Faq Acqua torbida, colorata o con presenza di residui
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Faq Acqua torbida, colorata o con presenza di residui
FAQ SEGNALAZIONI PER ACQUA COLORATA, TORBIDA O CON PRESENZA DI RESIDUI SOLIDI 1 DAL RUBINETTO ESCE ACQUA TORBIDA O COLORATA CON RESIDUI SOLIDI; QUALE È IL MOTIVO? Il 22 novembre 2011 la Regione Emilia Romagna ha dichiarato lo stato di crisi ai fini idropotabili nelle Province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini con Decreto del Presidente della Giunta Regionale n.214. A causa della crisi idrica i gestori (Romagna Acque e HERA) sono stati costretti a ridurre sensibilmente il normale apporto di acqua proveniente dalla Diga di Ridracoli e quindi ad utilizzare in maniera intensiva i pozzi dell’acquedotto di Forlì, per garantire la necessaria fornitura idrica. Alcuni di questi pozzi, normalmente poco utilizzati, contengono ferro e manganese in alte concentrazioni tanto che gli impianti di trattamento non sempre riescono a rimuoverli fino al punto da evitare la colorazione (solitamente giallastra) dell’acqua distribuita . Proprio la presenza di ferro e manganese in concentrazioni elevate è all’origine del fenomeno dell’acqua colorata (giallastra). Va precisato che casi di evidente torbidità e colorazione intensa (marrone) quali quelli a volte segnalati, sono verosimilmente riconducibili non solo alle caratteristiche dell’acqua in origine, ma anche a fenomeni di rotture delle condotte con conseguenti variazioni di flusso dell’acqua e quindi distacco di sedimenti dalle condutture stesse. 2 L’ACQUA TORBIDA O COLORATA CON RESIDUI SOLIDI E’ POTABILE O PUO’ ESSERE DANNOSA PER LA SALUTE? La colorazione anomale dell’acqua potabile in questo periodo dipende principalmente dal contenuto di manganese, uno dei metalli più abbondanti sulla crosta terrestre, associato frequentemente al ferro, che si trova naturalmente in molte fonti d’acqua superficiali e profonde.. Il manganese nelle concentrazioni normalmente rinvenibili nelle acque non è tossico. Il manganese è un elemento essenziale per l’uomo che lo assume principalmente attraverso il cibo (si trova naturalmente nelle carni, pesce, uova, ortaggi, cereali, noci) e l’acqua, anche quella minerale. Tuttavia la sua presenza in concentrazioni molto elevate porta a sensibili peggioramenti delle caratteristiche organolettiche dell’acqua (colore, odore, sapore) facilmente rilevabili dai consumatori. Il manganese conferisce all’acqua un sapore talmente sgradevole, tale da indurre a non bere l’acqua. Ferro e manganese in quantitativi elevati non costituiscono di per sé una condizione di rischio per la salute umana, pertanto non incidono sulla potabilità dell’acqua e non impongono limitazioni di uso. Nei casi di alterazione organolettiche molto evidenti- benché queste non costituiscano di per sé un pericolo per la salute – il cattivo sapore e il pessimo aspetto conferito all’acqua possono indubbiamente creare problemi di accettabilità oltre che di gusto: in questi casi si ritiene comunque opportuno ai fini alimentari suggerire l’uso di acqua di approvvigionamento alternativo. 3 COME MAI SUCCEDE SOLO NEL MIO QUARTIERE? PERCHÉ SUCCEDE OGNI TANTO E NON IN MANIERA COSTANTE? Ogni pozzo fornisce acqua con caratteristiche chimiche diverse e quindi possiamo avere diversi valori di ferro, manganese e durezza. Gli impianti di trattamento potabilizzano le acque di pozzo e le miscelano con l’acqua proveniente da Ridracoli in percentuali diverse a seconda della zone di Forlì servite; la miscelazione può variare anche durante le ore della giornata, ad esempio in funzione dei consumi. Tale complesso meccanismo porta al risultato che l’acqua che esce dai rubinetti della propria abitazione, pur essendo sempre potabile, può presentare caratteristiche chimiche diverse per alcuni componenti rispetto a quelle erogata in altri quartieri. ELABORATE IL 15/03/2012 4 FAQ SEGNALAZIONI PER ACQUA COLORATA, TORBIDA O CON PRESENZA DI RESIDUI SOLIDI QUALI SONO I LIMITI DI LEGGE NELLE ACQUE POTABILI PER LE SOSTANZE COINVOLTE IN QUESTI FENOMENI (FERRO, MANGANESE, TORBIDITA’, COLORE, SAPORE)? La normativa di riferimento per l’acqua potabile è il D.Lgs 31/2001; tale norma prevede per il ferro un valore massimo pari a 200 ug/L (microgrammi per litro) e per il manganese un valore massimo pari a 50 ug/L. Per quanto riguarda la torbidità, il colore ed il sapore il D.Lgs. 31/2001 richiede che i valori siano accettabili per i consumatori e senza variazioni anomale. Tutti i parametri citati fanno parte di una lista chiamata “Parametri indicatori” ed è importante precisare che la non conformità di tali parametri ai limiti fissati dal D.Lgs 31/2001 non costituisce di per sé una condizione di rischio per la salute umana e pertanto non sancisce la non potabilità e non impone limitazioni d’uso. Anche sulla base della letteratura scientifica disponibile e delle linee guida dell' OMS, il superamento dei limiti per questi parametri non costituisce un pericolo per la salute e va interpretato piuttosto come un “segnale di modifica” delle caratteristiche dell’acqua all’origine e/o del processo di trattamento e che, come tale, deve essere indagato e monitorato nel tempo per capirne la causa. 5 COME INTERVIENE IL DIPARTIMENTO DI SANITA’ PUBBLICA NEI CASI DI SUPERAMENTO DEI LIMITI PER QUESTI PARAMETRI? In caso di non conformità di un parametro indicatore, il Dipartimento di Sanità Pubblica valuta l’eventuale necessità di attivare un monitoraggio specifico. Nel caso attuale il DSP è già a conoscenza delle cause del fenomeno e: sta procedendo a controlli più frequenti nelle zone della città più soggette al fenomeno e presso gli impianti di trattamento al fine di avere un quadro preciso della situazione ha contattato i gestori richiedendo che a loro volta conducano un monitoraggio della situazione attraverso propri autocontrolli così da poter scegliere i pozzi da cui attingere e poter miscelare le acque d’origine in modo tale da contenere il più possibile la concentrazione di manganese e ferro nell’acqua distribuita In merito a questo ultimo punto occorre comunque sottolineare che il margine di manovra degli enti gestori è ancora fortemente limitato dalle conseguenze della grave crisi idrica in parte trascorsa, ma certamente da non considerarsi ancora come risolta. ha richiesto ai gestori di pianificare e attuare appena possibile le opportune manutenzioni sugli impianti di trattamento al fine di migliorare la loro capacità di rimozione di ferro e manganese in modo tale da evitare il ripetersi di tali fenomeni. 6 ATTUALMENTE SIAMO ANCORA IN SITUAZIONE DI “CRISI IDRICA”, ANCHE DOPO LA GRANDE QUANTITÀ DI NEVE CADUTA? A novembre il Decreto del Presidente della Regione ha dichiarato lo stato di crisi idrica fino al 31/5/2012, in considerazione del livello molto basso raggiunto all’interno della diga di Ridracoli e delle previsioni meteorologiche che non prevedevano precipitazioni significative nel medio periodo. Ad oggi (marzo 2012), dopo le ingenti nevicate verificatesi all’inizio del mese, la diga contiene circa il 50% dell’acqua potenzialmente accumulabile (16,5 milioni di m3 rispetto ad oltre i 33 milioni che sono il massimo possibile) e l’impianto di potabilizzazione sta producendo acqua potabile in quantitativi ridotti per minimizzare il consumo dell’acqua accumulata; occorre attendere lo scioglimento della neve caduta sull’Appennino forlivese per poter stimare quale livello la diga potrà raggiungere prima dell’estate; è fondamentale infatti accumulare acqua sufficiente in diga per poter affrontare tutta la prossima estate e giungere ad autunno 2012 con livelli sufficienti nell’invaso. Lo stato di crisi riguarda anche il rifornimento delle falde sotterranee attualmente sfruttate dai pozzi a Forlì; dopo un periodo così lungo di siccità, la terra assorbe tantissima acqua e anche dopo piogge e nevicate intense serve tempo perché le falde si ricarichino. ELABORATE IL 15/03/2012 FAQ SEGNALAZIONI PER ACQUA COLORATA, TORBIDA O CON PRESENZA DI RESIDUI SOLIDI In tale situazione le disposizioni di emergenza previste nell’ambito del Decreto sono tuttora vigenti e necessarie. 7- L’USO DELL’ ACQUA DI POZZO INUTILIZZATI DA TEMPO O POCO UTILIZZATI, PUO’ INTACCARE LE TUBAZIONI IN CEMENTO-AMIANTO ANCORA PRESENTI E RIMUOVERE FIBRE ? Il rilascio di fibre dalla matrice cementizia delle tubazioni dipende dall’aggressività dell’acqua che a sua volta dipende principalmente dalla durezza della stessa. L’acqua dei pozzi di Forlì è notoriamente “un’acqua dura” (circa 40 °F) a causa della presenza di sali di calcio e magnesio; tali sostanze rappresentano un elemento di sicurezza rispetto alla potenziale liberazione di fibre nell’acqua potabile distribuita per la tendenza del calcio e del magnesio nel tempo a precipitare lungo le pareti interne delle condotte, creando un rivestimento che impedisce di fatto il contatto diretto acqua/conduttura. Inoltre si precisa che il gestore della rete è tenuto, come indicato nell’allegato 3 del D.M. 14 maggio 1996 (Criteri per la manutenzione e l’uso di tubazioni in cemento amianto destinate al trasporto di acqua potabile) ad un regolare controllo dello stato di manutenzione delle tubazioni ed alla progressiva eliminazione delle condotte in fibrocemento man mano che lo stato di manutenzione e/o altri interventi forniscano occasione per la loro dismissione. 8 L’EVENTUALE PRESENZA DI FIBRE DI AMIANTO IN ACQUA PUO’ CREARE PROBLEMI DI SALUTE? Gli studi epidemiologici e quelli su animali non hanno fornito sinora chiare evidenze di eccessi di tumori dovuti al consumo di acqua potabili contenente fibre di amianto. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nelle proprie Linee Guida per la qualità dell’acqua potabile emanate nel 2011 afferma che “non esiste alcuna coerente evidenza che l’ingestione di amianto sia pericolosa per la salute” e pertanto non ha stabilito un valore guida. L’OMS ha preso in esame vari lavori, fra cui anche uno studio riguardante acqua rilasciata dal rubinetto di casa con concentrazione di amianto mediamente pari a 24 milioni fibre/litro concludendo appunto che “non c’è la necessità di stabilire un valore di linea guida per l’amianto nell’acqua potabile”. E’ importante sapere che, oltre all’ingestione, l’OMS nella propria valutazione, ha considerato anche i possibili effetti sanitari che potrebbero derivare da fibre di amianto presenti nell’acqua potabile ed inalate a seguito di fenomeni di dispersione/nebulizzazione (ad esempio durante le docce). Si sottolinea al riguardo che i valori di concentrazione sopra indicati sono comunque superiore di vari ordini di grandezza a quelli rilevati nelle condutture della Regione Emilia Romagna ed in particolare anche nelle condutture di Forlì, come emerso da una indagine mirata condotta alcuni anni fa. Da tali presupposti, né la normativa europea (Dir. 98/83/CE del 3 novembre 1998) , né la normativa nazionale (D.Lgs. n° 31 del 02/02/2001 “Attuazione della direttiva relativa alla qualità delle acque destinate al consumo umano”) dettano limiti di concentrazione da rispettare nelle acque potabili per le fibre di amianto. ELABORATE IL 15/03/2012