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4 Il performance management e le amministrazioni pubbliche italiane56 di Davide Galli 57 e Alex Turrini58, 59 I pubblici uffici sono organizzati secondo disposizioni di legge, in modo che siano assicurati il buon andamento e la imparzialità dell'amministrazione Art. 97 Costituzione della Repubblica Italiana 4.1 Introduzione 4.1.1 Perché darsi una misura? Assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione costituisce una sfida notevole e nell’ordinamento italiano tale sfida appare ulteriormente aggravata da un tratto del tutto peculiare assunto dai pubblici uffici del nostro paese e cioè la tendenza a non misurare affatto tale andamento (Tria e Valotti, 2012). Si tratta del resto di una tendenza che per molti anni ha accomunato l’amministrazione pubblica nostrana a quella di molti altri paesi occidentali. Limitando l’osservazione alle altre nazioni europee, è possibile osservare come altrove le riforme destinate a colmare tale mancanza siano intervenute in modo 56 Si ringraziano Giancarlo Del Bufalo, Presidente dell’OIV del Ministero dell’Economia e delle Finanze, e Monica Parrella, Direttore generale dell’Ufficio per gli interventi in materia di parità e pari opportunità presso il Dipartimento per le Pari Opportunità, Presidenza del Consiglio dei Ministri, per il contributo fornito alla discussione delle proposte qui presentate 57 Assistant Professor presso Università Cattolica del Sacro Cuore, Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali, Piacenza e SDA Assistant Professor, Public Management and Policy 58 Professore Associato presso Università Bocconi, Dipartimento di Analisi Istituzionale, Milano 59 Il capitolo, seppure frutto di comune lavoro di ricerca degli autori, può essere così attribuito: a Davide Galli il paragrafo 4.1 e 4.3, ad Alex Turrini il paragrafo 4.2. 85 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile decisivo ormai da tempo. Nel Regno Unito il performance management ha rappresentato un caposaldo di riforma già a partire dalla fine degli anni ’80 (Pollit e Bouckaert, 1993). L'estensione con la quale in tale esperienza si è fatto ricorso all’uso e alla condivisione di indicatori per la misurazione della performance del settore pubblico ha portato taluni autori a concludere che dovesse trattarsi di un’eccezione (Hood, 2007) eppure, seppur con notevoli differenze, iniziative analoghe sono state progettate e realizzate anche in Germania (Neues Steuerungsmodell), Francia (LOLF - Loi Organique relative aux Lois de Finances) e altri Paesi (Bouckaert e Halligan, 2008). A ben vedere, un Paese nel quale non siano presenti sistemi di misurazione e valutazione dell’andamento dell’amministrazione, non soltanto non è in grado di definire se tale andamento è adeguato o meno, ma basa gran parte dei suoi processi di riforma su assunti deboli, non supportati da strumenti di misurazione trasparenti e condivisi. La previsione di tali sistemi da parte della normativa si potrebbe in un certo senso considerare come uno dei passi necessari a realizzare il dettato costituzionale. In tale prospettiva appare interessante che anche in Italia il tema della misurazione della performance abbia trovato un rinnovato interesse sul finire degli anni 2000 anche se l’emanazione nel 2009 del D.Lgs. n. 150 appare tardiva. Tale riforma ha introdotto formalmente nel quadro legislativo italiano il concetto di performance e ribadito l’importanza della strumentazione manageriale legata alle attività di definizione di obiettivi e indicatori, monitoraggio degli stessi e valutazione dei risultati, tanto a livello organizzativo che individuale (Hinna e Valotti, 2009). L’esperienza delle amministrazioni pubbliche italiane in relazione all’applicazione di tale riforma appare, a quattro anni dalla sua definizione, piuttosto eterogenea (Anselmi, 2010). Certamente disomogenei erano i punti di partenza da cui nel 2009 si sono mossi i diversi comparti (Francesconi et al., 2009): la sanità, contraddistinta da un processo di profonda riforma istituzionale avviato già nel ’92, si è presentata ai nastri di partenza in posizione di vantaggio, gli Enti locali si sono ritrovati a dover far i conti con un sistema normativo articolato su molteplici livelli non sempre coerenti, le Regioni si sono attivate con un certo ritardo, ma non vi è dubbio che sin dal primo momento, il livello oggetto di particolare attenzione da parte della riforma sia risultato essere quello dei Ministeri e, più in generale, delle amministrazioni pubbliche operanti ad un livello centrale. I risultati parziali prodotti dalla precedente ondata di riforme in tema di innovazione manageriale, risalente alla fine degli anni ’90 da un lato e la persistente opacità circa i risultati effettivamente raggiunti dai programmi pubblici, frutto anche di una persistente ostilità alla misurazione degli stessi, hanno nel tempo condotto ad una sorta di pregiudizio nei confronti di organizzazioni considerate inefficienti e inefficaci, talvolta a prescindere. A queste amministrazioni, ai Ministeri e ai relativi manager, il presente contributo offre una riflessione volta a considerare come non già nella citata riforma in sé, quanto negli strumenti manageriali in essa delineati, si profilino i contorni di quella che andrebbe considerata un’opportunità oltreché un’effettiva responsabilità. 86 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile Il ragionamento muove da una considerazione di partenza. i primi anni di applicazione della riforma hanno condotto le amministrazioni centrali a risultati positivi solo in modo parziale 60. I Ministeri, in particolare, sembrano faticare nella definizione di sistemi di misurazione che siano in grado di monitorare i diversi ambiti di performance (impatti, strategie, attività e servizi, stato di salute finanziaria, organizzativa e delle relazioni). Il tema della (mancata) diffusione del performance management nelle amministrazioni pubbliche centrali appare rilevante non solo in sé, rispetto cioè alla comprensione di quelle condizioni di contesto che possono aver intralciato l’attuazione della riforma, quanto piuttosto in relazione al fatto che in assenza di tale approccio e dei relativi strumenti, si è progressivamente diffusa una crescente frammentazione delle conoscenze in relazione alla natura ed ai livelli di risultati raggiunti dalle diverse amministrazioni che operano nel Paese. 4.1.2 Un salto troppo in alto? Nei primi due anni di attuazione della riforma, alcuni Ministeri, che già in passato avevano realizzato interessanti esperienze di pianificazione, programmazione e controllo (Mussari, 2002), hanno cercato di impostare i propri sistemi di misurazione in modo da renderli coerenti all’impostazione delineata nel D.Lgs. 150 del 2009. La sfida si è rivelata indubbiamente difficile. Nel suo “Rapporto generale sull’avvio del ciclo di gestione della performance 2012”, la Commissione indipendente per la Valutazione, l’Integrità e la Trasparenza delle amministrazioni pubbliche, ora Autorità Nazionale Anti Corruzione e per la valutazione e la trasparenza delle amministrazioni pubbliche (ANAC), creata con l’obiettivo di indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio delle funzioni di valutazione da parte degli Organismi Indipendenti di valutazione, ha fornito un quadro sintetico desolante. Le risultanze dell’analisi condotta sui Sistemi di misurazione e valutazione della performance, sui Piani della performance, sui Programmi triennali per la trasparenza e l’integrità dei Ministeri Italiani e relativi all’anno 2011 hanno evidenziato l’esistenza di una situazione contraddistinta da elevate criticità relativamente a tutti gli ambiti oggetto della citata riforma: performance, trasparenza e qualità. Nel rapporto relativo al livello di attuazione della riforma si legge: “Alla data del presente rapporto 61, per ciò che attiene ai programmi triennali della trasparenza, risulta che il 40% delle Amministrazioni destinatarie del D.Lgs. n.150/2009 non ha adempiuto gli obblighi minimi previsti dalla normativa. Per quanto riguarda gli standard di qualità la percentuale di amministrazioni inadempienti è pari al 54%. Inoltre, il numero delle amministrazioni inadempienti è sostanzialmente stabile nel tempo e questo indica che si tratta di una criticità di tipo strutturale. In secondo luogo, con riferimento alle amministrazioni che hanno adempiuto gli obblighi previsti, le evidenze dell’analisi indicano, mediamente, 60 Si veda il documento di “Analisi dei sistemi di misurazione e valutazione della performance” prodotto da CiVIT nel dicembre 2011 61 Dicembre 2013 87 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile risultati poco soddisfacenti. In generale, gli strumenti di avvio del ciclo delle performance sono ancora insufficienti nei contenuti e nel metodo.” I rapporti Individuali sull’avvio del ciclo di gestione della performance per l’annualità 2013 redatti da ANAC al fine di monitorare la situazione nei Ministeri, confermano gran parte delle criticità, in particolare con riferimento alla trasparenza e alla qualità 62. A fronte di tale livello di inadempienza, per altro verificatosi anche in passato in relazione a riforme per contenuto simili all’attuale, come quella delineata dal D. Lgs. 286 del 1999, appare opportuno valutare l’effettivo livello di innovazione richiesto alle amministrazioni Italiane. Uno studio pubblicato nel 2012 adotta la prospettiva delineata dal D.Lgs. N. 150 del 2009, ed in particolare dall’art. 8 di detta riforma che identifica gli ambiti della performance organizzativa che il sistema di misurazione deve ricomprendere. In tale studio gli obiettivi dichiarati dai documenti di programmazione di una selezione di ministeri di 7 paesi vengono analizzati al fine di comprendere il livello di rilevanza (numero frequenza relativa di obiettivi riconducibili agli ambiti proposti) e misurabilità (percentuale di obiettivi accompagnati da indicatori e numero di indicatori presenti nei documenti) di ciascuno degli 8 ambiti di misurazione identificati dalla riforma italiana. La seguente tabella riporta la sintesi delle valutazioni compiute ed evidenzia come in nessun paese siano stati sviluppati documenti che rendicontano in modo trasparente e completo tutti gli ambiti la cui misurazione è richiesta alle amministrazioni italiane. Le valutazioni contenute nella tabella segnalano che a prescindere dalla forma, il livello di innovazione previsto dal D.Lgs. n. 150 del 2009 è certamente alto anche laddove si prendano in considerazione paesi di tradizione amministrativa anglosassone presso i quali il tema del performance management non costituisce certo una novità. 62 www.anticorruzione.it, sezione “monitoraggio” 88 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile Tabella 4.1. - Rilevanza e misurabilità degli ambiti di misurazione e valutazione della performance in sette Paesi Paese Regno Unito Canada Australia Stati Uniti Francia Germania Finlandia Tradizione amm.va Anglosass. Anglosass. Anglosass. Anglosass. Napoleon. Continent. Scandin. Rilevante Rilevante Rilevante Rilevante Rilevante Parzialm. rilevante Rilevante Misurabile Misurabile Misurabile Misurabile Misurabile Parzialm. misurabile Parzialm. misurabile Rilevante Rilevante Rilevante Rilevante Rilevante Non rilevante Rilevante Parzialm. misurabile Parzialm. misurabile Misurabile Misurabile Misurabile Non missurabile Misurabile Rilevante Rilevante Rilevante Rilevante Non rilevante Non rilevante Non rilevante Non missurabile Misurabile Parzialm. misurabile Misurabile Non missurabile Non missurabile Non missurabile Non rilevante Rilevante Parzialm. rilevante Rilevante Rilevante Parzialm. rilevante Non rilevante Parzialm. misurabile Parzialm. misurabile Misurabile Parzialm. misurabile Parzialm. misurabile Non missurabile Non missurabile Non rilevante Rilevante Parzialm. rilevante Parzialm. rilevante Non rilevante Non rilevante Non rilevante Parzialm. misurabile Misurabile Non missurabile Parzialm. misurabile Non missurabile Non missurabile Non missurabile Rilevante Parzialm. rilevante Parzialm. rilevante Rilevante Rilevante Non rilevante Parzialm. rilevante Parzialm. misurabile Misurabile Non missurabile Misurabile Parzialm. misurabile Non missurabile Misurabile Rilevante Parzialm. rilevante Parzialm. rilevante Parzialm. rilevante Parzialm. rilevante Non rilevante Parzialm. rilevante Misurabile Misurabile Parzialm. misurabile Non missurabile Misurabile Non missurabile Misurabile Rilevante Non rilevante Parzialm. rilevante Non rilevante Non rilevante Non rilevante Non rilevante Misurabile Non missurabile Parzialm. misurabile Parzialm. misurabile Non missurabile Non missurabile Non missurabile 1.Politiche pubbliche e outcome 2.Attuazione piani e programmi 3.Soddisfaz. destinatari 4.Modernizz. e miglioram. organizzativo 5.Sviluppo relazioni con stakeholders 6.Efficienza e processi 7.Qualità e quantità prestazioni e servizi 8.Promozione delle pari opportunità Fonte: Galli, D. (2012) Indicatori e ambiti di misurazione, in AA.VV. Quale performance? Indicatori e sistemi di misurazione in uso nei Ministeri di sette Paesi OCSE. Proposte per le amministrazioni centrali italiane. OCAP White Paper, n. 2/2012, EGEA, Milano 89 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile 4.1.3 È possibile fare un bilancio? Avendo a che fare con una sfida, appare interessante comprendere se, in un certo senso, le amministrazioni chiamate in causa hanno svolto negli anni un opportuno allenamento. La formulazione del bilancio di previsione costituisce un processo che ogni anno si ripete impegnando una quantità decisamente elevata di risorse manageriali ed economiche e rappresenta un processo ideale per allenare le amministrazioni pubbliche alla misurazione dei risultati. Se tale processo fosse in qualche modo collegato alla previsione non soltanto dei livelli di spesa ma anche dei livelli di risultato, se in altri termini il buon andamento non fosse un tema oggetto di controllo successivo ma di autorizzazione preventiva, le amministrazioni italiane avrebbero nel tempo avuto l’occasione di sviluppare una certa attitudine alla misurazione, allo sviluppo di indicatori di performance, alla condivisione di tali indicatori tra manager di diverse amministrazioni, politici e cittadini. Il dibattito e il processo di pianificazione non si limiterebbe ad un dialogo ridondante di cifre e saldi che poco restituiscono dei tanti risultati raggiunti dall’amministrazione. Il percorso di riforma attuato ad esempio in Francia negli ultimi 13 anni si è posto precisamente questo obiettivo (Trosa, 2013). Per valutare il livello di presenza di tale allenatore può essere utile considerare i rapporti Government at a Glance che l’OCSE predispone periodicamente. Il rapporto si compone di diverse sezioni dedicate a diversi aspetti della gestione della pubblica amministrazione in ciascuno dei Paesi OCSE. I temi trattati riguardano la composizione delle entrate e delle spese, la collaborazione ed intersezione fra settore pubblico e settore privato, il pubblico impiego, la gestione delle risorse umane, la gestione del bilancio, la semplificazione amministrativa, l’integrità e la trasparenza. Ciascun tema è trattato mediante l’identificazione di dimensioni chiave e la costruzione di un indice che misura tali dimensioni. Nell’ambito del tema gestione del bilancio, tra gli indici considerati assume particolare interesse il use of performance budgeting system. Si tratta di un indice composto da 14 variabili che in gran parte concernono il sistema di misurazione e valutazione della performance e non esclusivamente il processo di bilancio. L’indagine si riferisce proprio alle pubbliche amministrazioni centrali e prende le mosse dalla considerazione che, in futuro i Paesi membri dell'OCSE saranno sempre più sotto pressione per migliorare l’efficienza e l’efficacia dei propri processi di spesa. Mentre tutti i Paesi membri dell'OCSE hanno intrapreso nel corso degli ultimi anni riforme finalizzate a migliorare la produzione di informazioni sulla performance raggiunta, sussiste ancora una forte eterogeneità sul tipo di informazioni prodotte e sul loro effettivo impiego. La questione è analizzata nell’ambito del tema della gestione del bilancio in quanto l'implementazione di un sistema di performance budgeting richiede dati di buona qualità ed un esteso orientamento all’impiego degli stessi nei processi decisionali. La seguente Figura presenta l’esito dell’analisi condotta da OCSE nel 2007 e nel 2012. L’indice oscilla fra 0 e 1 indicando al suo crescere sistemi di bilancio supportati da sistemi di misurazione e valutazione della performance integrati. 90 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile Figura 4.1 - Indice di performance budgeting nei Paesi OCSE Fonte: rielaborazione degli autori su dati OCSE, Government at a Glance 2009 e 2013 L’analisi svolta dall’OCSE restituisce uno scenario contraddistinto da due elementi. Un livello medio di performance budgeting piuttosto contenuto e un progressivo arretramento da parte di molti paesi, tra cui l’Italia. Gli approcci per lo sviluppo e l'utilizzo di informazioni relative alle performance nel processo di bilancio variano tra Paesi membri dell'OCSE e non esiste un unico modello di riferimento. In tale scenario l’amministrazione centrale italiana si colloca al di sotto della media e segna un arretramento complessivo contraddistinto da elementi di criticità quali la sovrapposizione delle norme, la perdurante assenza di indicatori di outcome, l’approccio orientato all’adempimento e lo scarso impiego dei pochi indicatori presenti, l’appiattimento delle informazioni e il principio della giustificazione esaustiva, l’assetto istituzionale decentrato63. Seguendo la metafora proposta, l’allenamento cui l’amministrazione italiana è sottoposta in tema di misurazione della performance, appare basso e in diminuzione anche se la riforma del bilancio avviata dalla Legge 196 del 2009 potrebbe aver posto nuove basi per l’avvio di un allenamento intensivo. 63 Ragioneria Generale dello Stato, Servizio Studi (2009) Performance budgeting, spesa pubblica e contesto istituzionale: l’esperienza italiana. 91 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile 4.2 Un modello di domanda e offerta Delineare un quadro di possibili interventi al fine di migliorare la situazione esistente richiede anzitutto di definire quali siano le criticità peculiari che il performance management evidenzia nell’esperienza delle amministrazioni pubbliche. Volendo compiere una sintesi degli elementi evidenziati: persiste un basso livello di adeguatezza di obiettivi, indicatori e target; il livello di integrazione tra ciclo della performance e ciclo di bilancio appare inadeguato; gli strumenti a supporto del ciclo della performance sono autoreferenziali, poco coerenti fra loro, gestiti da pochi per pochi con scarsa partecipazione interna ed esterna; il collegamento tra il ciclo di gestione delle performance e le azioni necessarie al contenimento dei costi, particolarmente utili alla luce dei provvedimenti normativi recentemente adottati (spending review) appare nullo o comunque limitato; complessivamente, il ciclo della performance è piegato alle esigenze di valutazione individuale e risente del collegamento tra i due piani definito a livello normativo dal D.Lgs. n. 150 del 2009; il livello di definizione degli strumenti del ciclo della performance è sempre quello della singola amministrazione e l’attenzione per le diverse e a volte innumerevoli articolazioni istituzionali che insistono sul medesimo ambito di performance è decisamente bassa. Si tratta di criticità che a più riprese sono messe in evidenza tanto dagli organi preposti, quali la Corte dei Conti 64, l’ANAC 65, la Ragioneria Generale dello Stato 66, gli OIV 67, quanto dalla letteratura. Tali criticità tuttavia nella quasi totalità dei casi collocano al centro della propria attenzione gli strumenti impiegati dalle amministrazioni e i relativi documenti. Nella presente riflessione si propone di porre al centro dell’analisi i soggetti più che gli oggetti e gli strumenti del ciclo della performance e di dedicare in particolare attenzione ai manager pubblici e cioè a coloro che nei cicli di riforma così come nella gestione quotidiana della pubblica amministrazione sono chiamati a garantire il raggiungimento di risultati e la relativa misurazione. 4.2.1 La domanda stimola l’offerta Il sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa di una pubblica amministrazione si compone anzitutto di indicatori, che l’amministrazione 64 Corte dei Conti - Sezioni riunite in sede di controllo (2013) Decisione e Relazione sul Rendiconto generale dello Stato per l'esercizio finanziario 2012. 65 www.anticorruzione.it, sezione “monitoraggio” 66 Ragioneria Generale dello Stato (2013) Rapporto sulla spesa delle amministrazioni centrali dello Stato 2012 67 www.anticorruzione.it – sezione “Ministeri e Enti nazionali - Relazioni OIV sul funzionamento del sistema 2013” 92 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile rileva per dare rappresentazione alle attività svolte nell’ambito delle proprie funzioni, e di informazioni, che i soggetti traggono dall’uso di tali indicatori (Moynihan, 2008). Attraverso gli indicatori trovano traduzione gli obiettivi strategici ed operativi che l’amministrazione persegue, vengono definite le risorse (finanziarie, umane e strumentali) di cui l’amministrazione dispone, sono misurati le funzioni ed i servizi svolti, vengono descritti i meccanismi di trasferimento e i risultati ad essi correlati, sono definiti i termini entro i quali vengono regolati comportamenti e attività. Si tratta di una potenzialità che non sempre trova attuazione nella gestione delle pubbliche amministrazioni ed anzi, nell’esperienza di molte amministrazioni, parte degli ambiti ora richiamati, sono definiti senza ricorrere all’uso di indicatori. Il meccanismo di collegamento tra tutti questi sistemi si fonda sulla presenza di indicatori ma soprattutto sull’impiego di tali indicatori da parte di diversi soggetti. Per quanto il contenuto informativo degli indicatori possa essere oggettivo, tale contenuto assume rilevanza solo nel momento in cui un soggetto lo impiega sulla base di proprie specifiche esigenze traendo l’informazione di cui necessita dall’indicatore e dal monitoraggio del valore assunto dal medesimo. L’uso di indicatori e l’attribuzione agli stessi di un particolare significato in un determinato processo decisionale è il meccanismo di funzionamento del perfomance management (Mausolff, 2004). Al fine di supportare il performance management ogni amministrazione deve quindi progettare il proprio sistema di misurazione tenendo conto tanto della componente oggettiva, data da indicatori e obiettivi, quanto della componente soggettiva, riconducibile a tutti quei soggetti che fanno uso del sistema traendo dagli indicatori le informazioni che ritengono utili. La componente soggettiva del sistema di misurazione non si limita ovviamente a soggetti interni all’amministrazione ma comprende anche attori esterni quali politici, utenti, portatori di interesse. Questa componente soggettiva, intesa in senso lato, influenza e al tempo stesso è influenzata dalla componente oggettiva, cioè dal set di indicatori esistenti (Van Dooren, 2004). È come se esistessero un’offerta di indicatori, legata al processo di rilevazione e misurazione, e una domanda riconducibile all’impiego degli indicatori esistenti o alla richiesta di nuovi indicatori in precedenza non misurati. Il fatto che gli indicatori siano rilevati in modo oggettivo, secondo formule prestabilite e seguendo un processo che identifica chi è responsabile della rilevazione e della gestione dei dati, determina l’affidabilità del sistema di misurazione. Il fatto che gli indicatori siano impiegati da coloro che operano all’interno o all’esterno dell’amministrazione per trarre informazioni e prendere decisioni relative alla gestione della performance determina il livello di utilità del sistema di misurazione. Può accadere che sistemi di misurazione validi, perché composti da indicatori rilevati secondo criteri strutturati e in modo da fornire una rappresentazione verosimile della realtà, diano informazioni che non sono impiegate dai soggetti che operano nell’amministrazione e interagiscono con essa. Il sistema, in questo caso, risulta valido, ma inutile. Tale situazione ricorre qualora le decisioni non siano assunte sulla base delle indicazioni provenienti dagli indicatori presenti nel sistema 93 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile di misurazione, ma sulla base di altre informazioni. Un certo grado di integrazione tra le informazioni prodotte dal sistema di misurazione e quelle provenienti da altre fonti, formali o informali, è indice di apertura del processo decisionale e segnale di per sé positivo; se, tuttavia, il ruolo delle informazioni prodotte dal sistema di misurazione risulta essere marginale, ciò significa che il sistema sta rilevando, magari in modo assolutamente solido, indicatori che producono informazioni ritenute poco utili a fini decisionali. Il sistema in questo caso è inefficace perché non risponde al bisogno di informazione di chi lo impiega. Laddove, peraltro, la rilevazione degli indicatori risultasse complessa e dispendiosa in termini di risorse umane, intellettuali e informatiche richieste, rispetto alla quantità ed alla qualità delle informazioni prodotte, il sistema risulterebbe essere anche inefficiente. La disponibilità di determinati indicatori, che possiamo chiamare offerta del sistema di misurazione, induce determinati soggetti ad impiegare le informazioni prodotte dal sistema di misurazione e valutazione della performance organizzativa nel proprio processo decisionale; viceversa, la carenza di altri indicatori può indurre i soggetti a ricercare informazioni in altri sistemi di misurazione, esterni all’amministrazione o informali. Esiste in altri termini una domanda che può essere più o meno soddisfatta dall’offerta di indicatori. La prospettiva di analisi ora proposta è rappresentata nella seguente Figura che colloca al centro del sistema proprio i manager pubblici. Figura 4.2 - Il sistema di misurazione e valutazione della performance nel modello offerta-domanda Domanda interna Domanda esterna Manager pubblici Indicatori Offerta Obiettivi Sistema di misurazione e valutazione della performance Fonte: elaborazione degli autori 4.2.2 L’offerta di indicatori influenza i processi decisionali L’esistenza di un sistema di misurazione della performance influenza i processi decisionali (Moynihan e Pandev, 2010). Si tratta di un’affermazione forte che spesso si scontra con lo scetticismo di quanti sostengono che la misurazione costituisca più un sovraccarico di lavoro che una componente essenziale della gestione. È uno scetticismo che pervade non solo l’amministrazione pubblica e che 94 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile spesso deriva dalla consapevolezza, comune a molti, che l’esito della misurazione, una volta reso noto, produce quasi sempre un effetto. Del resto le scienze sociali hanno da tempo identificato gli effetti comportamentali del processo di misurazione e molte teorie manageriali, come il New Public Management, si fondano sull’esistenza di tali meccanismi di influenza. Del resto un sistema di misurazione è funzionale non in sé quanto piuttosto nella sua capacità di produrre effetti comportamentali. Un recente studio (Valotti et al., 2013) ha inteso applicare il ragionamento ora esposto al caso delle amministrazioni pubbliche centrali italiane proponendo ai dirigenti dei Ministeri, per il tramite di un questionario, una simulazione relativa ad un processo decisionale basato sull’impiego di indicatori. Ad ogni dirigente è stato fornito uno specifico set di offerta informativa, in termini di indicatori, ed è stato richiesto di assumere una decisione basandola appunto sugli indicatori resi disponibili. L’esperimento è consistito nel proporre in maniera casuale ai diversi rispondenti lo stesso quesito declinato in quattro versioni diverse solo per il diverso set di indicatori fornito. Ciascuna versione rendeva disponibile un indicatore relativo alle risorse, mentre si differenziava dalle altre per la presenza di un indicatore di risultato, di efficacia, di efficienza o, nel quarto caso, per l’assenza di ulteriori indicatori. Le risposte fornite dai manager dei ministeri italiani, proposte nella seguente Figura, evidenziano chiaramente che a fronte dello stesso processo decisionale, in presenza di diversi set di indicatori, cioè diversi sistemi di misurazione, l’esito del processo decisionale stesso si modifica. Figura 4.3 - Livello di accordo espresso rispetto ad una scelta di gestione in presenza di sistemi di misurazione composti da diversi set di indicatori Livello medio di accordo nelle quattro simulazioni proposte 68,7% Set con indicatore di risultato 76,0% 65,1% Set con indicatore di outcome Set con indicatore di efficienza 90,8% Set senza ulteriori indicatori Fonte: Valotti, G., Galli, D., Sicilia M., Barbera, C., Tantardini, M. (2013) Il livello di diffusione del performance management tra i dirigenti pubblici delle amministrazioni centrali. Rapporto di ricerca, SSPA. Se l’offerta di indicatori da parte dei sistemi di misurazione è in grado di influenzare i processi decisionali, appare importante prendere in considerazione l’attuale situazione nei diversi Ministeri. La seguente Tabella riporta l’esito di 95 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile un’analisi dei contenuti di programmazione presenti nelle Note Integrative al Bilancio di Previsione 2012. Tabella 4.1 - Sintesi dei sistemi di misurazione in termini di indicatori incorporati nei documenti di programmazione economico finanziaria (Note integrative al Bilancio di Previsione 2013) Fonte: Valotti, G., Galli, D., Sicilia M., Barbera, C., Tantardini, M. (2013) Il livello di diffusione del performance management tra i dirigenti pubblici delle amministrazioni centrali. Rapporto di ricerca, SSPA La Tabella riporta, per ciascun Ministero, il numero degli obiettivi, il numero degli indicatori quantitativi distinti per tipologia (input, processo, output, outcome) e il numero degli indicatori di tipo nominale (ad esempio sì/no). In termini di offerta di set informativi attraverso i documenti di programmazione, l’offerta appare eterogenea ma riconducibile ad un comune ordine di grandezza. L’analisi non costituisce certamente una ricognizione completa dei sistemi di misurazione esistenti tuttavia, soffermandosi sulla selezione di indicatori associati al processo di bilancio, restituisce un’immagina sintetica e evocativa di quanto la palestra di allenamento del performance management sia effettivamente poco frequentata. 96 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile 4.2.3 I processi decisionali influenzano la domanda di indicatori Spostando l’attenzione dal lato dell’offerta a quello della domanda, un interrogativo interessante appare essere legato ai possibili usi che i manager pubblici compiono degli indicatori. In letteratura sono presenti diverse classificazioni relative ai possibili usi (Moynihan e Ingraham, 2004) e il seguente grafico riporta gli esiti di un indagine compiuta sui dirigenti delle amministrazioni centrali. Osservando anzitutto la tipologia più generale (management), introdotta a fini di controllo, si osserva che il 42% dei rispondenti dichiara un livello complessivo di utilizzo medio e il 28% alto, il che significa che solo il 30% dei dirigenti dichiara di fare un uso basso o nullo di indicatori. l risultati sembrano suggerire che l’uso maggiore sia quello nell’ambito a supporto delle funzioni di monitoraggio, controllo e valutazione. In linea con i livelli di tali usi si colloca anche l’uso funzionale alla definizione del contenuto degli obiettivi. Le tipologie d’uso riconducibili alla funzione di gestione delle relazioni esterne presentano livelli eterogenei. La prevalenza di un livello di utilizzo di indicatori medio in relazione alla maggior parte delle tipologie di usi evidenziati, sembra suggerire che nei processi decisionali svolti all’interno della pubblica amministrazione centrali prevalga un utilizzo informale degli indicatori. All’uso medio alto di indicatori, dichiarato dai dirigenti, non sembra corrispondere un’effettiva incorporazione degli stessi indicatori nei documenti dell’amministrazione, con conseguenze evidenti in termini di opacità dell’azione. 97 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile Figura 4.4 - Livello di utilizzo degli indicatori dichiarato dai dirigenti dei ministeri per tipologia di uso Valutazione individuale Nessuno Valutazione organizzativa Basso Comunicazione Medio Innovazione Alto Relazioni con collaboratori Relazioni con politici Relazioni interistituzionali Obiettivi Bilancio Management 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Fonte: Valotti, G., Galli, D., Sicilia M. (2013) 4.3 Gli interventi per liberalizzare la misurazione La premessa, che di per se non costituisce una vera e propria cura ma fornisce un indirizzo di riferimento, è che l’attuale offerta di indicatori non è adeguata tanto per ragioni intrinseche di limitatezza quantitativa e scarsa rilevanza nei processi decisionali interni all’amministrazione, quanto per ragioni estrinseche, legate cioè al fatto che gli indicatori formalmente resi disponibili dal sistema non sono utilizzati. Tale constatazione induce a ritenere che gran parte dei sistemi di misurazione creati in questi anni dalle amministrazioni pubbliche in genere e dai ministeri in particolare, abbiano una utilità di gran lunga inferiore a quanto potrebbe essere laddove fossero attuati determinati interventi. 98 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile 4.3.1 Riqualificare la dirigenza pubblica guardando più ai risultati che ai requisiti formali (incentivo alla domanda) Una prima area di intervento è rappresentata da azioni volte a rafforzare le condizioni che supportano la diffusione del sistema di misurazione grazie all’effetto che producono sulla domanda: l’autonomia manageriale, i sistemi di incentivazione e premio al merito e la cultura organizzativa. Rafforzare tali elementi significa da un lato lavorare sulle regole relative tanto al riconoscimento della qualifica di dirigente quanto all’attribuzione dell’incarico, dall’altro investire sulle competenze, le attitudini e il profilo manageriale dei dirigenti. Ad essere chiamato in causa è il ruolo stesso dei dirigenti pubblici come soggetti cui è demandata la precisa responsabilità di definire e rendere disponibili al sistema di misurazione indicatori idonei a identificare i risultati raggiunti. Stante l’attuale ordinamento, i dirigenti assumono un ruolo ambiguo nei confronti del sistema di misurazione dal momento che ne sono al tempo stesso fruitori e fornitori. Lo sviluppo del sistema di misurazione può certamente avvenire secondo un approccio centralistico e top down quale quello delineato dal D.Lgs. n. 150 del 2009 ma le esperienze in essere evidenziano l’esigenza di un investimento che non sempre le condizioni di bilancio hanno consentito. Il percorso compiuto in occasione di precedenti riforme della dirigenza evidenzia del resto come gran parte dei contenuti più propriamente manageriali abbiano trovano un’applicazione limitata. La soluzione appare quella di chiamare in causa la responsabilità manageriale dei dirigenti, definendo uno specifico ambito di responsabilità legato alla definizione e al monitoraggio degli indicatori che utilizzano nei propri processi decisionali con livelli crescenti di autonomia e responsabilità. A livello operativo si può valutare la possibilità che ciascun incarico dirigenziale all’interno dell’amministrazione possa essere assegnato solo a fronte di una specifica identificazione ex ante di indicatori e target di performance che costituiscono la base per il mantenimento della posizione stessa. La previsione di tale responsabilità si deve però accompagnare al rafforzamento delle condizioni di autonomia nella definizione delle scelte manageriali in ordine alla gestione del personale (performance individuale), all’organizzazione degli uffici (performance organizzativa), alla gestione dei rapporti negoziali con altre amministrazioni e/o imprese (performance contracting) e alla gestione dei rapporti con utenti e altri stakeholder (performance governance). 4.3.2 Consolidare i sistemi di misurazione della performance Seconda condizione per il funzionamento dei sistemi di misurazione della performance è il coordinamento con i sistemi operanti nelle altre amministrazioni. Pur nel rispetto delle reciproche competenze, ogni amministrazione pubblica opera in condizioni di interdipendenza funzionale e istituzionale, il che significa che produce risultati insieme ad altre amministrazioni ed altri soggetti che operano sul territorio. I sistemi di misurazione della performance non possono allora non considerare questi soggetti e l’effetto che le azioni svolte da tali soggetti producono. Così la performance della politica ambientale sui parchi nazionali di 99 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile competenza dell’amministrazione centrale (finanziamento, salvaguardia ambientale, tutela della biodiversità, sicurezza, salute e benessere della collettività), risente della performance raggiunta da altre amministrazioni nella svolgimento delle proprie funzioni (gli Enti Parco stessi, le Regioni nelle quali i Parchi si trovano, i Comuni che si trovano nei Parchi, il sistema delle Agenzie Regionali per l’Ambiente) e della performance di altri soggetti quali imprese, organizzazioni no profit e cittadini. Per essere efficace, un sistema di performance management per la pubblica amministrazione non può quindi assumere solo una prospettiva interna legata alla misurazione di risorse, attività e servizi della propria organizzazione, ma deve aprirsi all’esterno considerando anche le attività svolte dagli altri soggetti e gli impatti da essi generati. In tal senso la proposta è quella di stabilire un progressivo consolidamento dei processi di misurazione e valutazione che chiami in causa le responsabilità manageriali e le capacità di coordinamento interistituzionali di tutti i dirigenti che collaborano al raggiungimento di risultati. Operativamente occorre partire da una selezione di programmi e con un percorso analogo e parallelo a quello avviato dal Ministero dell’Economia nell’ambito della riforma del Bilancio dello Stato contenuta nella L. 196 del 2009, tenendo conto di una mappa delle responsabilità e di sistemi di governance, talvolta intricati oltre ogni buon senso. Tale previsione determinerebbe una forte spinta a identificare e rimuovere elementi che siano di intralcio all’ottenimento di un adeguato livello di performance e che attualmente si collocano nello spazio istituzionale tra le amministrazioni. Inoltre restituirebbe agli utenti e più in generale ai portatori di interesse un immagine composta del ruolo svolto dalle diverse amministrazioni e del livello istituzionale cui è corretto rivolgersi. A titolo di ipotesi si può prevedere lo sviluppo di un sistema di monitoraggio indipendente dei servizi pubblici locali svolto con riferimento a un insieme di amministrazioni che insistono su un’area geografica (enti locali, enti territoriali, articolazioni periferiche dello stato) offrendo inoltre la possibilità ai navigatori di scoprire come è possibile contribuire al miglioramento della performance direttamente e indirettamente. 4.3.3 Aprire e differenziare il processo di valutazione Uno dei tratti più forti della riforma introdotta dal D.Lgs. n. 150 del 2009 è dato dall’aver identificato un unico modello di riferimento per tutte le amministrazioni. Per quanto il tema della misurazione e valutazione della performance presenti certamente a livello metodologico un impianto comune di riferimento, relativo in particolare agli elementi oggettivi del sistema quali obiettivi e indicatori, è fondamentale considerare che in gran parte il funzionamento del sistema dipende dai soggetti. Questa soggettività, richiamata già in precedenza, si riferisce al profilo dei dirigenti e delle professionalità coinvolte ma anche agli utenti ed alle altre categorie di portatori di interesse. A frenare lo sviluppo dei sistemi di misurazione e valutazione non è soltanto l’assenza di una domanda interna o lo scarso allenamento di coloro che sono chiamati a prendere decisioni ma anche la diversa attitudine che utenti e portatori di interesse hanno nei confronti di indicatori che 100 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile non sempre sono di facile comprensione. La presenza di un ambiente di riferimento che riconosce i sistemi di misurazione e impiega gli indicatori da essi forniti costituisce al tempo stesso una leva di sviluppo e una potenziale barriera. In tal senso devono essere posti in essere interventi che sostengano la progressiva evoluzione dei sistemi di misurazione in accordo anche alle caratteristiche ed alle richieste che provengono dall’esterno. A livello operativo occorre diversificare i sistemi di valutazione in considerazione dello specifico contenuto di attività, chiamando a partecipare alla valutazione in modo trasparente e strutturato quei soggetti esterni all’amministrazione che sono utenti o portatori di interesse e che, molto spesso, concorrono alla realizzazione di una buona o cattiva performance. Tra le soluzioni possibili la creazione, anche in questo caso selettiva e graduale, di forum tematici di valutazione diversificati nella struttura e nella modalità di funzionamento e specifici per programma, supporterebbe il progressivo superamento di un giudizio generico e spesso affrettato di cattivo funzionamento della pubblica amministrazione. In generale, rispetto agli interventi esposti, appare importante che oltre a soluzioni di sistema, ciascuna amministrazione definisca, lungo gli assi ora evidenziati, il percorso che intende compiere e identifichi tanto il livello di risultato quanto il livello di risorse che intende destinare allo sviluppo dei propri sistemi di misurazione della performance. Non potendo migliorare lungo tutti i fronti il proprio sistema, ogni amministrazione è chiamata a identificare in collaborazione con le altre amministrazioni e con i diversi portatori di interesse, un ordine di priorità degli interventi che consenta di migliorare l’adeguatezza, l’affidabilità, la tempestività e l’accessibilità degli indicatori. Il miglioramento della qualità del sistema si misurazione costituisce del resto un’opportunità unica cui le amministrazioni e i dirigenti non possono lasciarsi scappare: quella di uscire dall’angolo delle responsabilità formali, dei demeriti e degli scandali attribuiti ad alcuni lasciando troppo spesso in secondo piano le comuni e sostanziali responsabilità dei molti. 101 La PA che vogliamo. Proposte per un cambiamento possibile Bibliografia AA.VV. (2007) Da burocrati a manager: una riforma a metà. Primo rapporto sulla dirigenza pubblica italiana, OCAP White Paper, Milano: Egea. AA.VV. (2012) Quale performance? 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