Gruppo di lettura del sabato

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Gruppo di lettura del sabato
Incontro del Gruppo di lettura del sabato su
“Le Correzioni” di Jonathan Franzen (Einaudi)
29 gennaio 2011
Protagonista di “Le correzioni”, il terzo romanzo di Jonathan Franzen,
uscito nel 2001 e subito divenuto un caso, è la famiglia Lambert: Enid
e Alfred, con i tre figli Gary, Chip e Denise, educati secondo gli
inviolabili valori americani tipici del puritano Midwest. E la casa dei
Lambert, a St. Jude, con i suoi arredi emblematici e il suo progressivo
decadere è un altro metaforico “centro” del romanzo. Alfred è un
vecchio despota, rigido e maniacalmente ligio al dovere, sul quale una
malattia degenerativa incrudelirà nel corso del romanzo, rivelandone
le segrete fragilità e gli slanci affettivi “corretti” nel corso di tutta
l’esistenza. Per Alfred, anche se mentre sta per affogare in mare è ai
figli che rivolge l’ultimo pensiero, l’amore «non è questione di
avvicinarsi ma di tenersi a distanza». Enid è una madre con la
nevrotica missione di "correggere" la prole e il consorte, di
controllarne e orientarne inflessibilmente ogni scelta. Paradigmatica,
la scena in cui facendosi scudo dell’autorità paterna lascia solo il
piccolo Chip fino a notte inoltrata davanti al piatto di rutabaga che si
rifiuta di assaggiare. Allora lo sguardo del narratore, fattosi esterno,
rivela: “Per capire la mente si poteva immaginare un’attività di tipo
domestico, il ronzio di vite collegate a binari diversi, l’imprescindibile
calore del focolare. Si parlava di «presenza», «fermento»,
«occupazione». O, al contrario, di «vuoto» e «chiusura». Di «disturbo». Forse la futile luce
in una casa che conteneva tre persone separatamente impegnate nel seminterrato e una
persona sola al pianterreno, un bambino che fissava un piatto di cibo freddo, era come la
mente di un depresso.”
Gary, Chip e Denise reagiscono allontanandosi da casa e cercando di costruire
autonomamente le loro esistenze, riuscendo però solo a manifestare le loro differenti e
sofferte "correzioni" a se stessi e all’educazione e stile di vita dei genitori, assediati
dall’imperativo mai rimosso di diventare “figli perfetti”. A Gary, il primogenito,
l’affermazione nel mondo della finanza e un matrimonio apparentemente riuscito non
impediscono la depressione, il vuoto nelle relazioni affettive. Chip, accusato di molestie
sessuali a una studentessa, perde la cattedra universitaria, fallisce presuntuosamente il
tentativo di diventare sceneggiatore ad Hollywood per finire implicato in una truffa
grottesca in Lituania. Denise, nonostante il successo di chef in un ristorante alla moda,
sconta i suoi problemi psicologici irrisolti con una serie di fallimenti esistenziali e affettivi,
incerta fin nell’identità sessuale. Questa la “normale” famiglia del Midwest che nel corso
del romanzo si prepara a riunirsi per un ultimo Natale, com’è il maniacale e fervente
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desiderio di Enid, che allo sgretolarsi delle sue aspettative sui figli e della sua vita
matrimoniale reagisce con un ostinato “wishful thinking”.
Sino a un finale in cui, come ha scritto Alfonso Berardinelli dell’intero romanzo, «ironia e
senso del tragico non si escludono: ognuno ha le sue ragioni e i suoi scopi e questa
constatazione è nello stesso tempo tragica e ironica.»
“Le correzioni”, romanzo dalla “scintillante patina postmoderna”, come annota Luca
Briasco, segna tuttavia un ritorno di Franzen alla “grande narrazione”, con la sua fluvialità
e le sue digressioni. James Woods ha scritto che il romanzo “tiene insieme il gusto per il
realismo sociale alla Dickens e l’attenzione per i legami e le caratteristiche, anche molto
precise e dettagliate, specifiche dell’epoca contemporanea, tipica degli scrittori alla Don De
Lillo.” La struttura è costruita rigorosamente, partendo dalla casa di St.Jude per farvi
ritorno, con l’irraggiarsi simmetrico dei capitoli dedicati ai vari protagonisti di cui l’autore
riproduce i linguaggi “specialistici” – da quello filosofico-letterario di Chip a quello
economico-finanziario di Gary. Ognuno di loro può forse essere considerato l’incarnazione
di ben determinate problematiche, vizi e idiosincrasie dell’intera società americana, che a
sua volta necessita di ben determinate “correzioni”. Attraverso un ricco piano metaforico,
la capacità di toccare svariate corde espressive, dal grottesco, al tragico, all’ironico, alla
critica dei “vizi” americani, ai personaggi delineati con maestria – su tutti, quello di
Alfred, che domina con la sua tragedia venata dalla pietas dell’autore le ultime, belle cento
pagine - il romanzo rivela più piani di lettura, e questa vicenda collettiva di fallimento del
“sogno americano”– che sarebbe un deja vu di tanta letteratura, dal Grande Gatsby in poi,
e cinema - trova un suo alto valore letterario.
Dal Gruppo, tracce di lettura
*_Questa non è una famiglia disfunzionale. E’ una famiglia normale, con tutti contrasti e i
conflitti che ci sono in una famiglia. In cui i figli devono portare il peso delle aspettative
dei genitori da soddisfare.
*_L’ho trovato lungo, forse si poteva dare un taglio
più sintetico, neanche la scrittura mi è sembrata
granchè. Ci sono libri sullo stesso argomento scritti
molto meglio, come quelli di Brett Easton Ellis, di
Richler o di Roth, ad esempio il Teatro di Sabbath,
o Lolita di Nabokov… libri in cui una giusta dose
di critica alla società consumistica e le situazioni
anche grottesche si uniscono con la giusta dose di
caratterizzazione dei personaggi.
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*_I personaggi sono caratterizzati molto bene invece, secondo me... tanto da poterli
riconoscere in persone a me familiari… la parte che ho preferito è quella ambientata a St.
Jude. Strutturalmente è diviso in vari capitoli, con un certo schematismo.
*_Alcuni passaggi sono un po’ prolissi, si sente che si voleva farci star dentro moltissimo, il
grottesco il surreale… e si sente l’editor, secondo me. Qualche pagina in meno avrebbe
giovato.
*_ I personaggi vengono delineati a poco a poco nel corso del racconto, con una certa
tipizzazione.
*_Non ho capito bene la relazione di Chip con la studentessa, anche Enid l’ho trovata
insopportabile… non è solo un volersi affezionare ai personaggi, è voler trovare anche
valori etici e morali. Nella trama viene fuori come può reagire l’essere umano rispetto alle
aspettative, ai condizionamenti dei genitori.
*_Per me è stata una rilettura, non sono arrivata fino in fondo e sono stata più critica
sapendo già come si evolveva la storia. Ci sono parti più prolisse, forse da saltare. Mi è
piaciuto molto, però, non penso che ci siano banalizzazioni dei personaggi, li trovo molto
veri, e molto veri i rapporti tra le persone. La descrizione del Natale obbligatorio in
famiglia mi sembra calzante, questa insofferenza la sento da parte di persone vicine, che
non vedono l’ora che sia finito, una situazione di socializzazione forzata che resta ormai in
superficie.
*_L’ho trovato un po’ scolastico, un po’ ridondante nel tratteggiare i personaggi, quasi
caricaturali, con trucchi stilistici evidenti. Mi ha infastidito la divisione netta dei capitoli, la
scrittura l’ho trovata un po’ piatta, ma ogni tanto mi sono sorpresa a pensare “Che bella
questa frase…”.
*_”Le correzioni” perché in ciascuno dei capitoli si spiega qual è la “correzione” che spetta
a ognuno dei personaggi.
*_Mi aspettavo qualcosa da parte di Enid… non riesco a fare una critica sullo stile, sono
più emozionale, posso raccontare qual è l’impatto emotivo, vedere come la moglie celebra
la sua rivalsa sul marito malato, o il cambiamento delle posizioni reciproche di Gary e
Chip come figli prediletti, o l’amore del padre che lui non riesce a dimostrare…
*_Franzen è un bell’uomo e questo forse ha contribuito al successo del libro… l’ho letto
velocemente, mi sembrava di divorarlo più che di leggerlo. Ma trovo che uno scrittore
debba dire le cose chiaramente, non metterci 600 pagine per non dirmi niente… per
quanto riguarda le correzioni correggerei io lo scrittore, se vuol essere letto deve tagliare
un po’…
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*_Non ho ancora letto tutto il libro, sono circa a metà. Ho trovato molto interessante come
è stato trattato il tema della famiglia con i suoi pro e contro, la madre è la vera
protagonista in quanto è a partire dal suo comportamento che si creano le storie dei figli.
Mi ha impressionata un momento in particolare, la passione da studente di uno dei
personaggi che consapevolmente sa che questa non potrà essere il suo mestiere per il
futuro in quanto i genitori non approverebbero! Il metodo di scrittura invece non mi è
piaciuto, nel senso che per dare l'immagine dei protagonisti le descrizioni erano lunghe e
anche saltando qualche riga si arrivava comunque a capire il senso del discorso.
*_E’ un libro fatto come una coperta patchwork, di tante cose differenti, mi è piaciuto, mi
piace lo scrittore che sa raccontare intrecciando tante storie. Lo stile non lo discuto, forse
tagliando alcune parti avrebbe reso di più. Leggere romanzi mi piace perché parla della
realtà, anche se la nostra non sembra sia così, permette di confrontare le proprie, di storie.
Quando la famiglia è rigida l’educazione può ottenere l’effetto opposto, anche i figli però
hanno introiettato questi modi di fare. Mi è sembrato rappresentare la vita, diversa dalla
mia, interessante per questo. Continua a farmi pensare.
Il prossimo incontro del Gruppo di lettura si terrà sabato 26 febbraio
alle 10.30 alla Biblioteca Gambalunga,
il libro da leggere e condividere è
“Pastorale americana” di Philip Roth, (Einaudi)
Per proseguire il percorso sul romanzo americano vedi anche:
http://www.minimaetmoralia.it/?p=560
Biblioteca del Gruppo di lettura
Altri libri proposti e presentati all’incontro del 29 gennaio
Alice Munro In fuga (Einaudi)
“Io mi ci sono ritrovata, specie nel primo racconto, in questo personaggio che prende la
fuga e poi torna indietro, perché non dava valore alle cose vissute quotidianamente ma si
trova poi lontana da queste senza nessuno cui traccontarle, e quando torna indietro scopre
che tutto è cambiato.”
Sue Miller Mentre ero via (Tropea)
“La protagonista sceglie di fuggire dalla vita normale, sceglie di andare a vivere in una
comunità e vive di riflesso la vita degli altri, e quando la comunità si scioglie torna alla vita
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di prima: il nucleo del romanzo è un segreto da raccontare o meno, e come questo fatto sia
in grado di cambiare la vita di molte persone.”
Alice Sebold Amabili resti (e/o)
“Secondo me è un libro che mette in luce i sentimenti, le emozioni, le relazioni di cuore e
di affetto, quella tra presente e aldilà, gli errori che si compiono, dentro la struttura di un
giallo.”
Martin Amis La freccia del tempo (Mondadori)
“Un libro in cui il protagonista vive la vita all’incontrario, ma nella sua interiorità…”
Josè Saramago Cecità Feltrinelli
“Perché tratteggia in maniera interessante le dinamiche tra persone normali che in una
situazione estrema si trasformano in tragedia.”
Elizabeth Strout Amy e Isabelle
“Per lo studio dei personaggi, la scrittura fluida ma nello stesso tempo dura, la relazione
tra madre e figlia ben delineata. “Resta con me” mi è piaciuto meno.”
Magda Szabò “La porta”; “Via Katalin” Einaudi
“Emozionanti”
Maksim Gor'kij La madre
“In un piccolo paese che si regge su una sola fabbrica un padre di famiglia non si fa
benvolere, beve e maltratta la moglie, che è una donna incolta ma sensibile che il figlio
Pavel accompagna attraverso le strade della conoscenza. Pavel diventa un dissidente e a
poco a poco la casa diventa un centro rivoluzionario, e la madre sposa questo pensiero e
cresce intellettualmente, e lo scrittore ci mostra cosa lei pensa.”
Josè L. Peixoto Il cimitero dei pianoforti (Einaudi)
“Un autore portoghese che ha una scrittura da Vargas Llosa, ma più accessibile. Mi è
piaciuto per la circolarità del racconto, il tema familiare trattato in maniera originale con
due voci narranti, quelle di un padre e di un figlio.”
E inoltre…
Irène Némirovsky Il malinteso (Adelphi)
Vladimir Nabokov Lolita Adelphi
Mordechai Richler La versione di Barney Adelphi
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