Rassegna Selpress

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Rassegna Selpress
Rassegna Stampa
Mercoledì 06 Aprile 2016
Sommario
Testata
Data
Pag. Titolo
p.
1. EDITORIA
MF mercati
finanziari
06/04/2016
Repubblica (la)
06/04/2016
Italia Oggi
06/04/2016
1 Nuovi direttori ai quotidiani locali Espresso
3
Foglio (il)
06/04/2016
1 Corruzione stampata (Lo Prete Marco Valerio)
4
Monde (Le)
06/04/2016
40 « The Economist » milite contre le « Brexit »
5
DailyNet
06/04/2016
Repubblica (la)
06/04/2016
1
(Polacco Franco)
Fatto Quotidiano (Il) 06/04/2016
Libero
14 Rcs Mediagroup fa scattare i maxi tagli in Spagna
23 Le nomine - Gruppo Espresso i nuovi direttori dei
giornali locali
8 Eventi Brown Editore protagonista con uno stand
al Salone del Risparmio 2016
19 "Sedici anni in cella da innocente, non ho ucciso
Ilaria, ora voglio giustizia" (Mastrogiacomo Daniele)
19 Vatileaks, l'ultimo bavaglio:, vietato il sit-in di
solidarietà per Nuzzi e Fittipaldi
2
6
7
10
06/04/2016
1 In ginocchio da Fedez. Il giornalismo a lezione
dal rapper querelante (Facci Filippo)
11
Fatto Quotidiano (Il) 06/04/2016
20 Piccoli lettori comprano, ma con poca fantasia
13
(Ambrosi Elisabetta)
Italia Oggi
06/04/2016
35 Canone tv, ampliati gli eredi (Pacione Di Bello Giorgia)
15
Italia Oggi
06/04/2016
22 Luca Mercalli, da climatologo tv (Rai3) a militante
politico
16
Sole 24 Ore (Il)
06/04/2016
29 Vivendi-Mediaset, accordo a un passo (Festa Carlo)
17
Repubblica (la)
06/04/2016
24 Pronta l'alleanza Bolloré-Berlusconi mentre
Telecom è attaccata da Enel (Bennewitz Sara;Pons
19
Giovanni)
Italia Oggi
06/04/2016
13 Vivendi pesa sei volte Mediaset (Annoni Paolo)
21
Italia Oggi
06/04/2016
21 Mediaset-Vivendi, raccordo sarà ufficializzato a
breve
22
Italia Oggi
06/04/2016
21 Chi polemizza su Raffaele Sollecito su Tgcom24
è caduto nella trappola
23
Italia Oggi
06/04/2016
20 Nuova Audiradio, ecco le cifre
24
Daily Media
06/04/2016
35 Media Tavolo Editori Radio, assegnata alla Rai la
prima presidenza della nuova società per la
ricerca sulle audience
25
Repubblica (la)
06/04/2016
30 Se i social network dettano i tempi della
rivoluzione
26
MF mercati
finanziari
06/04/2016
14 Ue accelera l'inchiesta su Google (Drozdiak Natalia)
27
Messaggero (Il)
06/04/2016
12 Messa - Cyber security, il ruolo italiano (Messa
28
Paolo)
Italia Oggi
06/04/2016
19 Fastweb, raddoppio sulla fibra (Secchi Andrea)
29
QN
06/04/2016
12 Facebook oscura la pagina dell'odio
30
Testata
Data
Pag. Titolo
p.
1. EDITORIA
QN
06/04/2016
12 I giudici non abbassano la guardia: «Anche sul
web servono regole»
31
Wall Street Journal
Europe (The)
06/04/2016
11 The Next Wave in the Internet's Evolution
32
Fatto Quotidiano (Il) 06/04/2016
15 Banda larga inizia il duello tra Telecom e l'Enel
renziana (Feltri Stefano)
33
QN
15 Videogame, tesoro da un miliardo. Senza banda
larga Italia ferma al 'box'
35
19 Videogiochi, nel 2015 giro d'affari da 1mld (+7%)
36
45 Fecondazione in vitro recesso discriminatorio
37
06/04/2016
2. NUOVE TECNOLOGIE
Italia Oggi
06/04/2016
3. RELAZIONI SINDACALI
Sole 24 Ore (Il)
06/04/2016
(Falasca Giampiero)
Sole 24 Ore (Il)
06/04/2016
45 Premiata la partecipazione in azienda (Delli Falconi
38
Francesco)
Sole 24 Ore (Il)
06/04/2016
45 Incentivi. Bonus assunzioni, requisiti in continuità
39
(Cannioto Antonino;Maccarone Gi)
Italia Oggi
06/04/2016
41 Dimissioni valide solo se online (Cirioli Daniele)
40
4. FIEG - WEB
Insidemarketing.it
05/04/2016
1 Misure adeguate per la tutela del diritto d'autore?
41
BolognaToday.it
05/04/2016
1 Master di I livello in critica giornalistica
dell'Accademia "Silvio d'Amico": aperte le
iscrizioni
42
Estratto da pag.
Mercoledì
06/04/2016
14
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Pierluigi Magnaschi
79.055
Rcs Mediagroup fa scattare i maxi tagli in Spagna
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
di Franco Polacco Unidad Editorial, l'editore
di El Munda, Marca ed Expansion controllato
da Rcs, ha annunciato una significativa
ristrutturazione globale che porterà a
cambiamenti organizzativi e a licenziamenti
che coinvolgeranno almeno il 10% della forza
lavoro, vale a dire 140 dipendenti. La società
ha giustificato questo processo con la
necessità di « ridurre i costi» e stabilire «un
modello di business redditizio e sostenibile per
garantire
la vitalità del
gruppo.» Rcs
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
aveva annunciato a fine 2015 che la sua
divisione spagnola avrebbe dovuto tagliare 15
milioni di costi in tre anni. I licenziamenti
collettivi rappresentano il primo passo per
ridurre i costi del lavoro. Unidad Editorial ha
chiuso l'anno scorso con un cbi tda positivo di 29
milioni di euro e un debito di 200 milioni. La
procedura è anche una «risposta alle nuove
esigenze del mercato e alle grandi sfide del
settore» e risponde alle linee del « processo di
trasformazione digitale iniziato nel 2015», che ha
già colpito tutte le pubblicazioni del gruppo per
fare fronte al calo delle copie cartacee,
(riproduzione riservata)
EDITORIA
Pag.
1
Estratto da pag.
Mercoledì
06/04/2016
23
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Mario Calabresi
327.329
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Gruppo Espresso i nuovi
direttori dei giornali locali
ROMA. Giro di nomine nei
quotidiani locali del
Gruppo L'Espresso.
Pierangela Fiorani lascia la
direzione dei quotidiani
veneti (Mattino di Padova,
Tribuna di Treviso, Nuova
Venezia, Corriere delle
Alpi ) e va in pensione.
Antonello Francica lascia la
vicedirezione. A guidare i
giornali veneti sarà Paolo
Possamai, da 7 anni al
Piccolo di Trieste. Nuovo
direttore del Piccolo sarà
Enzo D'Antona, da gennaio
2015 alla Città di Salerno.
Al suo posto a Salerno
Stefano Tamburini, già
direttore dell'Agi. Nuovo
direttore della Gazzetta di
Reggio sarà Stefano
Scansarli che lascia la
Nuova Ferrara a Luca
Traini, vice caporedattore
del Centro.
EDITORIA
Pag.
2
Estratto da pag.
Mercoledì
06/04/2016
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Pierluigi Magnaschi
41.297
Giro di direttori
nei quotidiani
della Finegil a
pag 22
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
NOMINE Nuovi
direttori ai
quotidiani locali
Espresso
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Giro di nomine nei quotidiani
locali del Gruppo editoriale
L'Espresso. Pierangela Fiorani
lascia la dirczione dei quotidiani
vene ti (II Mattino di Padova, La
Tribuna di Treviso, La Nuova
Venezia, il Corriere delle Alpi) e
va in pensione, così come il
vicedirettore Antonello Francica.
A guidare i giornali veneti arriva
Paolo Possamai, da 7 anni al
vertice de II Piccolo di Trieste,
affiancato dall'attuale direttore
della Gazzetta di Reggio Paolo
Cagnan nel ruolo di condirettore.
Il Piccolo di Trieste sarà affidato
a Enzo D'Antona, che dal
gennaio 2015 era al timone de
La Città di Salerno. Al suo posto
arriverà Stefano Tamburini, già
numero uno del Corriere di
Romagna e dell'Agi, oggi
responsabile dei prodotti
centralizzati di gruppo. Nuovo
direttore della Gazzetta di
Reggio sarà invece Stefano
Scansani che negli ultimi tre
anni ha guidato la Nuova
Ferrara, dove è stato chiamato
Luca Traini, attuale
vicecaporedattore del Centro di
Pescara. Le nomine saranno
operative dal 20 aprile.
EDITORIA
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3
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Mercoledì
06/04/2016
1
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Claudio Cerasa
25.000
Corruzione stampata Lo scandalo (percepito)
s'ingrossa. Bankitalia, Economist e università
sul ruolo ipnotico dei giornali italiani Lo
scandalo (percepito) s'ingrossa. Bankitalia,
Economist e università sul ruolo ipnotico dei
giornali italiani
"fatti". E Bankitalia sottolinea che proprio questo
tipo di sensazionalismo ha molta presa sul lettore.
Sintetizza ['Economist: "II punto di vista degli
italiani sulla corruzione sembra essere plasmato
più dalle ciance che dai fatti". Il problema è che
su rilevazioni simili si fondano indagini
zione". Sull'effettivo verificarei del reato in demoscopiche, perciò contestate da alcuni
studiosi, come quelle di Transparency
questione o di fattispecie affini staremo a
international. Sondaggi fondati su percezioni
vedere, probabilmente ci vorrà tempo per
falsate e che vengono rilanciati a destra e a manca
avere qualche certezza (considerato per
falsando ancora di più quelle percezioni su cui si
esempio che due giorni fa sempre il
basano i sondaggi successivi. Un meccanismo
tribunale di Potenza, per una vicenda diversa quasi infernale che i giornalisti avrebbero
quantomeno il compito di non alimentare. Ci
dalle indagini in corso, ha condannato in
riusciranno? Difficile, se si crede a un altro
primo grado Nel frattempo si può essere
studio, pubblicato sul primo numero del 2016
sicuri che lo storytelling attorno alla
corruzione - a maggior ragione se basato su della rivista il Mulino, già segnalato su queste
colonne da Massimo Bordin. Paolo Mancini e
proclami e annunci infondati ma roboanti Marco Mazzoni, dell'Università di Perugia, dopo
aumenterà la convinzione degli italiani di
aver esaminato 46.239 articoli apparsi tra il 2004
vivere in un paese oltremodo corrotto.
e il 2013 su Repubblica, Corriere della Sera,
Quest'ultima è la conclusione tranchant di
Giornale e Sole 24 Ore, arrivano infatti a due
uno studio condotto da due economisti della conclusioni. La prima: in nessun paese europeo
come l'Italia si parla così tanto di "corruzione".
Banca d'Italia, Lucia Rizzica e Marco
La seconda: "Si parla di corruzione
Tonello. L'Economist, mai tenero con
l'Italia, specialmente quella vista con le lenti essenzialmente quando essa coinvolge ambiti
del prestigioso Estero, questa volta ha preso d'indagine giudiziaria", con buona pace del "tanto
osannato giornalismo investigativo". Con media
sul serio i due studiosi e ha scritto che "la
tendenzialmente sensazionalisti e al traino delle
cattiva stampa fa un disservizio all'Europa", procure, lo scandalo (percepito) s'ingrossa.
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
Roma. Panama papere, inchiesta di Potenza,
traffico d'influenze e chi più ne ha più ne
metta. In poche ore, su web e carta stampata,
è tornata a imperversare la parola "corru DI
MARCO VALERIO Lo PRETE
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
che "le nostre percezioni sulla corruzione
sembrano essere più Rizzica e Tonello
incrociano sondaggi di diversa natura e
articoli tratti da 30 testate giornalistiche
italiane. Alla luce di ciò dimostrano che un
cittadino qualsiasi che sia stato "esposto" immediatamente prima di essere intervistato
- a notizie relative a eventi di corruzione, ha
in media una propensione maggiore a
definire l'Italia come un paese corrotto. E
questo ovviamente a parità di condizioni
esistenti nel nostro paese. Non è finita qui.
Tale meccanismo - cioè quante più notizie
leggo sulla corruzione, tanto più riterrò di
vivere in un paese corrotto - funziona
solamente con le notizie di tipo
sensazionalistico ("claims") e non con quelle
fattuali ("facts"). Alla ricerca della Banca
d'Italia sono allegate, a mo' di esempio, due
prime pagine rispettivamente di Repubblica
e del Corriere della Sera: sulla prima
campeggia la notizia di un'inchiesta su Silvio
Berlusconi, sulla seconda invece si sintetizza
"uno studio europeo" con il titolo
"Corruzione, peso da 60 miliardi". Nel
primo caso ci troviamo di fronte a una
notizia fattuale, nel secondo di fronte a una
notizia sensazionalistica. I ricercatori di
Palazzo Koch ricordano infatti che i famosi
"60 miliardi di corruzione" dell'Italia sono
poco più di una leggenda. Che passa di
rapporto in rapporto, di titolo in titolo, ma
sempre leggenda rimane: come hanno
ricordato Davide De Luca sul Post e Michele
Polo su Lavoce.info, quel numero iniziò a
circolare attraverso un rapporto del Saet al
Parlamento in cui si leggeva di "stime che si
fanno" e di "opinioni"; poi fu ripreso più
volte e dato per certo dalla Corte dei Conti;
passando per varie testate, si insinuò fin
dentro i corridoi brussellesi della
Commissione europea che successivamente
lo ha rilanciato a uso e consumo delle solite
testate giornalistiche che stavolta lo hanno
perfino ingigantito sostenendo che si
trattasse Così le "sensazioni" vengono
spacciate per
EDITORIA
Pag.
4
Estratto da pag.
Mercoledì
06/04/2016
40
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Gilles van Kote
(non disponibile)
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
———
Selpress è un'agenzia autorizzata da Repertorio Promopress
« The Economist » milite contre le « Brexit » La directrice de la rédaction de
l'hebdomadaire libéral explique ce choix au « Monde »
LONDRES correipondant Dans le
paysage plutôt depnmanl qu offre la
presse britannique a un Européen
con vaincu le ùtre détonant qui bar
rait la couverture de Ihe Irono misf a
la fin février sonnait comme un
reconfort < Brexit Mauvais pour la
Grande Brcta gne 1 Europe et 1
Occident Qua ire mois avant le
referendum du 23 juin,
Ihebdomadane chantre du
libéralisme économique et so cietal
annonçait la couleur quit terl Union
européenne (L L) com promettrait la
santé économique la sécurité et le
rayonnement du Royaume Uni
claquait 1 editorial non s%ne
comme a 1 habitude qui concluait
Les enjeux du coup de poker de M
Cameron sont de ves S il échoue les
pertes seront lar gement lessenties
Aucun autre média britannique de
grande dlf fusion n expose aussi
crûment pa rcillc conviction Dans
son bureau haut perche a la vue
stupéfiante sur Westmins 1er Zanny
Mmton Beddoes la pa trotine de la
ledaction nommée il y a un an
assume I audace Noti e
lesponsabihte est de due k s chaws
Vous avon* été fondes en 1843 pour
defindre certaines causes [le libre
erhangisme et le progressisme
social] Cesr pour quoi nous avons
décidé d afficher nos convictions
euiopeennes très
Chaque semaine,
une rubrique «Brexit
brief» assène
chiffres et analyses à
l'appui du maintien
dansl'UE
clairement très tötet très fort
Chaque semaine depuis lors une
rubrique «Brexit brief > assène
chiffres el analyses à 1 appui du
maintien dans 1 UE Sur les expor
tations les tanis douaniers ou ]
immigration que le journal a
rebours de 1 essentiel de la presse
défend avec fougue «Des faits du
rationnel» Nos convictions sont
exclusive ment fondées sur des
faits du ta tionnel pas sur /
émotion plaide encore la
directrice Soi tir ou res tei dans
ILE cest une décision d ime
enorrre importance Les gens ont
besoin défaits ih sont demandeurs
d un débat raisonna blé Que la
grande majorité des médian
cognent sur 1 Europe depuis üeb
années ne risque-l il pas de peseï
lourd dans le résultat Cest
justement pour eeia que les
émotions dominent aiipurd hin le
débat regrerte t elle Lt que la pe
node est st difficile pour ies
médias independents comme la
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de The Economat est 1 anonymat
de ses journalistes ce qui en fait
une école d humilité et de res
ponsabihte collective I en]eu
européen a paru si crucial a M
wviinton Lleddoes quelle est
personnellement sortie du bois
Oins I emission Toda> de BBt
radio 1 équivalent du 79 de
France Inter elle a ^igné un repor
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des expoitations veii 1 UE L idee
selon laquelle nous poui nom
trouver facilement etiapiJe ment
d autres mai chef, est ab sarde
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souveraineté en quittant ll'F mah
IIOU9 en paierions le prix éw
nomiquemen insule elle La
centaine de journalistes du
piestigieux magazine iont ils tous
au diapason? Certaine sont plus
sensioles aux aspects légaux
EDITORIA
de la souveraineté admet clic Mais
nous sommes plus ou moins sur la
môme longueur donde au sujet du
Brexit Quant aux Iec teurt> qui
protestent voire resi lient leur
abonnement cela ne semble guère
1 émouvoir Etlelec torat planétaire
de Iheiconomist (i 5 million d
abonnes dont 12 million pour la
version papier dans le monde) n
cst pas aussi sensible au Brexit
que les Britan niques Fidèle a ses
convictions libéra les et tort d une
incroyable stabi lite depuis 173 am
le |ournal i pourtant connu en
2Oi> un trem blement de terre
Pearson son actionnaire principal
depuis 1928 s est retiré du secteur
Tandis que le Financial Times qu
il possédait également était cède
au )aponais Nikkei les tiois
cinquièmes des 50 °o de The
Economist qu il dete naît ont été
acquis pour 469 mil hom de livres
(580 millions d euros) par Fxor la
holding de la famille Agnelli (Fiat
Chrysler)
Lconomist à décide de vendre I
immeu blé qu 11 occupe depuis les
années 1960 au cœur du très huppé
quar lier de St James Le prix de
son in dépendance En 2017 la
rédaction devrait avoir quitte cette
petite tour magnifiquement placée
mais peu fonctionnelle pour louer
des bureaux dignes dune rédaction
du XX! siede m PHILIPPE
BERNARD
déjà présente dans son capital et
qui y i bondi de 47 °o T 43 °o L
opération fait de John Elkann peut
fils de Gianni Agnelli I homme foi
t de The Economist même s il ne
le contrôle pas arith metiquement
et si une nouvelle clause interdit i
un quelconque actionnaire (parmi
lesquelles les grandes dvnasties
britanniques des affaires comme
lcs cadbury et les Rothschild i de
peser plus de 20% des voix Zann>
MinlonBed doesleiuie le passage
ernie des mains italiennes n
entame en nen 1 indepei dance
absolue du titre Lxor est intéresse
par in des jouinaux les plus
prospères [S9 millions de livres de
profit en 2015] er son journalisme
de li ialite exceptionnelle assure l
elle John Elkann est poi te pat une
veiona long tei me The Economist
ne se repose d ailleurs pas sur ses
launers H vient de lancer un
magizme bi mestnel intitule 1^43
centre sur lcs styles de vie h
culture ct la
«Nous pourrions avoir plus
de souveraineté en quittant
TUE, mais nous en
paierions le prix sur le plan
économique» ZAHNY
MINTON BEDDOES d re
it cede U redact o te TI e
Economiste» technologie
dont le premier nu mero
comportait un long portrait
de Marine Le Pen 11 a
développé un site de vidéos
documentaires et investi
dans sa presence sui Ies
ieseau\ sociaux que la
directrice compare a un
mégaphone et aux camions
de hviaison pour un produit
cher (6 50 euros iu nn
mero) reposant
essentiellement sur l
abonnement et dont les con
tonus sur Internet sont payants Le
magazine se flatte d une ludience
de # 6 millions de < fol lo\vers>
(cloni is/ sur Twitter) Mais M
«Minton Beddoes leçon naît que
les chemins menant de la
consultation des reseaux sociaux a
la lecture d articles voire a
Inbonnement font lob)et dern des
sophistiquées et hautement
stratégiques L hebdomadaire qui
dtt s idres ser aux curieux du
monde se piepare a une autre i
évolution immobilière celle-là
Pourracheter les actions de Pearson
non repn ses par Lxor le groupe Ine
Pag.
5
Mercoledì
06/04/2016
8
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Daniele Bologna
4.000
Eventi Brown Editore protagonista con uno stand al Salone del Risparmio 2016 La società
controllata da Triboo Media prende parte all'appuntamento, a Milano da oggi all'8 aprile,
con i marchi del website Finanza.com e del mensile F Magazine Brown Editore, società
attiva nel mondo dell'editoria online economicofinanziana controllata da Triboo Media,
parteciperà con il proprio stand da oggi all'8 aprile al Salone del Risparmio 2016 pres so la
sede di Milano Congressi (MiCo). Brown Editore, con i marchi del sito Fmanza.com e del
mensile F Magazine, consoliderà così la propria presenza presso la manifestazione milanese
de dicata agli operatori del settore e ai risparmiatori, una presenza consolidata ormai da
oltre un lustro. Come ogni anno inoltre, l'agenzia editoriale organizzerà anche una
conferenza che, oggi alle 11.30, vedrà alternarsi come relatori, oltre al giornalista
finanziario di Brown Editore Massimiliano Volpe, figure di spicco del mondo finance tra
cui Mauro Carcano (senior manager 3 Brown Editore practice wealth management &
personal finance di Prometeia), Carla Rabitti Bedogni (presidente organismo di vigilanza e
tenuta dell'Albo unico dei Consulenti Finanziari OCF), Mauro Albanese (direttore
commerciale presso Fineco Bank Spa), Gianfranco Venuti (responsabile private banking e
wealth management presso Banca Popolare di Milano) e Paolo Martini (direttore
commerciale e consigliere di amministrazione presso Azimut Holding).
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EDITORIA
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Mercoledì
06/04/2016
19
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Mario Calabresi
327.329
L'intervista« Hashi Omar Hassan è
stato condannato per l'omicidio
della Alpi e di Miran Hrovatin Ma
adesso il suo accusatore ritratta
"Mi hanno incastrato perché
volevano coprire i veri assassini"
"Sedici anni in cella
da innocente non ho
ucciso Ilaria ora
voölio giustizia"
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II personaggio
DAL NOSTRO INVIATO DANIELE
MASTROGIACOMO PERUGIA COME
si sente dopo oltre 16 anni di carcere? «
Bene. Un po' frastornato. Ma sono tornato
a vivere». E cosa si aspetta da questo
processo? «La verità. Voglio uscirne
pulito. Io non ho ucciso quei due
giornalisti».
EDITORIA
Hashi Omar Hassan, l'unico
condannato per l'omicidio di
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, i
due inviati del Tg 3 della Rai
assassinati a Mogadiscio il 20
marzo del 1994, ha lo sguardo
spento. È abituato alle aule dei
Tribunali. Ha subito quattro
processi prima di vedersi inflitta
una pena a 26 anni di carcere.
Assiste quasi rassegnato
Pag.
7
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Mercoledì
06/04/2016
19
Direttore Responsabile
Diffusione Testata
Mario Calabresi
327.329
all'ennesimo dibattimento dove si
ripetono le cose che ha sentito
dire ogni volta. Ma sa che adesso
questa Corte d'Appello, incaricata
di rivedere il verdetto definitivo,
può restituirgli la dignità di
innocente. Cammina nervoso
dietro le transenne del pubblico.
È ancora un imputato. Si sforza
di sorridere. Lo circondano amici,
assistenti sociali. Alcuni uomini e
donne in borghese lo controllano
a distanza. Saluta tutti, piegando
leggermente la testa. Concede
qualche abbraccio, stringe delle
mani. Anche all'ambasciatore
Giuseppe Cassini, l'uomo che nel
lontano 1997 lo ha portato in
Italia e che considera il
responsabile di tutti i suoi guai.
Hashi Omar Hassan lo guarda
mentre il diplomatico depone
come testimone, spesso stizzito
per le domande incalzanti che gli
vengono rivolte. dice con un filo
di voce, «ha organizzato la mia
trappola. Ma non gliele voglio. A
me basta che dica la verità. Sono
fatto così». E qua! è la verità «Il
mio accusatore, Gelle, l'ha detta
sin dall'inizio. Il giorno stesso
della mia condanna in primo
grado telefonò ad un giornalista
della Bbc in lingua somala. Disse
che non avevo nulla a che fare
con il commando di killer. Che
non ero neanche sul luogo
dell'agguato. E che era stato
pagato per indicarmi come uno
dei responsabili del duplice
omicidio». Qualcuno ha
consegnato
l'audio di questa telefonata «So
che è stata fatta analizzare da un
perito. Però non ha Questo non è
bastato a scagionarla. «Forse non
gli hanno creduto. Adesso però
Gelle, da quello che mi risulta,
l'ha ripetuto ai giudici della
procura di Roma che sono andati
in Perché avrebbe cambiato
versione «Non lo so. Credo che
non se la sentisse di aver
contribuito a far condannare un
innocente». Ora Gelle dovrà
testimoniare davanti a questa
Corte. Cosa gli chiederebbe se
EDITORIA
Dicevano che c'erano due
testimoni che mi accusavano. In
che senso «Mi mettevano in una
stanza, poi un'altra. Uscivano ed
entravano». Può essere normale.
L'hanno messa a confronto con
questi due testimoni «No, mai.
Mi hanno affiancato un avvocato
d'ufficio italiano e un interprete.
ROMA «Questura Roma vieta
Dopo un lungo interrogatorio, mi
presidio Fnsi-Articolo21
hanno portato nel carcere di
domattina (oggi, ndr), ingresso
Regina Coeli. Alcuni giorni dopo
Vaticano, contro processo a me e sono stato ascoltato dal pm e poi
Fittipaldi». Lo scrive il
ancora dal gip che alla fine ha
giornalista Gianluigi Nuzzi su
confermato l'arresto. Dopo un
Twitter in merito all'iniziativa in anno c'è stato il processo e sono
programma oggi lungo le mura
stato condannato». Secondo
vaticane fuori dalla Porta del
leiperché avrebbero pagato Gelle
Perugino, in sostegno dei due
«Per coprire gli assassini di Ilaria
cronisti proprio nel giorno della
e Mir an». Lei sa chi sono i loro
nuova udienza del processo che li killer «No. Magari lo sa chi ha
vede coinvolti. Nuzzi aggiunge al pagato il mio accusatore. È la
messaggio l'hashtag
stessa persona che sa perché sono
"#mancoiniran". La Fnsi,
stati uccisi». Cosa si diceva in
l'Usigrai e Articolo 21 fanno
Somalia «Tutti dicevano che
sapere quindi che «esprimeranno, l'agguato era stato fatto per
nelle forme opportune e nel
mettere a tacere due giornalisti
rispetto della legge, la loro
che avevano scoperto qualcosa di
vicinanza ai colleghi in
grosso, di compromettente». E
occasione della nuova udienza
cosa avrebbero scoperto, secondo
del processo Vatileaks». «Il
lei «Non lo so. So che sono morti
diniego dell'autorizzazione da
per il loro lavoro». In tutti questi
parte della Questura ad un
anni si sarà fatto un'idea. «Nel
presidio davanti al tribunale
1994 in Somalia non si
vaticano—osservano Raffaele
ammazzava una donna. Mai. Se
Lorusso, Giuseppe Giulietti e
l'hanno fatto vuoi dire che
Vittorio Di Trapani, segretario
dovevamorire».
generale e presidente della Fnsi e
segretario deU'Usigrai—non può
far venir meno il dovere di essere
vicini a due colleghi coinvolti in
un processo sbagliato e
ingiusto».
LA POLEMICA Processo
Vatileaks vietato il presidio
dei giornalisti
avesse la possibilità di
incontrarlo «Gli chiederei chi l'ha
pagato per raccontare questa
enorme bugia». E chi lo avrebbe
pagato «Gelle sostiene di essere
stato pagato dall'ambasciatore
Cassini e da "Washington", il
diplomatico somalo-tedesco che
aveva rintracciato me e altri 10
somali, quelli poi venuti in Italia
per le violenze subite dai soldati
italiani inquadrati nell'Unisoni».
Cosa è accaduto quando è
arrivato in Italia «Ho
testimoniato davanti alla
Commissione Gallo che indagava
su queste violenze; poi mi hanno
portato subito in alcuni locali che
ho saputo dopo essere gli uffici
della Digos». Cosa le hanno
contestato?«
SOLDI PER MENTIRE Gelle
disse già anni fa che non
c'entravo nulla e che era stato
pagato per indicarmi come uno
dei responsabili VOGLIO
INCONTRARLO Cosa gli
chiederei se avessi la
possibilità di incontrarlo? Chi
gli ha dato denaro per
raccontare questa bugia
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IL MOVENTE In Somalia
tutti dicevano che erano stati
eliminati perché avevano
scoperto qualcosa di grosso, di
compromettente
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II somalo Hashi Omar Hassan
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ROMA La polizia: "È a rischio la
sicurezza"Vatileaks, l'ultimo bavaglio:
vietato il sit-in di solidarietà per Nuzzi
e Fittipaldi
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O VIETATO manifestare in zona Vaticano. Così si sono sentiti
rispondere gli attivisti di Articolo 21 alla richiesta di effettuare un
presidio in occasione della nuova udienza del processo Vatileaks a
carico di Gianluigi Nuzzi ed Emiliano Fittipaldi, i due giornalisti
accusati di violazione di segreto di Stato per aver utilizzato
informazioni uscite dalla Santa Sede per libri e articoli sugli scandali
vaticani. Questa mattina alle 10, infatti, i due cronisti saranno in
Vaticano per una nuova delicata udienza del processo in cui rischiano
una condanna fino a otto anni. "Noi volevamo fare un sit-in di
solidarietà dalla partedi Porta Cavalleggeri, senza corteo o slogan, ma
solamente con l'esposizio- I due giornalisti accusati Ansa ne di qualche
cartello. La Questura di Roma, invece, ci ha negato l'autorizzazione
affermando che per motivi di sicurezza in tutta l'area non è possibile
organizzare alcun tipo di manifestazione", racconta la portavoce di
Articolo 21, Elisa Marincola. I promotori erano disposti anche a
spostarsi un po' più lontano, ma per la questura nessun luogo andava
bene. "Noi però domani ci saremo lo stesso", fa sapere il presidente
della Federazione nazionale della stampa, Beppe Giulietti. "Non
violeremo alcuna legge, ma è assurdo che non si possa manifestare
pacificamente nei dintorni del Vaticano, in territorio italiano, contro un
processo assurdo", continua Giulietti. Così questa mattina in piazza ci
saranno anche Fnsi e Usigrai. "Ci appelliamo a Papa Francesco",
aggiunge Marincola, "perché possa intervenire motuproprio per porre
fine a questo processo che è un processo solo ed esclusivamente contro
la libertà di stampa". GIANLUCA ROSELLI
EDITORIA
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Chi ci fa il Festival In
ginocchio da Fedez II
giornalismo a lezione dal
rapper querelante di
FILIPPO FACCI Oggi
inizia il Festival del
Giornalismo di Perugia,
ineffabile manifestazione
internazionale e clamoroso
frullato di ego della
categoria. Ci siamo stati
varie volte e ci siamo
sempre divertiti un sacco grazie, davvero - ma è
anche la ragione per cui
qualsiasi cosa scrivessimo,
ora, verrebbe letta come un
rodimento per il segue a
pagina 6
La polemica Al Festival del
giornalismo c'è Fedez Non i
giornalisti che lui querela
Fedez [Fotogramma]
u! segue dotta prima
FILIPPO FACCI
(...) nessun giornalista di
Libero è stato invitato: ma
correremo il rischio. Solo una
notarella, comunque. Colpisce
anzitutto che al Festival (del
giornalismo, non al
Festivalbar) risulti invitato
uno come Fedez, il rapper per
bambine, quello che per un
pugno finisce all'ospedale in
carrozzella, quello che - per
quel che ci importa ora - ha la
spiacevole abitudine di
querelare proprio i giornalisti
e chieder loro spaventosi
risarcimenti danni. La sorte
EDITORIA
maldestra, oltretutto, vuole
che nessuno dei giornalisti
querelati da Fedez sia stato
invitato al Festival (del
giornalismo, ripetiamo) e a
noi, insomma, non pare
bello. Anche perché non è
che gli organizzatori si
sono sforzati di giustificare
la presenza del ragazzetto
inventandosi
un'improbabile chiave
giornalistica: il titolo del
dibattito con Fedez è «Tra
musica, parole, social e
attivismo» (traduzione:
nulla) e non è neanche un
dibattito perché a
intervistarlo c'è una
persona sola, peraltro
sprovvista della qualifica di
maestra d'asilo come la
platea renderebbe
necessario. Pare difficile,
insomma, che a Lucia (è il
cognome di Fedez) venga
chiesto
conto delle sue sciocchezze
sulla «libertà di espressione»
abbinate a querele da
200mila euro a botta.
Difficile, pure, che venga
chiamato a rispondere di
quando definì «un chiaro
esempio di repressione,
disinformazione e
limitazione della libertà di
espressione» quello che i
giornalisti (più o meno tutti)
scrissero su di lui dopo le
incursioni milanesi che i
NoExpo fecero nel maggio
scorso, quando - dopo che i
Black Block avevano fatto le
prime devastazioni, in attesa
di consacrarsi il giorno dopo
- il ragazzetto disse che «i
danni dei NoExpo sono poca
cosa in confronto alle
infiltrazioni mafiose e alle
speculazioni economiche di
Expo», «gli edifici imbrattati
sono proteste, non
vandalismo». Roba così. Va
bene, capito, richiudiamo le
porte dell'asilo. Il punto
infatti è anche un altro, ed è
un pizzico più serio. Al
Festival, un
Pag.
11
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dibattito sulle querele ci
sarebbe (c'è) ed è questo:
«Querele, minacce e protezione
delle fonti a rischio: attacco al
giornalismo».
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maggiormente risarcite, e
con tempi più céleri) e il
Messaggero pubblico
un'altro monitoraggio fatto
da Roberto Martinelli. Le
uniche proposte di legge
Ma è una cosa diversa e
vennero dai Radicali e da
molto specifica, e lo si
Italia. Da allora le
evince anche dagli ospiti: è Forza
sentenze per diffamazione di
un «panel» più mirato al
tutti contro tutti (e la querela
giornalismo d'inchiesta
come strumento di
fatto da precari o freelance pressione) sono solo
(che sono il futuro del
aumentate: ormai è una
giornalismo, beninteso) e
prassi comune, persinò uno
alle loro spalle scoperte in come Fedez querela i
caso di minacce, sequestri giornalisti. E l'impressione è
pretestuosi, necessità di
che ora, finalmente, una
proteggere le fonti e poi
certa fazione col complesso
dei migliori se ne sia
naturalmente sì, querele
finalmente accorta, perché il
temerarie e richieste
problema, da una diversa
risarcitorie. Oddio, il
prospettiva, riguarda anche
parterre è un po' di parte,
loro. Dunque ne parleranno
come testimonia la
al Festival: tra di loro, con
presenza al dibattito di
sottofondo musicale di
Peter Gomez (un amico,
Fedez. Musicale si fa per
ma non propriamente un
dire.
nemico dei querelanti più
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———
potenti di questo Paese, i
magistrati) oppure la
presenza del faziosissimo
Giorgio Mottola,
collaboratore di Sabina
Guzzanti nell'inguardabile
film «La trattativa» e
coautore di «Processo allo
Stato» che è un altro libro
con prefazione di Antonio
Ingroia e che riassume «la
trattativa» secondo Antonio
Ingroia. Poi al dibattito ci
sono altri valevoli colleghi
che non si tratta - figurarsi
- di giudicare o inquadrare,
ma che di base parleranno
tra di loro, delle cose loro e
di pensano - forse sono nati
con loro. Ora: la prima
inchiesta in assoluto sul
tema della diffamazione a
mezzo stampa, nel 1998, la
scrissi io: 9 puntate, 60.277
battute. Seguì un servizio
di Panorama e del Foglio,
cartaccia di centrodestra.
Intervenne anche la Fnsi.
Pubblicai i monitoraggi del
professor Vincenzo ZenoZencovich (che
evidenziavano le categorie
che querelavano di più, che
venivano
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Piccoli lettori
comprano, ma
con poca
fantasia
BOOK FAIR La Fiera del Libro per ragazzi di Bologna
» ELISABETTA AMBROSI a
letteratura per ragazzi di quando io
stesso ero un ragazzo era ricchissima
di luoghi, personaggi, avventure e
immaginari che non potevano essere
più diversi tra loro. C'erano le giungle
di Tarzan e i mari orientali dei pirati.
C'era il West e le astronavi. C'erano
l'Africa nera e la Terra del Fuoco,
l'Antartide con basi militari perdute e
mostri di Frankenstein che vagavano
tra i ghiacci; i vicoli di Praga dove ci
si poteva imbattere in un Golem, un
vampiro o un alchimista pazzo. E stata
invece la convergenza dei contenuti su
diversi media 0ibri, televisione,
cinemae videogiochi) a ridurre le
esperienze di oggi a pochi, pochissimi
brand: un terzo delle prime cento
posizioni sono occupate dall'utopia
futuristica di Divergent, dal Regno
della Fantasia di Stilton e dai ghiacci
di Frozen (800.000 copie vendute). Un
altro terzo da storie ambientate in
luoghi che paiono reali, salvo che non
c'è modo di raggiungerli per davvero:
il deserto del Piccolo Principe, la città
americana neutra della Schiappa o
della Scuola Media di Patterson, la
campagna inglese trasfigurata di
Peppo. Pig. L'ultimo terzo è occupato
dadue serie, dove c'è sì unpizzico di
mondo reale - New York, Londra- che
però viene subito cancellato dal
EDITORIA
passaggio al mondo magico:
gli Dei dell'Olimpo di Percy
Jackson e la scuola di magia di
Harry Potter. Sono quasi
novanta libri per conoscere
nove mondi diversi. D'altronde
oggi è più facile catturare un
ragazzo se l'universo narrativo
è rapido, generico, non storico,
magico, e politicamente
corretto". A RACCONTARE
il passato e il presente della
letteratura per ragazzi è
Pierdomenico Baccal ario,
prolifico scrittore di libri per
bambini e adolescenti. Lo
faanche in un rapporto
presentato alla Bologna
Children's Book Fair, in corso
in questi giorni (edoveoggi
verrà consegnato il primo
premio Strega Ragazzi). A
Bologna si analizzano le
parole chiave e le quattro
tendenze di un mondo
editoriale in crescita:
"Tengono i libri cartacei
rispetto al digitale, esplode il
'Middle Grade', il ritorno della
fantascienza e la fine della
divulgazione tradizionale". In
altre parole, si leggono più
libri, mentre si afferma il ruolo
dominante dei Middle Grade, i
lettori tra i 9 e i 12 anni che a
differenza dei pre-school (che
leggono libri tratti
dapersonaggi tv, daPeppa
PigaMasha e Orso,
passandopergliOctonautsnelRe
gno Unito o i Lapins Cretins in
Francia) sono i primi lettori
consapevoli. Proprio dalle loro
storie, tra l'altro, sono
realizzate opere cinematografiche, basti pensare ai film tratti
da Robert Dahl, al successo
planetario del fi\m Piccoli
Brividi, alla saga di Darkmouth,
"un po' western, un po' horror,
un po' fantascienza". E proprio
la fantascienza sta tornando di
grande interesse: il primo
fenomeno è quello della saga
The Expanse di James S.S.
Corey, dove non mancano sesso
e violenza sullo stile del Trono
di Spade, poi c'è la trilogia di
Star Wars, e il suo sterminato
indotto letterario da 120 milioni
di copie. La parola chiave
dell'editoriaper ragazzi è,
invece, IP, ovvero Intellectual
Property: una sigla che
definisce, nel suo insieme, un
mondo narrativo visto in tutte le
sue potenzialità (e che gli editori
sono sempre più interessati a
controllare, perché può
diventare film, videogioco,
merchandising), spesso legato
all'avvento di nuove^àctory di
produzione di best-seller,
attraverso collettivi di scrittori
che lavorano, più che aun
singolo episodio, agenerare le
regole del mondo in cui le storie
saranno ambientate. "La Marvel
comics", spie-
ga Baccalario, "è il perfetto
esempio di quale potere
scaturisca dal possedere
completamente i diritti di una
IP. Possono venderne i diritti al
cinema, ai romanzieri, e intanto
continuare a inserire nei loro
meccanismi di produzione di
fumetti nuovi scrittori e
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disegnatori". Ma lavorano in
questo modo "transmediale"
anche l'Atlantyca Entertainment,
che controlla la IP Geronimo
Stilton, un colossale
brand che ha al suo attivo due
serie di cartoni animati,
centinaia di libri e oltre cento
milioni di lettori nel mondo e
la Rainbow, di Iginio Straffi,
che dopo aver raggiunto il
successo internazionale con i
cartoni delle Winx, si sta
sempre più interessando alla
realizzazione di libri tratti
dalle sue IP. È UN MODO di
realizzare libri, però, che
rischia di spingere l'editoria ad
accodarsi alle
grandi mode planetarie
dell'intrattenimento (vampiri,
maghi, zombie, principesse),
perdendo la voglia di dare ai
suoi lettori qualcosadi unico e di
diverso. Qual è allora la
stradache dovrebberopercorrere
allora gli editori? "Rischiare,
puntare sulle nicchie, produrre
qualcosa di bello che non sia
necessariamente anche 'alla
moda', soprattutto tornare al
territorio".
Si tiene
tutto
L'editoria
per ragazzi,
le idee
narrative in
tutte le sue
potenzialità:
libri, film,
cartoni,
merchandisi
ng
InEmiHafino a
domani n
Children
Book's Fair,
dedicato al
mondo della
produaone
Tads and
young" è uno
dei più
importanti
appuntamenti
del settore
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L'Agenzia delle entrate ha aggiornato la dichiarazione sostitutiva per
Canone tv, ampliati gli eredi Spazio per i non appartenenti alla
famiglia anagrafica l'esenzione
DI GIORGIA PACIONE Di BELLO 11 canone tv si apre a soggetti non appartenenti alla
stessa famiglia anagrafica. L'erede del defunto potrà infatti inserire, nel modello di
dichiarazione sostitutiva relativa al canone tv, anche un soggetto non appartenente alla
stessa famiglia anagrafica del defunto, a cui è intestata l'utenza elettrica. Novità, data
dall'Agenzia delle entrate il 4 aprile tramite l'aggiornamento riguardante la dichiarazione
sostitutiva relativa al canone di abbonamento alla televisione per uso privato. I
cambiamenti apportati si possono trovare sia all'interno delle istruzioni sia nel modulo da
compilare per dichiarare il non possesso di un apparecchio televisivo atto alla ricezione
delle trasmissioni radiotelevisive. Nelle istruzioni, alla pagina due, nella sezione del
quadro B inerente alla «dichiarazione sostitutiva di una presenza di altra utenza elettrica
per l'addebito del canone» hanno aggiunto che «nel caso di dichiarazione presentata
dall'erede, il titolare dell'utenza elettrica su cui il canone è addebitato può non far parte
della stessa fami-enzia glia anagrafica del deceduto. È il caso, ad esempio, in cui non ci
sono familiari coabitanti del deceduto e l'erede non coabitante è titolare di altra utenza
elettrica residenziale su cui è dovuto il canone». Sempre in relazione all'erede, nella
stessa sezione, si è aggiunto che questo potrà compilare questa sezione dichiarando che il
pagamento del canone tv, addebitato nella bolletta elettrica, dovrà essere addebitato al
titolare dell'uten za elettrica, che potrà essere o egli stesso o un altro soggetto non facente
parte della stessa famiglia anagrafica. Di conseguenza, nel quadro B andrà indicato il
codice fiscale del soggetto a cui è intestata l'utenza elettrica e a cui il canone sarà
addebitato. Proprio in virtù di questa modifica sono state tolte dal periodo le parole «del
componente della stessa famiglia anagrafica», visto che il soggetto può anche non
appartenere alla stessa famiglia anagrafica. Questa modifica si ripercuote anche sul
modello precompilato della dichiarazione sostitutiva relativa al canone di abbonamento
alla televisione per uso privato nell'aggiunta della nota numero 4 nella sezione «dichiara»,
presente nel quadro B. ———©Riproduzione riservata——H
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TELE-VISIONI Luca Mercalli, da climatologo tv (Rai3) a militante politico
DI GIORGIO PONZIAMO Luca
Mercalli da climatologo televisivo
(Scala Mercalli, Rai3) a militante
politico. Ha realizzato un video-spot
per il comitato per il No al
referendum costituzionale. Drastico
il giudizio sulla riforma RenziBoschi: «Non facciamoci rubare gli
ultimi spazi di sovranità popolare.
Dobbiamo difendere ciò che rimane
della democrazia». Angelo
Guglielmi, per sette anni, dal 1987 al
1994, direttore di Rai3, non nasconde
il suo pessimismo: «Finché la Rai
non si trasforma in una grande
azienda di produzione culturale, puoi
chiamare a Viale Mazzini anche
Gesù ma non risolvi niente». E
boccia senza appello il nuovo dg,
Antonio Campo Dall'Orto: «Mi è
parso un uomo di nessun interesse e
di totale inconsistenza. Non solo
povero di idee, ma anche un po'
gradasso». Giuseppe Cruciani (La
Zanzara, Radio24) e le sue interviste
irriverenti. Stuzzica il politologo
americano ma ormai con solide
radici in Italia, Edward Luttwak, e ad
uscirne massacrato è Gino Strada,
fondatore di Emergency: «Strada è
quello che gestiva l'ospedale in
Afghanistan ed era fiero di curare i
talebani che poi uscivano
dall'ospedale e ammazzavano di
nuovo. Per lui tutto è uguale, lo stato
islamico è uguale alla croce rossa
svedese. Per lui non ci sono terroristi.
Ai tempi del comunismo li
chiamavano utili idioti». Kaley
Cuoco, tra le attrici più pagate della tv
americana, protagonista di The Big
Bang Theory, sit-com in onda in Italia
su Premium-Joi (Mediaset) ha postato
su Instagram una foto in cui imbraccia
un fucile, interpretata come
un'adesione a chi negli Usa è
favorevole al libero commercio delle
armi. Fan divisi tra favorevoli e
contrari con in più qualcuno che
avanza l'ipotesi di un (discutibile)
coup de théâtre per fare parlare di sé e
del suo programma. Gigi Proietti tiene
famiglia. È tornato in tv (Rail, tutti i
martedì, da ieri sera) con la seconda
serie di Una pallottola nel cuore, in
cui interpreta la parte di un giornalista
che si occupa di cronaca nera e risolve
casi controversi. Al suo fianco ha
voluto la figlia, Carlotta Proietti, e il
regista Luca Manfredi ha risposto
signorsì. La fiction potrebbe non
essere il solo impegno televisivo di
Gigi Proietti: «Esiste la possibilità»,
dice, «per
EDITORIA
adesso solo a livello embrionale, di
realizzare un one man show di cui sarò
protagonista».
Myrta Merlino e le grandi manovre
Mediaset per il palinsesto d'autunno.
CanaleS la vorrebbe alla conduzione
di Domenica Live, al posto di Barbara
D'Urso, che continuerebbe ad
occuparsi di PomeriggioS, ma
l'ingaggio è complicato perché la
Merlino è sotto contratto con La7 fino
al 2018. A meno che l'editore Urbano
Cairo non accetti una sorta di
scambio, prendendosi da Canale5
Luca Telese. Il quale sarebbe
sostituito alla conduzione di Matrix
da Giovanni Minoli, che farebbe così
una clamorosa rentrée televisiva.
Anche Federica Panicucci dovrebbe
lasciare Mattino Cinque per essere
promossa in prima serata. Luca
Zingaretti in versione export col suo
Commissario Montalbano. La fiction
è stata la più venduta a Screenings,
meeting in cui la Rai propone i suoi
programmi alle tv straniere (questa
ventesima edizione si è svolta a
Matera). Dopo il commissario ideato
da Andrea Camilleri le serie più
gettonate sono state Non uccidere,
Lea, Luisa Spagnoli, II Paradiso delle
signore e la nuova fiction II Sistema.
Carlo Freccero, una vita dedicata alla
tv, ora consigliere d'amministrazione
Rai, se la prende coi reality, e quindi
indirettamente con la concorrenza
Mediaset: «Una
volta i reality erano divertimento,
oggi sono esibizione di miserie.
L'isola dei famosi, C'è posta per te,
Ciao Darwin: li guardo per vedere
fino a che punto è arrivata la nostra
società, come se leggessi un capitolo
de / miserabili di Victor Hugo». Raf
fael la Carrà e le gaffe a The Voice
(Rai2). Introduce un concorrente
filippino col saluto: Salani aleikum. E
lui rimane interdetto perché i filippini
non parlano l'arabo. Non basta. Dice:
«Nelle Filippine la maggioranza della
popolazione è musulmana». Peccato
che l'81% sia cattolica. Mentre a
un'iraniana ricorda che in Iran le
donne non guidano l'auto e la
concorrente strabuzza gli occhi. È in
Arabia Saudita che le donne non
possono mettersi al volante, in Iran
guidano senza problemi. LaRaffa
nazionale incespica. Licia Colò,
esiliata a Tv2000, la televisione dei
vescovi, col suo programma II mondo
insieme, diventa testimonial di
CoReVe, consorzio che ricicla il
vetro. Nello spot è in compagnia di un
gatto, a cui si
rivolge: «Dicono che tu abbia tante
vite, ma il vetro ne ha infinite». È
davvero scesa dal Kilimangiaro.
Roberto Marchetti e Massimo Vari
sono gli animatori del nuovo
Morning Show su Radio Globo
(l'audience prevalente è a
Roma e nel Lazio). Il patron
della radio, Bruno Benvenuti,
ha deciso di proporre, insieme,
i due più popolari conduttori
della sua emittente per tentare
di calamitare ascolti di prima
mattina e poi mantenere un
discreto livello di
fidelizzazione durate tutta la
giornata. Morning Show su
Radio Globo (l'audience
prevalente è a Roma e nel
Lazio). Il patron della radio,
Bruno Benvenuti, ha deciso di
proporre, insieme, i due più
popolari conduttori della sua
emittente per tentare di
calamitare ascolti di prima
mattina e poi mantenere un
discreto livello di
fidelizzazione durate tutta la
giornata. Laura Pausini e Paola
Cortellesi, nuova coppia su
Rail per tre puntate (il venerdì
sera). Sembrano tornati i tempi
del glorioso Studio Uno.
Hanno vinto la serata (del
debutto) con 5,7 milioni di
telespettatori (24,09%),
sconfiggendo (un po' a
sorpresa) Paolo Bonolis e il suo
superpromozionato Ciao
Darwin (5,1 milioni, 24,4%).
Pupo e l'appello alla Rai. È
stato per un paio di mesi ad
Agon Channel poi l'emittente è
entrata in crisi e lui s'è ritrovato
senza lavoro, perciò ha inciso
un disco e lo sta
promozionando. Ma il suo
obiettivo è riapprodare in tv:
«Spero di poter tornare a fare
qualcosa di interessante per la
Rai, con la quale ho un
rapporto molto bello e alla
quale sono molto affezionato».
Qualcuno a Saxa Rubra
risponderà all'appello? Twitter:
©gponziano ———
©Riproduzione riservata——H
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Roberto Napoletano
145.182
Alleanze. Oggi l'incontro tra i legali - Incrocio azionano e Premium ai francesi VivendiMediaset, accordo a un passo MILANO L'accordo Vivendi-Mediaset sembra ormai a un
passo. Dopo gli incontri di ieri, anche oggi secondo le indiscrezioni ci dovrebbe infatti
essere un incontro cruciale tra i legali dei due gruppi per definire gli ultimi aspetti
contrattuali. Se tutto andrà secondo le attese e se non ci saranno ostacoli in zona Cesarini,
tra MILANO L'accordo Vivendi-Mediaset sembra ormai a un passo. Dopo gli incontri di
ieri, anche oggi secondo le indiscrezioni ci dovrebbe infatti essere un incontro cruciale tra i
legali dei due gruppi per definire gli ultimi aspetti contrattuali. Se tutto andrà secondo le
attese e se non ci saranno ostacoli in zona Cesarini, tra domani e venerdì, invece,
dovrebbero essere convocati i consigli di amministrazione di Mediaset e di Vivendi per
l'approvazione dell'operazione. L'intesa (che prevede uno scambio azionario del 3,5% e il
passaggio di Premium ai francesi) sarà su tre livelli: pay tv, contenuti e distribuzione. Carlo
Festa" pagina 31 MILANO L'accordo Vivendi-Mediaset sembra ormai a un passo. Dopo gli
incontri di ieri, anche oggi secondo le indiscrezioni ci dovrebbe infatti essere un incontro
cruciale tra i legali dei due gruppi per definire gli ultimi aspetti contrattuali. Se tutto andrà
secondo le attese e se non ci saranno ostacoli in zona C Vivendi sarini, Andamento del titolo
a Parigi 21,0Variazione tra domani e venerdì, invece, dovrebbero ess 19,5 re c 18,0 nvoc
16,5 ti i 31/12/15 consigli 05/04/16 di ammin
Alleanze. Vicino l'annuncio, salvo slittamenti alla prossima settimana: incrocio
azionario e Premium ai francesi Vivendi-Mediaset, accordo a un passo Oggi incontro tra
i legali di Chiomenti e Carnelutti - Attesa per la convocazione dei Cda
Carlo Festa v L'accordo VivendiMediaset sembra a un passo. Dopo
gli incontri di ieri, anche oggi
secondoleindiscrezionici dovrebbe
infatti essere un incontro cruciale trai
legali per definire gli ultimi aspetti
contrattuali. Se tutto andrà secondo
le attese e se non ci saranno ostacoli
in zona Cesarini, tra domani e
venerdì, invece, dovrebbero essere
convocati i consigli di
amministrazione di Mediaset e di
Vivendi per l'approvazione
dell'operazione. Se questa sembra la
probabile tempistica, che resta
ancora soggetta a possibili
slittamenti, l'impalcatura finanziaria
dell'operazione sembra già decisa.
Tutto ruoterà attorno allo scambio
azionario del 3,5 per cento di
Vivendi e di Mediaset, tramite il
quale sarà cementata l'alleanza. La
quota di Vivendi vale 870 milioni,
quella di Mediaset 150 milioni. La
differenza di capitalizzazione sono
dunque circa 700 milioni, quindi più
o meno il valore dell'89% della
piattaforma a pagamento in mano a
Cologno. Infatti Mediaset Premium
sarebbe stata valutata
complessivamente circa 800 milioni
di euro, compresa la quota dell'n per
cento di Telefonica (valore 100
milioni). Al termine dell'operazione
Vivendi rileverà tutta Premium,
salendo al 100 per cento e comprerà
anche la quota di Telefonica
liquidando il gruppo iberico.
Quest'ultima, in base ad accordi
contrattuali con Mediaset, può infatti
cedere la sua quota in caso di
ingresso di soggetti terzi.
La galassia Bolloré LE PRINCIPALI PARTECIPAZIONI
Italiane Straniere Mediobanca Socfin Group BigBen
Interactive Gaumont Vallourec 7,94% 14,5% 38,7%
21,4% 9,6% 1,6% Canal vivendi Vivendi Universal Music
TELECOM ITALIA Fonte: Documenti aziendali Telecom
C'è, invece, da dare qualche
dettaglio in più sul piano di
alleanza industriale studiato da
Pier Silvio Berlusconi e dal
management di Vivendi. L'intesa
sarà su tre livelli: pay tv, contenuti
e distribuzione. Con l'acquisizione
di Premium Vivendi punta a
riunire in un'unica piattaforma
europea le sue tv a pagamento:
cioè Canal+ e a questo punto Pre
EDITORIA
IL PIANO INDUSTRIALE Secondo
il progetto presentato da Tarak Ben
Ammar l'obiettivo sarebbe creare una
United Artists europea anti-Netflix
mium. L'operazione di
consolidamento dovrebbe permettere
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Roberto Napoletano
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alla nuova realtà di avere
maggiore potere contrattuale
nella negoziazione dei diritti, ad
esempio sul calcio, con la
copertura di più aree
geografiche. Ma la vera novità
sarà sul lato dell'alleanza con
Mediaset sulla produzione dei
contenuti e sulla distribuzione.
Le piattaforme che verranno
costituite saranno infatti aperte
ad altri soggetti europei attivi
nella produzione di contenuti, in
modo da creare una grande
alleanza di produttori. Il piano
che avrebbe in mente Tarak Ben
Ammar, l'imprenditore che sta
consigliando la famiglia
Berlusconi e anche Vivendi sul
dossier, sarebbe quello di creare
una sorta di United Artists
europea, una grande casa di
produzione capace di contrastare
quello che ormai è considerato
l'antagonista numero uno nel
settore dei contenuti e della
distribuzione degli stessi: cioè
l'americana Netflix. Tanto che la
stessa piattaforma distributiva di
Mediaset e Vivendi (che per ora
accoglierebbe Watchever in
Germania e Infinity in Italia e
Spagna) sarebbe aperta
all'ingresso di altri gruppi
europei con l'apporto delle
attività nel settore. Entro il fine
settimana (dopo gli incontri di
oggi tra i legali delle parti
impegnati sui contratti, cioè
l'avvocato Luca Fossati di
Chiomenti e Nicolò Bastianini di
Carnelutti) si attende il via libera
al progetto.
EDITORIA
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L'accordo. A giorni la sigla
dei contratti che prevedono
uno scambio di quote del
3,5% e il passaggio della pay
tv del Biscione ai francesi
Pronta l'alleanza
Bolloré-Berlusconi
mentre Telecom è
attaccata da Enel
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
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Pier Silvio Berlusconi
SARABENNEWITZ GIOVANNI PONS
MILANO Ormai è conto alla rovescia per
l'accordo quadro tra Vivendi e Mediaset
che sancirà un'alleanza di ampio respiro
tra i due gruppi. E che potrebbe essere il
primo passo per un successivo passaggio
di mano del gruppo televisivo fondato da
Silvio
EDITORIA
Berlusconi. L'accordo messo a
punto da Luca Fossati per lo studio
Chiomenti e dallo studio Carnelutti
ruota intorno a uno scambio di
partecipazioni del 3,5% tra Vivendi
e Mediaset, con contestuale nomina
di un amministratore nei rispettivi
consigli di amministrazione. Un
uomo indicato da Vincent Bolloré
entrerà nel cda di Cologno Monzese
e
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dall'altra parte toccherà a Pier
Silvio Berlusconi far parte del
Consiglio di sorveglianza di
Vivendi. Al gruppo francese,
inoltre, verrà conferito il 100% di
Mediaset Premium, la pay tv che fa
concorrenza a Sky ma che ha i conti
strutturalmente in rosso. Nella
sostanza Mediaset si toglie dal
bilancio la zavorra della pay tv che
sta incontrando crescenti difficoltà.
Fatti due calcoli, ai valori di Borsa
di ieri, il 3,5% di Vivendi vale 867
milioni di euro mentre il 3,5% di
Mediaset 143 milioni. La differenza
è rappresentata dall'89% di azioni
Premium che vengono così valutate
724 milioni di euro, per un valore
complessivo dell'azienda
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
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tempistica ben definita entro la
quale Infinity ( Mediaset ), Canal
Play (Canal Plus), Watchever
(Vivendi in Germania) e forse
anche l'Over thè top di Telefonica
dovranno mettersi insieme, con il
contributo anche di due o tre
grandi major holliwodiane
interessate a contrastare Netflix.
«Gli azionisti di Cologno posso
no ipotizzare che prima o poi il
colosso francese possa aumentare
la sua partecipazione come ha
fatto con Telecom Italia»,
aggiunge Cecchinato. Tutti si
stanno chiedendo se l'alleanza
andrà a impattare anche sulla
stessa Telecom. Ciò non è
previsto dai contratti ma è chiaro
che Vivendi, azionista al 24,9%
di Telecom, potrebbe spingere
di 813 milioni. Telefonica,
Premium sempre più nelle braccia
titolare dell'altro 11%, conferirà
anch'essa le sue azioni in cambio della società telefonica per
stimolare la vendita di nuove
di titoli Vivendi. Mediaset e
connessioni attraverso contenuti
Vivendi pescheranno i titoli
oggetto di concambio dal bacino proprietari. Andando così a
delle azioni proprie: per l'azienda intaccare gli accordi esistenti con
presieduta da Fedele Confalonieri Sky e Netflix. Telecom ha infatti
l'assemblea ha già autorizzato l'ac l'esigenza di contrastare con forza
l'ingresso nel mercato dell'Enel,
quisto e la vendita di tali azioni
che sta per annunciare un piano in
mentre per la società francese
grande stile per posare la fibra
l'assemblea del 21 aprile sancirà le ottica nelle aree dove Telecom è
modalità tecniche del concambio.
già presente. Con Enel si sono già
«Il conferimento di Mediaset
schierate sia Vodafone che Wind,
Premium a Vivendi è positivo per
e in prospettiva anche Fastweb
la società italiana perché
deconsolida le attività che bruciano sarà della partita per completare
la copertura sul territorio della
cassa, come Mediaset Presua rete già molto capillare. L'ad
Fastweb Alberto Calcagno ha
Fastweb investirà altri di
annunciato ieri il potenziamento
500 milioni per portare della propria rete in fibra
la copertura della rete al portando fino a 200 megabit la
di connessione in 30 città
50% della popolazione velocità
italiane entro il 2016 (60 nel 2017
e 100 nel 2018). E con un
investimento di 500 milioni
Fastweb conta di arrivare nel
Vincent Bollorè mium e i diritti del
2020 a una copertura del 50%
calcio, e libera risorse da reinvestire
della popolazione. Tutte notizie
nella tv generalista che da sempre fa dolorose per Telecom.
utili e che è il suo core business»,
eftlPROOUZIONE RISERVATA
spiega Alberto Cecchinato, analista
U QUOTA Vivendi e Mediaset
si scambieranno un pacchetto
pari al 3,5% attingendo al
giardinetto di azioni proprie che
le due aziende media già
controllano, diventando sode
IA VANTAZIONE Per colmare
la differenza di valore tra
Mediaset (4 m ld) Cologno
conferirà il suo 89% di
Premium ai francesi ricevendo
in cambio azioni per oltre 700
mln di euro IA VANTAZIONE
Per colmare la differenza di
valore tra Mediaset (4 m ld)
Cologno conferirà il suo 89% di
Premium ai francesi ricevendo
in cambio azioni per oltre 700
mln di euro
finanziario di Fidentiis. «Al momento
è invece difficile stimare se ci siano,
e di quali entità, i vantaggi di
Vivendi, nel mettere insieme
Mediaset Premium e Canal Plus».
L'alleanza ha inoltre un forte coté
industriale poiché Mediaset e Vivendi
uniranno le forze per produrre
contenuti originali da veicolare sia
sulle loro pay tv (Premium sarà
gestita interamente dai francesi) sia
su una piattaforma on demand di
nuova costituzione che nelle
intenzioni dovrà cercare di frenare
l'a-
vanzata di Netflix nel Sud Europa.
Nei contratti vi è infatti una
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————— ——————————————_t_jjJJ>lJj_J_jLAJ^_U_
———————————————'————— Da questo punto di vista quindi è del
tutto improprio parlare di alleanza fra i due gruppi Vivendi pesa sei volte Mediaset
Intanto in Francia si pensa a ri-nazionalizzare le tcl
viene concesso un ruolo nella
migliore delle ipotesi non
completamente marginale ma
sicuramente secondario. La
seconda considerazione è che
quello che avviene tra Vivendi e
Mediaset riguarda molto da vicino
quello che avviene tra la stessa
Vivendi e Telecom Italia.
L'operazione di Vivendi su
Telecom Italia ha dei contorni
misteriosi sia perché, ripetiamo,
Vivendi sarebbe in teoria una
media company pura, sia perché,
sempre in teoria, il futuro sarebbe
un consolidamento tra operatori
telecom europei, sia perché, infine,
Orange non ha fatto nessun
mistero di voler considerare un
matrimonio con Telecom Italia.
Quello che oggi è già chiaro è che
Vivendi ha occupato una posizione
strategicamente dominante dopo
l'acquisto del controllo di Telecom
Italia. È Vivendi che da le carte sul
mercato telecom/media italiano
potendo determinare in via
esclusiva i destini di Telecom
Italia e potendo fare sistema con
Mediaset dall'alto di una
capitalizzazione molto superiore,
una solidità patrimoniale
invidiabile e potendo trattare con
un partner che invece occupa una
posizione competitiva con diverse
ombre. L'unico soggetto che
potrebbe sedersi al tavolo con
Vivendi e provare, quanto meno, a
indirizzare la partita è il governo
italiano che finora per incapacità o
quelle nelle telecomunicazioni, per altro è stato completamente
diventare una società media pura.
assente. È davvero singolare
Nel portafoglio di Vivendi è
leggere, proprio in questi giorni,
sicuramente Telecom Italia
dei tentativi del governo francese
l'anomalia strategica, mentre
di indirizzare la fusione
Mediaset Premium sarebbe
l'investimento naturale. Mediaset,
alleandosi con Vivendi, uscirebbe
da un'impasse strategica che in
questo moment» la relega a fare
tra Bouygues Telecom e Orange
competizione a una Rai con decine (già France telecom). Il governo
di canali e più di un miliardo di
francese che ha il 23% dell'ex
euro all'anno assicurato dal canone monopolista Orange si sta
e dall'altra a un operatore leader
prendendo tutto il tempo
indiscusso nel segmento premium necessario per decidere perché non
del mercato. A questo punto ci
vuole che la sua quota si diluisca
sarebbero défie considerazioni da
troppo in un operatore che
fare. La prima è che il termine «
controllerebbe il 60% del mercato
alleanza» tra Mediaset e Vivendi è dopo una fusione che ridurrebbe i
improprio perché Vivendi oggi è
competitor da quattro a tre. Orange
grande quasi sei volte Mediaset. In vorrebbe comprare le attività
quasi tutti gli scenari possibili e
telecom di Bouygues, ma siccome
immaginabili a questo stadio delle quest'ultima si ritroverebbe con il
trattative questa alleanza sarebbe in 15% del nuovo soggetto e siccome
sostanza un'acquisizione di
il governo francese avrebbe una
Mediaset da parte di Vivendi in cui diluizione ritenuta eccessiva, allora
a Mediaset, o ai suoi azionisti
l'operazione forse non si fa e se si
italiani,
fa bisogna accontentare il governo
cambiando i
DI PAOLO ANNONI Secondo un
rumour riportato da Le Monde,
Vivendi avrebbe intenzione di
comprare il 3,5% di Mediaset con
lo scopo di acquisire
successivamente il controllo di
Mediaset Premium pagando in
azioni e cassa. Sempre secondo il
quotidiano francese, la mossa
sarebbe «assolutamente
amichevole» e Mediaset potrebbe,
a sua volta, comprare azioni di
Vivendi. I rumour su Telecom
Italia, Mediaset e dintorni fanno
un salto di qualità; fino a qualche
mese fa, lo scenario più probabile
era un «matrimonio di interessi»
tra Sky e Mediaset Premium. In
quest» scenario, Sky si sarebbe
messa al riparo dal pericolo di una
guerra di prezzi con Mediaset
dopo la perdita dei diritti della
Champions League, mentre
Mediaset avrebbe ottenuto una
quota, di minoranza, nel mercato
della pay per view abbandonando
una strada che si stava e si sta
rivelando molto costosa e dai
ritorni incerti. L'acquisizione del
controllo di fatto di Telecom Italia
da parte di Vivendi aveva da
subito fatto pensare a un'alleanza
con Mediaset. Vivendi ha venduto
tutte le partecipazioni, incluse
EDITORIA
termini per garantire alla Francia
un controllo che non possa essere
messe in discussione. Ricordiamo
che, secondo la legge francese, le
azioni degli azionisti locali
detenute da più di due anni contano
doppio. Quindi, siccome lo Stato
francese non venderà mai le sue
azioni pesano molto di più del
23%. La conclusione dell'Ft di ieri
era che «sembra che lo Stato
francese stia silenziosamente
riprendendo il controllo delle
telecomunicazioni francesi».
Mentre il governo francese
controlla le sue telecom noi
facciamo fare al mercato....
Vorremmo infine
fare una puntualizzazione su
Mediaset; ognuno può pensare
quello che vuole su Berlusconi,
ma il sistema «Italia» aveva una
presa abbastanza chiara sul
gruppo e diversi contro pesi
come hanno dimostrato la storia
e la cronaca recenti. Questo
accadeva perché Berlusconi era
italiano e aveva aziende italiane
che sviluppavano le loro attività
in Italia. Siccome in Italia non ci
sono milioni di gruppi televisivi
e invece c'è un oligopolio con
due aziende private, di cui una
controllata da un imprenditore
straniero che ha avuto qualche
problema in Inghilterra, forse,
anche in quest» caso,
bisognerebbe stare attenti a chi
portare a casa e consegnare una
fetta così importante
dell'informazione. Per esempio,
gli Stati Uniti imposero a Rupert
Murdoch la rinuncia alla
cittadinanza australiana e
l'adozione di quella americana,
presa nel 1985, perché, senza,
non avrebbe potuto comprare
alcuna tv americana. Per dire che
su media e telecom sia da questa
parte dell'Atlantico, in Francia,
che dall'altra l'attenzione è
sempre massima. Chissà se
anche l'Italia deciderà di
adeguarsi alle «best practices»
internazionali... IlSussidiario.net
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Mediaset-Vivendi, raccordo sarà ufficializzato a breve
Dovrebbe arrivare oggi o al massimo domani l'accordo tra
Mediaset e Vivendi. Secondo una fonte vicina ai francesi
citata dal quotidiano Les Echos, «la base per un accordo è
stata stabilita» e l'annuncio dovrebbe essere fatto già in
questi giorni. Già Milano Finanza aveva rivelato che gli
ultimi ritocchi erano quasi fatti e che entro la settimana
sarebbe arrivata la comunicazione, o al massimo potrebbe
ai primi giorni della prossima. Stando alle indiscrezioni
delle ultime ore, Mediaset Premium, la pay tv del Biscione,
finirebbe sotto il controllo di Vivendi. Il gruppo francese
inoltre acquisirebbe anche il 3,5% di Mediaset che a sua
volta riceverebbe una analoga quota di Vivendi. Il 3,5% di
Mediaset vale circa 150 milioni di euro mentre U 3,5% di
Vivendi 880 milioni, l'89% di Mediaset Premium sarebbe
valutato circa 730 milioni di euro. Anche la spagnola
Telefonica, che detiene il 11%, venderebbe la sua quota a
Vivendi, mentre nel cda del gruppo francese entrerebbe
Pier Silvio Berlusconi. L'operazione, ha scritto Les Echos,
sta suscitando numerosi dubbi da parte degli analisti:
Mediaset Premium è in perdita e ha la metà degli abbonati
di Sky Italia, la pay tv di Rupert Murdoch, con circa 4
milioni di clienti. Non sarà facile recuperare. «Vivendi non
ha già abbastanza problemi a raddrizzare Canal* in
Francia?», si chiedono alcuni. L'acquisizione di Mediaset
Premium e la partecipazione in Telecom Italia fanno parte
di un quadro più ampio. Vivendi si rafforzerebbe nella
produzione di contenuti in Italia e con Telefonica, di cui è
anche azionista, punterebbe alla creazione di una «Netflix
del Sud Europa». Intanto ieri il titolo Mediaset ha chiuso in
calo del 5,68% a 3,452 euro, dopo essere stata sospesa per
eccesso di ribasso.
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DI ANDREA MONTANARI A llora mettiamo i
puntini sulle «I». O y^ sulle «O». Quelle di
Sollecito Raf^^^ faele, bel ragazzo coinvolto anni
fa JLm JL(2007) in uno dei più macabri e
misteriosi delitti della cronaca nera del nuovo
Millennio: quello della studentessa Meredith
Kercher, morta a Perugia in una notte di sesso,
droga&rock'nroll. Innanzitutto: la notizia non è o
non sarebbe nuova perché il programma che lo
vede coinvolto è già in onda o, per dirla meglio,
on air da sabato scorso. In più, e proprio per
capire di cosa si sta discutendo sui social: lo
stesso direttore del Tgcom24 e non solo, Paolo
Liguori, Fha detto chiaro e tondo in conferenza
stampa, lunedì al ristorante Oste&Cuoco dello
chef Filippo La Mantia: Sollecito è uno
specchietto per le allodole al quale Mediaset, il
Tgcom24 e l'area News di Cologno hanno fatto
ricorso per far parlare e interrogare i media. Visto
che il programma in questione II giallo della
settimana, spin-off di Quarto grado, va in onda il
sabato sera quando i televisori degli italiani che
stanno a casa sono accesi sul programma di Maria
De Filippi o sull'anticipo della Serie A, al
massimo su qualche film trasmesso dalle pay-tv. È
evidente, quindi, che appena un mezzo
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CHE GLI HA TESO PAOLO LIGUORI PER FAR PARLARE DEL SUO
CANALE Chi polemizza su Raffaele Sollecito su Tgcom24 è caduto nella trappola
d'informazione controllato da Silvio Berlusconi
s'inventa qualche cosa di provocatorio o
stuzzicante o peggio pruriginoso, la protesta
globale si solleva, i social s'indignano e la gente
inizia subito a mettere all'indice le persone.
Gridando allo scandalo o giù di lì. E invece,
Liguori, classe 1949, che il Tgcom l'aveva
diretto dal 2003 al 2011, salvo poi essere
richiamato in fretta e furia per rilanciare il sito e
soprattutto il canale all news (essendo uno dei
pochi che davvero ci capisce di web, digitale e
new media) si è inventato, grazie ai suoi
collaboratori, questa novità. Del resto, come ha
detto Liguori, quale criminologo o presunto tale
conosce meglio di altri i meandri e i gangli della
giustizia italiana? Almeno lui, il biondino
piacione che ha fatto innamorare la bella
Amanda Knox, possibile eroina di un film
horrorsplatter, quella situazione l'ha vissuta
sulla pelle. Salvo poi, che piaccia o no, ne sia
uscito illeso, sano e salvo. Soprattutto: assolto.
E quindi oggi, giudizi personali a parte,
Sollecito è una persona normale, come
tantissime altre. Che poi c'è una soluzione
definitiva, in caso, nella democrazia dell'etere,
per non vederlo: cambiare canale. O spegnere la
tv. ———©Riproduzione riservata——^
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Per le decisioni strategiche della società Tavolo editori radio occorre
Vok deW80% del capitale Nuova Audiradio, ecco le cifre Uindagine
sugli ascolti non costerà più di 2 mln di euro
DI CLAUDIO PLAZZOTTA La
nuova indagine sugli ascolti del
sistema radiofonico, al via nel
2017 dopo la costituzione della
società Tavolo editori radio srl,
non potrà costare più di due
milioni di euro. Infatti, come da
impegni presi dagli editori soci, «i
costi dell'indagine dovranno
incidere sul fatturato dell'industria
radiofonica in misura non
dissimile dall'incidenza delle altre
currency sui fatturati dei relativi
comparti». Per la tv il costo di
Auditel (18 milioni di euro nel
2015) è pari a circa lo 0,5% del
fatturato pubblicitario televisivo
(3,65 mld di euro nel 2015). E
tenuto conto che il mercato
radiofonico vale circa 373 milioni
nel 2015, i conti son presto fatti:
1,8 milioni di euro per la nuova
Audiradio. Costi, invero, molto
bassi rispetto a quelli della
vecchia Audiradio: nel 2009, per
fare un esempio, erano pari a
circa sei milioni di euro,
di cui 2.270.800 euro per la
Cati telefonica affidata a Doxa
e Unicab, e quasi 3,4 milioni
di euro per quella Panel diari,
sempre affidata ai due istituti
di ricerca, cui sommare poi
altri costi di gestione delle due
indagini, fino a un totale
vicino a quota sei milioni
annui. Per ora ci si
accontenterà, invece, della sola
Cati telefonica, cercando di
spuntare un prezzo di favore,
magari dalla stessa Gfk
Eurisko che con il suo
RadioMonitor ha creato una
indagine in grado di tappare la
falla aperta dalla messa in
liquidazione di Audiradio
nell'estate del 2011. Come già
anticipato da ItaliaOggi, la
nuova società Tavolo editori
radio srl, costituita a Milano lo
scorso
1° aprile, è presieduta da Nicola
Sinisi, e ha un capitale sociale di
110 mila euro
EDITORIA
così ripartito: Rai 15,8%,
Aeranti-Corallo 15%, Frt 15%,
Rbl (che controlla Finelco)
12,6%, Elemedia 12,5%, Rtl
102,5 con il 7,3%, Rds 5,7%,
Radio Italia 5,5%, II Sole-24
Ore 3,6%, Kiss Kiss 3,6%, Rti
3,4%. Per la gran parte delle
decisioni strategiche sarà
necessario il voto favorevole di
almeno l'80% del capitale
sociale, rendendo,
euro più interessi. Insomma,
Audiradio srl vive e lotta
insieme con noi. Non si è
ancora trovata una decisione
condivisa per la cessione del
marchio Audiradio; lo scorso
24 luglio 2015 la quota del
2,5% del capitale di Audiradio,
in capo a Nuova radio spa, è
stata ceduta a II Sole-24 Ore
spa. E, intanto, nel solo 2014, i
costi per compensi a liquidatori
e consulenti sono ammontati a
300 mila euro.
quindi, determinante il voto
dell'emittenza locale
rappresentato da AerantiCorallo e Frt. Il Tavolo editori
radio dovrà perciò lavorare in
grande armonia e con una linea
condivisa dalla stragrande
maggioranza. Provando a sanare
le fratture create dagli scontri
all'interno della vecchia
Audiradio. Una società messa in
liquidazione nel 2011,
partecipata dagli editori radio e
pure da Upa, Assap, Unicom,
ma che, contrariamente a quanto
uno potesse pensare, continua a
esistere, con sede legale in
Largo Arturo Toscanini 1, a
Milano. Solo nel 2014 si è
chiuso l'ultimo rapporto di
lavoro di un dipendente
Audiradio, mentre sono andate
avanti le cessioni di cespiti e il
contenzioso presso la Camera
arbitrale di Milano contro Doxa
e Unicab. Il liquidatore
Domenico De Tullio ha
sovrainte so a bilanci Audiradio
con un valore della produzione
(cessione di cespiti) per 339
mila euro nel 2012, ancora 339
mila euro nel 2013, e 68 mila
euro nel 2014. Ha poi chiuso il
contenzioso arbitrale, aperto
contro Doxa e Unicab per il
Panel Audiradio 2010
«inutilizzabile per gravissimi vizi
statistici». La Camera arbitrale
ha stabilito la cancellazione di un
debito di Audiradio verso i due
istituti per 148 mila euro, e ha
chiesto ai due istituti di restituire
ad Audiradio 98 mila euro più
interessi. Audiradio, invece,
dovrà pagare a Doxa e Unicab 45
mila
Pag.
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Vittorio Parazzoli
9.000
Media Tavolo Editori Radio, assegnata alla Rai la prima presidenza della nuova società per la ricerca sulle audience II
direttore di RadioRai, Nicola Sinisi, assume l'incarico, assegnato annualmente e a rotazione tra i vari membri della srl nata
lo scorso 1° aprile, con un capitale sociale di 110 mila euro. La prima indagine dovrebbe essere avviata dall'anno prossimo
di Silvia Antonini Con un 70% del capitale sociale controllato dai network nazionali, e il 30% nelle mani dell'emittenza
beale, rappresentata da FRT e Aeranti Corallo m parti uguali, è nata lo scorso Taprile la Tavolo Editori Radio srl, la
società che a partire dal 2017 produrrà una nuova ricerca sugli ascolti radiofonici. Come anticipato da DailyMedia del 4
marzo 2016, la società è partecipata dai diversi soci con quote ripartite m base al numero di emittenti che fanno capo al
singolo gruppo editoriale, e allo share complessivo che rappresentano. Il capitale sociale della srl, di 110 mila euro, è così
ripartito: Rai, 17.380 euro; Aeranti Corallo, 16.500 euro; FRT, 16.500 euro; Finelco (attraver so RB1), 13.860; Elemedia
(Gruppo Espresso), 13.750 euro; RTE 102,5, 8.030 euro; RDS, 6.270 euro; Radio Italia, 6.050 euro; Radio 24 (Gruppo 24
Ore), 3.960 euro; Radio Kiss Kiss, 3.960 euro; R101 (Mediaset) 3.740 euro. Dovendo rappresentare m modo equo gli
interessi di tutti gli operatori rappresentati direttamente e non nel capitale sociale, l'assemblea è chiamata a deliberare con
presenza e voto favorevole dell'80% dei soci nel caso di modifiche allo statuto e dellatto costitutivo, nonché di aumento
del capitale sociale, quindi nel caso - per ora non contemplato - dell'ingresso di rappresentanti del mercato, Upa m testa.
Ea maggioranza ultra qualificata è richiesta ovviamente anche per tutte le délibère che riguardano le ricerche di mercato
che verranno effettuate e, nello specifico, perla ricerca quah-quantitativa sulle audience radiofoniche. Quindi, maggioranza
qualificata per costi e loro ripartizione; per i cnteri di selezione tramite gara - le cui modalità sono determinate sempre a
maggioranza qualificata - del soggetto o dei soggetti cui sarà affidata la realizzazione dell'indagine, indicati dal comitato
tecnico; per l'utihzzazione della denominazione e del marchio dell'indagine; infine, per la determinazione delle modalità di
divulgazione dei dati relativi ai risultati della ricerca. Contemporaneamente alla costituzione della società è stato nominato
il consiglio di amministrazione, la cui presidenza a rotazione annuale è stata affidata alla Rai come auspicato dal
presidente di RTE 102.5, Eorenzo Suraci (vedere DailyMedia
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Mario Calabresi
327.329
IL COMMENTO Se i social
network dettano i tempi della
rivoluzione
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SIMONE MARCHETTI L 2016 sarà
ricordato come l'anno della fine del prètà-porter e l'inizio di qualcosa a cui il
fashion system non ha ancora dato un
nome preciso. La notizia di Gucci che
unifica le sfilate maschili e femminili è
solo la goccia che ha fatto traboccare il
vaso di una transizione più ampia. La
rivoluzione in atto nella moda è iniziata
più di un anno fa e oggi ruota intorno a
due perni. Il primo è la relazione
strettissima che si è instaurata tra
amministratori delgati e stilisti. Un tempo
in antitesi, oggi le due figure condividono
tutto e si spalleggiano in un modus
operandi in cui il coraggio e il rischio
hanno sostituito la sicurezza del
marketing e le logiche della finanza che
hanno dettato legge per un decennio. Il
duo Marco Bizzarri e Alessandro
Michele, artefici del rilancio di Gucci, ne
è un esempio éclatante. Ma il caso di
Christopher Bailey, nel doppio ruolo di
Geo e direttore creativo di Burberry, è
l'estremizzazione di un percorso ormai
imprescindibile. Il secondo punto fermo
sono i consumatori contemporanei:
vivono attaccati ai propri smartphone,
conoscono tutto e sono iper-informati,
come mai successo prima, grazie a una
ramificazione di conoscenze provenienti
dai social con un ritmo costante e in
tempo reale. Per conquistarli serve un
messaggio forte, immediato, qualcosa che
vada ben oltre le categorie classiche del
maschile e del femminile. Gucci e
Burberry hanno aperto una breccia: non
tutti dovranno seguirli, ma tutti dovranno
sicuramente confrontarsi col
cambiamento iniziato.
EDITORIA
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Pierluigi Magnaschi
79.055
ALLA VIGILIA DEL VIAGGIO NEGLI USA, MARGRETHE VESTAGER
STRINGE SU TUTTI I DOSSIER Ue accelera l'inchiesta su Google
// Commissario europeo per la
concorrenza ha parlato di progressi
nelle indagini su Adsense e Android
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DI NATALIA DROZDIAK
t I Unione europea sta «facendo
progressi» nelle indagini aperte
su Alphabet, la capofila di
Google, per abuso di posizione
dominante relativamente al
servizio di pubblicità Adsense e
al sistema mobile operativo
Android. Queste le dichiarazioni
del Commissario europeo per la
concorrenza, Margrethe
Vestager, che anticipano la visita
negli Stati Uniti in programma
per mercoledì e suggeriscono che
il Garante potrebbe formalizzare
ulteriori accuse contro il colosso
tech. Lo scorso aprile, Vestager
ha avviato procedimenti formali
contro Google con l'accusa di
manipolazione dei risultati del
motore di ricerca in favore del
servizio di supporto
all'ecommerce di proprietà della
società. All'epoca, il
Commissario ha altresì fatto
partire un accertamento sulla
condotta del gigante nei
confronti di Android e ha
dichiarato che avrebbe tenuto
sotto stretta osservazione il
comportamento del big in altre
aree. Sotto la lente anche la
presunta prassi di impedire o
ostacolare gli operatori dei siti
web nella pubblicazione di
annunci sui propri spazi in
concorrenza con il business
pubblicitario di Mountain View.
Stando a indiscrezioni, l'Unione
europea avrebbe recentemente
inviato dei questionari a vari
player, richiedendo informazioni
più dettagliate sulle pratiche di
Google nella pubblicità. Alcune
fonti hanno rivelato che i moduli
trattavano informazioni che
vanno al di là del tema
dell'imposizione dell'esclusiva
sui servizi pubblicitari. «La
pubblicità è un elemento
fondamentale. Google basa la
propria attività sulla capacità di
attrarre il pubblico nel proprio
ecosistema, scoraggiandolo
dali'abbandonarlo, in modo da
esperio alla pubblicità, ed è lì che
si fanno i soldi», ha spiegato
Alee Burnside, legale
specializzato in antitrust dello
studio Cadwalader, Wickersham
& Taft di Bruxelles,
EDITORIA
che assiste diversi ricorrenti
contro Big G. Lunedì, Vestager
ha ricordato che il fascicolo su
Android resta una delle massime
priorità, ma ha aggiunto di non
sapere quando l'indagine potrà
essere completata. Ha spiegato
che la Commissione sta
analizzando «le licenze abbinate,
per cui la scelta del sistema
Android implica una suite di
applicazioni Google». Una delle
questioni sollevate dali'Ue
all'apertura dell'indagine di un
anno fa
era l'asserzione che Google
richiedesse ai produttori di
smartphone e tablet di
preinstallare una serie di proprie
applicazioni per i messaggi, la
ricerca, le e-mail e altre funzioni,
in caso intendessero includere
una qualsiasi di esse. Google ha
optato per un «no comment»,
mentre anche
News Corp, editore del Wall
Street Journal, ha presentato una
denuncia formale presso la
Commissione circa le pratiche
commerciali dell'azienda.
Inoltre, Vestager vuole
assicurarsi che nei prossimi mesi
si possa iniziare a chiudere
THEHmSTIEETJMTffiAL
ai clienti, per esempio proibendo
loro di ri-esportare il gas in un
altro Paese. Nell'intervista di ieri,
Vestager ha respinto anche le
accuse dagli Stati Uniti di
discriminazione contro i player
americani. L'Ue ha dato avvio a
investigazioni di alto profilo
sulle agevolazioni fiscali in
alcuni Stati membri, tra cui
Irlanda e Lussemburgo, per
violazione delle disposizioni in
materia di aiuti di Stato alle
imprese. Se le prassi saranno
giudicate illegali, l'Europa
potrebbe richiedere a questi Paesi
di recuperare i fondi aziendali
relativi agli sgravi fiscali.
«Quello che stiamo facendo per
ogni azienda, che sia statunitense
alcuni dei tanti casi in tema di
o europea, è verificare che la
concorrenza aperti dali'Ue negli
concorrenza non la faccia franca
ultimi anni, tra cui l'indagine
ha precisato il Commissario. Tra
Gazprom, il gigante russo
le società statunitensi le cui
dell'energia. Il Commissario ha
rivelato che sono ancora al vaglio pratiche fiscali sono sotto
due possibili piste: la possibilità di inchiesta spiccano Apple e
pronunciarsi formalmente contro la Amazon. Tuttavia, sono
implicate anche società al di
società
fuori degli Stati Uniti. Il
o l'eventualità di un
segretario al Tesoro Usa, Jack
patteggiamento. «Resta da
Lew, ha scritto alla Commissione
vedere se una procedura di
in febbraio criticando l'Ue per
impegno può avere
avere preso di mira le aziende
successo», ha commentato. Di
americane sulla questione degli
recente, Gazprom stessa ha
sgravi fiscali. Durante il viaggio
comunicato che le due parti
negli Stati Uniti, Vestager
stavano facendo progressi verparteciperà alla riunione annuale
so «una soluzione
dell'American Bar Association a
reciprocamente accettabile». Lo Washington, dove incontrerà
scorso aprile, la Commissione
anche Lew, così come i membri
europea ha accusato statale russa del Congresso e
di violazione della legislazione
l'amministrazione, nonché
europea in materia di antitrust in Michael Froman, il
otto Paesi dell'Europa Centrale e rappresentante per il commercio
Orientale, dove ricopriva una
degli Stati Uniti. Traduzione di
posizione dominante nella
Giorgia Crespi
fornitura di gas. L'Authority ha
affermato che i termini restrittivi
dei contratti Gazprom imponevano
vincoli territoriali
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11 Cyber security, il ruolo italiano
Paolo Messa Gli Stati Uniti sono la patria
dell'innovazione tecnologica ed anche dal
punto di vista della sicurezza cibernetica
non vi sono dubbi che Washington sia
considerata unanimemente quale punto di
riferimento a livello globale. In Italia la
consapevolezza e gli investimenti sono
ancora molto al di sotto di quanto sarebbe
invece necessario per proteggere gli asset
delle istituzioni, delle aziende e dei singoli
privati. Ciò nonostante, possiamo vantare
alcune eccellenze che come tali sono
apprezzate anche oltreoceano. Da oggi e
fino a venerdì il Consorzio
interuniversitario nazionale informatica
(Cini) sarà presso la sede dell'agenzia
federale americana NIST per presentare il
"Framework nazionale per la cyber
security", frutto di un lavoro che ha visto
protagonisti la nostra intelligence insieme
ai principali atenei italiani. Il governo
americano è impegnato in una revisione
della propria architettura di cyber security
ed ha scelto di avere un confronto con le
migliori esperienze a livello internazionale
per definire policy più efficaci e garantire
così standard più elevati di sicurezza
informatica. Il Laboratorio nazionale di
cyber security del Cini nasce nel 2014,
vede la partecipazione di esperti
provenienti da 34 università italiane ed è
diretto dal professor Roberto Baldoni
dell'università La Sapienza di Roma. A
Washington, come rivelato da Cyber
Affairs, ci sarà occasione di incontrare gli
esponenti della sicurezza della Casa
Bianca e delle diverse agenzie federali.
Gli ambiti per la potenziale collaborazione
fra Stati Uniti ed Italia variano dalla
governance della cyber security alla cyber
intelligence per il contrasto al terrorismo,
dai poligoni di addestramento cyber alla
protezione delle infrastrutture critiche e
delle catene di approvvigionamento nelle
filiere nazionali. Questa agenda è il frutto
di un lavoro molto intenso svolto con
discrezione e con risultati brillanti da parte
del Dipartimento delle Informazioni per la
Sicurezza che nell'ambito del suo
perimetro istituzionale ha saputo cogliere
tutte le opportunità concesse dalla legge
per sviluppare collaborazioni virtuose con
gli altri attori della lunga filiera della
cyber security partendo proprio dalla
ricerca, dalle università. Questo sforzo di
visione trova un riconoscimento negli
Stati Uniti ma meriterebbe ancora
ulteriore attenzione e gratitudine nel
nostro stesso Paese e in Europa. Il ruolo
italiano può essere davvero straordinario
in questo settore. Non ci manca nulla in
termini di competenze.
EDITORIA
Certamente, servono maggiori
investimenti. L'idea di poter escludere
queste spese dal patto di stabilità è una
proposta che da mesi il governo italiano
propone alla UE. Forse è il momento che
qualcuno a Bruxelles si accorga di quello
che invece a Washington hanno già notato
ed apprezzato. © RIPRODUZIONE
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Nuovo piano al 2020 per raggiungere il 50% della popolazione con
velocità duplicata Fastweb, raddoppio sulla fibra Al vìa in piccole e
medie città dove si accende la concorrenza
DI ANDREA SECCHI Un piano
per portare la connessione a banda
ultralarga al 50% della
popolazione italiana entro il
2020,13 milioni di famiglie in 500
città, concentrandosi sui comuni
di medie dimensioni in modo da
ridurre il divide attualmente
esistente. Allo stesso tempo,
l'incremento della velocità della
rete, fino ad arrivare al raddoppio,
200 megabit per secondo (dai 100
mbps attuali), che semplificando
consentono di scaricare in un paio
di minuti un film di due ore in alta
definizione. Sono questi i due
punti del nuovo piano di
espansione della rete in fibra
ottica su cui Fastweb investirà
500 milioni di euro autofinanziati
nel prossimo triennio. «Il piano
che annunciamo è estremamente
importante per l'Italia», ha detto
Alberto Calcagno, amministratore
delegato di Fastweb. «Come
prima cosa, porta 200 megabit al
secondo agli italiani partendo
dalla provincia e dai centri mi
nori. Partiamo dalle città più
piccole perché non ci deve essere
un'Italia a due velocità di
connessione. Vogliamo partire
dalle città di media fascia per poi
estendere il rollout anche a quelle
più grandi». L'annuncio arriva in
parallelo con l'avvio del piano
del governo per la copertura in
fibra delle aree cosiddette a
fallimento di mercato, quelle
zone del Paese in cui gli
operatori di telecomunicazioni
non investirebbero perché non
profittevoli: in quel caso è
l'intervento pubblico a garantire
la stesura della rete ultrabroadband che sarà gestita da
operatori neutrali («come Enel o
Infratel», indica Calcagno) e a
cui le telco avranno accesso a
condizioni paritarie. Le zone di
cui parla Calcagno, invece, sono
comunque aree appetibili dal
punto di vista commerciale, ma
che finora sono state tralasciate
perché si è puntato innanzitutto
sulle grandi città. Zone sulle
quali ora si sta accendendo la
concorrenza. Già dall'I 1 di aprile
Fastweb arriverà con la propria
rete in fibra in otto cittadine
(Arezzo, Viterbo, Riccione,
Rimini, Trento, Massa,
EDITORIA
Pistoia, Caserta), che saranno
seguite da nuove aperture ogni
mese successivo, per arrivare a 1
milione di case raggiunte dai 200
megabit a fine 2016 e a 13
milioni di case al 2020. Si tratta
di città dove Fastweb ha già
un'offerta adsl.
Contemporaneamente avverrà
l'upgrade della rete in fibra dove
attualmente presente per offrire
la maggiore velocità. L'offerta
Ultrafibra costerà 5 euro in più
dopo un anno di prova (a regime
dovrebbe essere di 40 euro, oggi
si parte dai 20 euro in
promozione). Il tutto sarà
comunicato da una campagna di
comunicazione territoriale e
nazionale. Il nuovo piano («se le
condizioni di mercato rimarranno
favorevoli», avverte Fastweb) si
aggiunge al piano quadriennale
che termina nel 2016 e che
porterà la rete dell'operatore a
7,5 milioni di famiglie, il 30%
della popolazione. Si parla di
fibra che arriva ai cabinet, gli
armadietti stradali che collegano
le abitazioni, non di fibra che
arriva direttamente nelle case, un
piano comun
que «propedeutico alla stesura
dell'ultimo miglio in fibra,
quando essa sarà realizzata da
Enel, Metroweb o Tim o altri
operatori». Già così comunque si
raggiungono velocità prima
impensabili per l'ultimo miglio in
rame, per questo un'investimento
del genere è considerato
attualmente più efficace rispetto
a un piano che abbia come
obiettivo direttamente l'arrivo
della fibra nelle case. Calcagno
ha comunque sottolineato come
l'Italia stia risalendo la classifica
della diffusione della banda
ultralarga: oggi la copertura (fra
tutti gli operatori) è al 51% della
popolazione, grazie al balzo di
15 punti percentuali in meno di
tre anni, un dato superiore a
quello francese, dove la
copertura è al 49%. Per contro, il
tasso di adozione italiano è pari
al 5,6%, mentre quello francese è
del 15,2%. L'aumento della
fruizione dei video online potrà
essere di grande stimolo in
questa dirczione, perché quello
che manca all'Italia è ormai la
domanda. ———©Riproduzione
riservata——U
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Facebook oscura la pagina dell'odio L'azienda si adegua atte
disposizioni del giudice, ma medita il ricorso
ROMA FACEBOOK oscura, ma non si convince. Sbarrata
la pagjna 'Musulmani d'Italia' e anche il gruppo chiuso,
esattamente come disposto dal giudice di Reggio Emilia.
Ma, riferisce un portavoce, l'azienda, non ritiene
«proporzionato» il provvedimento. «Abbiamo provveduto a
rendere inaccessibile il contenuto in Italia per ottemperare al
provvedimento delle autorità competenti», fa sapere un
portavoce di Facebook. «Tuttavia, nutriamo dei dubbi in
merito alla portata della richiesta, considerato che si tratta di
un numero ridotto di commenti diffamatori», prosegue la
nota ufficiale. «Nel rispetto del procedimento legale in
Italia, chiederemo al giudice di riconsiderare se sia
appropriato disporre un provvedimento contro un intero
Gruppo o Pagina piuttosto che contro i singoli commenti
diffamatori». Questa la dichiarazione del portavoce del
social network. La vicenda che ha come protagonista la
nostra
ricorso. Silvia Mastrantonio
IL CEO Mark Zuckerberg (Ansa) Nutriamo
dubbi in merito alla portata di questa
richiesta: ci sembra sproporzionata
giornalista, Benedetta Salsi, dunque, non è
del tutto chiusa. Salsi è stata oggetto di
minacce e diffamazione in un post
pubblicato sulle pagine 'Musulmani d'Italia'
dopo che aveva dato conto di indagini
relative a un reggiano convcrtito all'Isiam.
Immediatamente la collega LA NOSTRA
CRONISTA NEL MIRINO «Musulmani
d'Italia» e il gruppo chiuso non sono più
consultagli on line aveva sporto denuncia e
il sostituto procuratore di Reggio Emilia,
Maria Rita Pantani, aveva avviato
un'indagine a carico di Luca Aleotti,
ritenuto autore del post. Il gip di Reggio
Emilia, Angela Baraldi, F8 marzo aveva
emesso un provvedimento di sequestro
preventivo in cui si imponeva a Facebook
l'oscuramento delle due pagine 'Musulmani
d'Italia'. Ordine a cui il colosso america
no non aveva ottemperato obiettando, il 25
marzo, con una sola parola: «rejected». La
Procura di Reggio Emilia non si è data per vinta
mentre montava la polemica su Internet « terra
di nessuno». Autorevoli le prese di posizione in
questo senso, prima fra tutte quella del ministro
dell'Interno, Angelino Alfano.
SUCCESSIVAMENTE le pressioni dei
magistrali e dell'opinione pubblica hanno portato
Facebook a cancellare il post minaccioso e
offensivo contro Benedetta Salsi. Le pagine,
pero, sono rimaste visibili nonostante il
dispositivo dei magistrati definisse altro.
Domenica scorsa, l'oscuramento delle pagine
'Musulmani d'Italia' non più aperte al pubblico
ma attive per il gruppo chiuso, quello degli
iscritti. Infine, la decisione di ieri di ottemperare
in toto al dettato del giudice sul quale, però, i
dirigenti di Facebook non si dicono d'accordo.
Tanto da ponderare l'idea di presentare
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I giudici non abbassano la guardia «Anche sul web
servono regole» Reggio Emilia, il procuratore
Grandinetti: grazie all'ambasciata Usa Musulmani
Dltcilìa
Procedimenti macchinosi per
arrivare allo scopo:
dobbiamo dire grazie
all'aiuto del giornale
Alessandra Codeluppi REGGIO
EMILIA LE CORTINE di nero
sulle due pagine di Facebook sono
state calate. Ma, ancora, non è
calato il sipario sull'intera vicenda
delle minacce rivolte alla cronista
del Carimo Benedetta Salsi.
Facebook, infatti, ha preannunciato
un possibile ricorso sulla misura
disposta dal giudice del tribunale di
Reggio Emilia, Angela Baraldi. E
per la procura, che ha seguito le
indagini, potrebbero profilarsi nuovi
atti per poter dire vinta la battaglia.
Giorgio Grandinetti, procuratore
capo di Reggio Emilia, come
inquadra sul piano giurìdico questa
mossa del social network «Mi
sembra una posizione legittima e in
linea con la loro politica di
difendere la libertà di espressione.
Immagino che Facebook si chieda
perché si debbano cancellare tutte le
pagine, e non solo i post
diffamatori. Non sono sicuro, però,
che esista uno strumento per una
revoca. Sarà il giudice a valutarne
la congruità. Non dimentichiamo
che si parla di un ambito scivoloso
e complesso. Da parte nostra,
aspetteremo eventuali iniziative da
parte di Facebook e poi decideremo
il da farsi». Per arrivare alla
cancellazione completa disposta dal
tribunale, sono occorsi 41 giorni
dalla pubblicazione del post e 28
dal decreto del gip, datato 8 marzo.
Cosa ha indotto Facebook al
dietrofront dopo l'iniziale risposta
('reiec f tf\ • • i* jf» • ted') al giudice
«Fin dall'inizio abbiamo prestato
la massima attenzione al caso, seguito
con tenacia dal magistrato Maria Rita
Pantani con il supporto della Digos
della questura reggiana. E abbiamo
fatto capire che non avremmo
trascurato alcuna strada, compresa
quella di una
EDITORIA
rogatoria internazionale». E sul piano
dei contatti come si è sbloccato
l'intoppo «Grazie al dialogo con
l'ambasciata Usa, nella persona di
Cristina Posa, e con il responsabile
Facebook a Londra, che segue l'Italia.
Ma credo che anche gli articoli del
Carimo, dove sono stati rimarcati gli
aspetti complessi di questa vicenda,
abbiano avuto un peso». Quali sono
state le, difficojtà che, come
inquirenti, avete in
contrato «La più grossa è stata far
comprendere al rappresentante di
Facebook l'istituto giuridico del
sequestro preventivo. Per loro non
esiste questa misura cautelare.
Venerdì, dopo un colloquio con lui
durato oltre un'ora, ha ringraziato e
assicurato che avrebbe riguardato
tutta la vicenda. Ne è seguito poi
l'oscuramento avvenuto tra
domenica e lunedì». Questa
vicenda, così come lo scontro
Apple-governo americano sulla
richiesta di dati sul terrorismo,
dimostra quanto sia aperto e poco
regolamentato il fronte sulla cyDersecuritv. Internet divenfa lo spazio
di tutti e di nessuno, con rischi per
il crimine e la si
dopo esternazioni sul social in
merito alle stragi di Parigi
Minacce e calunnie L'uomo,
destinatario di una pubblica
sulla pagina Musulmani
d'Italia', da lui gestita, pubblica
un post con minacce, insulti e
calunnie alla giornalista autrice
dell'articolo
II braccio di ferro La
procura apre un fascicolo e il
giudice dispone
l'oscuramento di due pagine
sul social network.
Facebook rifiuta la richiesta,
poi si adegua reputandola
però spoporzionata e medita
di presentare ricorso
curezza. «Le carenze non sono tanto
sul fronte degli accordi bilaterali tra
Italia e Usa, che esistono, quanto
sull'assenza di convenzioni che si
occupino in modo più specifico di
questi problemi e delle modalità
esecutive dei provvedimenti. Noi
inizialmente avevamo scritto alla
sezione 'forze dell'ordine' di
Facebook, segnalato con un link
dedicato. Ma poi il procedimento si è
rivelato macchinoso e incerto. Di
certo esistono lacune che andrebbero
colmate, magari istituendo una figura
che possa aiutare a raccordare leggi e
provvedimenti di Paesi diversi, e
stabilendo norme in un ambito che è
ancora poco regolamentato».
L'articolo II 25 febbraio sul
Carlino di Reggio viene
pubblicata in esclusiva una
decisione del tribunale su
Luca Aleotti, un convcrtito
all'Isiam indagato per
terrorismo
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The Next Wave in the Internet's Evolution
By Steve Case As the U.S.
presidential candidates shift toward
the general election, voters will
hear divergent plans to address the
problem of "too big to fail"
financial institutions. The real
threat to Wall Street, however,
doesn't come from politicians, but
from startups that are disrupting
financial services at an
unprecedented pace. Last year,
investment in financialtechnology
startups that aim to transform the
industry rose to nearly $14 billion,
according to American Banker. As
they gain customers, the
megabanks will lose ground "Too
big to fail" also often means too
clumsy to innovate. Already these
institutions are finding themselves
playing defense. Innovative
blockchain technology— the magic
behind Bitcoin—could drive
further decentralization and
disruption. But it isn't just banking.
New startups are reimagining how
we learn, eat, stay healthy and get
around. This is only a start, as the
Third Wave of the Internet gains
strength. The First Wave was about
building the Internet. Companies
such as AOL created the
underlying infrastructure
innovators are in the trenches improving
classrooms all across America. Or look at
health care. As the candidates pitch plans
to abolish or
build on the Affordable Care Act, the
real action to improve America's
medical system is coming from
entrepreneurs. They are inventing
better ways to keep people healthy,
and smarter ways to treat them when
they're sick.
The revolution in health care is being
led by the innovators who are
working tirelessly to improve
outcomes, enhance convenience and
lower costs. And again, investors
sense this: Last year, health care
companies raised a record $16.1
billion in venture capital, this
newspaper reported, an increase of
34% from 2014. And work itself is
changing. Politicians promise to
boost job creation, but their debates
seem out of step with reality. As
more industries become "Uberized,"
an increasing share of employees will
work multiple gigs. A full-time job
with a single employer could become
passé.
How we manage benefits, sick leave
and vacation will need to be
modernized. That's likely the only
path to lifting up the increasingly
frustrated middle class. Second
Wave startups have been centered
around software: Build an app, do
what you can to drive viral adoption,
and then find a way to make money
(usually by selling ads, but
sometimes by selling the entire
company). In the Third Wave this
approach won't work as well. Third
Wave innovators will need to learn
the lessons of the First Wave: the
importance of partnerships, policy
and perseverance. They won't be able
to go it alone; they'll need to go
together. They'll need to engage with
governments, as regulators and often
as customers. And they'll need to
recognize that revolutions often
happen in evolutionary ways.
Success wiU require many alliances,
as well as constructive dialogue with
regulators. The Third Wave of the
Internet is also converging with
trends toward regional
entrepreneurship and impact
investing. The State Science and
Technology Institute reports that
more than three-quarters of venturecapital investment last year went to
three states: California,
Massachusetts and New York.
differentiating themselves by
supporting startups. The next
transformative enterprise in food
systems could come from the
Midwest instead of Silicon Valley.
Impact investing—which focuses on
purpose as well as profit—is
growing, too. Investors, customers
and employees increasingly want to
believe in the companies that they
buy from or work for. Politicians and
corporate executives should be
mindful that the tectonic plates of the
American economy are starting to
shift. They should engage
entrepreneurs and seek win-win
partnerships, instead of simply
watching them with skepticism, or,
worse, trying to hobble them with
regulations. As in the First Wave,
coopetition—blending competition
and cooperation—will likely define
the coming era. The world is
changing for all of us, and a new
playbook is required. Mr. Case, the
co-founder of AOL, is the chairman
and CEO of Revolution LLC, an
investment firm based in
Washington, D.C. His new book,
"The Tiiird Wave: An Entrepreneur's
Vision of the Future," is out this
week from Simon & Schuster.
and brought America (and the rest of
the world) online. This phase peaked
around 2000, setting the stage for the
Second Wave, which has been about
building apps and services on top of
the Internet. Now the Third Wave
has begun. Over the next decade and
beyond, the Internet will rapidly
become ubiquitous, integrated into
om- everyday lives, often in invisible
ways. This will challenge industries
such as health care, education,
financial services, energy and
transportation— which collectively
represent more than half the U.S.
economy. Take education. While the
presidential candidates discuss the
merits of abolishing or expanding the
federal Education Department,
entrepreneurs are revolutionizing
how instructors teach and students
learn. Venture capitalists see what's
coming. Funding for
educationtechnology startups hit
$1.85 billion last year, according to
EdSurge, up from $360 million in
2010. Former teachers are leading
companies that are unleashing
personalized and adaptive learning.
While the pundits debate education
But now we're seeing the "Rise of the
policy, the
Rest": Cities across America are
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Banda larga inizia il
duello tra Telecom e
lEnel renziana
RAME ADDIO Domani arriva il piano per portare la fibra insieme ai contatori nelle aree più ricche delPaese
(in concorrenza con ilgruppo telefonico). In attesa delle gare per le zone senza mercato
I dilemmi dell'Agcom II premier
punta sul gigante elettrico
guidato da Starace, ma stabilire
i prezzi finali per la nuova rete
sarà un'impresa
» STEFANO FELTRI
D
omani Enel presenterà il suo piano
sullabanda larga, benedetto dal
governo, e si aprirà così la partita
più difficile per Flavio Cattaneo, il
nuovo amministratore delegato di
Telecom Italia. Il premier Matteo
Renzi si sta impegnando in prima
persona a favore di Enel che, in
questo momento, equivale a dire
che è in battaglia contro Telecom
dopo anni nei quali, invece, tutta
la strategia del governo era
impostata sull'asse tra la Cassa
depositi e prestiti, la sua parli
numeri tecipata Metroweb (che ha
la fibra di Milano) e, appunto, £ì
CTelecom Italia. miliardi diORA
CHE ALL'AZIENDA dei teeuro. I
fondi lefoni c'è un vertice con
pieni pubblici poteri - confermato
il presiinvestiti sulla dente
Giuseppe Recchi e il banda larga
nuovo ad Cattaneo-lo scontro dal
governo inizia a farsi acceso. Il
premier nel 2015 per
impostalasuastrategiasull'ad I
periodo dell'Enel Francesco
Starace: 2016-2020 la società
elettrica vuole espandersi
nell'infrastnittura per le
telecomunicazioni anche per
compensare le minori miliardi di
opportunità di business nei euro. I
fondi suoi campi tradizionali (il
setprivati per gì i tore delle
rinnovabili non reninvestimenti
depiùcomeunavolta)ehauna che
pervasività tale da essere un
modello Fiber to the home (Ftth),
EDITORIA
dovrebbero vero concorrente per
Teleintegrare lo com. Nelle aree
a "fallimento stanziamento di
mercato" Oe cosiddette "C"
pubblico e "D"), dove non c'è
una domanda sufficiente per
giustificare un normale
investimento privato, Enel
parteciperà ai bandi pubblici di
Infratel in concorrenza con
Telecom e altri operatori. Chi
vince sarà aveva no remunerato
per costruire una accesso alla
rete che rimarrà pubblica, larga
di NELLE AREE "A" e "B",
dove innuova vece il mercato
c'è, Enel cogenerazione struirà
da sola la sua rete in fi(Ngn),
circa bra: visto che deve
montare la metà della nuovi
contatori, porteràdiretmedia Ue
tamente i cavi fin dentro 7,5
milioni di case, secondo il la
tecnologia che garantisce la
velocità maggiore di traffico.
Finora Telecom ha invece
privilegiatol'approcciograduale:
prima allacciare la fibra ai
150.000 "armadi" in strada
(Fiber to the cabinet),
conservando la rete in rame per
l'ultimo trattofinoallecase, poi,
in un secondo momento,
promettevaditrasformareinfibra
anche l'ultimo tratto. Nella
polemica di questi giorni, tra i
dipendenti Telecom comincia a
circolare un po' di inquietudine:
se alla fine ci saranno due
infrastrutture in fibra, l'azienda
avrà ancora
ricordato però che lapoliticaè
stata piuttosto generosa con
Telecom con i contratti di
solidarietà). L'ad di Enel
Starace ha detto in Senato che
"la rete elettrica a confronto
con quella di
telecomunicazioni ha sempre
una capillarità maggiore, e non
è così solo in Italia. Le cabine
elettriche sono più vicine alle
abitazioni rispetto agli armadi
della linea telefonica. Di qui
discendono le nostre
considerazioni dal punto di
vista dei costi". E sfida
Telecom anche su Metroweb:
ora che la
Cassadepositieprestiti guidata
da Claudio Costamagna e
Fabio Gallia ha rinunciato alla
regia della costruzione della
banda larga, la partecipata
Metroweb è contendibile. Enel
ha costituito Enel Open Fiber
che si candida a diventare una
vera "compagnia della rete", aperta a nuovi soci (ci
sarebbero investitori
istituzionali pronti a entrare) e
pronta a inglobare Metroweb.
Che interessa anche a Telecom,
ovviamente. Enel ha appena
assunto in Open Fiber Stefano
Paggi, che è stato a capo della
rete Telecom e si è alleata con
Vodafone e Wind per essere
sicura di avere la domanda sui
cavi che andrà aposare. La sfida
è dichiarata: Enel lascia la
bisogno delle 30.000 persone
che oggi si occupano di rete? In
questi anni Telecom ha sempre
chiarito che se potrà decidere in
autonomia quando dismettere la
rete in rame, il più tardi
possibile per non doverla
svalutare in bilancio, riuscirà a
ridurre in modo graduale il
personale senza traumi. Se il
governo accelera, invece, ci
saranno degli esuberi (va
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porta di Open Fiber aperta a
Telecom, ma l'azienda di
Cattaneo non ci pensa neppure.
UNA VOLTA COSTRUITA
tutta questa banda larga, chi ci
guadagnerà davvero? L'Agcom,
l'autorità per le comunicazioni,
ha avviato una consultazione
pubblica, su input europeo.
L'Agcom deve stabilire i prezzi
della vendita di traffico
all'ingrosso nelle aree a
fallimento di mercato, dove
lafibra la paga lo Stato:
l'indicazione della Commissione
Ue è che lì il prezzo dovrà
essere simile a quello nelle aree
dove il mercato c'è. Gli utenti in
Basilicata o Sardegna
pagheranno circa quanto quelli
di Milano. Questo garantirà allo
Stato, titolare della rete, di
recuperare almeno parte dei
costi sostenuti nell'investimento,
senza la
sciare troppo margine di
profitto ai privati. Che però
deve esserci, altrimenti
nessuno
neppurel'EnelspintadaRenzi parteciperà alle gare.
L'AutoritàguidatadaAngelo
MariaCardani deve costruire
un equilibrio complesso: un
canone di affitto ai gestori
(Vodafone, Wind, ecc) troppo
basso sarebbe un regalo, uno
troppo alto farebbe fallire il
progetto. La via di mezzo, con
un prezzo finale analogo a
quello delle aree dove il
mercato c'è, impone a zone con
bassa capacità di spesa un
costo agli utenti simile a quello
delle città più ricche. Col
rischio che la domanda
siabassa e la costruzione
dell'infrastruttura, alla fine,
inutile. LA SOLUZIONE
potrebbe essere laseguente: lo
Stato, tramite Infratel o
direttamente le Regioni,
recupera una parte dei costi
dell'investimento (claw back)
in tempi medio-lunghi mentre
nel breve periodo incentiva la
domanda con dei voucher che
riducono il prezzo finale per
gli utenti. Ma prima bisogna
capire chi vincerà la guerra tra
Telecom e l'asse Enel-Palazzo
Ghigi © RIPRODUZIONE
RISERVATA
EDITORIA
I duellanti D
match tra
Starace (End)
eCattaneo
(Telecom)
deciso
dall'arbitro
Matteo Renzi //
lustrazione di
Emanuele
Fucecchi
in bilico Oggi
Telecom ha
30.000
dipendenti per
la rete, se Enel
crea una fibra
in concorrenza
almeno metà
dei 30.000
saranno a
rischio
36%
Conn
essi
Gli
italia
ni
che
nel
2014
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Videogame, tesoro da un miliardo Senza banda larga
Italia ferma al 'box'Più di 25 milioni di giocatori. Ma
sul digitale siamo ultimi in Europa
Davanti a uno schermo metà
della popolazione La fascia più
attiva è quella tra i 35 e i 44
anni Elena Comelli MILANO
TORNA a crescere il mercato
dei videogame in Italia, con un
giro d'affari che ormai si
avvicina al miliardo di euro e
oltre 25 milioni di giocatori. La
tendenza era già emersa nel
corso del 2015, ma adesso
viene confermata dai dati di
consuntivo comunicati
dall'Aesvi, l'associazione che
riunisce tutti gli editori più
importanti. Il fatturato
complessivo è di 952 milioni
per l'esattezza, con una crescita
del 6,9% rispetto al 2014. Non
siamo ancora ai livelli del
2009, quando si raggiunse un
miliardo e 100 milioni di euro,
ma gli anni della crisi sono
superati. Quarto in Europa per
volume, il mercato italiano può
ancora svilupparsi secondo il
presidente Aesvi, Paolo
Chisari: «Ci vuole un impegno
per la banda larga, che allinei i
risultati del mercato digitale
dei download al resto d'Europa,
un incremento che favorirebbe
le case di sviluppo italiane». In
Italia prevale infatti ancora il
gioco fisico, il 'box' acquistato
in
dalle console (31,5%) e dagli
accessori (8,7%). Il gioco più
venduto dell'anno in formato fisico
è FIFA16, seguito da Call of Duty:
Black Ops III e da Minecraft, podio
che conferma il trend di vendite
degli sportivi (22,8% del mercato
giochi) e degli action-adventure
(31,7%). Ma fra i bestseller
spiccano anche titoli legati al
cinema come Star Wars Battlefront
e Batman: Arkham Knight. La
crescita delle console è sostenuta
dal consolidamento dell'ottava
generazione, che vale il 94% del
fatturato da 300 milioni del
segmento: 1 milione le unità
vendute nel 2015 (al 78% console
per la casa). Più di 3,5 milioni
invece gli accessori venduti, per un
fatturato da 82 milioni, ma il
segmento potrebbe crescere
ulteriormente nel 2016 con l'arrivo
degli headset per la realtà virtuale,
fra Oculus Rift uscito il 28 marzo e
Playstation VR in arrivo in autunno.
SI CONFERMANO anche i dati
demografici: con più di 25 milioni
di utenti, i videogiocatori sono il
49,7% della popolazione italiana
over 14, equamente distribuiti fra
uomini e donne. La fascia 35-44 è la
più rilevante (24,3% dei
videogiocatori, contro 17,7% della
popolazione) cui seguono i 14-24
(19,2% contro 12,4%) e i 25-34
(18,1% contro 13,3%). La
distribuzione per area geografica è
in linea con la distribuzione della
popolazione italiana di età superiore
ai 14 anni: 26% Nord Ovest, 19,3%
Nord Est, 21,6% Centro e 33,1%
Sud e Isole. Tuttavia la presenza di
negozio, con un 62% del totale, anche chi gioca è maggiore nei centri con
se il digitale cresce molto di più
oltre SOOmila abitanti (14,5%
(+21,6%) e quest'anno potrebbe
contro 12,1% della popolazione
arrivare al sorpasso, mentre il fisico
italiana).
Sfida per il futuro: una
super plastica per
cellulari flessibili
Cellulari flessibili fatti
di super-plastiche
arricchite con il
grafene, materiale
sottile come un atomo,
trasparente e 200 volte
più resistente
dell'acciaio. La sfida
dell'Istituto Italiano di
Tecnologia di Genova
•iil
arretra dell'1,9%. Malgrado la rapida
crescita, il nostro Paese sul digitale
resta ultimo in Europa anche per la
scarsa penetrazione della banda larga.
Nel 2015 i due segmenti sono arrivati
a 350mila euro
contro 218mila, mentre nel 2014
erano a 356mila euro contro ISOmila.
In totale il software rappresenta il
59,8% del mercato dei videogame
(569 milioni), seguito
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Videogiochi., nel 2015 giro
d'affari da 1 nild (+7%)
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II mercato dei videogiochi in Italia ha chiuso il 2015 con un
giro d'affari di quasi un miliardo di euro (952.172.036 euro)
e un trend in crescita del 6,9% rispetto al 2014. I numeri
positivi forniti da GfK e presentati da Aesvi, l'associazione
di categoria che rappresenta l'industria dei videogiochi in
Italia, sono stati registrati per le console (+8,7%) e accessor!
(+7%). Il software, in crescita del 6% rispetto al 2014,
rappresenta il principale segmento del mercato, con un peso
del 59,8% sul giro d'affari e un fatturato di oltre cinquecento
milioni di euro (569.065.128 euro). Sul fronte del software
fisico (videogiochi per console e per pc in formato
pacchettizzato), il titolo più venduto in Italia nel 2015 è
stato ancora una volta il videogioco di calcio FIFA 16,
seguito da Call of Duty: Black Ops III e da. Minecraft. Per
quanto riguarda invece i generi di gioco preferiti dai
consumatori italiani, nelle prime cinque posizioni troviamo i
videogiochi di azione-avventura (che rappresentano il
31,7% dei volumi totali di vendita), i videogiochi sportivi
(complessivamente il 22,8% delle vendite totali), gli
sparatutto (14,0% del totale), i videogiochi di ruolo (9,5%
del totale) e i videogiochi di corse (6,3% del totale). Il
segmento delle console rappresenta il 31,5% del giro
d'affari del settore, con un fatturato di oltre 300 milioni di
euro (300.373.632 euro) e un trend in crescita dell'8,7%, che
deriva essenzialmente dal consolidamento sul mercato delle
console di ottava generazione (Playstation 4, Xbox One e
Wii U). Oltre un milione sono state le console vendute nel
2015 in Italia (1.029.577), di cui il 78% casalinghe (806.323
unità vendute) e U 22% portatili (223.254 unità vendute).
Nel 2015 sono più di 25 milioni i videogiocatori in Italia. Si
tratta del 49,7% della popolazione italiana di età superiore a
14 anni, equamente diviso tra uomini (50%) e donne (50%).
La distribuzione per fasce di età vede un'ampia diffusione
dei videogiocatori in tutte le classi fino ai 54 anni, con
significative concentrazioni nelle fasce di età tra i 14 e i 24
anni (19,2% dei videogiocatori rispetto al 12,4% della
popolazione italiana), tra i 25 e i 34 anni (18,1% dei
videogiocatori rispetto al 13,3% della popolazione italiana)
e tra i 35 e i 44 anni (24,3% dei videogiocatori rispetto al
17,7%).
NUOVE TECNOLOGIE
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Licenziamenti. Dipendente reintegrata
Fecondazione in vitro recesso
discriminatorio
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GiampieroFalasca II licenziamento
della lavoratrice che manifesta al
datore di lavoro l'intenzione di
assentarsi per un periodo di tempo
futuro allo scopo di sottoporsi a
pratiche d'inseminazione artificiale
si considera nullo in quanto
discriminatorio; pertanto, la
dipendente licenziata per tale
ragionehadirittoallareintegrazione
sul posto di lavoro, oltre al
risarcimento del danno in misura
pari alle retribuzioni che avrebbe
conseguito nel periodo compreso tra
il recesso illegittimo e l'effettiva
ripresa del servizio. La Cassazione
(sentenza 6575/16, depositata ieri)
conclude con questa interpretaziune
la controversia promossa da una
lavoratrice licenziata dopo che
aveva annunciato l'intenzione di
recarsi all'estero per sottoporsi a un
programma di inseminazione
artificiale. Prima della sentenza di
legittimità il licenziamento era stato
dichiarato nullo e discriminatorio
anche in sede d'appello, dove la
corte aveva rilevato che l'unica
ragione del provvedimento di
recesso doveva ricercarsi nella
reazione alla decisione della
dipendente di assentarsi per
sottoporsi ainseminazione
artificiale. Mediante il
licenziamento, secondo igiudici di
secondogrado, era stata sanzionata
una condotta legittima che ha
carattere esclusivamente femminile,
violando i principi codificati in
materia anche dalla giurisprudenza
comunitaria. A sostegno di questa
lettura, la Corte d'appello
richiamava la sentenza della Corte
di giustizia europea del 28 febbraio
2008, causa C 506/06, che ha
considerato discriminatorio il
licenziamento intimato alla
lavoratrice prima dell'impianto
nell'utero degli ovuli fecondati in
vitro, qualora sia dimostrato che il
recesso costituisce una specifica
reazione alla futura maternità della
dipendente. Applicando il principio
al caso affrontato dalla sentenza, la
Cassazione evidenzia che
l'annullamento del licen
piuttosto - si configura come la
sanzione più appropriata da
comminare nei confronti di un
atto di natura discriminatoria. Per
identificare la natura
discriminatoria del licenziamento
intimato, prosegue la sentenza,
rileva unicamente il rapporto di
causalità tra il trattamento di
fecondazione e l'atto di recesso,
mentre risulta irrilevante la
circostanza che l'intervento sia
stato già effettuato, sia in corso
oppure, come nel caso affrontato
LAQUESTIONE Diritto aiia
reintegrazione perla donna
cheaveva annunciatoaidatore di
lavoro l'intenzione di
procedereaii'inseminazione
dai giudici di legittimità, sia stato
solo programmatoe annunciato.
La Corte esclude inoltre che il
licenziamento possa considerarsi
valido in quanto sorretto anche
da un giustificato motivo
oggettivo, consistente
nell'esigenza di non
compromettere l'organizzazione
lavorativa a causa delle future
assenze della lavoratrice.
Secondo il datore di lavoro, la
presenza di tale motivo esclude
la sussistenza del motivo illecito
determinante, che per costante
giurisprudenza può invalidare il
recesso solo quando sia stato
l'unico ed esclusivo motivo di
recesso. La Corte rifiuta questo
ragionamento, mettendo in luce
la natura discriminatoria del
recesso; il rinvio a tale fattispecie
consente di annullare il
licenziamento in presenza di
situazioni oggettive, a
prescindere dalla volontà
ritorsiva del datore di lavoro
(rilevante invece nel caso del
motivo illecito determinante).
ziamento della dipendente che
intende sottoporsi ad
inseminazione artificiale non
costituisce una forma anticipata
di tutela per la malattia della
lavoratrice,
RELAZIONI SINDACALI
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Premi di risultato. Il decreto di attuazione della legge di Stabilità non fissa criteri
specifici per il coinvolgimento dei dipendenti Le iniziative dei soie. Lunedì la
settima edizione Premiata la partecipazione in azienda Possibile adottare diverse
soluzioni già diffuse in ambito nazionale e internazionale
Francesco delti Falconi Tra le varie
innovazioni riguardanti i premi di
risultato e il welfare aziendale,
l'introduzione-asistema-del regime
di tassazione sostitutiva del 10%
assume sicuramente notevole
rilevanza e in tale ambito meritano
una considerazione le previsioni
volte a incentivare la partecipazione
dei lavoratori alla gestione
dell'impresa e alla condivisione dei
relativi risultati economici. Due
sono infatti le previsioni destinate a
incentivare tale coinvolgimento,
complessivamente rinvenibili nei
commi 182 e 189 della legge
208/2015 cui corrispondono le
disposizioni contenute negli articoli
3 e 4 del decreto ministeriale
attuativo (in attesa di pubblicazione
sulla «Gazzetta Ufficiale»). In
merito al primo aspetto, la legge di
Stabilità estende il re
agevolato alla sola ipotesi di
distribuzione di utili in base ai due
articoli del Codice civile trova una
duplice giustificazione:
innanzitutto, gli utili corrisposti
agli azionisti rientrano fra i redditi
di capitale, soggetti ad altro
regime impositivo e sarebbe stato
quindi assai complesso anche solo
ipotizzare di enucleare la quota
percepita dal dipendenteazionista
al fine di assoggettarla a un
differente trattamento fiscale. In
secondo luogo, è soltan
©RIPRODUZIONERISERVATA
to per la distribuzione diretta di
utili che trova applicazione il
criterio di deducibilità dal
reddito di impresa sancito
dall'articolo 95, comma o, del
Tuir richiamato dal decreto
attuativo. Per quanto attiene,
invece, al coinvolgimento
paritetico dei lavoratori, il
comma 189 della legge di
Stabilità prevede l'incremento da 2mila a 2.500 euro dell'ammontare soggetto a
imposta sostitutiva, demandando
gime di detassazione previsto al decreto interministeriale i
per i premi di risultato anche criteri di definizione delle
modalità attuative. Diversamente
alle somme erogate sotto
forma di partecipazione agli da quanto ci si poteva attendere,
4 del decreto non fissa
utili e il decreto di attuazione l'articolo
specifici parametri per
ne fornisce i criteri di
l'individuazione della fattispecie,
identificazione. Ciò che va
ma si limita a sancire che siano
innanzitutto rilevato è che la le parti della contrattazione
tassazione agevolata non
decentrata a delinearne i
connotati e che gli stessi
trova applicazione a
vengano successivamente
LEOPZIONI Team di
autogestione dei turni, banca trasfusi nell'accordo aziendale o
delie ore estese, gestione dei territoriale istitutivo del premio.
suggerimenti dei lavoratori,
strutture di consultazione e
monitoraggio degli obiettivi
A titolo esemplificativo, viene
richiamata la costituzione di
gruppi di lavoro nei quali operano
responsabili aziendali e lavoratori
e che prevedono « strutture
qualsiasi distribuzione di utili, permanenti di consultazione e
potendo infatti operare
monitoraggio degli obiettivi da
esclusivamente nell'ipotesi in
perseguire» nonché «la
predisposizione di rapporti
cui l'erogazione avvenga in
base agli articoli 2099, comma periodici». Nulla esclude, tuttavia,
che la partecipazione dei
3, e 21O2 del Codice civile
dipendenti all'organizzazione del
(distribuzione diretta di utili).
lavoro avvenga con differenti
forme o modalità, già in uso in
ambito sia nazionale che
Restano pertanto escluse le
corresponsioni di cui i lavoratori internazionale, quali, ad esempio,
beneficiano in qualità di azionisti l'adozione di sistemi di gestione
dei suggerimenti dei lavoratori, la
della società - condizione
acquisita, ad esempio, a seguito strutturazione del lavoro in team
con cui vengono assegnati obiettivi
della partecipazione a piani di
azionariato diffuso o di piani di specifici e relative deleghe, il
ricorso a programmi di gestione
stock option - nonché in tutti
queicasiincuiilrisultatodiesercizi della flessibilità spazio-temporale
del lavoro (orari a menù, team di
o sia utilizzato come mero
autogestione dei turni, banca delle
parametro al quale legare una
ore estese).
erogazione monetaria variabile.
La limitazione del regime
RELAZIONI SINDACALI
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Incentivi. Le circolari Inps sulle condizioni Bonus assunzioni, requisiti in
continuità
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Antonino Ca nnioto Giuseppe
Macca rane
II nuovo esonero contributivo
previsto della legge di stabilità
2015 in favore delle assunzioni a
tempo indeterminato/
stabilizzazioni eseguite quest'
anno, per quanto meno
vantaggioso del precedente
incentivo triennale (legge 190/14),
è una misura che i datori valutano
attentamente per incrementare gli
organici. Particolare attenzione
viene rivolta alle condizioni,
invero limitate, che la norma
prevede per
una regolare fruizione
dell'incentivo. Tra queste figura
l'impossibilità di applicare lo
sgravio quando è esistito un
rapporto lavorativo per cui si è
già fruito dell'esonero
(indifferentemente quello del
2015 o del 2016). Nell'articolo
pubblicato su «II Sole 24 Ore»
di ieri ci si è soffermati sulla
difficoltà cui chi assume
andrebbe incontro per verificare
l'avvenuta fruizione dell'esonero
da parte di un precedente datore
di lavoro (circostanza che, come
antici
pato, potrebbe portare alla
negazione dell'incentivo). Questa
conclusione scaturisce dal dettato
della legge 208/15: «l'esonero non
spetta con riferimento a lavoratori
per i quali il beneficio di cui al
presente comma ovvero di cui
all'articolo i, comma 118, della
legge 23 dicembre 2014, n. 190,
sia già stato usufruito in relazione
a precedente assunzione a tempo
indeterminato», sia dal passaggio
della circolare Inps57/i6 che, sul
punto, contiene una affermazione
che diver
assunzione», si può configurare
una seconda e più estensiva
interpretazione che si colloca nel
solco già tracciato con l'esonero
triennale. Sulla base di tale lettura
si giunge a negare, quindici
beneficio biennale solo nel caso di
assunzione di lavoratore per cui a
beneficiare di uno dei due incentivi
(leggi 190/14 e/o 208/15) sia stato
il medesimo datore di lavoro che
instaura il rapporto, ovvero una
società da questi controllata/
collegata. Questa soluzione, oltre a
porsi in continuità
con il passato, rende - peraltro
meno gravosa la verifica dei
requisiti di accesso e consente
un più agevole accesso al
beneficio. Ovviamente, vanno
rispettate gli altri due paletti
fissati dalla norma e cioè: •
l'assenza di un rapporto a
tempo indeterminato nei sei
mesi precedenti l'assunzione,
intrattenuto con qualsiasi
datore di lavoro; • l'inesistenza
di un'assunzione presso lo
stesso datore di lavoro (in
procinto di assumere)
comprese le società controllate
o collegate o facenti capo,
anche per interposta persona,
allo stesso soggetto, nell'ultimo
trimestre del 2014 (bonus
2015) o del 2015 (bonus 2016).
ge rispetto a quanto l'Istituto ha
affermato nelle circolari 17 e
178/15 con cui ha trovato
regolamentazione il beneficio di
cui alla legge 190/14. Infatti,
nella circolare 57 si parla
genericamente di datore di
lavoro, mentre nella circolare 17
si parla di «stesso datore di
lavoro». Tuttavia, l'Inps, nella
seconda parte della circolare
57/16, sostiene: «Avuto
riguardo alla finalità antielusiva
alla base della predetta
condizione di legge, va da sé
che lo sgravio è escluso an
che se sia stato fruito da una
società controllata dal datore di
lavoro o ad esso collegata ai sensi
dell'articolo 2359 del Codice civile
ofacente capo, anche per
interpostapersona, allo stesso
soggetto, al momento della nuova
RELAZIONI SINDACALI
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Mercoledì
06/04/2016
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// ministero del lavoro risponde a nuovi quesiti sulla procedura in
vigore dal 12 marzo Dimissioni valide solo se online Inefficace la
comunicazione di cessazione del rapporto
DI DANIELE GIRIGLI LB
impresa non può * «dimettere» il
lavoratore. Un'eventuale
comunicazione obbligatoria
online (Co) di cessazione del
rapporto di lavoro per dimissioni
o risoluzione consensuale, infatti,
è inefficace se non è stata
preceduta dalla comunicazione di
dimissione online del lavoratore.
A precisarlo, tra l'altro, è il
ministero del lavoro in una nuova
serie di Faq (cinque quesiti risolti)
pubblicata sul sito internet.
Obbligo di dimissioni online. Le
Faq sono relative alla procedura
online, obbligatoria dal 12 marzo,
per dimissioni e risoluzioni
consensuali del rapporto di lavoro
(digs n. 151/2015). Una procedura
che ha soppiantato ogni altra via
prima possibile per rassegnare le
dimissioni dal lavoro (dalla
tradizionale comunicazione
cartacea a quella verbale) che, se
utilizzate, sono inefficaci e prive
di
non rientranti nel campo di
applicazione dell'ari. 26 del citato
digs n. 151/2015, sia necessario
revocarle. Anche in tal caso la
risposta del ministero è netta:
«no, non è necessaria la revoca».
Pubblici e domestici. Sempre
relative al campo di applicazione
sono altre due Faq. La prima
chiede di sapere se i lavoratori
assunti presso società privata a
totale partecipazione pubblica
sono tenuti
effetti. Una delle nuove Faq
chiede di sapere se l'eventuale
presentazione della Co
(comunicazione obbligatoria) di
cessazione del rapporto di lavoro,
per motivo inerente a dimissioni
oppure a risoluzione
consensuale, sia da ritenersi
valida anche se il lavoratore non
ha proceduto con l'invio del
modello telematico relativo alle
proprie dimissioni o alla
risoluzione consensuale. La
risposta del ministero non
ammette appello: «La Co di
cessazione è inefficace se non è
stata preceduta da una
comunicazione del lavoratore
resa con le modalità telematiche
di cui al dm 15 dicembre 2015»,
vale a dire con la nuova
procedura online. Sbagliare non
costa. La nuova procedura di
dimissioni online si applica al
solo settore privato (non devono
farla, in altre parole, i dipendenti
pubblici) con esclusione dei
lavoratori domestici (nemmeno
la colf o la badante, quindi, è
tenuta a farla). Un'altra
somministrazione e il lavoratore»
e poiché «tale rapporto non
rientra tra le fattispecie escluse,
di cui all'art. 26, comma 7, del
digs n. 151/2015 e riprese dalla
circolare n. 12 del 4 marzo
2016» la procedura telematica
deve essere quindi seguita dal
lavoratore in somministrazione.
Regole invariate. L'ultima Faq
chiede di sapere quale giorno va
indicato sul modulo telematico,
qualora la data di decorrenza
delle dimissioni coincida con il
sabato oppure con un giorno
festivo. La nuova modalità
telematica di trasmissione delle
dimissioni, precisa il ministero,
«non ha innovato la disciplina
giuridica che regola il rapporto di
lavoro, ma solo la modalità di
tale trasmissione» Pertanto, «se il
contratto collettivo o individuale
applicato non dispone nulla in
proposito, il conteggio dei giorni
comprende giorni consecutivi e
quindi il primo giorno non
lavorato può coincidere con un
giorno festivo». ———
©Riproduzione riservata——U
• L'azienda non può chiudere il rapporto di lavoro per
dimissioni se non c'è l'atto (online) di dimissioni del
lavoratore I principali chiarimenti • L'azienda non può
chiudere il rapporto di lavoro per dimissioni se non c'è
l'atto (online) di dimissioni del lavoratore • II lavoratore
domestico in somministrazione deve seguire la
procedura telematica • L'azienda non può chiudere il
rapporto di lavoro per dimissioni se non c'è l'at • La
procedura telematica non modifica le norme contrattuali
(Ceni) sulla data di dimissioni o (online) di dimissioni
del lavoratore • II lavoratore domestico in
somministrazione deve s
a seguire le dimissioni online. Il
ministero risponde
affermativamente «in quanto la
procedura deve essere effettuata
con riferimento ai rapporti di
lavoro privati, come ha
specificato la circolare n.
12/2016, a prescindere dalla
natura del datore di lavoro». La
seconda Faq chiede di sapere se
la procedura online deve essere
seguita per i rapporti di lavoro
domestico in somministrazione.
Anche in questo caso la risposta
è affermativa. «Il rapporto di
lavoro», spiega il ministero,
«intercorre tra l'agenzia di
Faq ha chiesto di sapere se, in caso
d'invio delle dimissioni telematiche
errate, perché
RELAZIONI SINDACALI
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1
Insidemarketing.it
Martedì
05/04/2016
Zoom II diritto d'autore non è ancora abbastanza tutelato. Questo, In estrema sintesi, ciò che è emerso dall'audizione del direttore generale della
Fieg (Federazione Italiana Editori Giornali) Fabrizio Carotti, svoltasi il 26 gennaio 2016 alla Camera dei Deputati, durante la quale sono state
vagliate le proposte di legge sull'Istituzione del Fondo per il pluralismo e l'informazione e le deleghe al Governo per la ridefinizione del sostegno
pubblico all'editoria. Nel suo discorso Carotti ha, infatti, ribadito che "Da tempo gli editori italiani denunciano la continua violazione del diritto
d'autore, l'utilizzo dei contenuti da parte degli Over the top, il saccheggio sistematico operato con una gradualità che va da fenomeni di vera e
propria pirateria ad utilizzazioni 'clandestine' (come le rassegne stampa realizzate senza autorizzazione dei titolari del diritto di sfruttamento delle
opere riprodotte). Questi fenomeni minano la stessa sopravvivenza delle imprese che nella produzione di contenuti investono rilevanti risorse". La
mancanza nella protezione del diritto d'autore diventa particolarmente significativa quando si parla di contenuti editoriali online, dove quello che
il direttore generale della Fieg definisce "saccheggio sistematico" avviene senza alcun disturbo, complice non solo una inefficace educazione
all'uso legale delle opere altrui, ma anche l'assenza "di una normativa che favorisca e consenta l'effettivo esercizio dei diritti di utilizzazione
economica degli editori sui propri contenuti editoriali nei confronti dei soggetti che quei contenuti utilizzano nella rete". Carotti ha voluto inoltre
precisare come sia paradossale che per l'istituzione del Fondo per il diritto all'informazione (proposta di legge 3345), il finanziamento pubblico
dell'editoria debba essere alimentato dagli stessi organi di stampa, periodici e quotidiani, e concessionarie di pubblicità che stanno file ///O|/
OGGI/TaglioO/FIEG/Art00002_20160405 htm[05/04/2016 13 40 52]
Mancanza di misure adeguate per la tutela del diritto d'autore affrontando questo momento di crisi e che dovrebbero essere proprio i destinatari di questo
fondo di solidarietà. Infatti, anche se il settore si sta pian piano riprendendo grazie alla razionalizzazione dei costi e al digitale, non ci sono ancora segnali
del tutto positivi per un'inversione di rotta convinta. I dati che sono stati citati registrano ancora un segno negativo: in particolare, "in tre anni, dal 2012 al
2014, i ricavi da vendita di quotidiani e periodici sono diminuiti del -17,1%, da 3,420 a 3,065 miliardi di euro mentre i ricavi da pubblicità sono calati,
nello stesso periodo, di una percentuale ancora maggiore: del -28,5%, da 2,143 a 1,725 miliardi di euro. [...] Nei primi 11 mesi del 2015 il fatturato
pubblicitario dei quotidiani è diminuito del -7,2% e quello dei periodici del -4,7%", afferma Carotti. © RIPRODUZIONE RISERVATA crisi diritto
d'autore editoria fieg giornalismo ricerca FONTE Prima Online Comunicazione • CONDIVIDI • •TWITTER •FACEBOOK •LINKEDIN •GOOGLE +
Autore: Carla Panico
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adeguate per la tutela del diritto d'autore Il direttore generale della Fieg,
Carotti, ha messo in guardia dalla mancanza di misure sufficienti a tutela
del diritto d'autore.
FIEG - WEB
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1
BolognaToday.it
Martedì
05/04/2016
Ritaglio stampa ad uso esclusivo interno, non riproducibile
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Master di I livello in critica giornalistica dell'Accademia "Silvio d'Amico":
aperte le iscrizioni Master in Critica Giornalistica - diploma di Master di I
livello riconosciuto dal MIUR - 9 borse di studio - stage garantiti - ERASMUS+
- Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico"
Nota - Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto
non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di BolognaToday COMUNICATO STAMPA
L'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'Amico" apre le iscrizioni all'edizione 2016/2017
del Master di primo livello in Critica Giornalistica. Il progetto, nato nel 2006 e approvato nel 2009 dal
Ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca con il rilascio di un titolo di studio riconosciuto
e l'attribuzione di 60 crediti formativi, si è affermato negli anni come punto di riferimento nel settore
della formazione post laurearti nazionale rivolta alle discipline del giornalismo e della comunicazione.
Il successo del Master, confermato dall'alta percentuale di placement sul mercato del lavoro dei propri
corsisti diplomati, è da attribuirsi a un corpo docente costituito da professionisti provenienti dal mondo
dell'editoria ed a una costante attività pratica garantita dal project work di scrittura giornalistica con la
testata Recensito. Le attività pratiche e laboratoriali, mirano inoltre ad offrire una concreta esperienza
di comunicazione multimediale e ufficio stampa. Gli allievi, sotto la supervisione dei docenti e del
tutor, "comunicheranno", con gli strumenti propri del web 2.0, tutte le iniziative didattiche e
spettacolari dell'Istituzione: dal Festival dei "Due Mondi" di Spoleto ai saggi di Diploma degli allievi
attori e registi guidati da Maestri come: Giorgio Barberio Corsetti, Arturo Cirillo, Massimiliano Civica,
Lorenzo Salveti, Sergio Rubini, Valentino Villa.
aperte le iscrizioni per la nuova edizione del master di i livello in critica giornalistica dell'accademia "Silvio d'amico" Tra gli insegnanti del corso vi sono
firme prestigiose della stampa e dei media del nostro Paese come: Massimo Marino (II Corriere della Sera), Leonetta Bentivoglio (La Repubblica), Ernesto
Assante (La Repubblica), Sandro Cappelletto (La Stampa), Steve Della Casa (Radio Rai), Frediano Finucci (LA 7), Carlo Freccero (membro del consiglio
di amministrazione RAI), Gabriele Niola (My Movies, Wired) e Michele Rech in arte Zerocalcare. Un punto di forza è rappresentato dai prestigiosi stage
presso le aziende partner che in più occasioni, si sono trasformati in una concreta opportunità di lavoro, tra queste: RAI, LA?, Adnkronos, Gruppo
Editoriale "L'Espresso", Fondazione Musica per Roma, Zetema Progetto Cultura, Agis-Anec Lazio, APT (Associazione Produttori Televisivi), Film
Commission Toscana, Film Commission Marche, Film Commission Torino Piemonte, Wider Films, MY Movies, Cineteca di Bologna. Sono partner del
Master i teatri più importanti d'Italia come il Piccolo Teatro di Milano, Teatri di Roma, l'Eliseo, il Teatro Biondo di Palermo, il Teatro Massimo di
Palermo, Teatri di Vita di Bologna, il Teatro della Pergola di Firenze, Cantieri Teatrali Koreja di Lecce, Teatro Pubblico Pugliese di Bari, Radio Città
Futura, le agenzie di comunicazione Daniele Mignardi Promopress Agency, Tiziana Rocca Comunicazione e Storyfinders. Argomenti: borse studio corsi
giornalismo MASTER studenti
FIEG - WEB
Pag.
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