Anonimo veneziano della cerchia di Giorgione
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Anonimo veneziano della cerchia di Giorgione
Anonimo veneziano della cerchia di Giorgione (Primo quarto del XVI secolo) Ritratto di gentiluomo olio su tela, cm 71 x 61, inv. 4579 Donato da Eva Sala nel 1987 (già collezione Bonomi, Milano) Già in collezione Bonomi a Milano, dove godette di prestigiose attribuzioni a Giorgione e a Tiziano, il dipinto venne donato da Eva Sala nel 1987 al Poldi Pezzoli. Nulla si sa a tutt’oggi circa la sua storia, la fortuna critica e le vicende attributive anteriori. Pur non essendo possibile confermare le altisonanti paternità di cui l’opera si fregiava al momento dell’ingresso nel museo milanese, la dizione “cerchia (o scuola) di Giorgione” con cui è esposto nella casa di Gian Giacomo Poldi Pezzoli coglie senza dubbio nel segno. Si tratta infatti, come ha riconosciuto la critica più recente, di un’opera di indubbio fascino e qualità, il cui orizzonte espressivo va senz’altro individuato nella Venezia dei primi decenni del Cinquecento, quella, per così dire, sotto il segno della misteriosa quanto problematica personalità del pittore di Castelfranco. Come ha opportunamente osservato Ornella Magnabosco Ricciardi la tela milanese non coglie soltanto in superficie – come tanti altri dipinti del tempo – la novità della lezione giorgionesca, ma la legge in profondità e con originalità, rivelandosi al passo con le suggestioni più moderne dei maggiori maestri veneziani del momento: “da Giorgione, dal quale pure si distanzia per una condotta psicologica e formale più controllata, rispetto al libero pulsare emozionale del grande maestro; a Tiziano giovane, nei volumi dilatati e monumentali e nel cromatismo prezioso; a Palma il Vecchio, rispetto al quale si caratterizza per una più assorta e interiorizzata umanità” (Magnabosco Ricciardi 1990). Lo straodinario Ritratto Terris oggi a San Diego di Giorgione (circa 1510) oppure il cosiddetto Ludovico Ariosto di Tiziano della National Gallery di Londra (circa 1508-10) o il Ritratto d’uomo con berretta rossa, sempre del Vecellio, alla Frick Collection di New York (circa 1515-16) costituiscono dei buoni termini di confronto per la nostra intensa e problematica tela. Un giudizio sereno e definitivo sul dipinto è purtroppo impedito dalla generale abrasione della pellicola pittorica (si osservino in particolare la pelliccia, i capelli, l’incarnato), senza dubbio causata da puliture troppo aggressive effettuate in passato, che hanno irrimediabilmente privato l’opera della sua “pelle” originale. D.G. Bibliografia Ornella Magnbosco Ricciardi, in Giovanni Gerolamo Savoldo tra Foppa, Giorgione e Caravaggio, catalogo della mostra, Milano 1990