UN AMORE SOPRA LE RIGHE Berlino, Luglio 1936 "Mai aveva

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UN AMORE SOPRA LE RIGHE Berlino, Luglio 1936 "Mai aveva
UN AMORE SOPRA LE RIGHE
Berlino, Luglio 1936
"Mai aveva sentito così chiaramente di poterlo amare, come ora che tutto l'amore era vano."
Fiumi di parole scorrevano nella mente di Sara ma fu questa frase a mozzarle il fiato.
Il tenero ricordo di Albert la tormentava in quello stanzino oscuro in cui, costipati come bestie, si
trovavano lei e il padre con un paio di altri ebrei dopo essere riusciti a sfuggire ai soldati tedeschi.
Sara aveva molta paura ma il suo carattere deciso le permise di trattenere tutte le lacrime e,
rannicchiandosi contro il padre come quando era una bambina, faceva forza anche a lui.
Non riusciva a distogliere la sua attenzione dal vociare della gente in strada e si domandava che
cosa ne fosse stato della biblioteca di famiglia. Lì incontrò Albert per la prima volta ed è proprio tra
le pagine di quei libri che il loro amore nacque.
Ciò che lui stesse facendo in quel preciso momento era un'incognita per Sara ma nel profondo del
cuore sentiva che non lui l'aveva abbandonata, nemmeno allora che tutto sembrava perduto. Aveva
la rassicurante sensazione che lui la stesse cercando in qualche mod
Berlino, Gennaio 1933
Era un venerdì sera: la biblioteca stava per chiudere e pochissimi studenti ormai vi erano rimasti per
concludere le loro letture e prepararsi ad un gelido weekend in una Berlino coperta dalla neve.
Albert era uno di loro. La biblioteca era proprio vicino all'Università di Economia di Berlino in cui
era ormai al terzo anno ma tutti quei dati e statistiche non gli interessavano, non gli erano mai
interessati; il Generale, così come lui e i suoi fratelli chiamavano il padre, l'aveva scelta per lui
affinché ottenesse la preparazione necessaria per divenire un alto funzionario del Reich e perciò egli
aveva dovuto abbandonare quella che era stata la sua passione fin da piccolo, la letteratura. Albert
aveva sempre amato leggere e con avidità e passione divorava qualsiasi libro si trovasse di fronte,
dai grandi classici alla letteratura tedesca contemporanea; senza alcun dubbio, il suo autore preferito
era William Blake di cui conosceva pagine e pagine di versi a memoria. Fu proprio mentre si
accingeva a riporre uno degli ultimi lavori di Blake che incontrò il suo sguardo. Sara teneva la testa
china e i capelli neri come l'ebano le ricadevano sul viso mentre stava sistemando alcuni volumi
sullo scaffale.
Fin dal primo sguardo Albert non smise di interrogarsi sul perché egli non avesse mai notato quella
incantevole ragazza che, a causa di quel grembiule bianco che indossava, era senza ombra di dubbio
una dipendente della biblioteca. Perso nei suoi pensieri il giovane indossò il cappotto e quella
sciarpa blu scuro che gli aveva regalato la madre senza però mai distogliere il suo sguardo da Sara
che proprio in quel momento si girò rivolgendogli un timido sorriso pieno di imbarazzo.
Lei non era abituata a ricevere attenzioni dai clienti della biblioteca e la cosa la fece arrossire come
una bambina. Non usciva spesso dalla Biblioteca Cohen perché era proprio in quel luogo che
riconosceva i tratti di se stessa e dei suoi 20 anni trascorsi a lavorare con il povero padre. I libri letti
e riletti nel corso della sua vita costituivano la causa motrice di ogni suo pensiero; sognava una vita
ricca di viaggi ed esperienze, ma soprattutto ricca di amore. Lasciava che la sua mente corresse da
sogno a sogno senza preoccupazioni perché quella era la vera essenza della sua anima: si lasciava
trasportare in ogni angolo del mondo dai più fantastici racconti senza porre alcun freno alla sua
fantasia assetata di nuove esperienze.
Le condizioni di vita degli ebrei in quegli anni stavano diventando sempre meno sopportabili a
causa delle continue aggressioni del governo tedesco ma Sara non aveva intenzione di arrendersi a
questa follia distruttrice.
Albert si recava spesso alla Biblioteca per sfuggire alle continue pressioni dei suoi genitori che
consideravano la lettura un'inutile perdita di tempo. Nonostante ciò, non ebbe mai modo di
rivolgere parola a Sara benché ella aspettasse il suo arrivo con celata eccitazione ogni giorno. I due
si sentivano legati da una corda invisibile che li teneva uniti in ogni momento e fremevano all'idea
di scoprirsi a vicenda.
Dopo un mese circa, ciò accadde. Nella Biblioteca venne organizzato un tributo a William Blake al
quale i due giovani parteciparono con piacere. Essi si trovarono a commentare una frase da lui
scritta e capirono di avere molto, moltissimo, in comune: "Nessun uccello vola troppo in alto se
vola con le proprie ali.". Questa non era solo una comune citazione per Albert e Sara, era la base di
ogni loro principio e idea. Essi si sentivano staccati dalle loro famiglie e non avevano intenzione di
accettare ciò che veniva loro imposto. Sentivano il bisogno di volare alto e di farlo con le proprie
ali.
Da quel momento i due iniziarono a costruire un'intensa relazione basata sul loro amore e
sull'utopico sogno di una vita insieme nel futuro. Entrambe le famiglie erano all'oscuro di tutto ciò,
doveva assolutamente essere un segreto o avrebbero distrutto tutto per miseri motivi di nascita. Era
un segreto. Il più dolce dei segreti, il loro.
I mesi trascorrevano senza che i due giovani se ne accorgessero. Albert ormai si recava alla
Biblioteca ogni giorno e vi trascorreva sempre più tempo tanto da arrivare molto spesso in ritardo
alle cene di famiglie provocando l'ira del Generale; lui e Sara impararono pian piano a conoscersi
attraverso quella comune passione e quell'instancabile speranza nel realizzare i loro grandi sogni.
Berlino, Luglio 1936
La loro storia d'amore sembrò poter durare per sempre come se fosse intoccabile da ogni politica
razziale fino a che qualcosa spezzò il magico equilibrio formatosi.
Nell'Università quella mattina si spargevano voci secondo cui molti negozi e locali gestiti da
famiglie ebree erano stati distrutti o saccheggiati. Albert non vi prestò attenzione finché non sentì
tra essi il cognome di Sara. In quel momento tutto gli sembrò confuso e offuscato. Lasciò
immediatamente l’edificio e percorse tanto rapidamente quei pochi isolati che separavano
l'Università dalla Biblioteca che non ebbe nemmeno il tempo per immaginarsi il catastrofico
scenario che gli si sarebbe presentato davanti agli occhi.
Della Biblioteca non era rimasto più nulla se non un cumulo di macerie fumanti; era stata incendiata
e nel giro di poche ore il locale era bruciato portandosi con se migliaia di pagine, di parole, di
emozioni. Non rimaneva più nulla di quel luogo in cui Albert era solito trascorrere i suoi pomeriggi
insieme a Sara, del luogo in cui era sbocciato il loro amore. E nemmeno lei c'era più, nessuna
traccia della ragazza dai capelli neri come l'ebano.
Si sentì precipitare. Il suo corpo era come un involucro svuotato dalla disperazione ma nemmeno in
quel momento riuscì a piangere; aveva l'impressione di essere fatto di cristallo, sarebbe bastato un
soffio di vento perché lui crollasse, distruggendosi in mille pezzi. Restò paralizzato nella stessa
posizione per un arco di tempo indefinito quando all'improvviso un lampo di speranza gli balenò
nella mente: "e se Sara fosse riuscita a fuggire?"
Questa possibilità lo rincuorò e gli fece trovare il coraggio di dirigersi dagli Schneider, una coppia
di anziani che aveva il cortile interno in comune con la Biblioteca Cohen, per domandare loro
spiegazioni sull'accaduto.
Il cuore gli rimbombava nel petto come se stesse per esplodere mentre attendeva impaziente che
qualcuno aprisse quella porta; era cosciente del rischio in cui si stava mettendo ma non gli
importava. La delusione di suo padre, la condanna da parte dello Stato tedesco per aver difeso i
cosiddetti "nemici interni", la morte certa a cui sarebbe andato incontro, non avevano alcun
significato per lui in quel momento.
Voleva solo sapere dove si trovava ora la sua amata o se era troppo tardi.
Quando vide la signora Schneider capì immediatamente che c'era qualcosa di anomalo nel suo
atteggiamento. I modi eccessivamente cortesi e i gesti affrettati e incerti gli fecero pensare al
peggio. Ormai sull'orlo della crisi, Albert confessò il suo amore disperato e chiese spiegazioni alla
donna che si rasserenò e gli raccontò tutto: quella mattina i soldati erano entrati con violenza
nell'edificio distruggendo con ferocia ogni cosa. Fortunatamente, Sara e suo padre riuscirono a
scappare dal retro suscitando così le ire dei tedeschi che bruciarono tutto gridando insulti alla
famiglia Cohen. Essi trovarono rifugio nella loro cantina all'insaputa di chiunque. La signora
Schneider giustificò il suo nervosismo all'arrivo di Albert confessando che lo credeva dalla parte dei
nazisti; temeva fosse venuto per arrestarli e deportare i Cohen.
All'udire questa tremenda storia, il giovane non poté fare a meno di provare orrore per il gesto
compiuto dagli uomini di suo padre. Nonostante ciò fu pervaso da una felicità immensa allo
scoprire che Sara e suo padre erano ancora vivi ed erano proprio lì dove si trovava lui in quel
momento.
Silenziosamente scesero in cantina e aprirono la piccola porta dietro a cui i due erano stati nascosti
con altri tre dipendenti della Biblioteca; quando i giovani si videro non passò un secondo che si
trovarono uno nelle braccia dell'altro piangendo e ridendo per la gioia contemporaneamente.
Era l'amore, era l'esplosione di un amore ostacolato e difficile che non si arrendeva davanti a nulla.
Nella loro condizione disperata possedevano una sicurezza: non si sarebbero mai più separati e
avrebbero fatto ogni cosa possibile pur di ottenere il loro lieto fine.
Insieme i due giovani passarono in rassegna tutte le possibili ipotesi per poter vivere pienamente il
loro amore senza doversi nascondere continuamente tuttavia, con l'applicazione delle leggi di
Norimberga, tutto ciò sembrava impossibile nella Germania nazista. L'idea della fuga venne dal
signor Cohen: silenzioso e solitamente molto riservato, egli aveva sempre lasciato molte libertà alla
figlia crescendola da solo dopo la morte della moglie. Il vecchio uomo aveva una visione oggettiva
della realtà e in cuor suo sapeva che prima o poi anche a loro sarebbe toccata la stessa tragica sorte
delle altre famiglie ebree.
Egli ormai era vecchio ma c'era ancora speranza per sua figlia, assai più intelligente e matura della
maggioranza delle ragazze della sua età.
Non fu facile decidere il luogo in cui i due giovani si sarebbero recati: in uno scacchiere europeo
fatto di alleanze politiche ed economiche la scelta risultava assai ristretta. La vicina Polonia era la
scelta più consona per la brevità del viaggio ma soprattutto per il basso numero di frontiere da
attraversare. Albert e Sara si sarebbero recati a Varsavia dove, grazie a delle nuove identità,
avrebbero vissuto il loro amore alla luce del sole.
Sara era consapevole di ciò che stava per accadere: probabilmente avrebbe abbandonato per sempre
suo padre il quale non avrebbe lasciato per nessun motivo la loro casa. Albert sentiva che tutto
sarebbe andato nel verso giusto e nella sua mente il piano era perfettamente limpido. Aveva già
contrattato il prezzo per i passaporti falsi con un suo compagno di studi, Joseph, cui genitori
possedevano una tipografia. Grazie agli strumenti utilizzati abitualmente per la rilegatura dei libri
egli aveva intrapreso un mercato nero nella falsificazione di ogni tipo di documento, passaporti
compresi.
Anche il giorno della partenza era ormai fissato. La libertà era come una tenue luce in lontananza,
così vicina da poterla quasi toccare con mano.
Insieme Albert e Sara si diressero in stazione a Berlino dove il loro treno era già lì ad aspettare.
L'altoparlante annunciò che ci sarebbe stato un controllo alla dogana a Francoforte dove i
passeggeri diretti a Varsavia avrebbero dovuto cambiare treno. Tutto ciò non li preoccupava, erano
pronti a tutto. L'identità di Sara era stata modificata in quella di una studentessa tedesca mentre il
foulard che la giovane portava sui capelli mascherava perfettamente la sua folta chioma scura. Si
sentivano decisi e invincibili mentre udivano di sottofondo il rimbombante rumore della locomotiva
in movimento.
La Germania scorreva veloce fuori dai finestrini appannati del treno pieno di uomini e donne di
ogni rango.
Giunti a Francoforte, presero i loro bagagli e si diressero verso il treno che li avrebbe condotti
definitivamente al loro destino insieme. Sara sedeva già con aria trasognata al suo posto nel nuovo
vagone quando la scena che vide dal finestrino le fece gelare il sangue nelle vene: un gruppo di
guardie armate aveva braccato Albert mentre ancora stava sistemando i bagagli. Erano gli uomini
del Generale, il padre di Albert, che lo avevano riconosciuto e lo stavano massacrando per ciò che
aveva fatto. Avevano scoperto tutto, dalla storia segreta dell'ariano con la ragazza ebrea alla
falsificazione dei documenti per fuggire insieme. Non sarebbero stati clementi con lui. Era un
traditore e in quanto tale doveva essere punito.
Sara era troppo sconvolta per riuscire a reagire in qualsiasi modo mentre il suo dolce sogno stava
crollando improvvisamente pezzo dopo pezzo. Era totalmente pietrificata contro lo schienale della
sua poltroncina. Quando sentì lo sparo il vagone era già in movimento: il suo cuore, il suo unico e
grande amore giaceva a terra in un letto di sangue in mezzo alla banchina della stazione di
Francoforte, vittima della follia degli uomini che come bestie irrazionali seminano violenza e morte
in ogni dove. Sentì che una parte di lei morì insieme ad Albert quel giorno del 1936 e che non
sarebbe più tornata. Persa, scomparsa per sempre.
Varsavia, Giugno 1957
Una biblioteca. Mentre tutta l'Europa si stava riprendendo dalle disastrose conseguenze della
guerra, anche Sara era pronta a farlo.
Una leggera brezza muoveva le fronde degli alberi ai lati della strada mentre lei passeggiava assorta
nei suoi pensieri; quante cose erano cambiate, quante erano volate via dalle sue mani senza che se
ne accorgesse. Nonostante tutto si sentiva fiera di se stessa, fiera della forza con cui era riuscita a
ricostruirsi una vita nel corso degli anni. L'opera era quasi completata, mancava solo ancora un
piccolo tassello per completare il quadro.
Quel pomeriggio ci sarebbe stata l'inaugurazione della sua nuova attività. Al suo fianco davanti alla
porta della biblioteca vi era quel biondissimo ventenne che con il suo fare spigliato e dolce le
ricordava tremendamente il padre Albert. Era il frutto in carne e ossa del loro amore, la prova nel
mondo che alla fine i sentimenti non possono essere soppressi del tutto.