Wim Delvoye - exibart.com

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Wim Delvoye - exibart.com
07 novembre 2003 delle ore 16:05
fino al 6.I.2004
Wim Delvoye - Fabrica
Prato, Museo Pecci
La grande arte abita di nuovo gli spazi del Pecci di Prato. Vera e propria rinascita, quasi una
rivoluzione. Sei diversi momenti espositivi, dalla giovane arte alla collezioni permanenti e,
soprattutto, Wim Delvoye…
Il tanto atteso Soutif’s day è finalmente arrivato.
L’inaugurazione del nuovo Centro per l’Arte
Contemporanea di Prato, chiuso da nove mesi
per lavori, si è rifatto il look; ridisegnate le sale
del primo piano in modo che la luce proveniente
dall’alto le possa illuminare pienamente,
rinnovate le strumentazioni tecniche e creato un
ampio spazio per le grandi mostre. E soprattutto
trovata una nuova guida nel neodirettore Daniel
Soutif.
Protagonista indiscusso della nuova stagione
espositiva è l’attesissimo, e già molto discusso,
artista belga Wim Delvoye. Una esaustiva
antologica mette in luce l’audacia e l’originalità
creativa del suo lavoro. Sempre sulla lama di
un dualismo che, tra spregiudicatezza e
tradizione, remette in scena copule spiazzanti,
imprevedibili,
riuscendo a veicolare presente e passato in una
dimensione altra.
L’artista si appella ad un’opposizione tra
principi assolutamente irriducibili, pervenendo
ad una alterazione radicale del significato degli
oggetti. Contrasto e antagonismo viaggiano
paralleli nel suo dual feed, bisogno di doppio
nutrimento da poli diversi siano essi temporali,
spaziali, religiosi o abitualmente quotidiani.
Miscela oggetti di uso comune come pale e
badili smaltandoli finemente con emblemi di
armi gentilizie nella serie Shovels, nobilitando
i primi e smitizzando i secondi. Conferisce
dignità a banali bombole di gas decorandole con
motivi tipici della ceramica di Delft in Gas
Cannister.
Dalle foto elaborate a computer, dalle
radiografia di fellatio, alle vetrate a piombo
raffiguranti scene kitsch-religiose, attraverso
tatuaggi di icone universali e chiaramente
simboliche su pelli di maiale, fino ai baci anali,
a lettere d’amore scritte con bucce di patata,
persino betoniere e camion di dimensioni reali
impreziositi dalla struttura di pregiato tek
finemente intagliato. Nella meticolosa cura che
sottende alcuni di questi lavori, si legge anche
un’ironica polemica verso quella parte di critica
nicchiante che accusa l’arte contemporanea di
eccessiva depauperante velocità di esecuzione.
Geniale e indimenticabile la serie degli X-Rays:
rapporti orogenitali, amplessi di animali
e altre posture erotiche sono fotografati con i
raggi X, un macabro e beffardo omaggio alla
traslazione virtuale dei più elementari rapporti
di comunicazione fisica.
Ultima, solo in ordine cronologico (è stata
ripensata appositamente per questa mostra), la
Cloaca Turbo, grande macchina computerizzata
che, alla stregua dell’apparato digerente
animale, trangugia cibo e produce in in tempo
reale autentiche feci, metafora di un mondo
onnivoro che tutto ingloba e fagocita senza
ritegno.
Soutif interpreta l’opera come ”…una sorta di
visione dell’inferno contemporaneo, in un
mondo che ingurgita tutto e produce disordine,
escremento, entropia. Una forma di riflessione
profonda sull’umanità di oggi, sulla tecnologia
e sui danni che produce”. L’autore ne dà anche
un’altra lettura, in cui pessimismo e ottimismo
si confondono e smitizzano la realtà: la vera
distruzione avviene nella bocca e nello
stomaco, la creazione si realizza in antitesi
dall’ano, organo sì espulsivo di rifiuti organici,
ma anche artefice e produttore. Se pur di merda.
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daniela cresti e pietro gaglianò
mostra visitata il 25 ottobre 2003
fino al 6 gennaio 2004
Wim Delvoye
Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci
v.le della Repubblica 277
Prato
Tel.0574.5317
Fax.0574.531901
www.c-arte.it
[email protected]
Orario:
da lunedì a venerdì 12.00/21.00
sabato e domenica 10.00/19.00
indice dei nomi: Pietro Gaglianò, daniela
cresti, Daniel Soutif, Wim Delvoye, Luigi Pecci
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