Diapositiva 1
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Riflessioni intorno a : Identità, genere, differenza, femminile, materno …. • Solo oggi iniziamo ad accorgerci di quanto sia normale per noi vedere la vita con sguardi maschili, scopriamo come teorie, in passato considerate sessualmente neutrali, per la loro stessa presunta oggettività scientifica, riflettano invece un pregiudizio. La tendenza della psicologia evolutiva a proporre come realtà un’immagine maschile risale a S.Freud. Freud costruì la sua teoria dello sviluppo psicosessuale attorno alle esperienze del maschio culminanti, attraverso le fasi orale, anale, fallica, nella fase genitale attraverso il superamento del complesso edipico. Il complesso di Edipo • Nella sua forma positiva, come nella storia di Edipo re: desiderio della morte del rivale (che si risolve nell’identificazione con lui)e desiderio sessuale per il personaggio (la madre-Giocasta) di sesso opposto. Tra i 3 e 5 anni. Latenza. Reviviscenza nella pubertà, superato con minore o maggiore successo in un tipo particolare di scelta oggettuale. Jung parla di complesso di Elettra come sinonimo del complesso di Edipo femminile, per mostrare l’esistenza di una simmetria, mutatis mutandis, dell’atteggiamento nei confronti dei genitori,(la bambina ama e desidera il padre ed è gelosa della madre). Freud, uomo nato a metà dell’Ottocento, figlio della sua epoca, riceve un’educazione tipica della società patriarcale in cui i ruoli sessuali risultavano rigidamente distinti e la supremazia del maschio costituiva quasi un assioma indiscutibile. Egli enuncia i suoi concetti chiave, la sessualità e il complesso di Edipo, a partire dal maschio, mentre teorizza l’isteria a partire dalla donna. Inizialmente ipotizza che alla base di alcuni disturbi vi siano dei traumi sessuali precoci, posizione che abbandona quando, a seguito della morte del padre inizia un’autoanalisi che disvelerà il carattere ubiquitario delle fantasie sessuali infantili, sganciate da reali accadimenti. Con la nascita della psicoanalisi, la sessualità, non più fatto puramente biologico, viene elevata a processo psichico dalla indiscussa natura inconscia. Nella concezione freudiana sullo sviluppo sessuale infantile che si condensa nei “Tre saggi sulla teoria sessuale” (1905), tutto ruota intorno alla centralità del pene maschile. Come se averlo rappresentasse la completezza e il non possederlo rappresentasse la mancanza. Per F. la bambina, che verso i 4 anni scopre di non avere il pene, comincia a nutrire intensi sentimenti di invidia nei confronti del maschio, a sentirsi inferiore a lui. Persino la maternità e il desiderio di avere un figlio verrà letta come un surrogato del pene mai ottenuto! In realtà F. rimase fino all’ultimo incerto sulla questione della femminilità, vero e proprio enigma, (“continente nero”), affermando di non riuscire a comprendere del tutto la psicologia delle donne ….?????? L’enfasi posta sul femminile e la femminilità non intende promuovere una sorta di “glorificazione narcisistica della donna” ma può e vuole aprire ad un pensiero fertile che può scaturire solo dal dialogo tra la diversità, prima fra tutte quella tra il maschile e il femminile…. “Dobbiamo provare a sentire, a pensare al femminile per rivolgerci al maschile, per parlare non come gli uomini ma con gli uomini, per avere una dialettica reale con loro”. (Luce Irigaray, 1975) La psicoanalisi tradizionalmente intesa pertanto dice e cela, riconosce e nega, offre e toglie al tempo stesso possibilità al femminile di pensarsi come differente. Non si può comunque negare il lavoro di approfondimento via via avvenuto al di là della soglia rocciosa dell’Edipo, né il progressivo approfondimento, ancora molto da esplorare, della relazione madre-figlia. La teoria di Freud, come abbiamo visto centrata sul complesso edipico, dà rilievo alla funzione simbolica del padre escludendo l’importanza dell’identificazione primaria con la madre. L’esclusivo riconoscimento dell’autorità paterna struttura la cultura patriarcale che esclude i valori della reciprocità, della interdipendenza, della connessione, che sono legati al rapporto con la madre.* Un modello epistemologico che tiene conto della differenza mette a fuoco lo sviluppo di un’identità specifica per l’uomo e per la donna, elaborando un modello di sviluppo peculiare per i due sessi e sviluppando un approfondimento dell’identità di genere. • Alcune studiose (E.Gianini Belotti, S.De Beauvoir) hanno approfondito, a partire dalla differenza tra femmina e maschio, alcuni aspetti dello sviluppo femminile, evidenziando esclusivamente gli effetti negativi di determinati condizionamenti e pratiche educative. Più di recente l’ottica è stata ampliata in termini di valorizzazione di qualità significative derivanti dal rapporto della donna con la propria madre. In sostanza le differenze non vengono negate o considerate solo frutto di un’educazione limitante .. C.Gilligan A differenza di ciò che accade nel maschio, che, pur avendo avuto come primo oggetto d’amore una donna, si deve staccare da lei per identificarsi con il sesso di appartenenza, la bambina ha, oltre ad un rapporto d’amore, un rapporto di identificazione con la madre. La mancanza nello sviluppo femminile della censura che oppone dialetticamente sé all’altro/a, è considerata da alcune studiose come determinante nell’improntare l’identità della bambina alla connessione con il mondo piuttosto che alla separazione e all’antagonismo. * • Il complicato intreccio degli aspetti psicosociali del ruolo femminile è tessuto nel formarsi delle prime relazioni affettive che avranno a loro volta una profonda influenza sullo sviluppo psicosociale della donna e dell’uomo. La costruzione dell’identità femminile si diparte dalla relazione con la madre in quanto madre e figlia condividono identità di genere, ruolo e aspettative sociali. Lo sviluppo psicologico delle donne risulta radicato nella relazione madre-figlia. Fra tutti i fattori che concorrono allo strutturarsi dell’identità di genere, prevalgono, sugli altri pur presenti (biologici..) i fattori relazionali e di identificazione ed i conseguenti messaggi consci ed inconsci che indirizzano il bambino e la bambina verso lo stereotipo della mascolinità e della femminilità così come inteso dalla coppia parentale in una determinata cultura. Un’evoluzione positiva, intesa come sviluppo di una femminilità in cui sono presenti amore di Sè, possibilità di autonomia, valorizzazione, avviene laddove la femminilità della bambina viene validata consensualmente da entrambi i genitori e da un contesto ambientale (educativo in senso lato) in cui la femminilità non viene disprezzata, svalorizzata, svilita. • Inoltre laddove sia presente l’identificazione con una madre che ha investito positivamente il suo stesso corpo, la sessualità e la femminilità. In presenza di condizioni favorevoli, la svolta descritta da Freud verso la passività ed il masochismo, dovuta all’accettata catastrofe delle tendenze fallico-attive, non ha ragione di realizzarsi. • Le tendenze attive non specificatamente sessuali (attività verso l’esterno, desiderio di autonomia ed autoaffermazione) sono integrabili nella sintesi dell’Io. In una femminilità adulta e matura, alla prima e fondamentale identificazione col materno e la sua funzione, si assommano identificazioni con modelli extrafamiliari tra cui quelli femminili assumono notevole importanza, specie in adolescenza. • Ciò non vuol dire che non esistono aspetti di difficoltà e fragilità interne ed esterne nel corso dello sviluppo. • Ad es. per quanto riguarda la donna attuale (ci riferiamo alla donna adulta nella società italiana) le ricerche sociologiche indicano che nelle aspirazioni e nella realtà la donna si indirizza verso una doppia presenza nel campo del pubblico e del privato. * Approccio intersoggettivo Importanza e natura di quei legami, di quelle interazioni che facilitano il processo di crescita, di riconoscimento, l’autenticità e l’arricchimento di tutti coloro che vi partecipano. Se facciamo nostro l’assunto che lo sviluppo relazionale del bambino e della bambina è inevitabilmente influenzato dallo sviluppo relazionale dei genitori, dalla loro volontà a cambiare, a crescere, apprendere con il/la bambino/a, ne segue che lo sviluppo della figlia può essere inibito dall’impoverimento del contesto relazionale della madre. La sfida dello sviluppo è crescere creando dei legami più profondi ed elaborati, caratterizzati dalla reciprocità. Importanza dell’intersoggettività e dei processi relazionali interattivi che racchiudono la crescita per tutti i partecipanti. Janet Surrey ha studiato la crescita della reciprocità nei legami madre-figlia. Il legame madre-figlia è secondo la studiosa, un modello del rapporto che, idealmente, tende a svilupparsi verso l’autenticità e la reciprocità, sin dalle primissime fasi dello sviluppo. La loro assenza è fonte di problemi. Può essere un modello della relazione educativa in un’ottica di genere?? I processi sono quelli dell’impegno reciproco, in una relazione asimmetrica come lo è quella madre-figlia, dell’empatia reciproca e dell’arricchimento reciproco. La preghiera della figlia alla madre a cui chiede autenticità, è poeticamente formulata da Luce Irigaray: “Quello che volevo da te, Madre, era che nel darmi la vita anche tu rimanessi viva”. Attraverso un legame è possibile fare accadere qualcosa di nuovo.. Esiste una specificità dei rapporti madre-figlia che non sono riducibili ai rapporti madre-prole in generale.. Nelle teorie psicoanalitiche la dimensione dell’identità tende a coincidere con la problematica della sessualità. Tale spostamento, se pur innovatore all’epoca dell’invenzione della psicoanalisi, è indissociabile dalla distorsione androcentrica .** IDENTIFICAZIONE VS DIFFERENZIAZIONE La differenziazione, ovvero dis-identificazione permette alla figlia di costruirsi non più COME L’ALTRA MA IN QUANTO SE’ M.Mahler parla di superamento della simbiosi per raggiungere una fase di separazioneindividuazione. La statunitense Jessica Benjamin parla di “bisogno di riconoscimento reciproco, la necessità di essere riconosciuta dall’altra. Processo che precede la fase edipica nello sviluppo individuale. E’ la dimensione della costruzione identitaria e del riconoscimento, dimensioni costitutive del processo di differenziazione a partire dall’identificazione. Il sentimento di sé è indissociabile dal lavoro di differenziazione . Winnicott parla dei rischi di una relazione madre bambino/a, fusionale, insufficientemente differenziata con la madre, a maggior ragione per una bambina. MADRE-FIGLIA : Una relazione a tre Importanza del Terzo… Da non far risalire alla figura arcaica del padre autoritario e superiore… Non confondere una funzione con le sue incarnazioni circostanziali… Qualsiasi forma possa assumere questa funzione “terza”, (per attivare la logica dell’alterità, negoziare i rischi del simile e del diverso da sé) permane la sua necessità…. • Identità, differenziazione, posto del terzo, evitamento delle situazioni problematiche generate da madri estreme ( troppo madri o troppo donne, se è vero che non esistono “buone madri”se non nell’immaginario di una società fondata su una famiglia idealizzata) • Esistono delle relazioni madre-figlia che permettono di superare le difficoltà specifiche di entrambe. Quali dovrebbero essere i requisiti per una relazione soddisfacente madre-figlia? Requisito importante potrebbe essere la capacità di evitare le posizioni o le relazioni estreme, la giusta misura nella mobilità, flessibilità, che permette alla madre di adattarsi all’ineluttabile evoluzione della figlia durante le età della vita, spostandosi sull’asse che va dal polo della maternità a quello della femminilità. La mobilità della madre non presuppone che la madre sia al servizio della figlia, ma che la loro relazione non sia stabilita una volta per tutte: è a questa condizione che la madre può evitare di mettere la figlia al centro o alla periferia della sua vita e considerarla invece come uno degli elementi di questa vita, accettando i conflitti, che sono positivi se permettono di far evolvere la relazione, di pensarla, di dirla, anziché di subirla o idealizzarla. • Più madri che donne Film “Bellissima”Luchino Visconti 1951 Film “La pianista “ Michael Haneke, 2001 • Più donne che madri Film “Sinfonia d’autunno”, Ingmar Bergman,1978. A proposito delle figlie La donna che immagino è liberata da padre e madre, senzatetto per così dire, orfana e straniera, libera di vivere sul proprio desiderio e sulla propria responsabilità. La crescita è di per sé una perdita costante, prima della madre biologica, poi di quella che educa. La libertà deve venire dal suo ritrarsi spontaneo e dalla dolce rinuncia della figlia alla dipendenza da lei. Lo dico a mia madre perché pensi alla sua e a mia figlia, perché si dimentichi di me. Non c’è risentimento, né odio, né riparazione, né gratitudine. Basta lasciar andare, mollare la presa, respirare con i propri polmoni. C’è spazio per entrambe. C’è spazio per tutte le donne, ognuna con il suo sapere, la sua esperienza, i suoi doni. Così si ridistribuiscono le responsabilità e nasce l’autorevolezza, uscendo da un mondo di grandi e di piccoli, semplicemente vivendo ognuno la propria Vita. Elena Liotta- A modo mio SOGNO LIBERO