Traino della ripresa Famiglie e manager tornano ad

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Traino della ripresa Famiglie e manager tornano ad
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PRIMO PIANO
SABATO 12 GIUGNO 2010
CINQUE CONTINENTI
Le inchieste della Gazzetta
Nato per la guerra, ora cerca pace
l’Emilia
Il quartiere che nacque a ridosso del centro
storico nel 1962 doveva servire per dare casa
ai militari delle vicine basi Nato. Cinque
palazzine, i 5 Continenti, che in realtà
vennero ben presto occupate per dare asilo
all’ondata migratoria dal Meridione. Il solo
Barzetti, con la sua industria dolciaria,
chiamò a Castiglione 170 famiglie calabresi.
Il quartiere nel tempo divenne simbolo di
degrado sia urbanistico, che sociale. Una
nomea che il Comitato, sorto recentemente,
vuole cancellare attraverso iniziative come
la ripulitura di marciapiedi e aree comuni,
serate e dibattiti, momenti comuni per fare
festa. Un modo per ricordare alla comunità
castiglionese la volontà di riscatto.
e il Nordest
CASTIGLIONE
PROSPETTIVE
PER L’ECONOMIA
CASTIGLIONE. Locomotiva dello sviluppo mantovano, oggi Castiglione è una roccaforte sotto assedio. Ma i colpi della crisi lasciano intatta la vera ricchezza del
capoluogo aloisiano: la dinamicità degli
uomini d’impresa. Famiglie e manager
che hanno guidato il decollo a partire dagli anni Sessanta e che ora, alla fine del
tunnel della recessione, tornano già ad investire sulle proprie aziende.
La stretta di mano è già un
biglietto di presentazione. Ottantasei anni, occhi azzurri
che balenano sotto gli occhiali, Rolf Kissing guarda la pianura dalla finestra della sua villa
IDEE
sul colle.
Siamo
tedeschi.
«Là c’è Parma, vede
— dice indicando un
punto sotto lo sfondo
degli
Appennini—.
Ma sa perché questa
mia casa è così panoramica? Perché dal
balcone, dal salotto e
dalla camera da letto
potevo sempre vedeMario Beschi
re il portone della
Arturo Sigurtà
Wella. Non è tanto
poetico, ma noi tedee Fabrizio Paganella
schi siamo così». Kissing sorride. Sa di essere una delle chiavi
di volta dello sviluppo castiglionese. Cavaliere, grand’ufficiale, ritiratosi dal lavoro nel 1986 era qui nel
1961 con il capo mondiale della Wella, la
multinazionale
dei
prodotti per capelli.
«Ero stato mandato
in Brasile a creare
una nostra azienda là
— spiega —. Ma volevamo aprire in Italia
e scegliemmo Castiglione perché era zona depressa. Poi c’era
l’autostada vicina e
buona disponibilità
di manodopera. L’industria era fatta da famiglie:
c’erano Barzetti, Bertani, Rapetti, ma non c’era organizzazione. Noi abbiamo portato
la mentalità imprenditoria-
PRIMO PIANO
GAZZETTA
Balcone sui colli
Fondazione longobarda
Verso la pianura
Castiglione. Allo sbocco dlele valli prealpine e sui colli
morenici, la città ha goduto d’abbondanza d’acqua servita anche per abbellire la città con le fontane.
Astore. La più elevata (141 metri) delle frazioni, al confine con Lonato, deve il nome all’uccello rapace che nidificava fra le boscaglie collinari.
Grole. Tra Solferino e Castiglione, la popolosa frazione si trova fra le tre colline (Castellina, Corna e Pinello), ultimo baluardo morenico prima della pianura.
Gozzolina. Origini longobarde (Cociolina), la più popolosa delle frazioni ospita una residenza gonzaghesca
del ’600 ed è parrocchia autonoma.
San Vigilio. Sbocco verso la pianura, la frazione è ricca
di risorse idriche e percorsa dalle ultime ramificazioni
del Rio Marchionale dove sorgevano i mulini.
In cerca di nuova identità
Crocevia sociale, un abitante su cinque è straniero
di Francesco Romani
CASTIGLIONE. Città di confine, periferia dell’impero. Oggi forse hub, scalo aeroportuale, è la definizione più azzeccata
per una cittadina ricca di storia, ma dove
i legami con il passato non sono più sentiti. Dove la maggioranza della popolazione non è nata qui e il viavai anagrafico è
Rolf Kissing ex Wella
A sinistra Giulio Freddi
sco oggi attrae visitatori da
tutto il mondo. L’esposizione
fu voluta da Enzo Boletti, sindaco castiglionese, ma anche
l’ultimo prigionierio di guerra italiano a ritornare a casa
dopo la seconda guerra mondiale.
Croce Rossa, certo, ma anche Ospedale psichiatrico
giudiziario. L’Opg ospita degenti che hanno commesso
delitti in stato d’infermità
mentale. Tra i più famosi,
ma non certo l’unico, Frdinando Carretta, l’uomo che
ha sterminato la propria famiglia e che poi si era ricostruito una nuova identità in
Kissing: credo
nella capacità
degli imprenditori
Beschi (Assindustria):
abbiamo buone
carte da giocare
Giulio Freddi:
scenari mutati
troppo velocemente
Ma adesso serve
trovare lo slancio
e guardare avanti
il presidente Giulio Freddi
—. Dalla gestione del magazzino alle fasi di lievitazione e
cottura. Quando mio padre è
partito nel Dopoguerra, con
una pasticceria a Castiglione
non si sarebbe certo aspettato questo sviluppo così veloce». Veloce al punto che nella catena di produzione, le
merendine vanno tagliate
con gli ultrasuoni, per evitare che bordi imprecisi generino, millimetro su millimetro
degli “ingorghi” sul nastro
trasportatore. «La crisi? I col-
pi sono forti, come un terremoto, ma non ci hanno atterrato. Ognuno ha reagito con
le armi che aveva. Chi ha delocalizzato per abbassare i costi della manodopera, chi ha
chiuso, come Wella, chi investe, come noi che abbiamo
appena sostituito una delle linee di produzione perché la
vivacità economica è forte e
il mercato non aspetta. Ci sono i paesi emergenti che premono per produrre, ma anche diventare consumatori.
È una nuova sfida».
EREDITÀ
Ambulanze
I primi
esemplari
al museo Cri
Inghilterra. L’ospedale psichiatrico giudiziario di Castiglione è l’unica struttura in
Italia esclusivamente sanitaria, cioè non con personale
di polizia penitenziaria. Un
3
Qui volavano i rapaci
Traino della ripresa
Famiglie e manager
tornano ad investire
le». Metodicità, precisione,
puntualità. Semi germinati
anche attraverso l’esempio.
«Sono sempre entrato in fabbrica alle 7.40 e la domenica
a messa sempre nello stesso
banco per 30 anni. Ma la gente ha capito. Che per fare impresa occorre rigore: serve
testa, piedi per terra e anche
cuore».
Dalla pasticceria alla
fabbrica d’avanguardia. Il
‘lievito’ imprenditoriale per
un trentennio ha germinato
aiutando eccellenze come
Golden Lady, Amica Chips,
Sterilgarda, Messaggerie del
Garda o Piscine Castiglione,
solo per fare alcuni esempi.
O come la Freddi dolciaria
che oggi con 50 dipendenti solo addetti al controllo delle
macchine produce 4 milioni
di merendine a base di pan
di spagna ogni 24 ore esportandole in tutto il mondo. «È
tutto computerizzato — dice
SABATO 12 GIUGNO 2010
Paese delle fontane
Le imprese scommettono sui servizi
E’ la lezione d’oro degli anni Sessanta
Il soccorso sanitario è nel Dna:
città della Croce Rossa e dell’Opg
Città dove proliferavano le
scuole cattoliche, eredità della presenza gesuitica legata
al nome di San Luigi Gonzaga, ma anche città massonica. Castiglione da queste caratteristiche ha derivato la
particolarità della presenza
d’istituzioni laiche dedite alla cura degli infermi. Molte
donazioni, infatti, hanno privilegiato ospedali e case di
cura.
Era massone anche Henry
Dunant, il fondatore della
croce Rossa che qui ha una
delle sue “capitali” morali. E
il museo internazionale ospitato in un palazzo settecente-
GAZZETTA
fiore all’occhiello che ha fatto da battistrada alla riforma
del 2008 secondo il quale anche le strutture psichiatriche giudiziarie dipenderanno dal ministero della Salute
e non più da quello della giustizia. Una “rivoluzione” alla
stregua della riforma Basaglia che riconosce che anche
per l’Opg l’“ambito territoriale costituisce la sede privilegiata per affrontare i problemi della salute”. Superamento, dunque della tradizionale
struttura “carceraria”, attraverso una sorta di “regionalizzazione” ed un legame
sempre più stretto con il servizio sanitario.
Rialzare la testa. Una sfida che Mario Beschi, leader
dell’Associazione industriale
locale, sa già essere partita.
«Sarà una lunga ripartenza,
e le aziende più dinamiche
hanno già annusato il vento.
Al futuro si può guardare
con ottimismo perché il calo
della domanda si è fermato e
Castiglione, con la sua grande offerta, può giocare le sue
carte».
Ci crede anche il sindaco
Fabrizio Paganella, 54enne
avvocato: «Forse la ripresa
non porterà assunzioni. Ma
noi ci stiamo preparando da
tempo potenziando i servizi
che aiutino le aziende e portino occupazione diffusa».
Uno sforzo che è anche una
sfida per la “capitale economica” alla quale il Mantovano per decenni ha guardato
come esempio e che oggi è
fra le prime a rialzare la testa. (fr.r.)
Mercato
Le piazze
e le vie
del centro
si animano
il sabato
per il mercato
settimanale
Appuntamento
tradizionale
frequentato
anche
dai ‘nuovi’
castiglionesi
immigrati
da altre
città
o nazioni
(foto Bassi)
SESTA PUNTATA
Il viaggio in rete
Identità e prospettive. Castiglione è la
sesta tappa di un’inchiesta a puntate
attraverso i centri nevralgici del territorio, seguendo le tracce, marcate o labili, della “mantovanità”. Il viaggio è
partito dalla laboriosa Castel Goffredo, il 7 maggio, alle prese con la crisi
dei calzifici e il lavoro che non c’è;
quindi, venerdì 14, il reportage ha
messo a fuoco i rapporti tra Sabbioneta e turismo e sabato 22 quello fra Goito, il Mincio e il suo territorio. Quindi
le seguenti tappe ad Ostiglia, paese costantemente diviso, sabato 29, e venerdì scorso a Gonzaga per indagare i
rapporti fra crisi industriale e campagna. Tutte le puntate sono disponibili
all’indirizzo internt del nostro sito
www.gazzettadimantova.it, dove i
lettori possono portare il proprio contributo, con commenti, riflessioni, critiche e suggerimenti.
NUMERI
AMMINISTRAZIONE
Crescita costante
Monocolore Pdl
Un boom inarrestabile. Fra il
1931 e il ’61 la popolazione
crebbe di solo 500 unità, ma
da allora è quasi quadruplicata. Negli ultimi cinquanta anni, solo nel 1985 i residenti calarono (di un’unità). Oggi questa dinamica progressiva è
confermata, ma sono gli immigrati la parte anagraficamente più vivace. Più giovani, con il doppio di figli dei
non immigrati, i 4.404 stranieri oggi sono il 19.27% della
popolazione. Numeri che in
realtà sono ancora più grandi
per l’aumento delle richieste
di cittadinanza italiana (103
solo nel 2009) per bypassare
i visti di soggiorno.
Fabrizio Paganella, 54 anni,
avvocato è sindaco al secondo mandato. Eletto nel 2002,
è stato confermato nel maggio del 2007 con una sorta di
plebiscito, il 61.2%: 6.550 voti
per oltre la metà venuti dal
boom dell’ex Forza Italia che
con il 38.8% dei consensi oggi monopolizza giunta e consiglio. Sei gli assessori, quattro attribuibili all’ex Fi e due
di ex Udc, mentre la Lega è
uscita dalla maggioranza ed
oggi affianca Pd, Socialisti
Ambientalisti e Castiglione
democratica. I Moderati al
centro, dopo una fase d’avvicinamento, sembrano ora tornati in minoranza.
Piazza San Luigi, ore 11.
Qui è il “cuore” della castiglionesità. Il santuario del
Santo, i palazzi nobiliari, il
Municipio. Ma è un “sancta
sanctorum”
urbanistico,
marmoreo, fatto più per i turisti che per i residenti. Ai tavolini dei bar la babele di lingue e dialetti riecheggia il
Sud Italia, evoca il Punjub e
il Maghreb. «Sì, si può essere
ancora castiglionesi — dice
Giovanni Tosi, 64 anni, da generazioni radicato qui —.
Nell’amore per il proprio territorio, per il paese e le sue
memorie tradizionali. Basta
guardare la vicenda del taglio delle ambulanze. I nuovi
arrivati non sentono interesse per questa battaglia. E
non è solo una questione di
campanile». Mario Meldoni,
86 anni, ex edicolante, la castiglionesità l’ha difesa non
solo a parole. «Sì sono stato
presidente dell’“Ordine del
cagnì” (l’ordine del piccolo
cane ndr) — dice —. Abbiamo preso spunto dal cucciolo
che c’è nello stemma di Castiglione per creare un’associazione che difendesse le tradizioni, ma ormai è solo un ricordo, come i veri castiglionesi che non ci sono quasi
più». Una “Rotary” nostrana
e aloisiana, insomma, che
riuniva maggiorenti legati ai
nomi tradizionali delle famiglie, blasonate o meno: Beschi, Sigurtà, Finadri... «In
realtà Castiglione è sempre
stato un paese accogliente,
anche prima del grande
boom — aggiunge l’ex sindaco Arturo Sigurtà, 82 anni
—. Qui il razzismo non ha
mai messo piede, neanche durante il fascismo».
Ma non tutti la pensano così. «La castiglionesità non è
mai esistita — dice Giovanni
Saviola, natali nel Basso
Mantovano —. Anche la festa di San Luigi non è univoca e viene festeggiata in due
date diverse. Qui mancano i
luoghi e i momenti d’aggregazione, la gente non socializza. In centro invece di aprire, bar e trattorie chiudono.
Ci sono tanti uffici e intanto
la gente va a divertirsi sul
Garda».
Ma forse hanno ragione, e
torto, tutti. Basta scorrere i
dati anagrafici. Dal 1961 la
popolazione è quasi quadruplicata. Allora i residenti erano 8.815 e divennero quasi
rovente. Città in cerca di una sua identità, insomma. Di una sintesi che tenga assieme ‘vecchi’ e ‘nuovi’ castiglionesi. Una
sfida che accomuna Castiglione alle moderne città come Milano o Torino che dallo sviluppo industriale hanno avuto ricchezza, ma anche trasformazione sociale.
IMMIGRATI
Il mercato
settimanale
del sabato
è rimasto
punto
di scambio
dei
castiglionesi
Sotto
un bar
di piazza
San Luigi
A destra
Ahmed Farid
immigrato
dal
Pakistan
(foto Fuscati
e Bassi)
In mezzo secolo
popolazione
quadruplicata
La sfida più sentita
è trovare un equilibrio
con il passato
14mila solo dieci anni superando i 20mila nel 2004. Una
galoppata fatta tutta da immigrati, richiamati dallo sviluppo industriale promosso
dalle allora amministrazioni. Ma mentre nel primo ventennio del boom sono i meridionali a salire al Nord, dalla
metà degli anni ’70 sono gli
stranieri la forza lavoro prevalente. Passano dai 700 del
1997 ai 4.404 d’oggi, dei quali
un quarto minorenni. Un castiglionese su 5 è straniero,
ma fra i nuovi nati il rapporto sale al 50%. Un problema?
«No — dice sicuro il sindaco
Fabrizio Paganella —. Castiglione è un posto da cui la
gente si stacca, va a lavorare
altrove. Dove la popolazione
è giovane e ha forte mobilità.
Forse è sempre stata così.
Una sorta di porto, di marca
di confine dove venivano a
studiare le rampolle nobili.
Siamo abituati ad accogliere
chi viene da fuori. L’importante è offrire a tutti luoghi e
modi per sentirsi a casa».
Parole profonde in una
città che cerca ancora la strada per essere se stessa. Una
strada tortuosa, che la crisi
economica potrebbe aiutare
a trovare. Dando una nuova
struttura alle imprese, che
oggi sono oltre 2.600, una
ogni tre famiglie. Tessuto
connettivo di un’economia
che vive sempre meno sulle
grandi aziende e cerca di svilupparsi nel settore dei servizi, vivendo della rendita di
posizione che la vicinanza al
Garda dà. Nuovo assetto delle imprese, nuova fotografia
sociale. Castiglione cerca di
trovare una nuova identità
rimanendo se stessa.
A RIPRODUZIONE RISERVATA
«Diritti in discussione?
E noi ci organizziamo»
Pomodoro e basmati affollano gli scaffali assieme a cous cous e bucatini. Una sorta di Onu alimentare, un bazar che accoglie clienti di tutto il mondo. Siamo nel
quartiere Primo maggio al Pakstore.
Ahmed Farid, 33 anni, sfodera un sorriso
generoso. «Mio padre si è trasferito nel
19977 dal Pakistan — dice con un puro accento castiglionese-bresciano —. Girava
nei circhi, poi è diventato camionista alla
Bertani. Io sono arrivato qui che avevo 7
anni». Com’era Castiglione? «sembra un
assurdo. Ma io che parlavo solo Urdu, la
lingua pakistana, e ho genitori analfabeti,
mi sono inserito perfettamente. Ero seguito, anche a casa. Oggi ho tre figli: 3, 5 e 7
anni. Ma quando ho chiesto alla maestra
di dedicare un po’ d’attenzione alla mia
bimba, chi mi sembrava avere delle difficoltà d’inserimento, mi ha risposto che
d’alunni ce n’erano tanti e che potevo farle dare lezioni a pagamento. Ecco com’è
cambiato il clima».
Ahmed ha studiato all’Itis ed ha fatto il
mediatore culturale nel Bresciano. «Castiglione è un paese facile, ma c’è meno disponibilità di una volta nei confronti degli
immigrati. Basta andare a fare qualche documento per capirlo. Una volta c’era forse
curiosità per chi veniva da fuori. Oggi c’è
più insofferenza». Per questo sta nascendo un coordinamento degli immigrati.
Gente che ha studiato, parla perfettamente l’italiano, sa muoversi negli uffici, legge la Costituzione. E aiuta a tenere alta la
soglia dei diritti per i nuovi arrivati. «La
moschea è solo un caso — conclude
Ahmed —. Noi non ne abbiamo bisogno.
Io posso pregare a casa quando voglio. Ma
il luogo di culto è un diritto che non deve
essere messo in discussione, né per i cristiani, né per i musulmani». (fr.r.)