363 Medusa, il mito di una donna mostruosamente bella_Layout 1

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363 Medusa, il mito di una donna mostruosamente bella_Layout 1
n° 363 - febbraio 2014
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Medusa, il mito di una donna
mostruosamente bella
La figura leggendaria capace di pietrificare con lo sguardo, perché come uno specchio rivela la vera natura di chi la osserva, la nuda verità con le sue perversioni
sopra Gorgoneion
dal Tempio di Belvedere
Orvieto, Museo Claudio
Faina
a lato Busto di Atena
Venezia,
Museo Archeologico
Nazionale
Sono tre sorelle le Gorgoni, le figlie
di Forco e Ceto, e rappresentano il
nemico da combattere, la degenerazione nelle sue forme principali: Euriale, la corruzione sessuale, Steno
quella morale e sociale e Medusa la
perversione intellettuale e spirituale.
Incarnano le mostruose deformazioni
della psiche conseguenti alla devianza
delle pulsioni. Tre sorelle con ali d’oro,
mani dagli artigli di bronzo, zanne
di cinghiale e serpenti al posto di capelli capaci di trasformare in pietra
chiunque le guardasse. Medusa, la
sovrana e l’unica mortale delle tre,
incarna la principale di queste pul-
sioni, quella spirituale ed evolutiva
degenerata in egocentrico imputridimento. Chi la guarda resta pietrificato, lei è lo specchio nel quale si
vede l’immagine della propria colpa:
la superbia e l’arroganza della sublimazione dei desideri.
Medusa, però, in alcune versioni del
mito, era una bellissima fanciulla che
per il suo fascino e la splendida capigliatura suscitò l’invidia della potente e terribile Atena. Il fascino della
giovane arrivò fino a Poseidone che,
con un artificio, la portò al tempio
d’Atena per consumare il loro amore.
L’offesa scatenò l’ira della dea che per
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gelosia la condannò
a diventare una creatura mostruosa e forse
la uccise (o fece uccidere). La sua testa le
fu poi donata per farne
la propria egida, infissa sullo scudo a
scopo intimidatorio.
Fu il mitico Perseo
che ricevette l’incarico di uccidere Medusa. Per poterla raggiungere si recò dalle
Graie, sorelle delle
Gorgoni, per costringerle a farsi indicare
la via, da loro prese
dei sandali alati, un
elmo che lo rendeva
invisibile e una bisaccia, oltre a uno
sopra Medusa Rondanini - Monaco di Baviera, Gliptoteca
specchio da parte di
a lato Gian Lorenzo Bernini: La Medusa - Roma, Musei Capitolini
Atena e un falcetto
da Ermes. Perseo volò
sotto Caravaggio: Medusa - Firenze, Galleria degli Uffizi
dalle Gorgoni e le sorprese mentre erano addormentate; pio della lotta contro il potere femavvicinandosi guardandole solo nel minile. Le vicende mitologiche, inriflesso dello specchio, tagliò la testa fatti, sembrano riecheggiare il pasdi Medusa e, chiudendola nella bi- saggio dalla società matriarcale a
saccia perché ancora in possesso dei quella patriarcale: la bellezza e con
terribili poteri, fuggì reso invisibile essa tutte le consuete armi di sedudall’elmo delle Graie, mentre Euriale zione trasformate in elementi perie Steno invano tentavano di rincor- colosi da cui difendersi. Se ne vuole
rerlo. Intanto dal corpo senza testa svelare la “vera” natura prima di cedi Medusa, insieme al sangue usci- dere al suo fascino.
rono i figli concepiti proprio dal rap- Nell’antichità la maschera della Gorporto con Poseidone: il cavallo alato gone aveva, infatti, lo scopo di allonPegaso e l’eroe Crisaore. Anche il san- tanare gli uomini dai misteri risergue di Medusa aveva dei poteri spe- vati alle donne e spesso veniva indosciali, quello della vena sinistra era un sata dalle ragazze per limitare la lusveleno letale, mentre quello della suria maschile. La vittoria di Perseo
vena destra era un potente antidoto, rappresenterebbe così la fine del poquello usato da Asclepio nelle prati- tere femminile insieme all’accesso
che mediche.
degli uomini al divino.
La trasposizione più conosciuta del L’iconografia ricalca la molteplicità
mito è il prodotto di più tradizioni delle varianti raffigurando la Medusa
e versioni che si mescolano e si con- a volte pericolosa nella sua bellezza
fondono, ma che hanno tutte come a volte terrifica nella sua mostruodenominatore comune l’eterno dive- sità.
nire tra il costruire e il distruggere Tra i popoli primitivi, si fa riferidella ciclicità naturale, con Medusa mento quasi sempre alla testa della
che, in questa continua trasforma- Medusa, mostruosa maschera apotrozione, si pone come mediatrice fra le paica. Il tipo arcaico mostra un viso
diverse realtà. Come uno specchio ri- molto largo, spesso con folta capivela la vera natura di chi la guarda, gliatura, grandi occhi, naso schiacla nuda verità insita nel riflesso.
ciato, bocca aperta allungata con gli
Il mito di Medusa è un altro esem- angoli piegati in una specie di sor-
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riso, denti in vista e lingua penzolante. In seguito, si riproduce anche
la figura intera, spesso col solo scopo
decorativo, nei frontoni, nelle metope o nelle antefisse. In questa fase
i segni caratteristici persistono, ma
sono meno pronunciati, meno caricaturali e più umanizzati e i serpenti,
ancora rari, sono intrecciati sotto il
mento.
La successiva evoluzione rimuove
ogni distorsione e il volto diventa un
bel volto, cui spesso si aggiungono i
serpenti come capelli e a volte anche
un paio di ali, rappresentativa di questa fase è la Medusa Rondanini di Monaco.
In età ellenistica, invece, si lavora
sulla mimica di Medusa, all’immobilità priva di vita si associa un’espressione dolente: si cerca il commovente
contrasto tra la straordinaria bellezza
e il drammatico tormento. Queste
sono le raffigurazioni che fissano il
riferimento per le riproduzioni più
recenti e sicuramente il tratto distintivo arrivato fino a oggi, quello su
cui cade sempre l’accento, è senz’altro quello dei capelli, che da elemento
di fascino diventano strumento di
terrore tramutandosi in serpenti.
Anche questa donna, terrifico monito di cautela, da quando ha smesso
la veste apotropaica è un soggetto
spesso celebrato dall’arte. L’iconografia classica pone l’accento sulla testa,
la parte più significativa sia dal punto
di vista del mito sia da quello dell’effetto scenico: la testa di una bella e
pericolosissima fanciulla, con serpenti che le vorticano intorno a guisa
di capelli. Bernini ne scolpisce una
elegantissima; Caravaggio ne dipinge
addirittura due, puntando l’attenzione sull’effetto della sorpresa, dello
stupore, da parte di Medusa; Rubens,
invece, sottolinea la forza che ancora
resiste nella testa ormai separata dal
corpo; Bocklin ne raffigura un’inquietante versione: una totale assenza
di vita condivisa da una quasi totale assenza di colore.
L’atto dell’uccisione di Medusa, esattamente il momento in cui Perseo recide il collo della creatura malefica,
sopra Arnold Böcklin: Medusa
Collezione privata
a lato Tempio di Selinunte, Perseo e Medusa
Palermo, Museo Archeologico Regionale
è un altro fotogramma della storia
spesso immortalato. È presente in
una metopa del tempio di Selinunte
a Trapani e molti secoli dopo, Eduard
Burne-Jones, ispirandosi al poemetto
di William Morris, torna sul tema di
quel mito, riproducendo più volte
proprio quell’istante.
Frequenti sono anche le rappresentazioni di Perseo nel gesto di mostrare la testa scissa. Così, per esempio, la immortala Benvenuto Cellini
nel suo capolavoro bronzeo, uno dei
più rappresentativi del Manierismo
italiano. Nel suo Perseo, anche se la
posa risulta essere un po’ troppo languida, è ritratto il momento della
gloria, quello successivo allo scontro, quando, mentre ancora brandisce la spada, l’eroe solleva in trionfo
la testa del mostro sconfitto.
Medusa è un mito che, come tale, non
muore, un mito che nei secoli ha sfiorato sensibilità diverse per assumere
aspetti diversi: l’essere malvagio domato che continua a vivere sullo scudo
di Atena sprigionando il suo potere
a scopo intimidatorio. Medusa è una
donna troppo pericolosa e troppo bella
emblema, al tempo stesso, di repulsione e di fascino: colei che, ormai
sconfitta, dal sangue disperso genera
serpenti velenosi o corallo rosso, la
Gorgonia.
francesca bardi
Edward Burne Jones: La nascita di Pegaso e
Crisaore dal sangue di Medusa
Southampton, Southampton Art Gallery