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L’Oscar della garanzia
Posted by Francesco Sylos Labini on 8 marzo 2013 at 08:00
La singolare vicenda dei titoli di studio mai conseguiti di Oscar Giannino può sembrare una delle tante farse
all’italiana. In realtà si tratta di qualcosa di molto serio, che coinvolge direttamente la credibilità di molti noti
economisti di area liberista con decine di pubblicazioni e continuamente presenti nel dibattito pubblico in qualità di
“esperti” quasi incontestabili. Come è possibile che nessuno di questi accademici si sia accorto che Giannino non era
neppure laureato nella propria disciplina? Se lo chiede in questo articolo per Keynes blog Francesco Sylos Labini,
dopo che nessuno sui maggiori media ha posto in discussione la credibilità di chi ha creduto a Giannino.
Ricapitolando: candidato alla Presidenza del Consiglio Oscar Giannino, leader del movimento Fare per Fermare il
Declino (FID), si è dimesso dalla presidenza del movimento, ma non da candidato premier, perché, come ha
riconosicuto lui stesso, non si è laureato in giurisprudenza, non si è laureato in economia e non ha preso il master
alla Booth University di Chicago. Aggiungiamo che non ha neppure superato gli scritti e gli orali del concorso per
l’accesso in magistratura, rifiutando poi l’assegnazione a ruolo, come ha scritto nel blog Noise from Amerika nel
2009. Insomma, come è stato definito in vari siti , “un pokerista consumato” che si è attribuito titoli inventati
dando al contempo una stravaganteimmagine di sé. Come è potuto accadere che nessuno se ne sia accorto prima?
Una situazione del genere per una candidato alla presidenza americana, ad esempio, è semplicemente
inimmaginabile in quanto (ovviamente) c’è sempre qualcuno che si occupa di verificare ogni piccolo dettaglio del
passato del candidato. E’ vero che in Italia viviamo da un ventennio immersi in bugie colossali di tutti i tipi, ma nel
caso di FID c’è in più l’elemento paradossale di una folta schiera di accademici che, mettendoci la propria faccia,
ha avallato altre bugie, presentandosi al contempo come innovatori di un paese corrotto, arretrato (statalista!) e,
appunto, condannato ad un inesorabile declino.
FID è stata promossa da alcuni professori di università americane, noti in Italia sopratutto per aver fondato il blog
Noise from Amerika, ed ha come garanti altri economisti di università americane ed italiane, alcuni noti all’opinione
pubblica per i loro editoriali su vari quotidiani nazionali. Per comodità riportiamo i nomi e le affiliazioni qui di seguito
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(attualmente questa lista non è reperibile sul sito di FID)
Alberto Alesina (Harvard University)
Orazio Attanasio (University College London)
Alberto Bisin (New York University)
Francesca Cornelli (London Business School)
Luigi Guiso (EIEF e Roma Tor Vergata)
Alessandro Penati (Università Cattolica)
Aldo Rustichini (University of Minnesota e Cambridge University)
Paola Sapienza (Northwestern University)
Paolo Siconolfi (Columbia University)
Michael Spence (Stanford University)
In aggiunta vi è una nutrita schiera (62) di “economisti accademici sostenitori del programma di FID” appartenenti
ad università di diversi paesi. Dunque la domanda può essere posta in questi termini: possibile che nessuno di queste
teste d’uovo abbia avuto il dubbio che Giannino avesse dichiarato di avere titoli accademici che non ha? Quale
credibilità può avere un comitato di garanti di un movimento politico che non è in grado di garantire per il proprio
stesso candidato premier? E gli altri candidati sono “garantiti” allo stesso modo? Ma sopratutto: è possibile che un
professore universitario non sappia riconoscere alla prima chiaccherata se il proprio interlocutore sia o meno laureato
nella sua stessa materia di insegnamento e ricerca? Magari in casi eccezionali è possibile ma Giannino rientra tra
questi? C’è da dubitarne (vedi ad esempio pag.146 di questo documento).
Chi scrive è dell’opinione che sia semplicemente impossibile che nessuno si sia accorto del fatto che Giannino non
fosse laureato e non avesse un master in economia: questo fatto è stato però ricordato con perfetto tempismo
elettorale. Tutt’al più può essere sfuggito che lo abbia dichiarato. Ma anche questa spiegazione non sembra
credibile perché, ad esempio, Giannino occupa la posizione di Senior Fellow al noto Istituto Bruno Leoni, che “è attivo
nell’elaborazione di ricerche e studi, e in un importante programma di pubblicazioni a vasto raggio … Tutte le
pubblicazioni dell’IBL sono nel contempo rigorose sul piano della ricerca…” Se ne deve concludere che all’IBL sono
rigorosi nelle pubblicazioni ma non nel controllo del curriculum di un proprio Senior Fellow nonché direttore del
blog dell’Istituto stesso. Inoltre, come notato, Giannino stesso, proprio nelle discussioni su NfA, ha sbandierato i
suoi titoli.
Dunque un comitato dei garanti che non garantisce ed economisti accademici che non sanno riconoscere un (non)
lauerato/”masterizzato” nella loro stessa materia. Va anche considerato che ben 10 degli esperti valutatori
dell’agenzia italiana di valutazione (ANVUR) nell’area economica appartengano a questo gruppo – uno è anche
candidato. Se da una parte non è opportuno che la valutazione in un campo politicamente sensibile come l’economia
veda una tale massiccia presenza non di elettori ma di proponenti, garanti e sostenitori di un movimento politico con
forti connotazioni ideologiche, dall’altra chi si farebbe valutare da un garante, promotore, sostenitore o candidato di
un movimento politico il cui leader presenta false credenziali accademiche proprio nella disciplina scientifica di
competenza?
Potremmo fare della facile ironia su uno dei capisaldi del programma di FID: l’abolizione del valore del titolo di
studio. Ma, davvero, non è il caso: questa è una vicenda triste e deprimente su cui purtroppo non si può stendere
un velo pietoso ma che deve essere chiarita in ogni suo aspetto proprio per la visibilità pubblica e accademica che
hanno i suoi proponenti, garanti, sostenitori e candidati.
(Pubblicato su Keynesblog)
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Author: Francesco Sylos Labini
44 Comments
1.
alessandro bellavista says:
8 marzo 2013 at 08:49
Hai perfettamente ragione. Si è verificato qualcosa di pazzesco e gravissimo.
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2.
NG says:
8 marzo 2013 at 09:23
Sono uno dei 62 economisti che ha firmato come sostenitore del programma di FiD. Tengo a precisare che ho
firmato sia prima che DOPO che la vicenda Giannino era venuta fuori. A sottolineare una cosa che
evidentenmente sfugge all’(in genere puntuale) estensore dell’articolo.
[Segnalo peraltro che chi raccoglieva quelle firme per FiD ha correttamente dato la possibilità, a chi lo volesse,
di ritirare l'adesione, quanto successo, prima che i nomi venissero messi online]
Non conosco personalmente Giannino, lo apprezzo come giornalista, condanno fermamente le sue menzogne
e non avrei votato FiD se, dopo che la triste vicenda era emersa, Giannino fosse rimasto candidato premier e
leader (non solo “virtualmente” sulle schede). Ma il programma l’ho sostenuto ancor più volentieri dopo tutto
questo casino, perché mi riconosco in buona parte dei suoi contenuti.
Già, perché si possono condividere delle idee anche senza “sposare” le persone che pro tempore le
sostengono. Penso si possa tutti concordare sul principio che sono ben infelici quelle società dove non si
distingue tra libero pensiero e responsabilità personali.
Nicola Giocoli
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Marco Antoniotti says:
8 marzo 2013 at 09:49
Il sostenere ed attuare politiche che hanno provato la loro nocività complessiva nell’immediato seguito
di una crisi globale è scorrelato dalla responsabilità personale?
Io in fondo chiedo solo di valutare…
A presto
Marco Antoniotti
Francesco Sylos Labini says:
8 marzo 2013 at 16:56
A me sembra che i contenuti del programma siano perfettamente in linea con il caso Giannino.
3.
paolo bertoletti says:
8 marzo 2013 at 09:45
Il caso personale di Giannino mi sembra di rilevanza psichiatrica: si è inventato non solo il master ma anche
quello che un fantomatico Nobel (“Bob” Arrow) gli avrebbe detto il primo giorno di corso, e poi l’ha messo
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anche per iscritto ….
E’ possibile che scrivesse (in sede giornalistica) con competenza di fatti economici: ma inquieta che fosse
stato eletto maitre a penser da una schiera di intellettuali, e messo a Coordinare il Comitato scientifico
dell’istituto di ricerca della Regione Lombardia (Eupolis), dove peraltro spiccavano altri giornalisti ….
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4.
indrani maitravaruni says:
8 marzo 2013 at 10:01
Quando parlava di università non era per niente competente. Si capisce anche l’astio verso il valore legale del
titolo di studio (che però riteneva necessario vantare … un bell’insieme di contraddizioni).
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Mario Ricciardi says:
8 marzo 2013 at 10:32
Ci sono delle interessanti analogie con quanto è accaduto nel Regno Unito tra la fine degli anni settanta
e l’inizio degli ottanta. Anche in quel paese l’attacco all’autonomia delle università venne ispirato da
persone che erano ai margini del mondo accademico, o non vi appartenevano affatto. Ma che sovente
non erano affatto insensibili al riconoscimento che veniva dal conferimento di un titolo accademico. Ci
sarebbe materia interessante per storici e scienziati sociali.
5.
marielladimaio says:
8 marzo 2013 at 10:31
Caro Francesco Sylos Labini,
chiedo scusa per la mia ingenuità. Non voglio entrare nelle penose alchimie mentali e pseudo sociali che
stanno dietro al comportamento di Giannino. Lui ha pagato (giustamente), ma altri no. Per esempio, chi l’ha
denunciato e che non poteva non sapere già dall’inizio di questa strampalata avventura. “Con perfetto
tempismo elettorale”: non a caso Zingales sopravvive ed è indicato come Ministro nel fantagoverno di Santoro
e Travaglio di “Servizio pubblico”. Che follia!
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Mario Ricciardi says:
8 marzo 2013 at 10:39
La risposta è semplice ma triste. Da molto tempo persone che hanno una grande influenza sulla
formazione dell’opinione pubblica di questo paese ragionano di politica con lo stesso atteggiamento che
avrebbero se giocassero al fantacalcio. Oppure, per quelli della mia generazione, con le figurine Panini.
Vi ricordate quelli che all’ingresso della scuola si fermavano per scambiarle. Basta cambiare i nomi: “Se
mi dai Landini e Monti ti do Zingales”. “No, Zingales celo, dammi Casini”.
Francesco Sylos Labini says:
8 marzo 2013 at 16:53
Sono d’accordo con Mario, il “governo dei sogni” di Santoro è solo un’altra faccia della destrutturazione
culturale, intellettuale e politica del paese.
6.
carlo says:
8 marzo 2013 at 15:46
La questione posta da FSL a me pare riassumibile così: c’è differenza se una balla di questo tipo la dice uno
alla Scilipoti oppure Giannino? La risposta è SI, stavolta sono d’accordo con FSL. Perchè se Scilipoti dice che
vuole fare qualcosa, nessuno pensa che questo sia rilevante, se invece lo dice Giannino con il sostegno di nFa
allora la questione ha uno spessore politico, almeno per il tipo di frequentatori di Roars.
E’ come Alesina e Giavazzi che scrivono in prima pagina sul corriere che la Bocconi è un modello, anche
perchè non prende soldi pubblici. Se lo avesse scritto qualche politico nostrano, sarebbe stata una balla
qualsiasi, ma se lo scrivono loro è qualcosa che dovrebbe screditarli definitivamente, non finire fra le
ammissioni di errore pubblicata il giorno dopo nella pagina delle lettere/refusi.
Quindi l’atteggiamento di NG mi preoccupa. Dove sta scritto che chi scende in politica con certe idee può poi
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pensare di essere “perdonato” se fa ammenda. Quella è un’opzione che si lascia a Scilipoti e al modo di fare
politica insegnatoci nel periodo del consociativismo cattocomunista, ma francamente non mi sento di lasciarla
ai compagni di strada di Giannino, proprio per la stima che ho di loro.
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Mario Ricciardi says:
8 marzo 2013 at 17:19
Mi pare che il punto sollevato da Carlo sia importante. Lasciando da parte la questione Giannino, che a
me pare rilevante sopratutto sul piano umano, e per quel che rivela riguardo al modo in cui funziona la
comunicazione nel nostro paese, il problema di fondo mi sembra che alcuni di noi sono seriamente
preoccupati per il carattere ideologico che ha preso il dibattito sull’università pubblica. Tipico
dell’ideologia è infatti alimentare un atteggiamento disinvolto nei confronti dei fatti, e una certa
noncuranza verso il rigore degli argomenti. Dico questa cosa con dispiacere perché, a differenza di altri
membri della redazione di Roars, le mie posizioni politiche sarebbero sul piano ideale non troppo
distanti da quelle di Giannino, o dei fratelli Ichino o dei membri di NfA. Almeno nella misura in cui si
possono considerare vicine le posizioni di liberali che aderiscono a diverse concezioni della giustizia
distributiva. Per quel che riguarda l’università, per esempio, ho scritto in passato cose che sarebbero
bene accette (credo) negli ambienti di NfA o di Fermare il Declino (speriamo che Sylos, leggendole, non
mi tolga il saluto). Perché ho cambiato idea? Per diverse ragioni. Per esempio, perché mi sono convinto
(sulla base delle lettura dei lavori di alcuni tra i migliori amministrativisti italiani) che il c.d. “valore
legale” del titolo di studio in senso stretto non esiste, e quindi che parlare di una sua abolizione è
assurdo, e che comunque sia illusorio immaginare che i problemi dell’università italiana si risolvano
attraverso un intervento come quello auspicato a suo tempo da Luigi Einaudi (che, peraltro, aveva in
mente una situazione molto diversa da quella attuale). Poi perché sono stato per un paio di anni nel
Regno Unito, e mantengo tuttora rapporti stretti con colleghi britannici, e questo mi ha consentito di
rendermi conto dei numerosi effetti controproducenti che riforme simili a quelle che oggi vengono
difese a spada tratta da noi hanno avuto in quel paese. La tendenza a ignorare questi fatti da parte di
persone che sono sempre pronte a indicare certe esperienze straniere come un modello si spiega a mio
avviso soltanto attraverso l’ideologia. Tutto questo è a mio avviso molto triste, perché stiamo tutti
sprecando tempo e energie nel combattere una battaglia di retroguardia. Chiunque vinca alla fine,
ammesso che ci sia un vincitore, avrà a che fare con una comunità accademica incarognita da un
conflitto insensato, da cui è difficile immaginare possa venire un beneficio per la collettività. Sotto
questo profilo, un fallimento dell’Anvur non è per me ragione di gioia, perché sarebbe soltanto una
nuova occasione sprecata per migliorare le cose.
7.
Paolo Rossi says:
8 marzo 2013 at 18:48
A chi fosse interessato a esplorare (almeno alcuni dei) motivi per cui gli illustri economisti liberisti (non solo
italiani, per carità!) rimangono attaccati alle proprie teorie, ancorché manifestamente false, consiglio la lettura
dell’articolo di Paul Krugman “Data, Stimulus and Human Nature” apparso sul NYT del 19 febbraio
http://krugman.blogs.nytimes.com/2013/02/19/data-stimulus-and-human-nature/
Non ci provo nemmeno a riassumerlo, tanto è breve, ma ho trovato il rapidissimo paragone con la meccanica
quantistica assolutamente delizioso.
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NG says:
9 marzo 2013 at 18:57
“No mere fact ever was a match in economics for a consistent theory” (P. Milgrom & J. Roberts)
E se lo dicono persino loro…
Nota per i non economisti: i due sono industrial economists “in zona Nobel”, e tra i precursori
dell’approccio game-theoretic alla loro disciplina. Appunto.
8.
alforiva says:
8 marzo 2013 at 21:44
Mi sembra che tutti si siano prodigati in filippiche che alla fine non colgono la vera essenza dell’accaduto!! Ma
l’onestà che fine ha fatto? tutti disquisiscono su quanto intelligenti o meno sono gli argomenti di uno che ha
basato la sua carriera sulle bugie. Non voglio entrare nel merito perché semplicemente mi fermo prima. Si
bravissimo lui che ha ammesso solo dopo che l’hanno smascherato. Dopo questo fatto perché dovrei ancora
fidarmi? Chiediamoci invece il perché di questo dilagare di millantatori. Sono semplicemente dei bugiardi
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oppure la società ti accetta solo se hai dei titoli preferenziali? Non è che per caso c’è una certa
presunzione(anche in buona fede) di superiorità da parte del mondo “accademico” nei confronti del “popolo
ignorante” che obbliga alcuni a millantare titoli per far accettare le proprie teorie che magari sono frutto di
buone intuizioni o di esperienze personali ma che non avendo buone basi teoriche non vengono accettate?
Discutete serenamente su queste considerazioni prima di passare al merito dei punti del programma di Fid.
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Marc says:
8 marzo 2013 at 22:20
Adesso è colpa del mondo accademico se chi non è laureato millanta una laurea? Siamo alla follia più
totale.
alforiva says:
8 marzo 2013 at 22:44
Complimenti per l’atteggiamento, più fate così e più si rafforza l’ipotesi. Invece di cercare almeno di
porsi qualche domanda ci si nasconde diedro i propri postulati “il sole gira intorno alla terra”,”la terra è
piatta”. Purtroppo l’Italia è piena di persone che ragionano in quella direzione e l’Italia cola a picco. La
domanda che ho proposto era molto più profonda, infatti bisogna chiedersi non se è colpa del mondo
accademico ma visto che di millantatori nel nostro paese c’è ne sono tanti, non è che per caso in Italia
c’è una cultura classista che se non hai determinati requisiti le tue idee non sono degne di essere
ascoltate o semplicemente siamo un paese di bugiardi? Troppo semplice così? Probabilmente un poco
tutte e due. Inoltre il mio commento era formato da 2 parti e la seconda parte era conseguente alla
prima. Purtroppo se si vuole guardare solo dove fa comodo dovremmo sperare che ci sia sempre
qualcuno a smascherare i bugiardi.
Marc says:
8 marzo 2013 at 23:43
Uno che millanta una laurea che non ha è evidentemente un bugiardo abituale, visto che è costretto a
mantenere la finzione in moltissime occasioni. La parte di società che ritiene una laurea una condizione
necessaria o sufficiente per avere buone idee è comunque una parte che non merita gli sforzi per
mantenere tale finzione. La seconda possibilità che lei paventa è invece completamente insensata.
Qualunque accademico sa benissimo che la bontà di una teoria non discende da chi la formula. Inoltre
al limite sarebbe il complesso di inferiorità di qualcuno a spingere all’idolatria da parte di questi del
certificato di laurea, non vi è modo in cui possa esserlo il presunto complesso di superiorità del mondo
accademico. Passiamo agli altri punti, che ne dice?
9.
alessandro bellavista says:
8 marzo 2013 at 23:25
Oscar Giannino ha raccontato balle, come il ponte dello stretto di Berlusconi. E’ figlio di un tempo in cui la
propaganda crea realta’ che non esistono. Chi l’ha appoggiato non poteva non rendersi conto che si trattasse
di un contapalle…Sono gli stessi che declamano di lottare contro i baroni e poi creano il ricercatore a tempo
determinato che e’ il nuovo schiavo accademico. Con costoro discutere e’ impossibile, perche’ il loro modellino
gli da’ sempre ragione. Che fare? Cercare di convincere gli altri, i cittadini comuni di non farsi abbindolare da
questi pifferai. E’ difficile, faticoso, ma va fatto.
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alforiva says:
8 marzo 2013 at 23:32
Attento che potresti essere bruciato sul rogo come eretico!!! Non hai letto il cartello chi tocca muore?
Oltre ai “ballisti” c’è un’altra categoria pericolosa ed è quella che non vuole mai mettersi in discussione
perché pensa e vuole essere l’unica categoria di persone depositarie del sapere e della saggezza. Poi
ogni punto di vista è criticabile ma non vuol dire che sia del tutto sbagliato.
10.
Luca Salasnich says:
9 marzo 2013 at 00:58
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Vi sono laureati in lettere, in scienze politiche, in sociologia, in storia, in filosofia, in psicologia, in statistica, in
ingegneria, in matematica, in fisica, in giurisprudenza, ed anche in economia (!!) che sono professori di ruolo
di discipline economiche all’universita’.
Mah.
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Alberto Baccini says:
9 marzo 2013 at 13:39
Per capire un po’ perché questo avviene rimanderei a Marion Fourcade, Economists and Societies:
Discipline and Profession in the United States, Britain, and France, 1890s to 1990s
http://press.princeton.edu/titles/8908.html Non parla dell’Italia ma spiega bene la strana natura
dell’economia come disciplina accademica.
giufe says:
9 marzo 2013 at 15:23
caro Luca S., mi permetta: il problema è mal posto, il fatto è che la costitutiva incosistenza
dell’economia la costringe (e questo a mio parere è anche estremamente positivo) ad appropriarsi di
modelli e costrutti e tecniche che appartengono proprio a quella congerie di discipline da lei
evocate.Questo è a mio parere perchè spesso tra gli “economisti” migliori ce ne sono di formazione non
economica. L’ortodossia di quelli che invece vengono da un percorso economico canonico, vedasi
coloro che provengono dalla Commerciale milanese, genera quelle intransigenze e supponenze che qua
al roars ben si conoscono.
O no?
Luca Salasnich says:
9 marzo 2013 at 15:35
Forse il motivo e’ che negli ultimi 30 anni la richiesta di “esperti di economia” e’ tale che i soli laureati in
economia non sono in numero sufficiente.
Alberto Baccini says:
9 marzo 2013 at 16:56
Credo di no. In sintesi e con molte imprecisioni, è che l’economia in Europa ha per lunghi decenni
mantenuto la caratteristica di scienza sociale, con un peso relativamente minore -rispetto agli Stati
Uniti, di formalizzazioni e modelli. E con un peso relativamente maggiore di economia eterodossa. In
Italia per decenni gli economisti si sono formati nelle facoltà di giurisprudenza. Ciampi proviene dalla
classe di lettere della SNS. La presenza, relativamente recente, dei fisici è perché gli economisti ne
copiano modelli e tecniche (in finanza, specialmente). D’altra parte l’economia è una disciplina
accademicamente giovane rispetto ad altre e più consolidate. In UK c’erano cattedre, ma il corso in
economia a Cambridge lo istituì Alfred Marshall a fine ’800. Una ventina di anni dopo negli USA. Nel
caso italiano poi c’è un’altra anomalia: che siamo relativamente specializzati in storia del pensiero
economico.
LPF says:
9 marzo 2013 at 17:55
Leggo Baccini. A meta’ Ottocento l’Italia (Torino) vantava tuttavia ottimi insegnanti di economia
politica.
Alberto Baccini says:
9 marzo 2013 at 19:16
Sì sì. Io non pensavo a singoli insegnamenti/cattedre di economia (http://www.francoangeli.it/ricerca
/Scheda_libro.aspx?ID=1310&Tipo=Libro). Ma a corsi di laurea in economia che credo siano tardi. So
più o meno cosa è successo in UK. Non so nulla sull’Italia. Provo a informarmi meglio.
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Luca Salasnich says:
9 marzo 2013 at 18:21
Concordo sul passato.
Negli anni 60 con il diploma di Ragioniere si poteva studiare all’Universita’ solo Economia e Commercio.
Negli anni 70 e 80, nelle Scuole Secondarie,
e’ stato permesso OPE LEGIS di insegnare Economia anche ai laureati in Scienze Politiche e Sociologia.
Negli anni 80 e 90 c’e’ stata l’esplosione degli iscritti alle lauree in Economia. Nel Veneto una volta solo
l’Universita’ “Ca’ Foscari” di Venezia rilasciava la Laurea in Economia. Oggi anche le Universita di
Verona e Padova hanno questa Laurea.
Negli ultimi 40 anni nel Veneto la Laurea in Fisica ha visto raddoppiare il numero di iscritti mentre la
Laurea in Economia ha visto decuplicare il numero di iscritti.
Inoltre insegnamenti di economia, declinati in vario modo (economia matematica, econofisica, storia
del pensiero economico, filosofia del pensiero economico, economia agraria, statistica economica), si
tengono ormai in moltissimi corsi di laurea.
giufe says:
10 marzo 2013 at 12:13
Segnalo che almeno 2 premi nobel recenti Simon e Kanemann sono o per scelta il primo (iscritto per 40
anni all’associazione psicologi americana) per appartenenza il secondo (psicologo sperimentale)
provengono da discipline del “comportamento”. Peter Druker guru del management contemporaneo
diceva: solo su una cosa io e gli economisti siamo d’accordo che io non sono un economista. E questo
permettetemi è davvero molto sfidante non vi tedio sulla crucialità della economia comportamentale o
sulle metodiche di analisi matematico statistica sempre di origine etorodossa per le discipline
economiche in generale. A mio parere (fortemente opinabile si intende) l’ortodossia di molti economisti
(che si sposa col moralismo e l’intransigenza – vittima il povero Giannino-) è il risultato del passato da
ragionieri (disciplina nobilissima sia chiaro la ragioneria). I quali scoprono che il mondo cammina sulle
suole (denaro), ma dimenticano che dovrebbero avere qualche dubbio sulla loro capacità di cogliere
quello che sta sopra le suole perchè dalle suole (vedasi Apelle riportato da Valerio Massimo credo)
provengono. Sia chiaro non intendo dire che agli economisti non competano ragionamenti di scenario,
ma è mia opinione che essi dimentichino che la scienza è dubbio, la tecnica è certezza (forse). La loro
certezza ortodossa intransigente ci fa sospettare che dalle suole (ragioneria appunto) prevengono e
non dalla “scienza”.
(ovviamente anche in merito a questo non ho certezze)
Luca Salasnich says:
10 marzo 2013 at 13:13
La matematica attuariale era un settore piccolo piccolo. Ora domina il mondo.
Solo che, a parte pochi casi, gli esperti di economia non sanno neppure fare o leggere un grafico nel
piano cartesiano. Figurarsi se sanno calcolare formule a mano o al computer.
Mi dicono che in Inghilterra basta un B.Sc. in Applied Mathematics per trovare un posto nella City di
Londra. Proprio perche queste persone (forse) sanno leggere e fare grafici.
KALECK says:
7 giugno 2013 at 20:37
Professor Salasnich,
temo che la sua competenza in materia di economia sia alquanto lacunosa. Confonde un
commercialista o un ragioniere con un economista, un matematico attuariale con un esperto in finanza
matematica, uno storico dell’economia con un macroeconomista, un cultore di economia aziendale con
uno studioso di economia politica e via dicendo. Per lei l’economia è una cosa sola e indistinta: ha mai
letto un testo come quello di Hull sui derivati o quello di Romer sulla macroeconomia (Advance
macroenomicis)?. Lo sa che un commercialista studia altro e spesso non sa nulla di macroeconomia (a
parte quello che ha imparato in un esamino del secondo anno?) E viceversa, un economista non è un
contabile?
Quanto ai metodi quantitativi, la sua affermazione, che riporto, è errata, offensiva e ridicola: ”
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Solo che, a parte pochi casi, gli esperti di economia non sanno neppure fare o leggere un grafico nel
piano cartesiano. Figurarsi se sanno calcolare formule a mano o al computer”.
Anche il più infimo laureato in economia, statistica o scienze politiche ad indirizzo economico conosce il
calcolo differenziale e lo applica: si faccia un giro per favore sui siti delle principali università italiane.
Personalmente, per laurearmi in Economia politica, ho dovuto sostenere tre esami di matematica, ed
inoltre due di statistica e uno di econometria, ho dovuto studiare il calcolo delle variazioni ed il controllo
ottimo, ecc…
La prego, si informi. Scrive di cose che non conosce, a differenza della fisica (che certo è tema ben più
complesso).
Un saluto.
Luca Salasnich says:
20 ottobre 2013 at 00:17
Leggo solo ora, e rispondo.
Non so molto di economia, ma di laureati in economia si: mio padre (Parma), mia madre (Bologna) e
mio fratello (Venezia) sono tutti laureati in economia.
Confermo la mia impressione sulle competenze matematiche dei laureati in economia. Ma, come ho gia’
scritto, ho dei dubbi anche sui laureati in matematica…
Luca Salasnich says:
20 ottobre 2013 at 13:11
Desidero aggiungere qualcosa sulle competenze matematiche dei laureati in Economia, pre e post 3+2.
Prima del 3+2 c’era la classica laurea in “Economia e Commercio” di 4 anni. In questa laurea gli
insegnamenti obbligatori “matematici” erano:
i) un corso di matematica generale;
ii) un corso di statistica con applicazioni all’economia.
Dopo il 3+2 gli esami “matematici” aumentano, ma solo per chi prosegue nel +2 e sceglie un indirizzo
econometrico.
Infatti, attualmente nella laurea triennale in Economia a Unipd abbiamo come “esami matematici”
obbligatori”:
i) Matematica Generale (10 CFU)
ii) Statistica (10 CFU)
iii) Informatica (3 CFU)
tutti al primo anno.
Totale CFU matematici obbligatori = 23.
Percio’ la percentuale di “competenze matematiche obbligatorie” nella attuale laurea triennale in
Economia risulta
23/180 = 0.1277 = 13 per cento circa.
Se confrontiamo con la laurea triennale in ingegneria gestionale (quella forse meno “matematica” e piu’
vicina all’Economia) di Unipd abbiamo come “competenze matematiche obbligatorie”:
i) Analisi 1 (12 CFU)
ii) Fondamenti di Informatica (9 CFU)
iii) Fondamenti di Algebra Lineare e Gemetria (9 CFU)
iv) Fondamenti di Analisi Matematica 2 (9 CFU)
tra primo e secondo anno.
Totale CFU matematici obbligatori = 39.
Percio’ la percentuale di “competenze matematiche obbligatorie” nella attuale laurea triennale in
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Ingegneria Gestionale risulta
39/180 = 0.2166 = 22 per cento circa.
Si tratta di una percentuale quasi doppia della laurea triennale in Economia.
Giusto per curiosita’, analizziamo anche le “competenze matematiche obbligatorie” della laurea in Fisica
a Unipd. Queste sono:
i) Analisi Matematica 1 (8 CFU)
ii) Analisi Matematica 2 (8 CFU)
iii) Analisi Matematica 3 (8 CFU)
iv) Geometria (8 CFU)
v) Istituzioni di Matodi Matematici (6 CUF)
vi) Metodi Computazionali (5 CFU)
vii) Istituzioni di Fisica Matematica (10 CFU)
tra primo e secondo anno.
Totale CFU matematici obbligatori = 53.
Percio’ la percentuale di “competenze matematiche obbligatorie” nella attuale laurea triennale in Fisica
risulta
53/180 = 0.2944 = 29 per cento circa.
Ricapitolando.
Le “competenze matematiche obbligatorie” per il laureato triennale in fisica sono il 29 per cento, per il
laureato triennale in ingegneria gestionale il 22 per cento e per il laureato triennale in economia il 13 per
cento. Circa.
11.
paolo bertoletti says:
9 marzo 2013 at 11:18
C’è anche qualche non laureato (ma ben apparentato).
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12.
LPF says:
9 marzo 2013 at 15:25
Vorrei portare la mia testimonianza su Giannino:
1) l’ho ascoltato dal vivo (insieme a piu’ di 600 persone), ha parlato a lungo delle sue due lauree e del master,
gridando e citando, scandalizzato, Scajola e le case che si e’ ritrovato a sua insaputa.
2) quando e’ venuto fuori Zingales con il master falso, si e’ proceduto a ripulire (dove possibile) il curriculucum
(es. su IBL), salvo poi accusare di millantato credito (?!, anche a me e’ successo) su chi diceva “ma lo ha
detto in pubblico delle lauree e del master” (come per Scajola, sarebbero invece state inserite ad insaputa…).
Nel mio caso il millantato credito consisteva nell’aver io affermato nella pagina FB del movimento che c’era
oltretutto una registrazione (di una TV locale) di tutto l’intervento. Subito dopo e’ crollato tutto il castelletto di
menzogne e la discussione ha preso un’altra piega…
3) nell’intervento pubblico citato Giannino ha parlato anche di un incarico di insegnamento in “Economia degli
intermediari e dei mercati finanziari” (o qualcosa del genere) in una università che, suppongo, italiana
(ricamandoci a lungo: “quando ai miei studenti faccio vedere il grafico…”). Sarebbe interessante sapere
(ammesso che sia vero) come cio’ sia stato possibile in assenza di titoli universitari documentati.
Luciano Priori Friggi
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13.
rosario nicoletti says:
10 marzo 2013 at 10:38
21/11/2013 14:37
L’Oscar della garanzia
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Nella mia vita ho letto molte cose strane, ma raramente al livello di quanto scritto nell’articolo. L’autore forse
non sa che in passato, per accedere al concorso di professore universitario, non era necessaria alcuna laurea.
E questo in virtù del fatto che una competenza, anche approfondita, si può avere al di fuori di ogni titolo
accademico. Quindi: nessuno tra i bravi professori delle università USA poteva accorgersi della “carenza
accademica” di Giannino, sicuramente competente in economia, almeno quanto basta per sostenere le
conversazioni/discussioni sul programma. Il quale, è ben noto, non è stato redatto da Giannino in persona,
ma da un gruppo di economisti, tra i quali alcuni tra quelli citati nell’articolo. Il caso di Giannino è chiarissimo:
un autodidatta, con un buon livello di preparazione, ma sfortunatamente per lui e per FARE, un narcisista
mitomane che ha convissuto con il mito dei suoi inventati titoli accademici. Quando si entra in politica, è
consuetudine “fare le bucce” ai candidati. Dei giornalisti si sono interessati alla questione “master” ed hanno
chiesto alla università di Chicago informazioni. Zingales, docente di quella scuola, è venuto a saperlo, e per
evitare di essere coinvolto nel ridicolo scandalo, ha giocato d’anticipo, denunciando lui stesso l’inesistenza del
titolo. Ora, mi sembra che “ricamare” su un episodio come questo, tirando in ballo la competenza di persone,
la giustezza di quel fantomatico “valore legale” delle lauree etc, sia ancora più ridicolo della vanità di Giannino.
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Francesco Sylos Labini says:
10 marzo 2013 at 18:55
Io non sto ricamando su nulla ho solo messo in fila fatti che richiedono una risposta. Se un gruppo di
economisti fonda un partito politico con lo scopo principale di riformare l’economia di questo paese e si
sceglie come candidato premier uno che, tra le altre cose, s’inventa aneddoti assurdi su Bob (Kenneth)
Arrow il problema non è certo di chi fa notare il problema (lo scrivente tra i tanti altri – si veda ad
esempio http://www.aldogiannuli.it/2013/02/ancora-sul-caso-giannino/).
14.
giufe says:
10 marzo 2013 at 12:59
continuo ad avere una posizione leggera in merito al povero giannino, difeso anche da Feltri. Noi siamo un
paese in cui tutti sono professori, dottori, commendatori, cav etc. Non c’distinzione alcuna tra chi professa in
università e chi insegna (lavoro sacrosanto quello dell’insegnante sia chiaro). Una nazione in cui si scopre che
un medico che medico non era lavorava benissimo, o in cui dei vecchi barbogi di medici sostengono corbellerie
infinite alla luce della loro cattedra, che fanno politica accademica da anni e non studiano più nulla. A me
piacerebbe che ci togliessimo un po’ di moralismo e ci chiedessimo se le cose che diceva erano vere o no.
Dovremmo credo riflettere sul fatto che noi stessi approvavamo molte delle cose che giannino diceva e le
diceva bene, abbiamo scoperto che non era laureato… e allora. Vi ricordate (credo pochi, scusate se
l’immagine non è molto colta)il film la donna in carriera, ebbene una idea ottima l’aveva avuta una segretaria,
quando si scopre che la protagonista non ha la laurea apriti cielo… ma l’idea era buona. Siamo un popolo di
miles gloriosi, inventiamo passati che non abbiamo, andiamo in giro con automobili che non possiamo
permetterci, vestiamo con abiti taroccati per dare impressioni migliori di noi etc. Pore che al povero Giannino
non si voglia nemmeno ridare più il suo posto di lavoro…. che pena
Fare il login per rispondere
Luca Salasnich says:
10 marzo 2013 at 13:59
Se X dice che e’ laureato e non e’ vero, la cosa non mi sembra carina. Se X dice che insegna
all’universita’ e non e vero, la cosa non mi sembra carina.
Passare da insegnante di ruolo di Matematica e Fisica nella Scuola Secondaria a ricercatore di ruolo del
CNR porta ad un aumento di circa 500 Euro al mese. L’ulteriore passaggio a docente universitario porta
ad un ulteriore aumento di circa 400 Euro netti al mese (a stipendio base). Quindi, almeno da un punto
di vista economico, c’e’ una evidente distinzione tra chi professa in Universita’ e chi insegna nelle
Scuole Secondarie. Inoltre, ad esempio, la Teoria Quantistica dei Campi (QFT) che si insegna alla laurea
magistrale in Fisica non si puo’ assolutamente insegnare nelle scuole secondarie italiane (forse in certe
Scuole Secondarie russe). Ed avendo insegnato alla SSIS posso dire che molti insegnanti di Matematica
e Fisica delle Scuole Secondarie non sanno cosa sia la QFT.
Credo pero’ che, ad esempio, laureati in Economia e Commercio che insegnano Economia Aziendale
nelle Scuole Secondarie e che contemporaneamente svolgono la professione di Dottore
Commercialista, potrebbero insegnare con competenza la loro disciplina anche all’Universita’. Ma forse
su questo mi sbaglio.
paolo b says:
21/11/2013 14:37
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10 marzo 2013 at 21:26
“A me piacerebbe che ci … chiedessimo se le cose che diceva erano vere o no. ”
Quando ancora eravamo alle prime notizie del tremendo sisma che si è abbattuto sulla costa
nordorientale del Giappone, ecco che i siti e le agenzie italiane hanno iniziato a diffondere notizie
sull’allarme nucleare. Orbene, se allo stato degli atti una prima cosa si può dire, è che proprio la
terribile intensità del fenomeno abbattutosi sul Giappone ci consegna una nuova conferma del fatto che
in materia di sicurezza di impianti nucleari, i passi in avanti compiuti negli ultimi decenni sono stati
notevolissimi, tali da reggere nella realtà dei fatti senza creare pericoli per ambiente e popolazione
proprio l`impatto di eventi terribilmente fuori scala, quale quello verificatosi (Il Messaggero, 12 marzo
2011)
Chi approvava molte delle cose che giannino diceva??? Andiamo, su!
15.
indrani maitravaruni says:
10 marzo 2013 at 20:28
Se uno mente quando si presenta in politica, è un bugiardo e basta. Se un gruppo di docenti di italiani che
insegnano all’estero puntano su questo individuo fanno la figura che meritano, tanto più che hanno sparato a
zero contro l’università italiana e condotto la (vittoriosa)crociata ideologica contro i ricercatori a tempo
indeterminato.
Fare il login per rispondere
16.
Carlo Pozzi says:
11 marzo 2013 at 08:08
Fermo restando che sia garanti che mentitore han fatto una figura barbina, non mi sembra però chiara la
posizione dell’autore dell’articolo. Egli afferma che è “semplicemente impossibile che nessuno si sia accorto del
fatto che Giannino non fosse laureato e non avesse un master in economia”. Si vuol dunque sostenere
l’assoluta malafede dei garanti sulla base di un classico “non poteva non sapere”? A parte il fatto che
quest’ultima come formula probatoria viene quasi sempre cassata nelle corti superiori, non si capisce perché
Zingales avrebbe dovuto prima tacere sapendo e poi confessare pochi giorni prima delle elezioni. Per spararsi
sui piedi? Per affossare il movimento che ha co-fondato? Oppure perché così riceverà chissà quali favori e
regali, magari da Silvio Berlusconi? Passi una superficialità nelle verifiche che sfiora la dabbenaggine, ma
supporre la consapevole copertura della menzogna nei garanti non è un eccesso di dietrologia?
Fare il login per rispondere
17.
precario74 says:
11 marzo 2013 at 17:22
La vicenda Giannino è di una indecenza tutta italica: millantare titoli non posseduti, ben sapendo che, una
volta scoperta la bugia, ci sarà comunque chi difenderà la competenza, l’ingenuità, la buona fede o la non
sussistenza del problema. Giannino peraltro è un mitomane narcisista di livello patologico, che ha millantato
persino una partecipazione allo Zecchino d’oro… (http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02/21/elezioni-nuovoincidente-per-giannino-mago-zurli-lui-allo-zecchino-doro-mai/507654/)
Ancora più triste la sua difesa che tira in gioco gesti dadaisti e la “rivendicazione della povertà”…
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