TuttoDiTutto - Cinematografo
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TuttoDiTutto [ Il grande schermo a tu per tu. Ovvero finta intervista a personaggi realmente esistiti. Al cinema I PROTAGONISTI DI MARCELLO GIANNOTTI ] Il personaggio Calvero Il film Luci della ribalta Il regista Charlie Chaplin L’attore Charlie Chaplin “Sa che oggi conta solo la televisione? Cinema e teatro esistono perché esiste la televisione. E il mio vecchio film non lo fanno più vedere…” 16 RdC Aprile 2007 Calvero (Charlie Chaplin) è un comico che ha perso talento e successo. Salva dal suicidio Terry (Claire Bloom), una ballerina affetta da una paralisi psicosomatica, e le fa riassaporare la voglia di vivere e di esibirsi. Il ritorno della ragazza sulle scene coincide con il nuovo insuccesso di Calvero che, malgrado l’amore di Terry, preferisce farsi da parte. Prima di morire, però, riesce ad ottenere l’ultimo trionfo teatrale. Riflessione di Chaplin sulla vecchiaia e sulla vita, Luci della ribalta contiene riferimenti autobiografici. Nel cast compaiono molti componenti della famiglia Chaplin, in ruoli più o meno importanti, e Buster Keaton, in un indimenticabile numero finale con Calvero. Il film, a causa dell’avversione degli Usa a Chaplin, uscì a Los Angeles solo nel 1972, anno in cui l’Academy attribuì un Oscar tardivo alla colonna sonora composta da Chaplin con Ray Rasch e Larry Russell, una delle più celebri musiche della storia del cinema. Studi di Cinecittà: secondo la mia fonte segreta dovrebbe essere all’ingresso dello studio 5. Lo vedo in lontananza: è proprio Calvero, aria ironica da gran signore. Parla con alcune ragazzine, in fila per partecipare all’ennesima edizione di un reality televisivo di successo. Scusi, Calvero, posso farle qualche domanda? Mi spiace, signore, ma dovrà attendere. E poi chi è lei? E come sa che mi chiamo Calvero? Ho pianto davanti a Luci della ribalta, ricordo ancora il sapore delle mie lacrime… Quel film, amico mio, non lo fanno più in televisione. Sa che oggi conta solo la televisione. Il cinema e il teatro esistono solo perché esiste la televisione. Cosa vuole che conti quel vecchio film? No, non dica così, Calvero. Quando sento dire queste cose io mi sento male… Coraggio, amico, non soffra tanto per così poco. Non ne vale la pena, non c’è niente da fare. Io ho provato per tanti anni a parlare con questi ragazzini che vogliono entrare dentro quella dannata scatola: ricordo la prima edizione di questo orribile programma, mi infilavo dentro lo studio e li prendevo ad uno ad uno: “Dovreste vergognarvi, comportarvi così…”. Gli spiegavo che non c’è arte nel voler apparire in televisione, che non devono sperare di ballare come scolaretti ammaestrati, non devono aspirare a cantare come tutti gli altri. Qualcuno mi ha preso per un pazzo pericoloso, qualcun altro pensava che fossi un impresario. Gli dicevo che per diventare artisti occorre coraggio e immaginazione. Un giorno ad una ragazza molto carina che mi chiedeva come avrebbe potuto conquistare il pubblico dissi che il pubblico è come un mostro senza la testa e che non si sa da quale parte si volterà. Mi guardò un po’ inebetita e mi rispose: “Se mi fai diventare famosa vengo a casa tua”. E lei? Oh, io ho raggiunto un’età in cui un’amicizia platonica può essere mantenuta sul più alto livello morale. Mi spiace, davvero, Calvero, che sia finita così. Mi spiace per lei, per la sua arte. Senta, dica un po’… mi lamento, forse? Ma una vita del genere, un mondo in cui la televisione conta più di tutto il resto, è orribile, non mi dica che non se ne rende conto… La vita è meravigliosa solo se non se ne ha paura. E lei, Calvero, è felice di trovarsi qui a vedere questi quattro disgraziati che sbraitano per conquistare un punto in più di share? Non ha nostalgia del palcoscenico? Non mi sono mai sentito meglio, mio caro. Ma è incredibile! E poi mi tolga una curiosità: cosa ci fa qua dentro? Il tempo è un grande autore, trova sempre un finale perfetto. Due anni fa mi sono sposato con la produttrice di questo show, una vecchia riccona che non mi fa mancare niente. So che lo faccio solo per interesse, recito ma non mento a me stesso. Per un uomo della mia età la verità è tutto e, se possibile, anche un po’ di dignità. Io recito. E tutto il mondo è un palcoscenico, questa è la mia vita. Ma sua moglie non si accorge di niente? Non capisce che è tutta una finzione? So domare la vecchia, con un pizzicotto e un complimento vado avanti. E mi diverto un mondo, rido come un pazzo, molto più di prima. Sa come si dice? Tutto per una risata.