Stabile, vuoto della coscienza

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Stabile, vuoto della coscienza
Stabile, vuoto della coscienza
William STABILE: “ La forza degli schiavi “. L’uomo il cui destino è
indicato nelle costellazioni, la “ Buona Novella” nei versi del Nostro
parla all’Umanità di tutti i tempi.
di Vincenzo D’Alessio
William STABILE: “ La forza degli schiavi ”. Mi
sono reso conto che gli alisei avevano spinto la
nave del Nostro nella giusta direzione,
conforme alla prima raccolta poetica: “
Contrappunti e tre poesie creole” (
FaraEditore, 2006) proprio come recita la
dedica apposta a questa seconda raccolta: “
questo libro / è dedicato a mia figlia G. / che mi
ha indicato la rotta giusta ”.
Ho accolto l’invito, in quarta di copertina, della
poetessa Laura Di Corcia che scrive per questa
raccolta poetica: “ (…) Quando si ha di fronte la
poesia la si riconosce subito: e qui ci sono
cuore e perizia, ritmo, immagini e capacità di
penetrare il fenomenico. Un libro da divorare,
da leggere e rileggere.” , ed ho iniziato a
rileggere il Vangelo secondo Stabile.
La “ Buona Novella” nei versi del Nostro parla all’Umanità di tutti i tempi e lo fa nel
modo più bello, in Poesia. Lo scrive nell’ottima prefazione al testo, il poeta e critico
letterario, Stefano Guglielmin : “ (…) Leggere “ La forza degli schiavi ” significa dunque
portarsi sulle spalle questa complessità, che è di formazione e biografica, frutto di letture
spesso lontane dalla tradizione italiana e di una scelta stilistica che vorrebbe togliere la
distanza fra popolo e scrittura, laddove appunto “popolo” non sia gregge, bensì soggetto
attento al cambiamento, partecipe delle scelte, ente maturo di una democrazia ancora
tutta da costruire.” (pag.5).
Il popolo di cui scrive Guglielmin non esiste. Le quattro sezioni della raccolta del Nostro
lo dimostrano. Non c’è Democrazia, ovvero potere del popolo, ché non c’è il popolo a cui
affidarla. “ Il gregge ” è numeroso, più dei singoli che annunciano la “ Buona Novella”.
Raccolgo la citazione, alla terza sezione del libro: “ Da un certo punto avanti non vi è più
modo di tornare indietro. E’ quello il punto al quale si deve arrivare.” (F.Kafka) E’ questa
la sezione poetica dedicata a Christian Fletcher, ufficiale di marina inglese, che guidò
l’ammutinamento della nave “ Bounty” nel XVIII secolo, il quale viene preso a modello
della lotta contro la schiavitù del potere.
La sezione è contro le piaghe che affliggono gli schiavi di oggi: guerre, vendita di armi e
droga, false religioni, inganni attraverso i media, sfruttamento delle risorse del pianeta
fino allo stremo, finta Pace.
Intanto gli schiavi muoiono in mare, nei deserti, nelle fabbriche poste nei cosiddetti paesi
in via di sviluppo, nelle miniere, nei luoghi dimenticati, vittime delle malattie, della
mancanza d’acqua, del cibo e dei medicinali. La “ benestante” Europa costruisce muri: e
chi li ferma!
Anche il poeta meridiano Rocco Scotellaro indicava nei suoi versi la strada da
intraprendere per ottenere il riscatto da una terra abbandonata all’eterno destino di
isolamento: “ (…) Ma nei sentieri non si torna indietro. / Altre ali fuggiranno / dalle
paglie della cova, / perché lungo il perire dei tempi / l’alba è nuova, è nuova.” ( da “
Sempre nuova è l’alba” ).
William Stabile è il poeta dei viaggi, l’uomo il cui destino è indicato nelle costellazioni che
guidano, di notte negli oceani, i naviganti. L’intera raccolta vibra degli spruzzi delle onde
sul viso, dei nomi dei luoghi visitati: “ (…) sulle carte / nominavo sempre / i luoghi cercati
/ inospitali, marginali / sconosciuti / con una delle mie più / belle mappe in mano/ ”
(pag.36).
Una sfida continua ai potenti di questo mondo, ai luoghi dove la Libertà viene soffocata
nel silenzio delle scomparse: “ (…) non avevo mai saputo / cosa muoveva il mio cuore / la
voglia irrefrenabile / di sovvertire l’ordine / un’avversione naturale / per i capi / & le
posizioni di potere / ” (pag.37).
Aver riletto la raccolta, quasi un poema leggendario, in noi sorge il vuoto della coscienza,
il rancore per non poter modificare la schiavitù dove si consumano le nostre esistenze. La
nostra forza non contiene l’energia necessaria per rivoluzionare il sistema che conduce al
naufragio personale e delle nostre discendenze.” La forza degli schiavi ” è un sussulto di
rabbia, una incontenibile voglia di cambiare il destino che viviamo su questo pianeta in
frantumi.
In chiusura avvicino i versi di Stabile a questi di un poeta contemporaneo: “ Se essermi è
un carcere / è in questo carcere che sono libero / se qui sono libero / non fuggirmi
adesso che ti avvicini / ma liberami, piuttosto, / perché io non ti vedo ” ( P. Cappello: “
Azzurro elementare ” ).
Bellissimi gli acquerelli del maestro Sergio Vecchio: corredo esemplare per la poesia
vera.
William STABILE: “ La forza degli schiavi ” , Edizioni Dot.com Press, Milano 2016
di Vincenzo D’Alessio
(04/10/2016)
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