Leggi un capitolo del libro

Transcript

Leggi un capitolo del libro
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Groupie (Superstar)
Estratto dal sito: www.odoya.it
Dopo una giornata passata a trattare con le banche, spesso io e John Myers
invitavamo a cena un paio di baldi giovani, gay per lui, etero per me, e
fumavamo un bel po’ dell’ottima erba che Nilo ci mandava dalla California (era ovvio che là tirasse su altre cose oltre ai cavalli). Mentre i nostri
ospiti ci osservavano con un senso di attesa intensificato dalla marijuana,
io e John affettavamo, facevamo a dadini e infine disponevamo sui piatti,
come se stessimo creando dei quadri alla Picasso, diversi tipi di verdure
crude, che servivamo accompagnate da acqua o da spremuta d’arancia.
Dopo avere esaltato le virtù di quel cibo insipido ma salutare (che spesso
provocava imbarazzanti episodi di meteorismo) e averlo consumato, fumavamo dell’altra erba, ci facevamo quattro risate con gli ospiti e finalmente
li attiravamo ognuno nel proprio letto per trascorrere la notte.
Il gentile folkman Buzzy Linhart e il cantautore Shawn Phillips, fanatico
dello zen, apprezzarono. Altri, come il flautista jazz Jeremy Steig, il pianista
di musica d’avanguardia Paul Kilb e l’attore Bengt Eklund, rimasero un po’
sconvolti, prima da quel cibo da conigli e dalla nostra elaborata preparazione, poi dalla situazione troppo voyeuristica. Vedete, John consumava le
proprie avventure erotiche in camera da letto e io le mie in salotto, dove
dormivo, ma, per via della forma dell’appartamento, se lasciavamo tirate
le persiane (cosa che spesso facevamo) potevamo vedere l’uno in camera
dell’altra. Mi sa che all’epoca io e John passavamo per due pazzi pervertiti,
ma non ce ne fregava niente. Ci sentivamo benissimo con la nostra dieta
vegetariana e ridevamo degli altri quanto gli altri ridevano di noi.
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
Buzzy Linhart
Nel maggio del 1971 Leon Russell suonò al Fillmore per quattro sere
di fila. Io andai a sentire tutti e quattro i concerti e feci molto sesso con
Chuckie Blackwell e gli altri ragazzi, ma mai con Leon. In quei giorni la
versione dei Carpenters di “Superstar”, la canzone che Leon aveva scritto
assieme a Bonnie Bramlett, veniva mandata in onda in continuazione dalle
radio ed esprimeva alla perfezione come mi sentivo. Quel pezzo mi piacque sin da quando lo sentii cantare da Bonnie durante il tour di Delaney &
Bonnie. Come Maxine Brown, lei era la cantante che io avrei voluto essere;
ma sapevo di non avere la voce adatta. La sua interpretazione di “That’s
What My Man Is For” è, per me, La canzone d’amore; ma è “Superstar”
quella che mi ricorderà l’intensità della mia passione per Leon, perché rende esattamente l’idea di cosa ci sia nel cuore di una groupie. In origine si
chiamava proprio “Groupie (Superstar)”, nome che presto si sarebbe rivelato profetico per me.
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Estratto dal sito: www.odoya.it
Frequentando la stanza sul retro del Max’s, ebbi modo di conoscere
moltissima gente che lavorava con Warhol – Holly Woodlawn, Candy Darling, Jackie Curtis, Geraldine Smith, Andrea Whipps, Prindeville Ohio,
Jane Forth, Donna Jordan, Cyrinda Foxe, Rene Ricard, Taylor Mead, Jay e
Jed Johnson, Olympio e Ondine. Anche se ero stata spesso vicina ad Andy,
solo di rado mi ero seduta con lui al suo tavolo, ed ero stata alla Factory
solo una volta, per una proiezione privata di Flesh, con la sua star, Joe Dallesandro, che faceva andare il proiettore.
Andy e la sua grassa superstar Brigid Berlin (alias Brigid Polk) avevano
l’abitudine di registrare tutte le loro telefonate, che per la maggior parte
consistevano in Andy che diceva «E poi?» mentre Brigid, fatta di speed,
parlava a ruota libera delle vite private dei membri dell’alta società di Manhattan. Suo padre, Richard Berlin, era stato presidente dell’impero mediatico Hearst per cinquantadue anni e sua madre, Muriel “Honey” Johnson,
era stata una debuttante in società e amica intima del duca di Windsor.
Andy e Brigid registrarono anche alcune vivaci conversazioni riguardanti
cose come i plate jobs (una pratica feticistica che consiste nel defecare su
un piatto di vetro posto sopra al viso del partner) e «i molti differenti tipi
di feci animali presenti sul pianeta». Pat Hackett, segretaria di Andy alla
Factory, trascrisse a macchina le conversazioni su intere risme di fogli, che
poi Andy passò a Tony Ingrassia perché le trasformasse in una commedia.
Tony le lavorò in quella che poi divenne Pork, una miscela assolutamente
unica di Teatro del Ridicolo e di sitcom pop-art, con tanto di pubblicità
di dentifrici. Inizialmente messa in scena al LaMaMa di New York, la sua
prima coincise con una mostra d’arte di Warhol al Whitney Museum.
Il personaggio basato su Brigid, Amanda Pork, era interpretato da
un’attrice off-Broadway che si chiamava Cleve Roller, e facevano parte
della produzione teatrale sia molti dei miei amici del New York Theater
Ensemble che avevano recitato in World sia i miei nuovi amici del Max’s:
Tony Zanetta era Marlowe (Andy Warhol), Jamie Andrews era Pall (Paul
Morrissey), Wayne County era Vulva (Viva), Cyrinda Fox era See Jane Run
e Via Valentina era Miss Hell (personaggi misti), mentre un Harvey Fierstein appena uscito dal liceo fece il proprio esordio come attore nella parte
di Amelia (la donna di servizio della madre di Pork). Leee Black Childers
era, come sempre, lo stage manager di Ingrassia. Non so perché io non fossi nella produzione o perché non andai mai nemmeno a vederla nel corso
della sua breve serie di repliche; probabilmente ero troppo occupata a fare
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
la groupie, specialmente dal momento che girava voce che il Fillmore East
avrebbe presto chiuso per sempre.
Un commerciante d’arte inglese che si chiamava Ira Gale assistette a
una rappresentazione di Pork al LaMaMa e prese accordi con Andy e Tony
per farla mettere in scena durante l’estate alla Roundhouse di Londra, per
poi trasferirla nel West End. Sembrava che nessuno fosse soddisfatto di
Cleve Roller nella parte di Amanda Pork e così, quando Tony mi propose
per quel ruolo nella nuova produzione – dopo aver ricordato ad Andy che
io ero “la ragazza col cane e il nonno morti” in World – Andy gli chiese di
portami alla Factory per un provino.
Quel pomeriggio dell’inizio di giugno ero emozionatissima. Essere riconosciuta come attrice da Andy Warhol era una benedizione immensa,
una consacrazione, l’occasione di una vita: significava essere, in un certo
qual modo, una stessa opera d’arte, preziosa come i suoi barattoli di zuppa,
le sue scatole di Brillo, le sue banconote da un dollaro e le sue mucche. Ma
la parte per cui dovevo sostenere il provino era un ruolo da protagonista
principale, con tanti dialoghi, e non sapevo se sarei stata in grado di cavarmela. I provini mi innervosivano, e la mia esperienza sul palco era limitata
a poche recite scolastiche, ai recital di danza di Miss Betty e a World.
Prima di portarmi alla Factory
Tony mi fece provare qualche scena, ma Andy, con mia sorpresa,
non mi chiese di recitare neanche
una frase della commedia. Si mise
invece a conversare con me con
grande entusiasmo sulle pubblicità televisive e su Madison Avenue,
quindi mi chiese di cantare il mio
preferito tra gli inni che mi avevano insegnato alla scuola cattolica.
Quella sua richiesta mi colse davvero di sorpresa, ma quando terminai l’ultima strofa di “Dear Lady
of Fatima” (che cantai stonata ma
con sincerità, e con la parte finale
ripetuta in crescendo) lui applaudì
Il cast di Pork: Cherry è seduta al centro
entusiasta e mi dette la parte.
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Estratto dal sito: www.odoya.it
2 giugno 1971 – Oh mio Dio! Quasi non ci credo. Tra poco più di una
settimana partirò per Londra per recitare nella prima commedia di Andy
Warhol, Pork. Vivrò e lavorerò assieme ai miei amici, riceverò uno stipendio del Sindacato attori e sarò riconosciuta per sempre come una superstar
warholiana! Va bene, alcuni dicono che solo gli attori dei film di Warhol
dovrebbero essere chiamati superstar, ma insomma… attrice, veterana, allieva, protetta di Warhol… in un modo o nell’altro, da oggi in poi il mio
nome e quello di Warhol saranno legati per sempre.
Due sere prima di partire per Londra, Paul McGregor mi fece un taglio
di capelli piuttosto estremo. Era davvero corto sul davanti e mi faceva sentire così esposta e nuda che avevo voglia di piangere; stavo per affrontare la
più grande sfida artistica della mia vita e la perdita dei miei lunghi capelli
ondeggianti attorno al viso mi faceva sentire veramente insicura. Herbert
Berghof avrebbe approvato il taglio: diceva che mi nascondevo dietro ai
miei capelli come se fossero delle tende.
Più tardi nella serata, mi presi l’ultimo della mia scorta di acidi e me ne
andai assieme a Priscilla a un press party per il gruppo di Mark Almond al
Cafe Au Go Go. All’inizio la cosa fu un po’ surreale, perché il chitarrista
della band, Jon Mark, scontento della qualità dell’impianto, dette un po’
fuori di matto: imprecò, bestemmiò, spaccò il microfono, l’amplificatore
e la chitarra e infine lasciò il palco disgustato. Poi, però, le cose si fecero
interessanti. John Hammond, Al Kooper e Long John Baldry fecero una
fantastica jam session e più tardi il gruppo di Mark Almond tornò sul
palco, tenendo un ottimo concerto. Dopo lo spettacolo, nel corso di una
piccola riunione attorno al pianoforte che c’era nel backstage, John Baldry
mi fece impazzire leggendo ad alta voce un paio delle mie poesie. Erano
state pubblicate su un quotidiano rock locale chiamato Zoot, che l’ufficio
stampa di Mark Almond aveva incluso nel proprio press-kit. Era la prima
volta che le mie poesie venivano stampate, e questo era già entusiasmante,
ma sentire Long John Baldry recitarle con quella sua voce vellutata, per
un pubblico così selezionato, composto da musicisti e gente dell’industria
discografica, fu assolutamente emozionante.
Lì c’era anche Shawn Phillips e, dopo la lettura delle mie poesie, andai
con lui al Fillmore per l’ultimo set dei Byrds; dopo lo show restammo un
po’ con loro in camerino, dove c’erano anche Elton John, Eric Andersen e un cantante gospel della Georgia che si chiamava Mylon, che mi
fece letteralmente impazzire (si tratta probabilmente di Mylon LeFevre,
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
Cyrinda Foxe in Pork
di cui resta famoso il disco On the Road to Freedom, realizzato assieme
ad Alvin Lee dei Ten Years After, N.d.R.): arrivai perfino a vergognarmi
per il modo in cui cercai di rimorchiarlo, dato che era ormai inteso che
il mio partner per quella serata sarebbe stato Shawn, ma lui era così
stramaledettamente sexy che non potei fare a meno di provarci. Ad ogni
modo finii la serata assieme a Shawn al Gramercy Park Hotel, dove fui
gratificata non solo grazie a dell’ottimo sesso tantrico (lui era un assiduo
praticante dello yoga e di altre discipline spirituali) ma anche grazie alla
gioia di essere presente alla creazione di due sue nuove canzoni.
Io vivevo per notti come quelle, notti che mi facevano capire che non
era mai solamente questione di sesso: era qualcosa che riguardava la creazione – ispirarla, contraccambiarla, esserne parte e alla fine, soprattutto,
goderne i frutti. Quando Shawn scrisse quelle due canzoni tra una scopata
e l’altra, o forse dovrei dire come parte del nostro sesso, seppi che in quelle canzoni ci sarebbe per sempre stata almeno una parte di me, anche se
nessuno lo avrebbe mai saputo, anche se magari lui non ci aveva neanche
pensato: fu uno di quei momenti in cui una groupie sa di non essere semplicemente una groupie, ma una musa.
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Il nostro aereo atterrò a Gatwick la mattina presto del 12 giugno 1971,
e alla sera io ero già fuori di testa a una seduta di registrazione di B.B. King
presso i famosi Olympic Studios, nel sobborgo londinese di Barnes. Claudia Lennear mi aveva dato solamente un numero di telefono da contattare
a Londra, quello del sassofonista Bobby Keys, dicendomi che Bobby era al
centro della scena musicale del Regno Unito. Lo chiamai nel tardo pomeriggio, dopo che Ingrassia, che era a Londra già da una settimana, ci portò
a fare un giro di quella che per qualche tempo sarebbe stata la nostra città
e la nostra casa.
Bobby mi spiegò come prenotare un minicab e andai a Barnes da sola:
in primis perché mi aveva detto che era una session riservata a pochi, e poi
perché a volte mi piaceva viaggiare da sola. Fu un’altra di quelle sere delle
quali ricordo esattamente cosa indossavo: un abito anni Cinquanta rosso e
nero, con gioielli stampati e degli inserti di pizzo nero sopra alle tette, una
balza all’altezza dei fianchi, calze nere, reggicalze, stivali a tacchi alti con
le stringhe, eyeliner nero fumo e rossetto rosso. Se Bobby avesse richiesto
una puttana rock, non avrebbe potuto avere di meglio, e la reazione che
suscitai quando entrai nello studio fu esattamente quella che stavo cercando, suppongo.
Bobby e il suo amico trombettista Jim Price erano su una pedana che
stava dietro a uno schermo acustico, mentre B.B. e il resto del gruppo erano tutti insieme nella parte principale dello studio. Bobby mi mise un paio
di cuffie, mi fece sedere tra lui e Jim, poi mi dette un bel sacchetto d’erba e
le cartine per rollare le canne. Mi fece anche fare qualche tiro di coca, che,
assieme alla musica e all’eccitazione del momento, mi mandò su di giri, e
finii per fare un pompino sia a Bobby sia a Jim. In una delle canzoni c’è
una parte finale di fiati nella quale Bobby suona il sax subito dopo il mio
pompino e, anche se il resto del gruppo non poteva vederci dietro lo scher-
Estratto dal sito: www.odoya.it
10 giugno 1971 – Sono le dieci, e Shawn è in onda dalle nove, dal vivo
alla Wplj-Fm, mentre io sono da John e sto facendo i bagagli per andare
a Londra. Abbiamo passato la notte in bianco, ma io sto letteralmente
esplodendo di energia. Shawn ha appena cantato quelle due canzoni che
ha composto proprio qualche ora fa… e io ero lì… e adesso le sto ascoltando alla radio… quanto può essere straordinaria una cosa del genere?
Stamattina mi piace tutto, anche questo taglio di merda che mi ha fatto
McGregor.
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
Shawn Phillips
mo, i fonici in sala controllo
potevano sentirci e registrarono tutto quello che succedeva; probabilmente
è tutto sepolto da qualche parte nel mixaggio dei master di B.B. King in
London.
Bobby tornò assieme a me al nostro disordinato appartamento di Earl’s
Court e io pensai che avremmo inaugurato il mio nuovo letto con una
bella nottata di sesso, ma dopo un po’ di preliminari lui disse che c’era
bisogno di altra coca, così uscì a telefonare da una cabina per cercarne.
Io capii che non sarebbe tornato e mi diede molto fastidio il fatto che
mi avesse mentito; d’altra parte, aveva lasciato la sua abbondante scorta
d’erba e lo perdonai. Quando Zee, Leee, Wayne, Via ed Eleana tornarono
a casa dopo la loro prima serata londinese ci stonammo davvero tanto e
brindammo alle nostre nuove e promettenti vite d’attori con del cognac a
poco prezzo.
Nel periodo che precedette le prove di Pork, io mi comportai (tranne
che nelle ore trascorse a studiare la mia parte) da vera ragazzaccia, scopando notte e giorno con un gigolò per gay diciassettenne di nome Philip.
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Le prove di Pork furono massacranti. La Roundhouse era grande (1800
posti), e non usavamo microfoni. Oltre a dover memorizzare tutti quei
dialoghi velocissimi e le indicazioni sceniche, dovetti anche imparare a
far arrivare la mia voce in fondo alla sala; alla fine mi calò parecchio, e un
medico mi dette uno spray per la gola che, in buona sostanza, altro non era
che cocaina liquida. Potete immaginare quanti furono i componenti del
cast che dopo di allora cominciarono a lamentarsi di avere abbassamenti
di voce! Via (la più tossica del gruppo) mi faceva ammattire fregandomi di
continuo qualche spruzzo della mia medicina; non che non fossi disposta
a dividerla con lei, ma avevo sempre paura di esaurire la mia scorta e ritrovarmi senza voce.
Per venire incontro alle regole del Sindacato attori, metà del cast di
Pork, incluse le riserve, doveva essere composto da cittadini britannici. Una
bellissima, giovane attrice/cantautrice di nome Dana Gillespie fece un provino per essere la mia eventuale sostituta; era stata per qualche tempo con
Bob Dylan e frequentava un musicista inglese del quale si diceva un gran
bene, David Bowie, al quale portò il copione di Pork e la notizia che presto
Estratto dal sito: www.odoya.it
Leee aveva portato a casa lui e il suo amico Terry dalla stazione della metropolitana di Earls Court, dove bazzicavano tutte le marchette; Philip,
ovviamente, mi concedette le proprie prestazioni gratis, perché lui e i suoi
colleghi facevano pagare solamente gli uomini. D’altra parte, non fecero
pagare nulla neanche a Leee, Zee o Jamie, perché ai loro occhi eravamo
tutti delle celebrità.
Quei ragazzi di Earls Court avevano sempre molti soldi in tasca, che
gli arrivavano sia dai lavoretti che facevano nei cessi sia dalle sedute fotografiche che facevano per una checca del quartiere di nome Millie, che poi
rivendeva le foto a delle riviste gay in Europa. Quello che ricordo maggiormente di Philip, oltre al fatto che sembrasse un etero, alla sua bravura a
letto, alla sua generosità e alla sua serietà, è il fatto che non indossava mai
due volte gli stessi vestiti: non aveva un posto suo dove stare, e si faceva
la doccia dove capitava, perciò non li lavava mai. Ne comprava semplicemente di nuovi ogni giorno e buttava via quelli vecchi. L’unica cosa che mi
diede fastidio di Philip fu che, purtroppo, mi presi da lui per la prima volta
la gonorrea; ma, viste le circostanze, c’era da aspettarselo, e comunque non
era difficile curarla, con la penicillina che ci veniva fornita gratuitamente
dal National Health Service.
Odoya
Casa editrice
Estratto dal sito: www.odoya.it
B.B. King
Lick Me - Cherry Vanilla
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Il primo Hard Rock Café aprì i battenti al nostro arrivo a Londra e
noi, in qualità di superstar warholiane, ne diventammo subito clienti privilegiati, che non dovevano mai fare la fila per entrare ed erano sempre
ben tollerati, nonostante i nostri festeggiamenti rumorosi, i nostri balli al
bar e il sesso spesso consumato in bagno. Io, poi, ero oggetto di particolare accondiscendenza, perché i miei exploit sessuali erano di frequente a
beneficio di Isaac Tigrett, proprietario del locale assieme a Peter Morton.
L’Hard Rock divenne la nostra versione londinese del Max’s: ci andavamo
tutte le sere, ed eravamo sempre al centro dell’attenzione. Al nostro tavolo
spesso sedevano le giornaliste Felicita Clark e Joan Juliet Buck, le attrici
Patti D’Arbanville e Jill Haworth, gli attori Sal Mineo e Bud Cort, i musicisti Rod Stewart e Ron Wood, il compositore del West End Lionel Bart, il
guru dei pr Tony Brainsby e la chanteuse Amanda Lear.
Paul Morrissey, il produttore cinematografico di Andy, che pure non
aveva niente a che fare con Pork, continuava a ripetere ad Andy che non
ero abbastanza grassa per interpretare la parte di Amanda Pork e che al
posto mio avrebbe dovuto prendere la mia amica Pat Ast. Così, cominciai
a mangiare di gusto all’Hard Rock – hamburger, patatine fritte, pannocchie cotte, frullati e gelati – e anche a bere un sacco di alcolici. Pasteggiavo
anche durante le prove, perché la mia parte richiedeva che il mio personaggio mangiasse molto. Misi su una bella pancetta; ovviamente. E proprio
allora Tony decise che avrei dovuto essere completamente nuda per buona
parte della commedia. Ingrassare fu in un certo qual modo divertente ed
era ovviamente essenziale per la parte che dovevo interpretare, ma non fu
esattamente un bene per il mio umore o la mia vita da groupie.
11 luglio 1971 – Non so se si tratta del peso, della nudità o semplicemente della mia insicurezza sul palco, ma al momento mi sento piuttosto
Estratto dal sito: www.odoya.it
sarebbe andato in scena. Bowie scrisse per lei la canzone “Andy Warhol”,
che i due cantarono assieme dal vivo qualche giorno dopo allo show radiofonico di John Peel alla Bbc (Bowie e Mick Ronson ne produssero una
versione per l’album di Dana del 1973, Weren’t Born a Man, nel quale
Bobby Keys suonò il sax). Ovviamente, nessuno di noi del cast era a conoscenza di tutto ciò; solo Ingrassia e Leee avevano visto Dana, e l’unica cosa
che sapevamo di Bowie era che Leee e Wayne ricordavano una sua foto su
Rolling Stone vestito da donna.
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
depressa, e ho anche un po’ di nostalgia di New York. Forse è perché ho
appena saputo che a Parigi è morto Jim Morrison. Ho persino inviato una
poesia piuttosto mielosa a papà: mi ha risposto mamma, chiedendomi se
quando l’ho scritta ero ubriaca o drogata.
La vita nell’appartamento di Earls Court era in gran parte un meraviglioso circo. Zee, Leee e Jamie portavano a casa ragazzi di ogni genere e
uno di loro, Clive (che aveva i capelli azzurri) diventò il nostro domestico.
Wayne si stava ogni giorno di più trasformando in Jayne. Via cadeva per
terra in continuazione perché era perennemente fatta di Mandrax. Eleana,
che si scopava uno dei ragazzi inglesi del cast, si dimenticò un Tampax nella passera e quello le risalì talmente su che dovettero operarla. Io, da parte
mia, avevo un gruppo di country rock, i Bronco, che vivevano in camera
mia ogni volta che passavano da Londra. Arrivavano amici da New York e
restavano da noi, amici dell’Hard Rock passavano a trovarci, Rod Stewart
razziava i nostri armadi e i giornalisti venivano a trovarci per scrivere articoli su di noi.
Fummo intervistati e fotografati da Penthouse, Playmen e Time Out,
dalla televisione italiana e da quella tedesca, e praticamente da qualsiasi
quotidiano del Regno Unito. Con le molte ore di prove alle quali ci sottoponeva Tony, concedere tutto quel tempo alla stampa ce ne lasciava ben
poco per le nostre, diciamo così, attività ricreative; allora, semplicemente,
combinammo le due, fregandocene altamente di quello che i giornalisti
avrebbero potuto vedere o sentire nell’appartamento. Il quotidiano più
trash del Regno Unito, News of the World, sostenne che eravamo «sconvolgenti» e battezzò l’appartamento “Palazzo Maiali”; quando Danae Brook
venne a intervistarci per Rolling Stone, io stavo facendo un pompino alla
mia più recente conquista, Nicky Kramer, proprio davanti a lei, e in seguito io e lei diventammo ottime amiche.
Fatta eccezione per Via, che continuava a rubarmi piccole dosi del mio
spray per la gola e a fare scherzi cretini alla gente, come quando dette a
Jayne dell’Lsd facendole credere che era un Mandrax e del Mandrax a Lee
facendogli credere che fosse penicillina, andavamo tutti molto d’accordo
a Palazzo Maiali. Passavamo molto tempo assieme anche fuori, in cerca di
vestiti da Granny Takes a Trip, di trucchi e accessori da Biba, a farci i capelli da Todd’s, al Troubadour per fare colazione e in cerca di droga, a cena da
Parsons, a ballare al Sombrero (ossia lo Yours and Mine), a sentire concerti
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
Sempre a caccia di nuovi gruppi, io e Leee ci eravamo inventati un
grandioso stratagemma per entrare in contatto con la scena musicale inglese. Ogni volta che c’era una band che volevamo sentire, chiamavamo
il loro addetto stampa o la loro casa discografica e dicevamo che eravamo
gente del giro di Warhol e corrispondenti di Circus o di Creem. Circus aveva appena pubblicato quattro mie poesie a nome Kathy Dorritie, la mia
recensione di Peter Allen sotto il nome di Cherry Vanilla (che per la prima
volta usavo sulla stampa) e le foto di Leee venivano pubblicate da anni
nelle riviste rock. In questo modo riuscivamo a inventare sempre qualche
stronzata per entrare in qualsiasi concerto. Non solo: com’era allora costume del music business, mandavano pure un’auto a prenderci.
Un giorno, mentre camminavo in Warwick Road assieme a Leee per
andare a prendere il bus 31 che portava alla Roundhouse, vedemmo a un
palo della luce un poster interessante, con un tipo biondo dai capelli piuttosto lunghi, vestito da donna, sdraiato su un sofà. Era David Bowie. Doveva suonare al Country Club di Hampstead, alla periferia di Londra: io e
Leee fummo subito d’accordo che dovevamo andare a sentirlo; allora ero in
trattativa con Circus e Creem (che adoravano entrambe il mio pseudonimo
Cherry) per avere una rubrica fissa sulle loro pagine, quindi la presenza mia
e di Leee sarebbe stata quasi giustificata.
Il Country Club sembrava un garage dei sobborghi, piccolo e hippie,
Estratto dal sito: www.odoya.it
al Marquee, allo Speakeasy e alla Roundhouse e, ovviamente, a metterci in
bella mostra all’Hard Rock.
Eravamo una forza di cui tenere conto, non solo in virtù dell’insegna
warholiana che ci univa, ma anche per la nostra capacità di stimolare i
media e di scatenare interesse da parte di chiunque fosse in sintonia con
la scena più “in”. Eravamo tutti esibizionisti e banditi del sesso, sempre a
flirtare con gli scandali e a calpestare le convenzioni sociali. La stampa ci
divorava. Quell’estate fummo noi le star di Londra e con la censura inglese
di Trash e di Flesh di Warhol, la probabile censura di Pork e il famoso processo per oscenità alla rivista Oz ancora in corso, fummo subito considerati
dal movimento artistico underground inglese i compagni di lotta nella battaglia per la libertà d’espressione. A Londra ci aspettavamo di essere visti
come pop, ma non immaginavamo di essere visti anche come politici; la
nostra commedia non era ancora andata in scena ed eravamo già uno degli
argomenti più chiacchierati della città.
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
e tutti erano seduti sul pavimento. Io, Leee e Jayne ci dirigemmo spavaldi verso quella
che sembrava mandare avanti
la baracca, presentandoci come warholiani, e io dissi di essere Cherry Vanilla – fu la prima volta che lo feci. All’inizio pensammo che quella donna
fosse lesbica – capelli corti, un completo giacca-pantaloni e un gran vocione – ma poi ci chiarirono che in realtà era la moglie americana di Bowie,
Angie, e che aveva appena avuto un bambino. Ci accolse calorosamente, ci
chiese di restare anche dopo lo show e ci disse che avrebbe riferito a David
che eravamo là, aggiungendo di essere certa che a lui avrebbe fatto molto
piacere; poi corse alla consolle delle luci e al mixer, visto che avrebbe fatto
lei da fonico e tecnico del light show per la serata, e noi raggiungemmo gli
altri spettatori sul pavimento.
Poi David uscì sul palco, con gli stessi lunghi capelli color miele che
avevo visto sul poster ma con indosso pantaloni di faglia azzurri a gamba
larga coi risvolti, una camicia di cotone bianca, scarpe lucide di cuoio gialle e un gran cappello floscio con una piuma. Assieme a lui c’erano Mick
Ronson alla chitarra elettrica e Rick Wakeman (degli Yes) al piano. David
sedette su uno sgabello e, con una chitarra acustica, cantò le canzoni dei
Lick Me - Cherry Vanilla
Odoya
Casa editrice
David Bowie e Mick Ronson
Estratto dal sito: www.odoya.it
suoi dischi appena usciti in Inghilterra e dell’album Hunky Dory, al quale
stava lavorando. Quando arrivò a “Andy Warhol” annunciò al pubblico
che noi eravamo in sala e ci chiese di alzarci e fare un inchino; fu la prima
volta che fui presentata come Cherry Vanilla, e, utilizzando il caratteristico
gesto del personaggio di Amanda Pork, mi tirai fuori una tetta. Quella fu
la prima volta che David mi vide.
L’aspetto e il suono che Bowie aveva in quel periodo erano un po’ troppo folk per i gusti di Leee e Jayne, ma a me piacque tutto di lui e trovai che
la sua androginia fosse molto attraente; dal punto di vista puramente sessuale, comunque, mi concentrai più su Mick Ronson, anche perché, dopo
tutto, avevo appena conosciuto la moglie di David, mentre Ronson era
single, etero, adorabile e molto rock. Non avrei saputo dire nulla su Wakeman, ma, in mezzo a pezzi alla Donovan e al modo di cantare alla Anthony
Newley che avevano caratterizzato buona parte del set, ero riuscita a sentire
i semi di qualcosa di più forte e collaborativo da Bowie e Ronson. Se Michael Kamen aveva ragione sul mio orecchio musicale, pensai, allora quei
due erano destinati ad andare lontano.
Dopo lo show restammo un po’ con Bowie, Angie e Ronno, e ovviamente li invitammo ad assistere alla prima di Pork, ma loro avevano già un
Odoya
Casa editrice
Lick Me - Cherry Vanilla
Estratto dal sito: www.odoya.it
impegno, e dissero che avrebbero assistito a qualche replica. Indipendentemente da quello che Leee e Jayne pensassero inizialmente di Bowie, tra
noi quella sera ci fu una forte elettricità e io mi sentii quasi certa di aver
scoperto un nuovo astro del firmamento musicale. Anche se dovevo ancora
affrontare la mia grande prova come attrice in Pork, la mia mente era già
affollata di pensieri su come avrei potuto far conoscere al mondo Ronno
e Bowie.