Sergio Manghi, a cura di, Attraverso Bateson. Ecologia
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Sergio Manghi, a cura di, Attraverso Bateson. Ecologia
Sergio Manghi, a cura di, Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali. Raffaello Cortina Editore, Milano 1998 Recensione di Elena Ciresola – 20 febbraio 2006 Abstract Now the epistemologies supposities wase quick eliminated and often paiful with to flake of the coherences, that we take it for granted that. Particularly it wase eliminated the supposity of the individuality ‘self-contents’, independent and ‘selfcentreted’, inside that it’s basing on the formation’s processes and the expectations of common meaning. An Ecology of Mind, of Gregory Bateson, advises to take, with reference to understand the actions, the ideas and the emotions not the people, but the relation’s methods. Because the people are an side of these system, because controllated with the evolution’s grammar. The Sergio Manghi’s research analyzes, through Bateson, “our method to take care of the living systemsfrom poets, scientists, politics, teachers or other.” (page 3) I presupposti epistemologici della modernità vengono oggi spiazzati rapidamente e spesso dolorosamente dallo sfaldarsi delle coerenze, che ci abituiamo a dare per scontate. In particolare viene spiazzato il presupposto dell’individuo autocontenuto, indipendente e autocentrato, sul quale si fondano i processi formativi e le aspettative di senso comune. L’ecologia della mente di Gregory Bateson suggerisce di assumere a unità di riferimento per comprendere le azioni, le idee e le emozioni non l’individuo, ma i sistemi relazionali di cui gli individui sono parte, in quanto sistemi regolati dalla grammatica relazionale dell’evoluzione. La ricerca condotta da Sergio Manghi analizza, attraverso Bateson, il “nostro modo di occuparci di sistemi viventi- da poeti, da scienziati, da politici, da insegnanti o da altro ancora.” (pag. 3) Recensione Occuparsi di Gregory Bateson, scriverà Stefano Brunello, in uno dei saggi contenuti in questa interessante pubblicazione, significa entrare in un affascinante itinerario che parte dalla biologia ottocentesca per arrivare alle attuali scienze cognitive e sociali. Il testo è costituito di una serie di saggi raccolti da Sergio Manghi ed introdotti da un breve paragrafo di un intervento di Gregory Bateson, 1959, che si conclude così: “A mio parere, il mondo è costituito da una rete (più che da una catena) assai complessa di entità che hanno tra loro relazioni di questo tipo, con una differenza: molte di queste entità hanno provviste proprie di energia e forse anche idee proprie su dove vorrebbero dirigersi. In un mondo di questo tipo i problemi di controllo diventano più affini all’arte che alla scienza, non solo perché tendiamo a pensare che difficoltà e imprevedibilità siano contesti per la’rte, ma anche perché è assai probabile che l’errore produca cose sgradevoli. Vorrei concludere con un monito: noi, scienziati sociali, faremmo bene a tenere a freno la nostra fretta di controllare un mondo che comprendiamo così imperfettamente … i nostri studi potrebbero piuttosto ispirarsi a una motivazione più antica, anche se oggi appare meno rispettabile: la curiosità per il mondo di cui facciamo parte. La ricompensa per questo lavoro non è il potere ma la bellezza. È strano che tutti i grandi progressi scientifici- non ultimi quelli che dobbiamo a Newton- siano avvenuti sotto il segno dell’eleganza!”(pag 30. paragrafo conclusivo di un testo del 1959 tradotto ora in italiano da “Minimal Requirements for a Theory of Schizophrenia”) Il primo riconoscimento delle novità batesoniane è proprio nell’introduzione di Manghi a pag. 1: “… ci sono (almeno) due modi per accostare l’opera di uno studioso. Uno viene dal pensarla di fronte a noi: essa ci parla di sé, e nulla più. L’altro dal pensarla in relazione a noi: essa ci dice allora qualcosa di più: parla anche di noi. Modo frontale e modo autoriflessivo, potremmo chiamarli.” Questa pratica relazionale viene adottata anche nell’intervento di Ivana Padoan, 12 luglio 2005, durante il recente Master in ricerca didattica e counselling formativo, dove la pratica relazionale è quindi fondamentale nella ricerca, perché la formazione definisce l’impossibilità di conoscenze separate dai comportamenti e dai valori. La ricerca può evidenziare come il processo formativo si situi dentro le scelte epistemologiche del soggetto. La ricerca formativa può richiedere così non più un semplice comportamento insegnativo ma un sistema di counselling per accompagnare l’altro verso la coscienza di quei schemi di senso che orientano le prospettive di senso di ciascuno nel rapporto con la realtà. “Nei processi di conoscenza i modi di interpretare le esperienze sono marcati dalle prospettive di senso guidate dagli schemi di senso originati dalle storie e dagli apprendimenti e generalmente restano inconsce. Dare senso è decifrare l’esperienza. Decifrare l’esperienza implica proiettare i nostri modelli simbolici filtrati dalle abitudini di anticipazione, dai condizionamenti in termini di procedure di concetti e di categorie sugli oggetti e sugli avvenimenti”1 Questa due relazioni richiamano, in un altro contesto, una ipotesi simile: Roberto Longhi definiva nel 1950 che l’opera d’arte non sta mai da sola. “L’opera d’arte, dal vaso dall’artigiano greco alla Cappella Sistina, è sempre un capolavoro squisitamente <relativo>. L’opera non sta mai da sola è sempre un rapporto.”2 Interessante per me questa analogia tra il campo della critica d’arte, con Roberto Longhi, il campo della mente di Gregory Bateson e quello della form-azione di Ivana Padoan. Manghi delinea per punti un’interpretazione di Bateson: 1. “L’autoriflessività non è mera coscienza della coscienza” richiede di ‘essere parte di’, come indica nel brano tradotto What is Man?, di curare la propria inconsapevole sensibilità estetica, intesa come passione scientifica, non anti-scientismo, un’estetica che sia etica, come amplificando Wittgenstein. 2. l’autoriflessività richiama l’idea di relazioni interattive e sociali, può diventare anche preciso criterio metodologico, facendo in modo che ci si accosti a questa raccolta di saggi come una ricerca attraverso Bateson, non come una ricerca su Bateson. 3. l’attraversamento di Bateson è sul versante delle scienze sociali 4. non si precisa un campo disciplinare, ma si prospetta nella vita sociale l’ipotesi di un’intersecazione tra “le forme e processi dell’interagire con le forme e i processi del comunicare.” (pag. 5) 5. tra i profili dell’opera batesoniana (duplici: psichiatrico-psicoterapico ed ecologico) e quella socio-epistemologica abbozzata da Manghi vi sono due emergenze: - la parte psichiatrica famosa per la teoria del double bind (doppio legame, cioè della novità batesoniana che fa insorgere la schizofrenia con una certa forma di relazione comunicativa e non come era tipico di tutte le altre spiegazioni con un qualche stato interno dell’individuo) - l’identificazione tra la sua teoria dell’ecologia della mente e la scuola sistemica discendente dal celebre gruppo di Palo Alto 6. c’è un ecologo-scienziato ed un ecologo-profeta, entrambi Bateson, accomunati da un aspetto: l’interesse prioritario “verso il gioco delle interazioni comunicative; verso il problema di come il contesto interattivo si mantenga stabile, apprenda e cambi”.(pag. 8) 7. lo schema della ricerca attiva, secondo l’impostazione di Manghi, alcuni percorsi (vie dell’autoriflessività, filtri creativi, etica del conoscere, ma nello stesso tempo scegli di approfondire alcuni nodi problematici: - dal dualismo all’autoriflessività nelle pratiche scientifiche - vie dell’autoriflessività: cibernetica, ermeneutica e altro - filtri creativi: costruire, abitare, interpretare - relazione: né individuo né collettivo, ma danza interattiva - etica e conoscenza. I vari interventi si inseriscono nello schema appena citato, con racconti tra di loro molto diversi. 1 Ivana Padoan, Master in Ricerca Didattica e Counselling Formativo, Università Ca’ Foscari, dispensa 12 luglio 2005 2 Roberto Longhi, Proposte per una critica d’arte, in “Paragone”, n.1, 1950. Scelgo di entrare in uno dei saggi, quello di Sergio Manghi, In forma di metalogo, (pagg. 65-82) dove il curatore del volume attraversa Bateson nella relazione tra ecologia della mente e ricerca sociale. L’autore, come già aveva fatto nell’introduzione sceglie una narrazione per nodi, che sono anche schematizzati con numeri progressivi. 1. Interpensare. Il problema dell’antropologo “indisciplinato”, così definito da Manghi, pone l’attenzione sul suo modo di “non classificare” le cose di cui facciamo esperienza, per non incorrere in un grave errore epistemologico, quello che “aspira a ridurre gli ingarbugliati processi viventi e sociali di cui siamo parte alle linearità senza tempo della logica formale. Perché Bateson dice che “La mappa non è il territorio. Il nome non è la cosa designata dal nome…” Bateson suggerisce con questo sistema delle relazioni di trovare un modo della relazione con le idee che ci vengono in mente, quali che esse siano. Ma il problema delle relazioni con le nostre idee è il problema delle relazioni con le nostre azioni., perché pensare è interagire. A questo modo Bateson ha dato nomi diversi: epistemologia, estetica, sacro e altri. 2. Metaloghi. Questo nome nasce dal libro che ha fatto conoscere Bateson ad un pubblico internazionale: Verso un’ecologia della mente, che si apre con sette conversazioni curiose tra un padre ed una figlia: i metaloghi appunto. Questo stile caratteristico prevede una conversazione più che sul suo oggetto che cresce attraverso se stessa, un “interpensare a due.” Questa forma- metalogo per me affascinante interroga così le nostre pratiche di scienziati sociali, dirà Manghi. È la forma attraverso cui Gregory Bateson si gioca il dualismo delle nostre abitudini di pensiero e di azione. Una domanda terribile chiude questo paragrafo a testimonianza della modalità usata: “Quale struttura connette il granchio con l’aragosta, l’orchidea con la primula e tutti e quattro con me? E me con voi? E tutti e sei noi con l’ameba da una parte e con lo schizofrenico dall’altra? (Verso un’ecologia della mente, pag.21) 3. Costruttivismo. Recenti mutazioni del pensiero vanno affiancandosi alle ricerche batesoniane per affinità: sotto questa etichetta Manghi incontra l’idea di conoscere la realtà attraverso la sua costruzione e non solo attraverso una rappresentazione speculare. Soprattutto la figlia Mary ricorre nei suoi scritti a questa logica costruzionista. Poiché tra l’opera di Bateson e quella di Maturana le affinità sono indubbie, Manghi usa sottolinearlo con una citazione dello stesso Bateson a pag. 70. 4. Mindscapes. Qui c’è un paragone interessante secondo me con una tela di Magritte, la condizione umana, dove Magritte si prende gioco del nostro modo ovvio e scontato di guardare, interrogandosi sul processo creativo del percepire. Addirittura mettendo a confronto un passo di Magritte con uno di Bateson. La nostra attenzione si può spostare così dalle cose che vediamo ai modi di guardarle. “Dai paesaggi reali ai paesaggi mentali” dirà Manghi. Nello stesso tempo si chiarisce la definizione di epistemologia per Bateson: non una disciplina teorica che configura i nostri modi di conoscere, ma una attività che permette relazioni con il contesto di cui si è parte. La condizione umana diventa allora, come nel quadro di Magritte, non quella dello scopritore ma quella dell’inventore che costruisce. 5. Mappa /territorio. Sul modo in cui inventiamo vi sono pareri discordanti a seconda delle letture. La nozione di informazione può essere letta nel testo batesoniano come relazionale o come riduzionista. 6. Mente /natura. Manghi rileva le continue affinità tra ecologia della mente e autopoiesis, soprattutto in relazione all’idea che l’evoluzione del vivente sia un processo mentale. E qui Manghi usa un parallelismo tra Maturana e Bateson, oltre che esplicitare un esempio attraverso lo sviluppo della civiltà occidentale e l’autocoscienza come caratteristica dominante. 7. What’s a Meta for? Bateson ricorre spesso al linguaggio metaforico e qui Manghi usa una citazione da un metalogo di figlia e padre, dove l’interrogazione del prefisso Meta innesca vari potenziali aperture tra luoghi tipici di bateson: metafora, metacomunicazione, metalogo… per dimostrare che ciò che Bateson abbandona non è “il rigore, a favore dell’immaginazione”, ma la “descrizione unica, a favore di quelle combinazioni che danno informazioni di genere diverso. Così allora la metafora viene citata da Bateson come necessaria sui modi del nostro interagire, “non solo sulle nostre premesse epistemologiche, ma anche e insieme sui processi sociali attraverso i quali esse si costruiscono e ricostruiscono, si mantengono e si trasformano.” (pag.77) “La metafora non è solo una belluria poetica, non è logica buona o cattiva, ma è di fatto la logica su cui è stato costruito il mondo biologico, è la principale caratteristica e colla organizzativa di questo mondo del processo mentale “ (Bateson, pag. 77) 8. Ricerca- metalogo. La ricerca delle scienze sociali offre un terreno per raffigurare il processo di ricerca e il posto del ricercatore. Con una questione centrale per Manghi: “tessere o costruire, la questione è il con.” 9. Responsabilità. La responsabilità del ricercatore non è solo nell’interpretare i dati, ma nell’uso corretto delle tecniche all’interno degli eventi attivati dal processo. Perché tutto quello che facciamo concorre a “con-tessere le realtà sociali in cui viviamo” (pag. 79), essendo responsabili di un gioco nell’ambito di contesti particolari e parziali. Non per un generico bene comune, ma nella cura dei minuti particolari, come ricorda la citazione che Manghi fa di William Blake. “Chi vuol far del bene a un altro deve farlo nei minuti particolari. Il Bene Generale è la scusa del furfante, dell’ipocrita e dell’adulatore.” Questa trama schematizzata da Manghi apre a molte vie di relazione, tra queste la chiusura che fa Laura Fruggeri al suo intervento, quando appunto richiama l’attenzione allo studio della riflessività tra azioni e significati nei processi interattivi della ricerca, che produce significati e realtà sociali al di là del controllo unilaterale sia dei ricercatori che dei soggetti (cfr. Lannamann, 1991). Significative spesso le citazioni, tre delle quali uso ora al termine di questa sintesi: “I grandi non capiscono niente da soli ed i bambini si stancano di spiegargli tutto ogni volta. “ (A. de Saint-Exupery) “I bambini sono naturalmente macchine non banali, ci pongono le domande più strane e ci richiedono le risposte più imbarazzanti. Sono creature meravigliose, impossibili da prevedere. Ma se li si manda a scuola verranno resi banali.” (H. von Foerster) “Nessuna delle scienze esistenti si occupa oggi espressamente della combinazione di informazioni.” (G. Bateson) Indice Introduzione Parte prima. Il testo la vita lo stile Cos’è l’uomo? (Gregory Bateson) Al di là delle cose. Gregory Bateson: un profilo biografico e intellettuale. (Stefano Brunello) Per un’epistemologia “batesoniana” (Giuseppe O. Longo) Parte seconda: Autoriflessività e ricerca sociale Informa di metalogo. Ecologia della mente e ricerca sociale (Sergio Manghi) La ricerca sociale come processo di interazione (Laura Fruggeri) Osservazione del sociale e autoreferenza. La questione del linguaggio (Giorgio De Michelis) Parte terza. Pensare le relazioni sociali Ecologia della mente e interpretazione sociologica (Rocco de Biasi) Verso un’estetica delle relazioni: Gregory Bateson e le scienze sociali (Marco Ingrosso) Sulla non-conoscenza (Alessandro Dal Lago) Parte quarta Apprendere ad apprendere Né tuttologi né specialisti. Conversazione su Gregory Bateson e il lavoro che facciamo (Ancrea Canevaro e Paolo Perticari) Bateson e la formazione. Due dialoghi immaginari (Duccio Demetrio) Maestro perché le cose finiscono in disordine? Epistemologia ecologica e processi educativi (Walter Fornasa) Parte quinta. Epistemologie del “pattern che connette” Gregory Bateson: aspetti epistemologici della critica al dualismo (Alfonso M. Iacono) Ecologia della contingenza (Mauro Ceruti) Dal construo ergo sum, ergo construo (Alessandra Greppi) L’oppio e le sue molteplici “virtù”. L’abduzione in Comte, Peirce e Bateson (Giuseppe Padovani) Gregory Bateson. Traduzioni italiane Gli autori Autore Sergio Manghi (Parma 1947) è docente di Sociologia della conoscenza all’Università degli Studi di Parma. Si è occupato in particolare, dei rapporti tra biologia e cultura, della natura sociale dei processi cognitivi ed emozionali, dei comportamenti altruistici e delle relazioni d’aiuto in ambito educativo, terapeutico e sociale. È redattore della rivista Pluriverso (ETAS libri- RCS, Milano) Tra le sue pubblicazioni, Attraverso Bateson. Ecologia della mente e relazioni sociali (Cortina, 1988), Il gatto con le ali. Ecologia della mente e pratiche sociali (Feltrinelli, 1990, Asterios, 2000), La conoscenza ecologica. Attualità di Gregory Bateson (Cortina, 2004) Bibliografia essenziale dell’autore Manghi Sergio, Il gatto con le ali. Ecologia della mente e pratiche sociali, Feltrinelli Milano 1990 (Asterios 2000) Manghi Sergio, Il paradigma biosociale. Dalla sociobiologia all'auto-organizzazione del vivente. Franco Angeli, Milano 1984 Manghi Sergio, La conoscenza ecologica. Attualità di Gregory Bateson, Raffaello Cortina, Milano, 2004 Manghi Sergio, Il medico, il paziente e l'altro. Un'indagine sull'interazione comunicativa nelle pratiche mediche, Franco Angeli, Milano 2005 Manghi Sergio, Questo non è un albero. Conoscenza, relazioni sociali, ecologia della mente, Monte Università Parma 2005 Siti per approfondimenti Bateson/Indiana.edu Pagina dedicata a Gregory Bateson. Bateson/Crazytigerinstitute Gregory Bateson Archive, presso l'Università della California. Gregorybateson.net Sito interamente dedicata a Gregory Bateson. Bateson/CentroStudiCoppia Pagina dedicata a G. Bateson. Bateson/Riflessioni.it Breve biografia di Bateson. Bateson/Gwu.edu Breve biografia di Gregory Bateson. Bateson-01/Oikos Breve scheda su Bateson. Bateson-02/Oikos Conferenza di Bateson sul dualismo mente-corpo. Bateson/Dannyrewiews Breve recensione di Bateson, Mente e natura. Bateson-03/Oikos Articolo on line: Paul F. Dell, "Bateson e Maturana: Verso una fondazione biologica delle scienze sociali". Bateson-04/Oikos Articolo on line: Vincent Kenny, "Cosa ci può insegnare per vivere costruttivamente?". Bateson-01/EMSF Articolo: Alessandro Del Lago, "Bateson e l'epistemologia". Bateson-02/EMSF Articolo: Alessandro Del Lago, "Il pensiero ecologico di Bateson". Bateson/Integratedprimarycare Articolo on line: Alexander Blount, "Gregory Bateson and a Language for Psychotherapy".