7 55
7.55
La sindrome di Williams
Profilo cognitivo dei soggetti Williams: discrepanza tra abilità linguistiche
(spesso straordinariamente elevate) e funzioni visuo-spaziali gravemente
deficitarie (Bellugi et al.,
al 1990; 1994)
Sindrome di Williams
Malgrado il ritardo mentale, gli individui con sindrome di
Willi
Williams
presentano una sorprendente
d
facilità
f ili à nell’uso
ll’
di frasi
f i
sintatticamente complesse, un lessico ricco composto di
parole sofisticate e inusuali,
inusuali discrete capacità narrative
narrative,
buone prestazioni nei compiti di riconoscimento di volti
p
socievolezza (Russo
(
&
familiari e sconosciuti e una spiccata
Zalla, 2005, p. 174)
Pinker (1994) utilizza i dati prodotti da Bellugi e collaboratori
come una prova in favore della concezione autonomista del
linguaggio
Scale di Griffiths
„
„
QA
QB
QC
QD
QE
QF
42,2
52,3
48,8
50,2
39
47,5
Il punteggio ottenuto nella scala E, valutante le abilità
spaziali dei soggetti è inferiore rispetto alla scala C
valutante le abilità linguistico - verbali
I soggetti con SW trovano difficoltà maggiori, rispetto
alle
ll loro
l
capacità
ità cognitive,
iti
neii compiti
iti che
h richiedono
i hi d
la percezione e la rappresentazione dello spazio
Deficit delle abilità visivo – spaziali: “ non
so disegnare”
TEST
BENTON
OP
BLOCK
WISCBLOCK
VMI
REY B
„
WILLIAMS
.31
-.32
-.39
39
-.96
-.6
6
-.75
NORMAL
-.25
.38
.57
57
.84
.51
.67
I bambini con SW ottengono prestazioni peggiori ad
eccezione del test di riconoscimento dei volti ignoti
g
di
Benton, dove essi ottengono punteggi mediamente
superiori a quelli dei bambini normodotati
Lo stile
L
til analitico
liti privilegiato
i il i t d
daii b
bambini
bi i
con SW
„
Nell’ analisi delle immagini proposte i bambini
con SW privilegiano l’ analisi analitica delle
immagini loro proposte (Bellugi, 1994)
Dissociazione tra le abilità
linguistiche e le abilità spaziali
„
Il linguaggio
li
i è spontaneo,
t
piuttosto
i tt t conservato,
t
composto da frasi grammaticalmente complesse,
ben costruite con p
parecchie subordinate,,
generalmente appropriato al contesto (Bellugi,
1994)
Dati a favore della tesi autonomista del linguaggio
I test di laboratorio confermano l’impressione di una competenza
grammaticale: questi bambini capiscono enunciati complessi e
correggono enunciati non grammaticali come nella media standard.
E hanno un vezzo particolarmente carino: sono abilissimi nel trovare
parole
l inusuali.
i
li Chiedete
Chi d t a un bambino
b bi normale
l di nominare
i
un
animale e avrete l’inventario standard da negozio di animali o da
fattoria: cane,, gatto,
g
, cavallo,, mucca maiale. Chiedetelo a un
bambino affetto da sindrome di Williams e avrete un bestiario molto
più interessante: unicorno, pteranodonte, yak, ibis, bufalo, leone
marino tigre dai denti a sciabola,
marino,
sciabola avvoltoio,
avvoltoio koala,
koala drago,
drago e uno che
dovrebbe essere di particolare interesse per i paleontologi,
brontosaurus rex. Un bambino di undici anni versò un bicchiere di
latte nel lavandino dicendo: “devo evacuarlo”; un altro pose un
disegno alla Bellugi e annunciò: “Ecco, dottore, questa è una
rimembranza di lei
lei” (Pinker,
(Pinker 1994,
1994 trad.
trad it.
it P
P. 46)
46).
Autonomia del linguaggio vs teoria della contaminazione
Dibattito aperto:
Bellugi e collaboratori continuano a parlare di capacità linguistiche
(i particolar
(in
ti l modo
d sintassi
i t i e morfologia)
f l i ) sostanzialmente
t
i l
t
“intatte”.
Altri autori ((Volterra et al.,, 1999;;
Il linguaggio spaziale
«The representations underlying object recognition,
object search, and navigation through space are
fundamental to spatial knowledge in all species. What
sets humans apart from other species is our ability to
use these representations to express our spatial
experience, talking about what things are and where
they are located (…) Our premise is that any
aspect of space that can be expressed in
language must also be present in nonlinguistic
spatial representations. Simply put, whatever
we can talk about we can also represent»
(Landau & Jackendoff, 1993, p. 217).
Riconoscimento vs localizzazione
Quali sono gli strumenti (i componenti) che il linguaggio utilizza allo
specifico scopo di rappresentare lo spazio? Ai nostri fini una
distinzione affatto generale è quella che distingue il riconoscimento
dalla localizzazione di oggetti (e del loro movimento) nello spazio.
S
Secondo
d alcuni
l
i autori
t i (Landau,
(L d
1994 Landau
1994;
L d & Jackendoff,
J k d ff 1993;
1993
Jackendoff & Landau, 1991) tale distinzione si fonda su due diversi
sistemi di elaborazione dell’informazione spaziale. In favore di tale
ipotesi testimoniano prove a livello psicologico (Landau and
Stecker, 1990); e neuropsicologico (Ungerleider & Mishkin, 1982;
Kosslyn
y & Koenig
g 1992;; Farah,, 1990).
) Per q
quanto soprattutto
p
in
ambito di neuroscienza tale distinzione abbia subito alcune revisioni
(Landau, 2002) essa continua ad essere forte sul piano psicologico
e a rimanere esplicativamente importante.
Il linguaggio spaziale: figura, sfondo e relazione
I costituenti alla base del linguaggio spaziale,
spaziale secondo Talmy
(1983, 2000) e Jackendoff (1983) sono tre: figura, sfondo e
relazione tra figura
g
e sfondo. «One represents
p
the “figure”
g
object – that is, the object that is to be located by the
expression; a second represent the “ground” or “reference”
object
bj t – that
th t iis, th
the object
bj t iin terms
t
off which
hi h the
th figure
fi
is
i
located; and a third represents the geometric relationship
between figure and ground
ground. In English,
English these relationships are
usually encoded by spatial prepositions, which are highly
selective in the kinds of relationships
p theyy encode. For
example, common spatial prepositions such as “in” and “on”
encode relationships that, informally, can be dubbed
“
“containment”
t i
t” and
d ““support”»
t” (L
(Landau,
d
2003
2003, pp. 411
411-12).
12)
Asimmetria
Un tratto caratteristico dell’espressione linguistica dello spazio è
l’ i
l’asimmetria
i tra figure
fi
object
bj
and
d reference
f
object
bj
(tale
( l
asimmetria rimanda al primato del sistema concettuale).
«da un punto di vista logico le relazioni spaziali potrebbero
essere codificate mentalmente nei termini di relazioni
gg , vale a dire,, come relazioni proposizionali
p p
binarie tra oggetti,
della forma R (a,b), dove a e b sono gli oggetti da essere
relati. Nel linguaggio umano, tuttavia, un modo
predominatnte
d i t t di esprimere
i
le
l relazioni
l i i spaziali
i li è
asimmetrico. Nella forma canonica, il figure object è
codificata come il soggetto grammaticale
grammaticale, i il reference
object è codificato come l’oggetto della preposizione
p
o del verbo stesso» (p.
(p 224).
)
spaziale
Asimmetria
Si prenda
d il caso dei
d i due
d seguentii enunciati:
i i
a. The star (figure) is inside the circle (reference object).
b The circle (figure) lies around (surrounds) the star (reference
b.
object).
Asimmetria
Come giustamente fanno notare Landau e Jackendoff le due espressioni
descrivono lo stesso stimolo fisico. A dispetto di questo fatto, tuttavia,
«they
h organize
i it
i differently,
diff
l however,
h
exchanging
h
i figure
fi
and
d reference
f
object. These different organizations appear to reflect differences in
the encoding of the stimulus in spatial representation, with primary
attention switching from one object to the other. There appear to be a
canonical way of expressing linguistically the assessment of object to
the roles of figure
g
and reference object.
j
Whereas the exchanges
g listed
above are not unusual they are not always possible. As noted by Miller
and Johnson Laird (1976) and Talmy (1983), if the objects are unequal
is size or mobility
mobility, the large and more stable is invariantly encoded as
the reference object. For example in (2), an exchange comparable to
1c-1d produces the odd-sounding result (2b)
a. The book is on the table
b. ?The table is under the book.
Due risultati teorici
Il primo è che il linguaggio “rispecchia” una rappresentazione
concettuale (il linguaggio è parassitario della concettualizzazione).
Tale primato è chiaro nella relazione asimmetrica appena considerata: Cosa causa
questa asimmetria?
«It does not seem to follow from any fact specifically pertaining to
language
g g that,, in these context,, the table and the house are more
plausible reference objects and the book and bicycle are more
plausible figures (…). Rather, we believe that this linguistic
asymmetry follows from principles of spatial organization,
organization which
require that an object be anchored (or located) relative to some other
object. Reference objects should have properties that facilitate
search: In many contexts,
contexts they should be large,
large stable,
stable and distinctive
(and in environmental contexts they are often landmarks; Lynch,
1960). That is, in this case, the organization of language parallels the
organization
i ti
off spatial
ti l cognition»
iti
(L d & Jackendoff,
(Landau
J k d ff 1993,
1993 p. 225).
225)
Due risultati teorici
Il secondo aspetto interessante riguarda il fatto che le descrizioni riguardanti la
localizzazione degli oggetti nello spazio sono povere rispetto alle
rappresentazioni che (guidate dalla forma) guidano il riconoscimento di oggetti
e l’attribuzione di un nome (Jackendoff & Landau, 1991; Landau & Jackendoff,
1993; Landau, 1994). Una peculiarità importante della rappresentazione
spaziale è stabilire dove sia un oggetto e stabilire quale sia la sua direzione di
movimento se l’oggetto si muove. In questi casi, le rappresentazioni spaziali si
caratterizzano per le loro proprietà astratte e schematiche. Al contrario di
quanto
t accade
d nell caso del
d l riconoscimento
i
i
t di oggetti
tti necessario
i aii processii di
nominazione «the detailed descriptions of shape relevant to the naming of
objects appear to be irrelevant to the descriptions of the same objects in their
role as figures of reference objects. Only very sparse schematization of the
objects is relevant» (Landau & Jackendoff, 1993, p. 226). È questo un aspetto
molto interessante p
perché,, come vedremo nel dettaglio,
g , il riconoscimento di
oggetti sembra basato sul riconoscimento della forma (una rappresentazione
questa ricca e dettagliata). Il fatto che la localizzazione spaziale sia invece
astratta e schematica porta alcuni autori all’idea
all idea che le espressioni linguistiche
relative alle due capacità trovino fondamento su due distinti sistemi
rappresentazionali.