IL PARCO DI MONTE CUCCO escursione a Nocera Umbra, Gualdo

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IL PARCO DI MONTE CUCCO escursione a Nocera Umbra, Gualdo
ESCURSIONE AL PARCO DI MONTE CUCCO
a Nocera Umbra, Gualdo Tadino, Fossato di Vico, Parco
regionale e grotte di Monte Cucco,
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CONSIGLI UTILI
Questa escursione si estende per una parte in territorio Umbro e una parte in territorio
Marchigiano.
La zona è molto bella, specie per chi è amante del trekking e della speleologia.
Si raccomanda abbigliamento sportivo, un berretto e scarpe adatte a camminare in percorsi
sterrati e scivolosi.
Nelle grotte la temperatura è molto bassa, quindi portate con voi una felpa o un giacchino
che vi terrà al caldo mentre attraversate le grotte.
Vi raccomandiamo di non dimenticare la macchina fotografica o la videocamera.
La zona, prettamente montuosa, offre come prodotti tipici, formaggi e prodotti del bosco e
del sottobosco.
Potete raggiungere il percorso imboccando la superstrada a 4 corsie (SS 75) a S.Maria
degli Angeli, direzione Foligno, scegliendo, appena dopo lo svincolo per Bevagna la statale
“Flaminia” direzione Fano, passando per Nocera e poi per Gualdo Tadino.
In alternativa uscendo da “Le Querce di Assisi” si può percorrere la SS 444 (AssisiGualdo Tadino) direzione Gualdo Tadino e giungervi appena dopo 26 Km. Proseguire ,
quindi sulla “Flaminia” fino a Fossato di Vico e Parco regionale di Monte Cucco.
Dove mangiare:
MARIELLA: Loc. Boschetto - 06025 - Nocera Umbra (PG) 0742 810197
CANTINA DELLA VILLA: Loc. Colle 141 - 06025 - Nocera Umbra (PG) 0742 810666
EXEDRA ET CENATIO: Nocera Umbra - 06025 - Nocera Umbra (PG)) 0742 – 81774
LA CORTE DELL'OCA: Loc. Case Fabrizi 3 - 06023 - Gualdo Tadino (PG) 075 9142474
LA TAVERNA: V. Borgovalle 10 - 06023 - Gualdo Tadino (PG) 075 916500
CAMINO VECCHIO: V. Eugubina 3 - 06022 - Fossato di Vico (PG) 075 9149458
LE COPERTELLE Via Leopardi 3/A - SERRA SAN QUIRICO Tel. 0731.86691
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NOCERA UMBRA
Nota per le sue acque minerali, Nocera
Umbra è un borgo di antico aspetto sorto
lungo la valle del Topino.
Gli edifici di maggior pregio artistico sono
senza alcun dubbio il Duomo e la chiesa di
San Francesco. Quest'ultima eretta fra il XIV
e il XV secolo oggi sede della Pinacoteca
comunale, ospita oltre agli splendidi
affreschi di Matteo da Gualdo dipinti di
scuola umbra e toscana. Per ciò che riguarda
il Duomo invece, originario del XI secolo ma rifatto nel XV, vanno sottolineati il portale
romanico sul fianco sinistro e il pavimento maiolicato della sacrestia.
GUALDO TADINO
Gualdo Tadino, famoso per le sue fabbriche di ceramiche artistiche, sorge sul colle
Sant'Angelo dominato dalla Rocca Flea. Niente
sappiamo dell'esistenza di un nucleo preromano,
ma é certo che la Tadinum romana dovette essere
un nucleo piuttosto importante poiché sorse lungo
la via Flaminia assolvendo così una funzione di
collegamento.Subì numerose devastazioni in
seguito alle invasioni barbariche; fu per tali motivi
che la città dovette essere ricostruita intorno al
1180 sui colli vicini, come ci dimostra il nuovo
nome da essa assunto, cioé Gualdo, che deriva dal tedesco "walt" che significa "bosco".
Divenuta nel Medio Evo libero comune, passò successivamente allo Stato Pontificio. La
visita della città offre diversi motivi di interesse: innanzitutto la Rocca Flea, realizzata nel
XIII secolo per volere di Federico II. Tra le chiese dobbiamo ricordare il Duomo di San
Benedetto (esso risale al XIII secolo) con la sua interessante facciata aperta da bei portali
ed adornata da un bellissimo rosone (pregevoli opere si trovano nel suo interno) e la chiesa
di San Francesco, stupenda costruzione gotica, decorata dalla mano di Matteo di Gualdo,
figlio illustre di questa città. Alquanto interessante é anche la Pinacoteca Comunale che,
oltre alle opere dell'artista sopra detto, permette di ammirare uno stupendo polittico di
Niccolò Alunno.
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FOSSATO DI VICO
Fossato di Vico è un centro piccolo ma accogliente e
piacevole. Esso si compone di due parti: una moderna lineare,
pianeggiante, dislocata lungo la strada statale e l'altra arroccata
sulla collina.
Quest'ultima, chiamata Fossato Alto, é un tipico borgo
medievale ben caratterizzato dall'architettura dell'epoca e da
un assetto viario alquanto suggestivo. Qui si può visitare la
Cappella della Piaggiola ove sono custoditi alcuni pregevoli
affreschi di Ottaviano Nelli.
PARCO REGIONALE DEL MONTE CUCCO
STORIA
Età Romana
Dopo la battaglia di Sentino (295 a.C.) e la vittoria romana sulla
coalizione comprendente Umbri, Galli Senoni, Sanniti, Sabini ed
Etruschi, l'area del Parco, insieme a tutti i centri umbri, entrò
nell'orbita di Roma e vi restò a lungo. L'antica Via Consolare
Flaminia, che congiungeva Roma e Rimini, iniziata per volontà
del censore Caio Flaminio nel 223 a.C., giocò allora un ruolo di
fondamentale importanza per le popolazioni dell'area. Il territorio
di Costacciaro, anche se non si ha a tale riguardo alcuna
testimonianza, dovette probabilmente essere stato un luogo di
sosta lungo la Via Consolare, ivi sorgendo numerose borgate e fortezze.
Di notevole interesse il territorio di Fossato di Vico, dove nell'attuale Borgo di Fossato, si identifica ormai
con certezza, la romana "helvium", "vicus" (borgo) e "mansio" (luogo di stazionamento e rifornimento)
lungo la Flaminia (nell'Itinerario Gerosolimitano risulta anzi essere l'unica "mansio" tra Fano e Roma). Di
recente proprio nei pressi di Fossato di Vico, ancora oggi strategico punto di raccordo stradale, l'accurata
ricerca di appassionati studiosi locali ha rintracciato il percorso del "diverticulum ab helvillo - Anconam",
deviazione che si dipartiva dalla Via Consolare Flaminia, per l'esattezza dal ponte romano di S. Giovanni,
e che conduceva ad Ancona (l'unico ad esserci pervenuto con nome dall'antichità dall'Itinerario Antonino
del II sec. d.C.). "Ad Ensem", Tabula Peuntingeriana, fu da parte sua antico luogo di stazionamento e
rifornimento lungo la Flaminia. Alla fine del secolo scorso il Borman ipotizzò infine che "Suillates",
elencati da Plinio il Vecchio tra le genti umbre nella "Naturalis Historia", potessero avere un rapporto
etimologico con l'odierna Sigillo, tesi ripresa recentemente dallo scomparso Sigismondi.
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Età Comunale
In età comunale l'intera area dovette subire la supremazia del
Comune di Gubbio, spalleggiato dall'Impero Germanico, e del
Comune di Perugia. L'Imperatore FedericoI di Svevia, con il
Diploma del 1163, riconobbe ai Consoli eugubini il diritto di
amministrare la giustizia nel territorio di Scheggia, ed Enrico IV,
nel 1191, ed Ottone IV, nel 1211, confermarono le donazioni fatte
da Federico I a Gubbio.
Tuttavia il castello di Scheggia, ricostruito nel sec. XI, non rimase
a lungo sotto l'influenza del Comune di Gubbio: agli inizi del 1300
esso era già libero di appartenere, come risulta dalla Bolla di
Bonifacio VIII, alla rinomata badia di Fonte Avellana.
La guerra civile e la fame, che colpirono Gubbio nell'anno 1384, agevolarono in seguito per Scheggia il
passaggio dallo stato feudale a quello comunale. Nel 1240 Gubbio, ancora forte e libero Comune, acquistò
il castello di Costacciaro, che divenne pertanto alle dipendenze del Comune eugubino. Tuttavia
Costacciaro ricevette da Gubbio una grande autonomia amministrativa, mantenendo la libera nomina del
sindaco. A Costacciaro, considerato sua naturale difesa, vennero fatte costruire dal Comune eugubino le
mura rinforzate da sette torri, ed apportati importanti ampliamenti all'intero insediamento. Fossato e
Sigillo conobbero invece la dominazione del Comune di Perugia. All'anno 1208 risale la sottomissione di
Fossato da parte del Comune perugino, favorita dai Bulgarello, che riuscirono addirittura ad imporre
condizioni al Comune dominante. Nel 1274 anche il territorio di Sigillo subì la supremazia di Perugia, che
qui fece erigere una rocca ed inviò un suo castellano. La supremazia del Comune perugino, talora non ben
accetta, perdurò, quasi ininterrottamente, a Fossato e Sigillo, sino al XVI sec.
Età dei Montefeltro
Nel 1392, i Montefeltro, ai quali il comune di Gubbio si era
spontaneamente assoggettato, consolidarono i loro domini sino a
Costacciaro ed il fiume Scirca segnò il confine dell'area di loro
possesso. Il Duca di Urbino, colpito dal valore degli abitanti di
Costacciaro, che avevano duramente combattuto per non essere
assoggettati, usò nei loro confronti un'ampia liberalità e li protesse,
tanto che a Costacciaro fece erigere una robusta fortezza, il
Rivellino, che funse da barriera difensiva per il territorio per vari
secoli. Allorché nel sacco del 1500 Fossato, Sigillo e Scheggia
subirono le devastazioni delle truppe del Valentino, Costacciaro fu invece risparmiata, forse proprio grazie
alla sua robusta fortezza difensiva.
Allorché nel sacco del 1500 Fossato, Sigillo e Scheggia subirono le devastazioni delle truppe del
Valentino, Costacciaro fu invece risparmiata, forse proprio grazie alla sua robusta fortezza difensiva.
Durante il mite e sapiente governo dei duchi di Urbino, anche il Comune di Scheggia conobbe un ampio
sviluppo ed in breve tempo raggiunse quell'autonomia che era possibile soltanto in una delle più moderate
Signorie della Penisola.
Età Napoleonica...sino al Regno d'Italia
Durante il primo quindicennio del XIX sec. l'area del Parco fu soggetta al
dominio di Napoleone Bonaparte che nel 1804 trasformò la Repubblica
Francese in Impero: in tale epoca ad Osteria del Gatto, attuale frazione di
Fossato, fu posto il confine tra territorio italiano ed Impero di Francia.
Con la caduta dell'Impero napoleonico (1815) il territorio del Parco,
tornato alla Chiesa con la Restaurazione, si batté vivamente per il ritorno
alla "Repubblica Romana", in occasione dei moti del 1831 e del 1848 1849.
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Tuttavia il coraggio degli insorti nulla poté contro gli Austriaci, intervenuti in appoggio dello Stato
Pontificio.
L'area si sottrarrà al dominio papale nel 1860, allorché, costituitosi il Regno d'Italia, l'Umbria venne
annessa a quest'ultimo (previo plebiscito che il 1 novembre vide gli Umbri votare in 97.000 per
l'annessione al regno ed in soli 360 per restare sotto il Papa).
AMBIENTE
Il Parco del Monte Cucco comprende una porzione di territorio posto in corrispondenza del confine nord orientale della Regione Umbria con le Marche. Tale area, compresa nei comuni di Costacciaro, Sigillo,
Fossato di Vico e Scheggia Pascelupo, si estende per circa 10.50 Ha, è totalmente inclusa nella Regione
Umbria e nella Provincia di Perugia e confina a Nord con la Provincia di Pesaro, ad Ovest con la
Provincia di Ancona e a Sud con quella di Macerata. Monte Cucco ed il suo territorio colpisce per la
varietà dell'ambiente naturale, che si manifesta con caratteri di eccezionalità e con un grado di
conservazione raramente presente in altre zone appenniniche.
Grazie alla particolare conformazione geomorfologica, in cui spicca l'elevazione della grande piramide
calcarea del Cucco, baricentro di tutto il Parco, al visitatore è offerta una straordinaria varietà di paesaggi
naturali, pressoché incontaminati. Qui c'è una concentrazione tale
di spettacolari emergenze naturali, tanto geologiche quanto
faunistiche che floristiche, da rendere la zona unica nel suo genere.
La estesa rete di sentieri continuamente aggiornata e capillarmente
diffusa, la non troppa elevazione dei rilievi, il clima tutto sommato
non troppo proibitivo, la protezione dei versanti, le carrozzabili che
portano fino ai punti di accesso in quota, le strutture ricettive di
appoggio e ristoro in montagna, tutti questi sono elementi che
contribuiscono a rendere tranquilla, sicura, gradevole ed istruttiva
ogni escursione.
L'estensione dell'Area Naturale Protetta del Monte Cucco e la sua tipica collocazione determinano un
paesaggio morfologicamente diversificato che vede il continuo alternarsi di pareti rocciose a versanti
movimentati dalle numerose incisioni fluviali a selve e praterie, fino alle tipiche zone di fondovalle. E'
molto frequente, infatti, assistere al passaggio da zone estesamente coltivate ed antropizzate di fondovalle
ad un paesaggio selvaggio tipicamente appenninico che proprio in queste zone, dopo i Sibillini, raggiunge
la massima elevazione con il M. Catria 1707 m. ed il M. Cucco 1566 m. L'innalzamento, fino alle
massime quote, delle stratificazioni calcaree più profonde e la loro intensa fratturazione, che interessa
questo settore dell'Appennino fino a profondità insondabili, non è altro che la diretta conseguenza dello
scontro fra zolle continentali (africana ed eurasiatica) che qui più che altrove ha lacerato la crosta terrestre.
Il territorio del Parco del Monte Cucco è interessato da una serie di imponenti faglie, generalmente con
direzione Nord - Sud e NNW - SSE, intervallate localmente da altri sistemi secondari di direzione Est Ovest, e presenti estesamente sul versante orientale del Massiccio del Monte Cucco che rappresenta la
zona a più intensa perturbazione tettonica. In questa zona il rigetto delle faglie, quasi sempre di diverse
centinaia di metri, determina la presenza di un paesaggio aspro e dirupato, quasi alpino, con la messa a
nudo di imponenti stratificazioni calcaree di origine sedimentaria marina che presenta, in corrispondenza
dei rilievi appenninici, la tipica successione della Serie Umbro - Marchigiana. Il sedimento più antico che
affiora in corrispondenza dei rilievi appenninici è il Calcare Massiccio databile al Lias Inferiore, che con
la sua particolare composizione mineralogica (calcare estremamente puro), il suo stato di fratturazione e la
elevata porosità ha favorito la penetrazione delle acque meteoriche e la loro conseguente articolazione in
un sistema di drenaggio sotterraneo. Dopo il Massiccio si è sedimentata la Corniola (Lias Medio), anche
essa abbastanza fratturata e pura da essere soggetta a fenomeni carsici, seppur in maniera limitata rispetto
alla formazione del Calcare Massiccio.
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Stratigraficamente soprastanti troviamo poi, per un notevole spessore, i sedimenti completamente
impermeabili del Rosso Ammonitico e Diasprigno. Più sopra si trova la Formazione della Maiolica,
costituita da calcare ad elevato grado di purezza e ben fratturato, intercalato a strati di durissima ed
intaccabile selce. Sul versante occidentale del Monte Cucco al posto del Rosso Ammonitico, del
Diasprigno e della Corniola, vi è un esiguo strato marnoso e dolomitizzato detto Grigio Ammonitico.
Sopra la Maiolica si sono sedimentate le Marne a Fucoidi, dalle caratteristiche di elevata impermeabilità.
Ancora sopra si è avuta la sedimentazione della Scaglia Bianca, Rosata e Rossa costituiti da termini
calcarei ben stratificati piuttosto impuri e stratigraficamente sormontati dalla formazione della Scaglia
Cinerea.
Il materiale paleontologico dell'area del Monte Cucco è contenuto nelle rocce sedimentarie calcaree e
calcaree e marnose Giurassico - Cretacee (da 200 a 120 milioni di anni fa). Gli orizzonti fossiliferi più
interessanti provengono dal Calcare Massiccio, dal Rosso Ammonitico (Lias medio - superiore 194 - 180
milioni di anni fa), dal Grigio Ammonitico (Malm 155 - 145 milioni di anni fa) e, più raramente dal
Calcare Maiolica. In queste stratificazioni sono contenute soprattutto gli ammoniti, fossile guida del
Giurassico, le belemniti, i brachiopodi, i lamellibranchi, i gasteropodi ed i cefalopodi. Gli ammoniti
costituiscono il grosso dei rinvenimenti paleontologici nell'Area del Parco. Alcuni esemplari, rinvenuti
presso la vetta del Cucco nelle rocce del Grigio Ammonitico, raggiungono anche il metro di diametro.
Imponenti coni di deiezione, (accumuli di materiali trasportati e lavorati da corsi d'acqua), sono localizzati
invece allo sbocco a valle delle principali incisioni fluviali presenti in particolar modo da Est verso Ovest
del Massiccio del Monte Cucco con asse longitudinale posto trasversalmente rispetto all'allungamento
preferenziale del rilievo. La presenza di questi coni di deiezione, non è altro che la testimonianza di come
l'attività idrica sia stata notevolmente più intensa nei tempi passati.
Monte Cucco è anche e soprattutto il parco delle grotte. Ce ne sono a centinaia di ogni forma e
dimensione, lunghe e lunghissime, profonde e profondissime, tutte comunque con grandi interessi
geologici, geomorfologici, speleogenetici, idrologici, faunistici, paleontologici, paleoetnologici e storici.
La loro formazione risale a diverse centinaia di migliaia di anni fa quando l'intensa e profonda
tettonizzazione (fratturazione di varia natura) ha consentito sia la penetrazione di acque meteoriche sino
alle massime profondità che, in precisi periodi di pressioni sotterranee, la risalita in superficie di acque
idrotermali calde, ricche di minerali e fortemente corrosive. Questa duplice azione, non sempre
contemporanea, ha determinato un'eccezionale modellamento ed escavazione degli strati calcarei sia in
superficie che in profondità, producendo una situazione geologica unica nel suo genere, spettacolare a
vedersi ed estremamente didattica per la comprensione dell'evoluzione delle aree appenniniche.
Il drenaggio delle acque meteoriche attraverso vie sotterranee, lungo gli intricati reticoli di grotte e pozzi
che si sviluppano all'interno delle masse calcaree ha reso possibile la creazione di veri e propri bacini
idrografici sotterranei (nulla hanno a che fare con quelli superficiali) che terminano, nelle pareti più
profonde, con dei grandi collettori ipogei il cui sbocco in superficie dà origine alle tante sorgenti
pedemontane del versante orientale ed occidentale del Monte Cucco. Di queste sorgenti le più importanti e
dotate di una considerevole portata media sono: Scirca, Acqua Fredda, S.Pietro, Forra di Rio Freddo, Rio
delle Prigioni, Trocchi di S. Girolamo, Fonturce, il Bottino, le Lecce, Val di Lago, Molino delle Ogne,
Acqua Ferrata, Gole del Corno.
Il territorio del Parco del Monte Cucco rappresenta una
risorsa di grande importanza anche dal punto di vista
dell'idrografia superficiale in quanto proprio in queste zone
prendono origine tre fra i più importanti corsi d'acqua
dell'Italia centrale: il Fiume Chiascio, il Fiume Sentino ed il
fiume Burano - Metauro.
La rete idrografica di questi luoghi risulta essere costituita
da corsi per lo più a carattere torrentizio tranne che per
quanto riguarda il Fiume Sentino, il Rio Freddo ed il Rio
delle Prigioni.
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Il più importante corso d'acqua che nasce proprio all'interno del territorio del Parco è rappresentato dal
Fiume Sentino. Il suo corso taglia profondamente la catena appenninica delimitando il Monte Catria dal
Massiccio del Monte Cucco per poi sfociare nelle valli marchigiane. Il Rio Freddo ed il Rio delle Prigioni
costituiscono invece due tra i più importanti corsi d'acqua perenni dell'appennino Umbro Marchigiano. Il
primo, di grande effetto paesaggistico, attraversa longitudinalmente il Massiccio del Monte Cucco a
partire da Val di Ranco fino a Perticano, scorre a quote elevate segnando profondamente tutto il versante
orientale del Massiccio anche con gole profonde.
ATTIVITA'
Attività didattiche
Centro di esperienza ambientale "Contaverno"
Nel territorio del Parco del Monte Cucco sono presenti tre Centri visita e strutture dedicate all’offerta
educativa.
AULA VERDE DI FOSSATO DI VICO - Centro di Esperienza Ambientale Contaverno – Via Filippo
Venturi 14 – Loc. Borgo – 06022 FOSSATO DI VICO – Tel. 075/9149287 – Fax. 075/9149049;
E-mail: [email protected] :: Web: www.regione.umbria.it/cridea/cea/vico
La proposta che viene offerta dal Centro di esperienza ambientale Contaverno dal titolo "OGNI COSA A
SUO TEMPO" si suddivide in diversi percorsi che possono essere svolti in modo a se stante o far parte di
un processo pluriennale: IL MIO ESSERE: Il tempo personale: I ritmi : La quotidianità : Il valore del
presente. IL TUO FARE: Il tempo della creatività : rappresentazione e misurazione del tempo. IL SUO
SAPERE: Il tempo dello scambio: le conoscenze, le esperienze e le memorie di c’è da più tempo di noi. IL
NOSTRO VIAGGIARE: Il tempo delle scoperte: le esplorazioni dei luoghi della terra e del cielo
attraverso i riti e le celebrazioni. IL VOSTRO COMPRENDERE: Il tempo delle relazioni effettive:
copiarsi per Riessere nel tempo in armonia. IL LORO RI-USARE: Il tempo delle cose: gli stili di vita e le
impronte che lasciamo nell’ambiente.
Ogni percorso potrà essere svolto con incontri di tre ore ciascuno a Scuola, oppure in forma residenziale
per gg. tre presso il Centro. Il Centro propone inoltre Campi Estivi ed Invernali. I campi rappresentano un
progetto turistico-educativo rivolto a giovani dai 6 ai 17 anni e si svolgono nell’arco di più giorni ( 7/14 ).
La finalità generale e quella di incrementare le capacità dei partecipanti al vivere sostenibile.
La struttura del Centro di esperienza ambientale “Contaverno” ha sede in uno storico palazzo, ristrutturato
nel 1998, di proprietà della Provincia di Perugia – loc. Borgo di Fossato di Vico, nella cornice storica del
Comune di Fossato di Vico ed in un’area di particolare interesse ambientale. E’ dotata di: Sala per le
conferenze, sala per le riunioni e le proiezioni, diateca, biblioteca, laboratori per la didattica, bar,
ristorante. Sono inoltre disponibili 50 posti letto. Assenza di barriere architettoniche. Parcheggio auto
privato.
Il Centro è inoltre impegnato, in collaborazione con l'Università di Perugia, il CEDRAV e il Ministero
dell'Ambiente, in un programma di ricerca relativo agli ecosistemi montani con particolare riferimento
allo studio della flora e della fauna e all'uso
delle risorse naturali da parte dell'uomo.
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Centro "Volo Libero"
Università del Volo Libero Via Flaminia 32 Villa Scirca 06028 – SIGILLO – Tel.e Fax: 075/9170761;
E-mail : [email protected] :: Web : www.univoli.com
Le attività educative ricreative proposte dalla Università del Volo Libero si possono sintetizzare in: Visite guidate a Città d’Arte - Escursioni nel Parco del Monte Cucco - Torrentismo - Volo con deltaplano
biposto - Visite guidate alle Grotte di Feasassi - Serate di intrattenimento per gli ospiti. La sede della
Università del Volo Libero, si trova ai piedi del Monte Cucco.
La struttura è stata completamente ristrutturata e dispone di: Sala conferenze, sala bar, ristorante, cucina,
ampio parcheggio prvato, ampio garage per rimetere moto, deltaplani, mountaine bike. Dispone inoltre di
13 camere con 44 posti letto.
Il centro di Volo Libero è convenzionato con una palestra attrezzata.
Borgo Didattico C. E. N. S. - Centro di Costacciaro
Borgo Didattico di Costacciaro Centro Escursionistico Naturalistico Speleologico Via Galeazzi 5 06021
COSTACCIARO Tel. e Fax. 075/9170400 – 9170601
E-mail: [email protected] :: Web: http://www.cens.it
Le proposte che vengono offerte dal Borgo Didattico di Costacciaro dal titolo "PROGETTO MONTE
CUCCO" corsi integrativi di didattica ambientale per Scuole Elementari e Medie possono essere suddivise
in due corsi: - Corso annuale “ La scoperta dei fenomeni naturali: senzazioni e conoscenze “ n° 2 lezioni
preliminari più gg.3/5 di permanenza presso il Borgo Didattico. Corso triennale “ L’Uomo e i fenomeni
naturali: storia delle conquiste della Scienza e della tecnica “ 1° anno : n° 2 lezioni preliminari più gg. 3/5
di permanenza presso il Borgo Didattico. 2° anno : n° 1 lezione preliminare più gg. 3/5 di permanenza
presso il Borgo Didattico. 3° anno : n° 1 lezione preliminare più gg. 3/5 di permanenza presso il Borgo
Didattico.
Le attività vengono svolte presso il Borgo Didattico di Costacciaro che ha la sua sede in un Convento del
13° sec., completamente restaurato con criteri di funzionalità, comodità e sicurezza.
E’ dotato di aula didattica con programmi compiutirizzati legati alle scienze naturali, videoteca, biblioteca,
attrezzature per sperimentazioni naturalistiche. Sono disponibili 55 posti letto, 13 docce, 9 bagni,
lavanderia,soggiorni, chiostro.
Attività sportive
Deltaplano
Le caratteristiche orografiche dell'Alta Valle del Chiascio e dei rilievi del Massiccio del Monte Cucco,
nonché la mancanza di ostacoli seri all'avvicendarsi delle correnti atlantiche e balcaniche, rendono il
territorio del Parco una zona molto adatta alla pratica del volo libero, segnatamente del deltaplano. Le
favorevoli condizioni orografiche e metereologiche rendono facili decolli ed atterraggi e fanno allo stesso
tempo di Monte Cucco un campo di allenamento ideale per principianti e per esperti al massimo livello.
Pian di Monte come la Sella del Culumeo (Val di Ranco) sono fra quei pochissimi luoghi dove è possibile
decollare ed atterrare durante lo stesso volo. Val di Ranco, Pian di Monte, La Pianaccia rappresentano i
punti di decollo canonici della zona, dove è possibile, in alternativa, prendere il volo in qualsiasi
condizione di vento. Il Monte Cucco è una delle poche località dove si disputano competizioni nazionali
ed internazionali di volo libero ad alto livello tecnico. Sigillo è l'unico comune in Italia ad aver ospitato
ben 7 edizioni su 21 dei campionati Open di deltaplano. E' il comune dove si organizza e si disputa
regolarmente una competizione internazionale, "Il Trofeo Monte Cucco", che vede la partecipazione di
numerosissime nazionali straniere, così come dei CAMPIONATI MONDIALI DI DELTAPLANO (Prima
manifestazione 1999).
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A valle esistono associazioni che svolgono attività didattica di deltaplano, e valenti istruttori federali
organizzano corsi residenziali e di fine settimana. L'attività deltaplanistica e di parapendio è coordinata e
promossa dal Centro Volo Libero "Monte Cucco" che ha sede nell'Università del Volo Libero di Villa
Scirca.
Speleologia
Una attività sportiva molto particolare è la speleologia che non è solo sport, ma soprattutto ricerca
geografica e scientifica multidisciplinare. Data la vasta gamma di informazioni nel campo della ricerca
naturalistica reperibili nell'immenso mondo sotterraneo del Cucco riguardanti geologia, carsismo,
idrologia, mineralogia, paleontologia, fauna, flora, meteorologia, chimica, fisica, biologia umana si è
costituito il Centro Nazionale di Speleologia di Costacciaro si è provveduto alla creazione della Scuola
Nazionale di Speleologia.
Particolare attenzione merita anche l'attività speleologica del Borgo Didattico di Costacciaro, dove
attualmente si svolge il maggior numero di corsi di speleologia tecnici e scientifici, unitamente a ripetuti
corsi di formazione professionale per guide speleologiche.
Torrentismo
In un ambito squisitamente sportivo agisce un derivato, molto in voga attualmente, dell'attività
speleologica: il Torrentismo, cioè la discesa dei torrenti incassati in gole e forre, utilizzando tecniche miste
fra progressione in grotta, alpinismo e subacquea (disciplina nata proprio a Monte Cucco con le prime
discese degli anni cinquanta e sessanta nella Forra di Rio e nell'Orrido del Balzo dell'Aquila). Specie in
Estate sono centinaia gli escursionisti che si cimentano nella discesa dei canyon del Parco, specie della
Forra di Rio Freddo (lunga oltre 3 Km e con un dislivello di 350 m.) che è un vero e proprio paradiso per
gli amanti di questa giovane disciplina dell'alpinismo. La discesa è molto facilitata e resa sicura da una
serie di ancoraggi artificiali per l'aggancio e lo scorrimento delle corde di progressione posti in opera
sopra ogni cascata o rapida. Il controllo e la manutenzione di questi ancoraggi è costante.
Escursioni a cavallo
Diverse organizzazioni nella Valle del Chiascio curano ed organizzano l'escursionismo a cavallo. La
pratica divertente e sicura di tale attività è garantita da una viabilità minore (sentieri, mulattiere,
carrarecce, carrozzabili sterrate) che si articola nell'Area del Parco per oltre 2000 Km e dotata di fondo
buono, compatto e poco accidentato.
Sul Monte Cucco e nelle valli circostanti è possibile praticare escursioni di ogni lunghezza e difficoltà con
bici da montagna
Una guida dettagliata e di facilissima consultazione (Umbria in Montain Bike di Francesco Salvatori, edita
dal Centro di Costacciaro) descrive minuziosamente i principali itinerari della zona.
Pesca sportiva
La Pesca sportiva può essere praticata con soddisfazione lungo il Fiume Sentino ed il Torrente Rio
Freddo.
Sci da fondo
Dato il clima, spesso condizionato dalle correnti fredde di origine continentale balcanica, il territorio del
Parco è soggetto ad intense nevicate che lasciano, per molti giorni, uno spesso strato di neve, anche a
quote basse. La persistenza della neve fa si che alcune zone dei piani montani siano particolarmente adatte
alla pratica dello Sci da fondo sia a livello agonistico che escursionistico. Pian delle Macinare (1135 m. di
quota), poco sopra Costacciaro, rappresenta una delle località più note ed adatte per la pratica di questa
attività.
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ITINERARI
Itinerari Naturalistici - Escursioni di interesse geologico
La spettacolarità delle emergenze naturali del territorio del Parco del Monte Cucco permette di
coinvolgere il visitatore sotto tanti punti di vista. Data la vastità delle attrattive naturali presenti in questa
porzione di territorio si è ritenuto opportuno soffermarsi su particolari emergenze geologico naturalistiche per poi proseguire con l'elenco degli itinerari escursionistici veri e propri.
Tra le spettacolarità dei fenomeni geologici rientrano prima fra tutti la Forra di Rio Freddo, profonda
incisione che marca gran parte del Confine orientale del Parco. Si tratta di una imponenete gola - scavata
nell'ultimo milione di anni dal Torrente Rio Freddo nei calcari massicci del Lias inferiore - che colpisce
tanto per il suo insieme di dirupi vertiginosi ed anfratti oscuri quanto per l'atmosfera di avventura fuori dal
mondo che si prova discendendo le sue cascate e superando rapide e laghi, racchiusi fra ripide ed
inaccessibili pareti, sempre in penombra perché i raggi del Sole non riescono ad entrarvi.
Del tutto simile alla Forra di Rio Freddo è l'Orrido del Balzo dell'Aquila, incisione profonda dei calcaari
liassici del Monte Catria, ma la sua discesa richiede conoscenze tecniche elevatissime ed è sconsigliabile
per l'imprevedibilità del regime idrico. Ciò non esclude che l'Orrido, anche visto dall'esterno, sia uno degli
spettacoli più suggestivi del territorio del Parco ed il punto di osservazione migliore, facilmente
raggiungibile anche in auto, si trova lungo la strada che sale con stretti tornanti da Fonte Avellana alla
cima del Catria (Strada delle Scalette).
Altra Forra che merita una particolare attenzione è l'Orrido del Ponte a Botte, in territorio di Scheggia,
scavato nelle coloratissime stratificazioni di Scaglia Rossa dal Torrente Sera, la cui visita non richiede
alcun particolare accorgimento tecnico. Anche Valle delle Prigioni è un profondo ed inciso canyon, qui la
traversata non richiede alcuna conoscenza tecnica e tutti possono godere dell'imponente spettacolo
prodotto dalla corrosione del torrente sui calcari, spettacolo che ha il suo culmine quando il corso d'acqua
ed il sentiero attraversano le immanenti rocce della Scarpa del Diavolo.
Le Lecce, imponente muraglia del versante occidentale del Parco posta poco sopra l'abitato di Sigillo, i
dirupi del fossa Secca sopra Costacciaro, le pareti orientali del Cucco, La Muraglia delle Liscarelle, il
Corno del Catria sopra Isola Fossara, sono solo alcuni esempi degli effetti prodotti dall'intensa
fratturazione delle stratificazioni calcaree.
Ma il Parco del Cucco è anche il Parco delle sorgenti ed ogni escursione ne propone qualcuna, piccola o
grande che sia. La più importante è sicuramente la Scirca, risorgente di tutte le acque raccolte nella Grotta
di Monte Cucco (la meno visitabile dato che il suo accesso è interdetto al pubblico: vi hanno origine
l'acquedotto di Costacciaro, di Sigillo e di Perugia). Tuttavia le più belle sono la Risorgente delle Lecce,
che fuoriesce a mo' di ventaglio da una spaccatura orizzontale della roccia, lo Sturo della Piscia, che forma
un balzo di oltre 20 m. costruendo porose e friabili rocce di travertino, la risorgente di "troppo pieno"
denominata Buca di Mazzapane, che entra in funzione solo a seguito di intense precipitazioni.
Un discorso a parte merita la Sorgente di S. Pietro a nord - est di Val di Ranco, che fuoriesce al contatto
fra il calcare maiolica, fratturato e permeabile ed il sottostante strato di diasprigno, compatto ed
impermeabile.
Monte Cucco è anche e soprattutto il parco delle grotte. Il fenomeno carsico più imponente è sicuramente
la Grotta di Monte Cucco, un vastissimo sistema sotterraneo che si estende per oltre 30 Km, raggiungendo
la profondità massima di 923 m. Per lungo tempo è stato il sistema carsico più grande e profondo d'Italia,
uno dei maggiori fra quelli conosciuti. Attualmente se ne conoscono tre ingressi, tutti posti nel versante
nord - orientale del M. Cucco: l'Ingresso Principale a quota 1390 m. il Pozzo del Nibbio a quota 1509 m.
(si apre praticamente sulla cima del Cucco), l'Accesso a Pian delle Macinare a quota 1395 m., che ora è
stato ostruito da un modesto riporto di detriti.
L'Accesso Principale, dopo un pozzo di 27 m. di profondità, permette di raggiungere una serie di enormi
saloni in rapida successione: La Cattedrale, La Sala Margherita, il Giardino di Pietra, la Sala del Becco, la
Sala delle Fontane, la Sala Simonetti, le Condotte Terminali, la Sala Terminale (che si raggiunge anche
dall'Accesso verso Pian delle Macinare).
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E' questa la zona maggiormente spettacolare, con le formazioni stalattitiche e stalagmitiche più incredibili
ed imponenti, dove ogni goccia ha ripetuto per centinaia di migliaia di anni il suo lavoro di deposito di
cristalli e candide colate. Un'escursione in questi luoghi lascia un segno profondo: è come stare in un
immenso tenebroso scrigno insieme a gioielli di mineralogia e litogenesi, con gli occhi che tentano di
penetrare il buio per decifrare le mille e mille forme scolpite sulle immense pareti che sovrastano e si
perdono nelle altissime volte appena illuminate. E quando si guarda in basso, fra i canali e le colate
stalagmitiche, ecco apparire i tanti laghetti smeraldini dove lo stillicidio disegna tremuli cerchi.
E se il silenzio incombe, il grondare incessante di miriadi di gocce rende palese il senso del drenaggio
delle acque della pioggia che si incamminano verso il basso e la Sorgente Scirca.
Ma la Grotta di Monte Cucco non finisce certo con questa serie di saloni, anzi questi sono solo
l'anticamera del sistema.
Dalla Sala Margherita infatti si dipartono tantissime gallerie e pozzi, che danno accesso ad
approfondimenti e sviluppi di tutte le dimensioni. Uno di questi è un ramo ascendente, la Galleria delle
Ossa, fra i più belli della Grotta, candido come non mai e perfettamente conservato, terminante in una
grande sala con pavimento coperto di detriti: la superficie esterna è vicina e anche qui una frana ha
ostruito un ingresso esistente.
Ma l'eccezionalità del luogo sta soprattutto nel fatto che tutta la Galleria e la sala terminale sono un
deposito di ossa di antichissimi animali. Qui sono stati rinvenuti a più riprese resti ossei di rinoceronte, di
orso, di stambecco, di martora, di cervidi, di bovidi, tutti animali vissuti quando il clima della zona era
molto più freddo dell'attuale, come appunto circa 20.000 anni fa durante l'ultimo periodo glaciale. Sempre
dalla Sala Margherita Un'altra emergenza del Parco, per ora difficilmente visitabile, sono le Cave
Sotterranee di Valdorbia (Scheggia), un reticolo di decine di chilometri di grandi gallerie, scavate
artificialmente sulla sponda sinistra e destra del Sentino per ricavare marna da cemento e pietra litografica.
E ' un mondo ipogeo unico nel suo genere, dove lo studio e l'osservazione di un importante reperto di
archeologia industriale si sovrappone all'interesse geologico paesaggistico.
IL CLIMA
Il clima dell'Appennino Umbro - Marchigiano è definibile come "temperato subcontinentale"(di origine
balcanica) in perenne contrasto con "temperato sublitoraneo" (di origine mediterranea).La temperatura
media - annua varia tra gli 11° C a valle ed i 5° C nelle vette più alte (1550 m.). Le temperature presentano
i valori minimi, intorno ai 3° C, in gennaio - febbraio ed i massimi, generalmente superiori ai 20° C a
luglio - agosto.
Le precipitazioni variano fra i 1100 mm annui della Valle del Chiascio ed i 2500 mm annui dei piani
montani sopra i 1000 m di quota, dove si concentrano le maggiori precipitazioni di tutta l'Italia centrale.
Le precipitazioni nevose risultano più frequenti a gennaio e febbraio (ma non di rado si verificano anche
alla fine di novembre e a dicembre).
Alla stazione metereologica di Scirca, ai piedi del versante occidentale del Monte Cucco, a quota 560 m.,
si ha una media annua di 51.7 cm di spessore della neve, con una permanenza al suolo della neve
accumulata. Il regime dei venti, sempre su base trentennale, indica come predominanti i venti di NE
(Tramontana) e, in subordine quelli di SW. I primi insistono per circa 90 giorni/anno, i secondi per circa
70 giorni/anno.
Attenzione a non farsi sorprendere alle alte quote dalla Bora: può arrivare anche alla velocità di 160K/ora.
(inserire grafici della Stazione di Scirca).
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EREMO DI SAN GIROLAMO
Da mille anni l'Appennino dell'Alta Umbria, con il Monte
Catria e il Monte Cucco, è una terra prediletta dagli eremiti;
Basti pensare ai santi Romualdo, Pier Damiani, Domenico
Loricato e ai beati Forte de Gabrielli, Tommaso da
Costacciaro, Paolo Giustiniani e a molti altri che qui hanno
condotto vita solitaria per periodi brevi o lunghi. Santa Croce
di Fonteavellana, Santa Maria di Sitria, Sant'Emiliano di
Congiuntoli e San Girolamo di Pascelupo sono luoghi che testimoniano, tuttora, di una vocazione
cristiana, diventata certamente eccezionale e rara, ma sempre preziosa ed indispensabile per la salute
spirituale del Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa.
L'eremo di San Girolamo sorge nella parte orientale del Massiccio di Montecucco (m. 1566) e
precisamente sul lato orientale del Monte Le Gronde (m. 1373).Si trova nel comune di Scheggia, a circa
due chilometri da Pascelupo, a 661 metri sul livello del mare. Il romitorio è arroccato alla base di un
anfiteatro di roccia calcarea che strapiomba paurosa per oltre cento metri, con grotte sulla parete scoscesa.
Gli edifici si ergono su di uno sperone che sovrasta la valle del Rio Freddo che qui fa da confine fra
l'Umbria e le Marche. La costruzione ardita, specie a chi la guarda da fondo valle, fa pensare a certi
monasteri del Monte Athos o del Tibet. Il difficile accesso al luogo costituiva non un impedimento, ma al
contrario un invito rivolto agli eremiti in cerca di un posto ideale, separato dal mondo abitato, per la loro
vita di lotta spirituale e di unione con Dio in una pace che il mondo non riesce a dare. Fino a pochi anni fa
solo una stretta mulattiera conduceva all'eremo, ma ora è possibile raggiungerlo per una strada molto erta
e difficilmente percorribile. Probabilmente a causa dell'acqua che gocciola dalla roccia quasi
continuamente per tutto l'anno e che si lascia accumulare con facilità in cisterne, il luogo é abitato da quasi
mille anni.
Se la presenza in queste parti di San Girolamo, dottore della Chiesa, è da ritenere una pura leggenda, è
invece una plausibile ipotesi pensare che san Domenico Loricato (+1060) sia stato uno dei suoi primi
abitatori. Infatti San Pier Damiani racconta che Domenico visse, per un certo tempo, in un romitorio non
lontano da Sant'Emiliano di Congiuntoli, abbazia dalla quale l'eremo di Monte Cucco dista solo circa
quattro chilometri.
Ad ogni modo, l'antica cappella di San Girolamo, una grotta chiusa con muratura, come del resto le
fondamenta sulle quali poggiano le costruzioni dell'eremo, mostrano elementi architettonici medievali,
databili all'undicesimo secolo. Il 25 marzo 1337 morì nell'eremo li beato Tommaso da Costacciaro che,
giovane monaco del vicino cenobio di Santa Maria di Sitria, con il permesso del suo abate, si era ritirato
qui a vita solitaria, nella quale perseverò, si dice, per ben 65 anni. Non era sacerdote e, almeno a volte,
aveva con sé qualche confratello. Dopo anni di una esistenza completamente nascosta, fu scoperto e
crebbe la sua fama di santità.
Il Signore gli concesse il dono di guarire le malattie, e anche altri miracoli gli vennero attribuiti. Uno dei
più noti è il seguente: "Narrasi che, venuti all'eremo alcuni sacerdoti il giorno della festa di San Girolamo,
tanto per appagare la propria devozione, quanto per visitare il venerando eremita, accortosi questi che
mancava il vino per il santo Sacrificio, prese le ampolline piene d'acqua e, fatta breve orazione, l'acqua si
convertì in vino squisito".
Anche in seguito è documentata, sporadicamente, la presenza di fratelli eremiti di San Girolamo. Un
documento del 1368 parla di una costruzione o di un ampliamento di una chiesa nell'eremo. Non si può
trattare dell'antico oratorio già esistente che non mostra alcun rimaneggiamento di stile gotico. Durante il
recente ripristino dell'eremo si è scoperta la parte di una finestra gotica. Probabilmente essa faceva parte
della chiesa eretta nel XIV secolo, forse sul posto della chiesa attuale. Un nuovo capitolo della storia,
tuttora in corso, dell'Eremo appenninico inizia con l'arrivo del Beato Paolo Giustiniani nel settembre o
ottobre del 1520.
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Il Beato aveva appena abbandonato l'Eremo di Camaldoli con il proposito di realizzare, in modo migliore
e in altri luoghi, la sua vocazione eremitica. San Girolamo, non più abitato, apparteneva alla Chiesa
Parrocchiale di Pascelupo, il cui rettore non vedeva di buon occhio l'insediamento di un nuovo nucleo di
eremiti in questo posto. Perciò il Beato, in questa occasione, non si fermò a lungo a San Girolamo, ma
proseguì presto il suo cammino ritirandosi nell'Eremo delle Grotte di Massaccio, oggi Cupramontana.
Ritenendo però Monte Cucco assai adatto alla vita solitaria, si adoperò contemporaneamente servendosi
dei suoi amici a Roma, affinché i suoi eremiti potessero far ritorno all'eremo. Un Breve di Papa Leone X,
dell'otto aprile 1521, smembrò il romitorio di San Girolamo dalla Chiesa Parrocchiale di Sant'Angelo di
Pascelupo, diocesi di Gubbio, e lo concesse a Fra Paolo da Venezia, perché potesse ivi ritirarsi con i suoi
compagni.
Da questo tempo l'Eremo di Monte Cucco è legato all'istituto eremitico fondato dal Beato Paolo
Giustiniani e nominato oggi Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona. Dal 28 Luglio al
02 Agosto 1524 ebbe luogo a San Girolamo il secondo Capitolo generale del nuovo istituto religioso.
Pochi giorni dopo, precisamente il 07 agosto 1524, qui il Beato Paolo, durante la celebrazione della Santa
Messa, fu degnato della sua più alta esperienza mistica, da lui testimoniata e poi teologicamente mediata
nel trattato intitolato "Secretum meum mihi". Più volte durante il corso degli ultimi secoli, gli Eremiti
Coronesi furono tentati di abbandonare il luogo e, in questo nostro secolo, hanno anche ceduto alla
tentazione......per lasciarsi, poi, ricondurre dalla Provvidenza divina all'eremo dei loro inizi.
Il luogo di San Girolamo emanava sempre un fascino particolare, ma vi erano pure degli
inconvenienti....Per cui nel secolo XVI era stata fatta inchiesta alla Santa Sede di trasferirsi altrove. Papa
Sisto V in persona, però, il 03 agosto 1585, tramite il Cardinale vescovo di Gubbio, fece intendere agli
eremiti essere sua espressa volontà che non abbandonassero quel romitorio, dovendo confidare nella bontà
di Dio Benedetto, che li avrebbe difesi, per l'avvenire, dai pericoli del monte, come aveva fatto per il
passato. Né dovevano temere i banditi, poiché il Papa stesso avrebbe provveduto con il suo braccio a
scacciarli e ad estirparli. Sembra che il Pontefice abbia mantenuto la parola, perché in seguito non si
sentirono più lamentele circa ladri o briganti. Invece le pietre e i massi che ogni tanto cadevano sull'eremo
continuarono a far paura e, nel passato, hanno arrecato danni e anche gravi. Per esempio, nel febbraio
1607, fu ucciso da un macigno precipitato dal monte il Priore dell'eremo, Don Ridolfo Oddi, Patrizio
Perugino e, dal 1603 al 1606, Maggiore ossia Superiore Generale dei Coronesi.
Il terremoto del 03 giugno 1781, inoltre, fece piombare un masso di enorme grandezza sul tetto della
foresteria che ne risultò in gran parte rovinata, di tal maniera che si era decisi ad abbandonare l'eremo, ma
poi vi si lasciò il cellerario e un fratello converso perché venisse restaurata. Questo tal cellerario era Don
Doroteo Zuccari da Fabriano che morì, ancora giovane, il 02 aprile 1782 a Sassoferrato; dopo la sua
morte, molte grazie furono attribuite dai fedeli alla sua intercessione. La sua lastra tombale, conservata
nella chiesa della Santa Croce a Sassoferrato, porta, fra l'altro, le belle parole: "ingens sui desiderium
reliquit". Le due soppressioni statali dei conventi dello scorso secolo hanno indubbiamente causato dei
problemi grossi, ma gli eremiti, con l'aiuto di Dio e di molte brave persone dei dintorni, riuscirono a
ritornare a San Girolamo in tempi relativamente brevi. Sembra che la scarsezza di eremiti e di introiti, con
la conseguenza di un'osservanza alquanto disturbata, abbia indotto, nel 1925, l'autorità più alta della
Congregazione Coronese a decretare la chiusura e la vendita della casa.
Quattro secoli di storia, di santità nascosta, di assiduità nella preghiera e nel lavoro, di penitenza e di attesa
del Signore, sembravano arrivati al termine definitivo; Caratteristico per lo spirito di fede che animava gli
eremiti è l'episodio accaduto agli inizi del secolo.
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Alcuni visitatori, accompagnati dal Priore, sentirono un flebile canto provenire dalla finestrina di una
cella. Meravigliati di questo fatto - di solito nell'eremo regna sovrano il silenzio - essi ne chiesero la
spiegazione. Ma più meravigliati ancora rimasero nel sentire, in risposta, che era un confratello che stava
per morire. Cantava perché era contento di andare in paradiso a fare festa eterna; Dopo la partenza dei
"monaci bianchi" l'eremo di Monte Cucco rimase disabitato, eccezione fatta per il periodo di guerra, 1939
- 1944, in cui la casa fu ancora ricercata dal popolo di Pascelupo e di Perticano o, addirittura, di Fabriano,
come rifugio contro i colpi dell'artiglieria e dell'aviazione.
Passata la furia della guerra, l'opera di distruzione si accelerò.
Mezzo secolo dopo la soppressione, l'eremo ormai si presentava ridotto a un cumulo di rovine. Ma il
motto benedettino: "Succisa cirescit", il tagliato rinverdisce, si realizzò ancora una volta. Per
interessamento del Dr. Mario Luconi, farmacista in Gubbio, i 31 proprietari dell'eremo, nell'ottobre 1981,
con squisita sensibilità e generosità ne hanno fatto dono alla congregazione degli Eremiti Coronesi,
affinché potessero farvi ritorno. Il restauro e, per buona parte, la ricostruzione si svolsero negli anni 1985 1991, per mano di esperti muratori eugubini che hanno realizzato un ottimo lavoro. E' stato possibile rifare
tutto come era prima, o addirittura meglio. La vita regolare di una piccola comunità, scandita dal suono
delle campane, ha potuto ricominciare dal novembre 1992. La Consacrazione della ricostruita chiesetta,
fatta solennemente da Mons. Pietro Bottaccioli, Vescovo di Gubbio, l'8 maggio 1995 , ha sigillato
un'impresa ardita ed ardua, ma felicemente condotta a buon termine. la vita degli eremiti camaldolesi
vuole essere una vita impregnata di silenzio e solitudine, nella carità, in continua preghiera e penitenza,
dedita alla lode di Dio ed alla salvezza del mondo. I monaci di San Girolamo, secondo le costituzioni
dell'Ordine, devono "sempre evitare di favorire in qualsiasi modo la frequenza di persone nell'eremo".
Per ciò non desiderano che esso diventi un luogo di attrazione turistica, ma saranno ben contenti di poter
offrire a eventuali escursionisti assetati un bicchiere d'acqua fresca qualora ne sentissero bisogno. E'
possibile, poi, che singoli ospiti trovino accoglienza nell'eremo per un periodo di ritiro spirituale.
Non è facile, oggi, comprendere la vita solitaria. Caratteristica della vita dell'eremita cristiano non é quella
fuga dalla realtà che le attribuiscono a volte i suoi critici, ma l'approccio al senso della vita dal punto di
vista dell'eternità. Se il monaco si separa, fino ad un certo grado, dalla mutevole realtà empirica di questo
mondo, lo fa solo per poter dare più facilmente alla sua vita un orientamento fondamentale corrispondente
alla fede cristiana. Descrivendo la vita del cristiano, San Paolo dice :" Noi non fissiamo lo sguardo sulle
cose visibili, ma su quelle invisibili; Le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili sono eterne".(2
Cor 4,18).
Il mondo nuovo , inaugurato dalla Risurrezione di Cristo e dall'effusione dello Spirito Santo, è la realtà
che determina già ora, per lo più ancora in modo nascosto ed invisibile, l'esistenza alla scena effimera di
questa terra inevitabilmente sta per esaurirsi. Gli eremiti "indicano a ciascuno quell'aspetto interiore del
mistero della Chiesa che è l'intimità personale con Cristo. Nascosta agli occhi degli uomini, la vita
dell'eremita è predicazione silenziosa di Colui al quale ha consegnato la sua vita, poiché Egli è tutto per lui
(Catechismo della Chiesa cattolica, n. 921).
EREMO DI SAN GIROLAMO DEI P.P. CAMALDOLESI, 06020 PASCELUPO (PG) Tel. (075)
9229802.