rivista numero 3 - Rivista Hyde Park
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Hyde Park anno 1 numero 3 - edizione.Luglio/Agosto La prima Rivista scritta dai lettori attualita’ ambiente design sound2.0 libri cucina x studenti pensieri poesia street photography sport racconti tecnologia immagini diari di viaggio kids podcast Hyde Park editoriale DALLE NOTTI MAGICHE, ALLE NOTTI TRAGICHE. CRONACA DI UNA DELUSIONE Il fallimento dell’Italia ai mondiali sudafricani, eliminata con umiliante ultimo posto nel girone indice elusione, vergogna, stupore, tristezza. Gli aggettivi negativi si sprecano per la Nazionale di Calcio Italiana, eliminata già al primo turno del mondiale sudafricano, così come non accadeva dalla lontana edizione 1974 della Coppa Del Mondo, che si disputò in una Germania ancora divisa in Est ed Ovest. La stessa Germania, poi finalmente unificata, resasi appena quattro anni fa scenario delle “notti magiche” azzurre, quelle di Lippi abile e fortunato condottiero, di capitan Cannavaro muro insuperabile, di Fabio Grosso sorprendente eroe, e perché no della testata ai danni di Materazzi da parte di Zidane nella finalissima di Berlino, al cui cielo, dipinto di azzurro anziché del bleu francese, l’Italia ha sollevato per la quarta volta nella sua storia il trofeo più desiderato da ogni calciofilo che si rispetti, e non solo. Molti erano consapevoli che bissare quel trionfo,un pò ottenuto anche grazie alla (positiva) spinta emotiva data dallo scandalo Calciopoli,sarebbe stato difficile, ma nessuno si aspettava che il passaggio dalle “notti magiche” del 2006 alle “notti tragiche” di Sudafrica 2010, sarebbe stato così breve e doloroso per i tanti tifosi sparsi per la penisola, costretti a rimuovere anzitempo il tricolore dai propri balconi. Per una doccia più fredda delle serate invernali sudafricane, perché da una nazionale prestigiosa come quella italiana ci si aspetta, a ‘mo di minimo sindacale, quanto meno il superamento del girone eliminatorio. E invece la realtà ci ha mostrato un’Italia ultimissima nel Gruppo F, che comprendeva formazioni certo non imbattibili come il Paraguay, alla vigilia considerato l’avversario più “temibile” del raggruppamento, la Slovacchia, esordiente al mondiale, e la Nuova Zelanda, superpotenza nel rugby, ma a livelli semiprofessionistici nel calcio. Proprio contro i neozelandesi gli azzurri hanno compromesso seriamente la qualificazione: se infatti poteva essere messo in conto un pareggio (1-1) nella gara d’esordio coi paraguaiani, lo stesso non valeva per il match contro i kiwi, da vincere addirittura con molti gol di scarto, in modo da essere favoriti anche nella differenza reti. Aspettative disattese, visto che i nostri, manco fossero rimasti intimoriti dall’haka (la popolare danza maori che gli “All Blacks” della palla ovale, ma non quelli del calcio, inscenano prima dell’inizio delle partite), hanno lasciato strada spianata e il classico gol da raccontare ai nipotini a tale Shane Smeltz, onesto attaccante che gioca nel campionato australiano. A salvarci dall’onta di una clamorosa disfatta contro una delle squadre più deboli, se non la più debole delle 32 ammesse alla fase finale, solo un calcio di rigore, messo a segno da quel Vincenzo Iaquinta tra i protagonisti di Germania ’06, ma tra i tanti “non pervenuti” di questa spedizione azzurra, inspiegabilmente convocato dopo aver trascorso la stagione più in infermeria che sul campo, e preferito ad un Borriello decisamente più meritevole e brillante. Il misero punto ottenuto ha reso la sfida con la Slovacchia, che nelle previsioni doveva essere una piacevole passerella o poco più, un match da vincere a tutti i costi, da dentro o fuori, per il quale Lippi ha sì modificato l’assetto tattico passando alle tre punte, ma si è mostrato conservatore nella scelta degli uomini, affidandosi allo stesso undici balbettante dei primi due incontri, fatta eccezione dei fantasmi Marchisio e Gilardino, sostituiti rispettivamente da Gattuso e Di Natale. Tutti confidavano nelle prodezze del capocannoniere del nostro campionato, ed infatti una doppietta è arrivata: peccato sia stata quella della punta slovacca Vittek, cui troppo tardivamente si è tentato di ovviare con quella rimonta disperata negli ultimi dieci minuti,spinti anche da risorse lasciate colpevolmente in panchina come Fabio Quagliarella, schierato solo nella ripresa. D 2 4 5 7 8 10 13 14 umiliazione è compiuta: i Campioni del Mondo tornano prematuramente a casa, senza mai vincere e quindi con l’aggravante del “cucchiaio di legno”, ovvero il titolo simbolico attribuito nel rugby (attingo ancora termini da questo sport) alla squadra classificatasi ultima. Fin troppo facile trovare il primo colpevole di questo tracollo inaspettato: Marcello Lippi ha sbagliato molto, fin dalle convocazioni, decidendo testardamente di convocare il “blocco Juventus”, formato da ben 6 giocatori reduci da una stagione disastrosa con il club bianconero, tra i quali c’era anche quel Fabio Cannavaro capitano glorioso e plurititolato, ma che dall’alto delle sue 36 primavere non ha più l’esplosività ed il passo di qualche anno fa, tanto che nella prossima stagione chiuderà la carriera negli Emirati Arabi. Altrettanto contestabili alcune esclusioni illustri, come quella di Antonio Cassano, tenuto fuori dal giro azzurro solo per questioni (rancori?) personali del ct, così come nel caso di Fabrizio Miccoli, il quale se non fosse stato infortunato, non sarebbe comunque stato convocato. Discorso a parte per Mario Balotelli, il cui talento cristallino è indiscutibile, ma ha ancora molto da dimostrare per essere “da Nazionale”. E che dire di chi è stato convocato senza ricevere la giusta considerazione, a vantaggio di giocatori troppo avanti con l’età, o fuori ruolo, o fuori forma. Prima ho citato Quagliarella, tra l’altro voluto fortemente da Lippi quando tutti lo davano tra gli esclusi, ma vanno nominati anche Christian Maggio, valida alternativa a Zambrotta, e Leonardo Bonucci, difensore centrale da provare al fianco di Chiellini. A parziale discolpa di “Macello”, così come è stato ribattezzato dai tifosi il tecnico viareggino, si deve anche ammettere che questa disfatta sportiva è anche figlia di ciò che si vede nel nostro campionato, farcito di giocatori stranieri, più pronti a fornire buone prestazioni nell’immediato e talvolta più convenienti economicamente per i club, ma che al tempo stesso sbarrano la strada alla possibilità di emergere ai giovani italiani presenti nei vivai, impedendo così alla lunga il giusto ricambio generazionale nella rosa della Nazionale. Speriamo che la nuova regola federale, che abbassa il numero di extracomunitari tesserabili da due ad uno, possa creare un’inversione di tendenza, consentendo al nuovo ct Cesare Prandelli, al quale vanno i migliori auguri, di poter scegliere da un ventaglio più ampio di soluzioni. L' 15 17 20 19 22 23 ANTONIO BORGHESE Direttore Responsabile Antonio Borghese Art Director e editore Marco Savarese pubblicita’ e marketing grafikaeweb di giampiero lago Stampa: Graffietti Stampati 01027 Montefiascone Viterbo (Italy) 16 Paper Crossing NON BUTTATE VIA LA RIVISTA MA LASCIATELA DOVE ALTRI POSSONO LEGGERLA segui hyde park su Registrazione al Tribunale di Napoli con il N. 66 del 28/09/2009 La cricca Malko Hyde attualita’ I I Cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, è stato sicuramente il più inaspettato, a oggi, tra i personaggi tirati in ballo nella storia della “cricca”. Con quest’ultimo termine intendiamo il malaffare legato ai presunti scandali by protezione civile, G8, grandi eventi e case…. Ovviamente precisiamo che l’essere tirati in ballo non è una condanna ma una formula per chiarire fatti e circostanze, che alla fine possono sancire la completa estraneità dell’interessato nelle faccende oggetto d’indagini giudiziarie. Il cardinale dovrà consentirci di rilevare che a volte certi pregiudizi di colpevolezza poggiano sul concetto generico del: chi è amico dei lupi difficilmente può essere agnello… Il capo dipartimento della protezione civile, con le sue ammissioni a discolpa pare abbia inferto, forse involontariamente, un tiro mancino a Sepe, che in termine d’immagine ha subito un crollo di non poco conto, alla stregua del suo stesso accusato “accasato” Bertolaso. In questi casi, anche se uno se la cava, in altre parole ne esce senza colpe, la ricostruzione dell’immagine pubblica avrà come risultato finale cocci messi insieme per formare un vaso che nessuno vuole più esporre in salotto, anche solo e come motivazione, per le semplici frequentazioni amicali sospette…la dignità del cardinale può anche uscirne rafforzata e virtuosamente indenne da certe ipotesi: glielo auguriamo; ma il processo mediatico di riabilitazione è lungo… Il Ministro Maroni ha ragione quando dice che sotto la sua regia, il dicastero degli Interni ha piazzato un duro colpo alla criminalità organizzata con arresti eccellenti di uomini ben classificati nella lista dei più ricercati e dei più spietati. Purtroppo però, la storia come sempre ci rimanda una cartina di tornasole, dove al declino delle mafie nere si contrappone l’ascesa delle mafie bianche. I giornali quotidianamente cosa ci sbattono in faccia? Un sistema di corrotti e di corruttele (la cricca), che lascia relativamente di stucco l’opinione pubblica per i personaggi chiamati in causa che non sono proprio dei morti di fame. A ben pensarci, il mafioso, quello nero, sporco, brutto e cattivo, quello cui il cardinale Sepe voleva lanciare anatemi di scomunica, in definitiva vive nei buchi e deve difendersi su due fronti…deve combattere su due barricate. Sovente rischia la pelle per pallottole che possono provenire e colpirlo frontalmente (lo Stato), e pallottole che possono offenderlo alle spalle (gang rivali o pseudo amici) in ambienti dove notoriamente il tradimento è insito nelle logiche di supremazia territoriale. In sostanza, la sua vita meritatamente è un inferno… Il mafioso bianco invece non vive di tradimenti ma di concussioni e connessioni alle alleanze affaristiche. Riceve onorificenze, frequenta salotti buoni, occupa uffici importanti, esplica attività cerimoniali in rinomate e prestigiose sedi anche religiose, con fasce, collari e medaglie. Chi sta intorno a costoro si fa in quattro per carpirne amicizia, con la speranza di poter utilizzare di riflesso un po’ di quel potere truffaldino che ipocritamente giustificano a se stessi come astuzia… I mafiosi bianchi sono gli Ulisse della pubblica amministrazione e della politica: furbi all’inverosimile, non si curano dei loro simili che truffano e ingannano col cavallo di troia della rispettabilità istituzionale. Il mafioso bianco si nutre bene; al mare o in montagna alloggia in alberghi e le mogli si dedicano molto spesso al volontariato e a opere di beneficenza. Il mafioso bianco qualche volta sfoggia sulla scrivania la foto dell’orfanello di colore adottato a distanza per darsi un tono di moralità. Il mafioso bianco serve a pochi ma prende da tutti in termini di soldi, case, donne, favori,affari e scambi. Il mafioso bianco non lo riconosci subito. Quello nero sì. Il nero è violentemente appariscente. Il bianco è violentemente oscuro. Basti pensare, nel secondo caso, alla violenza di un intervento chirurgico non necessario o l’inserimento vitale di una valvola cardiaca sapendo fin dall’inizio che è difettosa… La torbida storia della cricca piove addosso a un popolo castigato da un’austerità economica molto grave. C’è poca battaglia ideologica in giro. Tutti sono impegnati per la sopravvivenza. Fabbriche e negozi chiudono. I risparmi sono al giro di boa finale. Il domani è incerto… Dall’Aquila intanto, un coraggioso procuratore della repubblica, Alfredo Rossini, ha avuto il coraggio di denunciare un po’ di gente per il mancato allarme terremoto. Le “associazioni di categoria”, chiamiamole così, difendono a spada tratta i propri scienziati sotto inchiesta buttandola in farsa, addirittura tirando in ballo alieni e meteoriti ed evacuazioni planetarie. Intanto il presidente del consiglio dice che non manderà più all’Aquila i funzionari della protezione civile. Vogliamo precisare che il riferimento è prettamente agli uomini di Bertolaso, perché le istituzioni come i Vigili del Fuoco non possono accettare ordini in tal senso. Sarebbe come se si dicesse: non manderò più Carabinieri all’Aquila. Non siamo ancora a questo livello di democrazia... si spera... Rischio Vesuvio e camera magmatica Intervista alla Prof. Lucia Pappalardo egli anni novanta, presso le sedi comunali della zona rossa, arrivavano periodicamente delle note via fax diramate dall’Osservatorio Vesuviano, circa gli eventi sismici di magnitudo superiore a una certa soglia minima (2,5 Richter) che avvenivano nel distretto vulcanico del Somma-Vesuvio. Oltre all’energia registrata, veniva segnalato l’ipocentro del sisma. Ricordiamo bene che alcuni di questi “fuochi” energetici avevano origine a una profondità di alcuni chilometri. Molti ritenevano che la superficialità degli ipocentri, rispetto a una camera magmatica posta a circa dieci chilometri di profondità, lasciasse presagire una risalita del magma in superficie. Nell’immaginario collettivo la camera magmatica è una sorta di pentola ribollente posta a una certa profondità al di sotto del camino vulcanico. La gente del vesuviano più addentro alla materia, ha quindi sempre arzigogolato disquisendo sia sulla profondità sia sull’estensione di tale struttura geologica, azzardando ipotesi varie sulla pericolosità del Vesuvio. Una pericolosità che molti esperti correlano agli anni che passano tra un’eruzione e un’altra, lasciando intendere che il sistema di “ricarica” energetica del vulcano è direttamente proporzionale al fattore tempo (T). Tant’è che nella determinazione degli scenari eruttivi del Vesuvio è stato indicato come eruzione massima di riferimento, nel breve e medio termine, quella del 1631. Grazie alla gentile collaborazione della ricercatrice, Dott.ssa Lucia Pappalardo, esperta di ciò che accade nel sottosuolo vulcanico, lì dove il magma si accumula, siamo in grado di offrire ai nostri lettori una disquisizione su camera magmatica e rischio Vesuvio, articolata secondo i dettami di un’intervista che vi proponiamo integralmente. N a) Gentile Dott.ssa, potrebbe chiarirci che cos’è una camera magmatica? Il concetto della pentola che contiene lava è verosimile? Una camera magmatica è un’area al di sotto della superficie terrestre in cui il magma si accumula per tempi anche relativamente lunghi. Non è una cavità ma un volume di roccia solida (chiamata roccia incassante) attraversata da una fitta rete di fratture riempite di magma (roccia fusa ricca in silice che può contenere anche gas e cristalli) ad altissima temperatura, generalmente tra 800 e 1200°C. Le camere magmatiche sono molto difficili da identificare anche con le moderne tecniche di indagine, e generalmente si trovano nei primi 10 km di profondità al di sotto dei vulcani attivi della Terra. La camera magmatica è, quindi, la roccia serbatoio che contiene il magma, quest’ultimo si trasforma in lava quando, risalendo in superficie attraverso il condotto vulcanico, erutta in modo effusivo (senza esplosioni). La lava, infatti, ha la stessa composizione del magma da cui deriva, senza però i gas che si liberano durante l’eruzione. b) I dati più aggiornati cosa dicono in termini di ubicazione ed estensione della camera magmatica del Vesuvio? La camera magmatica del Vesuvio è estesa 400 chilometri quadrati e si trova a circa otto chilometri di profondità al di sotto del vulcano, cosi come indicato dai dati della tomografia sismica (che è una tecnica di indagine simile alla Tac in medicina). In particolare, vengono generate onde sismiche attraverso delle esplosioni, poi misurando la velocità e direzione delle onde sismiche viene ricostruita una immagine della crosta terrestre al di sotto del vulcano. Questo tipo di indagine ha rivelato quindi che un esteso volume di magma potenzialmente in grado di eruttare in qualsiasi momento è già presente al di sotto del Vesuvio. Tuttavia il magma modifica continuamente le sue caratteristiche chimiche e fisiche poiché raffredda e cristallizza, dal momento che scambia calore con le rocce incassanti più fredde. Solo quando il magma raggiunge un valore critico di viscosità e contenuto in gas sarà in grado di produrre eruzioni fortemente esplosive. I nostri studi sulla velocità di crescita dei cristalli nelle camere magmatiche indicano che i magmi vesuviani raggiungono tali condizioni critiche anche dopo brevi periodi di riposo del vulcano (dell’ordine di alcune decine di anni), e quindi la camera magmatica del Vesuvio potrebbe già contenere magma ricco in silice e gas in grado di produrre anche eruzioni pliniane. Se una eruzione esplosiva di questo tipo dovesse verificarsi, un’area estesa fino ad almeno 15 km dal vulcano sarebbe a rischio di distruzione; questo territorio include anche l’area metropolitana di Napoli fino ad oggi non inserita nel piano di emergenza e abitata da circa 3 milioni di persone. Lo studio di passate eruzioni pliniane al Vesuvio ha infatti dimostrato che il territorio oggi occupato dalla città di Napoli fu distrutto dal passaggio delle cosiddette nubi ardenti. Queste sono valanghe di lapilli e gas vulcanici ad elevata velocità e temperatura, che scorrono lungo i fianchi del vulcano distruggendo ed incenerendo qualunque cosa incontrino sul loro percorso. I depositi di cenere vulcanica lasciati dal passaggio di queste nubi ardenti dell’eruzione pliniana di 4000 anni fa (detta eruzione di Avellino) li abbiamo ritrovati al di sotto del Maschio Angioino al centro della città di Napoli, a testimonianza di questa antica catastrofe . c) La pericolosità del Vesuvio è correlata in modo direttamente proporzionale al tempo di quiete? No, oggi sappiamo che per i vulcani simili al Vesuvio non esiste alcuna correlazione tra il tempo di riposo e l’entità della futura eruzione. Un esempio è la famosa eruzione pliniana del 1980 al Monte Sant Helens nello stato di Washington (USA) che si verificò dopo un breve periodo riposo del vulcano. d) Lo studio della camera magmatica potrebbe essere all’origine della previsione di eventi vulcanici? Per eruttare il magma, presente nella camera, deve aprirsi un passaggio verso la superficie fratturando le rocce al tetto della camera magmatica. Questo insieme di fratture che mette in comunicazione la camera con la superficie viene chiamata condotto vulcanico. Durante la formazione del condotto e la risalita del magma in superficie si originano terremoti, rigonfiamenti del suolo, variazioni della composizione chimica e temperatura dei gas fumarolici. Questi fenomeni sono i cosiddetti precursori delle eruzioni e possono manifestarsi mesi, giorni, o ore prima dell’eruzione; se registrati in superficie dalle reti di monitoraggio possono permettere ai vulcanologi di prevedere l’avvicinarsi di una nuova eruzione. I nostri studi sulla tessitura delle rocce vesuviane indicano che la risalita dei magmi dalla camera alla superficie può essere molto rapida. In particolare nel caso di eruzioni pliniane il magma potrebbe raggiungere la superficie in meno di qualche ora. I tempi di risalita sono invece più lunghi e variabili nel corso delle eruzioni effusive. La presenza di un condotto centrale individuato dalla tomografia e i tempi di risalita calcolati con gli studi tessiturali su rocce di passate eruzioni indicano che una eventuale futura eruzione pliniana al Vesuvio avrà luogo in corrispondenza del cono vulcanico e che una volta fratturato il tetto della camera magmatica, il processo eruttivo potrebbe svilupparsi anche in poche ore, con un breve pre-allarme. e) I tre distretti vulcanici campani, Vesuvio, Campi Flegrei e Ischia non hanno nessuna interconnessione in termini di lava e magma? I nostri studi basati sulle caratteristiche chimiche delle rocce eruttate nelle passate eruzioni da questi vulcani, indicano che il serbatoio magmatico a 8-10 km di profondità potrebbe essere esteso al di sotto dell’intera area vulcanica campana. f) Nei famosi bollettini informativi citati in precedenza, che valore interpretativo bisogna dare agli ipocentri che si verificano più o meno in superficie ? Oggi sappiamo che i terremoti superficiali di bassa magnitudo (inferiore a tre) sono legati alla presenza di antichi condotti magmatici estesi per km sotto il cratere e riempiti di magma ormai solidificato. Vengono chiamati terremoti vulcano-tettonici, e si ritiene che siano generati dai forti sforzi gravitativi dovuti al peso del vulcano stesso, che si focalizzano intorno all’asse craterico a causa delle forti variazioni di rigidità in quella zona. g) Un’ultima domanda: i piccoli terremoti registrati nel camino vulcanico non potrebbero essere originati dalle masse terrose e rocciose che gravano nel condotto e che periodicamente si assestano? Come indicato prima, i dati sismici hanno mostrato la presenza nella parte centrale del vulcano fino a circa 5 km di profondità, di un antico condotto vulcanico attualmente non più attivo e riempito da magma solidificato. Intorno a questa area si generano ogni anno un centinaio di terremoti di bassa magnitudo generalmente non avvertiti dalla popolazione vesuviana, ma registrati dai sistemi di monitoraggio. Questi terremoti sono legati principalmente al peso dell’edificio vulcanico e alla concentrazione degli sforzi gravitativi in corrispondenza dell’antico condotto, e non possono essere considerati quindi come fenomeni precursori di una ripresa dell’attività vulcanica. Tuttavia a questi eventi si sovrappone una sismicità di origine diversa legata a variazioni della dinamica interna del vulcano, principalmente dovuta alla migrazione del magma, che può generare crisi sismiche con grande numero di eventi per anno, come accaduto ad esempio nel 1989, 1995-’96, 1999. Questi terremoti indicano che anche se il Vesuvio è in quiescenza dall’ultima eruzione del 1944 è tuttavia ancora un vulcano attivo; come abbiamo detto la sua sorgente, l’area cioè in cui il magma continua ad accumularsi è stata identificata intorno a 8-10 km di profondità, dove i dati sia sismici che chimici evidenziano una zona di accumulo di magma molto estesa e probabilmente comune anche agli altri vulcani attivi della Campania cioè i Campi Flegrei e l’isola d’ Ischia. (La redazione di Hyde Park ringrazia la Dott.ssa Lucia Pappalardo non solo per la gentile collaborazione, ma anche per la chiarezza con cui ha affrontato gli argomenti proposti). hyde pensieri Napoli e la maledizione ambientale Paola Dama icordo ancora un giorno di tanti anni fa quando io e mio fratello, due perfetti scugnizzi napoletani, scuri e con i capelli ricci, ascoltammo per la prima volta la frase : “Napoli, mafia”…eravamo in quella che fu Yugoslavia. La mia non fu una risposta altrettanto carina “Zigani” dissi, mi sentii colpita fin dentro le ossa. Quella era per loro la peggior offesa! Ma da quella che è stata la prima volta, ne sono seguite tante altre, quanti sono stati i miei viaggi in giro per i paesi stranieri e per l’Italia. Mi è capitato un giorno in un autogrill un tipo che disse: R “Avete comprato Maradona con i soldi della camorra!” …ricordo mia madre che non riuscì a finire il suo caffè… Allora non capivo…i miei genitori ci hanno portato in provincia, chiusi a giocare in un centro residenziale, dove abitavamo, ci accompagnavano a scuola, in quella privata, anche se era nel cuore di Secondigliano…tante attenzioni e premure per difenderci da quello che noi napoletani sentiamo come peccato originale… Per quanto ci abbiano provato, non sono stata immune dal poter vivere quelle esperienze che nessun genitore augura per suo figlio. Il dramma della realtà Napoletana ti viene sbattuta in faccia e se sei fortunato solo più tardi, quando oramai hai la possibilità di capire e di chiederti perché, e non in quella fascia di età in cui credi che il mondo sia fatto così. A chi non è capitato di trovarsi in mezzo ad una sparatoria, di vedere un morto per strada, di perdere amici perché scambiati per camorristi, o di aver ricevuto almeno una rapina, o di essere inseguiti perché non hai voluto fermarti quando cercavano di prenderti l’auto…chi non ha visto la disperazione della gente per un pezzo di pane, o non abbia ascoltato le ragioni di chi vive nella illegalità, chi non ha dovuto sopportare un abuso e sentirsi addosso quella impotenza solo per il bene della famiglia e delle persone care, e essere inermi alla distruzione di un parco o anche di un albero, per costruirci un palazzo…ed il degrado ambientale, l’odore nauseabondo che senti quando rientri in città dopo un periodo di assenza. Io ho avuto ed ho la possibilità di viaggiare, di conoscere altre realtà, in particolare quella bosniaca e quella inglese, ed in piccola parte francese. Conosco la differenza, ma non tutti hanno questo privilegio… io posso scegliere, altri no! … Eppure anche se è chiara a tutti, ti prende l’orgoglio e cerchi di difenderti in tutti i modi volendo dimostrare al mondo intero che forse si stanno sbagliando…Napoli è così bella..piena di artisti e di gente che vale… quel calore umano che ha ce lo invidiano in tutto il mondo, ed è ciò che più ti manca quando vai via…ti sale dentro quella “cazzimma” nel voler provare che in fin dei conti siamo tutti vittime del sistema!! …un sistema che sta provando ad ammazzare anche quel lato buono che è in noi…noi che combattiamo contro i mulini a vento! hyde pensieri Sei tu il mio profeta Camillo Sanguedolce uanti sono adesso? duemila anni? direi più che sufficienti per una religione importante, come è stato il vostro Cristianesimo, giunto qui, ormai, alla fine del suo ciclo – anche se non scomparirà, ne sono certo, e resterà nella memoria. Nella memoria culturale e nell’intimo di quella individuale, tramandata nel sangue da generazione in generazione. Come del resto è stato per il politeismo dell’Olimpo sulle cui ceneri s’è innalzato questo Cristianesimo: chi è che non sa chi siano Giove e Giunone, e Venere, Marte, Apollo… Se ne sono persi i dettagli della conoscenza, il senso del sacro e della devozione, ma nei cuori e nella fantasia di ognuno di voi quegli Dei ancora sopravvivono. E la loro religione? anche quella è durata qualche millennio, come le altre in altre parti del mondo… ma è stata qui sostituita perché, divenuta strumento di potere nelle mani del clero non parlava più al cuore di voi esseri umani che alla fine facevate i vostri sacrifici e bruciavate i vostri incensi solo per fede nell’abitudine. Molti sono morti per difendere il vecchio credo, perché tanti hanno terrore del nuovo che avanza, come tanti sono morti per testimoniare la nuova fede in cui già riponevano ogni speranza. E di nuovo, a distanza di qualche migliaio d’anni, nulla cambia, e si continua a morire per difendere i vecchi Dei o per imporre i nuovi. Allora, il politeismo, quello che venne definito pagano, cedette il passo a un Messaggio nuovo e deflagrante: c’era “vita dopo la morte”, e questo portava nuova speranza, nuova energia alla vita terrena che, benché difficoltosa e derelitta, aveva un’aspettativa di riscatto, se non sulla terra – nell’aldilà, almeno. Un messaggio d’una potenza dirompente, capace di scardinare ogni ordine costituito, da quello più intimo – il nucleo familiare – a quello più ampio: l’organizzazione sociale, lo stato, le fondamenta del potere costituito. Ma poiché il cuore di voi esseri umani – anche se non di tutti – è sempre narcotizzato dal potere, è su quel fronte che spendete tutte le vostre risorse: energia e fantasia. E qualsiasi religione, anche se scende dall’Alto o proviene dal Profondo, diventa, necessariamente, esercizio di pochi individui, anch’essi non immuni dalla brama di potere. Finché arriva un nuovo Profeta a metterli davanti al loro specchio. Ma un nuovo Profeta non nasce dal nulla: anch’egli o anch’ella vive della vostra vita e si porta nel sangue i germi di tutti i pensieri passati. Egli, o Ella, ha solo un nuovo potere di sintesi per parlare al cuore di ognuno di voi, e solo accidentalmente si chiamerà Abramo, Gesù, Buddha o Maometto, per restare fra quelli più noti nelle vostre terre. L’Ebraismo persevera e sopravvive perché ha fatto della sua arcaicità il proprio culto: resta e sarà sempre in attesa di un profeta che non verrà, è questo il loro culto: un Dio nascosto dietro molti veli e divieti che aspetta di svelarsi nelle parole di un profeta che, se mai venisse o se mai tornasse, ancora una volta non sarebbe creduto perché credergli significherebbe svelare questo Dio geloso e mandare per strada e sul lastrico tutti i suoi rabbini. Q nche l’Islam durerà per molto molto ancora perché, radicato anch’esso su pochi principi arcaici si autodifende in un cortocircuito che brucia ogni Parola Nuova e si impone ai vostri cuori più col timore d’infrangere i divieti che con la comprensione e la compassione – che sono il seme di ogni religione. E in questo suo perenne cortocircuito gira ancora armato come ai primordi imponendosi agli altri con lo stesso spirito bellicoso di una tribù beduina che va all’attacco dell’ennesimo accampamento di infedeli: laddove vige la falsa regola “chi non è con me è contro di me”. Il Cristianesimo, invece, con tutte le sue differenti espressioni in cui si è suddiviso, sta per concludersi perché è debole e permeabile rispetto all’arcaicità egocentrica dell’Ebraismo e all’arcaicità invasiva dell’Islamismo: si è puntellato su fragili dogmi che non hanno nulla di divino per difendere – non la religione – ma il potere del clero. Su sciocche beghe e dispute più ideologiche che teologiche ha poi permesso scissioni e distinguo da cui non è nato nulla di veramente rivoluzionario: perché il vero pensiero religioso è sempre rivoluzionario. Esso, oggi, più che essere consapevole di Sé e del proprio Ruolo, si mostra molto più consapevole e condiscendente con ciò che esso non è, e che non sa, e che non è più: una religione che dava speranza e che ha inventato la parola Misericordia. Ed è invecchiato, facendosi obsoleto, perché azzerando la moltitudine degli Dei Antichi aveva dato un solo sogno, lo stesso sogno, a tutti – salvo poi tradire questo sogno, che era la sua missione, la religione. Così, oggi, voi esseri umani, battezzati per abitudine, sposati in chiesa per spettacolo, fedeli per convenienza e praticanti all’occorrenza, cercate nuovi respiri nel Buddhismo – che si perpetua nel mondo e nel tempo perché davvero misericordioso – o tentate le false vie del Cattolicesimo minore e settario, o cadete nelle trappole dei falsi profeti che vi tolgono i soldi per svendervi l’anima… perché tutti siete in attesa che Qualcosa ritorni: ma non un nuovo profeta, che ormai ne avete visti troppi anche in televisione, quanto un’altra Idea di Speranza, perché l’idea che il Paradiso è la per tutti (ma solo a costo di grandi sacrifici) è andata. E’ tempo di rimettere al centro del mondo l’Individuo, con tutti i suoi limiti ma anche le sue fantastiche possibilità personali, la sua fantasia, le sue contraddizioni, le sue debolezze… perché ogni Individuo è fatto di tanti umori, di tante ore, di tanti giorni e di tanti anni, e per ognuno dei suoi istanti di vita deve potersi riconoscere, sempre, con dignità, sacro a Sé Stesso, a Chi ama e a Chi lo ama: che il Bene e il Male (fatti i dovuti distinguo culturali) sono perenni nello spazio e nel tempo, sono nel cuore di Ognuno di Voi che nell’intimo ascolto di Sé li sa sempre distinguere e riconoscere… e chi non ha questa vocazione all’ascolto si affidi sempre agli officianti che vuole, sacerdoti medici o ciarlatani, ma riprenda a coltivare la sua preziosa Individualità, benché senza egoismo, e Ognuno, attraverso questa mia parola, sarà Profeta per Se Stesso: credetemi, sono pronto a tornare. Un tempo mi chiamavate Zeus oppure Giove, prima ancora Urano, oggi chiamatemi come preferite… Non è il nome che mi definisce, che la mia non è una religione di parole e suoni, ma è un culto di nuova Libertà di Espressione: mi chiamo Camillo attraverso quest’individuo cui detto il mio pensiero – ma ora che avete letto fino in fondo, se vorrete, avrò il Nome di Ognuno di Voi. A Camillo Sanguedolce © tutti i diritti riservati hyde diari di viaggio Haveyoueverbeeninlove Stefania Sarrubba gni volta che faccio il check-in all’aeroporto di Linate provo l’irrefrenabile impulso di prendere un taxi, tornare a casa e ritardare il volo. Purtroppo ormai sono già li e quindi parto per chi sa dove… Da qualche anno la stessa storia si ripete su ogni aereo, dove mi porto addosso un diffuso e leggero senso di angoscia che va ben oltre la classica ossessione di aver dimenticato di mettere in valigia un oggetto di vitale importanza. Fare i bagagli non costituisce un problema per me. Non sono di quelle che saltano ripetutamente su valigie enormi pur di chiuderle senza che il loro contenuto superfluo trabocchi all’esterno. Al contrario, scelgo solo ciò che serve e seleziono tutto in base alla meta. Ma ne ho avuto di tempo per abituarmi. Le partenze sono sempre state una costante nella mia vita. Non ho ancora compiuto venticinque anni e già ho visitato un bel po’ di paesi stranieri. Molti di più di una qualsiasi altra persona della mia età. Sono fortunata, lo so bene. Eppure ad ogni partenza qualcosa tenta di riportarmi indietro, è come se fossi costretta a lasciare un pezzo di me a terra. Stavolta però è diverso. Non lascerò che nulla rovini questo mio viaggio, quasi una sorta di ritorno alle origini. Non è questo che si fa di solito? Si torna indietro e si tenta di ricostruire il percorso fatto fino al punto in cui ci si è persi. Perché è così che mi sento adesso, persa. Ma ben decisa a ritrovarmi. Il volo per Dublino parte tra un’ora. Inganno l’attesa a cui ormai sono solita leggendo un quotidiano. Socchiudo gli occhi e inclino la testa di lato, maledicendomi per gli occhiali lasciati a casa. Salto la cronaca estera e la sezione di economia e mi butto sulle pagine dello spettacolo. Ecco, un concerto a cui mi sarebbe piaciuto andare, ma pazienza. Prima che il mal di testa mi assalga, stacco gli occhi dal giornale e lo ripiego. Una bambina mi sta fissando, è seduta di fronte a me con sua madre, che è intenta a cercare qualcosa nella borsa. Distolgo lo sguardo, concentrandomi sulle unghie laccate di rosso. I bambini mi mettono sempre una certa soggezione. Questa mi ricorda particolarmente me alla sua età ed è decisamente un segno nel mio tentativo di trovare una collocazione ai pezzi di vita come in un puzzle. Guardandola di sottecchi, mi alzo, diretta al bar per un caffè. Almeno mi terrà in piedi, penso mentre ne ordino uno. Lo sorseggio lentamente, dando uno sguardo all’orologio. Non manca molto. Una capatina al bagno e due caffè più tardi, è finalmente arrivato il momento di partire. Non saremo in molti sull’aereo, probabilmente per via dell’orario. Alle quattro e mezza di notte, la maggior parte delle persone dorme al caldo. Io no, io di notte volo. E con me una ventina di persone, più che altro uomini con computer portatili al seguito, forse troppo indaffarati per godersi l’incomparabile vista notturna dal finestrino. Mi aspettano due ore tranquille seduta al mio posto accanto al vetro pressurizzato. Sto tornando a Dublino dopo quattro anni. Forse cinque. Troppi trascorsi lontano dalla città che mi ha fatto vibrare corde che non sapevo neppure di possedere. La prima volta con la scuola, a diciotto anni compiuti. Una splendida settimana in un orrido ostello che ricordo ancora con un piacere immenso. Sei giorni e sette notti trascorsi tra musei, birrerie e scherzi ai professori. Le gite hanno un fascino particolare, inscindibile dallo stupore e dallo spirito cameratesco di quell’età in cui ci si emoziona con una facilità estrema. La mia seconda volta in Irlanda, invece, fu durante il secondo anno di università. Io e una mia compagna di corso vivemmo lì per tre mesi, i più strani e belli della mia vita. Novanta giorni in cui successe di tutto, novanta giorni che mi lasciarono l’amaro in bocca al ritorno. Il mio ragazzo dell’epoca non c’era ad aspettarmi, al contrario di una montagna di libri da studiare e di esami da preparare. O ra partito anche lui, con degli amici per una breve pausa dallo studio. Rompemmo poco dopo il suo rientro, le incongruenze ci avevano allontanati e il destino non ci aiutò affatto. Non l’ho più visto da quel giorno, nonostante abitassimo nella stessa città, neppure troppo grande a dirla tutta. Da allora non mi sono più innamorata. Patetico, lo ammetto. Patetico ma tristemente vero. Quattro anni fa giurai di aver chiuso con le emozioni forti, intense, con i sentimenti fuori controllo e scioccamente chiusi anche con Dublino. Grave errore al quale sono pronta a porre rimedio. Perché è di una città così che ho bisogno, lontana eppure familiare, per capire cosa si è rotto in questo tempo. Per spiegarmi perché non sono andata avanti, perché ho smesso di emozionarmi e ho iniziato a fuggire. Le mie riflessioni esistenziali e un po’ infantili sono interrotte dall’annuncio della hostess di allacciare le cinture. Stiamo atterrando. Quando finalmente tocchiamo terra con due tocchi piuttosto leggeri, la bambina che mi fissava in sala d’attesa applaude ridendo e si volta a guardarmi. Evito il suo sguardo incuriosito e raccolgo la mia roba. Il bagaglio a mano, il cappotto, la sciarpa… e l’indispensabile ombrello. In seguito a un’attesa più lunga del dovuto per recuperare la mia valigia nera a pois colorati, finalmente sono fuori. Sposto le lancette dell’orologio un’ora indietro e spingo la pesante porta a vetri dell’aeroporto. Un bus mi porta in centro, sfrecciando per le strade deserte del quartiere residenziale, tra villette con giardini minuscoli e negozietti con insegne spente. Sono quasi le sette quando arrivo a O’ Connell Street, il freddo pungente sul viso ad accogliermi appena scesa dall’autobus. Trascino la valigia per il marciapiede immenso, sono stata previdente a non riempirla troppo. Tutto è esattamente come lo ricordavo. Negozi di souvenir a ogni metro, caffè grandi e piccoli già aperti per quelli che andando in ufficio prendono di corsa un cappuccino e una brioche. Dalle stradine laterali, pub e locali con le saracinesche abbassate, pronte ad alzarsi dopo il tramonto e ad accogliere i clienti assetati. La statua di Joyce mi fa cenno in lontananza, ricordandomi delle nottate trascorse sulle analisi dei suoi romanzi all’università. Placo il brontolio insistente allo stomaco fermandomi a prendere una cioccolata calda e un muffin ai frutti di bosco in un piccolo bar che quattro anni fa non c’era. I muffin irlandesi restano i migliori che io abbia mai assaggiato, affondando i denti nella soffice pasta me ne convinco sempre di più. Non smetto di camminare, finisco a grandi sorsi la cioccolata e ne getto l’involucro nel cestino più vicino. Continuo, a passo svelto per quanto i bagagli me lo permettano, senza sosta, fino a raggiungere la mia meta con la bocca ancora al sapore di vaniglia e mirtilli. Ci sono. Carlisle Bridge è lì, come sette anni fa per le immancabili e innumerevoli foto ricordo con la mia classe. E dietro il ponte, eccolo. Mi sporgo per ammirarlo sotto i raggi limpidi del sole del mattino. Risplende di bagliori dorati sull’acqua increspata e mi inonda di una luce delicata e morbida. Il Liffey è stato il mio primo amore. Guardandolo adesso, dopo anni di lontananza, mi domando come ho fatto a stargli lontano, a rinunciare a quella sublime sensazione di qualcosa di immenso che cerchi di racchiudere nel tuo corpo, sempre troppo piccolo per contenerlo. Non so quanto ci vorrà per lasciarmi andare di nuovo, ma so che tornare a Dublino è stata la scelta migliore di questi anni passati a reprimermi, a soffocare l’impulsività con la paura. Questa nuova consapevolezza mi accompagna all’albergo che mi ospiterà per questi giorni, uno di quei grandi e lussuosi hotel in cui un po’ di anni fa sognavo di pernottare con la mia compagna di stanza. Ed è lì che la rivedo, la bambina dell’aereo, scortata dalla madre distratta e da mille valigie. Mi scruta coi suoi occhi castani, lo sguardo indagatore che si apre in un sorriso che adesso sono pronta a ricambiare. E ? I R A F F A I L G R E P ’ O E I N H O N C ’ A C T I C O I L B B HAI U P A L B E IKAEW CON GRAF E T N E I N E V N O C ’ I S O C A T A T MAI S B E W E A K I GRAFRAFIKAEWEB.COM WWW.G M O .C B E W E A K I F INFO@GRA 7 536 8 7 5 7 2 3 • E N I L INFO VOLANTINI PIEGHEVOLI MANIFESTI / PLOTS OFFICE PRODUCTS CARTA/BUSTE DA LETTERA BIGLIETTI DA VISITA RIVISTE/CATALOGHI BROCHURE/LIBRI CARTOLINE BIGLIETTI D'AUGURI/INVITO BLOCK NOTES CARTELLE DI PRESENTAZIONE ARTICOLI GASTRONOMICI ADESIVI MULTIMEDIA PROMOTION CALENDARI PRODOTTI SUPPLEMENTARI TECNICA PUBBLICITARIA VOLANTINO SPONSORIZZATO STAMPA GRANDE FORMATO € 85 OLORI C 6 A I IN T N A L O V 5000 0 8 € S E R IH I R O L LUCIDA CO V U A R U T IA IC N R E 1000 ADESIVI A8 V 2 6 1 € A ID C U ATINATA L P . R G 0 0 1 0 7 X 0 5 100 MANIFESTI 4/0 0 0 5 € A D E IR T R SITI WEB A PA ALCUNI ESEMPI UCIDA F/R L A T A IN T A P . R G 250 TUTTO INC. TUTTO INC. TUTTO INC. TUTTO INC. Hyde sound2.0 Arrivederci, mostro Giampiero Lago ascia uno strano senso di tranquillità, come dopo lo scampato pericolo o come dopo che qualcosa (o qualcuno…) ha distrutto, devastato la tua vita, ed ora se n’è andato; ma… tornerà ?!?!? Ed e’ di mostri che vuole parlare, Luciano Ligabue nel suo nuovo album, uscito l’11 maggio 2010 (a vent’anni dall’uscita di Ligabue l’11 maggio 1990) a cinque anni dal suo ultimo album di inediti Nome e Cognome, di mostri, reali o immaginari: che sono andati via e non fanno più male, che non sono andati via, che sono andati via, ma che potrebbero e vorrebbero tornare; e da qui, come Ligabue ha detto nelle varie interviste, la parola Arrivederci e non Addio… Per questo album Ligabue ha rivissuto un po’ la stessa situazione che visse nel 1994 quando, estremamente deluso dalla reazione della critica degli amici e dei colleghi verso il suo album Sopravvissuti e Sopravviventi, album, a sua detta “molto sofferto”, e che per il sottoscritto rimane uno dei più belli che Ligabue abbia potuto produrre, decide di rompere con i produttori e con i ClanDestino, la band che lo aveva accompagnato da sempre, e di cambiare tutto; ed ecco che, nel 1995 esce un album nuovo, totalmente diverso, che ha riscattato il Liga consacrandolo definitivamente nel panorama musicale italiano, Buon Compleanno, Elvis! (il titolo ovviamente e’ un omaggio al grande rocker nell’anno del suo 60° compleanno). Come in Buon Compleanno, Elvis, Ligabue ha cambiato tutto, iniziando dal produttore e per la prima volta, Luciano non appare tra i produttori, la produzione e’ affidata al napoletano Corrado Rustici. Anche i componenti della band sono stati cambiati; il Liga ha salvato solo i chitarristi Federico Poggipollini e Niccolò Bossini (già visto in Nome e Cognome) mentre lo stesso Rustici ha inciso parti di chitarra nella varie tracce dell’album. Il risultato che viene fuori e’ un album totalmente nuovo, diverso, con testi, tecniche, suoni ed emozioni molto diverse dagli altri album del Liga. Per la prima volta si vede un Liga diverso, riflessivo, che e’ pronto ad affrontare la vita in Quando Canterai la tua Canzone, che si ferma a ricordare persone, miti e fatti della sue e nostra vita in Nel Tempo, che si riscopre sensibile e poeta in Il Peso Della Valigia, che riesce ad approdare anche allo swing puro in Taca Banda (aiutato anche dal figlio undicenne Lenny alla batteria), che e’ pieno a tal punto da scrivere una canzone in cui riversa tutto il suo malumore nei confronti delle dichiarazioni fatte dai colleghi, tra cui Guccini, in Caro il mio Francesco ma che rimane scosso e si commuove per i bimbi di Dendermonde tanto da diventare uno di loro e riuscire a scrivere e cantare (con una voce tesa ed emozionatissima) una canzone, la più lunga e, forse più bella, di tutta la sua discografia, Quando mi Vieni a Prendere ?, e che ci vuole ancora una volta ricordare che lui e’ li e che “tiene botta” ne Il Meglio Deve Ancora Venire. Non manca anche il lato Ligabue Classic, con Un Colpo all’Anima e La Linea Sottile il Liga ci ha regalato la classica canzone da radio, da ascoltare e ri-ascoltare in vacanza, sul Lido e nei Bar. Che dire di più? Ci troviamo davanti ad uno dei più begli album che Ligabue, ma posso tranquillamente dire, che la musica italiana, ha saputo regalarci. Chi può e chi vuole lo compri, e uno spettacolo già dalla copertina. L a cura di Michele Nascia serpentine pavilion di nouvel Hyde design Ed eccoci a festeggiare il decimo anno che vuole un'archistar alla progettazione di un padiglione della Serpentine Gallery ad Hyde Park, l'archistar di quest'anno è Jean Nouvel con la collaborazione di Arup, un colosso per quanto riguarda la parte ingegneristica. Completamente rosso, in omaggio alle cabine telefoniche, alle cassette postali e agli autobus della capitale inglese. E' costituito da una struttura caratterizzata da un tetto retraibile, realizzata in vetro, policarbonato e tessuto. Attorno al padiglione, spazi aperti per godersi la natura dei Kensington Gardens, nella tradizione dei parchi pubblici francesi. Tavoli da ping-pong, scacchiere, ma anche frisbee e aquiloni messi a disposizione del pubblico. Tutti rigorosamente di colore rosso. Il Serpentine Gallery Pavilion sarà aperto al pubblico dal 10 luglio al 17 ottobre e ospiterà al suo interno The Heart Archive, un'installazione concepita appositamente da Christian Boltanski. http://www.dezeen.com/2010/07/06/serpentine-gallery-pavilion-by-jeannouvel/ l'ipad...sbarca nei ristoranti IDEO + STEELCASE = NODE L'idea di poter ordinare qualcosa dal proprio posto e mandare la "comanda" direttamente in cucina ci fu anni fa in un ristorante londinese con tavoli touch. Ma a Sydney le cose si fanno in grande ed il titolare del ristorante "Global Mundo Tapas del North Sydney Rydges Hotel" ha pensato bene di sostituire i suoi menù cartacei con degli ipad. Idea spettacolare per chi come me ha i suoi tempi per ordinare, insomma grazie a questo menù interattivo possiamo fare veramente di tutto: dare uníocchiata ai piatti proposti, vederne o cambiarne gli ingredienti, presentazione del piatto e possibilità di ordinare! Una volta inviato il tutto andrà direttamente in cucina e sarà elaborata e servita. Geniale trovata con un mezzo ancor più geniale!! L'utilizzo di questo ipad è brillante ma semrpe riduttivo, infatti dopo l'ordine io inizierei a sfogliare le mail o che so io, un bel quotidiano!! Finalmente una svolta a quelle sedie scomodissime con quei pannelli di truciolato che facevano da piano!! Ebbene sÏ rendere in modo confortevole un momento abbastanza complicato della vita di uno studente si può, grazie all'interazione tra l'IDEO, agenzia internazionale di design e STELLCASE, azienda italiana di progettazione per mobili di ufficio, nasce NODE: una sedia con piano di lavoro integrato e contenitore per oggetti personali e borse. La sedia offre un gancio per appendere zaini o abiti al bracciolo il tutto poggia su una struttura dotata di ruote. Finalmente il piano è più grande del solito e si può oriantare come si vuole oltre alla linea molto ergonomica. C'è anche la vasta gamma di colori, che non guasta mai nelle aule!! http://www.contemporist.com/2010/06/15/node-chair-bysteelcase-at-neocon-2010/ Hyde cucina x studenti a cura di lalla Bruschette Party Barchette d'uovo Sodo Stasera ci facciamo una bella BRUSCHETTATA :-) Intanto... preparo il CONDIMENTO: INSALATA DI POMODORI (tagliati a cubetti piccoli e condita con AGLIO, SALE e OLIO); PISELLI (in soffritto di cipolla e PANCETTA); FUNGHI (trifolati in padella con aglio e PEPERONCINO); MELANZANE (a funghetti :-) Fritte e insaporite in salsa con cipolla e basilico); FRIARIELLI (insaporiti con aglio e peperoncino); PEPERONI (cotti al GRATIN, con olive nere) … ... e TUTTI i contorni che mi vengono in mente e... che ho voglia di preparare! Taglio il pane a fette (quello RAFFERMO, avanzato, va benone!) e lo poggio sulla piastra bollente. Giro le fette un paio di volte e... Quando sono belle abbrustolite, le strofino con quello spicchio d'aglio che ho tagliato prima e... Me ne faccio 1 classica (col pomodoro), 1 coi funghi, 1 con i piselli............ :-) La BIRRA è ghiacciata e........................... PARTY! :-) Banana Split Io le chiamo così. Sì, le mie BARCHETTE! Gli americani le chiamano: DEVIL EGGS. Secondo me, dipende da come le farcisci... Io, metto a fare le uova sode. Nel frattempo sminuzzo, in una terrina, un'intera scatoletta di tonno (sgocciolato) con un bel paio di cucchiai di maionese e... pepe, noce moscata, prezzemolo tritato... INSOMMA, quello che ho e che mi capita (olive – bianche e/o nere tritate, sottaceti, cipolline...). Prendo le uova (che nel frattempo si sono anche raffreddate), le sguscio e taglio in due (dal lato lungo). Riverso nella terrina col tonno (+ ecc.) i tuorli e: giro, schiaccio, amalgamo, mescolo... Pronto l'impasto: riempio le barchette con cucchiaini di quest'ultimo. Sopra, su ciascuna barchetta (con impasto a bordo), IO ci metto un pezzetto di sedano fresco. Delicato, croccante, sugoso e rinfrescante. Gli americani fanno le barchette più ARRABBIATE (grrrrrrrrrrr) ma ugualmente saporite! FILETTI DI PEPERONE, ERBA CIPOLLINA, PEPERONCINO, ORIGANO... Ne ho mangiate già due, SOLO parlando ;-) Spezzo il cioccolato della barra FONDENTE, che ho preso oggi al supermarket (200 gr), e lo faccio fondere a bagno “giovanna” ah, ah, ah... :-) Quando il cioccolato è sciolto, verso nel pentolino 2 cucchiai di panna fresca. Giro finché si è amalgamata per bene la crema bruna :-) e... lascio lì (a fuoco spento). Spoglio e distendo nei piatti 4 bananine (un po' acerbe, direi). Taglio, ognuna, in 2 (nel senso della lunghezza) e le spruzzo con del succo di limone. Adesso ci verso su la crema di cioccolato, metto vicino ad ognuna 2 o 3 cucchiai di gelato alla vaniglia, e fragola, pistacchio... (QUELLO CHE C'E' in vaschetta), qualche ciuffetto di panna qua e là e... Poi, poi, poi........ MANDORLE tritate? CILIEGINE? SPRUZZI DI MARASCHINO? …........??? …....??? Servo subito! :-) Tè freddo da bere? 9 Hyde immagini Malko Hyde poesia ’addunaje ca tutto era cagnato quanno ‘a luce se stutaje e scennette ‘o scuro …Pe’ sempe. ‘Gnorno, nun addiventaje cecato. Perdette “sulamente” ‘a cosa cchiù ‘mpurtante ca tenevo: perdette ‘a vita. Ma cumprenno ca facile nun è accettà ‘na nutizia ‘e ‘sta purtata. Nu muorto ca scrive e parla nun s’è visto int’a nisciuna sceneggiata! Ma je nun stongo ‘ncoppa ‘o palco e vuje nun site spettature. ‘O posto addò me trovo nun tene manco nu culure. E si dico ‘na parola nun riesco a sentì’ niente. Manco ‘a paura ccà se sente …Si putesse chiagnere, chiagnesse. Ma quaccosa ‘nfunno ‘nfunno è rimasto vivo ancora nun ‘o saccio si è ‘a cerevella si è ll’anema o si è ‘o core. Ma ‘na lamparella sta appicciata (‘a quacche parte mò adda stà’!) E a me m’ha cundannato int’a ‘sta bella Eternità. Maronna mia, ca parola spaventosa! Sulo mò ca ‘a tengo annanze Me renno cunto overamente Ca vvo’ dicere:”Eternamente”. Quanno si’ vvive nun capisce. T’abbuffe sulo ‘a vocca ‘e ‘na parola accussì grossa ca ‘int’a ‘na vocca nun ce stà’. E comme ce trasesse l’Infinito sano sano dint’a vocca ‘e n’essere umano ca nun sape manco duje cchiù duje quanto fa?! È comme si pruvasse a fà’ trasì’ ‘o cielo e tutt’e stelle ‘o mmare e tutt’e scoglie tutte ‘nzieme ‘int’a lancella. Je nun ce ‘a faccio a stà’ accussì. Chesta morte fa’ spavento! Acciditeme ‘na vota ancora… È capace ca po’ moro. Je nun voglio cchiù penzà’! Voglio truvà’ pace! Faciteme ‘o piacere… Vulesse fosse ajere. Si putesse turnà’ areto c’’a cuscienza ‘e chesta morte Quanti ccose ca facesse… Quanti ccose ca cagnasse! Int’a stu traffico ‘e penziere ca me fanno cumpagnia nun riesco a stà quieto… Veco tutt’a vita mia. Annanze all’uocchie ce sta ‘o mare ‘na prumessa ca scurdaje M Quanno More Francesco Ricci nu treno ca perdette ‘na guagliona ca baciaje. ‘O core se strascina malamente ‘int’a ‘sti strate Se fermasse! – ce dico je – Se fermasse! Ma niente. Nun vuò’ séntere. Curre curre ‘int’a ‘sti viche tra ‘e primmavere ca scurdaje e tra ‘e vierne antiche antiche. È accussì ca passa ‘o tiempo Comme si fosse nu tiatro addò ‘o finale nun esiste e ‘o presente è già passato. Comme è scura chesta notte ‘a cchiù scura ‘e tutte quante. Ma manco ‘o friddo ccà se sente… Si putesse chiagnere, chiagnesse. Traduzione in Italiano sul sito di Hyde Park http://www.rivistahydepark.org Hyde poesia Come Ombre Vincent C i sono giorni e fatti che ti calano sulle spalle una gelida coltre, al punto da anchilosarti la schiena, e i pensieri fluttuano come giunchi al vento. Ti guardi nello specchio, e le lacrime non scorrono… sono granuli di ghiaccio che oscillano tremolanti sui bordi delle palpebre immote e gonfie . La tristezza è una morsa pungente che ti pervade il petto. È un ansare. Ti giri e rigiri e l’affanno ti porta a bramare ossigeno da respirare o da bruciare per dare corpo calore e tono a membra immote e flosce dallo stupore…. Il tempo passa e con esso il torpore s’avanza sul dolore, rendendo tiepido e malleabile il cuore e la ragione che ricamano trame delicate sottili e gentili e tenue, come ombre sinuose proiettate dal baluginare di una candela al davanzale … Hyde street photography terza parte a cura di Alessio Coghe bbiamo visto in precedenza come l’istinto sia una caratteristica importante nel fare street photography. Questo genere vive dell’immediatezza ed è importante sia non perdere troppo tempo coi settaggi della propria fotocamera (conoscendola bene e avendo una buona preparazione sull’esposizione corretta nelle situazioni generiche che possono presentarsi) che scattare quasi senza riflettere. In realtà non è scattare senza riflettere nel senso letterale della parola, ma scattare d’istinto. Ciò accadrà grazie all’esperienza acquisita sul campo, scattando e scattando, e nessun corso o manuale può aiutarvi in questo, e questo tutorial ovviamente non fà eccezione, accadrà senza quasi che ve ne accorgiate. Un bel giorno vi ritroverete ad avere l’occhio fotografico, a previsualizzare la scena poco prima che essa si componga. La fotografia di strada è agire d’istinto, dicevamo. “Sai, se esiti, lo dimentichi” Joel Meyerowitz Credo che qualunque streephers si trovi d’accordo con questa frase. Se ho citato questo grande della fotografia è perchè Meyerowitz comprese in un istante, proprio in un istante, che il destino dell’uomo è dentro lo sguardo che ognuno di noi getta sul mondo. Il mondo è fatto dall’uomo che lo abita. Non c’è mondo senza l’uomo. E l’uomo agisce seguendo lo sguardo, il desiderio che dal cuore scaturisce attraverso la visione. Potenza dello sguardo. La fotografia è comunicazione. E la comunicazione noi prima ancora che con la parola la facciamo coi gesti, con il movimento dei nostri corpi, con l’espressione dei nostri visi. Tutto questo il nostro occhio, periferica del nostro cervello e della nostra anima, lo legge in un infinitesimo di secondo, lo decodifica grazie al cervello che ha finalmente la chiave, o meglio il contenuto del messaggio. La foto ha quindi impatto se fatta con istinto, senza riflettere appunto quando in realtà lo abbiamo fatto senza accorgerne come abbiamo spiegato poc’anzi. E’ questa capacità di saper afferrare l’attimo, la differenza tra un fotografo e chi scatta fotografie. Naturalmente questa mia tesi sull’istinto così come enunciata è da intendersi per la fotografia di strada. Ci sono altri generi di fotografia in cui tale concetto non è chiaramente valido. A Sito di Alessio Coghe: http://alxcoghe.blogspot.com/ 12 Hyde sport E..state in forma! rriva l’estate, ed è tempo di vacanze. Come giusto che sia, ognuno decide di trascorrere il proprio tempo libero in maniera diversa ed in base al proprio gusto personale: c’è chi preferisce il mare piuttosto che la montagna, o chi desidera dedicarsi al “dolce far niente”, snobbando vacanzieri invece iperattivi anche nelle varie località turistiche. Sta di fatto, però, che possono tornare utili a tutti dei consigli per tenersi in esercizio (possibilmente divertendosi), ed avere una corretta alimentazione in un periodo molto delicato come quello estivo, in modo tale da tenersi in forma e rispettare la propria salute anche in ferie. Ad aiutarci in questo vademecum è Salvatore Compagnone, Dottore in Scienze Motorie, Personal Trainer e Preparatore Atletico. A D: Salvatore, durante le vacanze cresce sempre più la varietà di attività sportive da poter praticare. Quali sono quelle che permettono contemporaneamente di divertirsi e fare movimento? “Oltre all’ormai classico acquagym a riva di mare, per il quale molte spiagge si sono attrezzate, cresce la possibilità di giocare a waterpolo, ovvero la pallanuoto ma con campo da gioco fissato in mare, che va ad affiancarsi a sport “sulla sabbia” e sempre molto praticati come beach soccer e beach volley.”. D: Vedremo qualche novità sugli stabilimenti balneari? “In vari lidi si sta rapidamente diffondendo il beach tennis, l’evoluzione dei vecchi racchettoni da spiaggia, con regole un po’ modificate per via della differenza di superficie rispetto al tennis classico, ma comunque molto spettacolare e divertente. Si gioca al volo, non c’è rimbalzo, e tra tuffi, slanci ed acrobazie richiede molta intensità sotto l’aspetto fisico, nonché reattività e capacità esplosiva”. I consigli dell’esperto: Salvatore Compagnone, Dottore in Scienze Motorie, Personal Trainer e Preparatore Atletico. D: Nonostante queste possibilità di scelta, il nuoto, corsa e ciclismo restano intoccabili…. “I classici mantengono sempre la loro valenza: nuoto, footing e ciclismo in genere fanno sempre benissimo. Così come fanno bene, ad ogni età, 30-40 minuti di camminata sul bagnasciuga, che consente di bruciare grassi, abbassare la glicemia e migliorare la capacità cardiocircolatoria nonché quella propriocettiva. La propriocezione rappresenta la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il supporto della vista, ed assume un'importanza fondamentale nel complesso meccanismo di controllo del movimento”. D: Quali sono gli orari nei quali è ideale svolgere attività fisica, e in quali invece è il caso di evitare? “Le fasce orarie ideali sono quelle della prima mattina e tardo pomeriggio intorno alle 18, mentre si consiglia di evitare di fare sport dalle 11.30 mattutine alle 17.30 pomeridiane, circa”. D: Un aspetto importante in estate è quello dell’alimentazione, molto sentito da chi ci tiene a non perdere la forma fisica, ma più in generale da chi non rinuncia a mangiare in maniera equilibrata anche in estate. Cosa è meglio e cosa evitare dal punto di vista nutrizionale? “Partiamo col dire che in estate idratarsi è di fondamentale importanza: bere tanta tanta acqua,almeno un sorso ogni mezz’ora e, senza farne un uso smodato, integratori salini classici. Per ciò che concerne i cibi, non appesantirsi e mangiare senza abusare, soprattutto perché col caldo si può essere più lenti nelle varie attività e si bruciano meno calorie. Bisogna evitare gli insaccati e mangiare frutta in quantità, e a pranzo sono molto indicate insalata di pasta o di riso, piatti che nella giusta misura possono fornire un corretto apporto di carboidrati, proteine (contenute ad esempio in carni, uova e pesce), fibre (nelle verdure), e aggiungendo un filo d’olio anche di grassi della buona cucina mediterranea. In alternativa, carne bianca o pesce,quest’ultimo più facilmente reperibile e più compatibile con i desideri del “palato estivo”. D: Riepilogando, come potrebbe essere la giornata tipo, tenendo conto anche delle fasce orarie, di una persona che desidera svolgere un po’ di attività fisica, mantenendo una giusta alimentazione? “C’è un detto a me caro che recita “colazione da re, pranzo da principe e cena da poveri”. Per cui trascorsi almeno 45 minuti da un’adeguata colazione, per esempio con latte e fette biscottate, si possono spendere le prime ore della mattina in attività di footing, jogging o ciclismo in genere, apportando la corretta integrazione idrica, e magari dopo l’attività mangiare un po’ di frutta di stagione (meglio se biologica) o uno yogurt. A pranzo, come detto prima, un’insalata di pasta o di riso, dopodichè dedicarsi ad attività riposanti e rilassanti. Nel pomeriggio mangiare ancora frutta, prima di ritornare a fare attività sportiva (ad esempio beach tennis, beach volley). Di sera non bisogna “gonfiarsi” con cibi tropo composti, troppo conditi, senza eccedere con le quantità. E possibilmente evitare bevande alcoliche, con il caldo non è la cosa migliore”. Per ulteriori informazioni, è possibile consultare il sito www.professionesport.it Ornella Pennacchioni ccade che durante lo spazio assegnato al diurno venga assalita da reiterazioni a catena da accreditare alle scorribande mentali del notturno, e senza tregua la mente sussurra ipotesi astrali contro la ruvidezza della materia quotidiana. Accade che di notte, pause satinate, pensate appena perché disobbedienti, fili colorati tesi e molli nell’etere, trama e ordito a circuito chiuso a confronto, diventino piesse e repliche a canovaccio. Accade che l’immaginario traslato in aree ben perimetrate allaghi e diventi sintesi d’oceano nella dimora segreta. In alto, salvato dalle acque un barattolo di cioccolato aspetta me e chi già si lecca le dita ammettendone il piacere. L’ordine preme alla porta chiusa a chiave dall’interno, nulla da fare. Atolli decomposti creano ostacoli e appigli in attesa di risposta. Vige il pensiero condizionato, sottinteso di libertà cui un irrefrenabile moto nega la stasi. Il sogno si prende cura dell’impossibile, nel ruolo di creatore curatore installatore d’immagini, si fa urgenza delle necessità reali assegna i ruoli e fornisce gli attori. Poi. Un film paradossale, il set della veglia è sempre allestito, ma convertibile all’istante. Ed io vado, ogni notte vado. La particella RI è un’altra delle responsabilità grammaticali da cui non posso esimermi e Ri/peto, Ri/passo le scene durante il giorno RI/trattabili di notte, intanto Afrodite, tormentone del momento, apparecchia la tavola. I piedi spumosi che sanno di battigia, il bouquet di gerani rossi infilato nel lembo del pareo come fosse un revolver, i boccioli asfissiati dall’acqua della pasta in bollore subiscono affranti il dinamismo domestico, sulla nuca un nodo di capelli imperfetto, ciocche anarchiche che languono sullo zigomo fiero, un canto d’amore salta su dalle cosce affaccendate nel giro tovaglia, balza sui muri indenne, come fosse cielo, come fosse alba, come fosse il giorno assente di magia, quindi scivola, cade, si spacca in note maltagliate addette all’oblio, finché la notte le Ri/vuole indietro per Ri/comporre il canto. Ma è giorno. Di giorno l’eco è come un’arteria pronta, a volte punitivo spiccia le parole, le separa dall’incantesimo, le ottura. Ma so dove RI/trovarle. Basta stia zitto la notte. Intanto che la tovaglia ha raggiunto la perfezione centro tavola Ri/passo e Ri/cordo le battute già dette. Tengo la porta socchiusa alla condizione della luce, rassetto in fretta le stoviglie, sbircio il lento trapasso del giorno al bacio crepuscolare, spazzo il pavimento,le ombre Ri/abilitano il rosso, ed io sciolgo i capelli profumati all’estratto di viola selvatica. Lama di corallo che fende il nero lasciami entrare con te, è scoccata la mezzanotte e conosco ottime ricette a base di zucca. Le fate mignon, quelle nascoste sotto il cuscino, quelle gigantesche che si parano davanti alle porte dove gl’incantesimi stipano i desideri irregolari non dispensati da loro, vadano pure a letto, è l’una passata, ho appena cominciato e la smetto quando mi pare. A Hyde racconti Mentre aspetto accade che Luglio/Agosto 2010 a cura di Mariangela Princi ARIETE (21/03-20/04): Giove in transito nel vostro cielo nei mesi di luglio e agosto non potrà che portarvi benefici. Recupererete energie e armonia con il partner, esplosiva la prima metà di luglio. Anche il lavoro sarà propizio, avrete delle ottime idee ma attenzione i primi di agosto, con Urano nel segno potreste compiere delle manovre azzardate. TORO (21/04-20/05): Venere entrerà in vergine intorno al 10 luglio e formerà il benefico aspetto di trigono con il vostro segno. Sarà un periodo positivo dove vi sentirete aperti all'amore, sensibili al corteggiamento e preda di nuove passioni. Approfittate del momento che sarà propizio fino al 7 agosto circa. Il lavoro sarà tranquillo nel mese di luglio ma con l'entrata di Mercurio in vergine dal 27 le cose miglioreranno decisamente. Chi lavorerà ad agosto avrà notevoli vantaggi economici . GEMELLI (21/05-21/06): la vita affettiva sarà particolarmente vivace in questi mesi estivi, qualche dubbio o tensione a luglio ma agosto vi regalerà dei bellissimi momenti romantici e incontrerete chi vi darà stabilità cosa che desiderate e verso cui vi spinge Saturno in aspetto benevole da agosto. Luglio sarà gratificante riguardo il lavoro nel mese di luglio, le vostre idee e la vostra creatività saranno apprezzate ma la quadratura di Mercurio ad agosto rallenterà i vostri progetti creandovi imprevisti e irritazione. CANCRO (22/06-22/07): luglio scorrerà tranquillamente dal punto di vista affettivo, potrete anche fare incontri piacevoli ma agosto sarà un mese cruciale dove il particolare aspetto dei pianeti indica un momento dove molto verrà messo in discussione e ciò coinvolgerà sia i rapporti duraturi sia il campo lavorativo. LEONE (23/07-23/08): l'estate porterà molti cambiamenti con Giove e Urano che transiteranno momentaneamente nel segno dell'ariete in aspetto positivo di trigono al vostro segno, getterete delle solide basi per un futuro promettente. I single avranno delle buone occasioni ma ad agosto ci sarà l'opportunità di fare incontri di impronta destinica che vi spingerà a prendere nuove responsabilità. In ambito professionale è importante non correre rischi ma mantenere la sicurezza del momento. VERGINE (24/08- 22/09): la vera stagione dell'amore per voi inizia il 10 luglio con l'entrata di Venere nel vostro segno che congiunto a Marte vi regalerà incontri passionali e farà ritrovare alle coppie l'entusiasmo perduto. In campo lavorativo sarà il mese di agosto con il transito di mercurio nel vostro segno a volervi protagonisti e ciò vi spingerà ad iniziare nuovi progetti e a lanciarvi in imprese dove potrete esprimere al meglio ciò che siete e desiderate. Hyde oroscopo BILANCIA (23/09-22/10): luglio vi regalerà poco o niente lasciandovi sentimentalmente insoddisfatti ma dal 7 agosto con l'ingresso di Venere nel vostro segno le cose non potranno che migliorare. Avrete molte occasioni di incontro e anche la possibilità di recuperare un vecchio amore. Sentirete anche l'impulso di mettere alla prova il vostro fascino, di capire se piacete o meno. Nel lavoro l'estate non sarà facile, avrete noie burocratiche, ritardi nei pagamenti o rallentamenti nei progetti. SCORPIONE (23/10-22/11): l'estate per chi ha trovato l'amore sarà soddisfacente, passionale e all'insegna di una positiva progettualità che si concretizzerà nel dopo estate con convivenza o matrimonio. In ambito professionale stress e preoccupazioni nel mese di luglio, probabilmente si registreranno meno entrate o troppe uscite di denaro, agosto vi darà un po' di sollievo. SAGITTARIO (23/11-21/12): Vi aspetta una bellissima estate con scenari densi d'amore e passione. Regnerà l'armonia tra le coppie e qualcuno conoscerà l'anima gemella. Cogliete ogni occasione e non fatevi prendere dai timori. In ambito professionale ci saranno dei cambiamenti importanti e una bella ripresa a luglio mentre agosto vedrà un Mercurio negativo che vi creerà sicuramente qualche ostacolo. CAPRICORNO (22/12-20/01): fino al 7 agosto il passaggio di Venere nel segno della vergine vi regalerà momenti piacevoli in amore e incontri decisivi per chi è ancora solo. Potreste scoprirvi innamorati di qualcuno che è sempre stato lì davanti ai vostri occhi ma che finora non avevate notato. Nel lavoro l'appoggio di Mercurio vi renderà più lucidi e comunicativi. Fate attenzione ai collaboratori, in questo momento avete bisogno di contare su persone concrete e capaci. ACQUARIO (21/01-19/02): serenità in amore nel mese di luglio il meglio arriverà ad agosto con il transito di Venere in bilancia che formerà aspetto positivo con il vostro segno. Sono possibili incontri carichi di pathos che vi renderanno particolarmente sensibili alle lusinghe. L'entrata di Giove in ariete nei mesi estivi con il momentaneo transito di Urano sempre nel segno dell'ariete darà un forte impulso positivo al vostro lavoro portandovi anche nuove conoscenze e collaborazioni che si riveleranno proficue. PESCI (20/02-20/03): in amore le cose andranno così così fino ai primi 10 giorni di agosto, poi potrete godervi serenamente le vacanze con il vostro partner. Chi è rimasto solo sarà ancora titubante ma non scoraggiatevi e non ostacolate le nuove amicizie. In campo lavorativo avrete la possibilità di riprendere progetti che si erano momentaneamente bloccati, farete anche concorsi e colloqui. Nel mese di agosto occorrerà riflettere e valutare bene ciò che si desidera fare, cosa portare avanti o a cosa rinunciare. Hyde info scegli Hyde Park per la tua pubblicita’ pubblicita’ e marketing: [email protected] www.grafikaeweb.com infoline: 327 57 87 536 rivistahydepark.org [email protected]