Allevamenti e impianti a biomasse
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Allevamenti e impianti a biomasse
IMPIANTI DI PRODUZIONE DI ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI Negli ultimi anni in Italia sono stati costruiti diversi impianti funzionanti a biomasse (biogas). BIOMASSE: in base all’art. 2 del D.Lgs 387/2003 sono definite come: “la parte biodegradabile dei prodotti residui provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze animali e vegetali) e dalla silvicoltura e da industrie connesse, nonchè la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”. Una analoga formulazione viene ripresa anche dalla Direttiva Europea 2009/28/CE Per “biomassa” si intende: “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall’agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l’acquacoltura, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani" QUADRO NORMATIVO EUROPEO Direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell’energia da fonti rinnovabili QUADRO NORMATIVO NAZIONALE D. Lgs. 387 del 29 dicembre 2003 semplifica le procedure autorizzative, impianti FER(energia da fonti rinnovabili) ubicati anche in zone classificate agricole. Decreto Ministeriale 10 Settembre 2010 Linee guida nazionali: conferisce alle Regioni la potestà di individuare le aree idonee alla localizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili conciliando le politiche di tutela dell’ambiente e del paesaggio con quelle di sviluppo e valorizzazione delle energie rinnovabili. Decreto legislativo 28 del 3 marzo 2011 definisce un nuovo sistema di incentivi per gli impianti da fonti rinnovabili, differenziato in base alla dimensione dell'impianto. Relativamente al biogas, il decreto prevede, tra le altre cose, che l’incentivo tenga conto della tracciabilità e della provenienza della materia prima e che sia finalizzato anche a promuovere l’uso efficiente di rifiuti e sottoprodotti. Decreto Ministeriale 6 Luglio 2012 definisce le modalità di incentivazione della produzione di energia elettrica da impianti alimentati da fonti rinnovabili, a partire dal 2013, favorendo l’implementazione di determinate tipologie di impianti. Il biogas ha una forte potenzialità di crescita e il settore agricolo, zootecnico e agroindustriale possono essere la forza motrice di questa crescita. Un aspetto fondamentale e interessante del biogas è il fatto che può essere prodotto utilizzando tipologie diverse di materiali organici liquidi e solidi Gli impianti a biogas si dividono a seconda della temperatura di esercizio in: - Mesofili (temp. 37 - 42 °) - Psicrofili (temp. 52 – 55 °) In base al contenuto in solidi del prodotto di digestione si dividono in: - Impianti a umido (S.S. 8-12%) - Impianti a secco (S.S. >20%) Gli impianti più utilizzati sono quelli mesofili con impianti a umido in quanto più affidabili, flessibili e più semplici da gestire. Sviluppi di interesse: vengono utilizzate principalmente biomasse a scarso valore economico come colture di secondo raccolto, sottoprodotti agricoli, effluenti zootecnici, sottoprodotti delle agroindustrie, colture non alimentari. c’è ampia disponibilità di biomasse di scarto ad alta fermentiscibilità. il digestato è un ottimo fertilizzante organico. A seguito del processo di fermentazione dei materiali stoccati nel digestore si genera un composto in cui la parte prevalente è costituita da metano (biometano). Cosa è il Biometano? Metano che si ottiene dalla depurazione del biogas attraverso tecniche di raffinazione (upgrading) che consistono nell’eliminazione dal biogas dell’acqua, dell’anidride carbonica, dell’idrogeno solforato e delle tracce di altri gas presenti, per ottenere un gas che contenga intorno al 98% di CH4 che in seguito possa essere utilizzato sia in sistemi cogenerativi , sia per l’autotrazione, sia per il riscaldamento. COME VENGONO CLASSIFICATI GLI IMPIANTI A BIOGAS Gli impianti a biogas sono suddivisi in tre categorie, a seconda della loro potenzialità: in base a questa varia anche l’iter autorizzativo per la loro realizzazione. COSA STABILISCE LA DGR 856/2012 – ALLEGATO A : 1) che tale normativa si applica, oltre agli allevamenti, anche agli impianti per la produzione di energia alimentati da biogas e da biomasse; 2) nelle more dell’approvazione delle linee guida regionali per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, ai sensi del DM 10/09/2010, i manufatti costituenti gli impianti a biogas devono essere collocati ad una distanza minima dai confini di proprietà e dalle abitazioni, pari a quelle individuate nelle tabelle 2-4-5 in corrispondenza del punteggio minimo (0 – 30). Quindi: 1) sono in classe dimensionale 1 gli impianti fino a 249 kW; 2) sono in classe dimensionale 2 gli impianti di potenza tra 249 e 999 kW; 3) sono in classe dimensionale 3 gli impianti sopra 1.000 kW; Pertanto le distanze da rispettare sono: classe 1: m. 15 da confini, m. 50 da case sparse e m. 100 da nuclei abitati classe 2: m. 20 da confini, m. 100 da case sparse e m. 200 da nuclei abitati classe 3: m. 25 da confini, m. 150 da case sparse e m. 300 da nuclei abitati Il vincolo del rispetto delle distanze dalle abitazioni non riguarda la casa dei custodi/allevatori e/o eventuali altri fabbricati oggetto di convenzione ai fini dell’impiego dell’energia termica prodotta. VALUTAZIONI IGIENICO-SANITARIE Necessità di coniugare la promozione e l’incentivazione della produzione di energia da fonti rinnovabili con quella di evitare, ridurre e mitigare eventuali impatti sulla vita della popolazione e sull’ ambiente • • tutela dell’ambiente : - mitigare i potenziali impatti ambientali (emissioni atmosferiche, in particolare quelle odorigene, traffico, rumore, ecc.) tutela della qualità dei suoli: - prevenire l’insorgere di fenomeni o processi di degrado e di inquinamento ambientale Misure per il contenimento degli impatti: INFRASTRUTTURALI : - Tipologie idonee di stoccaggio dei materiali in ingresso al digestore e del digestato - Separazione dei digestati - Dispositivi di sicurezza GESTIONALI - Monitoraggio delle emissioni odorigene - Valutazione di un piano del traffico - Movimentazione dei materiali - Modalità di utilizzazione agronomica del digestato IN FASE PREVENTIVA: Analisi del progetto con particolare riguardo a : 1) VALUTAZIONE DELLA QUANTITÀ E DELLA DISTANZA DI PROVENIENZA DELLE BIOMASSE 2) SVILUPPO DI ODORI: rappresenta il principale fattore di disagio per la popolazione con conseguenze negative sulla qualità della vita delle comunità esposte. 3) SVILUPPO DI INSETTI MOLESTI: sarebbe importante la verifica dell’adozione di un efficace piano di lotta che contenga: frequenza dei trattamenti, tipologia dei prodotti utilizzati (abbattenti e/o larvicidi) e documentazione sul loro acquisto, redazione di un registro dei trattamenti a disposizione del personale di vigilanza e ispezione addetto ai controlli. 4) RUMORE: particolare attenzione va posta alla insonorizzazione del gruppo “cogeneratore”. 5) IMPATTO VISIVO: mantenimento di una coerenza con il paesaggio agricolo circostante attraverso barriere verdi ed arginature, colorazione dei manufatti con variazioni cromatiche tese all’inserimento nel contesto circostante. 6) TUTELA DEI LAVORATORI In fase di verifica delle modalità gestionali: L’attenzione sarà rivolta particolarmente a quelle fasi del ciclo produttivo che possono essere potenziali sorgenti di generazione di inconvenienti: 1) Stoccaggio delle biomasse 2) Processo di digestione anaerobica 3) Trattamento del biogas 4) Produzione dell’energia elettrica 5) Trattamento e stoccaggio del digestato In conclusione si può affermare che nel caso degli impianti a biogas: a) le conoscenze tecniche sono ormai ampie. b) le problematiche per la salute spesso non sono rilevanti. Le principali carenze riscontrabili sono: a) mancanza di una strategia generale che tenga conto della concentrazione di tali impianti. b) mancanza di regole precise applicabili ovunque allo stesso modo.