Alpin 35 - ANA Gruppo Alpini Milano Centro

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Alpin 35 - ANA Gruppo Alpini Milano Centro
Numero 35 - Anno VII/3 - Giugno 2006
ONORE AI CADUTI
È oramai tradizione, per il nostro Gruppo, in occasione delle
annuali Adunate, rendere omaggio ai Caduti recando una corona ad un monumento che li ricorda.
Ad Asiago la meta obbligata era, ovviamente, il Sacrario, per
cui ci siamo dati appuntamento per le dieci e trenta di sabato
tredici. Gli amici di Brescia mi avevano proposto di fare una
cerimonia congiunta, ma quando ho visto che si schieravano
decine di gagliardetti e tantissimi alpini, ho optato per una cerimonia semplice, tutta nostra.
Approfittando però del fatto che il corposo reparto di Brescia
era riuscito a fendere la calca di coloro che impegnavano il
Sacrario, ci siamo schierati anche noi: gagliardetto in testa, da
me scortato, a seguire la corona, portata da Paul e Roberto,
quindi Antonio Rezia, da solo, e gli altri a seguire, per due. Ci
siamo quindi accodati, attendendo che Brescia terminasse la
sua breve cerimonia, cantando “Signore delle Cime”, cosa che
già ci aveva predisposto l’animo alla commozione.
Quando abbiamo avuto via libera, ci siamo diretti verso le lapidi che ricordano i
Caduti ignoti, ove ho chiesto ai miei soci
di schierarsi, quindi ho dato l’attenti.
Stranamente anche gli altri alpini che stavano transitando, non soci del Gruppo,
hanno rettificato la posizione, e si è fatto
silenzio tutto intorno a noi. Non trovando
parole appropriate per la circostanza, ho
ritenuto meglio leggere la “Preghiera
dell’ Alpino”: non è stato facile … la
scritta si appannava … o forse erano i
miei occhi … più volte mi sono dovuto
interrompere … la lettura veniva fatta con
un magone enorme in gola.
Alla fine, ho ordinato gli onori ai Caduti
… avevo appena portato la mano alla tesa
del cappello per il saluto, e la corona stava per essere posata ai piedi della lapide,
quando, con un tempismo perfetto, una
tromba vicino a noi ha iniziato a suonare il “Silenzio”. La
commozione era palpabile in tutti noi.
Terminato il suono, tornati sul riposo, siamo quindi usciti
all’aperto, nel bel sole di sabato mattina, ma abbiamo avuto
bisogno di qualche attimo per riprenderci. Il burbero Tesoriere, una volta tanto soddisfatto, voleva abbracciarmi, come se
fossi stato io l’artefice della straordinaria coincidenza.
Ancora adesso, mentre scrivo queste poche righe, ripensando a
quei momenti così intensi, vedo tutto un po’ appannato. Devo
forse cambiare gli occhiali?
Il vostro commosso CG
SPIGOLATURE SU ASIAGO 2006
L’Adunata di Asiago è stata importante e bella per molti motivi,
come possono testimoniare coloro che hanno avuto la fortuna di
partecipare agli alzabandiera nei vari comuni e nei siti
“storici” (Grappa ecc.) ovvero di andare sull’Ortigara sabato mattina per la Santa Messa. È stata importante perché erano anni che
non ci si adunava più sui luoghi della Prima Guerra Mondiale, come era espresso desiderio dei Fondatori dell’ANA nel 1919.
Quindi: nessuna critica per il “sito” di Asiago, anzi. Solo che alcune cose dovevano essere gestite, non dico meglio o diversamente,
dico solo gestite. Spero che dai miei commenti si possa trarre qualche spunto utile per l’Adunata di Cuneo 2007.
1) I partecipanti
L’Adunata di Asiago era – per forza – una adunata “diffusa”, nel
senso che tutto l’Altipiano è diventato bacino di accoglienza, e tante manifestazioni sono state organizzate nei Sette Comuni. Anche
il vicentino, mille metri più in basso, era in festa. Io però ero ad
Asiago e posso perciò parlare solo di quanto ho visto lì:
all’Adunata sono venuti giovani, meno giovani e vecchi.
Mi spiace dirlo: molti giovani hanno sprecato la loro Adunata. Come al solito le libagioni sono state eccessive e moleste. Sarà che
sono cambiate le abitudini alimentari, non so, ma era evidente che
tanti bocia l’alcool non lo reggono. Peggio per loro. Quello che a
me dà molto fastidio è colui che si ubriaca così per noia, col solo
effetto di perdere il controllo di se stesso. C’erano anche meno
giovani un po’ brilli, ma di solito in compagnia, sotto una tenda,
seduti ad un tavolo a cantare. Il bocia bevuto invece che fa? Gira
per le strade notte e giorno con un bicchiere in mano, lo sguardo
assente, gli occhi vuoti come il cervello, disciolto. È per loro che si
fa l’Adunata? Non credo. In quanto Alpino mi vergogno di loro e
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Alpin del Domm – 1
sia per le soste per riprendere fiato, sia per
dell’immagine che hanno dato sulla popo- le necessità igieniche personali. In questo
lazione di Asiago, sugli spettatori delle Asiago ha “funzionato” meglio di altre citTV, sugli accompagnatori degli Alpini tà. La Barilla, il tendone vicino alle Poste, i
(molte mogli e figli piccoli). Ho negli oc- locali etc. hanno garantito un ristoro a
chi e nella mente lo schifo di quelli che, prezzi accessibili. È una esperienza che
incoscienti, stavano riversi per strada nel vorremmo replicata a Cuneo.
loro vomito e nel loro piscio.
2) La viabilità
Ho anche partecipato al pranzo dei c.d. Attorno ad Asiago è stato steso un anello –
“giovani”, quelli
anzi, un girone! – inferche poi hanno sfinale. Già al primo impatlato con la mato del giovedì e del veglietta “… dal 19nerdì, quando ancora non
19 l’impegno conerano arrivate le frotte, la
tinua”. Tanti erano
discesa da Gallio ad Aassolutamente,
siago, e poi il giro attorno
perdutamente, uall’aeroporto, si sono ribriachi. Anche un
velati demenziali. Due
Alpino in armi,
corsie che di colpo si reche tristezza!, e mi
stringevano ad una, con
dicono che sia il
una curva a stragomito
suo stato naturale.
ove i pullman dovevano
Ho fatto presente
fare lenta manovra per
questo fatto ad
procedere, per infilare via
alcuni degli orgaEbene che non era stata
nizzatori. La rispotenuta libera dai postegsta è stata che ogiatori selvaggi! Se la
gnuno è libero di
coda venerdì era di circa
“fare festa” quandue ore e mezza – tre ore,
do e come meglio
domenica mattina i pulcrede, basta che poi la domenica, se vuole lman si sono fermati alle 10.00, e lì sono
sfilare, sia in grado di reggersi. Personal- rimasti fino a tarda sera. Ciò ha comportato
mente non sono d’accordo. Se questi gio- il blocco totale delle navette (che già erano
vani debbono essere il futuro della Asso- scarse e stracolme i giorni precedenti e siciazione, li preferirei capaci di governarsi. curamente non sono mai riuscite a manteCome faranno, sennò, in futuro a governa- nere la frequenza promessa). Chi era a Galre altri? Anche uno dei coordinatori dei lio, a Foza, al Turcio etc. ha camminato
giovani era spiritato. Spero che chi di do- per ore ed ore, in mezzo allo smog peggiovere ci rifletta …
re, tra un’accozzaglia di automezzi
I meno giovani ed i vecchi invece li si è (camion, corriere vuote, furgoni, macchivisti di giorno, interessati ad Asiago ed alle ne) che sembravano delle balene spiaggiasue varie proposte: soprattutto le manife- te, e che facevano tornare alla mente le
stazioni ed il Sacrario del Leiten (un solen- strade intasate di profughi in fuga
ne, commosso, pellegrinaggio ininterrotto). dall’uragano Katrina.
Poi le mostre, i negozi caratteristici, la pro- La possibile via di fuga, per sbloccare tanduzione artigianale e alimentare locale. to caos, poteva essere il viale dei Patrioti
C’era da camminare tanto! Ma chi non rie- ancorché per un breve tratto intasato (però
sce più tanto a camminare che fa? Teniamo su una sola corsia) da venditori di salamelconto che sono tanti,
le, vestimenti pseudoe saranno sempre
militari, magliette con
Gli autobus spiaggiati sulla
più, i veci. Uno dei
tristi scritte goliardiche
strada per Gallio hanno
costretto molti a passeggiate (“sotto la panza, la maznostri ha fatto tutta
impreviste
l’Adunata a Gallio,
za avanza”). Dopo quenon potendo spostarste bancarelle però c’era
si di lì (la viabilità
un pezzo riservato allo
sarà trattata al prossfilamento. E allora?
simo punto). Quelli
Non sarebbe stato meinvece che sono sceglio accorciare un po’ lo
si da Gallio ad Asiasfilamento e sturare la
go (un’oretta a piedi
strada da Gallio, su cui
per l’andata, una per
erano imprigionate amil ritorno) hanno debulanze e carri funebri,
ciso di passarci gran
su cui si erano diretti
parte della giornata,
tanti di coloro che venie mi dicono, si sono
vano dall’est (Veneto e
trovati abbastanza
Friuli)? Ho sentito dire
bene, sia per il cibo,
che tantissimi sono ri(Continua da pagina 1)
2 – Alpin del Domm
masti bloccati in pianura. Che bella Adunata per loro, che delusione, e che spesa
inutile! Di tutto questo, cosa è stato riferito
ai responsabili che si godevano lo sfilamento dalla tribuna d’onore? Non si sono
chiesti come mai le Sezioni transitavano
sotto i loro occhi con delle mezze ore di
anticipo? Come mai tra una Sezione e
l’altra c’erano i ripescati di chi aveva già
sfilato? Non sarebbe stato meglio dire:
“fermiamoci un attimo, tanto siamo in anticipo, e cerchiamo di risolvere questo problema?”.
3) Come gu(a)starsi l’Adunata
Questa situazione è stata creata anche da
coloro che amano l’Adunata mordi-efuggi. Arrivare sabato notte col pullman,
sfilare e ripartire è forse l’unica possibilità
che, per motivi di tempo e soldi, è concessa a molti Alpini e accompagnatori. Questo
è però fattibile solo se le condizioni tecniche lo permettono. Asiago, evidentemente,
non lo ha permesso. E Cuneo com’è? È
possibile cominciare a ragionarci adesso e
dare per tempo (settembre?) indicazioni a
Sezioni e Gruppi, affinché non si ripeta il
disastro?
4) Per Giove Pluvio!
La prima Adunata ad Asiago del 1920 è
stata fatta in settembre. I freschi reduci forse avevano ancora in mente la situazione
climatica dell’Altipiano e poiché, immagino, all’epoca gli alberghi erano ancora cumuli di macerie e si doveva stare in tende o
baracche, si sono scelti un periodo favorevole alla logistica dell’Adunata. La primavera tarda e bagnata di quest’anno ha invece fatto affondare molti camper e pullman
nell’orribil mota dell’aeroporto. A Cuneo
dove saranno messi i camper e le tende?
Speriamo vengano evitate le piane alluvionali, la confluenza del torrente Gesso nel
torrente Stura di Demonte e altri luoghi
simili. Un plauso intanto a coloro che ad
Asiago si sono fatti un c… enorme per aiutare altri ad uscire dal fango.
5) Mettiamo a fuoco il problema dei trabiccoli?
No, mettiamoli a fuoco e basta.
Paul Wilcke
Gigi Rodeghiero ha colto l’attimo
“dormiente”, bella immagine dei brutti
eccessi dei non-alpini, facile bersaglio per
chi non ci ama.
“INCONTRIAMOCI A MILANO” per la libertà tout court e non perseguiva
Questo il nome che il Gruppo ha voluto
dare ad una serie di incontri serali presso
la Sede Sezionale, ed a cui, oltre che i
propri soci, ha invitato tutti gli Alpini
della Sezione. L’incontro inaugurale del
27 aprile ha visto la presenza di un grande amico del Coro ANA, il signor Cologni, il quale ha intrattenuto la platea con
storie della propria vita usate quale paradigma per mostrare che le cose belle e di
lusso (ove per lusso egli intende ciò che
rende più piacevole la vita delle persone)
sono il frutto del lavoro appassionato di
tante persone, di tanti artigiani, di esperienza e passione. Questa passione egli
oggi la infonde soprattutto nell’aiutare
nuovi e giovani artisti artigiani ad apprendere tecniche antiche ed a coniugarle
con nuova inventiva.
Il secondo incontro, lo scorso giovedì 8
giugno, ha invece ospitato il prof. Massimo De Leonardis, di cui l’Alpin del
Domm ha già pubblicato un intervento
tenuto presso il Circolo della Stampa il
28 gennaio 2006 in occasione della presentazione del Calendario 2006
dell’ANCFARGL.
Il Professore ha preso spunto dalla relazione di allora “L’Esercito Italiano dopo
l’8 settembre 1943” e, trovandosi di fronte un folto uditorio interessato e preparato, ha preferito svolgere un tema più generale riguardante la verità nello studio e
nel racconto della Storia. Egli ha esemplificato questo tema a partire da quella
che viene chiamata Resistenza o Guerra
di Liberazione. Il Professore più volte ha
ribadito di non avere nulla contro alcuna
parte politica, ma che la Storia preferisce
farsela raccontare dai documenti e dai
fatti accertabili, piuttosto che da zelanti
(e interessati?) “mitologizzatori”. Tra
questi ha citato Guido Quazza che negli
anni ’70 asseriva si dovesse scrivere da
studiosi da e per i politici militanti, oppure Alessandro Galante Garrone che negli
stessi anni discriminava tra i Partigiani,
asserendo che sbagliava chi combatteva
Cologni
invece la vittoria di una determinata parte
politica.
De Leonardis ha paragonato un certo modo
di scrivere la storia della Resistenza al tentativo di creare un “testo sacro”, una vulgata che non può essere contraddetta, protetta
e covata da dei “sacerdoti” politicizzati che
operavano all’interno di “templi” (i vari
Istituti nazionali per la storia della Resistenza, ovvero del movimento di liberazione in Italia).
Questa vulgata ha modificato il significato
delle parole (quali “Resistenza”,
“Liberazione”, “Partigiani”), nel tentativo
di fare passare in secondo piano (ovvero di
cancellare dalla memoria) lo sforzo fatto
dall’Esercito Italiano, dai combattenti nonrossi (quanti?), dagli internati militari etc.
Questa mitologia ideologica ha anche la
propria celebrazione che culmina nel 25
aprile che però, come ha ampiamente illustrato De Leonardis, non è una data significativa attorno a cui aggregare una intera
nazione. Questo perché non è chiaro quale
Liberazione sia avvenuta il 25 aprile 1945.
Parti d’Italia erano già libere, sotto il controllo del “Regno del Sud” e degli Alleati
angloamericani (come in un vibrante intervento ha testimoniato a termine di serata il
Generale Luigi Morena, che all’epoca era
inquadrato quale Tenente nel Battaglione
Piemonte, e già prima del 25 aprile era entrato in Bologna), altre Province e Città (ad
es. Torino) non erano ancora sicure della
ritirata dei Tedeschi. Oltre alle parole, sono
stati oggetto di manipolazione anche i numeri, come quando ci si è “dimenticati”
che per ogni soldato in prima linea ce ne
sono altri tre nelle retrovie che attendono a
compiti logistici e di rincalzo.
I lettori capiscono che la serata è stata stimolante: chi volesse può chiederci la cassetta con la registrazione. Numerose sono
state le domande, cui il professore ha risposto generosamente. Ci ha promesso
qualche volume per la costituenda biblioteca del Gruppo. Saremo lieti di metterVeli a
disposizione non appena arriveranno.
UN’ADUNATA PER POCHI
Noi pochi, noi pochi fortunati. Noi manipolo di fratelli, perché chi verserà oggi il
suo sangue con me sarà mio fratello
(Shakespeare, Enrico V, IV, 3)
Sapevamo che sarebbe stata un’ Adunata difficile; sapevamo, ancor prima
di partire, che il Gruppo avrebbe dovuto affrontare imprevisti nuovi
quanto irripetibili. Ma confidavamo
in due fattori tra loro legati:
l’importanza di un ritorno all’ Ortigara e la serena sicurezza che tutto sarebbe andato per il meglio, confidando nell’avvallo dato dalla Sede Nazionale, al seguito di ispezioni di agibilità, all’Adunata in un paese di 6.500
abitanti.
I Valori che stavano alla base di questo Raduno: tornare alle origini, rendere omaggio ai nostri Padri fondatori. Viviamo, ormai, in un’era lontana
anni luce dall’Italia per cui i nostri
avi hanno combattuto e sono morti
per essa. Per questo era giusto e necessario tornare “Per non dimenticare”. Sono passati ottantasei anni dal
1920, ed è giusto chiedersi che cosa è
rimasto della ventura della Grande
Guerra.
E poi è L’Adunata, il raduno dei Raduni ovunque sia non importa, si va
e basta! L’Adunata non è non può essere e non sarà mai una gita sociale/
turistica Se l’Adunata è il momento
di rivedere gli amici con i quali si è
condivisa la naja, è, anche, un momento unico per pensare e per riflettere. E mai in un luogo come Asiago
il desiderio del pensiero del ricordo e
della memoria si fa vivo e pulsante.
Un’Adunata per pochi, per camminare nel silenzio, lasciandosi avvolgere
dalla maestosità del paesaggio, gustare la malinconia degli spazi aperti, inebriarsi del canto della Natura.
A tutto questo pensavo mentre sfilavo sotto la pioggia, seguendo solennemente il Labaro, con indosso la maglia verde d’ordinanza, nel blocco dei
giovani: dal 1919 …
E per un momento, un solo momento,
ho percepito quella comunanza che
andavo cercando, ho visto con me
quegli alpini, quei fratelli, che, nel
1920, salivano adagio e composti, diretti a commemorare il Valore e il
Sacrificio alpino: il resto è silenzio.
L. G.
De Leonardis
Alpin del Domm – 3
Foto Adunata e galleria Alpini
4 – Alpin del Domm
DIAMO UN GIUSTO TRIBUTO AD ARTURO ANDREOLETTI!
Ia Parte
… dai, Andrea, scrivi qualcosa
sull’Andreoletti …
Così la Redazione del nostro bel notiziario
di Gruppo mi ha interpellato per scrivere
un breve ricordo su questo personaggio
così importante per la nostra Associazione
…
Eh, sì, mica facile! La mia mano trema ancora al solo pensiero di scrivere su di Lui.
Eppoi, umile scribacchino quale sono io, la
cosa riuscirebbe alquanto incompleta e carente.
Tuttavia, consultando uno dei miei faldoni
di carte e documenti d’epoca, ho notato
che avevo un po’ di materiale inedito, rac-
CISMON - 31 ottobre 1918
“ … vinte successive ostinate resistenze …
il 91° fanteria (Brigata Basilicata) bloccava e
catturava in Val Cismon un’intera brigata
nemica”.
colto fra mercatini e collezionisti vari. Inoltre, la conoscenza diretta con l’amico
Viazzi e alcune osservazioni che fece
quando gli chiesi come nacque il famoso
libro “Con gli Alpini sulla Marmolada”,
ha scosso la mia mente che non si è più
distaccata dall’argomento fino a quando
non finii di vergare queste “note” che voglio condividere con Voi, Lettori di “cose
scarpone”!
Altra motivazione per la quale mi sono
incamminato in questa ascesa letteraria, è
che molti luoghi dove ha combattuto durante la Grande Guerra sono fuori dalla
finestra di casa mia … Al tramonto, le Pale
di San Martino mi inondano con il loro
rossore che sembra fuoco e la cosa rende
magico il tutto. A pochi chilometri ho il
passo di San Pellegrino, sopra Moena con po’ po’ di meno l’Associazione Nazionale
le Cime di Costabella, la località Fuciade e Alpini … Ma di lui, Andreoletti scalatore e
poi, su, per erti sentieri e ghiaioni il passo borghese, chi ha scritto? Solo un suo vecdelle Cirelle, l’Ombretta e l’Ombrettola, chio amico, Piero Rossi, ha pubblicato un
per poi contemplare l’immensa muraglia bel articolo sulla Rivista Bellunese nel 19della parete sud della Marmolada …
77.
Poesia scritta dalla natura …
Ecco, mi limito a mettere in luce le notizie
Mi vengono in mente le lunghe camminate che posso estrapolare da queste due fonti
che facevo – e faccio, anche se qualcuno autorevoli, con qualche aggiunta iconograche mi vede non lo direbbe! – nei posti fica, niente più … Se avrete la pazienza di
suddetti, salendo affardellato come mulo arrivare fino in fondo a queste note, avrete
alpino per le vecchie mulattiere di guerra e fatto il vostro dovere di bravi Alpini!
scendendo “a raspa” per canaloni franosi
che conservano la ferraglia di quegli Alpini
Anagrafica e curriculum vitae da
e Fanti che per ben due anni e mezzo hanborghese.
no presidiato quelle guglie, forcelle e for- Arturo Andreoletti nacque a Milano l’8
cellette. E quante volte ho pensato che marzo 1884 da Giuseppe Andreoletti ed
quella gavetta arrugginita, sfondata e Angela Bossi. Nel luglio del 1905 ottenne,
schiacciata era magari di un alpino con ottima votazione, il diploma di ragiodell’Andreoletti; che da quella feritoia, dal- niere e perito commerciale presso il Regio
la quale si ammira la oggigiorno pacifica Istituto Tecnico Carlo Cattaneo.
Val di Contrin, l’Andreoletti spiava i mo- Nel settembre 1906 morì il padre: fu per
vimenti degli austriaci; che quella mancia- lui un momento particolarmente difficile,
ta di bossoli del fucile ’91 sono stati sparati poiché ebbe a carico la madre e il fratello.
per dovere di Patria e che magari hanno Soprattutto alla madre restò legato da un
espletato la funzione per la quale furono profondissimo affetto e fu l’unica personacostruiti … insomma, ricordi e testimo- lità femminile che si sia affiancata nella
nianze che servono “per non dimenticare”. sua vita.
Scusatemi la digressione, ma come vedete, Nel 1907 partecipò al concorso di applicala cosa diviene molto personale e come to amministrativo del Comune di Milano.
tale, vorrei – umilmente – rendervi parteci- Vintolo,rimase funzionario per il Comune
pi, lasciando i vuoti e le inesattezze di que- per circa vent’anni, facendo carriera e, nel
sto scritto da correggere a persone che, co- 1929, divenne segretario del Sindaco (che
me direbbe Paolo Monelli, la penna la san- all’epoca era il prof. Luigi Mangiagalli);
no anche usare, oltre che portare sul cap- più tardi era capo di gabinetto in due sucpello!
cessive amministrazioni. Nello stesso peCome scrissi, tanto è stato detto riodo fu anche segretario dell’Istituto Vitsull’Andreoletti
combattente nella guerra ’15’18, soprattutto
nel citato libro
del Viazzi (il
quale tende a
sottolineare
il
fatto che il libro
è stato scritto
dall’Androletti.
Viazzi, con la
sua solita modestia, dice che si è
semplicemente
limitato a riorganizzare i suoi
appunti,
integrandoli tutt’al Varese, 5 ’9bre ’919
più con altre testi- La Sua del 31 u.s mi raggiunge qui, stamattina dove sono ancora col Regmonianze). Al- gimento in attesa di andare a Torino. La ringrazio vivamente del gentile e
affettuoso ricordo: nel rievocare, in questi giorni coi miei ufficiali le gesta
trettanto è stato dello scorso anno ò anche avuto occasione di ricordare Lei, e l’ò fatto con
ampiamente do- vero piacere. presente cartolina che ò potuto avere soltanto in questi giorcumentato sulla ni, Le ricorderà qualche cosa! … Grazie ancora affettuosamente suo cosua iniziativa di lonn. A Zoppi
costituire niente [Zoppi era il comandante del 91°RTG Fanteria Brigata “Basilicata”]
Alpin del Domm – 5
torio Emanuele III per lo studio e la cura
del cancro; collaborò con la Presidenza
dell’Ente Autonomo del Teatro alla Scala;
e’ stato segretario della spedizione Artica
di Nobile e della spedizione al Karakorum
del Duca di Spoleto.
Lasciato il Comune di Milano, passò alle
dipendenze del sen. Borletti, entrando come sindaco in numerose società industriali
tra cui la SNIA-Viscosa.
Nel 1914 costituì a Milano e comandò la
Compagnia Volontari Trentini, composta
da irredentisti fuggiti a volto in modo rocambolesco dalla chiamata alle armi
dell’Impero Austro-Ungarico. In questa
Compagnia ci fu anche Cesare Battisti.
Arturo Andreoletti, a destra, con il suo
attendente Giacomo Del’Osbel
Finita la guerra, l’8 luglio del 1919 Andreoletti gettò le basi per fondare l’odierna
Associazione Nazionale Alpini.
Il 24 gennaio 1977 all’età di quasi 94 anni
si spegneva nell’ospedale di Como dopo
lunga degenza, circondato dall’affetto del
suo assistente e degli amici più cari. Non
ebbe la fortuna di vedere pubblicato il libro
delle sue memoria sulla guerra in Marmolada che uscì a luglio di quell’anno.
La carriera militare
La vita militare si è intrecciata con quella
borghese sopra delineata.
Infatti il 31 gennaio 1906 dovette prestare
servizio di leva come allievo ufficiale di
complemento presso il quinto reggimento
alpini; il primo maggio è promosso caporale allievo ufficiale e il primo agosto, sergente allievo ufficiale. Con questo grado fu
destinato al battaglione “Edolo” ed ebbe
modo di collaudare la famosa divisa bigia
ideata dal sig. Brioschi per il Plotone grigio. Come è noto si trattò del primo esperimento di mimetismo presso il nostro eser6 – Alpin del Domm
cito.
Nominato sottotenente di complemento e
dopo un breve periodo presso il Quarto
Alpini, venne destinato al Settimo Alpini il
primo febbraio 1907. in questo periodo
conobbe le Dolomiti, montagne che a lui
non piacevano, poiché soffriva molto la
sete e – come si sa – esse le riteneva prive
di acqua. Nelle note caratteristiche del Battaglione Feltre, si legge che fu ottimo ufficiale di complemento. Giovane robusto,
ardito, resistente marciatore, di sentimenti
militari molto elevati, di carattere fermo e
leale e di indole buona; intelligente, di
buona cultura generale e molto studioso.
A metà dicembre del 1907 viene posto in
congedo.
Con D.M. 2 maggio è trasferito effettivo
dal Quarto al Settimo Alpini. In questo
periodo venne più volte richiamato in
servizio temporaneo dove poté dedicarsi
alla sua nuova passione, l’alpinismo che
esamineremo nel prossimo punto. La sua
attività venne messa a disposizione anche
per lo Stato Maggiore.
Nel 1909 passò periodi presso il battaglione “Feltre” e poi “Belluno”, partecipando ai campi estivi.
Nominato Tenente di complemento, nel
1913 venne richiamato presso il
“Belluno”, partecipando ancora una volta
alle escursioni estive.
Veniamo agli anni più intensi e più noti
per la sua figura: quelli della Grande
Guerra.
Il 12 maggio 1915 venne inquadrato
presso il “Val Cordevole”. Il 23 maggio,
quale aiutante maggiore in seconda, viene inviato presso il Passo di San Pellegrino, partecipa al primo fatto d’arme sulle
Creste di Costabella, compie ardite esplorazioni nella zona Marmolada e Pale
di San Martino.
Il 9 ottobre 1915 viene promosso capitano
di complemento ed assume il comando della 206a compagnia del “Val Cordevole”.
Dopo un breve periodo nella zona del Col
di Lana, nella primavera del 1916 ritorna
nella zona della Marmolada e precisamente
versi i passi alpini dell’Ombretta e Ombrettola, sotto l’imponente parete sud della
Marmolada. In questo settore dà validissima prova di comandante, organizzando gli
apprestamenti per la truppa, disponendo i
lavori per la costruzione di baracche e caverne, sentieri e mulattiere, con la fondamentale preoccupazione di fornire ai suoi
Alpini tutte le cure necessarie per
“villeggiare” su quelle impervie postazioni. Tutto ciò ne fa un mito, dal quale scaturisce l’appellativo di “Padreterno”, dovuto
al suo carattere fermo e deciso anche verso
i suoi superiori. Severo con i suoi sottoposti, determinato, ebbe sempre la preoccupazione di dare lodevole esempio di disciplina e autorità. Solo lui poteva redarguire
i suoi Alpini: guai a chi si intrometteva.
Per moltissimi anni, molti di loro sopravvissuti a quella assurda guerra, gli scriveranno lettere di affettuoso ringraziamento
per le preoccupazioni e le amorevoli cure
che ebbe nei loro confronti. Straziante sarà
il dolore quando seppe della morte
dell’amico Tenente Barbieri, caduto sul
Costabella. Sarà la sua fermezza ed autorità a convincere il Comando ad attribuire la
Medaglia d’Oro al Valor Militare per il
compagno Barbieri.
Per l’attività svolta presso il settore Ombretta – Ombrettola, gli viene concessa la
Croce al Merito al V.M. Riconosciuta la
sua abilità, gli viene esteso il comando della zona, fino a toccare il settore Seruta della Marmolada. Sotto il suo “potere – comando” vi rientrano diverse sezioni
d’artiglieria da montagna, mitraglieri, il
plotone d’alta montagna del 51° Fanteria
“Brigata Alpi” e alcuni plotoni del III Bersaglieri che presidieranno la zona ad altezze superiori i tremila metri. La sua capacità
organizzativa e di progetti per alleviare la
vita su quelle quote si dimostreranno fondamentali, tant’è che ancora oggi quella
zona è ancora costellata di opere dovute al
suo intelletto. I suoi collaboratori furono
tutti esperti alpinisti ed ritrovò sotto il suo
comando alcuni già a lui noti irredentisti
trentini come Francesco Brigadoi (nome di
guerra Benini Fausto) di Predazzo, Gustavo Ochner di Trento e Gian Battista Trappmann (nome di guerra Giovanni Speri), di
Vigo di Fassa. Ebbe a fianco alpinisti
d’eccezione, come Francesco Iori e Alberto Zanutti dei quali accenneremo più avanti. Insomma, un team di tutto rispetto che
conosceva a menadito tutta la zona.
Per la padronanza con la quale si muoveva
verso i suoi Alpini, per il carattere
tutt’altro facile ed accomodante, venne
spesse volte in contrasto con il Comandante della Brigata Alpi, Colonnello Peppino
Garibaldi. S’impuntò severamente con lui
anche dopo la fine delle ostilità quando il
Garibaldi scrisse un articolo di giornale,
rivendicando il merito di aver conquistato
nel 1917 la quota 3153 della Marmolada:
Andreoletti prese carta e penna e con saggia fermezza, lo confutò e attribuì il merito
dell’impresa alla sua “Compagnia Padreterno”!
Per i suoi contrasti, venne trasferito il 15
febbraio 1917 presso l’Ufficio Operazioni
del IV Corpo d’Armata fra il massiccio del
Civetta e il Col degli Uccelli. Il periodo
sulla Marmolada cessò così, ma non la sua
fama.
Dopo Caporetto, infatti ebbe modo di dimostrare le sue virtù guerresche nella regione del Grappa, Tomba e Monfenera nei
giorni 15-30 novembre, guadagnandosi
una prima medaglia di Bronzo. Il 15 giugno 1918 venne decorato con un altro
Bronzo per il fatto d’armi sul Col Moschin.
Infine, il 31 ottobre 1918 ricevette la Me-
daglia d’Argento con la seguente motivazione: “Ufficiale di collegamento di un
Corpo d’Armata con una Brigata impegnata in combattimento, per meglio assolvere il proprio mandato, sotto
l’infuriare di violento tiro di sbarramento nemico, di sua iniziativa, accompagnava in prima linea i reparti, suscitando in esse emulazioni ed ardimento. Alla
testa di nuclei di valorosi volontari, per
impervie valli battute da mitragliatrici
avversarie, entrava per primo in Cismon
liberata. Assunto il comando di nostre
ardite pattuglie, continuava
nell’inseguimento del nemico, fino a
q u a n d o n o n e b b e ra g g iu n to ,
sull’imbrunire, l’obiettivo fissato, riuscendo a catturare numerosi prigionieri.
Forniva al Comando che lo aveva distaccato sicure e preziose informazioni.”
Nonostante la citazione nella motivazione della medaglia d’Argento a riguardo
l’entrata nel paese di Cismon, trovò motivo di scontrarsi con l’allora ufficiale dei
Bombardieri, Cesare Maria De Vecchi
che divenne quadrunviro fascista. Questi
ottenne il titolo di Conte di Val Cismon
per lo stesso fatto d’arme e la cosa non
andò mai giù ad Andreoletti, poiché si
sentì usurpato del titolo.
Dopo l’armistizio, venne trasferito alla
IVa Armata e assegnato alla Commissione confinaria.
Il 20 marzo 1919 venne posto in congedo.
(continua)
UNA FIACCOLA PER IERI PER OGGI
E PER DOMANI
Continuità tra Veci e Bocia, questo il senso
della festa per il 75° di fondazione del
Gruppo di Giussano, tenutasi domenica 4
giugno.
Continuità che si è espressa in una serie di
cerimonie altamente significative. Dalla
squadra sportiva che ha portato una fiaccola accesa dal Monte Grappa a Giussano, a
piedi, all’accensione del tripode posto sul
piazzale del Municipio sotto gli auspici del
decano del Gruppo, Reduce di Russia.
Una luce per illuminare gli animi, per tenere acceso il ricordo di chi è “andato avanti”, per rischiarare il cammino e il futuro di
chi vuole ben fare e ben operare, per illuminare il lavoro degli alpini che, come è
noto, non hanno paura e non hanno nulla
da nascondere.
La testimonianza degli alpini in festa è
proseguita con la sfilata per le vie del paese, una sfilata assai partecipata per il cospicuo numero di gagliardetti non solo sezio-
nali e con la presenza del Vessillo della
sezione di Como. È seguita la deposizione
di una corona al monumento ai Caduti e
infine la S. Messa nella domenica di Pentecoste. Quindi ancora il fuoco, anzi lingue
di fuoco, simboleggiate dall’accensione
congiunta d’un braciere da parte degli atleti alpini e dai ragazzi dell’oratorio.Segno
di quella continuità per ciò che stato fatto
dai nostri Veci e che i Bocia, nel solco della tradizione e nella memoria di chi li ha
preceduti, hanno compreso appieno e applicano, già da oggi, in un’unità spirituale
che accomuna tutti coloro che lavorano per
il bene comune.
Dopo l’alzabandiera in sede, il capogruppo, Giacomo Folcio, ha espresso la sua
viva e guizzante soddisfazione per l’affetto
che tutti i presenti gli hanno dimostrato.
Ma i più sereni e più soddisfatti, erano gli
alpini del Gruppo, sicuri che altri 75 anni
sono già spianati e pronti per essere percorsi.
L.G.
La squadra degli atleti alpini con la fiaccola.
A sinistra: Tradizione e continuità, Veci e Bocia.
Alpin del Domm – 7
la BIBLIOTHECA
di Marco Dalla Torre
LORENZO REVOJERA, L’avventura della
montagna (l’alpinismo raccontato ai ragazzi), Àncora Editrice, Milano 2006,
pp. 264, € 19,00.
Nell’avvicendarsi delle generazioni è
saggezza il desiderio di tramandare la propria identità: a questo, soprattutto, risponde
la storia, anche – e forse soprattutto – quella minore; come le tradizioni di famiglia,
in cui si ritrovano le proprie radici... Penso
che questa sia, almeno in parte, l’ottica con
cui Lorenzo Revojera ha deciso di compilare questa gradevolissima storia
dell’alpinismo, rivolta soprattutto ai giovani.
Dire di un libro narrativo o storico che è
“per ragazzi” porta, nella percezione comune, a svalutarlo. Il che, quando l’opera
ha spessore, è falso, come sa chi in età adulta ha letto – o riletto – i capolavori della
cosiddetta “narrativa per ragazzi”. Così
questo libro – che pure non si propone di
entrare in quell’empireo – riesce godibilissimo a ogni età per chi, pur avendo letto
qualcosa della sterminata biblioteca di alpinismo, voglia cominciare ad affrontarne
lo sviluppo storico completo.
La narrazione, condotta attraverso una
fine selezione di figure, avvenimenti, aneddoti, è convincente: risaltano non soltanto
le diverse mentalità di approccio alla montagna e l’evoluzione tecnica di questi ultimi centocinquant’anni di alpinismo, ma
anche i moti più riposti dell’animo di chi
affronta la montagna. Che cosa spinge
l’uomo a salire pareti repellenti per il solo
gusto di ascenderle? E cosa insegna la
montagna a un uomo chiamato a misurarsi
con le battaglie della vita? Dai fatti raccontati emerge come l’alpinismo possa essere – purtroppo non sempre ci riesce – una
palestra di personalità: la capacità contemplativa, che spesso fa difetto nella nostra
società accelerata; il desiderio di sperimen-
tarsi e la sfida ai propri limiti; il nobile agonismo che sa riconoscere il valore
dell’avversario; un forte senso della solidarietà; e via dicendo.
Con chiarezza si avverte che tutto questo
è patrimonio dell’autore (solo così lo si
può trasmettere!), alpinista da oltre sessant’anni: socio benemerito e consigliere
della Sezione del CAI di Milano, cui è iscritto dal 1947, ne presiedette negli anni
Cinquanta la Sezione Universitaria; al suo
attivo ha già diversi libri d’alpinismo, di
carattere narrativo e storico. Grande conoscitore della letteratura di montagna, appartiene al GISM (Gruppo Italiano Scrittori
di Montagna). È questo patrimonio, sedimentato anno dopo anno, che ha permesso
tale semplicità di scrittura, davvero efficace e che ha le potenzialità di far rinascere
la passione della montagna tra i disattenti
ragazzi del Duemila. Un compito non facile, cui auguriamo la miglior riuscita.
ALPE MOTTA 17/18 giugno 06
In memoria di Don Luigi Re, in onore alla Madonna d’Europa
Programma della “rimpatriata”:
Sabato 17 giugno
- primo pomeriggio: arrivo all’Alpe Motta
- esplorazioni varie, alla Serenissima ed al Groppera
- sistemazione nelle camere
- cena e canti
Domenica 18 giugno
- colazione
- S. Messa
- passeggiata alla statua della Madonna d’Europa
- omaggio alla tomba di Don Luigi Re
- seconda colazione
- passeggiata a Madesimo
- rientro a Milano
Viaggio con mezzi propri: suggeriamo ai partecipanti di accordarsi per
il trasporto al fine di non utilizzare troppe automobili. La funicolare di
Campodolcino NON è in funzione, si sale all’Alpe da Madesimo, in
automobile.
Ultime prenotazioni e segnalazioni presso Pierluigi Pizzocaro: telefo- Giovedì 6 aprile 2006 a Torino, nel giardino dedicato al
nare 335.330482 (dalle 10 alle 20) oppure presso Giancarlo Ravizzotti. Corpo Italiano di Liberazione, si è celebrata la 62a ricor-
renza della conquista di Monte Marrone, occupato di
Spesa prevista (indicazione di massima, gli extra sono a carico di chi sorpresa dagli Alpini del battaglion “Piemonte” la matticonsuma…): € 31. Cassiere Pierluigi Pizzocaro.
na del 31 marzo 1944 e successivamente difeso dai con-
trattacchi tedeschi.
Nella foto, la bandiera di guerra del battaglion
“Piemonte”, decorata di Medaglia d’Argento al Valor
Militare per i fatti d’arme di Monte Marrone (Molise –
linea Gustav) e di quota 363 (Val d’Idice – line Gotica),
retta da un ufficiale in servizio, scortata da due Alpine e
due reduci del Battaglione, i nostri soci Sergio Pivetta (a
sinistra) e Luigi Morena (a destra).
8 – Alpin del Domm