n° 2 Dicembre 2009

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n° 2 Dicembre 2009
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EDITORIALE
BASTA UN UOMO PER SALVARE IL MONDO
(E NON E’ SUPERMAN)
di GIULIA COLOMBO IIIG
Dopo cinque anni che mi trovo a combattere contro i pregiudizi che gli amici monzesi nutrono verso la mia città
natale (al secolo conosciuta come Desio), vorrei rispondere pubblicamente alle loro infondate accuse: Desio non è
una città priva di qualsiasi evento culturale.
Anzi, in realtà qualche settimana fa si è persino tenuto un festival dell’arte a cui hanno partecipato membri di varie
associazioni artistiche internazionali ed io, alle prese con il mio nuovo lavoro da aiuto- vice- pseudo –assistente
temporaneo dell’organizzatore, ho potuto assistere ai vari dietro le quinte. In particolare, durante la pausa caffè, la
mia attenzione è stata attirata da un uomo bruno che chiacchierava con un mio amico. La sua figura alta, scura,
longilinea, la guancia segnata da minacciose cicatrici, la voce lenta e profonda di chi riflette molto prima di parlare,
sarebbero sembrate molto più naturali in mezzo ad una cricca di giocatori di poker professionisti piuttosto che tra
artisti e ricercatori nel sociale.
Poco dopo è ricominciata la conferenza e l’uomo misterioso si è avvicinato al microfono con una camminata sciolta
che rivelava anni di familiarità con il palcoscenico. Dopo essersi scusato per la sua cattiva pronuncia dell’italiano
(peraltro perfetta), ha incominciato a raccontare la sua storia.
E’ il 1992, Daniel Romila vive per le strade di Bucarest. Nella sua stessa situazione altri quattromila bambini,
abbandonati dai genitori o fuggiti dai numerosi orfanotrofi in cui spesso per mancanza di soldi non c’è nemmeno il
cibo sufficiente per tutti. Di notte si rifugiano nei cunicoli delle fogne, non c’è altro modo per sopravvivere al
freddo pungente dell’inverno, e si guadagnano da vivere illegalmente, tra richieste di carità, furti e prostituzione.
Un giorno uno di loro incontra l’uomo che li salverà. Non è superman né un poliziotto, ma un semplice clown: si
chiama Miloud Oukili ed è un artista di strada francese che si trova in Ucraina con un’associazione umanitaria.
Miloud rimane sconvolto dalle condizioni di vita dei ragazzi e decide di aiutarli. Per prima cosa bisogna farsi
accettare da questi bambini sperduti che hanno abbandonato ogni speranza nella bontà degli uomini e perciò inizia
a vivere con loro, a condividerne le notti inquiete nelle fogne della città. Pian piano insegna che la cosa più
importante, quella che non devono mai dimenticare in qualsiasi situazione si trovino, è il rispetto per se stessi. Ma
non basta: non è possibile rispettare se stessi quando bisogna piegarsi ad azioni abiette per procurarsi di che vivere.
E così Miloud decide di insegnare a questi ragazzi la cosa che gli riesce meglio: la giocoleria. Dopo mesi di
allenamenti e prove, un gruppo di ragazzi è finalmente pronto ad andare in scena, e tra questi c’è anche Daniel.
“Non avevamo i colori e perciò ci dipingevamo la faccia con il dentifricio ed il lucido da scarpe, così dopo qualche
minuto la pelle iniziava a tirare”, ricorda Daniel con un sorriso “ma non importava perché grazie a quegli spettacoli
portavamo a casa abbastanza soldi per mangiare.”
Il gruppo cresce, migliora, tanto da ricevere diversi riconoscimenti; nel 1996, felice dei risultati raggiunti, Miloud
fonda PARADA, un’associazione che aiuta i giovani di strada insegnando loro l’arte circense.
Oggi, diciassette anni dopo, alcuni dei Ragazzi di Bucarest girano in tourneè all’interno della campagna “Un naso
rosso contro l’indifferenza” per far conoscere al mondo la situazione nelle strade della loro città; altri, come Daniel,
sono rimasti a Bucarest per aiutare gli assistenti sociali grazie alla loro esperienza e spesso viaggiano all’estero per
raccontare la loro storia.
Sono rimasta molto colpita dalle parole di Daniel. Sentendo il rispetto e la gratitudine con cui parla di Miloud, non
si può non ammirare quell’uomo che, solo, straniero, senza essere né ricco né potente, è riuscito a cambiare
veramente le cose. Osando spingersi in luoghi che quasi tutti avrebbero preferito ignorare, ha salvato centinaia di
bambini, insegnando loro a capire di aver diritto alla vita ed alla dignità, e dimostrando a noi che per essere un eroe
non bisogna indossare per forza un mantello, ma basta un naso rosso da clown.
NB Chiunque sia interessato alla storia di questo gruppo può guardare il film “PA-RA-DA”, lungometraggio di
Marco Pontecorvo che racconta con precisione la nascita di questa iniziativa.
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“Neofascismo: so fashion, so trendy”
Casa Pound: quelli del terzo millennio
di NADEESHA UYANGODA IA
Neofascisti, razzisti, sessisti, omofobi, xenofobi: chi sono, cosa fanno, a cosa servono i fascisti del terzo
millennio???
Non fanno più il saluto romano, preferiscono quello da legionario (la reciproca stretta dell'avambraccio sinistro), il
loro stemma non è una svastica né una croce celtica, ma sulla loro bandiera nera c'è una tartaruga ottagonale; oltre a
Mussolini, d'Annunzio e Marinetti, i loro idoli sono Kerouac, Rino Gaetano, De André e Che Guevara.
Chi?? Proprio quel Che Guevara lì?? Sì, avete capito bene. <Liberi pensatori. Uguali a noi.>, dicono loro.
Chi sono? Sono i membri di casa Pound, un'associazione nata nel 2003 e che nonostante la brevità della sua vita,
solo sei anni, vanta già diverse occupazioni abusive, fra le quali quello dello stabile di via Napoleone III, nel
quartiere romano dell'Esquilino e, più recentemente, quello di un monastero abbandonato, di proprietà comunale,
nel bel mezzo del quartiere popolare Materdei, a Napoli. All' incursione di Casa Pound, la città non ha reagito nel
modo in cui di solito si conviene fare con dei nuovi vicini. Fuori i fascisti dal rione Materdei, dicono i manifesti su
tutti i muri del centro storico del quartiere simbolo della Resistenza.Hic maneabimus optime, rispondono gli slogan
di Casa Puond, citando la famosa frase di D'Annunzio a Fiume. Loro non se ne vogliono andare, stanno benissimo
dove sono: hanno sostituito il vecchio portone di legno marcio, con uno nuovo di zecca, con tanto di maniglioni di
ferro, perchè l'aria che tira non è delle migliori: sui muri sono comparsi stelle a cinque punte, striscioni,
manifestazioni di protesta ( a cui i “fascisti del terzo millennio”, come vogliono essere chiamati, hanno preferito
rispondere, dal terrazzo, con il saluto romano, piuttosto che con il dialogo), scontri con la polizia, una denuncia a
casa Pound per l'aggressione a uno studente. Ed è proprio su loro che questo gruppo punta, ai giovani e agli
studenti: l'età media dei leaders si aggira intorno ai 35 anni.
Navigando in rete, mi sono imbattuta in un articolo di “Top Girl” (mensile del Gruppo Mondadori per ragazzine)
che questa volta, invece di aiutare le quattordicenni nei loro profondi problemi esistenziali (l'ombretto blu dona agli
occhi chiari? Meglio lo smalto rosa o quello viola?), ha pensato bene di pubblicare sei pagine sui neofascisti di
Forza Nuova e, sorvolando tranquillamente alcune caratteristiche “marginali” dei suoi membri (è superfluo che ve
li ripeta, sono sempre gli stessi), inizia l'illuminante articolo con queste parole: «La nostalgia del Duce esiste, ha il
volto di ragazzi normali e parla di valori tradizionali: Dio, Patria e famiglia».
Non farò commenti inutili: non ce n'è bisogno.
Non è stata del mio stesso parere la direttrice della rivista, Annalisa Monfreda, che, invece di nascondersi dietro a
un pur sempre dignitoso silenzio, ha risposto alle polemiche e all' indignazione delle lettrici, e non solo, dicendo
“Si tratta di un reportage sui movimenti neofascisti. Siamo andati a vedere cosa fanno, cosa pensano, cosa
indossano quelli che si sono resi colpevoli degli attacchi di piazza Navona. Secondo le buone regole del
giornalismo non abbiamo giudicato, abbiamo lasciato che i pensieri espressi dai ragazzi si facessero giudicare da
soli.” E a chi ha pronosticato il calo delle vendite ha ricordato che “questo e' il paese di Povia e Berlusconi. Uno ha
quasi vinto Sanremo e l'altro... Inutile che glielo dica. Ovviamente non era mio obiettivo quando ho commissionato
quel reportage, ma cosi è se vi pare”
Ah, grazie direttrice adesso ci è tutto più chiaro: le vendite possono solo aumentare.
Però, viene da chiedersi: ma questi neofascisti non fanno più paura? E perché sempre più giovani aderiscono ad
ideologie di questo genere? Perché i tatuaggi di Mussolini, croci celtiche, fasci littori e simili sono “fighi”. Perché
il fascismo è una moda e, in questo periodo, è decisamente di moda, così come, in questi anni, è fuori moda il reato
di apologia del fascismo.
L'Italia è senza memoria. Quindi, non possiamo fare nient'altro se non aspettare la prossima stagione per vedere
quali novità porteranno le passerelle e speriamo che questi ragazzi buttino “la nostalgia del Duce” nella spazzatura
come fanno con i vestiti che non fanno più tendenza.
Nell'attesa, però, potremmo fare qualcosa. Sì, sicuramente possiamo fare qualcosa.
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LA PALATA
O TEMPORA O MORES
di PIERPAOLO MELLONI
e LUCA PINCELLI IIIC
Il 4 Novembre è annualmente festeggiato come Giorno dell’Unità nazionale, e anche quest’anno si è ricordato
come l’Italia, dopo i lunghi scontri a tutti ben noti, abbia raggiunto l’unità nazionale da ormai quasi 150 anni,
grazie all’impegno di personaggi illustri come Garibaldi, Mazzini e Cavour. Oggi i loro sforzi rischiano di essere
vanificati, almeno ideologicamente, da individui meno nobili, come Bossi, Lombardo e altri che si propongono
l’autonomia di altre zone della penisola, come ad esempio movimenti per l’autonomia della Sardegna, del Sudtirolo e del Centro Italia.
Se dapprima la Lega appariva come una sorta di movimento folkloristico, oggi raccoglie vasti consensi anche in
zone dove la polenta non è piatto tipico, come a Lampedusa, dove è in carica un sindaco leghista: è passata dal 4%
alle politiche del 2006 all’8% del 2008, fino a raggiungere punte del 10% alle ultime europee. Se vi sembra strano
che una forza nata come legata ad un ben preciso territorio possa aver riscosso un tale successo, le ragioni in realtà
sono abbastanza evidenti: gli esponenti più esaltati (vedi Borghezio e Prosperini) hanno oggi meno visibilità
rispetto al passato, si sente raramente parlare di secessione (tranne durante la farsa annuale di Pontida) visto che gli
attacchi si concentrano sugli immigrati.
Ancora più strano il caso dell’ MpA di Lombardo, attuale Governatore della Sicilia, che è nato con analoghe
ispirazioni federaliste, che mirano a vantaggi economici indirizzati esclusivamente alle regioni meridionali. Sulla
reale consistenza politica dell’ MpA ci concediamo un giudizio quantomeno scettico, mentre ci sembra evidente la
creazione di questo partito per motivi di potere ed economici, in una regione in cui il pericolo di collusione con la
Mafia è sempre dietro l’angolo.
A dispetto di quanto la ragione suggerisce, questi due partiti con obiettivi così contrapposti sono nella medesima
alleanza e collaborano quotidianamente in Parlamento, inoltre sono politicamente schierate a destra, dove è invece
solitamente forte il sentimento patriottico. La domanda che ci poniamo è come sia possibile che movimenti come
questi, che minano l’unità nazionale, almeno ideologicamente più che sul piano di una reale secessione territoriale
(sebbene ciò sia ancora previsto nello statuto della Lega), conquistino una buona parte dell’elettorato. Anche sotto
questo punto di vista le risposte sono molteplici.
In primis va considerato il clima xenofobo che si sta diffondendo in Italia, ampiamente espresso tramite i mass
media, che veicolano in continuazione l’equazione straniero = criminale, parlando solo dei casi di cronaca in cui
sono colpevoli gli extracomunitari, sottacendo tutte quelle migliaia di lavoratori stranieri sfruttati in nero nelle
industrie, nell’edilizia e in agricoltura, senza i quali l’economia italiana sarebbe in crescente difficoltà.
Secondariamente si osserva tutti i giorni come una certa parte della politica inviti i cittadini con il proprio esempio
a trascurare la dimensione sociale e istituzionale del paese: quotidianamente il Presidente del Consiglio attacca le
altre istituzioni come il Presidente della Repubblica, la Corte Costituzionale e la magistratura o limita il regolare
corso della giustizia con il processo breve, toglie fondi alla scuola pubblica e ne concede a quella privata, invita a
non pagare le tasse o il canone Rai, promette l’impunità agli evasori fiscali (vedi la recente legge sul rientro dei
capitali ILLEGALMENTE depositati all’estero). Passa così un messaggio di scarsa attenzione verso il pubblico in
favore degli interessi personali. Cicerone si rivolterebbe nella tomba.
Tutto ciò ha provocato nella gente un progressivo sentimento di indifferenza nei confronti della, se vogliamo
burocratica e decisamente poco patriottica, ma indispensabile, componente statale dello Stato Italiano: proliferano
gli evasori fiscali, ma nessuno di loro pensa che evadendo frodano l’Italia delle sue ricchezze, privando anche sé
stessi di alcuni servizi forniti dallo Stato, nessuno si preoccupa se viene impedito il corso della giustizia, pochi
protestano di fronte all’indebolimento della scuola pubblica in favore della privata, insomma si sta perdendo quella
coscienza civile che rende le persone dei buoni cittadini. Pensiamo che oggi, in un periodo di crisi e difficoltà
economiche, sia più necessario che mai avere ben presente il ruolo dello Stato e non vederlo esclusivamente, alla
maniera liberista, come un’ entità lontana che è solo in grado di spillarci soldi dalle tasche con le tasse.
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RISPOSTA ALL’ARTICOLO
DI PINCELLI E MELLONI
LETTERA ANONIMA
In merito all’articolo che gli Egregi Signori Pincelli e Melloni hanno pubblicato sul numero attuale del nostro
amato ed attesissimo Bartolomeo, vorrei, se mi è concesso, spendere due paroline. Ho letto inizialmente con molto
divertimento le sue affermazioni, e devo dire di esserne rimasto veramente molto colpito, in quanto ho appreso che
anche qui nel nostro amato liceo ci sono persone in grado di esprimere più sciocchezze di un iguanodonte che
cercasse di recitare Shakespeare. Difatti si parlava (a sproposito) della funzione sobillatrice che la Lega avrebbe sui
cittadini italiani, incitandoli alla secessione e ad atti di xenofobismo immotivato. Bene, mi preme ricordare ai
Signori Pincelli e Melloni che la Lega ha recentemente ribadito come suo primario obiettivo una secessione di tipo
economico, e non territoriale, che prevedrebbe un maggior afflusso di denaro alle regioni(ma guarda un po’)
produttrici di denaro, cosa che, francamente, trovo assolutamente giusta. Anche se ciò certamente non toglie che
non si debbano tralasciare i problemi che perennemente affliggono le regione del meridione. Ma forse i sopracitati
signori sono più attenti a sentenziare che ad informarsi debitamente. Inoltre mi ha colpito il fatto che anche
quest’anno si continui ad insultare, pur in maniera abbastanza velata, il nostro presidente del consiglio, che
evidentemente risulta un po’ antipatico ad alcuni. Ebbene, la mia domanda per costoro è la seguente: ma perché
invece di criticare e basta non proponete voi qualche soluzione? Ma perché se lo stato non ha i soldi per mantenere
gli immigrati CLANDESTINI non aprite le porte della vostra magione e li ospitate a vostre spese? Perché vorreste
abolire, in sostanza, la lega, ma non vi preoccupate del fatto che nel nostro parlamento seggano anche deputati di
partiti di estrema sinistra, a volte addirittura veri e propri criminali?
ATTENZIONE
Perché partiti di eredità e ideologia comunista (il
comunismo ha ammazzato più di sessanta milioni di
Il contenuto di questa lettera anonima
persone) possono sedere nelle nostre camere? Perché non si
pervenutaci in redazione solleva uno dei
può riconoscere l’operato positivo di un avversario politico
problemi fondamentali del nostro giornale: come
nemmeno in occasione di eventi straordinari come il
è possibile mantenere apolitico il nostro giornale
terremoto in Abruzzo e l’alluvione in Sicilia? Devo
senza però evitare di trattare argomenti di
continuare? No, credo sia sufficiente. Ah già, quasi
politica?
dimenticavo: per favore, non tirate in ballo Cicerone,
lasciatelo riposare nella sua tomba in pace, e ricordate, così
Dopo lunghe ed intense riflessioni, grazie alla
a titolo informativo, che il grande Tullio era un optimatus, e
partecipazione di due redattori del Bartolomeo, è
non so quanto approverebbe le vostre idee. Inoltre, per
stata finalmente trovata una soluzione. Nel
concludere, ci terrei a sottolineare di non essere
prossimo numero vedrete la comparsa della
assolutamente leghista, ed anzi vorrei precisare di non
rubrica “Il Rosso ed il Nero”, gestita a quattro
condividere assolutamente neanche lontanamente molte di
mani da Luca Pincelli (che si autodefinisce un
quelle che sono le idee della Lega Lombarda. Non mi piace
ateo progressista) e Marco Colombo (che si
però
neanche la critica infondata e pregiudizievole, e sono
descrive come un liberal conservatore
infatti pronto a riconoscere il valore dei miei “avversari”,
anticlericalista), che come seguaci di idee
cosa che dovrebbero imparare a fare tutti i nostri politici, di
politiche opposte vi daranno di volta in volta la
sinistra
ma anche indubbiamente di destra. Ci tengo infatti,
loro diversa visione su un argomento comune.
dopo questa mia invettiva forse un po’ troppo violenta, a
sottolineare di aver apprezzato l’articolo apparso sullo
scorso numero del Bartolomeo relativo alla questione della croce, che condivido largamente per la maggior parte.
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ARTICOLO IN RISPOSTA A “COLAZIONE ALLO ZUCCHI”, BARTOLOMEO DI NOVEMBRE
QUANDO IL PATRIOTTISMO DIVENTA IPOCRISIA
di LUCA PINCELLI IIIC
Questo articolo è un po’ diverso da quelli scritti precedentemente da me: l’ispirazione infatti è nata dall’invito fatto
a tutti gli zucchini da Marco (Colombo) a commentare l’argomento che ha desiderato proporci (come ha scritto nel
suo interessante articolo uscito il mese scorso) sul giornale della scuola. Ho sentito il bisogno di rispondere a
Marco, proponendo le mie obiezioni e le mie idee in merito all’argomento trattato cioè la guerra (o se preferite
“missione di pace”) in Afghanistan e in particolare il ruolo ricoperto dai militari italiani. Certo penserete che la mia
modesta, anzi modestissima opinione non merita lo spreco di un’intera pagina del Bartolomeo, ma è con un po’ di
presunzione che spero possa offrirvi un altro punto di vista rispetto all’opinione di Marco su un tema così
importante che, ripeto, sono davvero contento il mio collega abbia
analizzato.
LA NOTIZIA
Sicuramente concordo con lui nel considerare la missione in
ZUCCHINA
Afghanistan, come anche quella in Iraq, un importante progetto che,
I nostri celeri rappresentanti
in quanto condiviso da alcune tra le più importanti potenze mondiali,
risulta persino fondamentale al fine del mantenimento di solidi
d’Istituto si sono già attivati,
rapporti internazionali; certo forse la democrazia e la pace non
riuscendo a ottenere per tutti gli
possono essere esportate con la violenza e le armi (sebbene queste
studenti zucchini uno sconto
possano essere utilizzate solo per autodifesa o in caso di pericolo,
del 10%, e da giugno del 15%
come ha precisato il mio collega), ma su questo si potrebbe discutere
sui libri in vendita alla libreria
per ore senza risolvere alcune contraddizioni interne all’argomento.
Libraccio di Monza. Per usufruire
Allo stesso modo vorrei evitare di discutere delle “accuse” (o sarebbe
dello sconto basterà presentare alla
meglio dire “notizie fondate sulla base di opinioni e voci affidabili”?)
cassa il proprio libretto scolastico.
mosse dal “Times”, visto che nulla è stato ancora stabilito con
certezza. Concentriamoci allora sul ruolo dei soldati italiani in Medio
Oriente. È fuor di dubbio che inneggiare alla morte di lavoratori,
quali sono effettivamente i militari, definendoli mercenari sia un
comportamento riprovevole: questo è un atteggiamento sbagliato e condannabile, non tanto perché sminuisce gli
“atti eroici” (che a mio avviso si limitano alla ricerca infruttuosa di terroristi e agli “scambi di persona” che portano
alla condanna di innocenti civili afgani o iracheni) dei soldati, quanto perché il rispetto è dovuto ad ogni lavoratore.
Ecco, è proprio questo il punto in cui dissento maggiormente dall’opinione di Marco: io non considero i soldati
italiani come degli eroi e non riesco a riconoscerli quali difensori della patria, che ci tutelano dagli attentati dei
crudeli ed “infedeli” islamici, francamente mi spaventano di più le ronde o i cori razzisti negli stadi o le aggressioni
ai ragazzi problematici nelle scuole.
Li vedo piuttosto come lavoratori che, faticando a trovare un’occupazione nello stivale (molti di loro provengono
dal meridione dove la disoccupazione è elevatissima), vedono come unica soluzione per sostenere loro stessi e le
proprie famiglie, l’arruolamento nell’esercito italiano. Proprio per questo motivo vanno rispettati, ma non osannati,
perché altrimenti si farebbe una discriminazione inaccettabile: perché tributare gloria ed onore a un soldato e non
ad un operaio, ad un muratore, ad un poliziotto, ad un pompiere che muoiono sul lavoro? Non ricevono tutti uno
stipendio per ciò che fanno? Non fanno tutti quanti attività in cui il rischio di perdere la vita può essere elevato?
Concludo con un’ultima modestissima opinione riguardo al minuto di silenzio che lo Zucchi ha dedicato ai caduti
in Afghanistan qualche tempo fa: credo che quello sia stato davvero un momento negativo nella storia del nostro
Istituto, visto il trattamento preferenziale riservato a lavoratori non diversi dai caduti della Thyssen Krupp, per cui
non è stato stabilito nulla del genere. Questa è la mia opinione riguardo ai fatti che ci sono stati descritti da
Marco… spero non venga interpretata come una “dimostrazione vigliacca di ignoranza e cattiveria”!
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COLAZIONE ALLO ZUCCHI
ovvero
GLI ORRORI DELL’ANTRO DELLE GORGONI
di MARCO COLOMBO IIG
Orbene, ci ritroviamo finalmente(o purtroppo, dipende dai punti di vista) ancora qui, nel nostro amato Liceo, oramai alle prese
con interrogazioni e compiti in classe di ogni materia che si accavallano inesorabili senza darci sosta, incuranti del fatto che
anche noi potremmo in effetti avere una nostra vita privata. D’altro canto Novembre è da sempre stato un mese abbastanza
pieno, ricco di voti e conseguentemente di angosce, che anticipa inesorabile gli ancora più temibili Dicembre e Gennaio, veri e
propri fulcri del primo quadrimestre. E effettivamente questo Novembre nello specifico è stato un mese ricco di notizie e
novità, cosa che mi ha alquanto indispettito, avendomi messo nella spiacevole situazione di dover effettuare una scelta, devo
dire ardua, fra i vari argomenti che avrei voluto trattare e che sono costretto per motivi di forza maggiore a confinare in una
misera paginetta. Le testate di tutti i giornali ci hanno infatti letteralmente sommerso di notizie sul caso Marrazzo, cui è
recentemente seguita la morte alquanto sospetta della transessuale Brenda, nonché sulle recenti affermazioni (discutibili…) di
Gianfranco Fini che tutti gli intelligenti giornalisti si sono affrettati a riportare come in una gara a chi diceva più volte quella
stessa parola che io non posso qui citare per ovvi motivi. Pur tuttavia sono stato particolarmente colpito dal caso di Cesare
Battisti, il noto terrorista dei PAC rifugiatosi in Brasile e del quale l’Italia cerca da molti anni di ottenere l’estradizione. Se
leggiamo una sua breve biografia possiamo infatti apprendere del passato di certo non integerrimo di quest’uomo, che
abbandonò quasi subito il Liceo Classico (sic!) per dedicarsi ad atti di teppismo e vandalismo: fu infatti arrestato già una
prima volta nel 1972, e poi nel 1974 per due rapine con sequestro di persona, nonché ancora nel 1977 sempre per una rapina e
con l’accusa di aver compiuto “atti libidinosi nei confronti di persona incapace di intendere e volere”.E già questo dovrebbe far
pensare, a mio avviso, ad una persona mentalmente malata e pericolosa per la società. Eppure riesce a tornare in libertà e
messosi in contatto con Arrigo Cavallina, ideologo dei PAC, comincia la sua brillante carriera di terrorista, durante la quale
compie ben quattro omicidi. Viene finalmente arrestato nel 1979, ma evade nel 1981 e fugge in Francia, dove grazie alla
dottrina Mitterand può vivere serenamente e senza preoccupazioni. Anzi, riesce addirittura a diventare un affermato scrittore di
romanzi noir. E già qui rimango perplesso. Mi chiedo infatti come sia possibile che un uomo condannato per quattro omicidi
possa tranquillamente continuare a camminare per le strade di una città che si presumerebbe essere civile e regolata da leggi.
Eppure la Francia ne nega l’estradizione. Almeno fino a che Chirac finalmente se ne interessa e la Corte di Cassazione
ribadisce la sua colpevolezza. Fugge allora in Brasile, dove inizialmente viene arrestato nel 2007. La cosa interessante ( e
sconcertante) è che, sempre in Brasile, nel 2009, gli viene concesso lo statuto di “rifugiato politico” adducendo a motivazione,
e cito testualmente, “ il fondato timore di persecuzione del Battisti per le sue idee politiche, nonché i dubbi espressi sulla
regolarità del procedimento giudiziario nei suoi confronti”.
Allucinante. Come può una nazione qualsiasi del mondo concedere ad un personaggio come Battisti lo status di rifugiato
politico me lo sono chiesto più volte. E sono arrivato alla conclusione che una ragione non c’è. Forse l’ignoranza, la stupidità
e, perché no, la corruzione di certi politici e magistrati. A costo di sembrare esagerato mi chiedo anche come uno stato capace
di ciò possa sedere nel consiglio delle nazioni unite, perché a mio parere se non è in grado di valutare correttamente casi
relativamente poco importanti come questo non può parimenti essere in grado di valutare correttamente situazioni di
emergenza a livello globale. Fortunatamente pochi giorni fa la Corte Costituzionale brasiliana ha ripreso in esame la questione
e ha dichiarato illegittimo lo status di rifugiato politico di Battisti, che non è stato ugualmente estradato, per ora. Certo, la
giustizia richiede tempi lunghi. Ovunque, in Italia come all’estero. D’altro canto i politici e i giudici hanno molto da fare, e
devono occuparsi di molte cose allo stesso tempo, non possiamo pretendere troppo. Poverini. Mi scende quasi una lacrimuccia.
Comunque, per concludere, vorrei sottolineare che la cosa che più mi ha colpito è che Battisti ha anche ricevuto segni di
solidarietà in Francia a seguito della seconda richiesta di estradizione (quella accettata per intenderci) da parte di intellettuali
del calibro di Bernard-Henri Lévy, che ha curato la prefazione dell'ultimo suo libro"Ma Cavale", Serge Quadruppani e Daniel
Pennac. Nonchè di Fred Vargas e dal colombiano Gabriel Garcia Marquez. Che figure interessanti questi intellettuali, non
trovate? Sono sempre pronti a schierarsi dalla parte dei condannati, a loro non interessa se poi una persona sia colpevole o
meno, l’importante è dire qualcosa che vada contro al potere precostituito. E soprattutto per loro è importante difendere le
loro idee, anche se sono palesemente errate e si basano su preconcetti di natura soprattutto politica. A queste persone dunque, e
a Battisti stesso mi piacerebbe chiedere “ Vi porta una follia cieca o una forza più profonda, o una colpa? Forza, questo
rivelatemi! Ma stanno muti. Hanno mente stordita, senza ascolto. E’ la necessità feroce che agita questo popolo , il delitto, la
morte d’un fratello. È quel sangue innocente di Remo che colò su questa terra a maledire i figli e i loro figli.”
Ave atque Vale
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SORRIDIAMO
DIRITTO (MOLTO DISTORTO)
DISTORTO) CIVILE
di CLARA DEL GENIO IA
Sappiamo tutti che gli Americani sono un popolo di mattacchioni (me compresa). In quanto a ridicolità sono riusciti più
volte ad eguagliarci e addirittura a superarci (e, voglio dire, battere il Silvio è dura!). L’America è, vi assicuro, un paese
strano: a partire dalle leggi. Ad esempio, è illegale cacciare balene in Kansas, Nevada e Oklahoma (sottolineo che questi
stati non hanno confine sul mare). In Georgia alle galline è vietato attraversare la strada, in Idaho pescare in groppa ad un
cammello è severamente proibito (sì, vale anche per i Re Magi). A Baltimore è vietato maltrattare le ostriche. In
Oklahoma chi si permette di fare linguacce ai cani verrà sanzionato e/o arrestato.In Massachussets ai gorilla non è
permesso sedersi sul sedile posteriore di un qualsiasi veicolo. In New Jersey i gatti sono obbligati a portare almeno 3
campanelli per poter avvisare i volatili del loro arrivo. In North Carolina zuffe fra cani e gatti sono vietate. In Ohio
rendere un pesce ubriaco è illegale. Sempre lì, è reato scuotere un serpente in faccia a qualcuno; si può invece lanciarlo
addosso ad una persona in tutta tranquillità (ragionevole!).
In Illinois non è permesso ad un uomo coi baffi di baciare una donna; ciò è vietato solamente in pubblico in Iowa, mentre
in Indiana la disciminazione baffistica raggiunge il suo apice: è vietato portare baffi se si “ha la tendenza di baciare altri
esseri umani”. In Nebraska ai barbieri non è permesso mangiare cipolle dalle 7:00 alle 19:00, e in Indiana non possono
nemmeno minacciare di tagliare l’orecchio ad un bambino. In New Mexico una donna non può mostrare le proprie
gambe se non sono rasate, e in Ohio nemmeno il viso. (Ma come, donna barbuta sempre piaciuta!) A Topeka, in Kansas,
è proibito installare vasche da bagno (forse per evitare che si nascondino le balene catturate illegalmente). In
Pennsylvania è vietato cantare nella propria vasca da bagno. A Brooklyn, NY, è proibito agli asini di dormire nelle
vasche da bagno; in Ohio i cavalli non possono né dormirci dentro né avvicinarsi. In Wyoming è vietato baciare treni ma
si può invece sposare la propria casa (E chi la porta all’altare?). In Oklahoma molestare una macchina è illegale.
(Giustizia!) In Pennsylvania è reato dormire nel proprio frigorifero. In Kentucky: ogni cittadino è obbligato a farsi una
doccia almeno una volta l’anno (concordo); non si può sposare un uomo per più di tre volte; mordere qualcuno con i
propri denti è “aggressione semplice”, mordere qualcuno con protesi dentali è “aggressione aggravata” (Algasiv
funziona!). In Iowa i pianisti a cui manca una mano sono costretti a suonare gratis, e i baci non possono superare la
durata di 5 minuti; in Oklahoma durano solamente 3 minuti. A Kansas City se osi citare George Washington senza
aggiungere la frase “sia lodato il suo nome” possono multarti fino a 50 centesimi.A New Orleans è proibito legare
alligatori ad idranti ed è vietato russare a meno che tutte le finestre della camera da letto siano ben serrate. In Maine è
illegale soffiarsi il naso in pubblico.
In Nebraska starnutire e/o ruttare durante una cerimonia religiosa è reato. Nel New Jersey è illegale trangugiare
rumorosamente una zuppa. Nel New York State: durante un concerto non è permesso mangiare noccioline o camminare
all’indietro sul marciapiede; un uomo per legge non può uscire indossando giacca e pantaloni che stonino assieme
(altrimenti verreste arrestati dalla Fashion Police, al momento intenta a catturare Loredana Bertè); non si può indossare
pantofole dopo le 22:00. Nel New Hampshire pattinare sull’autostrada e cantare se si è stonati è reato.In Ohio è vietato
finire la benzina (è una lotta contro il destino). In Oregon fischiare sott’acqua è proibito. In Oklahoma è ilegale indossare
gli stivali a letto. In Missouri ai bambini è permesso acquistare un fucile a pompa, ma non una pistola giocattolo.(Molto
ragionevole!) Di Domenica è illegale: nel New Hampshire, fare pipì guardando all’insù e vendere cornflakes; in Ohio,
cacciare balene (anche qui, niente sbocco sul mare); in Minnesota, mangiare hamburger. In Wyoming è vietato fare sesso
nel reparto congelati di un negozio di alimentari (e ora?).In North Carolina è reato fare l’amore sulla parte di pavimento
di un hotel contenuta fra due letti doppi.
In Ohio è proibito ad una donna di fare lo strip tease davanti all’immagine di un uomo. La domanda che sorge spontanea
è: quanti e quali acidi hanno assunto i legislatori americani prima di ideare e promulgare tali ordinamenti?
Evidentemente, emanare determinate leggi risponde a determinate esigenze: ciò dimostra che, per quanto l’uomo tenti
incessantemente di sradicare la pazzia dal suo essere, l’irrazionalità domina e sempre dominerà la vita umana. La follia
risponde al cuore, e spesso sconfigge la mente; senza follia non riusciremmo a vivere, perché siamo spinti ad essa per
natura ed essa per natura ci costituisce. Talvolta accade che non riusciamo più a reprimere il nostro lato dissennato, e ci
lasciamo trascinare da esso. PROSEGUE A PAGINA 11
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ESISTE IL TANTO PROCLAMATO ECOECO-CHIC?
di ANNA RIGILLO IA
Per chi non l’avesse ancora capito (cosa possibile solo se si è stati recentemente rapiti dagli alieni), sì, la nostra cara
vecchia amica Terra sta lentamente sprofondando in una sempre crescente montagna di rifiuti fisici e gassosi.
Potevano dunque moda e design rimanere impassibili davanti al crescente terrore popolare?
Certamente no.Dobbiamo, allora,cominciare dagli anni ’80, quando la grande massa di hippy, preoccupata dall’
allarme decisamente poco “peace and love” del buco nell’ozono, comincia a vestire con tessuti ecologici.
Negli ultimi anni la ricerca riguardante la produzione di tessuti ecologici ha ottenuto risultati ottimi: oggi è
possibile ottenere vari tipi di tessuto (non più solo la tela di canapa) e sono state create anche tinture e vernici
ecologiche, principalmente a base d’acqua.Più tardi, invece, si sviluppa il terrore della spazzatura assassina, che
nell’immaginario collettivo, come a volte nella realtà, sembra sommergere le periferie (e non solo) delle città.
Anche qui designers e stilisti si sono rimboccati le maniche e spremuti le meningi, per dare un contributo, sebbene
effimero, in questa mission impossibile dello smaltimento rifiuti.
Dall’ingegno di molti nascono così oggetti a volte strampalati, altre volte di uso quotidiano.
È sicuramente da citare Demano, brand nato nel 1999 a Barcellona, che ha avuto la brillante idea di utilizzare i
manifesti culturali per creare borse e accessori.
La giovane Jolis Paons ha pensato invece di riproporre il vecchio elenco telefonico sotto forma di abitino da
cocktail, facendo un lavoro perfetto nonostante il difficile materiale (e riuscendo a superare, mi spiace dirlo, le
grandi opere manuali di Giovanni Muciaccia).
Gary Harvey si è cimentato nel riciclo di vecchi capi usati, creando un
vestito lungo composto da 42 paia di Levi’s 501, un altro composto da
28 giacche militari, e altri decisamente meno portabili che non citerò.
Ma anche l’alta moda non se ne rimane in disparte, così Armani
propone una collezione di jeans in tessuto organico, e Chanel, nella
sua collezione Haute Couture primavera-estate 2009, fa sfoggiare alle
modelle importabili cappellini di carta ideati dalla giapponese
Katsuya Kamo.
Più vicini a noi troviamo a Milano il negozio di AsapLab (as
sustainable as possible), che riutilizza gli scarti e avanzi industriali di
filati, maglieria, pellame e jersey per creare oggetti anche divertenti,
come coperte costituite da maglioni cuciti insieme.
Interessante è anche l’idea di Luisa Cevese, designer per Riedizioni,
che ripropone scarti di tessuti sotto forma di accessori, quali borse e
astucci, plastificati. Ogni pezzo è unico e alcuni sono in edizione
limitata perché si tratta di tessuti molto ricercati, a volte anche di
importazione estera.
L’innovativo abito lungo creato da Gary
Harvey utilizzando 42 paia di jeans
Per quanto riguarda il design di arredamento mi sento in dovere di
citare Pawel Grunert, che mi ha decisamente sbalordito con la sua
sedia realizzata con bottiglie di plastica inserite in una struttura in
acciaio; decisamente bella esteticamente e molto ecologica.. In caso di eventuali ammaccature basta la sostituzione
(con una nuova bottiglia).
Innnovativi i brasiliani fratelli Campana, che nella loro ultima collezione “TransPlastic” hanno proposto strutture
realizzate con l’utilizzo di materiali diversi, come fibre naturali mescolate a plastiche colorate.
Insomma, non saranno di certo queste ingegnose invenzioni a salvarci dall’enorme quantitativo di spazzatura che
produciamo, ma di certo è anche questo un piccolo miglioramento, che si spera aiuterà a raggiungere un mondo in
futuro meno “sprecone”.“Tanti cicin fanno un ciciun” mi dice la nonna: e allora mettiamocelo anche noi questo
nostro cicin sulla strada verso l’ eco sostenibilità.
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PIANETA ZUCCHI
I 18 SI FANNO UNA VOLTA SOLA
di SARA MONTAGNINO IIIA
Qual è uno degli eventi più importanti per la vita di uno zucchino?
“Il giorno dei quadri a fine anno in cui vede di averla fatta franca senza debiti?”.
Banale.
“L’esame orale della maturità?” Troppo scontato
La risposta è una sola, praticamente senza alternative: il giorno in cui compie 18
anni!!!!
È una data importante che segna una svolta nella vita di un “adolescente”, che
da qual momento in poi diventa magicamente “adulto”, o almeno così credono
tutti.
Chi non ha pensato in attesa del “magico giorno” almeno una volta <L'anno
prossimo faccio 18 anni>? Oppure <questo è il mio ultimo mese da
minorenne>?
18 anni è anche sinonimo di patente: ecco perché a partire dalla fine della seconda liceo, e poi per tutta la terza,
iniziano a comparire i libri dei quiz che alunni, già disperati per la scuola, tentano di fare, e non sempre con
successo.
Parlando di 18 anni però non si può non parlare del momento della consacrazione alias festa-evento (o presunta
tale) con cui sancire il cambiamento di (ehm……!!!!) “status”: ecco alcune categorie di zucchini che preparano il
loro 18esimo.
− Ci sono infatti quelli che organizzano una festa in grande, invitando mezzo mondo ma alla fine non
conoscono neanche la metà della gente che loro stessi hanno invitato. GLI ESAGERATI.
− Ci sono invece quelli che fanno il compleanno in estate quando in città solitamente non c'è nessuno. Per
questo motivo decidono di rimandare la festa a settembre. A molti di loro però, solitamente si tratta di
coloro che non amano festeggiare il loto compleanno, capita che guarda caso ci sia qualcuno che organizzi
una festa a sorpresa per loro, complici il/la migliore amico/a, i genitori e il/la ragazzo/a. I FORTUNATI.
− Ci sono poi quelli che aspettano la festa dei 18 anni da quando ne avevano 10 e ci tengono cosi tanto che
parlano di questo evento per i 3 mesi precedenti a tal punto che gli amici sanno a memoria il giorno, l'ora e
il luogo già un mese prima. I FANATICI.
− Ci sono quelli che il giorno prima del loro compleanno ancora non sanno come festeggiare, cosa fare,
quando farlo. Decidono all'ultimo momento per un posto che non convince neanche loro, ma per
giustificare la scelta dicono agli invitati “Ma tanto l'importante è che stiamo insieme”. I CONFUSI.
− Ci sono anche quelli che preferiscono una situazione molto tranquilla, senza caos e confusione. Avvisano
tramite Facebook perché a voce sarebbe troppo complicato e festeggiano a casa, cosa che sembrerebbe in
un primo momento sfociare nel noioso ma che in realtà poi si rivela una delle feste migliori a cui tu abbia
mai partecipato. GLI ALTERNATIVI.
− Ma infine ci sono anche quelli che non festeggiano neanche se costretti sotto tortura, che non vogliono
sentire parlare di compleanno se non la mattina stessa dell'evento, che pensano che i 18 anni siano un'età
come un'altra. I MINIMALISTI.
Mi chiedete se tra queste categorie c’è anche chi vi scrive?
Naturalmente! Ma spero non pretendiate che vi dica pure quale sia.
Possiamo essere esagerati, fanatici, confusi, alternativi o possiamo anche prendere tutto con semplicità, in fondo
però tutti aspettiamo questa data con ansia e curiosità perché, anche se alla fine sono poche le cose che cambiano
effettivamente, ci fa sentire più grandi pensare di essere maggiorenni.
E poi diciamo, chi non ha detto almeno una volta la frase “i 18 si fanno una volta sola”?
Ah dimenticavo: il riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale (anche se la IIIA ne sa qualcosa).
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IL FASCINO
di DAVIDE MARELLI IIIC
Il fascino. Fascino e seduzione. Sensazioni comuni, folgoranti ed ineludibili.
PROSEGUE DA
Ci catturano e ci coinvolgono, inchiodano. Diveniamo come biglie su un piano
PAGINA 8
inclinato, scorgiamo il baratro sotto di noi, ma non troviamo la forza e la volontà di
opporci. Il nostro animo, travolto, geme.
Attenzione, la linea che
Seduzione è piacere, seduzione è dolore.
divide pazzia da aborrità
Il fascino folgora il nostro animo, la sua morsa è atrocemente dolce. Onda
o demenza è
impetuosa che sgretola le nostre certezze, come un castello di sabbia. A volte questa
incredibilmente sottile:
perfezione si incarna, perdendo la sua mostruosa grandezza, divenendo percepibile
non sto tentando di
all’uomo. -L’incarnazione, quella è fatale.giustificare balordaggini
o idiozie, ma piuttosto
La nostra immunità crolla non di fronte all’assoluto, ma di fronte al fascino
quei piccoli atti assurdi,
del contingente. Sia esso umanità, esperienza, natura o misero oggetto, ti cambia la
anomali, inoffensivi al
vita. Non necessariamente è l’idilliaca conclusione di un corteggiamento amoroso,
prossimo
e a sé stessi, a
spesso anzi sono il dolore e la mancanza che ti cambiano. Il sublime a volte si
cui tutti siamo portati
annida dove meno lo cercheresti, un viaggio, un incontro, uno sguardo, a volte si
ogni tanto. Magari non
incarna nelle pagine di un libro. Non perché l’autore sia un genio o la sua opera un
pattinare
giù per la
capolavoro, semplicemente quelle pagine ci sembrano nostre. Un possesso atavico,
Valassina, o magari non
senza origine, le conoscevamo prima di leggerle. Ritrovare nell’altro sé stessi,
introdurre una legge che
questo è il segreto.
permetta ad un bambino
Lo stupore per cose mai viste trova in noi un posto che gli appartiene da
dell’asilo di piantarci una
sempre. -Nel buio un’ombra, nella luce un bagliore.pallottola in fronte; ma
Questo è fascino.
baciare un uomo baffuto
Coscienza vuota che si riempie repentinamente e, allo stesso tempo, vita
in pubblico per più di 5
piena che incontra per un solo idilliaco secondo il nulla. Come vapore caldo che
minuti a me sembra una
esce da corpi infreddoliti nel gelido inverno, così la vita a volte ti sorprende,
follia abbastanza
spargendo con noncuranza tracce di tragico paradiso che pietrificano, nella
ragionevole. No?
perfezione di un istante, la tua vita. Il fascino ti scortica, abbandonandoti ebete ed
inerte, mortale. L’uomo muore per il fascino. Senza di esso non potrebbe vivere.
Crudele e straordinario destino quello dell’uomo. Condanna e rimedio coincidono,
in un vorticoso delirio che porta alla coscienza di sé. Si sgretolano così bene e male e assistono impotenti al trionfo
della vita, possibile solo grazie alla certezza della morte.
Questo è fascino.
Cogliere la tragica incongruenza dell’esistenza del sublime nel contingente. Non siamo attratti dalla pace e
dall’armonia, ma dal cosmico conflitto generato dall’ingiustizia. Solo indignandoci esprimiamo la nostra umanità e
la consapevolezza della nostra eroica solitudine. Questo è fascino: la consapevolezza. Combattiamo la paura con
l’idea di Dio e di perfezione, ma la nostra vittoria sarebbe morte. Morte per il sublime ed ormai insensato fascino.
Morte per noi. Il dado non è tratto; rotola per istanti che sembrano anni e poi, quando si ferma, una faccia non
umilia le altre, nessuno decreta il risultato, il dado è lì ma su uno spigolo. Basterebbe un alito di vento, una brezza
leggera o anche un misero respiro, ma nessuno, impietrito di fronte al fascino e rapito dalla sua seduzione, osa
respirare. Non si può far altro che ammirare il conflitto e vivere per sempre con quell’immagine accanto, chiodo
nella carne viva, stupenda ferita insanabile.
Questo è fascino.
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RABBIA
di CAMILLA ROSSINI IB
Dicono che non ci si debba arrendere. Non è vero.
Ci sono dei giorni storti. E basta. Giorni in cui lasciarsi vincere dalle emozioni è l’unica possibilità per non
implodere.
Giorni in cui la rabbia turbina nel petto, roboando come flutti impazziti, e s’impenna e s’imbizzarrisce in un punto
all’altezza dello stomaco, lottando come belva impazzita per evadere, in
un urlo, in un pugno a qualche impassibile muro, in uno sconsolato
pianto.
Non si può lottare, contro di lei. Mi approccio ad essa con circospezione,
mi avvicino con pazienza. La osservo da ogni punto, senza cercare di
capirla. Me la immagino: una sfera pulsante e traslucida, che mi blocca la
gola e rifiuta ostinata ogni cibo.
Non lotterò; perché dovrei? Per vomitarla, osservandola impotente
ingigantirsi e sfuggire al controllo?
Piuttosto, assimilarla poco a poco, sentire ogni arto assorbirla come torba
con l’acqua. Lo so che non è così facile: la rabbia ritorna, ad ondate. A
volte non è rivolta verso nessuno; a volte contro tutti; più spesso è con
me che mi adiro, e per me che mi rattristo, perché ho questa capacità di
fare sempre l’opposto rispetto a quello che vorrei –certo è che la realtà in
questo non aiuta.
Arrendersi. E il vortice si placa, il mare torna calmo. Per ora.
Osservo il mondo. Ed è meraviglioso il senso di insignificanza che
provo: qualsiasi cosa faccia, che mastichi tristezza o urli di gioia,
gli alberi continueranno ad essere bruni, dorati, rossi, il sole
nascerà ogni giorno e ogni giorno morirà, descrivendo la sua
parabola con autunnale, distaccato calore. Coltri di nubi
pascoleranno sopra le nostre minuscole teste, percorrendo sentieri
celesti e finendo a squagliarsi in qualche angolo del pianeta. Qualsiasi cosa io faccia.
Uno passa la vita a sommergersi di problemi su come la gente lo possa guardare, a nascondersi e perdere occasioni,
per paura delle altre persone. Un altro calpesta tutto e tutti per fare carriera. Io sono colma d’ira e vorrei andare in
letargo per un paio di secoli.
E nulla importa. Per fortuna ho due piedi per camminare, mezzo di trasporto splendido: ce li ho lì, attaccati alla fine
delle gambe, e mettendoli uno davanti all’altro posso arrivare dovunque! Imparare a non dare nulla per scontato. E
cammino, e la palla di rabbia nel petto, al ritmo regolare del respiro, del flusso di aria gelata che entra esce entra
esce dal naso, si purifica, si priva di tristezza, e infine si placa, per lasciare la bella malinconia che aiuta a vedere le
cose più chiaramente. Non so per quanto. So che si riformerà. Ma ora sto bene.
Tutto sommato, la rabbia non è male come sentimento. Sempre meglio della noia. Della rabbia si può parlare; si
può disquisire anche della tristezza, e della delusione. Molto più interessanti dei sentimenti positivi,
paradossalmente, visto che –come quasi tutti- preferisco di gran lunga la gioia, la letizia, la felicità.
Vorrei chiarire che non sono una ragazzina emo che si tagliuzza gli arti; però c’è un livello di tristezza, a volte, che
sfiora quasi la poesia. Finchè non la si esprime agli altri –in quel momento si rovina tutto-, ma quando si è soli, e la
si rimugina, e la si culla…non è male.
La rabbia diventa, nell’omonimo film di
Bertolucci, l’occasione di un'analisi polemica
dei fenomeni e conflitti socio-politici del
mondo moderno. L’idea era già stata dello
scomparso Pier Paolo Pasolini, che il regista
ha voluto omaggiare con questo film.
E nonostante ciò ne farei volentieri a meno.
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LOGOS
di MATTEO MONTI IB
Mia nonna dice sempre che la solitudine è una brutta bestia. Noi facciamo carte false per uno straccio di rapporto
interpersonale. I vecchi che guardano i lavori pubblici, alla fine diventano amici degli operai. Una cosa che ho
notato ultimamente è che, molto volentieri, le persone più sole sono quelle che hanno più amici. Amici, conoscenti,
semplici sorrisi di un’effimera coscienza. Perché se è vero che noi siamo la nostra anima, molta gente non è, non
perché non abbia un’anima, ma perché l’anima ha loro. Esistono persone che sono possedute dai loro ideali, e
hanno una visione della vita a comparti stagni in un unico senso. Sono le menti dalla logica quadrata, che non
accettano altre vie di pensiero. E come si uniscono assieme a loro simili, ma non si confrontano, sostengono tutti
insieme uno stesso modo di pensare. Questo ideale condiziona anche le nostre azioni. A volte invece noi non siamo
più i nostri padroni, e di questo non ce ne rendiamo conto, ma ci plasmiamo in base alle evenienze. Non ci è più
concesso il privilegio di essere noi stessi. Bisogna essere forti per sostenere i propri ideali in una società che
impone il suo modo di pensare. Tu rimani per sempre un perenne emarginato finché non ti adegui. Non sarai mai
voluto, considerato, fino a quando non accetti di essere un semplice corpo, senza contenuto. Il gruppo con gli altri
emarginati funziona fino ad un certo punto, nella logica dei rapporti di convenienza, perché nessuno si vuole vedere
diverso, ma non accetta di arrendersi, almeno all’inizio. Ci tramandano i nomi dei grandi, loro sì che hanno tenuto
duro sulle loro posizioni, ed è per questo che noi li conosciamo. Le banderuole non ci piacciono, sono troppo
comuni. Resta da pensare se queste grandi menti l’abbiano fatto per convinzione o per egoismo. Grande è chi non
si contraddice, le grandi menti sono sole. La gente disprezza, ed è un dato di fatto. Paura, incomprensione,
ignoranza, luogo comune, tutti stanno ad indicare lo stesso luogo di chiusura mentale, dove non conta la morale, ma
la popolarità. Dobbiamo avere opinioni condivise, pensare cose già pensate, arrivare a conclusioni già sperimentate
da generazioni prima di noi, per non essere allontanati. La corrente unilaterale non porta da nessuna parte, riesce
solo a circondarti di gente troppo pigra per elaborare un libero pensiero. E’ comodo rispondere con verità precotte.
Tu le compri al grande supermercato
delle idee, svendute a prezzo minimo
perché inconsistenti, e quando ne hai
bisogno le riscaldi dentro la tua testa
con un po’ d’olio e neuroni, che tanto
con l’avvento di questa merce, hanno
perso importanza.
Da quando mi sveglio a quando mi
addormento lo vedo, questo
cucchiaino pieno di pillole-luogo
comune, che si dirige verso la mia
bocca, ecco l’aeroplano della
semplicità. Quindi decidi tu, vivi
nella logica delle apparenze, nel
mondo che ti indica cosa fare, dove devi
DISEGNO DI MARTINA FILIPPELLA IIA
stare tranquillo che ci pensano sempre altri al tuo benessere. Tu siediti, guarda la televisione, stai al computer, ci
pensiamo noi a farti vivere una vita splendida. Non avrai problemi, basta che ci segui. Una cosa però, insieme alle
scarpe e al cappotto lascia sull’appendiabiti anche la tua coscienza, il tuo Io, non ti serve dove andremo. A quei
pochi che non prendono questa via dico solo che li aspetta una strada in salita. Non potrete fermarvi, a vostro
rischio e pericolo, lasciate giù da basso i vostri beni, vi serve solo la testa. In cima troverete altro. La scelta riguarda
voi. Adesso chiediti cosa sei veramente, fumo o pensiero? In fondo siamo sempre noi, con i nostri problemi e le
nostre ansie, dobbiamo solo decidere se affrontarli o mascherarli sotto una copertura di parole e scuse.
La Verità non è nel profondo, non si deve scavare per trovarla. La Verità è davanti a noi, solo che ci è scomodo
comprenderla.
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SAPERE AUDE!
UN SENTIMENTO CHE FA PRESENZA
di JAKOB PANZERI IIIA
Tanti volti ho scorto, volti affannati o volti distesi, ho notato sguardi scavati da rughe ed esperienze, visi algidi e
dolci come le onde del mare, timidi sorrisi di bambini accompagnati dalle mamme nei loro carrellini, volti di
passanti infreddoliti o frettolosi, eppure ciascuno di loro si è fermato quell’istante necessario a prendere la busta
che io vestito con la pettorina gialla gli porgevo. Sì, perché ci sono delle esperienze e delle presenze che a volte si
fanno tangibili. L’uomo non può che piegarsi e riconoscere un misterioso qualcosa che si chiama Carità. Il giorno
28 novembre 2009 è stata la giornata nazionale della Colletta Alimentare, un gesto significativo di solidarietà
giunto alla tredicesima edizione che si è svolto in oltre 7.600 punti vendita su tutto il territorio nazionale, con circa
100.000 volontari tra cui il sottoscritto e una raccolta stimata in 6.000 tonnellate di cibo che sarà distribuita ai 3
milioni di famiglie italiane che risultano sotto le soglie Istat della Povertà. Un pacco di pasta, una scatola di legumi
o di zucchero, per poi una piccola spesa insignificanti, per molti una realtà fondamentale, me ne sto accorgendo
ascoltando anche le testimonianze del Cav, centro di aiuto alla vita del decanato di Merate, zona pastorale di
Milano. Tutto questo è stato donato da più di 4.5 milioni di italiani che erano normalmente a svolgere la loro spesa
ma hanno riconosciuto anche la presenza della carità. L’anno scorso a una conferenza svoltasi all’auditorium di
Cernusco Lombardone ho avuto la fortuna di conoscere Don Mauro Inzoli, che è il presidente del Banco
Alimentare che organizza la colletta, mi colpì per le sue parole, mi scuso se probabilmente le citai già in un articolo
dell’anno scorso, ma ci tenevo a ricordarle. Raccontava Don Inzoli che tempo fa aveva dovuto presentare in
Parlamento l’iniziativa della colletta alimentare e si era diretto a Montecitorio abbastanza spaventato: in un posto
dove, purtroppo, basta che un gruppo proponga un’idea e necessariamente questa idea diviene negativa per l’altro
gruppo, si aspettava di certo di ricevere qualche critica o qualche “ah”.
La sua preoccupazione era cresciuta ancor più accorgendosi che un altro stava esponendo il suo discorso, cosicché ,
improvvisando, si era messo a parlare dell’Educazione datagli da sua nonna. “Quando qualcuno bussava alla mia
casa a chiedere qualche elemosina, mia nonna dal portico mi diceva “Corri”. Solamente la parola “Corri” e
nient’altro. Io mi precipitavo in cucina e preparavo una misura di farina, ma non come faceva il venditore,
scuotendo gli strumenti perché ce ne andasse giusto il necessario, ma anzi schiacciando la farina con le mie manine
di bimbo perché potesse andarcene di più”. Inaspettatamente, da ogni ala del palazzo, indipendentemente dal colore
politico, si era levato un coro di applausi. C’è dunque qualcosa, cosa dicevo all’inizio, nei cui confronti l’uomo
non può che piegarsi e riconoscere una Presenza ed in particolare questo misterioso qualcosa è la Carità.
Attenzione: non illudiamoci che carità significhi dare una monetina all’indigente “Se anche dessi tutti i miei beni
ai poveri, ma non avessi la Carità non sono nulla” (Paolo di Tarso, lettera ai Corinzi): essa in realtà è un
atteggiamento di vita! Valore che in tempo di crisi economica, alla luce anche la magistrale enciclica “Caritas in
Veritate” di Benedetto XVI, che vi invito a leggere se non avete già fatto. Il manifesto della XIII colletta alimentare
così recitava: “La confusione e lo smarrimento, in questo tempo di crisi, sembrano diventati lo stato d’animo più
diffuso tra la gente.
Imbattersi, però, in volti lieti e grati, per la sorpresa di essere voluti bene, scatena un desiderio e un interesse che
trascinano fuori dal cinismo e dalla disperazione. Per questo anche quest’anno proponiamo di partecipare alla
Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, perché anche un solo gesto di Carità Cristiana, come condividere la
propria spesa con i più poveri , introduce nella società un soggetto nuovo, capace di vera solidarietà e condivisione
del destino dei nostri fratelli uomini”.
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IL NULLA
di E.N.
MI SERVI TU, LA MALATTIA CHE SPAZZA VIA LA RAZZA UMANA.
E stasera? Stasera esco, fumo una sigaretta al ricordo, bevo eternità di un sabato sera sempre uguale, che non
passa mai, mi drogo di dolore, con te gioco, ti rifiuto, vado a casa e mi do un taglio. Mi faccio guardare,
salutare, giudicare, odiare, mai amare, ignorare sì, e rovinare. Non riesco a immaginare di stringere delle altre
spalle, di prendere un’altra mano, di mordere delle altre labbra, di accarezzare degli altri capelli, di baciare un
altro collo, di non avere te. I piccoli segni su di me prudono già di nostalgia. Te l’avevo detto che non era
l’ultima. Rompo la promessa, ancora una volta. Idiozia fredda e anestetica vorresti essere per me, ma io ti
paragono a uno che non potrai mai essere o diventare. Tutto è così superficiale, anche la mia bellezza.
Quanti anni hai? Di dove sei? Cosa mi dai? Che ti farei. Non moriremo mai, se tu ci sei, se me la dai.
Un’opportunità. Immagini affollano la mente, e tanto più incorrotta non sono. Come un viandante percorrerò la
mia strada, portandomi come zavorra la tua ombra, fantasma di un passato che rimane qui, che non se ne va, mi
chiama e mi sfugge, mi mente e mi appartiene. E rimango qui anche io, a pensare se valga la pena perdere me
stessa per un torto subito. Ma non so dare un nome al mio ostacolo. Dimmi che sei imperfetto, dimmi che soffri
anche tu, che speri in un avvenire migliore, che ti senti incompreso da chi ti sta accanto, che non riesci a
piangere più, neppure tu, che cerchi nel cielo un senso che ha l’odore della terra, e trovi solo una distanza. Non è
colpa tua, davvero. La fronte sullo specchio, le lacrime che gridano, esplodono sul viso, il sangue misto ad
acqua, l’odio per me stessa. Mi dispiace, sul serio. Ma non so chi altro incolpare per questo. L’unica tentazione
a cui non so resistere è quella di auto-distruggermi. E’ solo un periodo. Ci credi? Ci credo? E’ solo un mese. Sei
mesi. Un anno. E’ solo una vita, e sperando sia infinita, continuo ad accusarmi dell’odio per il parco, di un film
che non ho visto, di un ricordo che ho perso, di un attimo che ho riso del tuo pianto.
L’unica cosa che ho ora ti appartiene. Il mio è unicamente un semplice desiderio egoista. Ti spiace se ti osservo
un po’? Ti spiace se un po’ muoio, mi maciullo e poi mi sparo? Perdonami se esisto, e se non ti amo abbastanza.
Che colore hanno i tuoi occhi? Come soffia il vento artificiale della quiete dopo la tempesta. Quanto peso in più
e quanta leggerezza porta con sé. Ancora quel male allo stomaco. Puoi anche trovarci qualcosa di divertente, ma
non puoi fissare ogni volta il mio vestito o quello che c’è dentro. Una colonna è sorda, non può farti da
compagna. Perché dovrebbe importami quello che fai? Mi importa quello che fumi, quello che sbocchi, quello
che piangi, quello che taci. Terrificante rincorsa a un aquilone spezzato. Tutto quello che hai non lo conosco
più. Ora capisco che ciò che ho fatto è sbagliato. Cupo è l’animo, come il cielo, prima di tornare a casa. Goditi
tutti, quelli che ti incrociano, quelli che ti seguono, quelli che ti vogliono, quelli che vuoi tu. Goditi tutto, il letto
caldo di popcorn, il divano fresco di birra, il frigorifero pieno di niente, le strade vuote di tutto. Squarciami il
petto, graffiami il cuore. Questa è la cronologia degli eventi rimandati a mai più. Tra il basso e la chitarra, io
scelgo te. Intemperanza afosa di un risultato negativamente corretto. Come se fosse difficile per me dire ancora
no. Grazie a non so cosa, sto non so come.
Cinque ore di sonno non mi bastano per reagire allo scontro di accordi scordati e corridoi muti. Canta ancora per
me, ti prego. E’ la mancanza di niente che mi scuote, ti scuote. E’ l’assenza di una privazione che ti ferma, mi
ferma. Ma un altro canto ora mi appartiene. Non mi accusare di graffi che non conosci, non dire una parola per
un’altra, non solleticare il mio rancore. Quanta gente non amo, forse troppa. Ci penso mentre il vento spazza via
i miei obblighi, obbligandomi a raccoglierli. E aspetto solo quella sigaretta, mentre è quasi l’alba, aspirare pura
libertà tra rocce che non vedrai mai. Forse è questo che mi salverà dall’impazzire, chiusa come sono nella mia
cattiveria. Ricordati di me quando non ci sarà più libidine nel peccato e cercherai un nuovo senso nel respirare.
Sarà così semplice ritrovare l’inferno, stracciare il paradiso.
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STORIA E GLORIA
GLORIA
DELLA DINASTIA DEI PAPERI
di ROBERTO BALDACCIONI IIIF
Se c’è una storia a fumetti che tutti dovrebbero leggere, questa è senza ombra di dubbio la Saga di Paperon de’
Paperoni (nell’originale inglese Life and Times of $crooge McDuck), lunga saga realizzata dal cartoonist
statunitense Don Rosa fra il 1994 e il 1996. La saga racconta, in dodici episodi (più alcuni extra), la vita dello Zio
Paperone, o meglio, la sua infanzia, la sua giovinezza e la sua personale “ricerca della felicità”, ovvero il suo
tentativo di diventare ricco, riscattando così l’antico e prestigioso nome del clan scozzese de’ Paperoni, caduto da
tempo in disgrazia. L’operazione compiuta da Don Rosa è molto particolare:
non si tratta soltanto di raccontare una storia dello Zio Paperone, ma di
fondare il mito di questo personaggio, mostrando come lo Zio Paperone è
diventato lo Zio Paperone, dando vita anche a tutto il mondo dei paperi così
come abbiamo imparato a conoscerlo (e ad amarlo) fin da bambini.
Per fare questo, Don Rosa ha, innanzitutto, ricostruito la vita di Paperone
partendo dai pochi e vaghi elementi biografici presenti nella produzione
precedente, arrivando a delineare la parabola esistenziale del personaggio, a
partire dalla nascita, avvenuta a Glasgow nel 1867, fino al suo primo incontro
con il nipote Paperino nel 1947, passando per l’arrivo negli Stati Uniti e il
lungo e faticoso accumulo della sua fortuna; poi, ha mischiato la vita di
Paperone con alcuni episodi importanti della storia americana (la conquista del
West, la corsa all’oro…): Paperone, così, è diventato davvero il simbolo della cultura americana, del mito del selfmade man, dell’uomo che, con le sue sole forze, riesce a riscattare se stesso e la propria condizione.
Affiancando Paperone a delle vere leggende americane (Buffalo Bill, Wyatt Earp…), Don Rosa rende Paperone
stesso una leggenda, una delle incarnazioni del mondo e del mito americano. Eppure, la storia raccontata da Don
Rosa non è una mera celebrazione dell’american way of life, perché l’autore ci mostra anche le sofferenze, la fatica,
le contraddizioni, persino i soprusi, che Paperone ha dovuto sopportare e subire per
realizzare il suo sogno; insomma, Don Rosa ci mostra anche qual è il prezzo dei
nostri sogni, quanto ci costa realizzarli (e Paperone pagherà un prezzo carissimo per
la sua ricchezza).
Dal punto di vista stilistico, Don Rosa è abilissimo nell’alternare sequenze comiche a
sequenze più riflessive, senza mai annoiare il lettore; lo stile di Rosa, insomma, è
vario tanto quanto le avventure di Paperone, che spaziano dal genere western a quello
cavalleresco, senza rinunciare, talvolta, a quel pizzico di magia che non può mai
mancare nei fumetti Disney. Insomma, con questa saga Don Rosa ha fondato il mito
dello Zio Paperone e del mondo dei paperi, e, forse (e sottolineo forse), ha voluto
Scrooge McDuck
anche fare una riflessione un po’ più approfondita sulla natura di questo personaggio,
(questo il nome
allontanando quella caratterizzazione un po’ stereotipata di grande ed inarrestabile
inglese di Paperon De
magnate della finanza che grava su di lui; perché, quando abbiamo finito di leggere,
Paperoni) appare per
ci rendiamo conto che ciò che rende Paperone il papero più ricco del mondo non è il
la prima volta nel
suo deposito pieno di monete, ma tutti i suoi ricordi e le sue avventure, che hanno
1947 in una storia di
reso unica, magica e straordinaria la sua
Carl Barks intitolata
esistenza.
“Paperino ed il
Una piccola nota finale: la saga è stata pubblicata in Italia in varie edizioni, tutte però
abbastanza vecchie; per chi volesse leggerla, consiglio di provare a recuperare i numeri 70-81 della serie mensile
Zio Paperone, oppure il volume Paperdinastia, edito da Mondatori.
.
L’ANGOLO DI PETER PANDA
HURRICANE
FELICITAZIONI! E’ MASCHIO/FEMMINA.
MASCHIO/FEMMINA.
AAA nome cercasi.
di GIULIA GENNARO
e GIULIA SPINELLI IIIG
Suona il telefono a casa Gennaro. “Pronto, sono Giulia, c’è Giulia?” Questa è la triste frase che avvia la stesura del
nostro articolo. “Ge, ho trovato uno spunto fantastico per l’articolo di questo mese, accendi il computer” “Dimmi
tutto”.E così, navigando in un sito sperduto nel web, leggiamo notizie quanto mai originali e ci sforziamo insieme,
in un brain storming, di comprendere la complessità della natura umana.
Sappiamo tutti, sebbene non ci riguardi direttamente, quanto fenomeni atmosferici quali uragani e cicloni siano a
dir poco devastanti per le regioni che colpiscono. Le conseguenze che essi portano, note a tutti noi, appaiono sulle
prime pagine dei giornali di tutto il mondo, e queste notizie, per quel poco che durano, cercano di sensibilizzare
l’opinione pubblica ai problemi delle persone che vivono sulla loro pelle questo dramma.
Nonostante spesso in queste situazioni ci si senta impotenti e non si possa far altro che accettare semplicemente
quello che accade, poter dare la colpa a qualcuno, potersela prendere con un qualcosa di ben definito, di solito ci
rende molto più soddisfatti.
In questo frangente, tutto è facilitato dall’ineguagliabile operato del World Meteorological Organization (WMO),
l'illustre ente che si occupa di scegliere i nomi degli uragani.
Proprio così: dobbiamo ringraziare questo indispensabile gruppo di persone se ogni anno, nella stagione giusta,
possiamo inveire contro l’uragano Uguccione, il tifone Terenzio o il ciclone Celestino.
Ma questi sono tutti nomi di fantasia.
In realtà dietro alla scelta di nomi apparentemente banali (e quasi sempre improponibili) c’è una lunga riflessione
che porta a decidere con quale criterio debbano essere nominati i simpatici venticelli.
Inutile chiedersi perché questo tempo non sia dedicato ad altro, sia pure l’uncinetto o la cucina malese.
Per secoli il nome dell’uragano, è stato assegnato in base al nome del santo cristiano del giorno in cui l’uragano si
scagliava. Questo fino a che lo scaltro uragano San Felipe (mai saputo che un santo avesse questo nome) non decise
di beffarci, ripresentandosi nello stesso identico luogo e giorno a distanza di cinquant’anni. Dopo averlo
ribattezzato San Felipe II, quasi fosse una tenera piccola barchetta, si comprese che forse il nome di un santo non
era esattamente un buon metodo di riconoscimento per gli uragani. Anche perché, immaginatevi quanta povera
gente avrà pesantemente inveito all’indirizzo di tutti questi immacolati santi. Supponiamo che il Santo Padre di
questo provvedimento ne sia stato oltremodo lieto.
E dunque che si fece?
Il WMO decise di scegliere, ogni anno, ventuno nomi di persona, da assegnare agli eventuali cicloni e uragani che
si sarebbero verificati nell’arco di quei 365 giorni.
Un nome proprio per ogni lettera, quindi.
Fino al 1979, misoginia ancora imperversante, i nomi attribuiti a questi fenomeni devastanti erano solo femminili:
il movimento femminista richiese dunque al WMO che i nomi assegnati fossero anche nomi maschili. La richiesta
fu ovviamente accettata e da allora si ha l’alternanza di nomi maschili e femminili: Ana, Bill, Claudette, Danny,
Erika, Fred e così via fino alla zeta. In effetti, a pensarci, un uragano di nome Guendalina non suona abbastanza
minaccioso.Le difficoltà, se così le vogliamo chiamare, non finiscono di certo qui. Infatti, se in un anno
particolarmente tormentato dovessero verificarsi più di ventuno uragani, per i quali vengono previsti i nomi in
ordine alfabetico, non si saprebbe più come comportarsi.
Ma niente paura! Frank Lepore, rappresentante del National Hurricane Center, ha già pensato a tutto: per nominare
gli uragani useremo l’alfabeto greco.
E noi studenti del classico malediremo una volta di più quei suoni che ci complicano quotidianamente l’esistenza.
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I WANNA BE THE MINORITY!
di MIRIAM TAIEB IVC
Erano le 18.30 del 10 Novembre 2009 e stavo correndo verso il palco del forum di Assago, Milano. Quella mattina
era terminato il conto alla rovescia cominciato 167 giorni prima.
Intorno a me scalpitavano circa dodicimila persone; una cosa ci accomunava tutti: aspettavamo il concerto milanese
dei Venduti, degli Pseudo-punkrockers, dei Green Day insomma.
Sono proprio sotto al palco. Beh, più o meno. Dopo un'ora circa si sentono urletti sparsi qua e là: no, non sono i
Mitici. Trattasi dei Prima Donna, gruppo rock inglese che ha seguito i Green Day per tutta la durata di questo tour.
Personalmente, non li ho apprezzati molto. Per far passare il tempo, io e altri ragazzi conosciuti là ci mettiamo a
spintonare chi abbiamo accanto, nel vano tentativo di pogare. Le reazioni mi
sconvolgono. Ragazzine che si girano inorridite chiedendoci cosa stiamo
combinando.
Ovviamente non ce ne curiamo, e ovviamente ci facciamo largo fino alla seconda
fila. Di nuovo, a causa della poco entusiasmante performance, iniziamo ad inveire
verso il gruppo. Alle mie parole: "You suck! Stop it, dickheads!" il bassista mi
rivolge uno sguardo poco rassicurante, così smetto di gridare improperi al suo
indirizzo. Sono circa le otto e mezzo quando un paffuto coniglio rosa amante della
birra fa la sua comparsa sul palco, tracannando varie Moretti, con un insolito
sottofondo: "Giù! Giù! Giù!".E, finalmente, alle nove meno un quarto circa, una
voce fuori campo (uh-uh, di chi sarà mai) comincia a cantare "Song Of The
Century", brano di apertura del nuovo album.
Il disco più famoso dei Green Day
Poi, il cuore mi si ferma. Senza scherzi, per un secondo ha smesso di battere.
è senza dubbio American
Quel tappetto biondiccio e ciccione urla : "Hello Milanooo!" e la gente intorno
Idiot, uscito nel 2004.
a me comincia a dare di matto.
Quindi, per non essere da meno, inizio ad agitare le braccia come una forsennata e a urlare cose senza senso, come:
"Gaaeeehhhahahhhaaaa!"Il gruppo esegue quindi le canzoni del nuovo album, 21st Century Breakdown, e una
dozzina di classici. Segue un tentativo da parte di Billie Joe (lead-singer e chitarrista) di biascicare qualche parola
in italiano: "La musica bella è la lingua di Dio", borbotta.
Poi, quella frase, la frase più emozionante della serata: "How many of you are Green Day old school?!", così urla il
nanetto.
E da quel momento non ho capito più nulla. Nulla! So solo che c'era un pogo e io ci sono finita dentro, e cantavo,
cantavo a squarciagola canzoni del 1992.La cosa fantastica, la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la
grande intimità che c’ (vi) era tra noi, il pubblico, e loro, i Magnifici. E poi... beh, e poi "Hitchin' A Ride". Quel
basso all'inizio, quelle parole biascicate sono state la causa della maggior parte dei lividi e delle ammaccature che
ho scoperto sulle mie spalle e braccia dopo il concerto. E' stato durante questa canzone che è scoperto cos'è davvero
il mosh pit. Il mosh pit può essere farti male, può essere divertirsi. Ma soprattutto è complicità, è fiducia, direi. E'
fiducia nel ragazzo di fianco a te, fiducia nel fatto che non ti farà male. Ahahah, baggianate! Il mosh pit è spingersi,
è farsi male, è urlare all'idiota con la cresta verde che sta davanti a te di spostarsi perchè sei alta poco più di uno e
sessantacinque, e ovviamente non ti ascolterà, perciò lo prenderai a pugni, lui ti spingerà lontano e tu finalmente
riuscirai a vedere in faccia i tuoi idoli, solo per scoprire che ti sei persa una delle parti migliori.
I musicisti californiani hanno inoltre eseguito cover di AC/DC, Guns 'n Roses e Ramones.
E le ultime tre canzoni? "Last Night On Earth", "Wake Me Up When September Ends" e "Time Of Your Life":
come rovinare un bel concerto con qualche canzoncina commerciale, pensavo. E invece no. Perchè quella intorno a
me era gente che mi capiva, che provava i miei stessi sentimenti, era gente a cui non fregava nulla se quelle
canzoni erano sdolcinate o no.Ed è stato tenero, è stato tenero vedere gli omoni sbronzi davanti a me che si
abbracciavano e cantavano a bassa voce e tutti emozionati agitavano le braccia.
Un grande concerto, e il giorno più bello della mia vita.
.
IL METRONOMO
di FEDERICA COTTINI III F
Buongiorno, carissimi lettori, e bentornati nell’angolo musicale del Bartolomeo. Penso sia giusto informarvi del
lutto nazionale decretato per la giornata di domani, per la recente morte della musica italiana. Maltrattata e vessata
per decenni, ella è stata infine turpemente uccisa da quattro assassini spregiudicati conosciuti con il nome di Finley,
equipaggiati di armi letali come il loro ultimo singolo “Gruppo Randa”. La poveretta nulla ha potuto contro i versi
sguaiati del cantante, il contenuto assolutamente demenziale del testo e gli arrangiamenti casuali di cui il gruppo si
è dimostrato ottimo creatore.
Tutti ricordiamo la defunta con affetto, e in attesa della sua resurrezione ci spostiamo in altri continenti, primo dei
quali è l’Australia.
Oltre ai canguri, questa terra ci regala generosamente dell’ottima musica. Mi sto riferendo agli Empire of the Sun,
duo pop-elettronico conosciuto l’anno passato con il singolo Walking on a dream, cui è seguito nei passaggi
radiofonici We are the people, altrettanto melodicamente apprezzabile. La loro è un elettronica raffinata, di facile
ascolto, che trae le sue origini dalla musica indie senza, però, disdegnare sonorità più propriamente europee,
soprattutto pop. Le melodie sono stranianti, a tratti oniriche, a tratti movimentate, e creano una piacevole atmosfera
in cui realtà e surrealtà vanno a confondersi. L’operazione di sintetizzazione dei suoni contribuisce ottimamente a
creare questo universo parallelo in cui voci e suoni si uniscono a formare un tutt’uno armonico e ben calibrato.
Non manca una punta di malinconia in alcuni pezzi (Without you ne è un esempio), anche se tale sentimento non
può essere esteso all’intero album, che, anzi, brilla per freschezza di suoni e varietà melodica.
Il loro è un approccio alla musica molto personale e molto poco commerciale, un modo di lavorare molto poco
europeo, una sorta di brainstorming musicale dagli eccellenti
risultati, che spero si ripeteranno uguali nei pezzi futuri del gruppo.
Spostandoci nell’emisfero boreale, dagli USA con furore arrivano
The All-American Rejects, band che ha collezionato molte critiche
positive in patria e in Europa. La ricetta è sempre quella: un po’ di
rock, un po’ di pop, parlare d’amore e un frontman carismatico.
Questi quattro ragazzi, però, hanno una capacità di divertirsi ormai
introvabile all’interno dell’universo musicale. Mentre tanti artisti –
e penso qui a molti big alla stregua di Madonna, non tanto agli
emergenti – si affannano a dimostrare il proprio valore, quasi
volendo provare di saper fare di più, gli All-American Rejects
cantano quello che vogliono con spensieratezza, e nella loro ironia
paiono suggerire che se anche non hanno niente da dire, comunque
lo diranno a modo loro.
Istrionici ed eclettici, nel 2008 hanno rilasciato When the world comes down, disco più commerciale dei due
precedenti, ma altrettanto valido per musica e parole. Sullo sfondo di questo lavoro si disegna l’immagine di una
donna, arrabbiata, felice o triste, comunque sia terribilmente umana; la relazione fra i due innamorati assume i
caratteri di un moderno true love shakespeariano, tanto totalizzante quanto problematico e impossibile, con
sfaccettature che vanno dal malinconico al comico gratuito. Un buon lavoro, ricco e corposo, apprezzabile in tutte
le sue 19 tracce, di cui 6 sono versioni demo interessantissime.
Terminata questa feconda attività recensitrice, non mi resta che augurarvi una buona permanenza zucchina e darvi
appuntamento al prossimo Metronomo!
Canzone del mese
Never seen you, I don’t even know your name, but still I believe that you are gonna save me. Save me, Edguy.
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CINEMA E TEATRO
di DAVIDE MONTANARI ed ELENA CAIMI IIIG
Cambia il nome di questa rubrica del Bartolomeo dedicata al mondo del cinema perché, in effetti, parlare solo ed
esclusivamente delle pellicole in sala e di quelle in uscita anche quest’anno ci sembrava un po’ riduttivo. Abbiamo
quindi deciso di dare finalmente spazio anche al teatro, fondamentale strumento di cultura, valorizzato tra l’altro in
maniera particolare dalla nostra scuola grazie alle attività del laboratorio teatrale. Occasionalmente, quindi, vi
informeremo su spettacoli o altre iniziative in campo teatrale a cui potrebbe valere la pena assistere. Detto questo,
partiamo con i consueti consigli per la visione dei film attualmente in sala, con un occhio di riguardo alle uscite delle
prossime settimane. Quindi uno sguardo all’interessante progetto di teatro no-profit ideato da Teresa Pomodoro,
personalità influente nell’ambito del teatro italiano, scomparsa all’età di 68 anni lo scorso agosto Che dire delle pellicole
che affollano, ma neanche troppo, le sale nostrane in questi giorni? Poca roba, a nostro parere.A parte l’ottimo
Parnassus, che ha anche raccolto un buon successo al box office, da ricordare solo il piacevole Gli abbracci spezzati di
Almodòvar, che torna a dirigere Penelope Cruz per un film interamente autobiografico sulla passione del regista
spagnolo per il cinema e la sua costruzione narrativa e, seppur con molte riserve, Nemico pubblico. Dal gangster-movie
interpretato da Johnny Depp e diretto da quel gran regista che è in fondo Michael Mann (di cui, a proposito, cogliamo
l’occasione per consigliare vivamente il suo film capolavoro, Collateral) ci aspettavamo sinceramente di più. Il film
riesce sì nella caratterizzazione in chiave drammatica del protagonista, l’eroico fuorilegge John Dillinger, e nel
rappresentare più in generale la società americana corrotta degli anni Trenta, ma non convince troppo nel ritmo. Il
tentativo cioè di mescolare inseguimenti, sparatorie e fughe con la componente melodrammatica per arrivare ad un
perfetto equilibrio formale non è riuscito fino in fondo ed il film risulta in sostanza molto meno innovativo di quello che
vorrebbe far credere. Per quanto riguarda le pellicole più dichiaratamente commerciali, flop a livello di critica per 2012
di Roland Emmerich, regista specializzato in film apocalittici tra cui ricorderete Godzilla e The day after tomorrow, e
New Moon, secondo capitolo della saga di Twilight per cui riserviamo un “no comment”. Entrambi i kolossal sono, al
momento in cui scriviamo l’articolo, ovviamente in testa al botteghino e presumibilmente ci resteranno fino alla pellicola
natalizia della Disney, arrivata stavolta con un certo anticipo, A Christmas Carol. Primi commenti negativi anche per la
trasposizione attesa da molti dell’opera di Wilde, Dorian Gray, a cui accenneremo forse nel prossimo numero.
TEATRO
“νους” (Nous) che vuol dire mente, pensiero, “άίµά” (ema) sangue, linfa, alimento necessario alla vita, al respiro: sono le
parole d’ordine per entrare nel mondo magico di Teresa Pomodoro, attrice e regista di teatro scomparsa nell’Agosto
2008 sorella del più famoso presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro. NO’HMA non è solo la fusione di due
termini, operata per la prima volta da Plutarco, nelle “Lettere”. NO’HMA è molto di più. E’ l’incredibile progetto di
teatro-no profit fondato da Teresa nel 1994, che offre cultura gratuita ai milanesi. NO’HMA è identità di Pensiero e di
Vita, concreta presenza culturale che offre passione e tensione sociale per opporsi alla violenza, alla durezza,
all’egoismo, all’indifferenza tipiche dei nostri tempi. NO’HMA rappresenta tematiche normalmente escluse dalla scena:
dà voce all’emarginazione, al degrado, alle periferie, all’estraneità tra individui. Prendendo spunto dal metateatro di
Teresa Pomodoro si cerca di conoscere tutte le esperienze della nostra vita, abbattendo pregiudizi e barriere culturali.
NO’HMA è Teatro dell’Inclusione . L’inclusione è accoglienza dell’altro attraverso un teatro che va oltre, alla ricerca
del significato di dignità, di umanità e dei valori condivisibili da tutti.
La rappresentazione teatrale è concepita come mezzo per stabilire un contatto con parti dimenticate di noi stessi, dove è
necessario risvegliare sentimenti di comprensione ed empatia per il diverso. Un teatro che prende vita da storie di
abbandono, sofferenza, razzismo, precarietà, ma anche di riscatto sociale, di sensibilità al servizio degli altri. Un luogo di
incontro fra essere umani, tutti uguali nelle loro diversità, fra arti e linguaggi. I personaggi di NO’HMA sono dunque
clandestini, immigrati, galeotti, poveri, mendicanti, assassini, stupratori, psicopatici, malati, orfani. Il tema della nuova
stagione -la seconda sotto la guida di Livia dopo la scomparsa della sorella- è “il potere ha tutti i peccati”. La politica
italiana è affollata da escort e transessuali. NO’HMA è guidato da un magistrato. C’è da preoccuparsi? Assolutamente
no. D’altronde Livia afferma che “il potere è una parte importante nella storia dell’uomo. Il potere è ambiguo, può
dominare e soggiogare gli altri, oppure mettersi al servizio dei cittadini. Questo è il potere che preferisco. Comunque
ogni aspetto del potere, soprattutto i suoi vizi, verrà affrontato con ironia per far divertire il pubblico che è il vero
padrone del NO’HMA”. Dottoressa Pomodoro è mai salita sul palcoscenico di un teatro? “Scherziamo? Non ci penso
proprio”. Lasciamo dunque l’animo di NO’HMA a Teresa, la sua guida a Livia!
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BARSPORT
di EDOARDO GALLI IIIG
e FEDERICO SALA IIG
In questo numero abbiamo pensato di riportare un articolo di una fantastica studentessa di seconda liceo del nostro
istituto. Un omaggio personale al mondo femminile che merita uno spazio come questo e a tutte le ragazze che
amano lo sport (soprattutto il calcio) quanto noi ragazzi: un grazie speciale a Ludovica della Bosca, che ci ha
introdotto in questo mondo tanto affascinante quanto poco conosciuto.
Ludovica Della Bosca II E
Questo mese vorremo parlarvi del calcio femminile, già, perché esiste anche il calcio femminile, anche se nessuno
si prende il disturbo di parlarne la domenica sera in televisione, anche se a qualcuno può fare strano l’idea di una
ragazza in calzettoni e scarpette e anche se i nomi delle fuoriclasse femminili non sono sulla bocca di tutti al lunedì
mattina. E, sebbene escano dagli spogliatoi in gonna e tacchi, è giusto che tutti sappiano che a queste ragazze, in
qualsiasi squadra esse giochino, in campo non manca assolutamente nulla; forse alle loro partite non si vedranno
violente spallate, frequenti e pessime sputate per terra( Edoardo Galli:anche se posso affermare di averne viste e
anche di peggio di ragazze che fanno queste cose) , scambi di maglietta a fine partita, rozzi insulti nei confronti di
arbitri e allenatori, eppure queste ragazze hanno anche loro la grinta, hanno anche loro il coraggio, la
determinazione, l’orgoglio, la forza di non dire mai ‘’basta’’, hanno anche loro la voglia, la stessa voglia che è
capace di metterci anche un ragazzo; e allora perché non tutti capiscono che se è quello che vogliono anche le
donne possono giocare a calcio? Perché continuare a prendere la sfumatura rosa del calcio sotto gamba? Le donne
non avranno forse la fisicità degli uomini, spalle larghe e gambe grosse, eppure non bisogna dimenticare che
dispongono di quella scaltra finezza e della completa incapacità di perdere che in campo tutto sommato non
guastano mai. Sono sempre più numerose le ragazza che decidono di provare questo sport, sempre più
professionali, sempre più brave. E sempre più determinate. E non pensate mica che si lascino scoraggiare dalle
tribune semi-vuote della domenica mattina o dalle battutine stupide e fastidiose di insensibili parenti che parlano
senza sapere il significato che hanno per loro quelle manciate di ore in una settimana, o dagli amici che ridendo
dicono che è assurdo che delle ragazze possano capire qualcosa di calcio o dalle spiazzanti esortazioni di genitori e
nonni che le vedrebbero meglio a fare danza o pallavolo o dal continuare a sentirsi dire che la forza di un uomo una
donna non potrà mai averla.
Eppure a loro non manca niente, e questo lo sanno; e sanno anche, spesso proprio perché devono dimostrare di più,
proprio perché non possono mostrare una qualche debolezza che in quanto donne non possono permettersi, cosa
vuol dire non farcela più a lottare eppure non smettere di correre, sanno cosa vuol dire cadere, farsi male, rialzarsi e
con un livido in più sulla gamba stringendo i denti far finta di niente, sanno cosa vuol dire giocare nel fango,
d’inverno col freddo e sotto la pioggia, sanno bene anche loro quanta amarezza si prova a vedere l’avversaria che le
supera col pallone tra i piedi e sanno quanta soddisfazione sa dare un dribbling ben riuscito, conoscono la forza che
gli dà un’ occhiata delle loro compagne di squadra, sanno fin troppo bene quante gomitate delle avversarie e quanti
insulti dell’allenatore si devono prendere ogni domenica mattina, quanti sabati sera mai completamente spensierati
hanno passato e dovranno passare, quanti colpi bassi hanno preso, a volte in qualche modo incassandoli e a volte
non completamente mandandoli giù, quante incazzature che avrebbero potuto risparmiarsi semplicemente stando a
casa a dormire nel calduccio del loro letto; loro questo lo sanno, e lo sanno bene. Eppure ogni settimana tornano al
campo per gli allenamenti, eppure ogni settimana tornano a crederci, eppure ogni settimana tornano a guardare le
loro compagne di squadra e a sorridere, arrabbiate, grintose, piene di una voglia vera, pura. Ed è questo che rende il
calcio femminile così bello, così pieno; è tutto da dimostrare, e si lotta anche solo per un po’ di rispetto. Del resto
cosa volete farci, sono donne! Donne che cercano ogni settimana di dimostrare a testa alta che nulla le spaventa,
che loro sono pronte a tutto! E non importa se giocano a 5, a 7 o a 11, se giocano in un campionato del FIGC o del
CSI, se giocano in Open o in serie A1, su un campo sintetico o di terra battuta, per loro l’importante è dimostrare
ogni santissima domenica quanto valgono, quanto sono disposte a fare pur di continuare a fare quello che vogliono.
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PADDOCK ZUCCHI
di ALESSANDRO MANTOVANI ID
Che dire di quello che è successo nell'ultimo mese? Che è successo un disastro!!! Un disastro che per tutti gli
appassionati di motori si ripete ogni anno a Novembre, quando il mondo del motorsport va in letargo per la gioia
dei piloti che possono andare in vacanza (come se non lo fossero già durante l'anno) e per la disperazione dei tifosi
che devono aspettare la primavera per tornare a vedere qualche competizione seria. Vediamo dunque come sono
andati quest'anno i campionati.
Dato che la volta scorsa ho parlato di f1 questa volta inizio per par condicio dal motomondiale. La stagione 2009 si
è conclusa l'8 Novembre con il Gp della comunità valenciana, corso a Valencia, che è stata più che altro una
passerella finale. Infatti l'unico dei tre titoli ancora senza un campione era quello della classe 250, ma andiamo con
ordine. La gara della categoria 125 è stata vinta dallo spagnolo Julian Simon su Aprilia che ha dominato la
stagione. Nella 250 invece la stagione era ancora aperta a a contendersi il titolo erano il nostro Marco Simoncelli,
su Gilera, e la Honda del giapponese Hiroshi Haoyama: alla fine il titolo è andatoo al giapponese che pur avendo
commesso parecchi errori è riuscito a concludere la gara in settima posizione, mentre il nostro Simoncelli è caduto.
Per la cronaca, la gara è stata vinta dall'Aprilia dello spagnolo Hector Barbera. A completare la festa spagnola ci ha
pensato Daniel Pedrosa, uno dei “fantastici quattro” che hanno dominato la stagione, che con la sua Honda ha
dominato la gara della Moto gp e grazie a questa vittoria è riuscito a guadagnare la terza posizione nel mondiale ai
danni dell'australiano Casey Stoner. Come ho già detto la stagione della moto gp è stata dominata dai cosidetti
“fantasctici quattro”: i due piloti Yamaha Valentino Rossi e Jorge Lorenzo assieme a Dani Pedrosa e Casey Stoner
sono stati infatti i dominatori assoluti di questa categoria negli ultimi due anni e sono sicuramente tutti e quattro da
annoverare tra i dieci migliori piloti di sempre. Per quanto riguarda gli italiani oltre ai già citati Rossi (campione
della moto gp) e Simoncelli (terzo nella 250) ci sono altri piloti che pur non avendo ottenuto risultati eclatanti
hanno corso una stagione molto soddisfacente: tra questi ci sono Andrea Dovizioso, l'unico tra i non-fantastici 4 a
vincere una gara in moto gp, Marco Melandri, che pur avendo una moto molto inferiore alle altre in moto gp è
riuscito a arrivare secondo nel Gp di Francia, Mattina Pasini, che ha corso tutta la stagione in 250 con un team
finanziariamente in bilico rischiando anche di trovarsi senza moto ma ha vinto lo stesso alcune gare, Andrea
Iannone, che ha dominato la prima parte del campionato 125, e Raffaele De Rosa, che conquistando due podi è
stato il miglior debuttante della 250. Invece nell'altra importante categoria motociclistica, la Superbike, il titolo è
stato vinto dall'americano Ben Spies che ha strappato il titolo nell'ultimo gp stagionale al giapponese Noriuky
Haga.
Se nelle categorie delle due ruote il bottino dell'Italia è stato molto buono, non si può dire lo stesso delle categorie
su quattro ruote: infatti nessun italiano è riuscito a imporsi nel 2009 automobilistico dominato dalla Brown gp
dell'inglese Jenson Button e dalla Red Bull del tedesco Sebastian Vettel. Il miglior pilota della nostra penisola è
stato l'abruzzese Jarno Trulli che ha concluso il mondiale all'ottavo posto, mentre sono stati molto deludenti
Giancarlo Fisichella e soprattutto Luca Badoer. Loro due sono addirittura riusciti a realizzare il sogno della loro
vita (correre alcuni gran premi di f1 con la Ferrari, che ha ottenuto anche lei risultati ben al di sotto delle
aspettative) e contemporaneamente a rovinarsi la carriera dato che non sono riusciti a conquistare nemmeno un
punto. Invece Vitantonio Liuzzi, l'altro italiano che ha corso in f1 durante la stagione, ha ottenuto risultati scarsi ma
non avrebbe potuto fare di meglio. La situazione è tutt'altro che rosea perchè nelle altre categorie minori di piloti
con il talento per correre in f1 ce ne sono ben pochi anche per la scarsa disponibilità di sponsor e per la mancanza
di categorie a livello nazionale adatte a far crescere i nostri piloti. Anche perchè è meglio che i ragazzi italiani
corrano su piste sicure e non sulle strade, dove rischiano la vita. Dopo questa perla di saggezza passo e chiudo. Alla
prossima.
.
UN TUFFO DI FELICITA'
di CAMILLA POLONI VA
Uno studente, sessant'ani fa, è riuscito nell'impresa che tutti gli Zucchini sognano di poter compiere: tuffarsi nella
mitica fontana della scuola!
In quegli anni era uso, a Giugno, finito l'anno scolastico,tuffarsi tra i flutti vestiti di tutto punto per festeggiare la
promozione...questa è la testimonianza!Un augurio di buon Natale a te, Sergio Villa, classe 1933, che hai compiuto
il tuffo coraggioso, ed a tutti gli Zucchini di ieri, di oggi e di domani.
[SCANSIONE]
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LO ZUCCHI SOTTO LE STELLE
di ELEONORA BERTANZA
ed ELISA PIAZZA IIG
Ciao, siamo Ele ed Ely,e dopo il nostro esordio nello scorso numero del Bartolo in molti ci hanno chiesto: perché avete
deciso di introdurre un oroscopo nell’autorevole giornalino scolastico? Cari zucchini, non vi ricordate che anche i vostri
amati Greci e Latini sfruttavano l’arte divinatoria delle varie Sibille Cumane e delle varie Pizie Delfiche per sapere come
sarebbero andate le guerre? E a voi, cari studenti di humanae litterae, non è forse concesso di conoscere l’esito dei
compiti in classe? Ebbene, noi nuove Sibille mettiamo a vostra disposizione la nostra fonte divinatoria, di gran lunga
superiore a quella di qualsiasi divinità:
BILANCIA
ARIETE
Per voi bilancini sarà un periodo di
Zucchini e zucchine dell’ariete questo
maturazione: il passato ribusserà alla
mese a scuola farete scintille! Sarete
vostra porta e dovrete essere bravi a
così loquaci e così dinamici nelle vostre
cacciarlo via, grazie anche all’aiuto degli amici e
iniziative che ogni vostra mossa vi porterà al
della famiglia. Con serietà e concentrazione
successo. Siate solo un po’ meno aggressivi…
arriveranno finalmente i tanto sognati otto!
TORO
Sarete al top in tutto (o quasi): le
SCORPIONE
Questo mese ci sono tre aggettivi per descrivervi:
coppie si consolidano e i single vivono
giocosi, esibizionisti e…infedeli! Non
favolose avventure…a scuola si prevedono nevicate
solo farete qualche pensierino su quel
di otto! Attenti: tra un drink e l’altro, però, controllate
biondone (/a) del vostro vicino, ma se non
il portafoglio!
la smetterete di contraddirvi potrete
deludere qualche amico. Sarete comunque le anime
GEMELLI
di tutte le feste!
Calma, calma, CALMA!! Ricordatevi
bene questa parola! Il nervosismo
SAGITTARIO
Impulsivi, generosi e molto socievoli:
potrebbe addiriturà farvi peggiorare a scuola; quindi,
questo mese ritroverete il bambino che c’è
mettete in moto la vostra fantasia e lo spirito che vi
in voi e vi divertirete molto! Si prevedono
faranno circondare di amici e avrete garantito un
molte avventure, ma se non smetterete di essere
appoggio costante!
impulsivi la prima sarà una visita al preside.
CAPRICORNO
CANCRO
Amici del capricorno, sarete così che resterete
Amici del cancro, la fase diabetica non è
attaccati a tutti i frigoriferi! Avrete voglia di
ancora finita! Nuove storie d’amore,
viaggiare, “vedere gente, fare cose…”. Copritevi
miglioramento delle storie vecchie…eccetera
bene e state un po’ attenti al “di dietro”: a nessuno
eccetera…la scuola andrà bene…eccetera
farebbe piacere se vi spuntasse la coda!
eccetera.…Attenti però: in famiglia ci vuole
pazienza!
ACQUARIO
Prendetevi più cura di voi stessi e non
LEONE
regalate la vostra bontà a chi non lo
Volenterosi, audaci, coraggiosi! Il vostro
merita…insomma: basta passare i
oroscopo potrebbe finire così: dovete solo
compiti a chi non apprezza il vostro
impegnarvi ad usare bene queste
lavoro! Dedicatevi all’arte…ma soprattutto state
forze…se poi riuscireste anche ad essere meno
all’erta: c’è chi vuole fregarvi!
polemici il vostro compagno di banco vi
ringrazierebbe..
PESCI
Cari pesciolini, non pensate di
VERGINE
migliorare i vostri voti continuando ad
Finalmente a dicembre, cari amici della
essere incoscienti! Questo mese
vergine, sarete spensierati e allegri. Il
comunque sarete alla ricerca di idee per cambiare il
buon umore vi farà piacere persino la
mondo! Auguri!
matematica! Attenzione: i vostri amici potrebbero
pensare che siate impazziti!
.
Torna
Torna a grande richiesta…
L’ANGOLO POETICO
ATOMI, SINAPSI E ANIMA
di JAKOB PANZERI IIIA
Ciao a tutti! Questa poesia che ho scritto sul tema dell’Identità è stata giudicata
degna di una menzione dalla giuria del XIII concorso internazionale di Poesia Città
di Monza. La poesia sarà pubblicata anche sul sito www.club.it. Le premiazioni
saranno il 28 novembre presso il teatrino della Villa Reale. Ci terrei se la leggeste e
magari vi donasse un minuto di riflessione. Ciao ciao, Jakob :-D
Il viso increspato e solerte di un vecchio,
algido e dolce come le onde del mare,
scavato da rughe ed esperienze.
L’imberbe sguardo di un puro puero,
mansueto e timido sorriso.
Il pensoso sguardo di un filosofo,
mago dell’Essere, perso nelle monere
del fatuo sensibile.
Uno sguardo comunica
La vita, gli occhi penetrano
Le nubi e contemplano
Il celeste pianeta.
Il volto trionfante e dolente
Di Cristo in croce.
E un muro di massa,
sguardi pietrificati e sbiaditi
identità ceree nascoste
con un cellulare o una nickname.
Una paura atavica e ancestrale.
Identità.
A heap of broken images.
Uno sguardo, un incontro
Voce che chiama per nome
Vedere e amare
Percepire e comprendere
Alla ricerca
Dell’Infinito
Granello di Ragione
Presente nel Cuore umano
Atomi, Sinapsi e Anima.
.
QUORINFRANTI
di GIULIA BELLINI IIIF, GIULIA BERETTA IIE,
e ANTONELLA SILIOTTO IIIE
Tony in mia
assenza hai mai
alzato la cler?by
wale
Fede sei il
migliore!! By
Ele Chia e Bea
al ragazzo con
la cartella
rossa che
prende il
pullman con
me...6 troppo
Ciao Cler!!
by Balda
“Scusa ma ti
chiami
Alfredo?” “No,
Carletta.”
Per il prof Del Ninno:la
volevamo in gita!!!!
a Gerry:
Gerry
AUGURI in anticipo
all'ultimo minorenne
della classe!!! dai che ce
la fai anche tu!!
By la IIIG e la IIG
baci la IIIG
Alessia Bonetti, ogni volta
che ti guardo mi convinco
che sei una ragazza
stupenda, da Cappie"
UN APPLAUSO ALLA DONNA
CORAGGIO DELLA TERZA E=D
GRANDE GIULIIIIIII
.
ANGULUS OTIOSUS
(o meglio come perdere tempo
fingendo di allenare
allenare il cervello)
di CHIARA DANIELLI IIIG
1) Brillanti menti classiche,
indovinate secondo quale logica sono
ordinati questi numeri
5298467310
2) Quando c’è, si fa. Se
non c’è non serve farla.
3) ANCHE QUANDO
E’ ARMATO NON FA
PAURA A NESSUNO.
.
LA REDAZIONE
Gli articoli per il numero di Gennaio vanno inviati all’indirizzo mail [email protected]
entro il 10 Gennaio.
DIRETTORE: GIULIA COLOMBO IIIG
VICEDIRETTORE: SARA MONTAGNINO IIIA
CAPOREDATTORI:MICHELE CASADEI IIIA sezione Cinema e musica
MARCO COLOMBO IIG sezione Attualità
JAKOB PANZERIIIIA sezione Filosofia e politica
BENEDETTA RATTI IIG sezione Letteratura
FEDERICO SALA IIG sezione Giochi e Sport
GIULIA SPINELLI IIIC sezione Scuola
REDATTORI:
BALDACCIONI ROBERTO IIIF
BELLINI GIULIA IIIF
BERETTA GIULIA IIE
BERTANZA ELEONORA IIG
CAIMI ELENA IIIG
COTTINI FEDERICA IIIF
DANIELLI CHIARA IIIG
DEL GENIO CLARA IA
GALLI EDOARDO IIIG
GENNARO GIULIA IIIC
GEROSA ALESSANDRO IIIG
MANTOVANI ELENA VC
MANTOVANI ALESSANDRO ID
MONTANARI DAVIDE IIIG
MONTI MATTEO IB
MELLONI PIERPAOLO IIIC
NADEESHA UNYANGODA IA
PIAZZA ELISA IIG
PINCELLI LUCA IIIC
QUAGLINI SILVIA IIIG
RIGILLO ANNA IA
ROSSINI CAMILLA IB
SILIOTTO ANTONELLA IIIE
UYANGODA NADEESHA IA
DISEGNI: FILIPPELLA MARTINA IIA
COLLABORATORI:MARELLI DAVIDE IIIC
TAIEB MIRIAM IVC
Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo (collaboratori,
insegnanti ed operatori scolastici).
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo inviando un suo articolo
all’indirizzo mail [email protected];
chi invece desidera lasciare un messaggio per la rubrica Quorinfranti lo può portare a Giulia Bellini
in IIIF, Giulia Beretta in IIE o Antonella Siliotto in IIIE o lo può inviare allo stesso indirizzo mail.
I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it.
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