Human Training n.14
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Human Training n.14
HUMAN TRAINING Anno 4 N° 14 Gennaio Febbraio 2011 Periodicità bimestrale - Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento postale- D.L. 353/2003 (conv.in L.27/2/2004 n.46) art.1 comma 1 - CNS MI - € 8,00 - chf 13 LA RIVISTA DELLA FORMAZIONE PER VALORIZZARE LA CONOSCENZA INAIL la formazione per la sicurezza MARCO FABIO SARTORI presidente INAIL All‘interno, uno speciale dedicato a ExpoTraining, la fiera della formazione, che si terrà a Milano dal 30 novembre al 1° dicembre. GRAZIE AI SEMINARI DI POWER TRAINING SONO RIUSCITA A MIGLIORARMI. VUOI UN CONSIGLIO? TI SUGGERISCO DI PARTECIPARE! I SEMINARI DI POWER TRAINING DELEGARE CON SUCCESSO IL CONCILIATORE PROFESSIONISTA Il corso è indirizzato a quadri e manager che intendono utilizzare la delega come elemento strutturale del lavoro in team. Ogni manager ha un sogno! Il sogno è saper delegare, ossia di avvalersi di collaboratori in grado di gestire autonomamente e con successo i compiti loro affidati. Saper delegare alla persona giusta le giuste responsabilità e mansioni è il focus del seminario. Con il decreto legislativo in attuazione del all’art. 60 della legge n. 69 del 18/6/2009, si afferma una propensione del nostro ordinamento a determinare e disciplinare strumenti alternativi di definizione del conflitto attraverso l’offerta di soluzioni più spedite, agevoli ed economiche. Tale eclatante novità è foriera di grandi e interessanti opportunità professionali. Il seminario fornisce, dopo il superamento delle prova, l'abilitazione alla professione di conciliatore. Quota € 1.100 singola € 1.000 multipla MILANO 4-5 aprile Quota € 1.100 singola € 1.000 multipla IL MARKETING STRATEGICO E OPERATIVO Elaborare con successo un piano di marketing finalizzato ad acquisire nuovi clienti e che consenta ad un prodotto e/o servizio di avere un successo in un determinato target di mercato. Avere una visione sistemica del proprio mercato di riferimento al fine di delineare una vincente politica di marketing. Quota € 1.100 singola € 1.000 multipla MILANO 11-12 aprile MILANO 7-8 aprile A tutti i partecipanti un omaggio essenziale: l’abbonamento annuale a HUMAN TRAINING PER INFORMAZIONI TELEFONA ALLO 02 86996701 www.powertraining.it EDITORIALE ANDIAMO IN FIERA E FACCIAMO BUSSINESS C risi o non crisi dobbiamo aiutare il settore della formazione ad assumere il ruolo che merita nel contesto economico e politico del Paese. Gli imprenditori, i professionisti della formazione, vicini al mondo del lavoro ed interpreti di una forte volontà di partecipazione, devono svolgere un ruolo attivo, diverso e superiore rispetto a quello assegnato dal quadro regolativo vigente. In considerazione del fatto che la formazione è proiettata nel contesto delle manovre necessarie della politica economica, è indispensabile che gli operatori del settore cooperino alla elaborazione di politiche macroeconomiche, mettendo in comune l’enorme quantità di informazioni. A tal proposito, in qualità di editore e di direttore dell’unica testata specialistica nel nostro settore, ho sentito l’esigenza di dar vita ad una forte iniziativa integrativa dal taglio economico politico su scala nazionale con l’intento di “tirare la linea dello zero” del nostro settore e favorire gli operatori a entrare in contatto con il mercato delle risorse umane. Questa iniziativa, immediatamente accolta a livello istituzionale, tramite il suo comitato d’indirizzo, sarà ospitata presso Fiera Milano nei padiglioni della City ed è stata denominata ExpoTraining. Lo scopo è di organizzare una due giorni che permetta a chi partecipa da un lato di essere aggiornato sulle nuove tendenze del mercato e del settore - sono previsti oltre 20 convegni tematici nei due giorni - dall’altro per chi desidera avere una presenza più consistente, vi è la ExpoTraining: per gli operatori un’occasione unica di entrare in contatto con il mercato delle risorse umane. possibilità di esporre nel padiglione di 7.500 mq. Non per ultimo siamo stati incaricati da 500 aziende, che nel 2012 intendono acquistare formazione - si stima un budget di oltre 60 milioni di euro - di organizzare incontri con le società di formazione e dei servizi per la direzione delle risorse umane. Un importante momento di incontro e di scambio di relazioni per promuovere ed investire in formazione, in un Paese come l’Italia che si colloca al terzultimo posto nel settore. La manifestazione sarà chiusa con lo svolgimento del Grand prix della formazione. Ossia un premio, per le diverse categorie, atto a fornire un riconoscimento nazionale rivolto alla formazione d’impresa. Esso viene attribuito per le innovazioni di prodotto formativo, di processo, di servizio, di sistema, tecnologiche e gestionali. I vincitori del Grand Prix della formazione avranno il diritto all’uso del logo “Grand Prix ExpoTraining anno 2011”, per la durata di un anno. Pertanto ExpoTraining vuole farsi garante di una politica volta a diffondere l’orientamento alla formazione qualificata come strumento imprescindibile per lo sviluppo del sistema produttivo ed economico del Paese. Carlo Barberis 3 - HT HUMAN TRAINING Anno 4 N° 14 Gennaio Febbraio 2011 LA RIVISTA DELLA FORMAZIONE PER VALORIZZARE LA CONOSCENZA Sommario 3 6 HT HUMAN TRAINING Direttore Responsabile: Carlo Barberis EDITORIALE Andiamo in Fiera e facciamo bussiness. Direttore editoriale: Vittorio Baroffio COVER STORY La formazione in INAIL: un modello innovativo per‘la presa in carico’ del lavoratore infortunato. Collaboratori: S. Airoldi, A. Auriemma, E. Avanzi, A. Baldi, M. R. Barberis, M. Campi, A. Campiotti, M. D. Castejon, Maria Cinque, A. Diotallevi, M. Soriani Bellavista, P. Favarano, M. Filippis, T. Greco, C. Osnago Gadda, A. Passerini, G. Robilotta, G. P. Rossi, Fulvia Sala, G. Rovesti. [email protected] INTERVISTE 10 Valoreimpresa, network di imprese e professionisti per lo sviluppo del territorio. 14 Maxwork, una realtà in forte crescita nel mondo del mercato interinale. pag. 6 Sartori SPECIALE FIERA Segreteria di redazione: Michela Corradin [email protected] 17 Expo Training. FOCUS 20 Le tecniche di negoziazione nella gestione della mediazione. 22 All’appuntamento del 2011 “anno europeo del volontariato” non può mancare la formazione. 24 Le riunioni di lavoro ai confini tra la noia e l’utilità. 27 “Cultura multifunzionale” e formazione: l’ancora di salvezza dell’impresa agricola. Realizzazione grafica: studio Slash - Milano www.studioslash.com Pubblicità: [email protected] Tel. 02 80509656 LINGUE pag. 32 Schede 30 Il business inglese. HT Human Training è pubblicato da C.R.I.S.O.F. S.c.a.r.l. 20123 Milano Via Olmetto, 5 Tel 02 80509656 Fax 02 80509280 e mail [email protected] sito: www.humantraining.it pag. 10 Cicero SCHEDA TALENT DIDATT MANAG ICA EMENT “TAL E LIOR“AR PER MIG ICAZ IONE UN LA COM Stampa: Graphic World srl Via Cristoforo Colombo, 8 20066 Melzo (MI) I “ 50 La formazione di UnionFormazione. 52 Helicobacter Pylori e stress: come il manager può difendersi. 55 Expo Shangai. Cina-Italia, due paesi a confronto. 58 La formazione continua in ACOF e l’utilizzo dei fondi interprofessionali. 60 Una Green Academy per le energie rinnovabili. 62 La consulenza di Carter & Benson. numero. consapevolezza una maggiore ze. PATE: Acquisire zione alle reali circostan E SVILUP comunica COMPETENZ e di adeguare la propria gli altri interagire con sul modo di 32 - HT Costo copia € 8,00 - Abbonamento annuo Italia € 40,00, abbonamento Estero € 60,00 versare l’importo mediante bonifico bancario presso Banca Popolare d’Intra Codice IBAN IT 29 AO55 4845 3600 5057 0125 222, oppure inviare assegno presso la sede della rivista. L’abbonamento sarà attivo dal momento di ricevimento del pagamento e può decorrere da qualsiasi periodo. INTERNAZIONALE CONTROEDITORIALE Griffini 4 - HT Registrazione tribunale di Milano N° 48 del 23/01/08 39 - HT 33 - HT 64 Le leve motivazionali dei collaboratori. 65 Sbagliare è umano, perseverare diabolico! 66 Attiviamo il patentino della formazione. SCHED A AN ALITIC A IVI FORMAT ANALITICA I GIOCHI “ L’OPINIONE DI... ENT MAN CO A E GE ME ATTIRGEMENT STIR ” E I T ARE ALEN TI ell’attuale contesto succ e le risor esso delle azien socio-economic se strat de. Per o gestione egich attrarre il capitale intel delle risor e più effic lettuale tenze aci. Eppu e trattenere se rappresen insite IONE persone re molt nel talen umane basa ta la chiav fattibile di talen NICAZ e te più to. La to, occo grazie e sul cont aziende, tutto strada RE LA COMU ad un rito, all’ot rre adot vincente per rollo che ra, da perc MIGLIORA DIDATTICA timizzazio talent mana orrere sulla moti utilizzano proc tare gli strum il SCHEDA FORMATIVI PER (La prim gement per ne della edure vazio enti competent arrivare a a parte e mod I GIOCHI un’organ ne e lo svilu della sche produttività, e, ppo delle alità di izzazione alla conq abile, espe da è stata comperto, che fondata uista di pubblicata mira alla sul un vanta nel num ggio comp promozion talento è ero prece e del meetitivo dente). di lung SCHED a dura A DI ta. SINTES Le sched ESIG ENZE I - sec sono strutt e tori, attrar GEN onda urate ERALI: in: sched pa la differ re nuovi talenti Conoscere rte sema di enza. e tratte le comp o meno) non sintesi, nere il etenz che vole più possi maniera consape ia e la quabile tutti e e le poten ttente (in contiene tutti re l’efficac zialità coloro i Per migliora dei propr macr e. oelem doppia trasmessi dall’emi che, per ricevent i collab cativi”, la capacità o non verbali enti giusto dal oradella sched iti comuni e risors ati nel modo messaggi verbali formativi. re gli “implic e, fanno a dei giochi tati e qualific nte conosce didat all’utilizzo tica con grazie pre sono interpre sonale è importa numerazion cazione interper Ciò può avvenire • Chi nte). sono municazione. lità della comuni precede progressiv e i talen la meta-co nel numero a; messaggi, ti scheda pubblicata valenza dei analitica, • Dov scheda è stata e rice parte della dove viene rcare (La prima i talen approfondi ti • Com COSA e svilu ogni singo to CERC ppare macroelem lo parte il pote ANO Definizion nda nziale • Cosa ento I TAL facendo con il dei prop cercano ESI - seco e di talen ed efficaci, rispettivo ENTI re produttive Le perso DI SINT ri colla i talen to relazionali IN UN per raggiunge nume ne valid SCHEDA boratori ti in un’a capacità in occasioni • Com ro. ’AZIEN e e di talen Sviluppare • ha un’im i propri limiti zienda e attra GENERALI: to trasformando DA magi rre e personali e ESIGENZE “corporate ne/reputaz sono attratte gestire CIZI proprie risorse professionale. da un’az ione i talen • Stra brand emergere le ienda privata e tegie ti reputation apprezzata IVI ED ESER • garantisce Le schede che: za nella vita per un dal merc ” un RE vita FORMAT te l'eccellen team ato e dai ATIVI organ sono struttura GIOCHI PER MIGLIORA VERB ALE livello di coinvolgim di talen I FORM COM competitor di to E GIOCH ICI NON • sa cogli izzativa ento e in: scheda NE IONE PET PRAT di parte ere e conc ENZ persone UNICAZIO COMUNICAZ cipazione sintesi, che retizzare risorse di talent E SVILUPP icativo LA COM alla cultu i uman so comun o che danno le aspe ATE: contiene tutti re i propri estati ra e alla • si basa del proces ttative/mo Acqui o esprime un ivi per Regole • sire empatic valore su format tivazioni le capac Dialogo macroelementi aggiunto gesti e la mimica appartene valori cond comunicativi gi dei giochi delle propr utilizzare i all’azienda ità di identi • Canali ia e vantag re quell ivisi dai colla della scheda ficare • Finalità: saper nti ie . • offreuno statoad’animo e poten ione, tipolog boratori, ’azienda mimare la adeg /sentime quali ziare le deve • Definiz i rare didattica con altri, i quali e la cons d’animo uati miglio ente del gruppo ore di fronte agli benefici iglierebbe si sentono ntata i pratici per materiali : ogni compon , gioia, aggressività) lavoro,nespirit numerazione • Il format fieri di 38 - HT ro ed eserciz • Modalità o di squa increment rapprese (es. formativi rabbia, serenità are e riconoscere l’emozio progressiva; la are il senso dra, ridott retribuzion • Giochi (sorpresa, • ha proge e) e imma , migliorare e verbale a confl di interpret ittual scheda analitica i pratici per teriali comunicazion tti di lavor di appartene hanno il compito (es. ed eserciz nza all’az ità tra colle • sa incen o defin dove viene formativi ghi, ecc.) varietà ienda iti e propo tivare • Giochi ilità a fidarsi ivo e sa la form e non verbale ne sfide approfondito ento so format propria disponib azione comunicazion significati profession ione del proces Fiducia e affidam la consapevolezza sulla ogni singolo ve e acca di valutaz ento ale acquisire • Strategie e il gradim ttivanti • Finalità: macroelemento nti per valutar • Strume degli altri con il rispettivo SCHEDA 32 Difendersi dal mobbing si può: ecco come fare. 38 Come potenziare al massimo le capacità mnemoniche e apprendere in modo rapido. N “ LE SCHEDE DI HT pag. 62 Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte della rivista può essere riprodotta in qualsiasi forma o rielaborata con l’uso di sistemi elettronici, o riprodotta, o diffusa, senza l’autorizzazione scritta dell’editore. Manoscritti e foto, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Non sai che strada prendere? T 02 833871 [email protected] quanta.com COVER STORY LA FORMAZIONE IN INAIL UN MODELLO INNOVATIVO PER ‘LA PRESA IN CARICO’ DEL LAVORATORE INFORTUNATO Marco Fabio Sartori, presidente Inail, di recente nominato alla guida del Comitato Sicurezza UNI. di Carlo Xxxxxxx Barberis Presidente Sartori, cosa significa per l’INAIL fare formazione? Col Testo unico sulla sicurezza sul lavoro, il ruolo dell’INAIL è stato confermato e rafforzato come primario soggetto istituzionale nel sistema prevenzionale italiano. Ciò ha comportato un’ulteriore focalizzazione della nostra mission sulla sicurezza e la piena presa in carico del lavoratore infortunato. Il nostro compito, cioè, non si esaurisce più nel tradizionale ambito assicurativo, ma comprende la cura e la 6 - HT riabilitazione dell’assistito e il suo reinserimento nella vita sociale e professionale. Tutto questo implica la possibilità di operare attraverso competenze differenziate e figure in grado di assolvere incarichi molteplici. Di conseguenza, la formazione si qualifica come una delle leve essenziali perché l’Istituto possa assolvere adeguatamente ai suoi nuovi compiti. In che cosa si attua la formazione? Per l’INAIL la parola “formazione” ha una doppia valenza: “formazione interna” – intesa come politica delle risorse umane, attenzione e valorizzazione costante del personale – e “formazione esterna”, ovvero l’arco ramificato di strategie che l’Istituto promuove per la diffusione della prevenzione, delle conoscenze e della cultura della sicurezza a favore delle imprese, dei lavoratori e di tutta la società civile. Cominciamo da quella interna. Da questo punto di vista l’INAIL vanta una storia più che ventennale, di alto livello e contraddistinta da una matrice europea che ha visto l’Istituto spesso impegnato in iniziative all’avanguardia e in contesti internazionali. Faccio un esempio: nella qualificazione manageriale noi utilizzavamo già a fine anni Ottanta le metodologie outdoor che ora vanno per la maggiore. Annualmente (ma con proiezione al biennio) viene predisposto un apposito piano della formazione – lo si faceva anche quando non esisteva un’esplicita previsione normativa in merito – dove vengono definite le iniziative prioritarie, in coerenza con le linee strategiche elaborate dagli organi di vertice. contributiva. Si tratta di un quadro complesso e, per questo, abbiamo voluto coinvolgere maggiormente tutta la dirigenza nel processo di rilevazione dei bisogni formativi e abbiamo introdotto sperimentazioni nelle modalità di erogazione: da una parte, dando continuità alla formazione sul posto di lavoro e, dall’altra, consolidando ulteriormente il ricorso all’e-learning. Le nuove previsioni di legge per il pubblico impiego quanto stanno condizionando la vita dell’Istituto? L’Istituto è riuscito a garantirne un’applicazione puntuale e scrupolosa, con una riduzione In cosa si traduce il Piano? Come accennato, nel sostegno e sviluppo di tutte quelle professionalità che consentono una effettiva “presa in carico” dell’infortunato: dai tecnici del rischio agli ingegneri, dai legali al personale sanitario. Ancora, nel potenziamento sia delle competenze che generano qualità ed efficacia del servizio (per noi è di primaria importanza l’orientamento al cliente e la sua soddisfazione), sia di quelle che sostengono la reingegnerizzazione dei processi in atto e il contenimento dei costi di gestione. L’INAIL deve continuamente saper riconvertire professionalmente e organizzativamente quelle risorse umane che, liberate da precedenti processi, vengono destinate a nuove funzioni strategiche: come la vigilanza e l’attività di business intelligence, il contrasto al lavoro nero e la lotta all’evasione e all’elusione 7 - HT «Le nuove previsioni di legge per il pubblico impiego si sono tradotte in una profonda attività di revisione dei processi e in una formazione diffusa.» COVER STORY to come benchmark nella Pa italiana rispetto all’innovazione sia organizzativa che tecnologica. E non lo dico solo io: il professor Ichino, sempre molto critico nei confronti del settore pubblico, ha speso parole di forte elogio nei nostri confronti. Abbiamo ottenuto il riconoscimento di un brand Inail della formazione sulla sicurezza che è diventato un riferimento nazionale. degli uffici dirigenziali di livello generale del 20% e una rideterminazione del personale non dirigenziale del 15%. Tutto ciò si è tradotto in una profonda attività di revisione dei processi e in una formazione diffusa che hanno addirittura migliorato il livello dei servizi, sia dal punto di vista della quantità che della qualità. Non è casuale che l’INAIL venga spesso assun- E veniamo alla “formazione esterna”. Già a partire dal 2006 è stato promosso un “Sistema INAIL per la formazione sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro”, basato su un network di poli formativi sparsi su tutto il territorio nazionale e coordinati dal Polo Centrale presso la nostra Direzione Prevenzione. Si tratta di un modello innovativo che ha permesso di garantire un’omogeneità dei contenuti e una loro diffusione capillare, un’autonomia operativa nell’ambito di standard condivisi, una maggiore facilità di monitoraggio della qualità e più scambio di informazioni e risorse. In breve: il riconoscimento di un brand INAIL della formazione sulla sicurezza che, anche in questo caso, è diventato un riferimento nazionale. Per quanto concerne l’ultimo quadriennio, le principali direttrici lungo le quali si è mosso l’Istituto riguardano principalmente la formazione prevista dal nuovo Testo unico – rivolta a responsabili e addetti dei servizi e di prevenzione e protezione, ai dirigenti e ai rappresentanti del lavoratori per la sicurezza – la formazione per consulenti/progettisti e auditor di sistemi di gestione della sicurezza e, infine, l’alta formazione post-universitaria. Inail: valorizziamo l'aspetto 8 - HT Ovvero? Per fare solo alcuni esempi, il capitolo della formazione legata alle indicazioni del Testo Unico, da settembre 2006 a dicembre 2010, ha visto l’INAIL erogare circa 280 edizioni di corsi, sia a livello centrale che a livello nazionale, per un totale di 1.100 giornate di formazione, 9mila ore di formazione e 4.500 allievi forma- ti. Ancora, dal 2004 abbiamo promosso più di 20 edizioni di corsi per la qualificazione di consulenti e progettisti dei sistemi di gestione della sicurezza e abbiamo svolto numerose iniziative su progetti di livello universitario e post universitario in base a protocolli d’intesa con vari atenei (come il Corso di perfezionamento “Management della sicurezza sul lavoro” con la facoltà di Economia “Federico Caffè” dell’Università Roma Tre). Altre iniziative, poi, sono in cantiere e finanziate nell’ambito dell’accordo quadro di collaborazione siglato col Miur e il ministero del Lavoro. Infine, voglio segnalare la Scuola superiore per la prevenzione, un progetto in fase di sviluppo destinato a rivestire un ruolo essenziale nel collegamento tra mondo del lavoro, istruzione e istituzioni. Di che si tratta? Come evidenziato anche nel nuovo piano industriale per il triennio 2010-2012, con quest’operazione abbiamo voluto dare il via a un percorso strategico nella politica prevenzionale dell’Istituto: un sistema formativo di eccellenza nel contesto nazionale, connotato da un elevato standard di qualità, dove la formazione è integrata con la comunicazione, l’informazione e la diffusione delle conoscenze. Il nostro obiettivo è creare un punto di riferimento nello sviluppo delle politiche prevenzionali – con particolare riferimento alla valorizzazione di un sistema di partecipazione interistituzionale – e nelle collaborazioni e sinergie con istituzioni ed enti a livello europeo. A caratterizzarlo sarà un modello organizzativo innovativo, basato su un approccio per processi e che valorizzi il know how specialistico interno in una logica di rete: una realtà d’eccellenza, dunque, anche nella sperimentazione di nuove strategie e metodologie formative, con particolare riguardo alle più moderne piattaforme IT. preventivo della formazione. 9 - HT «È in fase di sviluppo il progetto della Scuola superiore per la prevenzione, per avviare un percorso strategico nella politica prevenzionale dell'Istituto. » INTERVISTA VALOREIMPRESA NETWORK DI IMPRESE E PROFESSIONISTI PER LO SVILUPPO DEL TERRITORIO Gianni Cicero, Presidente nazionale di Valoreimpresa. di Vittorio Baroffio H uman Training ha chiesto a Gianni Cicero, Presidente di Valoreimpresa di spiegare come è nata Valoreimpresa e di illustrarne gli obiettivi. Presidente Cicero, ci vuole spiegare in cosa consiste Valoreimpresa? Valoreimpresa non è la riproposizione del modello associativo tradizionale confederale così come siamo abituati a conoscere. Non c’è l’idea di associazione unitaria, ma è un progetto che Valoreimpresa, attraverso questa organizzazione e questa iniziativa, vuol presentare all’opinione pubblica. Un modello di sistema che nasce da molteplici considerazioni, tra cui la prima è quella di posizionare il vissuto della piccola impresa in una situazione di mercato più consona rispetto alla complicatezza stessa del mercato e all’esigenza del sistema pmi di adeguarsi a scenari che sono completamente 10 - HT variati. E la crisi che stiamo vivendo acuisce questa necessità. Partendo dalla globalizzazione arrivando alla crisi che stiamo vivendo, e i numeri lo testimoniano, la pmi deve uscire dall’immobilismo che la caratterizza ed organizzarsi per reggere la competizione del mercato. Con il sistema dell’aggregazione si può sopperire a questo. Per far nascere un tessuto di medie aziende attraverso l’aggregazione di impresa e di pmi, introduciamo nel sistema consortile la struttura madre di riferimento, ma è una struttura critica che deve essere supportata da una norma adeguata. Questo è l’espediente necessario perché, per favorire l’aggregazione, bisogna introdurre i concetti del vantaggio e della tutela, cari ad altri sistemi, basti pensare a quello della consociazione. Mentre è chiaro che il sistema dell’aggregazione cooperativistica nasce sotto il principio della mutualità. Questo, non solo per favorire la crescita del modello, ma anche per riequilibrare, a nostro avviso, le condizioni di partecipazione al mercato. Uno dei grandi problemi che abbiamo in Italia non è certamente la burocrazia, non è sicuramente il sistema fiscale, ma c’è a monte un problema ancora più grave che caratterizza il posizionamento delle imprese che partecipano al mercato. In sostanza, in Italia non c’è democrazia condivisa: non tutti gli organismi presenti sul mercato partecipano ai meccanismi con successo, c’è una differenziazione delle regole di partecipazione. Ritornando al concetto della cooperazione, laddove la mutualità è prevalente, chiaramente quel tipo di cooperazione va sostenuta, suffragata, incrementata e supportata in ogni modo. Ma purtroppo, e il vissuto insegna, nella stragrande maggioranza dei casi, noi ci ritroviamo con un sistema cooperativo che partecipa al mercato e alla logica del profitto, mascherandosi dietro la mutualità ed avvalendosi di agevolazioni che sono di vario genere, meccanismi di conduzione delle imprese tradizionali ad ogni competere in una condizione di concorrenza sleale. Le logiche di partecipazione sono completamente diverse. Avere un minimo di competizione sul mercato per noi è un principio sostanziale. Inizialmente avevamo pensato che bisognava ‘redimere’ quelle strutture cooperativistiche, ma anche di altri settori, che si avvalevano di vantaggi e tutele che andavano a collidere. Ci siamo poi resi conto che ormai era diventato un sistema consolidato e ben stabilito, quindi abbiamo portato la necessità sul reale per riproporre su questo modello tempi agevolati e tutela con altro modello. Valoreimpresa nasce per creare un sistema di consorzi che, attraverso un’organizzazione basata su una centrale consortile nazionale, il coordinamento di venti consorzi regionali, i quali rappresentano settori merceologici e produttivi, e la creazione di reti regionali coordinate da filiere nazionali, consenta alla piccola e media impresa di andare su mercati più evoluti, a cui tradizionalmente non potrebbero partecipare per limiti nazionali e organizzativi. Quindi l’aggregazione è la risposta per uscire fuori dal problema e posizionarsi sui mercati più evoluti. Il modello va inteso in questo senso. L’aspetto strutturale portante del processo di Valoreimpresa è quello di creare un modello consortile che consenta di portare le imprese al mercato. Un concetto di rappresentanza che si è svilito all’interno del sistema confederale tradizionale, faccio riferimento alle confederazioni storiche che sono state più caratterizzate da aspetti consociativi. La prima funzione da portare avanti in un sistema di rappresentanza, secondo Valoreimpresa, è quella di sostenere le imprese al mercato. E nel modello dell’aggregazione ci siamo posti il problema di quale poteva essere il mercato di riferimento, per creare una struttura che rappresentasse un ulteriore competitor. Potrebbe illustrarci qualche esempio? Assai rilevante una nostra esperienza maturata nel territorio del Lazio, dove 38 Comuni, 1200 imprese e 12 banche hanno creato un patto territoriale che ha portato allo stravolgimento economico ed allo sviluppo un’intera area di 38 Comuni. Si tratta di piccoli Comuni, poiché il più grande ha 15mila abitanti, ma in un’area diffusa sul territorio, dedicata all’agricoltura e alla pastorizia. Secondo l’evoluzione di questo patto territoriale con le certificazioni burocratiche, gli investimenti privati, non c’è un euro di pubblico, il coinvolgimento del sistema d’impresa nello sviluppo, chiaramente si sono create le condizioni affinché un’area venisse riconvertita in polo tecnologico industriale, artigianale e commerciale. E nell’area poi sono nati l’outlet di Val Dondona e un parco tematico che verrà inaugurato quest’anno, la cittadella logistica di Collefreddo con 220mila mq coperti, il polo alberghiero a ridosso del sistema del parco in Val Dondona, la cittadella dello spazio e altri 850 progetti presentati per la realizzazione di opere infrastrutturali aggiuntive. Risultato: 7 miliardi di euro di investimenti privati, 4mila 11 - HT «Valoreimpresa nasce per creare un sistema di consorzi che consenta alla piccola e media impresa di partecipare a mercati più evoluti.» INTERVISTA «Il nostro modello è tarato sullo sviluppo del territorio. E il professionista è piatto portante del processo.» nuovi assunti con nuovi contratti già individuati, quindi un’azione che porterà nei prossimi mesi 8 milioni e mezzo di turisti provenienti da tutto il mondo per l’impatto di area di questo progetto. Questo modello è stato gestito da una tecnostruttura fatta di professionisti esperti nel campo legislativo, fiscale, storico, ingegneristico e una tecnostruttura che ha accompagnato l’amministrazione e le imprese in questo percorso. Noi abbiamo coinvolto la rete di Valoreimpresa, che è diventata la nostra tecnostruttura, in modo tale che i consorzi individuati portino la logica di sviluppo del territorio, riproponendo quello che era il patto, oggi definito patto dello sviluppo territoriale in ogni regione, in progetti che possono finalizzare lo sviluppo del territorio nell’ottica di un finanziamento in project (progettazione, realizzazione e gestione dell’investimento). Quindi il consorzio di nostro riferimento è chiamato a contribuire con gli enti pubblici e con il sistema finanziario locale allo sviluppo del territorio. Il nostro modello è tarato sullo sviluppo del territorio: per noi è questo il GIANNI CICERO Presidente nazionale di Valoreimpresa. Ha iniziato la carriera nella Confartigianato di Roma per poi assumere l'incarico di direttore della Piccola Industria di Confindustria Roma. Ha ricoperto incarichi nella Commissione Regionale del Lazio dell’Artigianato, nel Comitato Inail, nel Consiglio Direttivo della Cassa Edile di Roma e provincia. Gli è stato assegnato il Premio Capitolino d'oro per meriti acquisiti nell'ambito della rappresentanza d'impresa. 12 - HT modello di riferimento. Il che significa che, se dovessimo partecipare, non ci poniamo limiti a partecipare a bandi pubblici o opere pubbliche o portare sul mercato l’appalto. Un sistema d’impresa organizzato per una pianificazione diretta e lo sviluppo del territorio. E non è possibile portare avanti questo se non c’è un’adeguata azione consulenziale a supporto. I sistemi professionali sono considerati piatti portanti del processo, perchè non può esserci crescita ‘culturale’ del sistema imprenditoriale italiano se non c’è una vera azione sul sistema professionale, che deve crescere anch’esso. Bisogna uscire dalla logica della consulenza di settore ed accettare sempre più la logica della consulenza normale. Una serie di servizi che vedono i liberi professionisti non come competitor o antagonisti, ma uno strumento portante di una nuova cultura su cui basare la crescita del sistema d’impresa. La differenza tra le confederazioni tradizionali, oso pensare a quelle del settore del commercio, e noi, consiste nel fatto che noi, in modo antitetico rispetto a loro, consideriamo il professionista piatto portante del processo. Per loro i professionisti sono competitor e c’è una guerra storica tra i sistemi professionali e le confederazioni artigianali e commerciali. Considerare Vaoloreimpresa come un network di imprese e professionisti è sicuramente un approccio su cui ragionare. Manca una terza rete al processo di network a Valoreimpresa, che è quella politico. Nella logica di lobby trasparente che vogliamo portare avanti, il ruolo della politica è importante, soprattutto nell’ambito di una conoscenza del settore che purtroppo manca. Essendo Valoreimpresa un’iniziativa regionale, basata sulla regionalizzazione, ed essendo i consorzi regionali, è normale che ogni regione abbia i propri riferimenti politici, soprattutto nell’ambito di Camera e Senato. La sommatoria delle relazioni territoriali nasce nella logica politica del confronto, proponendo le nostre idee per determinare disegni di legge e supportarli poi in Parlamento. In sintesi, questo è il coaugulo imprenditoriale, professionale e politico sui cui articolare il progetto di sviluppo della piccola e media impresa italiana. È chiaro che presentiamo un modello al sistema decisionale per farlo diventare appunto sistema. In quest’ambito, per la crescita e l’evoluzione culturale del sistema imprese, s’incunea in modo deciso la formazione. Per quanto concerne la formazione come si pone Valoreimpresa? Partiamo da una logica che abbiamo condiviso con il Dr Barberis di UnionFormazione, che fa parte integrante di questa strategia. Noi siamo chiaramente contro la formazione dell’ente di formazione tradizionale. Non mi pare che ci sia un’esatta collocazione tra il sistema di formazione e la partecipazione al mondo del lavoro. Al di là dei canoni tradizionali di formazione, crediamo sia da valorizzare sempre più il ruolo dell’azienda come momento e luogo di formazione stessa. Nella logica del business e di inserimento nel mondo del business, dobbiamo ritornare sui nostri padri che hanno acquisito una formazione sul lavoro, acquisendola direttamente dal mastro all’interno dell’azienda. Il ruolo dell’azienda scuola è determinate per creare figure professionali sempre più necessarie all’evoluzione del mercato. Dai dati in nostro possesso risultano da una parte un aumento della disoccupazione giovanile, dall’altra una chiara necessità di figure professionali che non si trovano. Questa è una responsabilità dovuta alla formazione in quanto tale, alla cultura scolastica, al rapporto tra sistemi universitari e domanda-offerta di lavoro, praticamente inesistente. La formazione deve essere quindi indipendente e dall’altra occorre una forza lavoro che soddisfi le esigenze di mercato. La presenza di Unionformazione all’interno di Valoreimpresa è determinante per concentrare in un’unica logica sistemi formativi che sono presenti in tutte le regioni d’Italia. Caratterizzare enti e aziende di formazione in una logica riconducibile sull’azione politica secon- do quello che Unionformazione sta portando avanti a livello nazionale ci è sembrato una logica scontata. Condividere la creazione di 250 nuovi Comuni è un passaggio scontato, tanto da arrivare anche a strutture comuni di formazione ed arrivare quindi anche all’eliminazione di organismi istituzionali che portano il mondo della formazione a non avere una gestione coordinata alle politiche d’impresa in modo diretto. Fino ad arrivare anche alla direzione di contratti specifici e di organismi paritetici con il mondo del lavoro ad alla gestione dei Fondi Interprofessionali. Questo è un cammino che abbiamo intrapreso, vogliamo portare avanti e definire il meglio possibile, perché riteniamo che la formazione sia un passaggio fondamentale, soprattutto per il rapporto con il sistema universitario. Il nostro accordo come Valoreimpresa con il sistema ‘Emui’ che rappresenta 170 università del mondo, con l’intenzione di creare in Italia la visit spoon di Valoreimpresa con il coinvolgimento delle esperienze di professionalità internazionali in una logica formativa globale condivisa, ci sembra un passaggio su cui ragionare. La formazione è un elemento portante per il rilancio di un modello formativo su cui poter basare la crescita del sistema imprese italiano. Quali sono le associazioni che aderiscono a Valoreimpresa? Sono associazioni rappresentanti di vari mondi imprenditoriali e professionali. Oltre a Unionformazione, Liberi rappresenta 11mila professionisti in Italia che si sono uniti per condividere e ottimizzare i costi gestionali dei loro studi. Ci sono organizzazioni rappresentative territoriali che hanno aderito convinte spontaneamente e, soprattutto, consorzi di imprese i quali ritengono che la presenza sul mercato sia un fatto sostanziale per il nostro vissuto economico. È un variegato mondo di imprese organizzate, associazioni e consorzi all’interno di un processo centrale che è l’obiettivo di Valoreimpresa. 13 - HT «Occorre valorizzare sempre più il ruolo dell'azienda come momento e luogo di formazione stessa.» INTERVISTA MAXWORK UNA REALTÀ IN FORTE CRESCITA NEL MONDO DEL MERCATO INTERINALE La terziarizzazione e la gestione degli appalti sono la nostra peculiarità. di Marco D. Castejon M axwork, agenzia per il lavoro, ha sviluppato nel tempo un knowhow di sicuro rilievo nell’impostazione e gestione del business nel campo del lavoro interinale, attuale somministrazione, secondo il D.Lgs. 276/03 e successive modifiche ed integrazioni. Attraverso le divisioni operative, Maxwork è un vero partner professionale in grado di rispondere ai diversi bisogni delle aziende nell’area del personale: somministrazione, appalto e servizi, progetti di formazione, ricerca e selezione, servizi socio-sanitari, facility management, ricollocazione professionale, outplacement. Human Training ha intervistato Giorgio Bassini, direttore generale Maxwork, per conoscere meglio una realtà con differenti e significative specializzazioni. 14 - HT Di cosa si occupa Maxwork? Noi possiamo fare tutto: ricerca e selezione, collocamento del personale. Ma è importante evincere le differenze tra un ambiente di somministrazione classica e la nostra. Tutti offrono la comunicazione, la ricerca e selezione e il supporto alla ricollocazione. Quello che interessa sono le differenze che noi cerchiamo di adottare in questo tipo di sistema di somministrazione. Condizionante è il territorio. Chi ha 800 agenzie ha un vantaggio strategico di gran lunga superiore nei nostri confronti, perché se un’azienda è anche internazionale può attirare una moltitudine di clienti nelle proprie filiali o nei propri siti. Le faccio un esempio, ci è capitato con le catene di negozi di dover rinunciare alla ricerca del personale per nuove agenzie, in quanto oggi siamo circa 60 tra agenzie e affiliati. Quindi non possiamo dire che la ricerca e selezione sul territorio nazionale siano tra i nostri punti di forza. Al contrario, la terziarizzazione e la gestione degli appalti è il nostro grande punto di forza. Per un motivo semplice: normalmente le aziende di somministrazione, soprattutto quelle grosse, per scelte politiche non fanno la terziarizzazione degli appalti, anche se potrebbero farla. Che cosa intendo dire? Non prendono il rischio d’impresa. Non si lavora più con la certezza di dire ‘mi prendo una persona sotto la mia responsabilità e ti metto a servizio questa persona sotto la mia responsabilità, che costa dai 15 ai 18 euro all’ora, su cui poi come società di somministrazione ho un marchio’. Ma la responsabilità è completamente a carico dell’imprenditore. Al contrario, con il sistema degli appalti, è un servizio a carico nostro. E questo crea la differenza, perché normalmente chi fa questo tipo di attività sono consorzi mal capitalizzati che a volte non rispondono in toto alle richieste delle aziende ed hanno parecchie lacune. Noi in questo siamo invece molto attenti, forti e preparati, molto capaci, perché è la nostra peculiarità. Che tipo di servizi offre Maxwork e seguendo quali modalità? Qui sta la sostanziale differenza: noi facciamo attività specialistiche, per esempio offriamo un servizio di fornitura di software per gli hotel. Abbiamo anche studiato un sistema con una squadra itinerante su tutto il territorio nazionale che riesce a garantire la corretta collocazione di persone le quali generalmente lavorano nelle discoteche per 3, 4, 5, 6 ore alla settimana e non di più. Quindi creare le soluzioni che garantiscano all’imprenditore la tranquillità dell’assunzione, i contribuiti, la regolarità e quant’altro è cosa piuttosto complessa. Noi abbiamo costruito e studiato un sistema che ci dà questa opportunità e ci sta dando continuità di risultati. In questo caso la ricerca del personale normalmente non è prevista, perché le persone collocate sono tipo contact center. Con noi le aziende invece riescono a ricollocare persone mantenendo un costo accettabile, sui 7, 8 euro, comunque meno dei 25 euro che normalmente potrebbero costare attraverso una catena di somministrazione. Altra cosa importantissima è l’Information Technology. Abbiamo anche per questo aspetto una squadra itinerante di persone che si muove su tutte le filiali e tutti gli affiliati in grado di fare ricerca e selezione e somministrazione con l’Information Technology a qualunque livello. Partiamo da un ingegnere informatico che si occupa sia della formazione che della ricerca ad una squadra di persone che riesce a trovare qualsiasi tipo di risorsa necessaria alle aziende che ne fanno richiesta. Rispetto al mercato interinale quali previsioni si sente di fare? È sicuramente in forte crescita, e questo vale per tutti. La nostra storia è costellata di buoni risultati. La nostra ricerca è stata acquisita, noi siamo nati nel 2009. Nel 2009 abbiamo fatturato 11 milioni di euro, nel 2010 chiudiamo con 22, e per il 2011 abbiamo la previsione di chiudere con 48. Quindi raddoppiamo e a febbraio siamo già in crescita: questo ci da’ buone opportunità di chiudere sulle cifre che avevamo programmato. Comunque la crescita per quanto riguarda il settore della somministrazione è una crescita certa. Poche aziende che fanno migliaia di euro possono pensare di raddoppiare ma tutte crescono, perché l’imprenditore oggi ci pensa due volte, prima di assumere in modo diretto, visto lo scotto che ha dovuto pagare nel periodo 2007-2009, gli anni della vera crisi, quella che in qualche modo ha fatto perdere decine di migliaia di 15 - HT «Il trend del nostro mercato è in crescita. Prevediamo di chiudere il 2011 con un fatturato di 48 milioni di euro, raddoppiando rispetto al 2010.» INTERVISTA posti di lavoro. Sicuramente il trend del nostro mercato è un trend in crescita e la crescita è molto attenta ai costi. Oggi, per tutti gli imprenditori, non soltanto per le società di somministrazione, ci sono degli sgravi fiscali importantissimi per la ricollocazione del personale. Alle aziende di somministrazione sono state concesse opportunità che superano quelle di un qualsiasi imprenditore. Noi abbiamo ancora delle agevolazioni che ci consentono di fornire personale a un costo un po’ più interessante di quanto può permettersi un imprenditore. «La nostra vera differenza risiede negli appalti e nel lavoro sull'Information Technology, su cui puntiamo molto per il futuro.» Quali sono i plus di Maxwork? Non certo la ricerca. Volevo aggiungere una cosa importante sulla sommistrazione. Le grosse aziende che vivono sui grandissimi numeri fanno esattamente come noi, in qualche modo offrono al mercato tutte le agevolazioni che riescono ad ottenere dal mercato e le riversano poi sul cliente finale. Questo è giusto, come facciamo d’altro canto anche noi, però in tutti i casi, quando c’è un supporto al ricollocamento, non è conveniente per il lavoratore. Intendo dire, questo è un esempio classico, noi possiamo andare in deroga al contratto collettivo di uno specifico settore e andare sotto questo contratto di più livelli. Se andiamo sotto di più livelli, noteremo che il lavoratore percepisce lo stipendio più basso: è vero che l’imprenditore paga meno, ma lo stesso lavoratore non è soddisfatto. Noi cerchiamo di usufruire di tutte le agevolazioni che ci danno, contenendo la parte contributiva, ma non tocchiamo assolutamente nulla per quello che riguarda la parte retributiva. Per cui il lavoratore che sa di essere ricollocato sa che avrà una contribuzione un po’ più contenuta ma non una retribuzione più contenuta. E questo gratifica il lavoratore, che resta soddisfatto del suo posto di lavoro, e non crea l’handicap all’imprenditore che si trova a tagliare o a cercare altre figure. Nella somministrazione cerchiamo di differenziarci seguendo anche quelle che sono le decisioni dei lavoratori e non soltanto quelle dell’imprenditore. Per il resto, la nostra vera differenza risiede, come già detto, negli appalti e, novità, il valore aggiunto, è l’Information Technology su cui lavoriamo e puntiamo molto. GIORGIO BASSINI Nato nel 1955, Giorgio Bassini è esperto in discipline della comunicazione, corsi di specializzazione in P N L, programmazione neuro linguistica, Master in comunicazione verbale e non verbale. Dal 1980 lavora come manager in aziende italiane ed estere nel settore ottico oftalmico, con crescenti ruoli e responsabilità sino ai massimi livelli in aziende leader. Dal 1995 è imprenditore nel settore terziarizzazione, cessione ed acquisizione di rami d’azienda, somministrazione ed appalti. 16 - HT SPECIALE FIERA EXPO TRAINING Abbiamo 500 aziende che vogliono comprare formazione: il 30 novembre e il 1° dicembre te le presentiamo. di V. Baroffio G andhi descriveva l’inferno e il paradiso usando questa parabola: “Entrai in una stanza, vi era un grande tavolo, imbandito di succose leccornie, e tutto intorno sedevano dei commensali alle cui braccia erano legati dei lunghi cucchiai. Ma i cucchiai, essendo troppo lunghi, non permettevano di portare il cibo alla bocca, perciò i commensali erano tutti magri, tristi e patiti. Entrai in una seconda stanza, e anche qui vi era un grande tavolo, imbandito di succose leccornie, e tutto intorno sedevano dei commensali alle cui braccia erano legati dei lunghi cucchiai. I cucchiai, essendo troppo lunghi, non permettevano di portare il cibo alla bocca; ma, a differenza della prima stanza, i commensali erano allegri, ben pasciuti e felici, poiché l’uno imboccava l’altro, e, così facendo, si potevano alimentare!” In altre parole: c’era fiducia reciproca e un grande spirito di collaborazione. Metaforicamente, se Gandhi dovesse descrivere, oggi, il sistema formativo italiano, probabilmente lo descriverebbe con la prima stanza. Infatti, troviamo i commensali – i formatori e le aziende – e la grande tavola imbandita – il valore aggiunto derivante dal sapere e dalla conoscenza –, ma i commensali non collaborano e sono tristi – i formatori non riescono a far percepire al sistema azienda il vero plus derivante dalla formazione, e le aziende, troppo impegnate a gestire a braccio il quotidiano, non vedono quali concreti vantaggi possano derivare dai piani formativi, pertanto tutto il sistema è in sofferenza! Volgiamo lo sguardo all’Europa: l’Italia è al terzultimo posto in termini di utilizzo della formazione. Ma perché avviene ciò? 17 - HT «ExpoTraining incrocia la domanda con l’offerta generando valore.» SPECIALE FIERA «Il 30 novembre e il 1 dicembre prossimi verrà organizzata per la prima volta in Italia una manifestazione denominata ExpoTraining che offre un'opportunità unica di sviluppo del business ai professionisti della formazione.» Certamente, le cause sono da ricercare, in primis, sul fronte del sistema formativo, che non ha saputo innovarsi e soprattutto non ha saputo educare gli interlocutori, intendendo il verbo nel senso etimologico di e-ducere, portare a consapevolezza un sapere all’inizio latente: non ha infatti avviato un processo di socializzazione all’utilizzo delle pratiche formative come elemento imprescindibile nello sviluppo del sistema Paese. Correlativamente, sul versante delle imprese, non si è consolidata una vera coscienza rispetto all’acquisto della formazione: lo dimostra un dato attestato dalla ricerca condotta da UnionFormazione, da cui risulta che il 70% delle imprese avvia programmi formativi, ossia dà corso allo sviluppo della conoscenza, solo ed esclusivamente se ha accesso al sistema di finanziamento pubblico. Sulla scorta di queste considerazioni si è deciso, in qualità di editori di Human Training di dare luogo, per la prima volta in Italia, ad una grande manifestazione denominata ExpoTraining®. Tale progetto è stato immediatamente accolto dai vertici di Fiera Milano che hanno manifestato, sin dalle prime battute la massima disponibilità nell’accogliere la manifestazione presso i padiglioni Fiera Milano City. L’iniziativa che avrà luogo il 30 novembre e il 1 dicembre sarà ripetuta fino al 2015. ExpoTraining offre un’opportunità unica di sviluppo del business ai professionisti della formazione: li mette in relazione con i loro mercati chiave e li aiuta a 18 - HT raggiungere i risultati voluti, in termini di crescita e di fatturato. In effetti la manifestazione consente ai partecipanti la gestione dell’agenda di questi incontri one to one, così da facilitare il contatto delle società di formazione con imprese e istituzioni, nel corso della due giorni. Questa attività, insieme ai convegni sui principali temi legati alla formazione e l’area espositiva, rende ExpoTraining un appuntamento immancabile per: • rafforzare i rapporti commerciali • facilitare le partnership • aumentare le vendite • promuovere il proprio brand • tenersi aggiornati sulle tendenze del mercato • massimizzare lo sforzo commerciale Essere presenti a ExpoTraining significa poter accedere di diritto al ristretto novero delle società, capaci di relazionarsi direttamente con le istituzioni e le aziende maggiormente orientate a capitalizzare le risorse umane. L’organizzazione della fiera offre una gamma di soluzioni ideate per aiutare i professionisti della formazione a raggiungere risultati concreti. Esse consistono in: l’area espositiva di oltre 7.500 mq in Fiera Milano City, occupati da stand preallestiti a partire da 12 mq oppure da spazi personalizzabili, per chi desidera riservarsi un’opportunità di presenza fortemente riconoscibile. Esporre consente di: • entrare in contatto con potenziali clienti tra le 30.000 aziende/enti invitati alla manifestazione • avere forte visibilità, grazie alla comunicazione sui media coinvolti dall'ufficio stampa di Fiera Milano e dall’organizzazione di ExpoTraining • godere di una presenza qualificata su Human Training – unica testata giornalistica specialistica, letta da oltre 200.000 manager • avere la possibilità di realizzare seminari di presentazione della propria società, con inviti a clienti e prospect • reperire partner e fornitori il matching. È il cuore pulsante di ExpoTraining, che è stata incaricata da numerose aziende di ricercare e pianificare incontri su temi specifi- ci. Oltre 500 direttori delle risorse umane hanno garantito la loro presenza nei due giorni di lavoro, per dare vita a 2.000 incontri personali con le società di formazione e gli operatori delle risorse umane, che sceglieranno di essere protagonisti di ExpoTraining. Come funziona. Agli espositori verrà richiesto di compilare una specifica scheda con le proprie aree di attività aziendale. Le aziende/enti interessati segnaleranno l’interesse ad incontrare un particolare espositore, specificando i seguenti parametri: • il settore merceologico (formazione, interinali, ITC, ecc.) • il livello di investimento • l’area specifica del settore (formazione manageriale, somministrazione, dispositivi per la formazione, ecc.) Convegni. Al fine di affrontare temi e argomenti che impattano significativamente sul Sistema Paese, ExpoTraining ha costituito un Comitato d’indirizzo istituzionale composto da: • Ministero del lavoro • Confindustria • Isfol • Parti sociali I lavori del Comitato hanno permesso di individuare i temi di maggiore rilevanza nell’ambito di 20 settori su cui “ fare il punto della situazione” (ad esempio: la formazione nella grande azienda, nella sanità, nel turismo, nella pubblica amministrazione…). Ogni tema sarà sviluppato grazie al contributo di speakers e relatori di altissimo profilo professionale e istituzionale e sarà moderato da altrettanti giornalisti di chiara fama nazionale. Essere sponsor dei convegni in questa kermesse di due giorni significa: • posizionare il proprio brand associandolo ai principali decision maker della business community • sviluppare un nuovo portfolio di relazioni attraverso gli eventi • stabilire contatti privilegiati con aziende e istituzioni • conquistare marketshare. GRAND PRIX DELLA FORMAZIONE Il Premio è un riconoscimento nazionale rivolto alla formazione d’impresa. Viene attribuito per le innovazioni di prodotto formativo, di processo, di servizio, di sistema, tecnologiche e gestionali. Ideato da ExpoTraining, ha ottenuto il sostegno dei responsabili d’azienda e istituzionali, riuniti nella determinazione di accrescere lo sviluppo e la diffusione di soluzioni innovative, in termini di best practices nei processi di formazione. I vincitori del Grand Prix della formazione avranno il diritto all’uso del logo "Grand Prix ExpoTraining anno 2011", per la durata di un anno. A chi si rivolge Il bando è dedicato sia alle società di formazione sia alle imprese, alla pubblica amministrazione ed agli enti, che hanno realizzato progetti di qualificazione per le risorse umane. La partecipazione è compresa nella quota d’iscrizione per gli espositori, mentre per le aziende è di 500 euro. Il processo di selezione La selezione dei progetti è affidata ad una giuria composta da membri che provengono dal mondo universitario, della formazione, dell’azienda e della pubblica amministrazione. 19 - HT FOCUS LE TECNICHE DI NEGOZIAZIONE NELLA GESTIONE DELLA MEDIAZIONE Nel campo della conciliazione e mediazione è indispensabile possedere la capacità di neogoziare. di Carlo Barberis I rapporti sociali, i rapporti interfunzionali all’interno delle organizzazioni, la famiglia ripropongono, anche in apparente assenza di opinioni divergenti o di contrasti di interesse, la necessità di negoziare la maggior parte delle decisioni che si intendono assumere, ovvero di negoziare sulla maggior parte delle reazioni attese a fronte di comportamenti altrui. L’atteggiamento negoziale è spontaneo. Si dice, se tutto è negoziabile, o meglio, se tutto si deve negoziare, allora è bene saper fare buon uso delle tecniche di negoziazione. In effetti, particolarmente nel campo della conciliazione e mediazione, come pure nella gestione manageriale, il ricorso alle tecniche è indispensabile. Il conflitto, per divergenza d’opinioni, diversità d’interessi, competizione tra persone che aspirano allo stesso obiettivo, è sempre latente ed alcune volte inevitabile. I dirigenti o le controparti in una conciliazione, in qualsiasi campo operino, dovranno in misura sempre maggiore possedere la capacità di negoziare – cioè mediare tra attese ed esigenze – per conseguire gli obiettivi che si sono o sono stati loro posti. In una parola, chi si accinge alla negoziazione deve avere una perfetta consapevolezza del proprio ruolo e di quello degli altri protagonisti del procedimento, senza necessariamente essere uno psicologo. Lo stile di negoziazione da adottare nella composizione dei conflitti deve essere quello che non compromette il risultato prima che la conciliazione sia iniziata. Così, non sarà un buon nego- 20 - HT ziatore chi ignori contesto e cultura, chi trascuri i fondamenti della comunicazione verbale e para verbale, chi sottovaluti gli elementi emotivi delle personalità che sono sedute al tavolo negoziale. Il negoziatore è parte del processo di negoziazione e deve cercare di attivare il modello negoziale “ win-win”, dal quale gli interessi di entrambe le parti, o meglio di tutte le parti in conflitto, trovano una soluzione capace di soddisfarle tutte e di mantenere tra loro l'originaria relazione, per preservarne il valore nel tempo, un valore che potremmo definire di avviamento, la cui dissoluzione si risolverebbe comunque in una perdita, richiamando l'altro modello, quello definito “winlose” nel quale le parti in conflitto, tutte, risultano perdenti. In altre parole, il ruolo del negoziatore è rappresentato nel chiarire le condizioni che generano i conflitti, scoprire gli interessi palesi e latenti della controparte, ricercare soluzioni, saper preparare una strategia di negoziazione e saper condurre una negoziazione per trasformare i conflitti in accordi reciprocamente vantaggiosi. Dunque, il negoziatore, così come il mediatore, nel corso della trattativa interpreta esclusivamente l'interesse per il quale opera, non si sovrappone, in una parola, risulta ed è indipendente ed imparziale rispetto ai suoi stessi interessi. Chi esercita la professione di mediatore deve possedere una serie di atteggiamenti mentali e strumenti finalizzati a comporre il conflitto. Pertanto, diviene categorico suddividere “chirurgicamente” l’atto mediativo e scomporre le sue fasi al fine che didatticamente si incammini verso un percorso formativo finalizzato a meglio qualificare gli operatori. Di seguito verranno citati i principi generali della negoziazione. La predisposizione di una corretta strategia di negoziazione permette di evitare possibili errori d’impostazione, di diagnosticare e fronteggiare situazioni di conflitto interpersonale e di gruppo. Al fine di ottenere buoni risultati, comporta studiare a priori i seguenti elementi: • raccogliere le informazioni • diagnosticare la situazione (vantaggi e perdite) • valutare i rapporti di forza • valutare le implicazioni • definire e classificare gli attori negoziali: attori focali, attori diretti, attori potenziali in futuro, attori esterni • definire gli interessi in gioco e i punti di rottura. È opportuno, prima d’iniziare qualsiasi negoziazione, predisporre una check list di preparazione che deve contenere le Chi esercita la professione di mediatore deve possedere una serie di atteggiamenti mentali e strumenti finalizzati a comporre il conflitto. seguenti riflessioni: • Chi ha convocato l’incontro? • Per parlare di cosa? • Chi parteciperà? • Quali sono i tuoi obiettivi/interessi? • Quali le tue alternative? • Prepara un’agenda e rifiutati di trattare argomenti non contemplati • Ti sono chiari i termini della questione? • Hai studiato in anticipo i documenti? • Hai parlato con tuoi colleghi più competenti? • Hai bisogno del parere di un esperto esterno? • Hai il potere di prendere decisioni? • Hai bisogno di istruzioni più chiare? • Chi è la controparte? • Quali i loro obiettivi/interessi? • Ci sono stati contatti in passato? • Esiste un punto di partenza già definito? • Quale stile di negoziazione è opportuno? GLI STILI DI NEGOZIAZIONE Durante la trattativa, è possibile attuare o riconoscere diversi stili di negoziazione. Classicamente ne vengono individuati due: lo stile duro e morbido. Lo stile del negoziatore duro è caratterizzato dallo scopo di vincere. Il tipico atteggiamento mentale del negoziatore duro viene riconosciuto da: • le parti sono avversari • diffidare sempre 21 - HT • trincerarsi nella posizione • non rivelare informazioni • fare minacce • fare pressione Di converso, lo stile del negoziatore morbido ha lo scopo di accordarsi; in effetti considera che: • le parti sono amici • fidarsi degli altri • essere flessibili • rivelare informazioni • fare offerte • cedere alla pressione I principi di successo di una buona negoziazione sono caratterizzati da: • Imparare a distinguere le persone dal problema negoziale -Attenzione alla sfera emotiva e personale altrui -Gestire il timore altrui di essere giudicati • Negoziare da interessi, non da posizioni -Creare fiducia trasformando le critiche da ostacoli a ingredienti per l’accordo -Mettersi nei panni altrui come modus operandi • Soluzione collettiva del problema -Inventare prima, decidere poi -Il problema altrui è parte del proprio problema • Non compiere false assunzioni -Insistere su criteri oggettivi -Distinguere giudizi da pregiudizi Concludendo la negoziazione, con le sue strategie e suoi ritmi, deve essere affrontata sotto una mera egida di impiego strumentale delle sue tecniche. Il negoziatore capace non è “schiavo delle tecniche”, ma utilizza come “schiavi” gli elementi delle tecniche. FOCUS ALL’APPUNTAMENTO DEL 2011 “ANNO EUROPEO DEL VOLONTARIATO” NON PUÒ MANCARE LA FORMAZIONE La Commissione europea sottolinea la centralità della formazione dei volontari, dell'accreditamento e certificazione della qualità. di Barberis Maria Rita F are qualcosa per gli altri è un’azione irrinunciabile per circa 100 milioni di europei impiegati nel volontariato. Ed è proprio per accrescere la consapevolezza dell’importanza di questa virtù, in termini di coesione sociale, democrazia, congiuntura economica, che il 2011 viene decretato “Anno europeo del volontariato”. A sostenerlo è la stessa Marian Harkin, deputata irlandese (a capo del gruppo di deputati che promuove il volontariato) la quale sottolinea che l’obiettivo è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica di tutta l’Unione Europea, di rinforzare a livello nazionale, regionale, locale lo sviluppo di buone pratiche per migliorare le condizioni, il riconoscimento delle attività di volontariato, ridurre gli ostacoli e favorire la parte- cipazione della società civile. Si tratta di un impegno notevole che implica confronto, scambi di esperienza, studi, ricerche. Vengono stanziati finanziamenti dal bilancio generale dell’Unione Europea, ammontanti a 8 milioni di euro, di cui ne beneficiano anche le nazioni per le iniziative messe in campo nel settore. Il ruolo del volontariato è in evoluzione e sta assumendo una forma ampia e concreta nell’ambito dei valori europei della democrazia, solidarietà, eguaglianza. Ciò grazie anche ad azioni politiche, ad iniziative di riforma, agli stakeholder pubblici e privati che riconoscono la sua valenza. La Commissione europea, responsabile dell’anno europeo dal punto di vista organizzativo-gestionale, sottoli- 22 - HT nea la centralità della formazione dei volontari, dell’accreditamento e certificazione della qualità. Il volontariato, nel corso degli anni, ha dato vita a nuovi servizi sociali, ad inediti ruoli lavorativi, che si configurano come professionalità emergenti, che non trovano sostegno nei vecchi percorsi formativi, si pensi ad esempio: all’operatore di strada, che svolge attività di prevenzione, assistenza e recupero sociale in favore delle fasce deboli che vivono in situazioni di degrado e di emarginazione; all’animatore socioculturale, il quale progetta attività educativo-culturale e di intrattenimento volte allo sviluppo delle potenzialità di bambini, adolescenti, anziani, portatori di handicap; al progettista di interventi di rete, all’educatore professionale, al tutore dell’affido familiare, ecc. È chiaro, non si raggiungono risultati eccellenti con l’improvvisazione. Ci vuole preparazione. Ci vuole tanta formazione. Ovvero è indispensabile un’attività educativa che sappia trasmettere conoscenze e competenze tra i diversi soggetti, che sappia sviluppare il “saper essere” in termini di personalità, di interazione sociale, di rapporti tra individuo e organizzazione. La caratteristica del volontariato, basata sulla libera gratuità del lavoro offerto, ovvero sull’attuazione dei principi del dono e della sussidiarietà centrati sulla persona ha determinato, in passato, una certa resistenza di fronte alla formazione. Trattandosi di “offrire lavoro gratuito” non associato al “professionale” si riteneva che i volontari non dovessero possedere requisiti tali da renderli persone esperte, competenti, al pare di un lavoratore. In realtà oggi si sta verificando un profondo cambiamento culturale sostenuto dalle normative nazionali ed europee, che pone le associazioni di volontariato protagoniste di iniziative che animano la solidarietà, la partecipazione e l’integrazione sociale. Cresce l’esigenza delle istituzioni di interagire in un sistema capillare ed a rete che coinvolge i professionisti ed i volontari. Questi ultimi, per rispondere ai bisogni emergenti, devono garantire efficacia ed efficienza nelle loro mansioni ed una più specifica competenza professionale. In questo contesto la formazione diventa un punto decisivo nel sistema del volontariato che si esplica attraverso: • la formazione di base: ovvero trasmettere le pratiche e abilità essenziali che possono essere di tipo informativo, normativo (leggi, regolamenti, fisco ONLUS, ecc.) addestrativo, relazionale e/o di specializzazione. La for- mazione di base inizia già negli anni della gioventù e dell'adolescenza che sono particolarmente sensibili per la formazione del volontariato. • la formazione continua: che consente di arricchire le competenze, migliorare le conoscenze acquisite. La formazione del volontariato, intesa come la migliore scuola di civiltà, umanità e personalizzazione, per essere effi- I volontari, per rispondere ai bisogni emergenti, devono garantire una più specifica competenza professionale. cace deve tener conto di un’educazione a 360°, ovvero integrale, che affronti anche gli aspetti legati alle modalità di accesso ai finanziamenti comunitari, nazionali, regionali ed alla rendicontazione dei contributi concessi. Ci vogliono corsi “dedicati”, con un programma didattico specifico in grado di sviluppare argomenti pertinenti alle tre aree di intervento sociale: • il servizio alle persone: assistenza agli anziani, ai malati in ospedale, ai carcerati ed ex-carcerati e alle loro famiglie; sostegno agli handicappati, ai dimessi dagli ospedali psichiatrici, ai tossicodipendenti, ai minori, ecc. • l’ambiente e la cultura: tutela dell'ambiente e dei beni culturali e dell'erogazione di servizi socioculturali, lotta all'inquinamento, gestione e apertura di monumenti, di nuovi parchi, prevenzione - protezione civile, soccorso in caso di calamità, ecc. 23 - HT • l’educazione alla mondialità: progetti di sostegno e solidarietà ai Paesi del Terzo Mondo, appoggio a profughi e nomadi; aiuti ai Paesi dove sono in corso guerre con l'obiettivo di sviluppare una cultura di pace e dei diritti umani, adozione a distanza di bambini o ragazzi di Paesi in via di sviluppo o in guerra, ecc. La formazione nel volontariato deve essere interpretata come uno strumento di “empowerment”, un laboratorio che prende spunto dalla realtà, dalle storie di vita, dallo scambio di esperienze degli operatori per permettere di elaborare progetti di intervento adeguati ai bisogni, di mettere in risalto il valore dei volontari, dando un senso concreto al loro agire sul campo. La formazione, quale processo di apprendimento, di crescita personale e di gruppo, assume un ruolo strategico nel rafforzare l’etica del volontariato, l’autodeterminazione, l’identità sociale, il senso di appartenenza ad un gruppo, la capacità di interagire con gli altri e risolvere positivamente i conflitti. L’universo volontariato rappresenta un enorme patrimonio per il sistema economico-sociale, cui bisogna fornire supporto e formazione per garantire una gestione corretta, efficiente, in sintonia con gli obiettivi prefissati. L’azione dei volontari è ormai così preziosa e radicata nel tessuto sociale, al punto da essere un valore inalienabile nel supporto ai bisogni sociali, nella realizzazione dei beni comuni e nel consolidamento della vita democratica. “Volontari! Facciamo la differenza” (slogan dell’anno europeo del volontariato) FOCUS LE RIUNIONI DI LAVORO AI CONFINI TRA LA NOIA E L’UTILITÀ Se efficaci, le riunioni di lavoro dovrebbero favorire la crescita del personale, rappresentando preziosi momenti d'incontro per cercare le soluzione più adeguate al fine di raggiungere gli obiettivi prefissati. di M.R.B. L a quotidianità aziendale si caratterizza per la costante esigenza di pianificare le riunioni, che costituiscono un elemento primario nel mènage lavorativo. Tuttavia, pur essendo la loro utilità da tempo consolidata, di fatto, nelle aziende, l’atteggiamento di base del personale nei confronti delle riunioni non è entusiasmante. Queste adunanze si rivelano in molti casi noiose, frustranti, inconcludenti per il mancato raggiungimento di punti fer- mi, chiari, concreti e per la perdita di tempo che ne deriva. Eppure non va dimenticato che lo scambio di informazioni, il senso di coinvolgimento, di appartenenza ad una struttura aziendale, la condivisione di esperienze ed i rinforzi motivazionali sono favoriti soprattutto da quei momenti in cui il personale si incontra, si confronta ed insieme discute con professionalità le soluzioni più efficaci e rapide nel raggiungere gli 24 - HT obiettivi prefissati. I punti di vista possono essere anche differenti, come pure le iniziative di problem solving, ma di base c’è lo spunto per dare origine a idee migliori di quelle prodotte dal singolo individuo, favorendo l’opportunità di collaborare con il gruppo di lavoro per crescere ed offrire prestazioni più efficaci e superare le resistenze al cambiamento. Il progresso aziendale viene favori- to dalle riunioni di lavoro, ma va sottolineata la facilità con cui è possibile banalizzarle e compromettere il loro risultato finale. Passi concreti per riunioni efficaci Le riunioni si identificano per lo più in tre tipologie: le riunioni informative, che coinvolgono un ampio pubblico e vengono organizzate principalmente per comunicare novità e cambiamenti; i meeting di analisi, in cui si utilizzano tecniche come il brain storming per sviluppare un progetto e gli incontri consultivi dove i superiori ascoltano i pareri dei collaboratori; le riunioni decisionali, che richiedono tempi superiori rispetto alle altre e sono costituite da un gruppo massimo di sette persone. È difficile prendere decisioni quando si è in troppi, oppure quando i presenti non sono quelli “giusti”. Al di là della tipologia, a decretare l’insuccesso delle riunioni spesso intervengono l’improvvisazione spicciola ed un’organizzazione logistica poco mirata. Quindi, se proprio non si può fare a meno di organizzare una riunione, è buona norma rispettare alcune regole, quali: • definire gli obiettivi, ovvero: mettere a fuoco l’argomento e la finalità dell’incontro, predisporre l’ordine del giorno che deve contenere tutte le tematiche da sviluppare e le finalità da raggiungere. In tal modo vengono focalizzati gli aspetti salienti, evitando inutili divagazioni. A supporto di questa fase risulta utile stendere una scaletta degli interventi e raccogliere tutta la documentazione necessaria (es. normative, rapporti, statistiche, ecc.). Infine, per evitare equivoci sul- le decisioni raggiunte, è buona norma riassumere i punti salienti in una breve relazione scritta da inviare al termine del lavoro • programmare la fase organizzativa: l’organizzazione delle riunioni non può prescindere dal stabilire data ed orario di incontro e dall’avvisare con congruo anticipo tutti i partecipanti, mediante nota informativa scritta. Ideale sarebbe fissare anche l’orario di conclusione, al fine di scoraggiare eventuali perdite di tempo ed il prolungarsi delle discussioni. Altro particolare da non omettere consiste nell’individuare con precisione le persone interessate alla riunione, evitando di inserire collaboratori non “attinenti” a quel determinato incontro e magari trascurandone altri, che potrebbero offrire il loro contributo. Ovviamente, nell’organizzazione logistica va riservato un prezioso spazio anche all’individuazione del locale più idoneo ad ospita- Le regole chè è buona norma rispettare nell'organizzazione delle riunioni. 25 - HT re l’adunanza. Una sala grande e ben illuminata, non disturbata da rumori esterni e comoda per prendere appunti è quanto di più adatto si possa scegliere. Non da ultimo, è utile anche la scelta di supporti comunicativi (audiovisivi, video registratore, ecc.) da utilizzare durante la riunione •applicare tecniche di gestione dei gruppi: la riunione di lavoro è formata da un gruppo di persone che si incontra per un obiettivo. Vivere in un gruppo significa entrare in rapporto con altre persone, influenzarle ed esserne influenzati, creare interazioni. È di fondamentale valore applicare adeguate tecniche di comunicazione e di gestione dei gruppi, tali da creare un clima relazionale favorevole e consentire a tutti i presenti di partecipare attivamente ai lavori. Sono tecniche efficaci: - porre domande aperte in modo da offrire la possibilità ad ognuno di esprimersi liberamente - valorizzare le competenze in modo tale che i presenti si sentano motivati, responsabilizzati e soprattutto considerare in maniera positiva il loro supporto - accostare persone di gruppi diversi, per facilitare la coesione all’interno dell’azienda e la collaborazione di tutti, evitando così la formazione di coalizioni - aprire un dibattito, raccogliere le idee di tutti i partecipanti attraverso un “giro di parola”, accettando, a turno, qualsiasi suggerimento, opinione senza fare commenti ed osservazioni critiche (brainstorming). Evitare interruzioni fino quando il soggetto non abbia finito di parlare. In questo modo tutti i contributi vengono messi sullo FOCUS stesso piano e tutti hanno la possibilità di partecipare • il ruolo di chi presiede la riunione: chi presiede la riunione ricopre un ruolo strategico perché: - coordina gli interventi secondo l’ordine del giorno e propone il piano di lavoro - sottolinea l’obiettivo dell’incontro - propone soluzioni e appiana eventuali conflitti - “rompe il ghiaccio” per mettere a loro agio le persone, facendole superare il timore di “non aver niente da dire”, di “parlare troppo”, di “apparire sciocco”, di provare “imbarazzo nel parlare in pubblico”, ecc. - è attento ai ruoli che assumono i componenti della riunione ed alle possibili diatribe che si possono scatenare - presta attenzione al linguaggio utilizzato, che deve essere semplice e chiaro - fissa su fogli visibili a tutti i punti salienti e gli interrogativi che emergono, in modo da evitare dispersioni di lavoro - gestisce le obiezioni - dosa il tempo degli interventi ed evita lungaggini inutili - assicura che la riunione si concluda con un risultato che dovrà sintetizzare • errori da evitare: esistono degli errori piuttosto comuni che spesso compromettono la buona riuscita di una riunione. In particolare, bisogna evitare di: - stendere un ordine del giorno poco chiaro - non fissare delle pause ad intervalli regolari: l’attenzione ha infatti una durata limitata e discutere per ore senza interruzioni è controproducente - interrompere la riunione per telefonare o ricevere telefonate - utilizzare le riunioni per sottolineare l’autorità di un manager o per evitare ad un superiore di assumersi responsabilità decisionali - convocare incontri a scadenze fisse (per consuetudine) anche se non c’è nulla da dirsi In conclusione, è probabile che alcuni di questi argomenti siano familiari a molti, ma non è detto che essi vengano diligentemente applicati in azienda e il rischio di partecipare a riunioni “scadenti” è oggettivamente concreto. Per ovviare a ciò e gestire con intelligenza questi preziosi momenti di incontro e di scambio, basta un po’ di buona volontà, di giusto impegno. In una realtà complessa in cui le adunanze rappresentano uno spazio costante e crescente nel sistema produttivo, la dilagante insofferenza verso le riunioni può essere debellata. Buone riunioni a tutti! 26 - HT “CULTURA MULTIFUNZIONALE” E FORMAZIONE: L’ANCORA DI SALVEZZA DELL’IMPRESA AGRICOLA Per essere competitivi occorre puntare sul valore strategico dell'innovazione, scommettendo su servizi originali e all'avanguardia. di A. Campiotti L’ imprenditore agricolo, negli ultimi anni, si è trovato di fronte ad un contesto socio-economico-politico in mutamento, caratterizzato da fattori inediti, quali: lo scenario internazionale, la concorrenza dei vecchi e nuovi Paesi esteri (Cina, India, Brasile, Nuova Zelanda, ecc.), il cambiamento dei consumatori e delle relazioni commerciali all’interno delle filiere, il progresso tecnico, la globalizzazione dei mercati, le normative comunitarie. In particolare si pensi alla modificazione PAC dagli anni ottanta ad oggi: è diminuita la percentuale di spesa a sostegno dell’agricoltura (nel 1985 era pari al 75% della spesa della Comunità Europea, si è ridotta negli anni e nel 27 - HT 2013 sarà pari al 40%), sono aumentate le regole che la U.E. impone al sistema agricolo: il produttore è tenuto a rispettare la “condizionalità” e operare nel rispetto di azioni ritenute socialmente importanti, come la sicurezza alimentare, la tutela ambientale e il benessere animale. Di fronte a questo panorama, l’im- FOCUS prenditore, poco incline a realizzare reti di impresa e forme di collaborazione, come avviene in altri settori, si sente solo e disorientato. Ma non bisogna arrendersi. Prima di tutto occorre imparare a convivere con l’attuale sistema. È la (dura) legge della sopravvivenza! L’impresa agricola è competitiva e diventa perno per lo sviluppo economico del Paese nel momento in cui punta sul valore strategico dell’innovazione, sa prepararsi a dare risposte chiare su come migliorare la propria imprenditorialità e assumere impegni ammirevoli nei confronti della società, tra cui la sostenibilità e conservazione della biodiversità del territorio rurale. L’innovazione non si limita nell’ampliamento delle dimensioni aziendali e nell’introduzione di mezzi meccanici, attrezzature. L’innovazione parte dalla mentalità, che deve essere imprenditoriale, capace di confrontarsi con i nuovi principi europei. Essa trova il suo humus ideale nella diversificazione produttiva e nella multifunzionalità. I titolari di aziende agricole devono scommettere su servizi originali ed all’avanguardia, quali: la 28 - HT lavorazione di prodotti agro-alimentari DOC-DOP, l’artigianato, la produzione di energia rinnovabile, il mantenimento, lo sviluppo di attività agricole nelle zone a basso insediamento rurale, la diffusione del made in Italy a livello globale, ecc. La multifunzionalità (promossa dal D.L. n. 228 del 18/05/01) significa per l’azienda agricola allargare, integrare le funzioni produttive, con la realizzazione e l’erogazione di nuovi servizi di utilità ambientale, turistico, sociale, culturale. Alcuni esempi: • le Fattorie del Panda: è un’iniziativa promossa in Italia da WWF, ANAGRITUR e dalla Federazione Italiana Parchi e Riserve Naturali (Federparchi). È una rete di agriturismi, localizzati all’interno o in prossimità di aree naturali protette, che si prefiggono come obiettivo la sostenibilità ambientale e la promozione di modelli gestionali multifunzionali dell’impresa agricola. Questo progetto mira a mettere in rete imprenditori agricoli, ad incentivare lo scambio di buone pratiche e la condivisione di soluzioni a problemi comuni • le Oasi affiliate: sono gestite dai proprietari di aziende agricole, ma condividono e applicano la missione e le azioni del WWF. Un sistema per valorizzare la multifunzionalità e rafforzare i valori fondamentali per una efficace strategia economica in agricoltura • le imprese agricole sociali, radicate sul territorio, che oltre a produrre beni per il mercato offrono e scambiano servizi di utilità sociale, a sostegno di persone svantaggiate (ex detenuti, disabili, ecc.) che, dopo una adeguata preparazione professionale, vengono introdotte nelle diverse attività aziendali ed inserite quindi nell’ambito del lavoro •la costituzione di punti vendita collocati all’interno delle aziende agricole, che offrono una varietà di prodotti garantiti e la possibilità di assaggi, degustazioni, per coinvolgere la clientela. Le persone sono sempre più attente alla salute e alla qualità degli alimenti. Acquistare direttamente nelle aziende agricole viene visto sempre più con interesse dai consumatori, che hanno modo di vedere da dove arrivano i prodotti e come vengono coltivati • la promozione di rapporti collaborativi tra imprenditore agricolo e pubblica amministrazione, fino ad ora poco sfruttati a livello nazionale, che offrono una facilitazione burocratica (vedi art. 14 e 15 DLgs n. 228 del 18/05/2001). L’agricoltore, i suoi collaboratori/ consulenti difficilmente sono in grado di compiere in maniera autonoma scelte imprenditoriali sempre più complesse, senza seguire un percorso formativo che insegni l’analisi del mercato, l’individuazione di prodotti/servizi più adatti alle condizioni territoriali, la progettazione e la gestione d’impresa. Ovvero, che indichi le modalità di redazione del business plan, evidenziando la sostenibilità tecnica, economica e finanziaria, le fasi del progetto, l’analisi dei costi, i principi di marketing e di orientamento al mercato. Il ruolo della formazione è essenziale anche in que- La formazione è decisiva per ridefinire e riqualificare il ruolo dell'imprenditore agricolo del terzo millennio. sto ambito. Non è un optional! Essa è decisiva per ridefinire e riqualificare il ruolo dell’imprenditore agricolo del terzo millennio, che deve essere informato, tecnicamente abile al cambiamento, allo sviluppo competitivo, alla gestione delle sfide indotte dalla politica agraria europea, capace di lavorare in rete con enti, amministrazioni pubbliche, società civile, mercato ecosostenibile. Capace altresì di perse- 29 - HT guire e realizzare obiettivi ambiziosi e strategici, quali: • sostenere le attività agro-silvo-pastorali tradizionali • promuovere e attuare modelli di turismo sostenibile • favorire investimenti tecnologici come valore aggiunto per l’azienda • acquisire conoscenze e competenze originali in linea con la moderna “cultura d’impresa e di sicurezza” • integrare l’azienda nel tessuto sociale ed ambientale di provenienza • differenziare e diversificare prodotti e processi • facilitare l’aggregazione/integrazione, ovvero unire le forze e le energie, cooperare tra soggetti differenti (imprenditori-filiera-territorio-società pubbliche e private). È fondamentale che gli agricoltori e tutti gli attori del sistema prendano consapevolezza del cambiamento in atto. Stanno terminando i tempi di protezionismo della PAC, è ora di voltare pagina ed intraprendere un diverso percorso imprenditoriale, che renda vitale l’azienda nel mediolungo periodo. Solo dopo si possono pianificare strategie operative ed adottare strumenti applicativi in grado di consentire ad ogni impresa agricola di reggere la sfida, di superare momenti di difficoltà, di incertezza e sofferenza dovuta all’aumento dei costi, ai prezzi sempre più mutevoli e stagnanti, frutto della globalizzazione, alla difficoltà di individuare prodotti economicamente convenienti. L’imprenditore agricolo oggi più che mai necessita di “un’educazione” al reale contesto, diversamente ogni tentativo di emancipazione potrebbe essere vano. LINGUE IL BUSINESS INGLESE A grande richiesta continuano gli esercizi di Human Training. a cura di Language Data Bank LE PAROLE CHIAVE ED ESPRESSIONI Attributo/ attribute: a characteristic, feature or quality. Azioni/Shares: the parts into which the ownership of a company is divided. Catena di distribuzione/ distribuition chain: the way a product is made available and sold, the organisations involved etc. Concorrenti/ competitors: rival companies competing on the same market. Differenziazione/ differentiation: when a company shows how its products are different from each other and from competing products, for example in its advertising. Ditta/ firm: a business concern, especially one involving a partnership of two or more people. Durabilità/ durability: if something is durable, it lasts a long time. Economie di scala/ economies of scale: the advantages that a bigger factory, shop etc. has over a smaller one because it can spread its fixed costs over a larger number of units and thus produce or sell things more cheaply. Efficace/ effective: successful in producing a desired or intended result. Efficente/ efficient: (of a system or machine) achieving maximum productivity with minimum wasted effort or expense. Far su misura/ tailor: to make something or put something together so that it is exactly right for someone’s needs. Focalizzazione/ focus: when a company serves a particular group of customers in a market with particular needs, rather than serving the whole market. Fonte/ source: a place, person, or thing from which something originates or can be obtained. Incastrato in mezzo/ stuck in the middle: to be unable to reach any new goals, 30 - HT to have no flexibility. Strategia/ strategy: a plan or series of plans for achieving an aim, especially relating to the best way for an organisation to develop; the process of skilful planning in general. Scopo/ goal: the object of a person's ambition or effort; an aim or desired result. Segmenti/ segments: a part of the economy of a country or a company’s work; the products in a particular part of the market. Target: an organization, industry, country etc. that is deliberately chosen to have something done to it. Vantaggio competitivo/ competitive advantage: something that helps you to be better or more successful than others. Vantaggio strategico/ strategic advantage: a plan or a position that helps you to be better or more successful than others. ESERCIZIO Cost leadership is perhaps the clearest of the three (1)........................................... In it, a firm sets out to become the low-cost producer in its industry. The firm has a broad scope and serves many industry (2).........................................., and may even operate in related industries; the firm’s breadth is often important to its cost advantage. The sources of cost advantage are varied and depend on the structure of the industry. They may include the pursuit of economies (3) .........................................., technology, preferential access to raw materials and other factors. The second strategy is differentiation. In a (4).......................... ................ strategy, a firm seeks to be unique in its industry along some dimensions that are widely valued by buyers. It selects one or more (5).......................................... that many buyers in the industry perceive as important, and uniquely positions itself to meet those needs. It is rewarded for its uniqueness with a premium price. The means for differentiation are peculiar for each industry. Differentiation can be based on the product itself, the (6).......................................... by which it is sold, the marketing approach, and a broad range of other factors. In construction, for example, Caterpillar Tractor’s differentiation is based on product (7).......................................... , service, spare parts availability, and an excellent dealer network. Reducing cost does not always involve a sacrifice in differentiation; many firms have discovered ways to reduce cost not only without hurting their differentiation but by actually raising it, by using practices that are both more (8).......................................... and (9).......................................... or employing a different technology. However, cost reduction is not the same as achieving a cost advantage: when faced with competitors aiming for cost leadership, a firm will ultimately reach a point where further cost reduction requires a sacrifice in differentiation. The third strategy is (10).......................................... . This strategy is quite different from the others because it rests on the choice of a narrow competitive scope within an industry. The focuser selects a segment or group of segments in the industry and (11) .......................................... its strategy to serving them to the exclusion of others. By optimizing its strategy for the (12).......................................... segments, the focuser seeks to achieve a competitive advantage in its target segments even though it does not possess a (13)........................................ overall. A firm that engages in each strategy but fails to achieve any of them is “stuck in the middle”. It possesses no competitive advantage. This (14)..................................... is usually a recipe for below-average performance. A firm that is stuck in the middle will compete at a disadvantage because the cost leaders, the differentiators, or focusers will be better positioned to compete in any segment. In most industries quite a few competitors are (15)........................................... In many industries the three generic strategies can profitably co-exist as long as (16).......................................... pursue different ones or select different bases for differentiation or focus. Industries in which several strong firms are pursuing differentiation-strategies based on different (17).......................................... of buyer value are often particularly profitable. This tends to improve industry structure and lead to stable industry competition. If two or more firms choose to pursue the same generic strategy on the same basis, however, the result can be a protracted and unprofitable battle. The worst situation is where several firms are vying for overall cost leadership; the past and present choice of generic strategies by (18).........................................., then, has an impact on the choices available to a firm and the cost of changing its position. A common practice in strategic planning is using market (19).......................................... to describe a business’ units competitive position. Some firms go as far as to set the (20)................................... ............... that all their business units should be leaders (number one and number two) in their industries. This approach to strategy is as dangerous as it is deceptively clear; while market share is certainly relevant to competitive position (due to (21).........................., for example) industry leadership is not a cause but an effect of competitive advantage. A goal of leadership embroils a manager in endless debates over how an industry should be defined to calculate shares, obscuring once more the search for competitive advantage that is the heart of strategy. Soluzioni: (1) strategies; (2) Segments; (3) Economies of scale; (4) Differentiation; (5) Attribute; (6) Distribution chain; (7) Durability; (8) Efficient; (9) Effective; (10) Focus; (11) Tailor; (12) Target; (13) Competitive advantage; (14) Strategic advantage; (15) Stuck in the middle; (16) Firms; (17) Sources; (18) Competitors; (19) Shares; (20) Goal; (21) Economies of scale. 31 - HT SCHEDA DIDATTICA MOBBING DIFENDERSI DAL MOBBING SI PUÒ: ECCO COME FARE P romuovere e mantenere il benessere psico-fisico dei lavoratori sta diventando un obiettivo arduo per le organizzazioni pubbliche e private. Conflitto, incomunicabilità e soprusi regnano sovrani negli ambienti professionali, dove il collega di lavoro non è visto come un “amico”, bensì come un rivale sospetto e inaffidabile da attaccare ed estromettere anche con forme di violenza morale e strategie persecutorie, come ad esempio il mobbing. Un fenomeno in crescita, che provoca seri danni alla salute delle vittime mobbizzate e costi ingenti alle aziende. (La seconda parte della scheda sarà pubblicata nel prossimo numero). SCHEDA DI SINTESI - prima parte “ Le schede sono strutturate in: scheda di sintesi, che contiene tutti i macroelementi della scheda didattica con numerazione progressiva; scheda analitica, dove viene approfondito ogni singolo macroelemento con il rispettivo numero. ESIGENZE GENERALI: sviluppare azioni organizzative volte a promuovere la salute dei lavoratori, prevenendo ostilità interpersonali, che influiscono sull’andamento produttivo. IL MOBBING • Che cos’è il mobbing - chi sono i protagonisti - tipologie di mobbing - azioni vessatorie - finalità • Come difendersi dal mobbing: - gli errori più ricorrenti - le strategie per difendersi • Conseguenze del mobbing - per i lavoratori e per i loro familiari - per la società - per le aziende - processo di adattamento all’ambiente • Prevenzione mobbing - informazione e formazione COMPETENZE SVILUPPATE: essere in grado di affrontare e gestire in maniera adeguata le prevaricazioni nell’ambiente di lavoro ed applicare le strategie migliori per affrontare il mobbing. 32 - HT “ SCHEDA ANALITICA CHE COS’È IL MOBBING Il mobbing, termine coniato agli inizi degli anni ’70 da K. Lorenz, è una forma di violenza/molestia psicologica esercitata da uno o più soggetti nei confronti di un individuo, in modo iterativo, per più di 6 mesi, con modalità polimorfe e lesive della dignità personale e professionale. Non è considerato mobbing Il mobbing è un fenomeno molto particolare e complesso e reiterato nel tempo. Non sono considerate forme di mobbing: - un litigio occasionale - un pettegolezzo - un trasferimento - un conflitto generalizzato - un licenziamento legato all’andamento dell’azienda 33 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA MOBBING Chi sono i protagonisti I soggetti coinvolti nel mobbing sono: Il mobber È il soggetto che esercita il mobbing. Generalmente è caratteristico di chi ha una personalità cinica, dotata di scarsa affettività, invidiosa e gelosa dei suoi colleghi di lavoro e soprattutto frustrata. Secondo la psicologia sociale, il comportamento del mobber è di “disimpegno morale” che comporta una sorta di autoassoluzione. Gli aggressori possono essere colleghi, superiori, oppure l’azienda stessa. Il mobbizzato È il soggetto che subisce il mobbing, ovvero la vittima. Tutti possono essere potenziali mobbizzati, indipendentemente dall’età, dalle condizioni sociali, dalla formazione. I side-mobber o co-mobber Essi agiscono come complici, favorendo il mobbing, oppure come spettatori, non intervengono e rendono possibile il conflitto, oppure come oppositori, cercano una soluzione per aiutare il mobbizzato. Il side-mobber o co-mobber può essere un seguace del mobber, ma anche una persona succube. Azioni vessatorie Tra le azioni del datore del lavoro o dei colleghi che costituiscono il mobbing vi sono: - abusi psicologici - umiliazioni/offese spesso davanti ad altri colleghi - critiche - maldicenze - emarginazione - demansionamenti - angherie - limitazioni delle possibilità di esprimersi - trasferimenti in altri luoghi di lavoro (spesso isolati) - divieti di avere rapporti con i colleghi e viceversa - conferimento di incarichi dequalificanti - assegnazione di lavori eccessivi - mancata attribuzione di compiti da svolgere - ostacoli nel concedere ferie o permessi - imposizioni di lavori che possono nuocere alla salute del lavoratore mobbizzato 34 - HT SCHEDA ANALITICA Tipologie di Mobbing È possibile distinguere le seguenti tipologie di mobbing: Mobbing verticale È messo in atto da soggetti che si trovano in una posizione superiore rispetto alla vittima: un dirigente, un capoufficio, i quali esercitano un abuso di potere. Mobbing down-up L’aggressore è in una posizione inferiore rispetto a quella della vittima. Succede quando l’autorità di un capo viene messa in discussione da uno o più subalterni, che effettuano una vera e propria insurrezione contro il capo che non gradiscono. Mobbing tra pari o orizzontale Si tratta di atti e condotte attuati in maniera ripetuta nel tempo da colleghi di pari livello. Bossing Si verifica quando le strategie vessatorie sono esercitate dall’azienda per far fronte a proprie ed interne esigenze (es. riduzione del personale) volte all’allontanamento definitivo del lavoratore. Finalità Le finalità del mobbing si distinguono in: - mobbing strategico: intento di escludere un lavoratore da parte dell’azienda, adottando una strategia premeditata e programmata - mobbing emozionale: alterazione delle relazioni intersoggettive sia tra colleghi sia di tipo gerarchico. Il mobbing può essere esercitato da un individuo verso il suo collega, perchè lo ritiene un ostacolo alla carriera, o semplicemente per antipatia caratteriale. Oppure può essere strategico ed effettuato da un superiore per tutelare la propria posizione gerarchica. COME DIFENDERSI DAL MOBBING Gli errori più ricorrenti Il lavoratore vittima del mobbing è vulnerabile e può commettere facilmente passi falsi dettati dall’emotività. Egli deve stare attento ed evitare di: - prendere decisioni irreversibili che provocano un senso di sconfitta (es. evitare di licenziarsi se non ha alternative, andare in prepensionamento, ecc.) - non accettare aiuti esterni (sindacato, psicologi, medici, ecc.) - lasciarsi andare a confidenze e/o critiche con colleghi che sono legati al mobber 35 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA MOBBING - assentarsi dal lavoro per lunghi periodi, prendendo malattia. Essa può essere utile perché vi distacca dall’ambiente e allontana le tensioni, ma non deve essere una costante, perché diventa controproducente - “mendicare” la pietà altrui - tacere - comunicare con toni smorzati, mezze frasi poco chiare Le strategie per difendersi Per gestire al meglio la situazione di mobbizzato, il lavoratore deve essere determinato e agire nel seguente modo: - prendere consapevolezza della situazione che sta vivendo e del suo stato d’animo - reagire agli attacchi del mobber in maniera pacata, ma decisa, rimarcando che il suo comportamento si qualifica come mobbing, violenza morale - raccogliere prove ed informazioni: - documentarsi sulle caratteristiche del mobbing a titolo informativo - confrontarsi con altri soggetti che hanno vissuto lo stesso problema - per ogni avvenimento annotare data, luogo, nominativi del mobber, di eventuali testimoni e/o persone coinvolte e descrivere nei dettagli l’episodio accaduto (diario delle azioni mobbizzanti). Annotare anche il vostro stato d’animo: sintomi psico-fisici - non isolarsi. Farsi degli alleati: sindacato, associazioni, medici, psicologi, colleghi. Spiegare agli altri il caso, i conflitti vissuti, gli episodi avvenuti - fare sapere a tutti che non si ha più interesse a “giocare” il ruolo della vittima - rompere il silenzio. Rendere la situazione pubblica: denunciare il mobbing, lo status di mobbizzato. La denuncia ufficiale può essere giudiziaria o rivolta ai superiori. Oppure parlare della situazione all’interno dell’ambiente lavorativo con colleghi, mediante proteste formali ai diretti superiori, esponendo il caso nelle assemblee sindacali o durante le riunioni. In sintesi: colleghi, superiori, sindacati devono essere a conoscenza del vostro caso - la denuncia va fatta in modo chiaro, trasparente e deve essere verificabile, indicando precise sequenze di episodi persecutori - la denuncia deve rivendicare la vostra dignità e rispetto, quale essere umano 36 - HT CAMPAGNA ABBONAMENTI 2011 un posto in prima fila per crescere con successo La finestra dell’informazione sul mondo della formazione HT Human Training, rivista autonoma, è spiccatamente pratica, grazie all’innovativo piano editoriale focalizzato su un forte orientamento al “servizio” e grazie alle schede didattiche relative alle principali aree della formazione aziendale. L’utilizzo delle schede didattiche permette, inoltre, una rapida consultazione in grado di identificare immediatamente i contenuti e le tecniche di uno specifico argomento o programma formativo, per un’applicazione diretta. Per sottoscrivere l’abbonamento compilare la scheda sottostante e inviarla via fax allo 02 80509280 unitamente alla copia del bonifico bancario o per posta a C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l., Via Olmetto, 5 - 20123 Milano unitamente ad un assegno bancario non trasferibile intestato a C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l. TITOLARE DELL’ABBONAMENTO Nome.............................................................. Cognome............................................................................. Azienda......................................................................... Posizione.............................................................. Telefono......................................................... E-mail................................................................................... Indirizzo per la spedizione Via/Piazza.......................................................................................................................... Nr...................... CAP...................... Città..................................................................................................... Prov.................... Settore di Attività Azienda Dati per la fatturazione Società di servizi/Professionista Ragione sociale/Nome e Cognome Altro Partita Iva/C.F. ............................................................................................................................................... (campo obbligatorio) (compilare i campi seguenti solo se l’indirizzo è diverso da quello riportato sopra) Via/Piazza.......................................................................................................................... Nr...................... CAP...................... Città..................................................................................................... Prov.................... Pagamento Assegno bancario non trasferibile intestato a C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l. Bonifico bancario presso Banca Popolare d’Intra-Codice IBAN IT13L0503545360250570125222 COSTO ABBONAMENTI selezionare il tipo di pacchetto. Iva assolta ai sensi dell’art.74 d.p.r. 633/197 Spedizione Italia Dettagli per il pagamento: 1 abbonamento (6 numeri) € 48 € 40 3 abbonamenti (18 numeri) € 144 € 110 5 abbonamenti (30 numeri) € 240 € 150 Spedizione estero 1 abbonamento € 60 Tutela dei Dati personali La informiamo, ai sensi dell’articolo 13 del d.l.g.s. n° 196/2003, che i dati da Lei forniti con il presente modulo verranno trattati per permetterLe di usufruire dei servizi offerti: Titolare del trattamento è C.R.I.S.O.F. s.c.a.r.l. con sede legale in Milano, Via Olmetto 5, cui Lei potrà rivolgersi per esercitare tutti i diritti di cui all’art. 7 del d.l.g.s. n° 196/2003. Acquisite le informazioni di cui all’art. 13 del d.l.g.s. n° 196/2003, barrando la casella sottostante acconsento/non acconsento al trattamento e alla comunicazione e diffusione dei dati da parte della Titolare del trattamento nonché di terzi la cui attività è connessa, strumentale o di supporto alla Titolare del trattamento. ACCONSENTO NON ACCONSENTO SCHEDA DIDATTICA LE CAPACITÀ MNEMONICHE COME POTENZIARE AL MASSIMO LE CAPACITÀ MNEMONICHE E APPRENDERE IN MODO RAPIDO Ci sono dei momenti in cui la nostra memoria fa i “capricci” e ci lascia in balia di vuoti: non ricordiamo nomi di persone, oggetti, vie, ci dimentichiamo date, appuntamenti, orari, ecc. Possedere una buona memoria nella vita e nell’ambito lavorativo è di fondamentale importanza, soprattutto per chi ha esigenze professionali e personali tali da dover immagazzinare in tempi brevi molte nozioni. Ricordare con facilità quanto appreso dipende soprattutto da un costante allenamento, che si effettua mediante utili ed appropriate tecniche mnemoniche. (La prima parte della scheda è stata pubblicata nel numero precedente). SCHEDA DI SINTESI - seconda parte “ Le schede sono strutturate in: scheda di sintesi, che contiene tutti i macroelementi della scheda didattica con numerazione progressiva; scheda analitica, dove viene approfondito ogni singolo macroelemento con il rispettivo numero. ESIGENZE GENERALI: Sviluppare le capacità mnemoniche per migliorare l’attività lavorativa ed i rapporti interpersonali. MEMOTECNICHE • Che cos’è la memoria e perché dimentichiamo • Test per verificare le proprie capacità mnemoniche • Tecniche per migliorare la memoria • Tecniche di associazione e di rappresentazione per immagini • Come memorizzare i numeri, i nomi, le parole • Metodi di lettura veloce • Mappe concettuali – tecniche di apprendimento COMPETENZE SVILUPPATE: Saper utilizzare tecniche mnemoniche che consentano di acquisire in maniera rapida codici, normative, relazioni, conferenze, nomi dei collaboratori, dei clienti, ecc. 38 - HT “ SCHEDA ANALITICA TEST PER VERIFICARE LE PROPRIE CAPACITÀ MNEMONICHE Per mettere alla prova la vostra memoria vi proponiamo una serie di esercizi semplici e divertenti: Esercizio A) Munirsi di carta e penna. Il soggetto in 2 minuti deve memorizzare e trascrivere le seguenti parole: giardino sdraio bicicletta rododendro ombrellone libro elicottero capanna armadio pianoforte formaggio torta Il risultato è dato dal numero di parole memorizzate. 39 - HT Olanda scrivania SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA LE CAPACITÀ MNEMONICHE Esercizio B) Test mnemonico per i numeri Testate la vostra memoria numerica mediante questo semplice esercizio fatto in coppia. “A” deve costruire un quadrato suddiviso in caselle e scrivere al loro interno dei numeri (max 20) in ordine sparso. Al termine consegna la tabella al suo compagno “B”, il quale ha 1 minuto e 30 secondi di tempo per memorizzarla, trascriverla (senza guardare) collocando i numeri nell’esatta posizione iniziale. “A” deve assegnare un punto per ogni numero ricordato e posizionato correttamente. Esercizio C) Provate a memorizzare e trascrivere in maniera esatta la sequenza numerica: 4568 3941 7283 1845 Misurate il tempo impiegato (max 2 minuti). Test memoria fotografica Esercizio D) Il soggetto in 2 minuti deve memorizzare i seguenti animali e trascrivere il loro nome, rispettando l’ordine iniziale. Il risultato è dato dal numero di animali memorizzati nell’esatto ordine. 40 - HT SCHEDA ANALITICA Esercizio E) Osservate attentamente per un paio di minuti quanto è raffigurato in questa fotografia. Senza guardare rispondete alle seguenti domande: - quante gondole ci sono? - quanti battelli ci sono? - in quante sezioni è suddivisa l’immagine? - cosa c’è nel centro della foto? - com’è il cielo? - quante cupole si vedono nell’immagine? Attribuire un punteggio per ogni risposta esatta. Esercizio F) Il soggetto ha un minuto di tempo per ricordare questo disegno e riprodurlo su un foglio (senza guardare). Attribuire un punteggio per ogni figura/colore memorizzati correttamente. 41 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA LE CAPACITÀ MNEMONICHE TECNICHE PER MIGLIORARE LA MEMORIA - TECNICHE DI ASSOCIAZIONE E DI RAPPRESENTAZIONE PER IMMAGINI La nostra memoria è sottoutilizzata, ma può essere sviluppata come qualsiasi altra capacità umana e soprattutto deve essere mantenuta sempre in esercizio. Le tecniche di memorizzazione consentono di migliorare le facoltà mnemoniche sfruttando al meglio il nostro vasto potenziale. Esse sono basate principalmente sulle tecniche di immaginazione e di associazione. Le tecniche di immaginazione e di associazione È dimostrato che l’essere umano ricorda più facilmente le esperienze, i fatti, i vissuti bizzarri ed emotivamente coinvolgenti. Attraverso l’associazione a fatti, immagini, situazioni particolari e assurde, che utilizzano i 5 sensi, la memoria registra in maniera più duratura ciò che dobbiamo ricordare. Le tecniche associative per immagine si avvalgono di questi principi, potenziando le capacità di: •immaginazione: consiste nell’immaginare, visualizzare qualsiasi evento o oggetto utilizzando i 5 sensi: - vista = rendere l’immagine concreta attraverso la visualizzazione della parola/oggetto - olfatto = sentire gli odori, i profumi, della parola/oggetto/contesto - gusto = gustare mentalmente l’immagine, avvertire se ha un sapore dolce/ acido/piccante/salato/amaro - tatto = mentalmente toccare la parola/l’oggetto e percepire se è morbido/ duro/caldo/freddo/liscio/ruvido - udito = sentire, udire le voci, i suoni, i rumori provenienti dalla parola/oggetto Data una parola qualsiasi, es. bicicletta, avete il compito di immaginare mentalmente le caratteristiche fisiche dell’oggetto e di rievocare le impressioni sensoriali che esso vi procura. Ad esempio la fatica, il sudore di una pedalata in salita, oppure la leggerezza, la velocità di una pedalata in discesa, oppure i profumi, i suoni, i colori percepiti durante un giro in bicicletta nel bosco, in un viale. Per esercitarvi, provate a visualizzare le seguenti parole, utilizzando i sensi e la fantasia: tavolo - nave - spiaggia 42 - HT SCHEDA ANALITICA •associazione: consiste nell’associare parole ed immagini nel processo logico attivato. In particolare, occorre definire l’immagine iniziale, che va legata a quello che si vuole ricordare, e concatenare in modo chiaro ed ordinato le varie immagini successive, come se fossero gli anelli di una catena. Esempio: per ricordare la parola “Re-mini-scenza” si può pensare ad un re con la mini-gonna impegnato in un discorso di scienza (concatenamento delle immagini). Esempio: se dobbiamo ricordarci di fare una telefonata, raffiguriamo un’immagine mentale stravagante dove vediamo noi stessi con il telefono al posto del nostro orologio da polso, mentre saltelliamo su una rete. Esempio: avete dimenticato quanto vi è stato richiesto, perché eravate distratti, magari stavate ascoltando la radio. Come fare a ricordare, se non potete richiedere? Procedete per associazioni visive, uditive, tattili e ripercorrete mentalmente a ritroso tutte le fasi dal momento in cui vi è stata fatta la richiesta e sicuramente vi ricorderete cosa dovete fare. Provate! •emozioni: oltre al processo di associazione delle immagini è bene coniugare anche le emozioni, correlate al ricordo di esperienze positive. In tal modo, la memoria viene rinforzata e l’apprendimento dura più a lungo nel tempo. Tra le tecniche di immaginazione ed associazione rientra altresì: •la tecnica delle stanze: è una mnemotecnica associativa utile per memorizzare lunghi discorsi e consiste nell’associare ciò che vogliamo memorizzare a luoghi familiari, che possono essere le stanze della nostra casa ed il loro arredamento (mobili, quadri, tappeti, ecc.). Tutti i riferimenti fisici possono servire per associare una serie di dati. Per evitare confusione è importante definire con molta precisione il luogo di sostegno alla memoria, senza apportare cambiamenti. Ipotizziamo di voler ricordare di andare alle udienze di nostro figlio, di andare a pagare il commercialista, di andare a comprare il latte. A questo punto lavorate di fantasia. Immaginate la vostra camera: sul letto a castello depositate una grande scuola a forma di quadrifoglio e vostro figlio che saltella; al posto del tappeto immaginate una colonna di numeri che camminano in fila come soldatini, dall’armadio raffiguratevi che sgorghino zampilli di latte. 43 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA LE CAPACITÀ MNEMONICHE COME MEMORIZZARE I NUMERI, I NOMI E LE PAROLE Le tecniche di immaginazione-associazione per memorizzare un numero, un nome, una parola suggeriscono di associarli ad un’immagine mentale possibilmente strana, esagerata, in azione e coinvolgente. Di seguito vengono indicate alcune tecniche: Memorizzare numeri Molte volte capita di dover ricordare numeri, date e non riusciamo a memorizzarli. Per rendere più facile questa operazione mentale possiamo utilizzare queste strategie: - associare il numero ad un colore, un oggetto, un fatto, dopodiché elaborare un’immagine. Es.: poniamo il caso che dobbiamo ricordare il n. 156243. Ogni singolo numero va associato ad un oggetto, un colore, un’immagine standard. 1= fiore / 5= rosso / 6= bello / 2= giardino / 4= castello / 3= sole Per ricordare il numero, ciò che si associa ad esso deve essere ricordato nella stessa sequenza numerica, elaborando un’immagine. In tal caso si può creare la seguente trama: pensiamo a tanti fiori rossi belli, che ballano nel giardino di un castello a forma di sole - tecnica associativa per immagini basata sulla rima con il numero: pensate ad una parola che faccia rima con il numero da ricordare. Es. uno=bruno / due=bue / tre=frappé / quattro=matto/ cinque=lingue/ sei=nei/ sette=vette/ otto=risotto/ nove=bove/ 10=greci. Dopodiché creare immagini fantastiche, colorate ed esilaranti. Esempio: per ricordare il numero sette, immaginate enormi vette che traboccano di panna fino ad invadere il cielo e l’intero pianeta - sistema di collegamento basilare: ipotizziamo di dover ricordare il numero 3589467316. Suddividere il numero in sottonumeri, cui va associata una parola: 35=violino / 89=maestro /46=mucca / 73=giardino/ 16= arcobaleno. Ora sta a voi inventare una storia con le parole corrispondenti ai numeri. Memorizzare i nomi ed i volti Ricordare nomi di persone, luoghi, films, ecc. fa parte della quotidianità, ma purtroppo ci sono momenti in cui “quel nome” proprio non ci viene in mente. E allora alleniamoci e usiamo le giuste tecniche associative per fare bella figura: 44 - HT SCHEDA ANALITICA - ipotizziamo di dover ricordare i nominativi di alcuni clienti importanti, rispettando la loro sequenza: Sigg. Rossi – Verdi – Bianchi – Neri La tecnica consiste nell’utilizzare la lettera iniziale di ogni nome e di associarla ad un’altra parola, di ugual iniziale, tale da formare una frase di senso bizzarro, che memorizzeremo. In tal caso sarà: R – V – B – N ovvero: “Ride Vulcano Bruciato Naso” - appena vi presentano una persona fatevi ripetere il suo nome. Ripetetelo. Ricorrete ad una parola sostitutiva: es. cognome: cavazzan, immaginate qualcuno che cava le zanne di un elefante Per memorizzare i volti: - ricordatevi una caratteristica di quel volto che attira la vostra attenzione: testa (grande, media, piccola, rotonda, ovale, larga, stretta), capelli (folti, ondulati, sottili, radi, calvo, corti, lunghi, colorati), la fronte (alta, bassa, liscia, rugosa), sopracciglia e ciglia (sottili, folte, lunghe, affusolate, corte, curve), occhi (colore, grandi, piccoli), naso (all’insù, lungo, corto, piccolo, grande, aquilino, ecc.), zigomi (alti, sporgenti), bocca-labbra (carnose, sottili, grande, piccola), pelle (bianca, scura, liscia, raggrinzita), orecchie (a sventola, appiattite, con lobi, senza lobi), mento (sporgente, doppio, appuntito, normale). Dopodiché rielaborare mentalmente i tratti somatici della persona come una caricatura. Memorizzare le parole Per ricordare vocaboli oppure espressioni intere, si è dimostrata di particolare utilità la tecnica che consiste nell’associare la nuova parola: - ad un vocabolo simile - ad un suono simile - ad un’immagine nota - ad un odore/profumo Il vocabolo da memorizzare deve essere legato ad una rete mentale associativa, che consenta di fare riemergere una parola quando è necessario. In particolare, occorre: - visualizzare la parola da memorizzare. Es. cavallo - rendere l’immagine grottesca, utilizzando i 5 sensi e creare una storia fantasiosa - per le parole astratte visualizzare l’immagine in base al suono della parola. Es. chinchin immaginate un brindisi. Oppure la parola inglese butterfly, scomponetela e associate butter al burro, fly al verbo fai e costruite un’immagine mentale coinvolgente Ipotizziamo che dovete imparare a memoria le seguenti parole: treno – deserto 45 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA LE CAPACITÀ MNEMONICHE - negozio-giraffa. Immaginate: - un treno a vapore: di che colore è? Quanto va veloce? Quanto vapore fuoriesce? - il deserto del Sahara: è caldo? Quanto è grande? Che aspetto ha? Ci sono oasi? - un negozio di giocattoli: quanti giocattoli ci sono? Come sono? Dove sono collocati? - una giraffa: quanto è alta? Quali sono i suoi colori? Quanto corre? Dopo aver visualizzato le parole, associarle a coppie: la prima alla seconda, la seconda a quella successiva e via di questo passo, fino a costruire una storia di fantasia. METODI DI LETTURA VELOCE Saper leggere in maniera veloce un testo si può, basta utilizzare le tecniche basate sull’assimilazione di parole e frasi, attraverso un processo selettivo. Regole per imparare a leggere veloce - leggere a blocchi di parole, almeno 3/4 parole alla volta, per evitare una lettura lenta e per estendere la capacità visiva - coprire le righe già lette. Questa tecnica stimola la mente a prestare attenzione a quanto si sta leggendo, perché non ha più la possibilità di rileggere - prima di iniziare la lettura effettuare un esame generale del testo (indice, documentazione, allegati, ecc.) per evitare di procedere in maniera disordinata - evitare di leggere a bassa voce. Accelerare la lettura - essere concentrati su quanto si legge - allenarsi alla lettura in maniera costante Cattive abitudini di lettura Ci sono dei movimenti che sono inutili, fanno perdere tempo e rallentano la lettura. Essi sono: - leggere una parola alla volta - rileggere, tornando indietro, quanto già precedentemente letto - evitare di andare avanti nella lettura per curiosità, per cercare spiegazioni, grafici, allegati - leggere a bassa voce 46 - HT SCHEDA ANALITICA MAPPE CONCETTUALI TECNICHE DI APPRENDIMENTO Per apprendere velocemente e con sicurezza occorre disporre di strumenti idonei, che consentano di applicare metodologie di studio e tecniche di memoria adatte a potenziare le proprie capacità mnemoniche ed a ricordare nel tempo. Saper apprendere è diventata, nell’attuale contesto sociale in continua evoluzione, una necessità fondamentale per stare al passo con i tempi. Elementi essenziali che permettono di risparmiare più del 50% del tempo nell’apprendimento sono: - la motivazione/l’entusiasmo - la concentrazione ed il rilassamento (controllo emotività e stress psicofisico) - l’organizzazione delle fasi e del tempo di studio in relazione alle quantità di nozioni da apprendere - la comprensione delle informazioni/concetti da immagazzinare - la gestione mentale di dati e concetti (archivi - mappe mentali - prendere appunti efficaci) - la capacità espositiva Le mappe concettuali Le mappe concettuali sono una rappresentazione grafica, avanzata e ideale per l’apprendimento. Esse consentono di rappresentare un ragionamento e di comunicare informazioni, in base ad un principio cognitivo di costruzione. 47 - HT SCHEDA ANALITICA SCHEDA DIDATTICA LE CAPACITÀ MNEMONICHE Come si crea una mappa concettuale Non esiste un modo unico per rappresentare una mappa concettuale. Essa può essere costruita in maniera multiforme per lo stesso gruppo di concetti. Vi sono tuttavia delle regole generali che tracciano un percorso di massima per realizzare una mappa concettuale. Esse consistono in: - individuare il tema da trattare - definire la domanda principale che evidenzia il problema e creare delle etichette formate da una/due parole - delimitare l’ambito di analisi - ordinare i concetti - costruire la mappa mettendo i concetti più chiari in cima alla mappa - individuare i concetti subordinati (max 4) da mettere al di sotto di ogni concetto generale - creare delle relazioni associative tra i concetti, ovvero correlare idee e dati per essere il più precisi possibile. I concetti vanno collegati con delle linee, su cui vengono riportate delle parole di collegamento (relazioni concettuali) - concatenare i concetti correlati in maniera gerarchica, in modo da strutturare l’argomento - riadattare la mappa togliendo/aggiungendo altri concetti (si consiglia l’uso di post-it o del software) - individuare connessioni incrociate tra i concetti nelle diverse aree della mappa e disegnare delle linee di unione. Ciò facilita la creazione di nuove relazioni concettuali chiare e corrette. ESIGENZA Semplificare e rafforzare il processo mnemonico, avere una memoria allenata, facilitare l’apprendimento in tempi brevi. VANTAGGI Saper utilizzare diverse mnemotecniche per ricordare più facilmente nomi, parole, numeri, informazioni. COMPETENZA SVILUPPATA Essere in grado di apprendere in maniera veloce, di ricordare per lungo tempo e ottenere risultati eccellenti nel lavoro e nella vita privata. 48 - HT ne o i z a r t s mmini So AGE NZI A P ER IL L AVO R i e NEW n o i z a izz Terziar alti p p A e n Gestio ne o i z e l e eS a c r e c Ri one i z a c o l icol r a l l a rto Suppo ità n a s i t pal p A e i Serviz NEW i l a i ustr d n i e ivili c e i z i l Pu nt e NEW e m e g ana M y t i che l i i n c e Fac t ioni z n e t u Man e a t NEW a m r a a i z l Vigilan zioni specia iga Invest 49 - HT O L’OPINIONE DI... LA FORMAZIONE DI UNIONFORMAZIONE Le strategie formative per sviluppare la partecipazione attiva. di A. Auriemma La formazione non è improvvisazione, ma per essere effettivamente tale deve essere considerata l’elaborazione di un processo di apprendimento in vario modo e misura "guidato". Formazione infatti significa intervenire, in maniera finalizzata ed organizzata, sul modo di lavorare e di essere di un individuo o di gruppi, attraverso scelte anche di metodologie di apprendimento. Per queste ragioni si parla di "processo formativo", proprio ad indicare un percorso di apprendimento in vario modo guidato o consapevole. Tale processo formativo solitamente è individuato in un percorso articolato in diverse fasi tra cui le principali e più caratterizzanti sono rappresentate da: • analisi dei bisogni di formazione; • pianificazione degli interventi formativi, definendo le finalità e gli obiettivi, le possibili opzioni all'interno di diversi percorsi formativi facendo scelte - anche in termini di risorse - e individuando i risultati che s'intendono ottenere nelle varie fasi; • progettazione in relazione alle specificità delle situazioni e contesti in cui si privilegia l'avvio dell'attività formativa. L'analisi dei bisogni formativi è certamente una delle fasi fondamentali del processo formativo, poiché ci permette di finalizzare l’intervento formativo a precisi obiettivi su cui ricercare consenso e condivisione all’interno della nostra associazione. L’analisi dei bisogni e la definizione dei fabbisogni, può essere considerata per la nostra associazione una fase di aggregazione e può essere articolata con diversi livelli di approfondimento. Si tratta certamente di una fase delicata e complessa, forse la più complessa dell’intero processo formativo, ma è anche quella che ci permette maggiormente di realizzare una formazione di qualità coerente con gli obiettivi dell'Associazione. Per questo motivo abbiamo dedicato una particolare attenzione, nella nostra attività di sviluppo associativo, a questa fase del processo formativo degli associati ed abbiamo individuato, tramite sondaggi telefonici diretti, i temi che in seguito saranno riportati. L’intento delle telefonate di “sondaggio” è stato quello di semplificare questa fase del processo formativo senza banalizzare troppo i contenuti. Il processo formativo, sia all’interno di ogni sua fase che nel suo complesso, tende sempre a produrre un cambiamento: cambiamento in uno o più caratteri di un soggetto, di un gruppo o nell’organizzazione. Per noi infatti la formazione è intesa come servizio per favorire cambiamenti, anche di tipo organizzativo. Infine, ciò che intendiamo evidenziare con i temi formativi di seguito proposti è che la formazione - intesa sia di tipo tecnico-operativo che proiettata alla gestione ottimale del proprio ruolo - per essere efficace deve adottare metodologie in varia misura "coinvolgenti", ossia deve riuscire a sviluppare la partecipazione attiva di coloro 50 - HT a cui si rivolge, stimolandola anche con apposite "tecniche" e "giochi d'aula", con simulazioni e vari tipi di lavoro di gruppo. I processi di apprendimento sono infatti attivabili solo con adeguate strategie formative: ciò ha implicato da parte nostra la scelta delle metodologie didattiche più appropriate al contesto ed ai soggetti a cui ci si rivolge. In particolare il "metodo attivo" si caratterizza nel presentare ciascun problema nella sua complessità e, prevedendo il coinvolgimento diretto dei partecipanti ai corsi mediante esercizi pratici, la sperimentazione e la discussione tra i partecipanti degli argomenti trattati. CORSI / SEMINARI 2011 Per l’anno 2011 UnionFormazione propone: •Lo sviluppo del business •Ascoltare e comunicare con i clienti utilizzando le tecnologie informatiche attuali •La gestione dei costi •Legge 231/2001 ed Organismo di Vigilanza: il Modello Organizzazione, gestione e Controllo ed il funzionamento dell’OdV nei rapporti con gli Enti Pubblici •Scegliere le persone giuste per il successo dell'azienda (opzionale) •Valorizzare, sviluppare e coinvolgere le persone (opzionale) Per ulteriori informazioni consultare il sito: www.unionformazione.it POLITECNICO DI TORINO AICA DIDAMATICA 2011 Insegnare Futuro A Torino la 25a edizione di DIDAMATICA 4, 5 e 6 maggio 2011 Organizzata da AICA in collaborazione con il Politecnico di Torino e il contributo dell’Università degli Studi di Torino, dell’Università degli Studi del Piemonte Orientale “A. Avogadro” e dell’Università degli Studi di Scienze Gastronomiche. Tema centrale della manifestazione, sarà Insegnare Futuro. Questo tema ben si coniuga, da un lato, con alcune esigenze derivate dai processi di riordino avviati dal MIUR nella scuola secondaria superiore e nell’università, dall’altro, con le opportunità offerte dalle innovazioni indotte dalle rapide dinamiche di sviluppo delle tecnologie dell’informazione. La convergenza di questi scenari offre spunti di riflessione concernenti il ruolo dell’insegnante e del docente svolto nel quadro dei nuovi paradigmi didattici emergenti. Internet, l’accesso universale multicanale all’informazione, la virtualizzazione degli ambienti, esperiti anche con opportunità di estesa immersione sensoriale, propongono nuove soluzioni per sviluppare spazi interdisciplinari nei quali esercitare insegnamento e apprendimento integrati, declinati con tempi e regole propri dei protocolli dell’interazione sociale. All’edizione di quest’anno collaboreranno anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR), l’Ufficio Scolastico Regionale Piemonte e Confindustria, nazionale e regionale, riconoscendo il rilievo che l’informatica può assumere come strumento e metodo per promuovere l’interdisciplinarietà, la cooperazione finalizzata alla riorganizzazione dell’alta formazione e gli interventi riformatori nella scuola per favorire la diffusione di nuovi paradigmi didattici. Un appuntamento cui studiosi, docenti e formatori provenienti dal mondo della scuola, dell’Università, delle aziende e delle istituzioni non possono mancare. Per informazioni: Politecnico di Torino IV Facoltà di Ingegneria Corso Duca degli Abruzzi 24, 10129 Torino Tel. 011 56455715 E-mail: [email protected] AICA Piazzale R. Morandi 2, 20121 Milano Tel. 02 76455039 - Fax. 02 91293112 E-mail: [email protected] http://didamatica2011.polito.it/ L’OPINIONE DI... HELICOBACTER PYLORI E STRESS: COME IL MANAGER PUÒ DIFENDERSI Da uno studio italiano la terapia innovativa che può sconfiggere il batterio. di M.R. Barberis Q uali misure preventive è possibile adottare nel proprio stile di vita control’Helicobacter Pylori? Human Training lo ha chiesto al Prof. Dino Vaira, uno dei massimi esperti di Helicobacter Pylori, che è stato invitato a un convegno mondiale sull’Helicobacter previsto il 10 maggio prossimo, nel contesto della ‘Digestive Disease Week’ a Chicago, a cui parteciperanno 25 mila gastroenterologi provenienti da tutto il mondo. È l’unico italiano che prenderà la parola su questo argomento, per fare il punto sulle nuove terapie contro l’Helicobacter. Helycobacter Pylori: ci vuol spiegare di cosa si tratta e cosa colpisce? È un batterio che è venuto alla ribalta più di vent’anni fa, ma in realtà c’è sempre stato. Si è scoperto quasi per caso grazie a due ricercatori australiani, Robin Warren e Barry Marshall che hanno vinto il Premio Nobel per la medicina nel 2005. Si tratta di un batterio che, più l’ambiente è acido, più ha la possibilità di proliferare nello stomaco. Quali suggerimenti può dare per comprendere se si ha nello stomaco il batterio? Questa è una domanda molto importante, perché grazie alla scoperta dell’Helicobacter Pylori, che ha veramente rivoluzionato il nostro conoscere dell’ulcera, della gastrite e della cattiva digestione, noi riusciamo a fare una pulizia virale su questa grande brutta malattia dello stomaco, riusciamo ad arrivare vent’an- 52 - HT ni prima. Praticamente, siamo riusciti a fare quello che è stato fatto con la mammografia di screening sconfiggendo quasi del tutto il cancro della mammella, oppure con il pap-test con cui siamo andati a distruggere la cellula maligna, quasi sconfiggendo il cancro dell’utero e dell’ovaia. La presenza dell’Helicobacter può essere diagnosticata tramite analisi del sangue o del respiro o delle feci. Se non riusciamo ad eliminare radicalmente il batterio, questo continua a proliferare e non riusciamo a eliminare il male. Pertanto si può portare in sé inconsapevolmente questo batterio che si manifesta soltanto se viene fuori il mal di stomaco? La risposta è sì. Questo è un batterio che noi acquisiamo quando siamo piccoli dalla nostra mamma, quando assaggia con la punta della lingua la pasta per vedere se scotta o assaggia il latte del biberon. Per cui è già dentro il nostro stomaco e poi è come se questo batterio vi si adattasse, ma in realtà la situazione sta progressivamente degenerando nella maniera più assoluta. La via di trasmissione è quindi materna? Non è attraverso rapporti sessuali, né attraverso le altre persone né attraverso gli oggetti. Si acquisisce quando si è piccini. Mi riferisco ai Paesi industrializzati, perché nei Paesi non industrializzati si può acquisire anche per via fecale a causa della scarsità d’igiene. Epidemiologicamente quanto è diffuso in Italia il batterio? Se in Italia siamo 60 milioni, 25 milioni di italiani hanno nello stomaco l’Helicobacter Pylori, che è la seconda causa di infezione al mondo, solo seconda alla carie. E circa 12 milioni di persone non hanno assolutamente nessun sintomo. Si può fare un paragone con l’Hepatitis C Virus: come abbiamo potuto calcolarne la diffusione? In pratica con le trasfusioni, perché la maggioranza dei pazienti era in grado di metabolizzare e scagliare anticorpi contro questo virus HCV. Le faccio l’esempio di questo virus, perché la maggioranza dei pazienti, almeno il 50 per cento, non è consapevole di essere portatore di questo batterio, come avviene per l’HCV. E cosa sta facendo il Ministero della Salute per rendere consapevoli questi 12 milioni di italiani che non lo sono? Con un gruppo di studio europeo stiamo convincendo gli Stati moderni che il test per verificare la presenza di Helicobacter o sul respiro o sulle feci è semplicissimo e può essere utilizzato per la prevenzione del bruciore e del mal di stomaco. Siamo riusciti a convincere quasi tutti i governi della Comunità europea ad eccezione dell’Italia, ma non abbiamo perso le speranze. Ma che cosa può fare un medico di base, per esempio? Deve consigliare a qualsiasi paziente che manifesta bruciore di stomaco, ha la pancia gonfia, o un po’ di reflusso esofageo, non necessariamente la gastroscopia, ma questo test semplicissimo, non invasivo, o sul respiro o sulle feci. Noi siamo riusciti a rendere disponibili questi test addirittura in farmacia, quasi come un esame occulto, come un test di gravidanza. Quindi il paziente può acquistare in farmacia sia il test sul respiro sia il test sulle feci, perché in 24 ore c’è la possibilità di conoscere se è o non è portatore di questo batterio. È risaputo che il manager è assoggettato a ritmi molto incalzanti e stressanti: se ha mal di stomaco potrebbe avere l’Helicobacter? Senza dimenticare che il mal di stomaco può essere causato anche soltanto dallo stress. Quello che lei afferma è sacrosanto. È un problema enorme la relazione tra stress e mal di stomaco. Nella foto il Prof. Dino Vaira «Abbiamo studiato in collaborazione con gli Usa una terapia che sconfigge l'Helicobacter.» Pertanto il ministro Fazio, pur essendo anche un medico, è refrattario a questo tipo di diffusione di una comunicazione preventiva? Non è refrattario, il ministro Fazio è noto a livello nazionale per la battaglia contro l’Helicobcater. Penso che non ci sia la copertura economica per un’impresa di questo genere. Noi dobbiamo far sì che il test preventivo arrivi non dico a 60, ma almeno a 40 milioni di italiani. 53 - HT L’OPINIONE DI... Vorrei aggiungere che abbiamo studiato in collaborazione con gli Stati Uniti d’America una terapia detta sequenziale in cui potenziamo un farmaco a soluzione acida, il metronidazolo. In dieci giorni di terapia abbiamo la possibilità di sconfiggere in maniera del tutto definitiva l’Helicobacter. Questa terapia made in Italy è stata consigliata per tutta la comunità europea e per tutta la società americana. Uno studio completamente italiano: le posso garantire che succede pochissime volte. «Il test sul respiro o sulle feci è semplicissimo e può essere utilizzato per la prevenzione contro l'Helicobacter Pylori.» Pensammo inizialmente che il mal di stomaco fosse legato allo stress, ma in realtà convenimmo che questo batterio ne è in realtà il principale responsabile, diminuendo in maniera drammatica la qualità di vita dei pazienti. In pratica questa ulcera, questa benedetta gastrite scompare come se fosse una bellissima magia. 54 - HT Quale potrebbe essere lo stile di vita per avere uno stomaco sano? È importante bere poco caffè e vino, mangiare poco cioccolato ed evitare il peperoncino, che possono aumentare l’acidità di stomaco. Per il resto, seguire una dieta molto varia: non c’è alcun problema ad esempio con la pasta, i latticini e la frutta. L’assunzione di acqua è fondamentale, acqua naturale, non frizzante, ed è importante anche praticare una sana attività sportiva. EXPO SHANGAI CINA-ITALIA, DUE PAESI A CONFRONTO Come Expo può rappresentare una grande possibilità di ripresa economica, incentivando una richiesta di mercato estero. di G. Rovesti I l tema Expo, analizzato alla luce dell’esperienza internazionale di Shangai appena conclusasi e in vista dei suoi possibili sviluppi con Expo 2015, è stato al centro di un interessante momento di riflessione tenutosi lo scorso dicembre all’Umanitaria di Milano. Sono intervenuti al dibattito: il cav. Giuseppe Lupi, presidente dell’AIPAA, in qualità di moderatore dell'incontro, il dott. Pasquale Maria Cioffi, direttore moda, eventi, eccellenze, Expo per la Provincia di Milano, comoderatore dell’incontro, l’Avv. Claudio Santarelli, vicepresidente del Consiglio Comunale di Milano su: “Cos’è Expo. Shanghai e Expo, due realtà a confronto”, il dott. Francesco Muscella, di Produttori Straordinari, e il dott. Alfredo Ranieri Montuori, vicepresidente dell'Associazione L'Aquila siamo noi, con il tema: “Fare rete per essere presenti”, e infine il dott. Vincenzo de Vera e la dott.ssa Patrizia Baratto, dirigenti della Società di formazione Quanta Agenzia per il Lavoro e Quanta Sport Village, su: “L’importanza della formazione: apertura verso nuove frontiere”. Obiettivo dell'incontro: definire, attraverso una realistica analisi - sunto di una esperienza recente legata all'edizione appena conclusa a Shanghai - cosa possa ancora rappresentare un evento fieristico quale Expo si propone di essere. In un momento storico in cui ogni Nazione si Un momento del dibattito è organizzata con appuntamenti internazionali dedicati alle abilità ed eccellenze del proprio territorio, è nata spontanea la domanda se Expo sia ancora in grado di contestualizzarsi, se riesce a superare ogni volta l'edizione precedente, se crea quelle basi per essere portatrice di sviluppo, ricchezza, modernità, apertura verso nuovi mercati, crescita intellettuale e culturale per il territorio. Un confronto tra “come l'Italia vede il resto del mondo” e come invece “il mondo vede l'Italia produttiva, la capacità di veicolare l'enorme bagaglio culturale storico, artistico e artigianale.” Compiti non facili per un Paese che troppo spesso si improvvisa all'ultimo momento, senza una pianificazione e la sua precedente 55 - HT «L’Italia produttiva deve sapersi allineare alle esigenze che Expo impone con un’offerta vincente sul mercato mondiale.» L’OPINIONE DI... «È necessario che l'Ente Fiera Expo renda fruibile un progetto di visibilità per i produttori italiani. L'organizzazione deve garantire il coinvolgimento delle eccellenze.» ricerca, finalità e progettazione. Il padiglione Italia, premiato per la sua architettura è stato fra i più visitati dal pubblico internazionale di Shanghai proprio per la sua logica di progettazione urbanistica vincente, ma all'interno il Paese Italia era rappresentato con superficialità e freddezza, in modo impersonale senza approfondire i temi proposti e offrire al visitatore inesperto la ricchezza storica e culturale della tradizione legata all’artigianato, all’identificazione delle qualità produttive. Secondo l’analisi del vicepresidente del Consiglio Comunale di Milano Claudio Santarelli e condivisa dal direttore eventi, eccellenze, Expo per la Provincia di Milano Pasquale Maria Cioffi, l’Italia produttiva, a Shanghai, ha perso una grande occasione economica. Se pur apprezzata per la consolidata attitudine nel mondo del design, della moda, della progettualità, essa non ha saputo incentivare una richiesta di mercato estero. Expo è infatti un’occasione di scambio, Expo chiede ai produttori di allinearsi alla sua filosofia tesa verso un futuro che deve sapersi migliorare con un’offerta che regga il confronto qualitativo e di comunicazione ormai tarato su criteri mondiali. Francesco Muscella e Pasquale Maria Cioffi 56 - HT Per non perdere una seconda e più importante chance di consenso intellettuale-culturale e quindi di una indotta derivazione economica concreta, ogni realtà italiana legata all’eccellenza deve sapersi allineare con le esigenze che Expo impone. Uno sforzo enorme, capace però di restituire vigore e forza al Paese stesso. Come ha sottolineato il dott. Francesco Muscella, di Produttori Straordinari, che ha introdotto l’importanza dei valori insiti nel concetto di “Piccolo ed Etico che è sempre sinonimo di qualità”. L’Italia agro-alimentare non è solo un paese di grandi industrie, ma di micro realtà (spesso molto differenti fra loro a pochi chilometri di distanza) di grande tradizione e qualità. Queste realtà, nel desiderio di mantenere intatti i valori produttivi, spesso non hanno la forza di veicolare le loro produzioni. Produttori Straordinari nasce proprio con l’intento di rappresentarle, dando loro modo di farsi conoscere ed apprezzare sul mercato italiano ed estero. Francesco Muscella non si è preoccupato del momento storico difficile, mettendo in risalto invece le possibilità che una crisi economica può offrire all’imprenditore attento: una trasformazione, un rinnovamento che induce ad una riqualificazione chiesta dal momento storico stesso. Numerosi gli interrogativi sollevati a cui si è cercato di dare una risposta. Cosa chiedono i produttori ad Expo? È necessario che l’Ente Fiera Expo sviluppi, ma soprattutto renda fruibile, un progetto di visibilità per i produttori italiani. L’organizzazione deve garantire il coinvolgimento delle eccellenze del territorio che rappresenta e non costringere le stesse a trovare un modo per entrare in Expo. Parallelamente, mentre tutto il Paese si allinea e si sensibilizza sul tema “Nutrire il mondo, energia per la vita”, svolgere una attività significativa di formazione per i giovani in età scolare. L’iniziativa presentata dal dott. Alfredo Ranieri Montuori, vicepresidente dell’Associa- zione l’Aqulia siamo noi, è un esempio vincente di come un territorio, necessitato più di altri nel riqualificarsi, ha saputo fare rete tra le sue eccellenze artigianali e sia riuscito a posizionare in modo professionale, ma senza stravolgere, la micro identità del ricamo a tombolo, raccogliendo consensi e ampliando la richiesta produttiva verso un mondo internazionale. “Silk laces, stone laces” (Merletti di seta, merletti di pietra) è un raffinato progetto culturale finalizzato proprio alla promozione e alla ricerca di nuovi mercati e partners, in collaborazione con l’Azienda Frette che celebra quest’anno i suoi 150° di attività. Percorsi di trasformazione, quelli richiesti, che incidono però positivamente sull’impatto culturale del nostro Paese e per il quale serve da subito stilare una valutazione sulle ricadute – esternalità – possibili e auspicabili. Uno sforzo teso verso tutela, capacità di conservazione, valorizzazione, gestione, promozione e fruizione da parte del territorio che ospita Expo. Un percorso che, se affrontato con competenza, offre quella ripresa economica tanto attesa. Su questo argomento hanno risposto il dott. Vincenzo De Vera e la dott. ssa Patrizia Baratto, esperti nel campo della Vincenzo De Vera Claudio Santarelli formazione e dirigenti della società Quanta. Hanno sottolineato soprattutto il ruolo centrale della formazione diretta a imprese e managers per poter trarre vantaggio da un'occasione, EXPO 2015, unica e irrepetibile per molti decenni. Formazione indoor e outdoor dedicata a tutti i settori merceologici e che affronti in particolare temi quale il marketing del territorio, quello fieristico e degli eventi, fino al cultural planning e assessement per il calcolo delle ricadute sul territorio di tipo economico, sociale e di immagine. Il tutto nell'ambito dello sviluppo sostenibile e dell'etica. Fra le proposte di formazione rivolte a tutti gli imprenditori anche la possibilità di usufruire dei fondi europei per dare forma ad un volontariato giovanile disponibile per la manifestazione. A fronte di una esperienza si faciliterebbe l’inserimento lavorativo. Un altro aspetto della formazione potrebbe coinvolgere il reinserimento degli anziani in un circuito di inclusione sociale. Infine, la formazione potrebbe qualificare le micro aziende nate dalle necessità d’opera che Expo richiede, favorendo l’auto imprenditorialità e usufruendo delle strutture confiscate alla malavita attraverso il reimpiego degli immobili per alberghi, case alloggio, piccole residenze. 57 - HT «La formazione diretta a imprese e managers svolge un ruolo centrale per poter trarre vantaggio da un'occasione unica e irripetibile come Expo 2015.» L’OPINIONE DI... LA FORMAZIONE CONTINUA IN ACOF E L’UTILIZZO DEI FONDI INTERPROFESSIONALI Il Dr Sergio Scaltritti di Acof, Associazione culturale Olga Fiorini. di G.P. Rossi S ul tema dell’utilizzo dei finanziamenti per la formazione continua e dei Fondi interprofessionali e sui benefici che possono derivare alle aziende, Human Training ha intervistato il Dr Sergio Scaltritti, dal 1998 responsabile della formazione di Acof, Associazione culturale Olga Fiorini, dal 2009 direttore di Formacon - Scuola di formazione per l’impresa Commercio Turismo e Servizi Varese e Como, e dal 2010 referente per la formazione di Confesercenti Lombardia. Dr Scaltritti, offrite una formazione trasversale con un programma molto ampio e articolato di corsi e servizi formativi, in quale misura fate ricorso agli strumenti di finanziamento pubblico in particolare per la formazione continua a favore dei vostri clienti? L’attuale congiuntura economica e le note difficoltà del mercato hanno avuto sicuramente delle conseguenze anche sugli investimenti delle aziende nella formazione del proprio personale. In particolare, moltissime imprese operanti nei settori manifatturieri e commerciali hanno negli ultimi due anni ridotto in modo significativo il budget destinato alla formazione e all’aggiornamento dei propri dipendenti e collaboratori. In questo contesto abbiamo ritenu- to estremamente importante riuscire a fornire ai nostri clienti un servizio per il reperimento di finanziamenti pubblici finalizzati a permettere di continuare a svolgere progetti formativi, se non addirittura a potenziarli riducendo in modo consistente (in alcuni casi azzerando del tutto) i costi diretti per l’erogazione dei corsi. L’utilizzo di finanziamenti pubblici per la formazione continua è infatti una possibilità molto concreta per qualsiasi azienda privata italiana che intenda aggiornare o migliorare le competenze professionali dei propri dipendenti; nei casi migliori è possibile ottenere la copertura della totalità delle spese dirette sostenute per la formazione, lasciando così a carico dell’azienda soltanto i costi dovuti al pagamento dei salari dei dipendenti messi in formazione. In questo momento gli strumenti principali per ottenere fondi per la formazione continua sono due: - i fondi interprofessionali bilaterali - i finanziamenti regionali ex legge 236/93 Entrambi i finanziamenti hanno origine da una quota dei versamenti obbligatori INPS dei lavoratori, ma sono diversamente articolati. In particolare i finanziamenti tramite legge 236 sono erogati su base regionale o provinciale e quindi fruibili dalle aziende del territo- 58 - HT rio di riferimento solo tramite enti di formazione accreditati localmente; i fondi interprofessionali invece possono essere utilizzati da qualsiasi azienda su tutto il territorio nazionale che naturalmente abbia aderito al fondo stesso. Personalmente ritengo molto utili i finanziamenti erogati tramite i fondi bilaterali perché permettono in quasi tutti i casi di erogare formazione in modo stabile e continuativo garantendo tempi certi e quindi una corretta programmazione. Quali fondi soprattutto utilizzate? Il nostro Ente è accreditato presso tutti i maggiori fondi interprofessionali e abbiamo progetti attivi con molti di loro, tuttavia utilizziamo in prevalenza alcuni fondi che si sono dimostrati di particolare utilità per le aziende con cui operiamo. Sicuramente il Fonter fino ad oggi ha permesso alle nostre aziende (soprattutto dei settori socio-sanitario e del commercio) di fruire di una formazione continuativa ed efficace poiché consente di presentare progetti formativi con cadenza mensile comunicando gli esiti entro un mese. Un altro fondo sicuramente di grande successo è naturalmente Fondimpresa, che oltre ad essere il fondo nazionale con maggiore disponibilità economica permette anche alle aziende aderenti di fruire del cosid- detto “conto formazione”; in questo caso le imprese cumulano in un proprio conto dedicato il 70% dei contributi versati che possono poi utilizzare con grande facilità e rapidità quando ne hanno necessità. In Fondimpresa ci è stato possibile presentare grandi progetti quadro interaziendali su base territoriale o settoriale e siamo così riusciti ad erogare formazione complementare a quella dei piani aziendali, favorendo in questo modo in particolare le piccole e medie imprese. Penso che infine sia opportuno citare anche i due fondi che utilizziamo per la formazione dirigenti: FONDIR e Fondirigenti; questi ultimi sono dedicati esclusivamente alla formazione del personale dirigente e permettono di erogare corsi, anche individuali, con grande flessibilità e in tempi piuttosto rapidi. Quali progetti sono già stati finanziati? Negli ultimi anni sono stati molti i progetti finanziati. In particolare, abbiamo seguito tramite Fonter diverse aziende socio sanitarie garantendo loro lo sviluppo di piani formativi aziendali in modo continuativo negli ultimi quattro anni. Abbiamo poi avuto l’opportunità di seguire molti progetti aziendali per lo sviluppo di competenze manageriali attraverso il conto formazione di Fondimpresa o tramite Fondir per i dirigenti. Piuttosto interessante è inoltre il caso dei progetti quadro nel settore della moda e dell’abbigliamento che ci sono stati finanziati sempre tramite Fondimpresa nell’ambito del conto sistema. Non dobbiamo poi dimenticare diversi progetti erogati ad aziende artigiane attraverso Fart, il fondo dell’artigianato. Negli ultimi anni abbiamo sempre gestito almeno un progetto quadro annuale per la formazione delle aziende lombarde nell’ambito della legge 236 con l’approvazione e il monitoraggio di Confesercenti Lombardia. Potrebbe fornirci degli esempi significativi? Un esempio sicuramente significativo è il caso del nostro progetto Formatex Fashion; si tratta di un progetto quadro di formazione che abbiamo presentato a Fondimpresa all’inizio del 2010 e che, essendo stato approvato, ci sta permettendo di fornire formazione gratuita a moltissime aziende che operano nei settori tessile, abbigliamento e moda e che sono localizzate nelle regioni Lombardia, Piemonte e Toscana. In questo progetto abbiamo a disposizione oltre 3.300 ore di formazione che stiamo erogando a diverse decine di imprese piccole, medie e grandi. I corsi partono da un minimo di 8 ore fino a un massimo di 80 e riguardano tematiche molto ampie; sviluppiamo infatti corsi di lingue a vari livelli, informatica base e avanzata, tecniche di comunicazione e di vendita, sicurezza e igiene sul lavoro, ambiente e risparmio energetico, qualità, gestione della produzione, gestione del personale e amministrazione. Organizziamo anche diversi corsi che sviluppano tematiche tecniche legate al settore quali, ad esempio, CAD sviluppo taglie, variantatura, qualità del prodotto tessile ed altri. È importante sottolineare che alcuni corsi vengono svolti con modalità non tradizionali, come per esempio il coaching o l’action learning. Un altro esempio piuttosto significativo riguarda il piano di aggiornamento per il personale che opera nel settore socio-sanitario ed educativo recentemente finanziato dal Fonter. In questo progetto stiamo erogando diversi corsi ad alcune strutture socio-assistenziali (case di riposo e cooperative), coprendo in generale i loro 59 - HT fabbisogni formativi di un intero anno; anche in questo caso le tematiche affrontate partono da argomenti trasversali quali la sicurezza, la comunicazione e l’informatica e arrivano a trattare elementi tecnici e specifici del settore. Siete accreditati dal Ministero della Salute e dalla regione Lombardia per la formazione continua in medicina. Quali sono i vostri prodotti formativi in questo ambito specifico? Il nostro accreditamento nel sistema ECM ci permette di erogare corsi che riconoscono crediti per tutto il personale operante nelle professioni sanitarie. I corsi che organizziamo sono moltissimi, ma normalmente ci rivolgiamo a figure sanitarie precise quali, ad esempio, il personale infermieristico o di riabilitazione, gli psicologi e gli psichiatri; in alcuni casi gestiamo corsi rivolti a medici specialisti di diversi indirizzi. In tutti i casi collaboriamo con personale docente di alto livello di specializzazione il cui profilo professionale ed esperienziale è stato vagliato dall’Ente accreditante. Anche in questo caso organizziamo corsi che trattano tematiche molto diverse tra loro, sempre partendo da quelle trasversali (lingue, comunicazione e informatica), fino ad arrivare a quelle tecniche specifiche tra le quali cito solo a titolo esemplificativo: la gestione del paziente Alzheimer, le tecniche di bendaggio, le tecniche riabilitatitive, il BLSD ecc… Occorre sottolineare come spesso ci sia possibile erogare corsi con riconoscimento di crediti ECM all’interno di progetti finanziati (il Fonter ad esempio premia i progetti che rilasciano tali crediti), permettendo così alle aziende di risparmiare in modo significativo e nello stesso tempo di mettere in atto meccanismi premianti per i propri collaboratori. L’OPINIONE DI... UNA GREEN ACADEMY PER LE ENERGIE RINNOVABILI Attraverso una formazione mirata ai nuovi green jobs. di Carlo De Masi, Segretario Generale FLAEI-CISL I l tema dei Green jobs, presente da tempo nell’agenda dei Governi dei principali Paesi industrializzati ed all’attenzione dell’Unione Europea, è di grande attualità. La Green economy può svolgere, in termini di investimenti e sviluppo occupazionale, una funzione anticiclica rispetto alla crisi in atto. La previsione (che fanno gli esperti) di decine di miliardi di investimenti e di circa 200 mila nuovi posti di lavoro entro il 2020, nel settore delle rinnovabili in Italia, può costituire una spinta determinante all’economia del nostro Paese. Peraltro, gli investimenti nel comparto delle energie rinnovabili generano un 16% in più di posti di lavoro rispetto ad equivalenti investimenti nel campo petrolifero. La Green economy rappresenta, quindi, una grande opportunità (in particolare al Sud), che anche le rappresentanze sociali devono essere pronte a saper cogliere, non limitandosi ai soli aspetti occupazionali. Con lo sviluppo delle rinnovabili, della generazione e dell’accumulo distribuiti, dell’efficienza e del risparmio energetico, delle reti intelligenti (c.d. smart grids), delle smart city, delle auto elettriche per la mobilità sostenibile, sarà inevitabile una significativa transizione da grandi aziende elettriche, ad alta intensità di lavoro, verso una frammentazione delle imprese e del lavoro, altamente specializzato e “distribuito”, in distretti energetici ed industriali, con la 60 - HT necessità di intercettare, da parte del sindacato, nuove esigenze di rappresentanza e di tutela. La creazione di Green jobs, infatti, deve inserirsi in un quadro più ampio, dove siano promossi, a partire dal livello europeo, i diritti dei lavoratori, il superamento delle differenze di genere, la sicurezza sul lavoro, il dialogo sociale, la conciliazione tra flessibilità e stabilità occupazionale e soprattutto una formazione mirata ai nuovi lavori verdi. La Green economy offre la possibilità di uno sviluppo occupazionale, ma anche di ampliare l’ambito di applicazione del Contratto elettrico. La FLAEI-CISL da tempo ha individuato, dopo la devastazione dell’occupazione nel settore elettrico (circa 80.000 addetti in meno), proprio nella Green economy un possibile sviluppo occupazionale, ma anche l’opportunità per allargare l’ambito di applicazione del Contratto elettrico. Ma la Green economy può diventare reale in Italia, solo se si investirà nella ricerca e nell’innovazione, fornendo un contributo alla filiera industriale e all’occupazione del settore (dirette e indotte). Ogni sforzo deve essere fatto per promuovere la produzione da fonti rinnovabili, con la consapevolezza, però, che esse da sole non possono risolvere il problema energetico del Paese. Diversificare le fonti energetiche è il primo passo per un uso razionale, e proiettato nel futuro, delle risorse disponibili, per non subire le manovre speculative di chi controlla le energie primarie: il parco di generazione italiano ha un mix non competitivo rispetto al resto d’Europa che ci costringe a pagare l’energia più cara e l’inesistenza di un Piano energetico nazionale provoca condizioni generali di criticità (principalmente nelle regioni meridionali). Per sviluppare concretamente le rinnovabili bisogna investire sulle Reti, che devono essere rese magliate e flessibili, per consentire lo scambio sul posto e lo sviluppo della Generazione distribuita, oltre che per le innovazioni finalizzate alle smart grids e alle smart city. Inoltre, le rinnovabili, il loro sviluppo, la loro utilizzazione, devono rappresentare una opportunità per il Paese e non il business di pochi (come sta avvenendo, anche con devianze malavitose). Per questo, la FLAEI-CISL ha attivato un dibattito valoriale rispetto alla sostenibilità ambientale e sociale lanciando il tema dell’energia etica, tema troppo spesso trascurato, o addirittura ignorato, in quanto in questi anni si è preferito puntare esclusivamente sugli aspetti finanziari e di business. C'è urgenza di proporre un modello nuovo su un settore così strategico, attraverso un movimento di idee e di proposte per dimostrare che la transizione verso un modello diverso è possibile. La sola riconversione energetica può creare, nel mondo, milioni di posti di lavoro. Non è un sogno, ci sono esperienze già fatte, e di successo. “Just Transition” è l'appello europeo con cui si proverà a dire che salvare il clima, nei tempi duri della crisi, non è un lusso, ma una opportunità per uscirne bene, più ricchi di benessere, di società e di futuro. Un ruolo fondamentale, in tal senso, è affidato alla formazione: sul lavoro (nel duplice aspetto di aggiornamento e riconversione), ma anche nel sistema scolastico (con appropriati corsi professionali). Il mondo del lavoro per la Green Economy deve partire da una analisi attenta dei nuovi bisogni, dei nuovi lavori e delle nuove professionalità, realizzando un livello sempre più elevato e diffuso di competenze nel campo. C’è, quindi, la necessità di investire nella conoscenza, per rendere informazione e formazione più adeguati ai bisogni di un mercato del lavoro che, ormai, richiede nuove competenze e un continuo adattamento delle professionalità-esistenti, non solo in termini tecnici, ma soprattutto in termini comunicativi e di adattabilità ai cambiamenti. La FLAEI-CISL, consapevole di tutto questo, ha partecipato al progetto europeo WiRES, attraverso il quale si sono verificate le necessità del lavoro femminile nella Green Economy e il ruolo del dialogo sociale, al fine di incrementare i tassi di occupazione femminile e migliorare le condizioni di lavoro nel comparto delle energie rinnovabili. Quindi, ha commissionato una ricerca finalizzata ad anticipare i fabbisogni professionali e di qualifiche specifiche per garantire che le imprese ed in particolare i lavoratori siano attrezzati per far fronte alle nuove sfide del mercato del lavoro. Inoltre, sta ragionando sulla progettazione di percorsi mirati di transizione scuola, università, lavoro, finalizzati ad orientare (o riorientare) la domanda e l’offerta di lavoro nel Mezzogiorno, anche mediante interventi mirati di formazione e riqualificazione professionale verso i green jobs. Una sorta di Green Academy proiettata al futuro. Perché l’occupazione, anche nel settore elettrico, per l’essenzialità del servizio erogato, che attiene alla qualità della vita dei cittadini, non può prescindere dalla formazione e dalla conoscenza: senza formazione e senza conoscenza non ci può essere un futuro di crescita e di benessere. 61 - HT «La FLAEICISL sta ragionando sulla progettazione di interventi mirati di formazione e riqualificazione professionale verso i green jobs.» L’OPINIONE DI... LA CONSULENZA DI CARTER & BENSON Occorre che le aziende investano maggiormente nella consulenza organizzata per essere competitive. di Chiara Osnago Gadda L a difficile congiuntura che ha caratterizzato lo scorso anno ha coinvolto trasversalmente, seppur con andamenti diversi, un po’ tutti i comparti dell’economia. E in fase di recessione, diverse aziende hanno giustamente contenuto i costi e gli investimenti. Tuttavia, nella consulenza il low cost non funziona. Anzi. Investendo maggiormente nella consulenza organizzata, per intenderci quella che ha alle spalle valore ed esperienza, un’azienda investe a lungo termine. Questo il parere di William Griffini, Ceo di Carter & Benson, gruppo internazionale di Executive Search, interpellato da Human Training per illustrare quello che è a suo avviso lo stato dell’arte della consulenza in Italia e quali saranno i margini di sviluppo. Secondo il cacciatore di teste, purtroppo, questa crisi ci ha “danneggiati”, perché ha fatto sì che trasponessimo le nostre abitudini private su quelle aziendali, sbagliando nettamente. “Negli ultimi anni” afferma Griffini “sono state “mischiate” le reali necessità aziendali con gli intenti di contenere i costi e ci siamo crogiolati nella crisi, mentre il “saving” continuo è pericoloso e soprattutto non ha senso quando viene adottato sempre e comunque come “must”. In tutti gli ambiti, ma soprattutto, nella 62 - HT consulenza. Nella maggior parte dei casi, infatti, il costo rappresenta contenuti, capacità ed esperienza. E non è la scoperta dell’acqua calda: la testa è un valore e la qualità anche! Oggi, invece, troppo frequentemente, le piccole e medie imprese comprano consulenza a basso costo e quasi sempre il risultato è mediocre.” Cosa auspica pertanto? “Occorre anzitutto che si capisca l’importanza di andare a visitare le società per osservare le persone che vi lavorano. Visualizzare le persone è fondamentale, in quanto è uno dei pochi escamotage che permettono di identificare, selezionare, valutare e inserire con successo risorse professionali ai vertici delle organizzazioni aziendali. Ma anche di individuare manager di talento in linea con la cultura aziendale, che sappiano creare valore e portare risultato”. Dunque, un lavoro di grande impegno e responsabilità, discreto, riservato, spesso invisibile. Proprio come quello degli head hunter. “Esattamente,” sottolinea l’head hunter “una prerogativa che deve essere un asset fondamentale della competitività. Non a caso, per quanto ci riguarda, per ogni progetto di ricerca che intraprendiamo, la nostra consulenza si differenzia per la capacità di proporre al cliente, oltre a qualificate candidature per la posizione richiesta, una documentazione completa inerente al progetto stesso; un dossier esaustivo sui singoli manager attivi nel settore, l’analisi approfondita delle practice di riferimento e dei settori affini, un’indagine sulle società concorrenti e lo studio di come siano organizzate le loro strutture aziendali.” In pratica, un’analisi di supporto al management dell’Azienda Cliente per orientare in modo preciso la scelta del candidato da inserire nella propria organizzazione, ma anche per delineare un quadro complessivo di riferimento sull’andamento e sulle tendenze del proprio settore operativo… “Proprio così.” Risponde il Ceo di Carter & Benson. Il successo dell'attività di ricerca dipende soprattutto dalla cura dedicata all'analisi dei profili e all'incontro con i candidati. “Il successo dell’attività di ricerca dipende soprattutto dalla cura dedicata all’analisi dei profili e all’incontro con i candidati; siamo consapevoli che un inserimento non riuscito comprometterebbe le strategie aziendali. Pertanto, Carter & Benson, a supporto dell’attività di Executive Search, rende disponibili semestralmente le sue ricerche di mercato, basate su metodologie di indagi- ne quantitative e qualitative, e condotte in partnership con società di ricerca. Queste ricerche forniscono un quadro aggiornato e prospettico delle più interessanti figure di top management nel mercato di riferimento e dei trend evolutivi del settore. Infine, i risultati delle ricerche sono presentati, su base annuale, in un incontro a porte aperte che coinvolge anche la stampa economica e specializzata.” Alla luce di queste dichiarazioni appare dunque evidente un concetto: nella consulenza occorre fare una scelta ragionata e, il discorso, vale in tutti gli ambiti: legale, finanziario o di head hunting che sia. E dunque bisogna praticare una attenta comparazione di servizi e di prestazioni. “In altre parole occorre individuare i desideri, le necessità, i tempi e i modi dei clienti, nel nostro caso, per trovare il manager che meglio di ogni altro possa inserirsi in azienda, condividendone la filosofia e i valori, e che sappia apportare una nuova carica, produttiva e creativa. Partendo dall’analisi del clima e della cultura della società committente, dall’attento studio delle necessità, delle aspettative e delle esigenze del cliente, si approda alla delineazione del profilo personale e professionale ideale del potenziale candidato, concretizzato poi durante la fase di ricerca. La rosa finale dei candidati si presenta quindi ampia e frutto di un costante impegno che, attraverso le diverse fasi di lavoro, ci rende assolutamente certi del valore delle candidature presentate. Non a caso ci impegniamo a supportare il cliente fino alla definizione della proposta economica e contrattuale, rapportandola al panorama generale, e ad accompagnarlo nell’inserimento del candidato prescelto monitorando la sua rispondenza sul campo. Infine, nel caso di interruzione del rapporto di lavoro con il candidato da noi presentato, ci impegniamo a riprendere la ricerca senza costi aggiuntivi”. 63 - HT «Nella consulenza occorre fare una scelta ragionata e praticare un'attenta comparazione di servizi e prestazioni.» INTERNAZIONALE LE LEVE MOTIVAZIONALI DEI COLLABORATORI di Stefano Airoldi M ontaigne sulla rivista Management si è posta la domanda se tutti i collaboratori lavorino basando la loro vita professionale sulle medesime motivazioni. Ne è scaturito un articolo dall’approccio interessante in quanto, per una volta, con degli strumenti facilmente e velocemente applicabili alla quotidianità. Rivolgersi alle attese dei collaboratori vuole dire contribuire a creare quel clima di efficienza che oggi è necessario per raggiungere il successo. Ecco quindi cinque profili diversi di collaboratori che vi permetteranno di stimolare meglio la loro motivazione. Il cercatore d’oro Presentate degli obiettivi basati su premi o su aumenti di stipendio e vedrete accendersi la passione negli occhi del vostro collaboratore. Se per la maggior parte dei vostri collaboratori i soldi sono una leva motivazionale importante, per il cercatore d’oro hanno un valore quasi religioso. Solitamente collaboratori giovani, settore terziario o settore venditecommerciale. Per motivare questo collaboratore nessun segreto, una gestione basata su premi legati alla performance, una parte dello stipendio variabile sino al 60%. Gli obiettivi devono essere fissati in modo chiaro e controllabili per ovviare a lunghe discussioni. Il rischio da gestire è un orientamento al breve termine privilegiando il raggiungimento di obiet- tivi rispetto ad altri valori commerciali. Un secondo rischio è che questa sensibilità alla retribuzione potrebbe anche farlo decidere a cambiare ditta a breve termine. L’ambizioso Obiettivo è la carriera, anche a costo di guadagnare meno, ma se ci sono prospettive di poter arrivare Rivolgersi alle attese dei collaboratori vuol dire contribuire a creare quel clima di efficienza che oggi è necessario per raggiungere il successo. nei quadri superiori di un’azienda si farà di tutto per raggiungere ciò. Autonomo ed indipendente, per legarlo all’azienda pianificare dei piani di carriera alternati dal raggiungimento di obiettivi e da corsi di formazione. Amante delle responsabilità per poter dimostrare il proprio valore, cerca nell’ambito della direzione generale dei mentori ai quali potersi rivolgere. 64 - HT Riassumendo, fategli capire che volete aiutarlo a far carriera, riceverete il massimo. Il competitivo L’amante delle sfide. Il piacere è essere confrontato con nuove sfide, solo questo lo porta in uno stato di entusiasmo creativo che produce efficienza. Ogni nuova sfida è una pagina bianca sulla quale iniziare a ponderare decisioni. Appena il progetto è iniziato si perde la leva motivazionale e si inizia una noiosa routine. Il collaboratore ideale per confrontarsi con situazioni complesse che lo obblighino ad un impegno elevato, ma è proprio questo che desidera e lo motiva. Il confronto coi colleghi è un elemento importante che gli permetterà di rafforzare la sua motivazione. L’equilibrista Flessibilità è la parola d’ordine. Per questo collaboratore il lavoro è importante, ma trova soddisfazioni anche al di fuori, nella vita privata. Ecco quindi un collaboratore che ricerca orari flessibili per permettersi di essere attivo anche in altre attività private dalle quali trae soddisfazione. Solitamente quarantenni, soprattutto donne con bambini. In aumento anche presso collaboratori giovani che hanno deciso di investire nel lavoro quanto basta, non tralasciando le soddisfazioni da altre attività quali sport o passatempi. Efficaci ed orga- nizzati, preferiscono specializzarsi in funzioni di impresa piuttosto che ambire a posizioni di comando. Un esempio classico è la gestione di rappresentanti che, di fronte ad opportunità di carriera, preferiscono restare nel proprio settore territoriale e continuare a rafforzare la loro posizione nella funzione che hanno esercitato sino a quel momento. L’affettivo Ringraziarlo è il più bel regalo. Orientato alle relazioni umane, il lavoro in team, l’ambiente di lavoro gradevole prima di tutto. Un bisogno di sentirsi preso in considerazione, chiedetegli pareri, ringraziatelo, vi sarà riconoscente a lungo. Grave sottovalutare il suo attaccamento all’azienda. La gestione di questo collaboratore non deve assolutamente essere limitata a obiettivi quantitativi o premi, ma sarà l’aspetto qualitativo che agirà come una leva motivazionale fortissima. Evitate di sottoporlo a sfide, ha naturalmente bisogno di stabilità per poter dare il massimo. La sua predisposizione al contatto umano ne fa un partner prezioso nella gestione di conflitti o semplicemente per garantire i contatti dell’azienda con l’esterno. Se motivato al modo giusto, risulterà un prezioso collaboratore che non si limiterà agli orari d’ufficio ma saprà dare molto all’azienda ed al suo clima. SBAGLIARE È UMANO, PERSEVERARE DIABOLICO! di Stefano Airoldi S ulla rivista PME si vogliono analizzare gli errori soprattutto nell’ambito comportamentale che vari manager hanno e continuano a ripetere, generazioni dopo generazioni, causando sempre gli stessi problemi in aziende diverse. Un primo tipico errore è la mancanza di definire obiettivi chiari e quantificabili. Frequenti i manager che vogliono orientare aziende verso nuove strategie, senza però porsi degli obiettivi che siano prima di tutto chiari e poi condivisibili dai collaboratori. Questo porta a contagiose confusioni a tutti i livelli e perdite di credibilità. In questo ambito solitamente si sbaglia, ponendo troppi obiettivi poco chiari e immancabilmente non limitati nel tempo. Non si riescono a delegare competenze e responsabilità chiare, non si chiede il parere nemmeno a chi dovrà lavorare operativamente. Un secondo tipico errore è evitare di porre i collaboratori di fronte alle loro responsabilità. La tendenza a non delegare ma ad accentrare è un male di molte aziende, soprattutto nel mondo mediterraneo. Capitani d’aziende che non si sono resi conto dell’evoluzione del mondo e che piuttosto di delegare a giovani formati, preferiscono rimandare e non prendere delle decisioni vitali per la sopravvivenza dell’azienda. Un terzo tipico errore, non riconoscere che il mondo sta evolvendo ad una velocità tale che non tutte le risorse possono essere interne. Gestire i progetti con specialisti esterni all’azienda diventa una necessità del mondo manageriale moderno, chi di noi l’ha capito? Pochi! Un quarto errore, pensare alla propria azienda come 65 - HT un gruppo di collaboratori contenti di quello che stanno facendo, in altre parole pensare ad un’azienda come qualcosa di stabile e non di dinamico. Molti collaboratori sanno come migliorare la propria performance, lasciamoli esprimere e seguiamo questi consigli. Il sistema ed i valori esistenti sono una ottima base per evolvere, per affrontare nuove sfide, valorizzando il capitale umano esistente, e rivalutare la propria posizione con regolarità. Soprattutto direttori che gestiscono aziende da più di 10 anni dovrebbero analizzare la propria posizione nei confronti dell’evoluzione dell’azienda almeno una volta all’anno e, nel caso ci siano dei dubbi o siano stati commessi degli errori, saperli riconoscere e assieme apporre le correzioni necesarie. CONTROEDITORIALE ATTIVIAMO IL PATENTINO DELLA FORMAZIONE U n patentino rilasciato dal Ministero del Lavoro e valido in tutta Europa che attesti i diversi gradi di formazione dei formatori. Per qualificare sempre di più il settore della formazione e migliorare l’offerta formativa. E mantenere distinzioni chiare tra la vera formazione e la pseudoformazione. Essere, ad esempio, un operatore ecologico che si occupa di manutenzione del verde e della pulizia delle vie cittadine può essere motivo d’orgoglio per chi svolge tale lavoro poiché lo ritiene, giustamente, di utilità sociale. Tanto più che anche per questa figura professionale si apre la possibilità di fare formazione in aula, dopo il turno lavorativo, insegnando come mantenere pulite le strade della città! A qualcuno potrebbero sembrare positivi sia il fatto di avere un nuovo collega formatore, sia la concorrenza che si produce, innalzando il livello dell’offerta formativa. Non è questione di essere contro l’ingresso di nuovi professionisti, anzi. Tuttavia, oggi si sta forse esagerando: tutti fanno formazione, tutti vogliono fare aula, il mondo è pieno di corsi e seminari che non servono a niente, se non soltanto ad ‘arricchire’ chi li organizza. Numerosissimi i consiglieri d’amministrazione, specialmente nelle società di formazione pubbliche, o anche nei consigli dei vari fondi interprofessionali, che non hanno nè arte nè parte e che non dovrebbero sedere in tali poltrone, dove la politica li ha messi. Dobbiamo qualificare il settore, creando delle verifiche di abilità tra gli operatori. Il settore merita molto di più. Se a queste persone venisse somministrato un banalissimo test attitudinale con taglio tecnico-scientifico, non saprebbero da che parte girarsi per compilarlo! Che fare? Dobbiamo qualificare il settore, creando delle verifiche di abilità tra gli operatori. Anni addietro diverse categorie professionali - agenti di assicurazioni, consulenti finanziari, 66 - HT audioprotesisti, ecc - al fine di continuare ad esercitare la loro attività, si sono dovute sottoporre ad esami specifici per validare il loro grado di competenza. Pertanto diviene necessario creare un patentino per chi si occupa di formazione, che attesti la vera conoscenza e la profonda competenza del settore. Questa attestazione potrebbe assumere diversi gradi, a seconda delle figure che il mondo della formazione utilizza. Pertanto chi desidera solo svolgere la professione del formatore sarà attestato su questa dimensione, di converso chi si occupa di gestione, ad esempio i consiglieri d’amministrazione e gli amministratori, dovranno essere sottoposti ad un grado di attestazione diverso. Il patentino dovrebbe avere una validità su tutto il territorio dell’Unione Europea e dovrebbe essere rilasciato dal Ministero del Lavoro, con il tramite delle Regioni. Al fine di sostenere tale iniziativa, Human Training si rende disponibile a dare voce a tutti coloro che hanno qualcosa da dire sull’argomento.. Giuseppe Rovesti