IL PARCO DI MONTE CUCCO escursione a Nocera Umbra, Gualdo
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IL PARCO DI MONTE CUCCO escursione a Nocera Umbra, Gualdo
ESCURSIONE AL PARCO DI MONTE CUCCO a Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Fossato di Vico, Parco regionale e grotte di Monte Cucco, Pag. 1 Pag. 2 CONSIGLI UTILI Questa escursione si estende per una parte in territorio Umbro e una parte in territorio Marchigiano. La zona è molto bella, specie per chi è amante del trekking e della speleologia. Si raccomanda abbigliamento sportivo, un berretto e scarpe adatte a camminare in percorsi sterrati e scivolosi. Nelle grotte la temperatura è molto bassa, quindi portate con voi una felpa o un giacchino che vi terrà al caldo mentre attraversate le grotte. Vi raccomandiamo di non dimenticare la macchina fotografica o la videocamera. La zona, prettamente montuosa, offre come prodotti tipici, formaggi e prodotti del bosco e del sottobosco. Potete raggiungere il percorso imboccando la superstrada a 4 corsie (SS 75) a S.Maria degli Angeli, direzione Foligno, scegliendo, appena dopo lo svincolo per Bevagna la statale “Flaminia” direzione Fano, passando per Nocera e poi per Gualdo Tadino. In alternativa uscendo da “Le Querce di Assisi” si può percorrere la SS 444 (AssisiGualdo Tadino) direzione Gualdo Tadino e giungervi appena dopo 26 Km. Proseguire , quindi sulla “Flaminia” fino a Fossato di Vico e Parco regionale di Monte Cucco. Dove mangiare: MARIELLA: Loc. Boschetto - 06025 - Nocera Umbra (PG) 0742 810197 CANTINA DELLA VILLA: Loc. Colle 141 - 06025 - Nocera Umbra (PG) 0742 810666 EXEDRA ET CENATIO: Nocera Umbra - 06025 - Nocera Umbra (PG)) 0742 – 81774 LA CORTE DELL'OCA: Loc. Case Fabrizi 3 - 06023 - Gualdo Tadino (PG) 075 9142474 LA TAVERNA: V. Borgovalle 10 - 06023 - Gualdo Tadino (PG) 075 916500 CAMINO VECCHIO: V. Eugubina 3 - 06022 - Fossato di Vico (PG) 075 9149458 LE COPERTELLE Via Leopardi 3/A - SERRA SAN QUIRICO Tel. 0731.86691 Pag. 3 NOCERA UMBRA Nota per le sue acque minerali, Nocera Umbra è un borgo di antico aspetto sorto lungo la valle del Topino. Gli edifici di maggior pregio artistico sono senza alcun dubbio il Duomo e la chiesa di San Francesco. Quest'ultima eretta fra il XIV e il XV secolo oggi sede della Pinacoteca comunale, ospita oltre agli splendidi affreschi di Matteo da Gualdo dipinti di scuola umbra e toscana. Per ciò che riguarda il Duomo invece, originario del XI secolo ma rifatto nel XV, vanno sottolineati il portale romanico sul fianco sinistro e il pavimento maiolicato della sacrestia. GUALDO TADINO Gualdo Tadino, famoso per le sue fabbriche di ceramiche artistiche, sorge sul colle Sant'Angelo dominato dalla Rocca Flea. Niente sappiamo dell'esistenza di un nucleo preromano, ma é certo che la Tadinum romana dovette essere un nucleo piuttosto importante poiché sorse lungo la via Flaminia assolvendo così una funzione di collegamento.Subì numerose devastazioni in seguito alle invasioni barbariche; fu per tali motivi che la città dovette essere ricostruita intorno al 1180 sui colli vicini, come ci dimostra il nuovo nome da essa assunto, cioé Gualdo, che deriva dal tedesco "walt" che significa "bosco". Divenuta nel Medio Evo libero comune, passò successivamente allo Stato Pontificio. La visita della città offre diversi motivi di interesse: innanzitutto la Rocca Flea, realizzata nel XIII secolo per volere di Federico II. Tra le chiese dobbiamo ricordare il Duomo di San Benedetto (esso risale al XIII secolo) con la sua interessante facciata aperta da bei portali ed adornata da un bellissimo rosone (pregevoli opere si trovano nel suo interno) e la chiesa di San Francesco, stupenda costruzione gotica, decorata dalla mano di Matteo di Gualdo, figlio illustre di questa città. Alquanto interessante é anche la Pinacoteca Comunale che, oltre alle opere dell'artista sopra detto, permette di ammirare uno stupendo polittico di Niccolò Alunno. Pag. 4 FOSSATO DI VICO Fossato di Vico è un centro piccolo ma accogliente e piacevole. Esso si compone di due parti: una moderna lineare, pianeggiante, dislocata lungo la strada statale e l'altra arroccata sulla collina. Quest'ultima, chiamata Fossato Alto, é un tipico borgo medievale ben caratterizzato dall'architettura dell'epoca e da un assetto viario alquanto suggestivo. Qui si può visitare la Cappella della Piaggiola ove sono custoditi alcuni pregevoli affreschi di Ottaviano Nelli. PARCO REGIONALE DEL MONTE CUCCO STORIA Età Romana Dopo la battaglia di Sentino (295 a.C.) e la vittoria romana sulla coalizione comprendente Umbri, Galli Senoni, Sanniti, Sabini ed Etruschi, l'area del Parco, insieme a tutti i centri umbri, entrò nell'orbita di Roma e vi restò a lungo. L'antica Via Consolare Flaminia, che congiungeva Roma e Rimini, iniziata per volontà del censore Caio Flaminio nel 223 a.C., giocò allora un ruolo di fondamentale importanza per le popolazioni dell'area. Il territorio di Costacciaro, anche se non si ha a tale riguardo alcuna testimonianza, dovette probabilmente essere stato un luogo di sosta lungo la Via Consolare, ivi sorgendo numerose borgate e fortezze. Di notevole interesse il territorio di Fossato di Vico, dove nell'attuale Borgo di Fossato, si identifica ormai con certezza, la romana "helvium", "vicus" (borgo) e "mansio" (luogo di stazionamento e rifornimento) lungo la Flaminia (nell'Itinerario Gerosolimitano risulta anzi essere l'unica "mansio" tra Fano e Roma). Di recente proprio nei pressi di Fossato di Vico, ancora oggi strategico punto di raccordo stradale, l'accurata ricerca di appassionati studiosi locali ha rintracciato il percorso del "diverticulum ab helvillo - Anconam", deviazione che si dipartiva dalla Via Consolare Flaminia, per l'esattezza dal ponte romano di S. Giovanni, e che conduceva ad Ancona (l'unico ad esserci pervenuto con nome dall'antichità dall'Itinerario Antonino del II sec. d.C.). "Ad Ensem", Tabula Peuntingeriana, fu da parte sua antico luogo di stazionamento e rifornimento lungo la Flaminia. Alla fine del secolo scorso il Borman ipotizzò infine che "Suillates", elencati da Plinio il Vecchio tra le genti umbre nella "Naturalis Historia", potessero avere un rapporto etimologico con l'odierna Sigillo, tesi ripresa recentemente dallo scomparso Sigismondi. Pag. 5 Età Comunale In età comunale l'intera area dovette subire la supremazia del Comune di Gubbio, spalleggiato dall'Impero Germanico, e del Comune di Perugia. L'Imperatore FedericoI di Svevia, con il Diploma del 1163, riconobbe ai Consoli eugubini il diritto di amministrare la giustizia nel territorio di Scheggia, ed Enrico IV, nel 1191, ed Ottone IV, nel 1211, confermarono le donazioni fatte da Federico I a Gubbio. Tuttavia il castello di Scheggia, ricostruito nel sec. XI, non rimase a lungo sotto l'influenza del Comune di Gubbio: agli inizi del 1300 esso era già libero di appartenere, come risulta dalla Bolla di Bonifacio VIII, alla rinomata badia di Fonte Avellana. La guerra civile e la fame, che colpirono Gubbio nell'anno 1384, agevolarono in seguito per Scheggia il passaggio dallo stato feudale a quello comunale. Nel 1240 Gubbio, ancora forte e libero Comune, acquistò il castello di Costacciaro, che divenne pertanto alle dipendenze del Comune eugubino. Tuttavia Costacciaro ricevette da Gubbio una grande autonomia amministrativa, mantenendo la libera nomina del sindaco. A Costacciaro, considerato sua naturale difesa, vennero fatte costruire dal Comune eugubino le mura rinforzate da sette torri, ed apportati importanti ampliamenti all'intero insediamento. Fossato e Sigillo conobbero invece la dominazione del Comune di Perugia. All'anno 1208 risale la sottomissione di Fossato da parte del Comune perugino, favorita dai Bulgarello, che riuscirono addirittura ad imporre condizioni al Comune dominante. Nel 1274 anche il territorio di Sigillo subì la supremazia di Perugia, che qui fece erigere una rocca ed inviò un suo castellano. La supremazia del Comune perugino, talora non ben accetta, perdurò, quasi ininterrottamente, a Fossato e Sigillo, sino al XVI sec. Età dei Montefeltro Nel 1392, i Montefeltro, ai quali il comune di Gubbio si era spontaneamente assoggettato, consolidarono i loro domini sino a Costacciaro ed il fiume Scirca segnò il confine dell'area di loro possesso. Il Duca di Urbino, colpito dal valore degli abitanti di Costacciaro, che avevano duramente combattuto per non essere assoggettati, usò nei loro confronti un'ampia liberalità e li protesse, tanto che a Costacciaro fece erigere una robusta fortezza, il Rivellino, che funse da barriera difensiva per il territorio per vari secoli. Allorché nel sacco del 1500 Fossato, Sigillo e Scheggia subirono le devastazioni delle truppe del Valentino, Costacciaro fu invece risparmiata, forse proprio grazie alla sua robusta fortezza difensiva. Allorché nel sacco del 1500 Fossato, Sigillo e Scheggia subirono le devastazioni delle truppe del Valentino, Costacciaro fu invece risparmiata, forse proprio grazie alla sua robusta fortezza difensiva. Durante il mite e sapiente governo dei duchi di Urbino, anche il Comune di Scheggia conobbe un ampio sviluppo ed in breve tempo raggiunse quell'autonomia che era possibile soltanto in una delle più moderate Signorie della Penisola. Età Napoleonica...sino al Regno d'Italia Durante il primo quindicennio del XIX sec. l'area del Parco fu soggetta al dominio di Napoleone Bonaparte che nel 1804 trasformò la Repubblica Francese in Impero: in tale epoca ad Osteria del Gatto, attuale frazione di Fossato, fu posto il confine tra territorio italiano ed Impero di Francia. Con la caduta dell'Impero napoleonico (1815) il territorio del Parco, tornato alla Chiesa con la Restaurazione, si batté vivamente per il ritorno alla "Repubblica Romana", in occasione dei moti del 1831 e del 1848 1849. Pag. 6 Tuttavia il coraggio degli insorti nulla poté contro gli Austriaci, intervenuti in appoggio dello Stato Pontificio. L'area si sottrarrà al dominio papale nel 1860, allorché, costituitosi il Regno d'Italia, l'Umbria venne annessa a quest'ultimo (previo plebiscito che il 1 novembre vide gli Umbri votare in 97.000 per l'annessione al regno ed in soli 360 per restare sotto il Papa). AMBIENTE Il Parco del Monte Cucco comprende una porzione di territorio posto in corrispondenza del confine nord orientale della Regione Umbria con le Marche. Tale area, compresa nei comuni di Costacciaro, Sigillo, Fossato di Vico e Scheggia Pascelupo, si estende per circa 10.50 Ha, è totalmente inclusa nella Regione Umbria e nella Provincia di Perugia e confina a Nord con la Provincia di Pesaro, ad Ovest con la Provincia di Ancona e a Sud con quella di Macerata. Monte Cucco ed il suo territorio colpisce per la varietà dell'ambiente naturale, che si manifesta con caratteri di eccezionalità e con un grado di conservazione raramente presente in altre zone appenniniche. Grazie alla particolare conformazione geomorfologica, in cui spicca l'elevazione della grande piramide calcarea del Cucco, baricentro di tutto il Parco, al visitatore è offerta una straordinaria varietà di paesaggi naturali, pressoché incontaminati. Qui c'è una concentrazione tale di spettacolari emergenze naturali, tanto geologiche quanto faunistiche che floristiche, da rendere la zona unica nel suo genere. La estesa rete di sentieri continuamente aggiornata e capillarmente diffusa, la non troppa elevazione dei rilievi, il clima tutto sommato non troppo proibitivo, la protezione dei versanti, le carrozzabili che portano fino ai punti di accesso in quota, le strutture ricettive di appoggio e ristoro in montagna, tutti questi sono elementi che contribuiscono a rendere tranquilla, sicura, gradevole ed istruttiva ogni escursione. L'estensione dell'Area Naturale Protetta del Monte Cucco e la sua tipica collocazione determinano un paesaggio morfologicamente diversificato che vede il continuo alternarsi di pareti rocciose a versanti movimentati dalle numerose incisioni fluviali a selve e praterie, fino alle tipiche zone di fondovalle. E' molto frequente, infatti, assistere al passaggio da zone estesamente coltivate ed antropizzate di fondovalle ad un paesaggio selvaggio tipicamente appenninico che proprio in queste zone, dopo i Sibillini, raggiunge la massima elevazione con il M. Catria 1707 m. ed il M. Cucco 1566 m. L'innalzamento, fino alle massime quote, delle stratificazioni calcaree più profonde e la loro intensa fratturazione, che interessa questo settore dell'Appennino fino a profondità insondabili, non è altro che la diretta conseguenza dello scontro fra zolle continentali (africana ed eurasiatica) che qui più che altrove ha lacerato la crosta terrestre. Il territorio del Parco del Monte Cucco è interessato da una serie di imponenti faglie, generalmente con direzione Nord - Sud e NNW - SSE, intervallate localmente da altri sistemi secondari di direzione Est Ovest, e presenti estesamente sul versante orientale del Massiccio del Monte Cucco che rappresenta la zona a più intensa perturbazione tettonica. In questa zona il rigetto delle faglie, quasi sempre di diverse centinaia di metri, determina la presenza di un paesaggio aspro e dirupato, quasi alpino, con la messa a nudo di imponenti stratificazioni calcaree di origine sedimentaria marina che presenta, in corrispondenza dei rilievi appenninici, la tipica successione della Serie Umbro - Marchigiana. Il sedimento più antico che affiora in corrispondenza dei rilievi appenninici è il Calcare Massiccio databile al Lias Inferiore, che con la sua particolare composizione mineralogica (calcare estremamente puro), il suo stato di fratturazione e la elevata porosità ha favorito la penetrazione delle acque meteoriche e la loro conseguente articolazione in un sistema di drenaggio sotterraneo. Dopo il Massiccio si è sedimentata la Corniola (Lias Medio), anche essa abbastanza fratturata e pura da essere soggetta a fenomeni carsici, seppur in maniera limitata rispetto alla formazione del Calcare Massiccio. Pag. 7 Stratigraficamente soprastanti troviamo poi, per un notevole spessore, i sedimenti completamente impermeabili del Rosso Ammonitico e Diasprigno. Più sopra si trova la Formazione della Maiolica, costituita da calcare ad elevato grado di purezza e ben fratturato, intercalato a strati di durissima ed intaccabile selce. Sul versante occidentale del Monte Cucco al posto del Rosso Ammonitico, del Diasprigno e della Corniola, vi è un esiguo strato marnoso e dolomitizzato detto Grigio Ammonitico. Sopra la Maiolica si sono sedimentate le Marne a Fucoidi, dalle caratteristiche di elevata impermeabilità. Ancora sopra si è avuta la sedimentazione della Scaglia Bianca, Rosata e Rossa costituiti da termini calcarei ben stratificati piuttosto impuri e stratigraficamente sormontati dalla formazione della Scaglia Cinerea. Il materiale paleontologico dell'area del Monte Cucco è contenuto nelle rocce sedimentarie calcaree e calcaree e marnose Giurassico - Cretacee (da 200 a 120 milioni di anni fa). Gli orizzonti fossiliferi più interessanti provengono dal Calcare Massiccio, dal Rosso Ammonitico (Lias medio - superiore 194 - 180 milioni di anni fa), dal Grigio Ammonitico (Malm 155 - 145 milioni di anni fa) e, più raramente dal Calcare Maiolica. In queste stratificazioni sono contenute soprattutto gli ammoniti, fossile guida del Giurassico, le belemniti, i brachiopodi, i lamellibranchi, i gasteropodi ed i cefalopodi. Gli ammoniti costituiscono il grosso dei rinvenimenti paleontologici nell'Area del Parco. Alcuni esemplari, rinvenuti presso la vetta del Cucco nelle rocce del Grigio Ammonitico, raggiungono anche il metro di diametro. Imponenti coni di deiezione, (accumuli di materiali trasportati e lavorati da corsi d'acqua), sono localizzati invece allo sbocco a valle delle principali incisioni fluviali presenti in particolar modo da Est verso Ovest del Massiccio del Monte Cucco con asse longitudinale posto trasversalmente rispetto all'allungamento preferenziale del rilievo. La presenza di questi coni di deiezione, non è altro che la testimonianza di come l'attività idrica sia stata notevolmente più intensa nei tempi passati. Monte Cucco è anche e soprattutto il parco delle grotte. Ce ne sono a centinaia di ogni forma e dimensione, lunghe e lunghissime, profonde e profondissime, tutte comunque con grandi interessi geologici, geomorfologici, speleogenetici, idrologici, faunistici, paleontologici, paleoetnologici e storici. La loro formazione risale a diverse centinaia di migliaia di anni fa quando l'intensa e profonda tettonizzazione (fratturazione di varia natura) ha consentito sia la penetrazione di acque meteoriche sino alle massime profondità che, in precisi periodi di pressioni sotterranee, la risalita in superficie di acque idrotermali calde, ricche di minerali e fortemente corrosive. Questa duplice azione, non sempre contemporanea, ha determinato un'eccezionale modellamento ed escavazione degli strati calcarei sia in superficie che in profondità, producendo una situazione geologica unica nel suo genere, spettacolare a vedersi ed estremamente didattica per la comprensione dell'evoluzione delle aree appenniniche. Il drenaggio delle acque meteoriche attraverso vie sotterranee, lungo gli intricati reticoli di grotte e pozzi che si sviluppano all'interno delle masse calcaree ha reso possibile la creazione di veri e propri bacini idrografici sotterranei (nulla hanno a che fare con quelli superficiali) che terminano, nelle pareti più profonde, con dei grandi collettori ipogei il cui sbocco in superficie dà origine alle tante sorgenti pedemontane del versante orientale ed occidentale del Monte Cucco. Di queste sorgenti le più importanti e dotate di una considerevole portata media sono: Scirca, Acqua Fredda, S.Pietro, Forra di Rio Freddo, Rio delle Prigioni, Trocchi di S. Girolamo, Fonturce, il Bottino, le Lecce, Val di Lago, Molino delle Ogne, Acqua Ferrata, Gole del Corno. Il territorio del Parco del Monte Cucco rappresenta una risorsa di grande importanza anche dal punto di vista dell'idrografia superficiale in quanto proprio in queste zone prendono origine tre fra i più importanti corsi d'acqua dell'Italia centrale: il Fiume Chiascio, il Fiume Sentino ed il fiume Burano - Metauro. La rete idrografica di questi luoghi risulta essere costituita da corsi per lo più a carattere torrentizio tranne che per quanto riguarda il Fiume Sentino, il Rio Freddo ed il Rio delle Prigioni. Pag. 8 Il più importante corso d'acqua che nasce proprio all'interno del territorio del Parco è rappresentato dal Fiume Sentino. Il suo corso taglia profondamente la catena appenninica delimitando il Monte Catria dal Massiccio del Monte Cucco per poi sfociare nelle valli marchigiane. Il Rio Freddo ed il Rio delle Prigioni costituiscono invece due tra i più importanti corsi d'acqua perenni dell'appennino Umbro Marchigiano. Il primo, di grande effetto paesaggistico, attraversa longitudinalmente il Massiccio del Monte Cucco a partire da Val di Ranco fino a Perticano, scorre a quote elevate segnando profondamente tutto il versante orientale del Massiccio anche con gole profonde. ATTIVITA' Attività didattiche Centro di esperienza ambientale "Contaverno" Nel territorio del Parco del Monte Cucco sono presenti tre Centri visita e strutture dedicate all’offerta educativa. AULA VERDE DI FOSSATO DI VICO - Centro di Esperienza Ambientale Contaverno – Via Filippo Venturi 14 – Loc. Borgo – 06022 FOSSATO DI VICO – Tel. 075/9149287 – Fax. 075/9149049; E-mail: [email protected] :: Web: www.regione.umbria.it/cridea/cea/vico La proposta che viene offerta dal Centro di esperienza ambientale Contaverno dal titolo "OGNI COSA A SUO TEMPO" si suddivide in diversi percorsi che possono essere svolti in modo a se stante o far parte di un processo pluriennale: IL MIO ESSERE: Il tempo personale: I ritmi : La quotidianità : Il valore del presente. IL TUO FARE: Il tempo della creatività : rappresentazione e misurazione del tempo. IL SUO SAPERE: Il tempo dello scambio: le conoscenze, le esperienze e le memorie di c’è da più tempo di noi. IL NOSTRO VIAGGIARE: Il tempo delle scoperte: le esplorazioni dei luoghi della terra e del cielo attraverso i riti e le celebrazioni. IL VOSTRO COMPRENDERE: Il tempo delle relazioni effettive: copiarsi per Riessere nel tempo in armonia. IL LORO RI-USARE: Il tempo delle cose: gli stili di vita e le impronte che lasciamo nell’ambiente. Ogni percorso potrà essere svolto con incontri di tre ore ciascuno a Scuola, oppure in forma residenziale per gg. tre presso il Centro. Il Centro propone inoltre Campi Estivi ed Invernali. I campi rappresentano un progetto turistico-educativo rivolto a giovani dai 6 ai 17 anni e si svolgono nell’arco di più giorni ( 7/14 ). La finalità generale e quella di incrementare le capacità dei partecipanti al vivere sostenibile. La struttura del Centro di esperienza ambientale “Contaverno” ha sede in uno storico palazzo, ristrutturato nel 1998, di proprietà della Provincia di Perugia – loc. Borgo di Fossato di Vico, nella cornice storica del Comune di Fossato di Vico ed in un’area di particolare interesse ambientale. E’ dotata di: Sala per le conferenze, sala per le riunioni e le proiezioni, diateca, biblioteca, laboratori per la didattica, bar, ristorante. Sono inoltre disponibili 50 posti letto. Assenza di barriere architettoniche. Parcheggio auto privato. Il Centro è inoltre impegnato, in collaborazione con l'Università di Perugia, il CEDRAV e il Ministero dell'Ambiente, in un programma di ricerca relativo agli ecosistemi montani con particolare riferimento allo studio della flora e della fauna e all'uso delle risorse naturali da parte dell'uomo. Pag. 9 Centro "Volo Libero" Università del Volo Libero Via Flaminia 32 Villa Scirca 06028 – SIGILLO – Tel.e Fax: 075/9170761; E-mail : [email protected] :: Web : www.univoli.com Le attività educative ricreative proposte dalla Università del Volo Libero si possono sintetizzare in: Visite guidate a Città d’Arte - Escursioni nel Parco del Monte Cucco - Torrentismo - Volo con deltaplano biposto - Visite guidate alle Grotte di Feasassi - Serate di intrattenimento per gli ospiti. La sede della Università del Volo Libero, si trova ai piedi del Monte Cucco. La struttura è stata completamente ristrutturata e dispone di: Sala conferenze, sala bar, ristorante, cucina, ampio parcheggio prvato, ampio garage per rimetere moto, deltaplani, mountaine bike. Dispone inoltre di 13 camere con 44 posti letto. Il centro di Volo Libero è convenzionato con una palestra attrezzata. Borgo Didattico C. E. N. S. - Centro di Costacciaro Borgo Didattico di Costacciaro Centro Escursionistico Naturalistico Speleologico Via Galeazzi 5 06021 COSTACCIARO Tel. e Fax. 075/9170400 – 9170601 E-mail: [email protected] :: Web: http://www.cens.it Le proposte che vengono offerte dal Borgo Didattico di Costacciaro dal titolo "PROGETTO MONTE CUCCO" corsi integrativi di didattica ambientale per Scuole Elementari e Medie possono essere suddivise in due corsi: - Corso annuale “ La scoperta dei fenomeni naturali: senzazioni e conoscenze “ n° 2 lezioni preliminari più gg.3/5 di permanenza presso il Borgo Didattico. Corso triennale “ L’Uomo e i fenomeni naturali: storia delle conquiste della Scienza e della tecnica “ 1° anno : n° 2 lezioni preliminari più gg. 3/5 di permanenza presso il Borgo Didattico. 2° anno : n° 1 lezione preliminare più gg. 3/5 di permanenza presso il Borgo Didattico. 3° anno : n° 1 lezione preliminare più gg. 3/5 di permanenza presso il Borgo Didattico. Le attività vengono svolte presso il Borgo Didattico di Costacciaro che ha la sua sede in un Convento del 13° sec., completamente restaurato con criteri di funzionalità, comodità e sicurezza. E’ dotato di aula didattica con programmi compiutirizzati legati alle scienze naturali, videoteca, biblioteca, attrezzature per sperimentazioni naturalistiche. Sono disponibili 55 posti letto, 13 docce, 9 bagni, lavanderia,soggiorni, chiostro. Attività sportive Deltaplano Le caratteristiche orografiche dell'Alta Valle del Chiascio e dei rilievi del Massiccio del Monte Cucco, nonché la mancanza di ostacoli seri all'avvicendarsi delle correnti atlantiche e balcaniche, rendono il territorio del Parco una zona molto adatta alla pratica del volo libero, segnatamente del deltaplano. Le favorevoli condizioni orografiche e metereologiche rendono facili decolli ed atterraggi e fanno allo stesso tempo di Monte Cucco un campo di allenamento ideale per principianti e per esperti al massimo livello. Pian di Monte come la Sella del Culumeo (Val di Ranco) sono fra quei pochissimi luoghi dove è possibile decollare ed atterrare durante lo stesso volo. Val di Ranco, Pian di Monte, La Pianaccia rappresentano i punti di decollo canonici della zona, dove è possibile, in alternativa, prendere il volo in qualsiasi condizione di vento. Il Monte Cucco è una delle poche località dove si disputano competizioni nazionali ed internazionali di volo libero ad alto livello tecnico. Sigillo è l'unico comune in Italia ad aver ospitato ben 7 edizioni su 21 dei campionati Open di deltaplano. E' il comune dove si organizza e si disputa regolarmente una competizione internazionale, "Il Trofeo Monte Cucco", che vede la partecipazione di numerosissime nazionali straniere, così come dei CAMPIONATI MONDIALI DI DELTAPLANO (Prima manifestazione 1999). Pag. 10 A valle esistono associazioni che svolgono attività didattica di deltaplano, e valenti istruttori federali organizzano corsi residenziali e di fine settimana. L'attività deltaplanistica e di parapendio è coordinata e promossa dal Centro Volo Libero "Monte Cucco" che ha sede nell'Università del Volo Libero di Villa Scirca. Speleologia Una attività sportiva molto particolare è la speleologia che non è solo sport, ma soprattutto ricerca geografica e scientifica multidisciplinare. Data la vasta gamma di informazioni nel campo della ricerca naturalistica reperibili nell'immenso mondo sotterraneo del Cucco riguardanti geologia, carsismo, idrologia, mineralogia, paleontologia, fauna, flora, meteorologia, chimica, fisica, biologia umana si è costituito il Centro Nazionale di Speleologia di Costacciaro si è provveduto alla creazione della Scuola Nazionale di Speleologia. Particolare attenzione merita anche l'attività speleologica del Borgo Didattico di Costacciaro, dove attualmente si svolge il maggior numero di corsi di speleologia tecnici e scientifici, unitamente a ripetuti corsi di formazione professionale per guide speleologiche. Torrentismo In un ambito squisitamente sportivo agisce un derivato, molto in voga attualmente, dell'attività speleologica: il Torrentismo, cioè la discesa dei torrenti incassati in gole e forre, utilizzando tecniche miste fra progressione in grotta, alpinismo e subacquea (disciplina nata proprio a Monte Cucco con le prime discese degli anni cinquanta e sessanta nella Forra di Rio e nell'Orrido del Balzo dell'Aquila). Specie in Estate sono centinaia gli escursionisti che si cimentano nella discesa dei canyon del Parco, specie della Forra di Rio Freddo (lunga oltre 3 Km e con un dislivello di 350 m.) che è un vero e proprio paradiso per gli amanti di questa giovane disciplina dell'alpinismo. La discesa è molto facilitata e resa sicura da una serie di ancoraggi artificiali per l'aggancio e lo scorrimento delle corde di progressione posti in opera sopra ogni cascata o rapida. Il controllo e la manutenzione di questi ancoraggi è costante. Escursioni a cavallo Diverse organizzazioni nella Valle del Chiascio curano ed organizzano l'escursionismo a cavallo. La pratica divertente e sicura di tale attività è garantita da una viabilità minore (sentieri, mulattiere, carrarecce, carrozzabili sterrate) che si articola nell'Area del Parco per oltre 2000 Km e dotata di fondo buono, compatto e poco accidentato. Sul Monte Cucco e nelle valli circostanti è possibile praticare escursioni di ogni lunghezza e difficoltà con bici da montagna Una guida dettagliata e di facilissima consultazione (Umbria in Montain Bike di Francesco Salvatori, edita dal Centro di Costacciaro) descrive minuziosamente i principali itinerari della zona. Pesca sportiva La Pesca sportiva può essere praticata con soddisfazione lungo il Fiume Sentino ed il Torrente Rio Freddo. Sci da fondo Dato il clima, spesso condizionato dalle correnti fredde di origine continentale balcanica, il territorio del Parco è soggetto ad intense nevicate che lasciano, per molti giorni, uno spesso strato di neve, anche a quote basse. La persistenza della neve fa si che alcune zone dei piani montani siano particolarmente adatte alla pratica dello Sci da fondo sia a livello agonistico che escursionistico. Pian delle Macinare (1135 m. di quota), poco sopra Costacciaro, rappresenta una delle località più note ed adatte per la pratica di questa attività. Pag. 11 ITINERARI Itinerari Naturalistici - Escursioni di interesse geologico La spettacolarità delle emergenze naturali del territorio del Parco del Monte Cucco permette di coinvolgere il visitatore sotto tanti punti di vista. Data la vastità delle attrattive naturali presenti in questa porzione di territorio si è ritenuto opportuno soffermarsi su particolari emergenze geologico naturalistiche per poi proseguire con l'elenco degli itinerari escursionistici veri e propri. Tra le spettacolarità dei fenomeni geologici rientrano prima fra tutti la Forra di Rio Freddo, profonda incisione che marca gran parte del Confine orientale del Parco. Si tratta di una imponenete gola - scavata nell'ultimo milione di anni dal Torrente Rio Freddo nei calcari massicci del Lias inferiore - che colpisce tanto per il suo insieme di dirupi vertiginosi ed anfratti oscuri quanto per l'atmosfera di avventura fuori dal mondo che si prova discendendo le sue cascate e superando rapide e laghi, racchiusi fra ripide ed inaccessibili pareti, sempre in penombra perché i raggi del Sole non riescono ad entrarvi. Del tutto simile alla Forra di Rio Freddo è l'Orrido del Balzo dell'Aquila, incisione profonda dei calcaari liassici del Monte Catria, ma la sua discesa richiede conoscenze tecniche elevatissime ed è sconsigliabile per l'imprevedibilità del regime idrico. Ciò non esclude che l'Orrido, anche visto dall'esterno, sia uno degli spettacoli più suggestivi del territorio del Parco ed il punto di osservazione migliore, facilmente raggiungibile anche in auto, si trova lungo la strada che sale con stretti tornanti da Fonte Avellana alla cima del Catria (Strada delle Scalette). Altra Forra che merita una particolare attenzione è l'Orrido del Ponte a Botte, in territorio di Scheggia, scavato nelle coloratissime stratificazioni di Scaglia Rossa dal Torrente Sera, la cui visita non richiede alcun particolare accorgimento tecnico. Anche Valle delle Prigioni è un profondo ed inciso canyon, qui la traversata non richiede alcuna conoscenza tecnica e tutti possono godere dell'imponente spettacolo prodotto dalla corrosione del torrente sui calcari, spettacolo che ha il suo culmine quando il corso d'acqua ed il sentiero attraversano le immanenti rocce della Scarpa del Diavolo. Le Lecce, imponente muraglia del versante occidentale del Parco posta poco sopra l'abitato di Sigillo, i dirupi del fossa Secca sopra Costacciaro, le pareti orientali del Cucco, La Muraglia delle Liscarelle, il Corno del Catria sopra Isola Fossara, sono solo alcuni esempi degli effetti prodotti dall'intensa fratturazione delle stratificazioni calcaree. Ma il Parco del Cucco è anche il Parco delle sorgenti ed ogni escursione ne propone qualcuna, piccola o grande che sia. La più importante è sicuramente la Scirca, risorgente di tutte le acque raccolte nella Grotta di Monte Cucco (la meno visitabile dato che il suo accesso è interdetto al pubblico: vi hanno origine l'acquedotto di Costacciaro, di Sigillo e di Perugia). Tuttavia le più belle sono la Risorgente delle Lecce, che fuoriesce a mo' di ventaglio da una spaccatura orizzontale della roccia, lo Sturo della Piscia, che forma un balzo di oltre 20 m. costruendo porose e friabili rocce di travertino, la risorgente di "troppo pieno" denominata Buca di Mazzapane, che entra in funzione solo a seguito di intense precipitazioni. Un discorso a parte merita la Sorgente di S. Pietro a nord - est di Val di Ranco, che fuoriesce al contatto fra il calcare maiolica, fratturato e permeabile ed il sottostante strato di diasprigno, compatto ed impermeabile. Monte Cucco è anche e soprattutto il parco delle grotte. Il fenomeno carsico più imponente è sicuramente la Grotta di Monte Cucco, un vastissimo sistema sotterraneo che si estende per oltre 30 Km, raggiungendo la profondità massima di 923 m. Per lungo tempo è stato il sistema carsico più grande e profondo d'Italia, uno dei maggiori fra quelli conosciuti. Attualmente se ne conoscono tre ingressi, tutti posti nel versante nord - orientale del M. Cucco: l'Ingresso Principale a quota 1390 m. il Pozzo del Nibbio a quota 1509 m. (si apre praticamente sulla cima del Cucco), l'Accesso a Pian delle Macinare a quota 1395 m., che ora è stato ostruito da un modesto riporto di detriti. L'Accesso Principale, dopo un pozzo di 27 m. di profondità, permette di raggiungere una serie di enormi saloni in rapida successione: La Cattedrale, La Sala Margherita, il Giardino di Pietra, la Sala del Becco, la Sala delle Fontane, la Sala Simonetti, le Condotte Terminali, la Sala Terminale (che si raggiunge anche dall'Accesso verso Pian delle Macinare). Pag. 12 E' questa la zona maggiormente spettacolare, con le formazioni stalattitiche e stalagmitiche più incredibili ed imponenti, dove ogni goccia ha ripetuto per centinaia di migliaia di anni il suo lavoro di deposito di cristalli e candide colate. Un'escursione in questi luoghi lascia un segno profondo: è come stare in un immenso tenebroso scrigno insieme a gioielli di mineralogia e litogenesi, con gli occhi che tentano di penetrare il buio per decifrare le mille e mille forme scolpite sulle immense pareti che sovrastano e si perdono nelle altissime volte appena illuminate. E quando si guarda in basso, fra i canali e le colate stalagmitiche, ecco apparire i tanti laghetti smeraldini dove lo stillicidio disegna tremuli cerchi. E se il silenzio incombe, il grondare incessante di miriadi di gocce rende palese il senso del drenaggio delle acque della pioggia che si incamminano verso il basso e la Sorgente Scirca. Ma la Grotta di Monte Cucco non finisce certo con questa serie di saloni, anzi questi sono solo l'anticamera del sistema. Dalla Sala Margherita infatti si dipartono tantissime gallerie e pozzi, che danno accesso ad approfondimenti e sviluppi di tutte le dimensioni. Uno di questi è un ramo ascendente, la Galleria delle Ossa, fra i più belli della Grotta, candido come non mai e perfettamente conservato, terminante in una grande sala con pavimento coperto di detriti: la superficie esterna è vicina e anche qui una frana ha ostruito un ingresso esistente. Ma l'eccezionalità del luogo sta soprattutto nel fatto che tutta la Galleria e la sala terminale sono un deposito di ossa di antichissimi animali. Qui sono stati rinvenuti a più riprese resti ossei di rinoceronte, di orso, di stambecco, di martora, di cervidi, di bovidi, tutti animali vissuti quando il clima della zona era molto più freddo dell'attuale, come appunto circa 20.000 anni fa durante l'ultimo periodo glaciale. Sempre dalla Sala Margherita Un'altra emergenza del Parco, per ora difficilmente visitabile, sono le Cave Sotterranee di Valdorbia (Scheggia), un reticolo di decine di chilometri di grandi gallerie, scavate artificialmente sulla sponda sinistra e destra del Sentino per ricavare marna da cemento e pietra litografica. E ' un mondo ipogeo unico nel suo genere, dove lo studio e l'osservazione di un importante reperto di archeologia industriale si sovrappone all'interesse geologico paesaggistico. IL CLIMA Il clima dell'Appennino Umbro - Marchigiano è definibile come "temperato subcontinentale"(di origine balcanica) in perenne contrasto con "temperato sublitoraneo" (di origine mediterranea).La temperatura media - annua varia tra gli 11° C a valle ed i 5° C nelle vette più alte (1550 m.). Le temperature presentano i valori minimi, intorno ai 3° C, in gennaio - febbraio ed i massimi, generalmente superiori ai 20° C a luglio - agosto. Le precipitazioni variano fra i 1100 mm annui della Valle del Chiascio ed i 2500 mm annui dei piani montani sopra i 1000 m di quota, dove si concentrano le maggiori precipitazioni di tutta l'Italia centrale. Le precipitazioni nevose risultano più frequenti a gennaio e febbraio (ma non di rado si verificano anche alla fine di novembre e a dicembre). Alla stazione metereologica di Scirca, ai piedi del versante occidentale del Monte Cucco, a quota 560 m., si ha una media annua di 51.7 cm di spessore della neve, con una permanenza al suolo della neve accumulata. Il regime dei venti, sempre su base trentennale, indica come predominanti i venti di NE (Tramontana) e, in subordine quelli di SW. I primi insistono per circa 90 giorni/anno, i secondi per circa 70 giorni/anno. Attenzione a non farsi sorprendere alle alte quote dalla Bora: può arrivare anche alla velocità di 160K/ora. (inserire grafici della Stazione di Scirca). Pag. 13 EREMO DI SAN GIROLAMO Da mille anni l'Appennino dell'Alta Umbria, con il Monte Catria e il Monte Cucco, è una terra prediletta dagli eremiti; Basti pensare ai santi Romualdo, Pier Damiani, Domenico Loricato e ai beati Forte de Gabrielli, Tommaso da Costacciaro, Paolo Giustiniani e a molti altri che qui hanno condotto vita solitaria per periodi brevi o lunghi. Santa Croce di Fonteavellana, Santa Maria di Sitria, Sant'Emiliano di Congiuntoli e San Girolamo di Pascelupo sono luoghi che testimoniano, tuttora, di una vocazione cristiana, diventata certamente eccezionale e rara, ma sempre preziosa ed indispensabile per la salute spirituale del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. L'eremo di San Girolamo sorge nella parte orientale del Massiccio di Montecucco (m. 1566) e precisamente sul lato orientale del Monte Le Gronde (m. 1373).Si trova nel comune di Scheggia, a circa due chilometri da Pascelupo, a 661 metri sul livello del mare. Il romitorio è arroccato alla base di un anfiteatro di roccia calcarea che strapiomba paurosa per oltre cento metri, con grotte sulla parete scoscesa. Gli edifici si ergono su di uno sperone che sovrasta la valle del Rio Freddo che qui fa da confine fra l'Umbria e le Marche. La costruzione ardita, specie a chi la guarda da fondo valle, fa pensare a certi monasteri del Monte Athos o del Tibet. Il difficile accesso al luogo costituiva non un impedimento, ma al contrario un invito rivolto agli eremiti in cerca di un posto ideale, separato dal mondo abitato, per la loro vita di lotta spirituale e di unione con Dio in una pace che il mondo non riesce a dare. Fino a pochi anni fa solo una stretta mulattiera conduceva all'eremo, ma ora è possibile raggiungerlo per una strada molto erta e difficilmente percorribile. Probabilmente a causa dell'acqua che gocciola dalla roccia quasi continuamente per tutto l'anno e che si lascia accumulare con facilità in cisterne, il luogo é abitato da quasi mille anni. Se la presenza in queste parti di San Girolamo, dottore della Chiesa, è da ritenere una pura leggenda, è invece una plausibile ipotesi pensare che san Domenico Loricato (+1060) sia stato uno dei suoi primi abitatori. Infatti San Pier Damiani racconta che Domenico visse, per un certo tempo, in un romitorio non lontano da Sant'Emiliano di Congiuntoli, abbazia dalla quale l'eremo di Monte Cucco dista solo circa quattro chilometri. Ad ogni modo, l'antica cappella di San Girolamo, una grotta chiusa con muratura, come del resto le fondamenta sulle quali poggiano le costruzioni dell'eremo, mostrano elementi architettonici medievali, databili all'undicesimo secolo. Il 25 marzo 1337 morì nell'eremo li beato Tommaso da Costacciaro che, giovane monaco del vicino cenobio di Santa Maria di Sitria, con il permesso del suo abate, si era ritirato qui a vita solitaria, nella quale perseverò, si dice, per ben 65 anni. Non era sacerdote e, almeno a volte, aveva con sé qualche confratello. Dopo anni di una esistenza completamente nascosta, fu scoperto e crebbe la sua fama di santità. Il Signore gli concesse il dono di guarire le malattie, e anche altri miracoli gli vennero attribuiti. Uno dei più noti è il seguente: "Narrasi che, venuti all'eremo alcuni sacerdoti il giorno della festa di San Girolamo, tanto per appagare la propria devozione, quanto per visitare il venerando eremita, accortosi questi che mancava il vino per il santo Sacrificio, prese le ampolline piene d'acqua e, fatta breve orazione, l'acqua si convertì in vino squisito". Anche in seguito è documentata, sporadicamente, la presenza di fratelli eremiti di San Girolamo. Un documento del 1368 parla di una costruzione o di un ampliamento di una chiesa nell'eremo. Non si può trattare dell'antico oratorio già esistente che non mostra alcun rimaneggiamento di stile gotico. Durante il recente ripristino dell'eremo si è scoperta la parte di una finestra gotica. Probabilmente essa faceva parte della chiesa eretta nel XIV secolo, forse sul posto della chiesa attuale. Un nuovo capitolo della storia, tuttora in corso, dell'Eremo appenninico inizia con l'arrivo del Beato Paolo Giustiniani nel settembre o ottobre del 1520. Pag. 14 Il Beato aveva appena abbandonato l'Eremo di Camaldoli con il proposito di realizzare, in modo migliore e in altri luoghi, la sua vocazione eremitica. San Girolamo, non più abitato, apparteneva alla Chiesa Parrocchiale di Pascelupo, il cui rettore non vedeva di buon occhio l'insediamento di un nuovo nucleo di eremiti in questo posto. Perciò il Beato, in questa occasione, non si fermò a lungo a San Girolamo, ma proseguì presto il suo cammino ritirandosi nell'Eremo delle Grotte di Massaccio, oggi Cupramontana. Ritenendo però Monte Cucco assai adatto alla vita solitaria, si adoperò contemporaneamente servendosi dei suoi amici a Roma, affinché i suoi eremiti potessero far ritorno all'eremo. Un Breve di Papa Leone X, dell'otto aprile 1521, smembrò il romitorio di San Girolamo dalla Chiesa Parrocchiale di Sant'Angelo di Pascelupo, diocesi di Gubbio, e lo concesse a Fra Paolo da Venezia, perché potesse ivi ritirarsi con i suoi compagni. Da questo tempo l'Eremo di Monte Cucco è legato all'istituto eremitico fondato dal Beato Paolo Giustiniani e nominato oggi Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. Dal 28 Luglio al 02 Agosto 1524 ebbe luogo a San Girolamo il secondo Capitolo generale del nuovo istituto religioso. Pochi giorni dopo, precisamente il 07 agosto 1524, qui il Beato Paolo, durante la celebrazione della Santa Messa, fu degnato della sua più alta esperienza mistica, da lui testimoniata e poi teologicamente mediata nel trattato intitolato "Secretum meum mihi". Più volte durante il corso degli ultimi secoli, gli Eremiti Coronesi furono tentati di abbandonare il luogo e, in questo nostro secolo, hanno anche ceduto alla tentazione......per lasciarsi, poi, ricondurre dalla Provvidenza divina all'eremo dei loro inizi. Il luogo di San Girolamo emanava sempre un fascino particolare, ma vi erano pure degli inconvenienti....Per cui nel secolo XVI era stata fatta inchiesta alla Santa Sede di trasferirsi altrove. Papa Sisto V in persona, però, il 03 agosto 1585, tramite il Cardinale vescovo di Gubbio, fece intendere agli eremiti essere sua espressa volontà che non abbandonassero quel romitorio, dovendo confidare nella bontà di Dio Benedetto, che li avrebbe difesi, per l'avvenire, dai pericoli del monte, come aveva fatto per il passato. Né dovevano temere i banditi, poiché il Papa stesso avrebbe provveduto con il suo braccio a scacciarli e ad estirparli. Sembra che il Pontefice abbia mantenuto la parola, perché in seguito non si sentirono più lamentele circa ladri o briganti. Invece le pietre e i massi che ogni tanto cadevano sull'eremo continuarono a far paura e, nel passato, hanno arrecato danni e anche gravi. Per esempio, nel febbraio 1607, fu ucciso da un macigno precipitato dal monte il Priore dell'eremo, Don Ridolfo Oddi, Patrizio Perugino e, dal 1603 al 1606, Maggiore ossia Superiore Generale dei Coronesi. Il terremoto del 03 giugno 1781, inoltre, fece piombare un masso di enorme grandezza sul tetto della foresteria che ne risultò in gran parte rovinata, di tal maniera che si era decisi ad abbandonare l'eremo, ma poi vi si lasciò il cellerario e un fratello converso perché venisse restaurata. Questo tal cellerario era Don Doroteo Zuccari da Fabriano che morì, ancora giovane, il 02 aprile 1782 a Sassoferrato; dopo la sua morte, molte grazie furono attribuite dai fedeli alla sua intercessione. La sua lastra tombale, conservata nella chiesa della Santa Croce a Sassoferrato, porta, fra l'altro, le belle parole: "ingens sui desiderium reliquit". Le due soppressioni statali dei conventi dello scorso secolo hanno indubbiamente causato dei problemi grossi, ma gli eremiti, con l'aiuto di Dio e di molte brave persone dei dintorni, riuscirono a ritornare a San Girolamo in tempi relativamente brevi. Sembra che la scarsezza di eremiti e di introiti, con la conseguenza di un'osservanza alquanto disturbata, abbia indotto, nel 1925, l'autorità più alta della Congregazione Coronese a decretare la chiusura e la vendita della casa. Quattro secoli di storia, di santità nascosta, di assiduità nella preghiera e nel lavoro, di penitenza e di attesa del Signore, sembravano arrivati al termine definitivo; Caratteristico per lo spirito di fede che animava gli eremiti è l'episodio accaduto agli inizi del secolo. Pag. 15 Alcuni visitatori, accompagnati dal Priore, sentirono un flebile canto provenire dalla finestrina di una cella. Meravigliati di questo fatto - di solito nell'eremo regna sovrano il silenzio - essi ne chiesero la spiegazione. Ma più meravigliati ancora rimasero nel sentire, in risposta, che era un confratello che stava per morire. Cantava perché era contento di andare in paradiso a fare festa eterna; Dopo la partenza dei "monaci bianchi" l'eremo di Monte Cucco rimase disabitato, eccezione fatta per il periodo di guerra, 1939 - 1944, in cui la casa fu ancora ricercata dal popolo di Pascelupo e di Perticano o, addirittura, di Fabriano, come rifugio contro i colpi dell'artiglieria e dell'aviazione. Passata la furia della guerra, l'opera di distruzione si accelerò. Mezzo secolo dopo la soppressione, l'eremo ormai si presentava ridotto a un cumulo di rovine. Ma il motto benedettino: "Succisa cirescit", il tagliato rinverdisce, si realizzò ancora una volta. Per interessamento del Dr. Mario Luconi, farmacista in Gubbio, i 31 proprietari dell'eremo, nell'ottobre 1981, con squisita sensibilità e generosità ne hanno fatto dono alla congregazione degli Eremiti Coronesi, affinché potessero farvi ritorno. Il restauro e, per buona parte, la ricostruzione si svolsero negli anni 1985 1991, per mano di esperti muratori eugubini che hanno realizzato un ottimo lavoro. E' stato possibile rifare tutto come era prima, o addirittura meglio. La vita regolare di una piccola comunità, scandita dal suono delle campane, ha potuto ricominciare dal novembre 1992. La Consacrazione della ricostruita chiesetta, fatta solennemente da Mons. Pietro Bottaccioli, Vescovo di Gubbio, l'8 maggio 1995 , ha sigillato un'impresa ardita ed ardua, ma felicemente condotta a buon termine. la vita degli eremiti camaldolesi vuole essere una vita impregnata di silenzio e solitudine, nella carità, in continua preghiera e penitenza, dedita alla lode di Dio ed alla salvezza del mondo. I monaci di San Girolamo, secondo le costituzioni dell'Ordine, devono "sempre evitare di favorire in qualsiasi modo la frequenza di persone nell'eremo". Per ciò non desiderano che esso diventi un luogo di attrazione turistica, ma saranno ben contenti di poter offrire a eventuali escursionisti assetati un bicchiere d'acqua fresca qualora ne sentissero bisogno. E' possibile, poi, che singoli ospiti trovino accoglienza nell'eremo per un periodo di ritiro spirituale. Non è facile, oggi, comprendere la vita solitaria. Caratteristica della vita dell'eremita cristiano non é quella fuga dalla realtà che le attribuiscono a volte i suoi critici, ma l'approccio al senso della vita dal punto di vista dell'eternità. Se il monaco si separa, fino ad un certo grado, dalla mutevole realtà empirica di questo mondo, lo fa solo per poter dare più facilmente alla sua vita un orientamento fondamentale corrispondente alla fede cristiana. Descrivendo la vita del cristiano, San Paolo dice :" Noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili; Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne".(2 Cor 4,18). Il mondo nuovo , inaugurato dalla Risurrezione di Cristo e dall'effusione dello Spirito Santo, è la realtà che determina già ora, per lo più ancora in modo nascosto ed invisibile, l'esistenza alla scena effimera di questa terra inevitabilmente sta per esaurirsi. Gli eremiti "indicano a ciascuno quell'aspetto interiore del mistero della Chiesa che è l'intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita dell'eremita è predicazione silenziosa di Colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché Egli è tutto per lui (Catechismo della Chiesa cattolica, n. 921). EREMO DI SAN GIROLAMO DEI P.P. CAMALDOLESI, 06020 PASCELUPO (PG) Tel. (075) 9229802.