La visione d`insieme che manca in Ticino Il non voto
Transcript
La visione d`insieme che manca in Ticino Il non voto
C4LE OPINIONI L’EDITORIALE DEI LETTORI LUCIO NEGRI educatore, 29 anni Balerna Giornalisti, economisti, politologi..., i giornali sono pieni di commenti e analisi di esperti e presunti esperti. Il Caffè apre invece una finestra per ospitare ogni settimana, nella pagina delle opinioni, l’“editoriale del lettore”: l’attualità commentata da persone comuni. IL CAFFÈ 9 ottobre 2011 63 Un congedo paternità a dir poco umiliante Sconfitta liberale D xxxx opo anni di lotte e proposte in favore del congedo paternità, finite sempre a scontrarsi con i “No” di Palazzo Federale, L’associazione svizzera dei padri è scesa a un compromesso abbastanza imbarazzante per sperare di vedere almeno una delle sue proposte discusse con buon esito in parlamento. La proposta elaborata è quella che ogni potenziale padre versi una percentuale minima del suo stipendio su un conto e che con questi soldi poi possa permettersi di stare parzialmente a casa senza pesare sull’azienda per cui lavora. Ovviamente una propo- VISTI DA LONTANO ANGELO ROSSI sta del genere, che non intacca il sistema di produzione, piace ai partiti borghesi. Avere un figlio sarà cosi paragonabile a una vera e propria perdita di guadagno, cosi come accade se si è in infortunio,disoccupati, invalidi o in pensione. Avere un figlio ed essere disoccupati sarà la stessa cosa, ma è la stessa cosa? Credo fermamente di no. Credo che questa proposta era l’ultima spiaggia per poter ottenere un minimo riconoscimento di una sottoforma di congedo paternità in Svizzera che oserei definire umiliante. Non che la situazione delle madri devono ancora etichet- tare come “malattia” il fatto di essere in gravidanza per poter stare a casa nei mesi che precedono il parto senza intaccare i 4 mesi di congedo maternità che gli spetta (ma che fatica ottenerlo!). Definire il figlio che si ha in pancia “una malattia” è una cosa bruttissima e ancora una volta umiliante. L’alternativa è lavorare fino all’ultimo giorno, in condizioni di salute precarie e in situazioni che possono mettere a repentaglio la sicurezza del bimbo e della futura madre. Il riconoscimento del congedo paternità alcuni paesi del Nord Europa lo possono vantare da diverso FUORI DAL CORO COLPI DI TESTA LIDO CONTEMORI GIÒ REZZONICO [email protected] Il non voto rafforza soltanto l’Udc La visione d’insieme che manca in Ticino C osì gli svizzeri voterebbero Udc! Lo afferma lo slogan di questo partito per le “federali”. Come molti slogan elettorali anche quello dell’Udc è un messaggio ambiguo. Contiene infatti un grano di verità e molti di propaganda menzognera. Occorre tuttavia riconoscere che, nella misura in cui è stato concepito per provocare, questo slogan raggiunge indubbiamente il suo scopo. Ma incominciamo dalla verità. Lo slogan può essere letto nel senso che l’elettore Udc è uno svizzero. Lapalissiano! A livello federale, infatti, gli stranieri non hanno diritto di voto. Se votassero gli stranieri - riforma interessante ma alla quale l’Udc si opporrà sempre - una parte dei loro voti andrebbe all’Udc. Perché l’Udc conta molti simpatizzanti tra gli stranieri. Molti di loro pensano che le autorità svizzere siano troppo permissive nei confronti non solo dei criminali stranieri, ma anche degli stranieri che profittano del nostro Stato sociale. Ancora mi rintronano le orecchie per la concione che mi ha fatto, qualche giorno fa, un tassista serbo che rimproverava aspramente gli svizzeri perché chiudono gli occhi sulle malefatte degli immigrati del Kossovo”. Lo slogan dell’Udc è quindi condiviso da tutti coloro, svizzeri e stranieri , che pensano che la colpa di ogni male è sempre degli altri. Avesse proclamato “Sono tanti che votano Udc” nessuno avrebbe potuto criticarlo. Ma con la pretesa che esprime attualmente il suo messaggio è falso. L’Udc raccoglie, a livello nazionale, un po’ meno del 30% dei voti. A votare per le “federali” vanno però meno della metà degli elettori svizzeri. Di fatto, quindi, gli svizzeri che votano Udc rappresentano meno del 15% dell’elettorato. Non tutti gli svizzeri, ma solo uno su sette vota Udc. Per essere oggettivi lo slogan andrebbe quindi corretto nel seguente modo: “Più del 50% degli elettori svizzeri non vota; il 14% vota Udc e il restante 33% vota per gli altri partiti”.Ma queste sono finezze statistiche che non passano nemmeno per l’anticamera del cervello degli strateghi elettorali dell’Udc. Affermando che gli svizzeri votano il loro partito essi vogliono semplicemente tirare una riga, tra l’Udc e gli altri, per separare il miglio dal loglio. I veri svizzeri votano Udc. Chi non vota questo partito o non vota del tutto non è un vero svizzero. Non c’è che dire; questo tipo di slogan, con il quale si vuol far diventare maggioranza la minoranza, potevamo leggerlo a tutte le sfilate organizzate nei paesi comunisti, per sottolineare l’unità di pensiero tra il popolo e il partito comunista. Sono slogan che puzzano di bruciato. C’è chi ha proposto, per protestare contro questa falsa e antidemocratica affermazione dell’Udc, di rinviare ai rappresentanti di quel partito il proprio passaporto o la propria carta d’identità (scaduti, ovviamente) precisando che si trattava di documenti di svizzeri che non votano Udc. A me sembra che questa proposta non faccia altro che rafforzare la pretesa dell’Udc di erigersi a giudice del patriottismo di questo o quel gruppo dei cittadini. Per me la risposta più efficace alla calunnia democratico-centrista sarebbe quella che coloro che si astengono andassero a votare. Si, perché, di regola, più alta è la partecipazione alle elezioni e più bassa è la percentuale dei votanti Udc. Purtroppo, però, è molto probabile che anche alle prossime elezioni federali a segnare l’avanzata maggiore sarà il partito degli astenuti. Direttore responsabile Lillo Alaimo Vicedirettore Libero D’Agostino Caposervizio grafico Ricky Petrozzi tempo, perché la miglior sicurezza è quella che lo Stato può garantire a livello sociale, non con la polizia e i manganelli. In questo modo possiamo leggere in modo trasparente quali sono le priorità del sistema politico svizzero. Il sostegno e l’aiuto alle famiglie vengono dopo il profitto e il capitale. È palese che in questa Svizzera, che vuole abbandonare il nucleare e che vuole essere all’avanguardia, il valore del denaro, del profitto, dell’utile è ben più importante del valore della vita dei lavoratori e delle loro famiglie. E continuiamo a chiamarlo progresso… “P arli ancora di Alptransit? Ma allora è un chiodo fisso!” Così penserà certamente qualche paziente lettore di questa rubrica. È vero, un anno fa ho trattato ogni mese un argomento diverso legato a questa tematica, nella speranza che qualcosa si muovesse. Ma nulla accadde. Salvo la creazione di una di quelle commissioni di studio che i politici istituiscono tanto per mettersi in pace la coscienza e per non essere rimproverati di non affrontare questioni scomode. Ormai sono troppo vecchio del mestiere per non conoscere queste tattiche. Non prepararsi per il traguardo Alptransit è però un grave errore. I cambiamenti più profondi del nostro paese, intendo il Ticino, sono storicamente legati alle vie di comunicazione con il nord: l’apertura della galleria ferroviaria del San Gottardo nella seconda metà dell’Ottocento e di quella stradale trent’anni (1980) fa. Mutamenti importanti avverranno anche con l’inaugurazione del nuovo tunnel ferroviario di base, annunciata tra appena cinque anni – alla fine del 2016 – che permetterà di arrivare in Ticino da Zurigo in meno di un’ora e mezzo. Ma è poi vero che nulla si muove? E se sì, perché questo accade? Ne parlo con uno dei massimi esperti e fautori di questo progetto, il professor Remigio Ratti, docente all’Usi e all’Epfl e già consigliere nazionale. La sua tesi è che il Ticino economico si muove in vista di Alptransit, ma in modo disordinato e in ogni caso non riesce a mettere in rete questi sforzi. Manca insomma una visione d’insieme, un progetto globale. La politica, spiega con amarezza il professore, è sempre più preoccupata dei tempi brevi. Si dimostra timorosa di fronte alle tematiche di lungo termine. Forse anche perché non va più di moda parlare di visioni, di grandi progetti, di programmazione. E allora ognuno va per la propria strada. Il settore immobiliare non ignora certamente quello che sarà l’effetto Alptransit: giunge in un momento in cui la domanda di alloggi è già molto forte. Meglio quindi che i politici non se ne occupino troppo, altrimenti dovrebbero intervenire per limitare l’inevitabile escalation dei prezzi di affitto e di vendita degli immobili provocata dai confederati, che saranno sempre più ingolositi ad acquistare una casa di vacanza nella Sonnenstube. Istituire nuove zone riservate alle residenze primarie, cioè ai ticinesi che le abitano tutto l’anno, scatenerebbe certamente molte discussioni. Le Ferrovie federali invece, ci spiega ancora Ratti, si stanno muovendo bene in vista dell’appuntamento del 2016. Le loro stazioni sono situate in zone di grande pregio urbanistico in tutte le città del cantone. Sono stati elaborati progetti molto interessanti: a Locarno è previsto un centro congressi con le adeguate infrastrutture, a Lugano e a Mendrisio si prevede di costruire edifici per ospitare la Scuola universitaria professionale (Supsi). Questo in vista di un altro importante appuntamento: l’apertura nel 2019 del tunnel di base del Monte Ceneri, che doterà il cantone di una piccola metropolitana in grado di collegare Locarno, Lugano e Bellinzona, in 22, rispettivamente 12 minuti. L’arrivo di Alptransit sarà molto importante anche per il turismo. Da una parte, dato che il Ticino sarà più vicino al nord delle Alpi, favorirà un’attività congressuale. Dall’altra, spiega Ratti, l’aumento dei viaggiatori porterà più introiti alle infrastrutture già esistenti che dispongono ancora di margini di redditività. Gli effetti non saranno però solo positivi, perché il collegamento più veloce potrebbe favorire il turismo di giornata. Si tratta allora di elaborare strategie vincenti – come quella del Parco nazionale del Locarnese – per indurre gli ospiti a fermarsi in Ticino. Ma per individuarle è indispensabile mettere gli sforzi di tutti in rete ed evitare che ognuno vada per la propria strada. ETIC(HETT)A PADRE CALLISTO L e votazioni per corrispondenza faranno scomparire quelle tristi figure che accompagnavano i finti ciechi al seggio e li aiutavano a compilare la scheda? Penso proprio di no; anzi aumenteranno, perché si presenteranno alla porta di persone handicappate o sole offrendosi di dare il proprio aiuto a compiere quell’importante gesto politico che è il votare. Lo deduco anche da un fatto che mi ha coinvolto personalmente. In una recente votazione (non elettiva) a Bellinzona, nel quartiere dove vivo, sono girate persone ad offrire questo aiuto e, a chi non sapeva come votare – alle volte -, hanno suggerito di fare la scelta che - a loro dire - avrei fatto io, pur sapendo che era esattamente il contrario di come effettivamente avrei votato. Si dice che il voto è sacro e segreto. Sul primo termine “sacro” non concordo, perché riguarda la sfera religiosa e non la sfera politica; caso mai si può dire che la libertà di voto è sacra in quanto la li- Società editrice Presidente consiglio d’amministrazione Direttore editoriale 2R Media Marco Blaser Giò Rezzonico DIREZIONE, REDAZIONE E IMPAGINAZIONE Centro Editoriale Rezzonico Editore Via B. Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 40 - Fax 091 756 24 39 [email protected] - [email protected] bertà ha una valenza anche religiosa, quindi sacrale. Invece concordo sulla segretezza quale rispetto delle proprie scelte personali. Quindi ogni violazione del segreto di voto è violazione della persona del votante. Inoltre il voto è anche un dovere; ve lo dice uno che non ha mai votato per le elezioni, seguendo una vecchia tradizione dei frati cappuccini ticinesi che, con l’astensione e la non partecipazione alla vita partitica, ritenevano (ed io ritengo ancora) di manifestare una più estesa fraternità. Per le votazioni non elettive, quando riesco a farmi un’opinione personale chiara e il più possibile documentata, partecipo perché ritengo che le scelte espresse attraverso un voto debbano essere convinte e, non facendo parte di nessun partito, è importante documentarsi su ciò che le varie formazioni propongono. Solo così si esplicita un esercizio democratico di grande importanza. PUBBLICITÀ Via Luini 19 - 6600 Locarno Tel. 091 756 24 12 - Fax 091 756 24 19 [email protected] STAMPA Ringier Print - Adligenswil AG Druckzentrum Adligenswil - 6043 Adligenswil Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55 RESPONSABILE MARKETING Maurizio Jolli Tel. 091 756 24 00 – Fax 091 756 24 97 Tiratura (dati Remp ‘10) 55’242 DISTRIBUZIONE Maribel Arranz [email protected] Tel. 091 756 24 08 – Fax 091 756 24 97 Lettori (dati Mach ‘10) 109’000 Abbonamento annuo Fr. 49.- (prezzo promozionale)