Gestire l`autonomia
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Gestire l`autonomia
Il manager come leader 103 Capitolo primo Il manager come leader Abilità nelle relazioni interpersonali Prima di entrare nel nostro ruolo e dare inizio alla nostra missione di manager, dobbiamo sviluppare una certa abilità nello stabilire relazioni con gli altri. Dobbiamo imparare a riconoscere i diversi fenomeni comportamentali in atto e utilizzare le nostre conoscenze per esercitare un’influenza o una «guida» su altri individui o su altri gruppi. Come vedremo, durante un incontro le decisioni possono essere influenzate dall’uso dei «processi» comportamentali, piuttosto che dalla riaffermazione delle proprie argomentazioni, per quanto convincenti esse siano. Sapere in che modo utilizzare la propria consapevolezza dei processi comportamentali è uno degli aspetti cruciali dell’etica manageriale. Ne facciamo uso per «manipolare» o per «facilitare»? Per comprendere meglio il comportamento manageriale sono stati creati dei «modelli». Dati i rilevanti interessi di natura economica connessi alla formazione manageriale, tali modelli si sono moltiplicati fino alla confusione e alcuni autori hanno spesso pubblicizzato i propri modelli criticando quelli prodotti dagli altri. Non abbiamo alcuna intenzione di allungare l’elenco e neppure di esporre i differenti approcci proposti dai vari teorici. Vorremmo invece focalizzare la nostra attenzione su alcuni principi universalmente riconosciuti e su alcuni modelli ben consolidati, che a nostro parere sono utili ai manager in generale, e ai manager scolastici in particolare. Quelli tra i nostri lettori che hanno seguito dei corsi o che hanno già letto dei libri sul management avranno sicuramente familiarità con il contenuto di questo capitolo e del prossimo. Dopo una rapida lettura dei sottotitoli, perciò, possono passare direttamente alla lettura del capitolo 3. 104 Gestire l’autonomia I modelli di stile manageriale I modelli di stile manageriale più noti si basano sulla premessa che ogni manager abbia due interessi fondamentali, che sono: 1. il conseguimento dei risultati (è concentrato sul proprio «compito») 2. le relazioni interpersonali (è concentrato sulle «persone»). I primi modelli di management, come la serie Schmidt-Tannenbaum, elaborata nel 1958, suggerivano che questi due interessi fossero in conflitto l’uno con l’altro e che quanto più una persona fosse concentrata sui risultati, tanto meno lo sarebbe stata sulle persone e viceversa. Risultò il tipo di modello presentato nella figura 1.1. RISULTATI R ELAZIONI ➤ ➤ autocratico (ordinare) paternalistico (persuadere) consultivo (coinvolgere) democratico (codeterminare) Fig. 1.1 Un modello di stile manageriale (basato su Tannenbaum e Schmidt, 1973). Ma ben presto ci si rese conto che i manager non si concentravano solo sui risultati o solo sulle relazioni interpersonali, ma riuscivano a concentrarsi contemporaneamente su entrambe le cose (come posso raggiungere i risultati migliori attraverso le persone?) o non si concentravano su nessuna delle due. Questo è il concetto riconosciuto in alcuni modelli che mettono i risultati e le relazioni sui due differenti assi di un grafico; uno di questi è quello ideato da Blake, detto «Blake Grid» (Blake e Mouton, 1964). La figura 1.2 descrive tale modello, e presenta sia i valori numerici che le descrizioni di Blake (i lettori notino che le descrizioni nel modello sono utilizzate con il loro significato nel contesto specifico, mentre termini come «politico» verranno usati in seguito in un contesto più generale). Proponiamo qui alcune caratteristiche di ciascuno dei cinque modelli di stile: Autoritario/assertivo-aggressivo – – – – – – desidera che le cose siano fatte a modo suo parla più volentieri di quanto non ascolti non si cura troppo dei sentimenti e delle opinioni degli altri è aggressivo, se viene sfidato porta le cose fino in fondo controlla il personale Il manager come leader 105 Sollecito si cura delle persone vuole piacere agli altri evita i conflitti aperti, appiana le situazioni con le lusinghe «tutto ciò che importa è che la scuola sia contenta» loda il successo fino all’adulazione dissimula la negligenza o le performance inadeguate tende al «management collettivo» è servizievole ➤ – – – – – – – – sollecito 8 7 6 3 4 5 amministrativo 2 passivo/ politico autoritario/ assertivo-aggressivo 1 Interesse per le relazioni interpersonali 9 motivazionale/ problem solving 0 ➤ 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Interesse per i risultati Fig. 1.2 Un modello bidimensionale di stile manageriale (basato su Blake e Mouton, 1964). Motivazionale/problem solving – – – – – – si accorda sugli obiettivi e ne attende il raggiungimento controlla le performance in relazione agli obiettivi aiuta le persone a trovare una soluzione per le performance inadeguate affronta i problemi con calma concorda e valuta i progetti di azione coinvolge il personale nelle decisioni che lo riguardano 106 Gestire l’autonomia – delega tranquillamente – prende decisioni nel momento e nel modo opportuni Passivo/politico (NB: Le persone che non hanno interesse né per le persone né per i risultati sono spesso frustrate, disilluse e a volte si sentono minacciate. È possibile che reagiscano in modo «passivo» o dedicandosi ad attività, per così dire, «politiche».) Comportamento passivo: – non fa più di quanto gli venga richiesto; – si oppone al cambiamento; – è negligente, se non viene controllato; – rimprovera gli altri, i «giovani d’oggi», il progresso, il governo, ecc., per aver creato delle condizioni intollerabili. Comportamento politico: – è molto preoccupato dalla sua posizione; – critica spesso; – attira l’attenzione sugli errori degli altri. Amministrativo – – – – procede secondo le regole; conserva il sistema vigente; è coscienzioso, piuttosto che innovativo o creativo; è affidabile. Orientamento e comportamento È estremamente importante osservare che ciascuno di questi modelli opera su due diversi livelli: 1. orientamento di base (oppure «stile dominante»), cioè il modo in cui una persona si comporta naturalmente o desidera comportarsi; 2. comportamento, cioè il modo in cui una persona si comporta realmente in una particolare occasione. L’orientamento di base rimane relativamente costante. Tutti noi conosciamo persone che tendono a essere autoritarie in tutto quello che fanno, che si preoccupano di spiegare dettagliatamente ai propri subalterni quello che devono fare e in che modo, ma che tendono a non ascoltare o a essere intolleranti nei confronti delle Il manager come leader 107 idee degli altri. D’altra parte, abbiamo incontrato anche persone fondamentalmente «sollecite», il cui massimo interesse è mantenere delle buone relazioni. Il comportamento, comunque, varia e dovrebbe variare a seconda delle circostanze e delle persone con cui si ha a che fare. Come vedremo in seguito, una delle caratteristiche di chi ha un reale interesse sia per le persone che per i risultati è quella di essere in grado di adattare i propri comportamenti alle necessità della persona con cui sta trattando. Approccio dominante e approccio di riserva È facile che quando sono sotto stress le persone passino automaticamente dal proprio usuale approccio «dominante» a un approccio diverso, spesso definito «di riserva». Ad esempio, i dirigenti che hanno l’abitudine di fare ciò che vogliono senza alcun riguardo per le opinioni del personale, in un confronto diretto probabilmente addurranno una serie di scuse del tipo: «Perché non me l’hai detto prima?», «Non avevo idea che per te fosse così importante», oppure «La mia porta è sempre aperta». Un’oscillazione di questo genere, da un atteggiamento autoritario a uno sollecito, è abbastanza comune. Naturalmente, una volta superata la crisi, questi dirigenti probabilmente continueranno a fare quello che vogliono, ma le persone più perspicaci si ricorderanno di questa reazione per il futuro. Ma non si dovrebbe contare su questo tipo di cambiamento. In alcuni casi, infatti, quando si viene sfidati o si è sotto stress, l’approccio dominante diventa ancora più marcato. Inoltre, in particolari condizioni di affaticamento, alcune persone possono passare da un approccio autoritario a un atteggiamento sollecito o addirittura passivo, mentre altre persone, generalmente servizievoli e attente, se si sentono troppo sotto pressione, possono tramutarsi in leoni aggressivi. Adattare il comportamento alle circostanze Se vogliamo gestire bene le relazioni con i genitori, i superiori, i colleghi o i subordinati, dobbiamo possedere la capacità di adattare il nostro comportamento alle diverse circostanze e alle diverse persone: questo richiede «sensibilità alle situazioni» e «flessibilità di stile» (Reddin, 1971). Nel caso di un’emergenza, ad esempio un incendio, probabilmente lo stile autoritario è il più appropriato, perché può non esserci il tempo sufficiente per consultare altre persone. D’altra parte, quando una persona si trova in uno stato di disagio emotivo, probabilmente è più adeguato un approccio sollecito: «Dimenti- 108 Gestire l’autonomia cati del lavoro, vai a casa, risolvi le cose e torna quando puoi». Un approccio di questo tipo può ottenere buoni risultati in termini di lealtà e impegno futuri. Riconoscere un comportamento inadeguato Anche se ci sono momenti in cui qualsiasi comportamento è adeguato, dobbiamo ricordare che ci sono invece momenti in cui un comportamento particolare può rivelarsi poco opportuno. Perciò è di vitale importanza migliorare sia la propria capacità di capire quando una particolare forma di comportamento è sbagliata, sia la capacità di mettere in atto delle forme di comportamento alternative. Ricordiamo anche che, accanto all’interesse per i risultati e a quello per le relazioni interpersonali, tutti noi abbiamo un terzo interesse, ossia un interesse per noi stessi, oppure, più precisamente, per «l’efficacia personale». Le persone, come anche le organizzazioni, sanno adattarsi con prontezza a qualsiasi modello di comportamento che si è rivelato produttivo, così come sanno evitare modelli che si sono rivelati negativi. In questo modo si crea un’interazione estremamente interessante tra gli stili di management: infatti, se in un’organizzazione si nota che «chi grida più forte ottiene di più», moltissime persone cominceranno a gridare e, ugualmente, se la stima o la retribuzione dipendono dall’avere un gran numero di dipendenti, si farà in modo di costruire un impero. Anche se è impossibile rispondere a ogni singola situazione, ci sono molte regole empiriche che ogni manager può utilizzare per individuare i propri comportamenti inadeguati. Ricordate che queste regole si applicano solamente a usi inadeguati dei differenti tipi di comportamento e che, anche se ad esempio un comportamento autoritario può avere un effetto negativo su alcune persone, lo stesso comportamento può invece andare più che bene con altre. Le persone infatti hanno bisogno di essere trattate in maniera diversa. Mentre alcune prendono l’iniziativa solo se stimolate, altre invece sono sufficientemente automotivate e realizzano i risultati migliori da sole. Leadership ed esperienza di lavoro Lo stile direttivo adeguato può variare a seconda dell’esperienza professionale dei propri subordinati (Hersey e Blanchard, 1977). È probabile che nei primi giorni essi si aspettino da parte del proprio capo che egli dica loro cosa vuole e come si deve svolgere il lavoro. La seconda fase può richiedere un comportamento più chiaramente «motivazionale», ad esempio ci si Il manager come leader 109 può accordare sul risultato da raggiungere, ma lasciare più libertà di decidere come eseguire l’incarico e fornire poi un feedback sui risultati. È possibile che in una terza fase le persone abbiano bisogno solamente di un feedback positivo o negativo sugli esiti (una dimostrazione di genuino interesse). Alla fine una persona automotivata può essere lasciata da sola con il suo lavoro per la maggior parte del tempo, benché possa accadere che con certe persone questo tipo di approccio non funzioni mai. Segnali di un uso inadeguato del comportamento autoritario/assertivo-aggressivo Nei confronti di un subordinato: 1. Può accadere che un subordinato assuma un ruolo passivo: «Se il mio capo non vuole ascoltare le mie idee, non darò il mio contributo a meno che non mi venga richiesto o non mi venga ordinato espressamente». Se qualcuno ha un comportamento passivo, bisognerebbe sempre chiedersi se il suo atteggiamento deriva dalla sua indole o se è stato provocato da noi. Il capo di un dipartimento una volta mi disse: «Sono pagato per prendere delle decisioni e lo faccio. Il mio problema più grave è aver “spento” gli insegnanti del mio dipartimento e non riuscire a motivarli». 2. È possibile che il subordinato reagisca in modo politico e cominci a scavalcarvi proponendo suggerimenti e idee ad altri che dimostrano più interesse; in tal modo si instaurerà una relazione più di competizione che di collaborazione. 3. Può nascere una ribellione aperta o una protesta (come abbiamo visto, se affrontati apertamente, alcuni dirigenti autoritari assumono immediatamente un ruolo sollecito, ma tale approccio generalmente ha vita breve). Nei confronti di un proprio pari: 1. Alcuni rispondono con termini ugualmente autoritari, cosicché si sviluppa subito un conflitto vincitore-perdente (capitolo 6). 2. Altri colleghi con un atteggiamento sollecito cercano di «appianare» la situazione non reagendo energicamente. Ma è possibile che riescano a minacciare la vostra posizione in maniera più imprevedibile. Segnali di un uso inadeguato del comportamento sollecito Nei confronti di un subordinato: contrariamente alle aspettative di molti manager solleciti, la maggior parte delle persone non è motivata dall’adulazione o da uno stile che ignori gli errori. «Se il capo non si interessa dei miei risultati, perché dovrei preoccuparmene io?» Di qui i frequenti casi di trascuratezza e scarsa motivazione. 110 Gestire l’autonomia Nei confronti di un proprio pari: un collega apparentemente sempre d’accordo con voi (ma che parla alle vostre spalle) perde il vostro rispetto! Orientamento passivo/politico Anche se talvolta un comportamento passivo/politico può rivelarsi opportuno, un orientamento di questo tipo probabilmente non sarà molto adatto a una scuola o a un’organizzazione, tranne nel caso in cui vengano svolti esclusivamente lavori manuali sotto un severo controllo. Ricordate, naturalmente, che è possibile siano stati la «cultura» della scuola o un comportamento manageriale ad averlo prodotto! Dietro a molti insegnanti «a orario» si cela frustrazione o trascuratezza. Alcuni mostrano un entusiasmo e un’abilità sorprendenti al di fuori della scuola come membri di qualche associazione o come rappresentanti politici. Che cosa non ha funzionato? Stile e manager scolastici Ogni giorno osserviamo una grande varietà di comportamenti nei nostri colleghi di lavoro, nei nostri studenti, nel personale amministrativo e non docente e nelle altre persone con cui entriamo in contatto. L’orientamento del nostro stile personale sarà modificato in misura maggiore o minore, deliberatamente o inconsapevolmente, a seconda della situazione da affrontare. Una lunga esperienza insegna a reagire nel modo più opportuno a molte situazioni e a controllare le nostre reazioni impulsive. Ci sono tuttavia alcuni modelli comportamentali che non assumeremmo mai se non ci sforzassimo. La consapevolezza dei diversi stili manageriali dovrebbe aiutarci ad analizzare le alternative, indurci a mettere in dubbio le nostre convinzioni e i comportamenti conseguenti e, perciò, fare di noi dei leader migliori. ESERCIZI INDIVIDUALI 1. Pensa ai tuoi colleghi e cerca di classificarli a seconda del loro stile di management dominante.Inoltre,quale/istile/idiriservahaciascunodiloro? 2. Quale ritieni che sia il tuo stile dominante e quale quello di riserva? Domanda ai tuoi colleghilaloroopinione. Il manager come leader ARGOMENTO DI 111 DISCUSSIONE Fino a che punto è auspicabile modificare il proprio stile di management? Quali sono i pericoli e come possiamo evitarli?