The Artist - Cinema Verdi
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The Artist - Cinema Verdi
Cineforum G. Verdi - Breganze 38°anno www.cineverdi.it The Artist CAST TECNICO ARTISTICO Regia: Michel Hazanavicius. Sceneggiatura: Michel Hazanavicius Fotografia: Guillaume Schiffman Scenografia: Laurence Bennett, Gregory S. Hooper Costumi: Mark Bridges Musica Ludovic Bource Montaggio: Anne-Sophie Bion, Michel Hazanavicius Produttore: Thomas Langmann Casa di produzione: La Petite Reine, Studio 37, La Classe Américaine, JD Prod, France 3 Cinéma, Jouror Production, uFilms Distribuzione: Bim Distribution FRA 2011 Durata: 100' PERSONAGGI E INTERPRETI George Valentin: Jean Dujardin Peppy Miller: Bérénice Bejo Al Zimmer: John Goodman Clifton; James Cromwell Doris; Penelope Ann Miller Il miracolo di “The Artist” - un film in presa “in-diretta” sul declino, nella Hollywood sfavillante degli anni ’20, di un attoresaltimbanco, terrorizzato dal dono della parola (sugli schermi) e infine rovinato dall’avvento del sonoro - sta nell’aver conciliato nel modo più armonioso possibile due concetti che si vorrebbero quasi in antitesi, o separati da un rapporto di continuità che tuttavia non permette più di percepire senza attriti la loro relazione, vale a dire il tempo di “ieri” e quello di “oggi”. Il film si saprebbe proporre egregiamente tanto alle platee del tempo in cui è ambientato del quanto a quelle contemporanee: è, di fatto, attendibile e godibile in ciascuna delle due epoche con cui comunica. La peculiarità di quest’operazione, che si propone come caso di anacronismo cinematografico più eclatante degli ultimi tempi, non sta nel ritorno a forma e linguaggio del “muto”, ma in un’istanza di regressione ai primordi che è più radicale di quanto non si fosse esperito in precedenza. Coraggiosamente, né trama né messa in scena sembrano far accenno agli ottant’anni di cinema successivo, ed essi non si scorgono tra luci, ombre e filtri di un bianconero ricchissimo che si carica di nebulosità da temp perdu , catturato come una farfalla rara. 0° film E’ questo a differenziare la pellicola da altri “muti” nuovi o recenti: il semisperimentale e bellissimo “Dr. Plonk” di Rolf De Heer, del 2007, era caratterizzato dai nessi ironici con il presente. Il cineasta Hazanavicius, al contrario, ignora il 2011 e si mostra in grado di rigenerare perfettamente il “suo” ecosistema scomparso: le “sue” figure hanno la qualità sonnambolica di fantasmi filmici. La recitazione non è però esagerata e filodrammatica, è sottile, e lo stile delle immagini non è elementare, il loro assemblaggio di grande finezza: la regia – europea a tutti gli effetti - sa che il cinema è ormai passato da intrattenimento ad arte, e trova così la sua propria, esatta, collocazione storica, filologica. Per di più, lo sguardo adottato, lucido e franco, incrocia quello di Chaplin nella conciliazione perfetta di dramma e risata: infrange il muro di ipocrisia eretto attorno alla figura del divo, il cui carisma non era affatto “intramontabile”. A poter preoccupare, piuttosto, è una pecca intrinseca ad un film destinato all’oggi, cioè il rischio di una mancanza di originalità: questo film ne riecheggia un altro che già conosciamo, vale a dire “Cantando sotto la pioggia”! Hazanavicius riesce con maestria nel gioco di entrare in un’era trascorsa, non solo di sbirciarla, ma con il rischio di restarci intrappolato e di non avere niente da restituire all’attualità. Le ragioni del suo successo, coronato dal trionfo agli Oscar, potrebbero allora sembrare dubbie: alla lusinga di un’opera “fatta come una volta” può aver ceduto la critica, nella sua ricerca del nuovo. Che ritrova invece nel vecchio, e dunque, in questo caso, del falso, evidentemente “d’autore”. Ma il divertimento sta proprio nel vedere questa furberia farsi virtù: il filmmaker è un bambino malizioso alle prese con il suo giocattolo: lo smonta e lo rimonta abilmente rinverdendo l’ingrediente più tradizionale. Sa porsi, come i grandi di allora, nel punto magico a metà strada tra innocenza e simulazione: conosce ogni trucco di sempiterna giovinezza. Cosa più importante, rinnova nel pubblico la credenza nella purezza espressiva del film muto. L’intensa vita interiore del personaggio di Dujardin non è resa a parole, ma solo per mezzo di stratagemmi visivi. E ci convince. Qui si arriva vicini a comprendere il vero senso del film: esso ci conferma che il cinema è un mezzo perennemente moderno, lo era già dagli albori; incanta pur privato di suoni e, in parte, di cromatismi. Il movimento, nucleo etimologico della parola “cinema”, è sufficiente, e quando viene isolato dagli altri stimoli ci permette di riflettere sull’invasività dei prodotti audiovisivi 21 Settembre 2012 odierni, sulla saturazione a cui vengono sottoposti i nostri sensi. “The Artist” si svolge in un’età di passaggio, e fa di quest’interregno il suo oggetto di trattazione: il tema, leggibile adesso, è la trasformazione in atto. Si allude idealmente, cioè, al 3D che spopola nelle sale, alle nuove tecnologie di proiezione digitale: strumenti che non tolgono dignità all’esistente, ma costringono a ripensarlo, spesso in funzione (tristemente) commerciale. Il sacrificio del cambiamento, in fondo, non deve nulla né al bene né al male, ed è astorico, universale: non sapremo mai sfiduciare la spinta innovatrice, né screditare il passato. Il film di stasera getta un ponte tra questi due estremi: noi lo accettiamo e lo applaudiamo perché, sebbene concepito oggi, è classico. Non è incredibile, come non lo è la nostra necessità di tornare alle origini, di immaginare un cinema “in fasce”, per tutti, sempre; e, quindi, senza età. “The Artist” è il classico per definizione. Carlo Alberto Collanega Il film della prossima settimana QUASI AMICI Di Olivier Nakache, Eric Toledano Durata 102’ Il film narra la storia di un ricchissimo tetraplegico, Philippe, e del suo badante di colore, Driss, povero e di origini disastrate, e del rapporto unico e spiazzante che li unisce. È una storia che ti svela come ogni singola unione che si stabilisce tra due esseri umani sia unica e irripetibile. Driss è schietto e genuino e tratta Philippe e la sua condizione per quello che sono, cioè rispettivamente un uomo e una malattia, senza confondere l'uno con l'altra, e senza particolari delicatezze: non finge che la malattia di Philippe non esista, anzi scherza sulla sua immobilità restituendogli la sensazione di essere una persona, rendendo la malattia una condizione che è possibile accettare, anziché qualcosa di innominabile e spaventoso. A colpi di battute questo film rischiara la mente da schemi e paure, e nutre la fiducia nel prossimo, quella consapevolezza sepolta in fondo a ognuno di noi, spesso oscurata da paure e pregiudizi, che nell'"altro" si possa nascondere ciò di cui abbiamo bisogno, la nostra salvezza. Un pò favoleggiato? Forse, ma è tratto da una storia vera, e sufficientemente realistico per lasciarti addosso un senso di leggerissima felicità. Cineforum G. Verdi - Breganze 0° film 38°anno www.cineverdi.it Scheda film IL REGISTA L’ ATT0RE NOME: Michel Hazanavicius DATA DI NASCITA: 29/03/1967 LUOGO DI NASCITA: Parigi, Francia NOME: Jean Dujardin DATA DI NASCITA: 19/06/1972 LUOGO DI NASCITA: RueilMalmaison, Hauts-de-Seine, Francia The Artist La locandina -È stato presentato in concorso al Festival di Cannes 2011, dove Dujardin ha vinto il premio per la miglior interpretazione maschile. Il film ha ottenuto numerosi riconoscimenti internazionali tra i quali spiccano cinque statuette ai Premi Oscar 2012, tre Golden Globe, sette BAFTA e sei César. È il film francese più premiato di tutti i tempi. -Sebbene sia in bianco e nero, il film è stato girato a colori. Per dargli un ulteriore aspetto che ricordasse i film muti degli anni venti è stato girato con una frequenza più bassa dei fotogrammi per secondo, 22 invece dei consueti 24. Le riprese sono durate 35 giorni e si sono svolte interamente a Los Angeles. -“Non mi aspettavo davvero – dice il regista in un’intervista -che fosse in corsa per gli Oscar, ma devo dire che, quando giro un film, il mio scopo è quello di sedurre il pubblico: a ciò che accade fuori dalla sala ci pensano produttori e distributori. Quella di questo film, comunque, è stata una bella storia che nasce dal basso; tanti presagivano che sarebbe stata una pellicola confinata ai circuiti d'essai, invece il suo successo è cresciuto sempre più.” “Chaplin era talmente perfetto nel gestire i suoi personaggi, che era impensabile che Charlot potesse parlare: era come se Picasso, a un certo punto, si fosse messo a fare fotografia. Non a caso, con l'avvento del sonoro, il cinema di Chaplin ha continuato a vivere, ma il personaggio di Charlot no. Io penso che con il sonoro abbiamo guadagnato, complessivamente, ma contemporaneamente si è persa l'utopia di un linguaggio cinematografico puro, universale. “ 21 Settembre 2012 (2012) (2011) (2009) (2006) (1998) Gli infedeli The Artist OSS 117: Rio ne répond plus OSS 117: Le Caire, nid d'espions Mes amis La colonna sonora Il regista ha affidato il compito di studiare le giuste note per le sue scene a un musicista che collabora con lui da molto tempo, Ludovic Bource, che ha esordito come autore di musica da film proprio con il primo lavoro di Hazanavicius, Mes Amis nel 1998. Il pianista francese ha declinato in 24 differenti melodie la storia d’amore tra il famoso attore di muto e la giovane figurante sullo sfondo della nascita del cinema parlato. I brani originali sono frutto di una profonda lettura della sceneggiatura, dove il musicista ha potuto conoscere i tratti della storia e dei personaggi da ritrarre. Regista e attori alla premiazione dell’Oscar (2012) Gli infedeli (2012) Villain Auditions (2011) The Artist (2010) Un balcon sur la mer (2010) Les petits mouchoirs (2010) Le bruit des glaçons (2009) Lucky Luke (2009) OSS 117: Rio ne répond plus (2008) Un homme et son chien (2008) Ca$h (2007) 99 francs (2007) Cherche fiancé tous frais payés (2007) Hellphone (2006) OSS 117: Le Caire, nid d'espions (2005) Il ne faut jurer... de rien! (2005) L'amour aux trousses (2005) Brice de Nice (2005) La vie de Michel Muller est plus belle que la vôtre (2004) Les Dalton (2004) Mariages! (2004) Cash Truck (2004) Rien de grave (2003) Les clefs de bagnole (2003) Vendette di famiglia (2003) Toutes les filles sont folles (2002) Ah! Se fossi ricco (2002) À l'abri des regards indiscrets