qui - Find Your Way To

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L’AMORE AL TEMPO DELL’ECSTASY
di Maurizio Garuti
Personaggi:
Viola (25 anni), Jacopo (25), Giordani (45), Donna pulizie (mezza età).
Reparto Diagnosi e Cura di un policlinico bolognese. Due poltroncine, un attaccapanni al quale è appeso un camice bianco. Si sente, attutito, un rumore
costante di traffico intenso da una strada vicina.
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Donna Pulizie.
DONNA PULIZIE (borbottando fra sè mentre passa lo straccio sul pavimento) Bomba d’acqua nel Cadore. L’hanno detto ieri sera. Cos’erano? saranno state le undici, poco prima di dormire, stavo sul bidet. Dice che ci
sono dei morti, auto trascinate per strada come barche, strade come torrenti.
Bomba d’acqua. Stavo per mettermi a letto. Bomba d’acqua.
Ieri sera, sì, l’hanno detto ieri sera prima di dormire. Nel Cadore. Poi, splash,
un’altra bomba d’acqua. Nel Salento. Cos’erano? Saranno state le undici,
passate da poco: stavo ancora sul bidet. Due bombe d’acqua nel giro di cinque minuti nemmeno. Non piove più. Una goccia, una gocciolina da sola
non cade più. Bombe d’acqua o nisba. Adesso quando arriva la bolletta! Poi
ho spento e sono andata a dormire. Ma non ho capito: tutto questo ci sembra normale? Per fortuna che qui c’è il dottor Giordani che analizza, motiva,
ricuce; che cerca un senso e te lo spiega. Che trova una casella logica per
tutto. Ma anche lui ha i suoi problemi a quadrare i cerchi: suo figlio è andato
a fare un viaggio in Venezuela con la scuola, dicino che è tornato con un pitone. Questo non se lo aspettava il dottor Giordani, un pitone reale in casa.
In che casella logica lo metti un pitone di quattro metri?
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Viola e Jacopo, seduti sulle poltroncine, davanti a una vetrata, rivolti verso la
platea. Si sente rumore di macchine che passano. Viola è spossata.
JACOPO Cinquantaquattro macchine più sette camper. In un minuto.
VIOLA Ieri erano di più, mi sembra.
JACOPO Ieri in un minuto ho contato settantacinque macchine e tredici fra
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camper e pullman. Ma ieri era sabato. C’è più traffico al sabato. Vanno al
mare.
VIOLA Al mare, Jacopo? A fare cosa?
JACOPO Al mare in montagna ai laghi, si fa per dire.
VIOLA Lascia pure che corrano.
JACOPO?Sfrecciano come missili. Con i bauli sul tettuccio. Con le biciclette
agganciate dietro.
VIOLA Ma qui non c’è altro da guardare?
JACOPO No, Viola. È una finestra a inquadratura fissa.
VIOLA Sarà fissa per noi, loro vanno.
JACOPO C’è un’altra sala di là. Ma qui è meglio perché si vede qualcosa che
si muove, sì sì qualcosa si muove, si fa per dire.
VIOLA Mi si chiudono gli occhi.
JACOPO Come ti senti?
VIOLA Le pillole mi stendono. Ma cosa m’ha dato quello là, non riesco a
tenere gli occhi aperti...
JACOPO Eri andata fuori cerchio che facevi paura.
VIOLA Ma che ho fatto?
JACOPO Avevi preso una bottiglia e gridavi: “Se non mi date la roba, sfregio il primo che s’avvicina!”
VIOLA Non mi ricordo niente.
JACOPO Avevi una faccia, soffiavi come una pantera, si fa per dire. Lui si
è avvicinato, calmo. S’è beccato una bottigliata di striscio, ma non ha fatto
una piega. Tu hai lasciato cadere la bottiglia e lui ti ha presa. Ti ha dato anche
una sberla.
VIOLA Poi mi ha imbottita di sedativi. Non sto in piedi.
JACOPO Non è niente, poi passa.
VIOLA Te è molto che sei qua?
JACOPO Mah... Da una settimana prima di te...
VIOLA Ma che posto è, dove siamo...
JACOPO Qui è come dall’elettrauto. Ti curano i neuroni. Sì, sì, come dall’elettrauto, si fa per dire.
VIOLA Siamo solo noi? Non vedo nessuno...
JACOPO Ci sono altri sette o otto fatti e strafatti, di là, nella sala panoramica sul mais. E poi tre anoressiche che non legano con nessuno. Che non
hanno bisogno di niente. Che stanno tutto il giorno in camera a dormire, o
in bagno a vomitare. C’è un etilista, professore di religione. Che si vergogna
da morire e non si vede mai. Insomma questa gente qua...
VIOLA Una bella squadra.
JACOPO Poi ci sono i malati d’insonnia, quelli che si nutrono di xanax,
tavor, eccetera. Quelli del mal di testa, che si cacciano in gola tubetti di optalidon, contramal, quella roba lì. Qui ti fanno smettere, sai, per amore o per
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forza, stop con tutte le dipendenze... C’è anche un malato di social: per cavargli lo smartphone ormai gli segavano quattro dita.
VIOLA E come li curano? Con la sedia elettrica? Con la camera a gas?
JACOPO Li cura il dottor Giordani. Disintossicazione.
VIOLA Con acqua di Lourdes...
JACOPO No, altri farmaci.
VIOLA Ah, altri farmaci. Veleni contro veleni. Il dottor Giordani.
JACOPO Ma è uno che ci mette l’anima, sai. È quasi sempre qui, vive in clinica praticamente.
VIOLA Andrebbe disintossicato anche lui, allora.
JACOPO Non c’è nessuno come il dottor Giordani. È uno che si è messo
in testa una missione. È uno che ci crede...
VIOLA Ma è vero che ha un pitone di quattro metri che gira per casa sua?
JACOPO Chi te l’ha detto?
VIOLA L’ho sentito dire.
JACOPO Dice che l’ha portato a casa suo figlio, da un viaggio in Venezuela.
VIOLA Imbottito di ovuli di coca, magari.
JACOPO Chi il figlio?
VIOLA No, il pitone.
JACOPO Questo non lo so. Lo nutre con topolini vivi, il ragazzo, dicono...
VIOLA Ma proprio qui dovevano farlo questo posto?
JACOPO Questi posti li fanno fuori dalla città, comodi, si fa per dire.
VIOLA Comodi per chi?
JACOPO Vicino agli svincoli, voglio dire, ai parcheggi. Dietro, dove non
hanno catramato, è tutto mais. Davanti c’è questa strada superveloce. Il traffico corre incanalato fra il guard rail, in mezzo al mais. È un posto che ha una
sua logica, se vogliamo...
VIOLA Cos’è quel fumo di là dalla strada?
JACOPO Bruciano delle stoppie di mais. L’altro giorno c’era una specie di
carro armato che andava su e giù spanocchiando il mais. Perché qui o è catrame o è mais. Ma almeno succedono delle cose, si fa per dire.
VIOLA Io vedo solo fumo nei campi.
JACOPO E le macchine non le vedi?
VIOLA Le vedo, le vedo.
JACOPO Ciao! Una bambina mi ha salutato. Dove andate? Andate al mare?
Buon viaggio!
VIOLA Cosa saluti, non ti vedono neanche.
JACOPO (Agita un braccio in segno di saluto) Ciao.
VIOLA E tu come sei finito qui dentro?
JACOPO Ero messo male, sai...
VIOLA Peggio di così?
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JACOPO Un cadavere. Mi hanno portato qui con l’ambulanza. Ero sniffato, bucato, strafatto. Adesso stanno cercando di ripulirmi.
VIOLA Per forza. Qui sei come in galera. Cosa ti danno il metadone?
JACOPO Niente metadone.
VIOLA Neanche quello?
JACOPO Farmaci alternativi, a calare gradualmente. Poi più niente.
VIOLA E dopo, quando sei fuori?
JACOPO Cerco di durare.
VIOLA E dove vai? A fare cosa?
JACOPO Non lo so... Magari in comunità...
VIOLA Sì, ci sono stata in comunità. Mi ci ha messo il giudice, due anni, per
spaccio.
JACOPO Io vado a Sampa, forse. Non lo so cosa faccio. Qualcosa poi si
trova da fare... Ci provo... Non lo so, si fa per dire... Sì, sì...
VIOLA Sì, provaci... Avresti mica venti euro da prestarmi?
JACOPO Sì... cioè no...
VIOLA Dai, tirali fuori.
JACOPO (rovistandosi in tasca) Non se... qua... forse...
VIOLA Se vuoi vengo con te... Se ti va... Un pompino...
JACOPO Ma no... cosa dici...
VIOLA Te lo faccio volentieri. Ho spompinato certa gente per due euro.
JACOPO (allungandole un biglietto da 20 euro) Ecco, prendi.
VIOLA Grazie. Ma così, per niente? Mi sembra di rubarli.
JACOPO Per niente.
VIOLA M’hanno lasciata senza soldi. Quando sono entrata m’hanno preso
tutto. M’hanno sequestrato anche il cellulare. Proprio come in galera.
JACOPO Poi quando ti dimettono ti restituiscono tutto fino all’ultimo centesimo...
VIOLA Io ne ho bisogno subito dei soldi... Qui c’è un cortile, mi sembra.
JACOPO Sì, perché?
VIOLA Vedrai che con venti euro uno con la roba lo trovo.
JACOPO È meglio che lasci perdere.
VIOLA Sono sicura che lo trovo qui intorno uno che mi passa la roba. Stasera magari.
3.
Viola e Giordani.
GIORDANI Cosa fai?
VIOLA Cazzi miei.
GIORDANI Torna dentro.
VIOLA Togliti.
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GIORDANI Su, dentro, non fare storie.
VIOLA (gridando verso l’esterno) Tirami la roba, butta.
GIORDANI Qui non entra niente.
VIOLA Lasciami passare!
GIORDANI Ferma!
VIOLA Molla il mio braccio!
GIORDANI Ferma! Stai ferma! Cosa vuoi fare? Non ti basta essere ridotta
come sei?
VIOLA Ma chi credi di essere, mio padre? Credi di essere Muccioli? Io mi
riduco come mi pare, metti giù le mani, sbirro di merda.
GIORDANI Adesso sei qui dentro e rispetti le regole.
VIOLA Lasciami! Io faccio quello che mi pare. (Gridando verso l’esterno:)
Torna domattina presto, andrà pure a casa, andrà pure a dormire questo cerbero del cazzo!
4.
Donna delle pulizie.
DONNA PULIZIE (strizzando lo strofinaccio dentro un secchio) Sembra
acqua sporca, ma non è solo acqua sporca. L’hanno detto stamattina: “nell’acqua delle fogne disciolti quintali di cocaina”. Oh, l’acqua che esce dai lavandini, dai water. Dice che due italiani su cinque pisciano coca. Ma come
siamo messi? Che sia questa la bomba d’acqua? Dai, tira lo straccio, lava i pavimenti. Il dottor Giordani fa quello che può: ti scopre, ti rincorre, ti placca
come un giocatorte di rugby... Ma qualcuno gli scappa sempre... A casa, magari... Quella croce di figlio... Ma poi a casa lui, il dottor Giordani, non c’è
mai... (Strizzando lo straccio) Però, un fiume di coca. Hanno detto proprio
così. Stavo avviando la lavatrice. Sembra acqua sporca, sembra. Ma come
siamo messi, mi chiedo.
5.
Viola e Jacopo.
VIOLA Spia! Tieni i tuoi soldi!
JACOPO Scusami.
VIOLA Scusa un cazzo. Guarda le macchine, dai. (Scoppia a piangere).
JACOPO Dai, Viola.
VIOLA Vaffanculo.
JACOPO Okay.
Si sente il via vai dei motori, scie rumorose che s’avvicinano e s’allontanano.
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JACOPO C’è un cane. Viola, guarda, c’è un cane. Proprio qui di fronte.
VIOLA Farabutto!
JACOPO Sul bordo, dall’altra parte della strada. Guarda, è fermo, accovacciato.
VIOLA Non guardo niente, non c’è niente da guardare.
JACOPO Apri gli occhi, Viola. C’è un cane, davvero.
VIOLA Non guardo, sta’ zitto.
JACOPO Okay, okay.
Ancora rumori di macchine.
VIOLA (alzando lo sguardo) Sì, c’è un cane... Poverino, l’avranno abbandonato.
JACOPO Sembra che aspetti qualcuno. O spera che qualcuno si fermi.
VIOLA Non si ferma nessuno. Le macchine corrono. Che pena mi fa.
JACOPO Sembra che ci guardi.
VIOLA Sì, ci guarda. Sembra che ci implori. Ma noi non possiamo fare
niente, siamo prigionieri in questa cazzo di clinica. Oddìo, poverino. È un
meticcio: guarda com’è ridotto male, quante ne deve aver prese.
JACOPO E tu come stai?
VIOLA Male come quel cane. Sono sedata. Come si può stare da sedati.
Ma cosa m’ha messo dentro che casco da tutte le parti... (A Jacopo:) Vigliacco,
giuda! C’ero quasi arrivata a prenderla...
JACOPO (timidamente) L’ho fatto apposta... Forse è meglio così per te... Si
fa per dire...
VIOLA Decido io cosa è meglio per me.
JACOPO Scusami, non volevo.
VIOLA Sta’ zitto. Voglio dormire. Non riesco neanche a tenere gli occhi
aperti. Guarda le macchine, tu. Mi raccomando, guarda il cane. Ci tengo a
quel cane. Ci tengo davvero.
JACOPO Non lo perdo di vista, okay, te lo bado.
VIOLA È l’unica cosa a cui tengo al mondo, quel cane.
6.
Giordani.
GIORDANI (parla al telefono con l’auricolare, sembra un soliloquio) No, ti
prego, Anna, non insistere, non vengo a casa, ho da fare... No, qui non è
come un lazzaretto, non è il colera... ma c’è tanta gente che sta male, che ha
bisogno di me, porta pazienza... Non posso piantare tutto perché mia moglie... Hai già avuto contatto col magistrato? Ah, ancora solo quell’avviso...
Ma l’avvocato cosa dice?... Sì, sì, certo... Ma ammanchi ce ne sono stati? Hai
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restituito tutto?... Quanto? Piccole somme, dici... Questo però è grave, molto
grave... No, non perché sei mia moglie... Sul penale forse si possono evitare
conseguenze... Al massimo gli arresti domiciliari, io penso... Hai preso quelle
pillole?... Quante? Troppe, Anna... Cerca di vomitarle... Cosa?... Ma dove
vuoi andare... Un’altra città?... Scomparire?... È assurdo... Io non ti posso
seguire, soprattutto non ti posso curare, lo sai... Lo so che non accetteresti
un collega... Poi... Lo dici a me? Figurati, sono le dipendenze patologiche con
cui mi trovo a fare i conti tutti i giorni... Ma non posso essere io a prenderti
in carico... Cosa? In carico, sì... Brutta espressione, noi parliamo così... Sui
giornali? È uscito qualcosa?... Ah, solo le iniziali... È pazzesco... Questa cosa
mi fa molto male...
7.
Viola e Giordani.
VIOLA Lasciami vedere quel cane un momento. È ancora lì, povera creatura.
GIORDANI C’è un cane? L’avranno abbandonato.
VIOLA Sembra che mi fissi, ha proprio lo sguardo su di me. Chissà chi è più
perso fra noi due. Ettore, cosa ti è successo? Cosa vuoi dirmi? Si chiama Ettore.
GIORDANI Ah, Ettore. (Tira fuori un taccuino e comincia a scrivere).
VIOLA Allora, cosa vuoi sapere.
GIORDANI Parlami di te.
VIOLA Vi conosco, vi conosco. Siete come i preti. Vi pagano per ascoltare
i guai della gente.
GIORDANI Anche per non fare polemiche con i pazienti. E curarli, possibilmente.
VIOLA Allora da dove devo cominciare. Da mio padre. Nel nome del
Padre...
GIORDANI Su, dai.
VIOLA Mio padre era, anzi è ancora un operaio alla Ducati. Col mito del
lavoro, con la testa a cubo, lima incorporata e controllo numerico, quella
roba lì, che cazzo ne so...
GIORDANI È stato lui a farti ricoverare qua.
VIOLA Lo immaginavo... Adesso è su un letto d’ospedale, sennò non mandava mica altri, veniva lui, di persona a prendermi. Come ha fatto cento volte.
Era lui che mi veniva a cercare, di notte. Partiva con la sua macchinetta a
metano, si faceva il giro di tutti i tossici, in stazione, ai giardinetti, mi cercava
nei condomini disabitati... “Avete visto Viola?” Ormai lo conoscono tutti nel
giro... “Viola c’è tuo padre.” Era l’unico, che non si rassegnava, cocciuto e
duro come un tondino di ferro... Quella sera che mi siete venuti a prendere
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ero su una panchina della Veneta... Io ero un fagotto di stracci... Fosse venuto
lui, me l’immagino, mi avrebbe presa senza una parola, mi avrebbe stesa sui
sedili dietro della Panda, e via a Villa Lucia. Si chiama così questo posto,
vero? Qualcuno gli avrà detto che qui fanno i miracoli. Conoscendolo, deve
aver fatto fatica a crederci... doveva essere al limite dello sconforto... Lui è
uno che crede solo ai miracoli del buon senso, uno che vede il mondo a riga
e squadra. “Viola, vieni ben qua” mi diceva i primi tempi, alle mie prime
sbandate, “cosa ti succede? dov’è la logica?” E mi guardava come un fenomeno strano, doloroso. Con me è crollata tutta la sua visione della vita. Come
una riga diritta che s’accartoccia. Ma non si è dato per vinto. Si è roso il fegato, adesso se lo porta dentro il bubbone, da un anno ormai. Gli resta poco
da vivere, credo: l’ultima volta che l’ho visto s’era fatto piccolo piccolo, sì
s’era proprio accartocciato sotto il lenzuolo, in quel lettino d’ospedale... Ma
sì, hai ragione, parlare di sé, delle cose che hai dentro, ti fa bene. Ti conforta
qualcuno che ti stia ad ascoltare, quasi mi commuovo, cazzo... Chissà che
noia per te starmi a sentire... E scrivere per giunta...
GIORDANI Io non mi annoio. (Si sente il ronzio del cellulare, l’apparecchio
non si vede, Giordani risponde come in soliloquio, rabbuiandosi). No adesso
non posso. Sono con una paziente. Che cosa? Ci sentiamo più tardi, no ti
prego... Non è il momento, per piacere, Anna... (Chiude la conversazione).
VIOLA Problemi seri? C’hai anche te qualche riga che si mette ad andare
a zig zag a casa tua? Non dovevi chiudere. Io intanto parlavo con Ettore. Eccolà là, non si è mosso.
GIORDANI Su, avanti. E di tua madre cosa mi dici?
VIOLA Mia madre è una gallina, una che scalda i gelati nel microonde, per
me non è mai esistita.
GIORDANI Che lavoro fa o faceva?
VIOLA Commessa in un supermercato, all’inizio. Poi casalinga, gallina casalinga. Non so come mio padre abbia fatto a sopportarla. È proprio una
gallina, col becco e le penne... Io poi da un anno sono praticamente fuori di
casa. Torno solo a cercare soldi...
GIORDANI Come è stata la tua infanzia? Bisogna sempre fare anche le domande più ovvie.
VIOLA Non ti devi mica vergognare di fare il tuo mestiere... Io non mi vergogno del mio... Ne ho ricevute tante delle domande ovvie.
GIORDANI Di natura diversa dalla mia, immagino.
VIOLA Di solito quelli che mi facevano delle domande ovvie era per dei
pompini.
GIORDANI Non mi stupisce. Ma non era questo che volevo sapere, ora.
VIOLA Okay, riprendiamo. Da piccolina i miei non mi hanno mai fatto
mancare niente: frigo sempre pieno, e televisione sempre accesa. Ho visto
tutti i cartoni che c’era da vedere, e stavo buona quando mi piazzavano sul
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divano davanti alla tv. Insomma, buona: io fra il 90 e il 95 ho fatto fuori due
divani. Ci bivaccavo, ci facevo picnic, briciole e patatine mentre guardavo la
televisione. Ricordo tutte le sigle dei cartoni degli anni novanta, se vuoi te li
canto... (qui potrebbe anche intonare un paio di sigle più celebri) Ho avuto
un’infanzia felice, dottore. Felice e spensierata con i cartoni animati. Altre infanzie non desideravo, neanche le immaginavo.
GIORDANI E i tuoi?
VIOLA Ordinaria coesistenza. Mio padre lavorava, mia madre vedeva altri
film.
GIORDANI Tutto questo fino...
VIOLA Fin quando un giorno ho preso il vaso di cristallo di Boemia e l’ho
lanciato contro il televisore. Booom! È esploso come una bomba, con mille
schegge. Mia madre si è precipitata, tutta sconvolta. “Ma ti dà di volta il cervello, sei scema?” Era il primo pezzo di casa che distruggevo. In seguito ho
buttato per aria anche il resto, ma quella volta mia madre, dopo il grido di
dolore per il vaso di Boemia, decise che quella era la mia prima mestruazione, e si chiese solo cosa avrei combinato a ogni ritorno di luna. Mio padre
invece quella sera, tornato dal lavoro, si distese accanto a me sul letto, mi
fece una carezza: “Cosa c’è Viola?” E io gli risposi qualcosa come: “Mi fa
tutto schifo.”
E lui: “Ma la situazione non migliora a spaccare di qua e di là...” E mi scrutava cercando un perché. Ma il perché io non lo so, dott, non lo so... Ma
cosa vuoi mai inseguire tutti i perché. Succede qualcosa dentro la testa, un
corto circuito, un contatto, si fulmina una valvola, una lampadina, che cazzo
ne so... Si cominciò a dire che avevo un carattere scostante, che ero lunatica... Io prima di iniziare a farmi avevo già qualcosa che non funzionava...
So già quel che pensi, dott: qui ci vuole uno stabilizzatore dell’umore, ogni
stato mentale ha la sua pillola, avrai già pensato un campionario di farmaci;
lo so quello che pensate voi psichiatri del menga, ci sono già passata...
GIORDANI Non penso niente. Vai avanti, Viola.
VIOLA Al liceo ero brava, perfino brillante quando ero in giornata, cento
su cento alla maturità, l’avresti mai detto, dott? Questa ragazza, dicevano,
può fare quello che vuole: ingegneria, fisica nucleare, medicina specialistica...
Cose da pazzi... Un calcio al destino... (ride).
GIORDANI Ci sta, ci può stare. (Continua a prendere nota sul taccuino).
VIOLA Ma ho anche cominciato a farmi le prime canne. Me le ha offerto
un compagno di scuola, senza malizia, senza colpa. Aveva il mito dell’India.
Un candido, puro come un giglio. Poi andò in India e tornò con i neuroni
bruciati, chissà cosa si è fumato; ma è morto da un pezzo, Giulio, non so
dove sia adesso, nel Nirvana, o in una discarica, chi lo sa...
GIORDANI (all’auricolare del telefono) No, non posso. Ah, lei avvocato.
Sì... Ma cosa succede... Ah, la cosa è trapelata... Sui giornali?... Ah, un trafi-
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letto in cronaca... Leggo poco i giornali... Ah, senza nomi, meno male... Sì...
Sì... Io sono qui, continuo il mio lavoro come tutti i giorni... Mah, cosa vuole,
dentro a catastrofi umane ci sono ogni minuto... Certo stavolta mi tocca
molto da vicino... Sì, lei è provata, molto provata... Sì, capisco... Sì, è vero,
in fondo non ha ammazzato nessuno, però... Sì... Sì... Grazie avvocato, a risentirci...
GIORDANI (un po’ scosso) Cosa dicevamo?
VIOLA Se non lo sai tu? Che cazzo scrivi allora?
GIORDANI Stavamo parlando se non sbaglio...
VIOLA Be’, lo trovo io il filo... Dunque. Al primo anno di università ero già
fatta e disfatta. Cannabis, eroina, acidi, vino, alcolici... Vivevo per strada,
mia madre non mi voleva più vedere. Ogni volta che tornavo a casa cercavo
soldi, e se non me li dava distruggevo tutto quello che mi capitava fra le mani.
Lei fece cambiare le chiavi di casa, nascose i suoi quattro gioielli, quel po’ di
argenteria di famiglia, quella almeno che riuscì a salvare. Le facevo paura: “Ci
siamo allevati un mostro in casa diceva.” Mio padre scoprì di essere ammalato, un cancro al fegato, e non si disperò più di tanto, la sua capacità di disperarsi ormai l’aveva spesa tutta. Pensò che la sua malattia, al contrario della
mia, rientrava nella logica. Io intanto volevo dei soldi, avevo sempre bisogno di soldi. Facevo dei pompini a chi capitava pur di raccattare venti euro
e comprarmi la roba. Cosa vuoi, era il mio modo di lavorare, di rendermi
utile alla società. Non è una società fondata sul lavoro? Ma per oggi basta,
dott. Mi viene la tristezza. Basta, dott. Tanto, non cavi un ragno da un buco.
Puoi farmi tutte le domande del mondo, io sono fuori, non mi smuovi neanche con la bomba atomica... E poi va bene così. Sì, va bene così... (Comincia a salire di tono, fino all’escandescenza) Voglio solo la roba! Ho bisogno
di farmi! Sto bene solo così... Ma lo sai cosa vuol dire estasi? La musica che
ti entra in tutte le fibre! che ti suona in tutte le cellule! e sei tutt’uno col
mondo, con l’universo! e trovi la vera ragione di esistere, sei luce e musica!
e tutto il resto è grigiore, polvere, tempo che passa... E non dirmi che il
giorno dopo sono una cacca secca... Il giorno dopo è il giorno dopo... Io vivo
solo per il giorno prima... Tu cos’hai da offrirmi? Tutti voi, cosa avete da offrirmi? Un cazzo. Ma lasciami perdere! Lasciatemi perdere!... Che cazzo
scrivi? Che cazzo c’hai da scrivere?
GIORDANI Calmati, Viola, tu hai bisogno di curarti...
VIOLA Oh, sì, so già tutto, dott. Adesso prendi fuori il ricettario, lo so cosa
mi dici: tot pillole di qua, tot pillole di là... È questa la tua terapia, la disintossicazione? È questa la cura del mondo?
GIORDANI Non solo questo.
VIOLA Ma cosa ti sei messo in testa, di fare il Muccioli? Io ho chiuso. Io
sono andata. Non mi vedi?
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GIORDANI Ti vedo benissimo.
VIOLA E poi mi vado bene così, non voglio cambiare niente. Non c’è riuscito mio padre, figurati se ci riesci tu... Se mi lasciavi su quella panchina era
meglio.
GIORDANI Mi fai abbastanza pena.
VIOLA E io voglio i miei soldi. Avevo centoquaranta euro in tasca.
GIORDANI Li avrai quando stai meglio, dal primo all’ultimo.
VIOLA E il cellulare, che chiamo chi mi pare.
GIORDANI Avrai anche quello.
VIOLA Lo voglio subito.
GIORDANI No. So chi chiameresti.
VIOLA Lasciami almeno venti euro al giorno per le mie esigenze, almeno
dieci...
GIORDANI No. So cosa te ne faresti.
VIOLA Ma vaffanculo! Io non ci sto qui dentro. Io scappo da qui.
GIORDANI Non sei in galera. Sei qui per curarti.
VIOLA Ma cosa vuoi curare. A me non mi cura più nessuno.
GIORDANI Ci proveremo.
VIOLA Va’ da Jacopo. Lui magari lo pigli per i capelli e lo porti fuori dalla
merda. È più facile con lui... Un po’ gli hai già manipolato il cervello. T’ha
fatto anche da spia, per te. Sì, da spia, coglioni che siete tutti e due. Voi non
esistete per me... Io mi guardo il mio cane. Sono qui, Ettore. Come stai? Ce
la passiamo male, eh? Proprio da cani.
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Donna Pulizie.
DONNA PULIZIE È normale tutto questo? È un quiz mica facile da rispondere. Per fortuna che ho i figli grandi, via, lontano, in Australia, in
Nuova Zelanda, da quelle parti là, vai te a sapere. Chi ha i figli piccoli non li
invidio: oggi non se ne salva uno dei figli piccoli... Piccoli fino a trenta trentacinque quarant’anni, dico.
Sballo. Sballo. Sballo. Shopping compulsivo. Social compulsivo. Gioco d’azzardo compulsivo. È tutto compulsivo al giorno d’oggi. Bombe d’acqua.
Anche le bombe d’acqua sono compulsive. E le vampate di calore, ci siamo
dimenticati le vampate di calore? Oggi vanno le vampate di calore, t’arrivano fra capo e collo... Per fortuna che il dottor Giordani visita, interroga,
analizza, cura. E cerca motivazioni per farti ripartire, per riannodare i fili,
per darti un perché. Lui ci mette il cuore. Lui è uno che dà tutto. Lui scrive,
scrive. E pensa. Chissà poi cosa pensa. Non c’è nessuno come il dottor Giordani.
Ma anche lui ha i suoi limiti, non può mica guarire il mondo. Troppi sballati
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in giro. Come fa a curarli tutti? Mica solo ragazzotti tatuati e scoppiati, anche
signori in giacca e cravatta, anche distinte signore in tailleur... Questa per
esempio... Sul Carlino stamattina, ero al bar che mangiavo la mia brioche. Diceva così. Funzionaria di banca nei guai. Preleva piccole somme dai conti
più ricchi per giocarle nei giochi d’azzardo. Scoperta, ammette: “Non potevo
farne a meno, mi sono lasciata prendere dalla febbre del gioco. Non sono
una ladra. Giocavo per rimettere i guadagni nei conti, per .” È disperata,
non risponde al telefono, chiude il citofono... Si chiama... Nessun nome, solo
le iniziali. È una tossica a suo modo, anche lei. Ma qui il dottor Giordani
non può farci niente, l’ho sentito che parlava al telefono, dev’essere un caso
difficile, un caso delicato... Non se la meritava il dottor Giordani una pesca
così… questo è un colpo alle spalle…
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Giordani e Jacopo.
JACOPO È inutile. Se non prendo le pastiglie non dormo. Se prendo le pastiglie dormo. Ma poi sogno. Faccio sempre quel sogno.
GIORDANI Allora, Jacopo, come possiamo fare?
JACOPO Non lo so, mi dica lei.
GIORDANI Diminuiamo il dosaggio.
JACOPO Sogno anche in dormiveglia, dottore.
GIORDANI Sempre lo stesso sogno?
JACOPO Con piccole varianti. Io vado a cercarlo, di solito all’uscita da
scuola. Ma non so chi sia. Cerco, guardo le facce, ma non lo riconosco. E sto
male, sto male. È sempre così.
GIORDANI Non hai nessuna fotografia?
JACOPO Sì, una. Ma ha undici mesi in quella foto... E adesso ha sei anni.
GIORDANI Non l’hai mai più visto in questo tempo?
JACOPO Una volta, anni fa. A un funerale. Ho sentito anche la sua voce.
Deve aver detto qualcosa come: “Chi è quello lì?” Per due secondi ho incrociato i suoi occhi... Ma non sono sicuro che abbia detto proprio quelle parole, perché poi quella frase me la sono rigirata in testa cento volte... Sua
madre non mi volle neanche vicino, mi cacciò via con un’occhiata. E disse al
bambino: “Quello non è nessuno.” Disse così, lo ricordo bene... Sono rimasto due o tre file indietro, in mezzo alla gente, nel corteo funebre... Lei era a
braccetto con un uomo, un uomo massiccio mi pare, ben piantato; ed era
incinta, si vedeva... Insomma si era rifatta una vita... Che poi lei con me poi
non aveva mai avuto un legame definito... Una storia di qualche settimana,
d’inverno: un inverno freddo, qui a Bologna... Facevamo Scienze della comunicazione, ci siamo conosciuti all’università... Tutte e due senza un alloggio... Ma lei era proprietaria di una Punto dove mi ospitava per la notte...
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Dove è nato nostro figlio... Che è ancora mio figlio nonostante tutto...
GIORDANI E che ogni tanto torna a circolare nei tuoi pensieri.
JACOPO Sì. Ma non riesco neppure a fissare i lineamenti della sua faccia,
l’ho visto per pochi secondi quella volta al funerale, un visino bruno, un
sguardo veloce come un lampo, portava qualcosa in testa, una cuffia, un cappellino... È tutto quello che mi ritorna in mente... Non ha un volto preciso,
i suoi tratti cambiano e si confondono a forza di pensarci... E non penso ad
altro...
GIORDANI Eppure, per tanti anni te n’eri perfino dimenticato di avere un
figlio.
JACOPO Si era come cancellato. Per me esisteva e non esisteva. Anzi, non
esisteva.
GIORDANI Perché?
JACOPO Un figlio? Cosa me ne facevo? Dove lo mettevo? Era venuto per
caso, uno sbaglio, si fa per dire. Cose che succedono di notte in macchina,
al freddo. È difficile darsi il colpo di reni in macchina, sui sedili di una Punto.
Era un freddo. C’era la brina sui vetri.
GIORDANI È venuto al mondo così?
JACOPO? E come, sennò? Lei dormiva in macchina, ci abitava in quella
macchina. Era venuta a Bologna per studiare, dal sud. Aveva appena quattro soldi per farsi, io ero più sballato di lei. Mi accolse sulla Punto come a
casa sua. È lì che abbiamo fatto un figlio. Sui ribaltabili, senza preservativo,
senza ammortizzatori... Poi lei è tornata al sud, s’è messa con uno da grana,
un boss di paese, che voleva figli suoi, e gli rompeva le balle quello che aveva
fatto prima con me. Lei m’ha anche detto: “Lo vuoi? E tuo, puoi prendertelo...” E io: “Ma che me ne faccio di ’sto cinno?” E così, per far piacere al
boss l’ha messo in istituto... È già molto se non l’hanno buttato in mare…
GIORDANI Ma anche a te non te ne fregava molto.
JACOPO Fino a ieri, all’altro ieri no. Invece, da un po’ di giorni, ho questo
chiodo fisso, non riesco a togliermelo dalla testa.
GIORDANI Succede, Jacopo. Delle volte, a riaprire gli occhi...
JACOPO La sua faccia mi perseguita. Una faccia che non conosco. Non so
neanche come si chiama, si fa per dire. No, si chiama Diego, questo lo so.
Eravamo incerti fra Diego e Dario, poi abbiamo scelto Diego, perché lei è
della zona di Napoli... Adesso penso sempre a lui... A lui e... a Viola... Si fa
per dire... Come sta Viola?
GIORDANI Sta dormendo.
JACOPO M’ha dato della spia, m’ha vomitato addosso tutti gli insulti possibili.
GIORDANI L’ho fermata proprio all’ultimo secondo. C’era il pusher già lì,
all’inferriata.
JACOPO Vorrei che anche lei si tirasse fuori... Ho avuto paura che preci-
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pitasse ancora più giù... Penso che ritenterà...
GIORDANI Ho chiamato la vigilanza, per un po’ quel tizio non si farà più
vedere qui intorno.
JACOPO Ne verrà qualcun altro. Lo sanno che qui c’è gente con la febbre
da astinenza addosso... Viola è una che ci ricasca, io ho provato a parlarle.
Che peccato, una ragazza così...
GIORDANI Così...?
JACOPO ...Così bella, intelligente... Si fa per dire...
GIORDANI Viola ha qualcosa che la disturba, qualcosa di cui non ha colpa:
ha un destino difficile. Gli acidi, le sostanze, la uccidono ma la tengono in
vita...
JACOPO Ma guarisce? Può guarire?
GIORDANI Non guarirà mai del tutto, ma può stare meglio se trova un
motivo più forte delle sostanze.
JACOPO Vorrei aiutarla con tutte le mie forze. Sì, si fa per dire...
GIORDANI Viola attira l’affetto insieme alla pena. È una che non puoi
stare senza far niente per lei...
JACOPO Io ci penso sempre... È come la mia... fidanzata...
GIORDANI La tua fidanzata?
JACOPO Così per dire... Qua dentro la struttura... Sì...Be’, tutto è cominciato... Lei ci sta con tutti... per due soldi... Lei, quando ha bisogno di farsi,
è come posseduta da Alien, ha presente quel film? Per procurarsi i soldi è capace di tutto, anche di fare un pompino a un vigile che dirige il traffico in
mezzo a un incrocio... Lo sa com’è Viola... Lei si butta via, come se ogni volta
volesse umiliare il suo corpo in cambio di... di un volo nel nulla... Ma mi ha
promesso, che qui dentro almeno, lo farà solo a me... Per sentimento, non per
soldi... Insomma sì, si fa per dire.
GIORDANI Bene, è già un passo.
JACOPO Ma io spero che si curi, che cambi. Qui dentro poi, altri uomini
cui prostituirsi, non ce ne sono: c’è quel professore di religione che non si
vede mai; quattro o cinque tossici intontiti, che non gli tira neanche l’uccello... Io lo so che sono un rottame... Ma con Viola, che è messa anche peggio di me, posso pensare di costruire qualcosa, per dire. Due rottami che si
mettono insieme, che non hanno nulla da perdere perché hanno perso tutto...
due soggetti così possono anche sperare nella fortuna... Qui dentro, sì, è
come la mia fidanzata. Come suona strana questa parola: è proprio una promessa, una speranza... Mi fa sentire meno solo... Si fa per dire...
Il dottor Giordani s’assopisce, vinto dalla stanchezza.
JACOPO Dottore... Dottore...
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Giordani non risponde. Cade a terra il taccuino. Jacopo lo prende, getta uno
sguardo furtivo fra le pagine. Giordani si ridesta. Jacopo si affretta a porgergli
il taccuino.
JACOPO Dottore, si sente bene?
GIORDANI Sì certo... La fidanzata... Dicevo... Ah, sì, l’amore è una delle
poche risorse per uscire salvi, oltre i farmaci.
JACOPO Ma lei, dottore, come sta? Tutto okay?
GIORDANI Okay, okay...
JACOPO Ma come fa...
GIORDANI Come fa cosa?
JACOPO A vivere qui, a respirare tutti questi casini, tutti questi guai dalla
mattina alla sera... Se li porta a casa, anche di notte?
GIORDANI Di notte cerco di non pensarci.
JACOPO E Viola? Si riesce a fare qualcosa per lei...? Si può...?
GIORDANI Cerchiamo di tirarla fuori... Ci vuole qualcosa che l’aiuti a far
girare il vento...
10.
GIORDANI (al telefono, in soliloquio con l’auricolare) Dimmi... Sei partita?...
Per dove?... Come, non potevi tollerare... Ma la gente ha altro a cui pensare
che la tua patologia... Perché è una patologia... Può capitare a chiunque... E
si cura... Il gioco, le scommesse, si capisce... Perché non me ne hai mai parlato?... Non è vero che non parliamo mai... Sono a casa quando posso... Io
sono sempre qui perché sono uno stritolato dalle patologie dei miei pazienti...
Sì, sono uno che pensa che la sua casa sia al sicuro... che i contagi si si fermino davanti alla sua porta... E mai sospetterebbe che sua moglie... Ma cosa
vuoi che ti chieda perché l’hai fatto: lo so benissimo come si sviluppano questi disturbi... No, non far girare il solito disco che io ho sposato la clinica, tu
allora hai sposato la banca... Il guaio è che sei anche mia moglie e io tuo marito... No, non lo scopro adesso... Hai restituito tutto almeno?... Sì, mi ha informato l’avvocato... Che almeno non ci sia l’accusa di ruberia... Se è rimasto
qualcosa da saldare provvedo io... Quanto? Accidenti... Ma è una somma
enorme... Venderemo... Sì, venderò quel... Sì, certo... Ma tu dove stai andando? Me lo vuoi dire? Sei in macchina, sei in treno? Dove stai andando?
11.
Jacopo e Viola.
VIOLA Certo che anche lui deve avere una bella noia dentro.
JACOPO Dice che non s’annoia.
VIOLA Per me è fuori di cocomero forte. Non va mai a casa. Ci interroga,
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ci ascolta e scrive, scrive. Ma cosa scriverà su quel libercolo?
JACOPO Io una volta sono riuscito a gettare un occhio.
VIOLA E cosa hai visto?
JACOPO Era scritto fitto fitto.
VIOLA Sarà tipo verbale dei carabinieri. Lui è un po’ sbirro.
JACOPO Secondo me ci scrive anche i suoi pensieri, quello che gli passa per
la testa.
VIOLA E non è fuori dai coppi uno così? Per me è sballato completamente.
JACOPO Secondo me lui scrive anche la nostra cura...
VIOLA La nostra cura?
JACOPO Tutte le possibili cure... Non dev’essere facile trovare le cure giuste, per due come noi, si fa per dire... Non è come curare il raffreddore...
VIOLA Certo, uno che ha scelto di stare qui in questo buco del mondo...
Ha più bisogno lui di essere curato... Io al suo posto prenderei quel cane e
andrei... andrei... scapperei... Come stai, povera bestia?
JACOPO È sempre lì, non si muove. Sembra in attesa di qualcuno.
VIOLA Le macchine passano, nessuno si ferma.
JACOPO Povero cane, è pelle e ossa, non si regge in piedi.
VIOLA Guarda noi, guarda me. Si chiama Ettore.
JACOPO Ettore? Avrà fame, avrà sete.
VIOLA Io vorrei fare qualcosa per lui. Io potrei morire anche adesso, e non
me ne importerebbe niente di niente, ma vorrei restare al mondo solo per lui.
JACOPO Io vorrei fare qualcosa per te.
VIOLA Vuoi fare qualcosa per me?
JACOPO Sì. Qualsiasi cosa, Viola. Sì, insomma, si fa per dire...
VIOLA Prendi questa scatola di biscotti. Vagliela a portare.
JACOPO A chi?
VIOLA A lui.
JACOPO Al cane?!
VIOLA Sì, a Ettore. Prendi anche una bottiglietta d’acqua con un piatto di
plastica, una ciotolina...
JACOPO Ma... Come faccio... Hanno messo la vigilanza qui intorno...
VIOLA Sul lato della strada no. Non s’azzarda nessuno a venire da questa
parte, con questo traffico. Esci dalla finestra.
JACOPO Appunto, è una superstrada, qui mi stendono, c’è un casino di
macchine, di tir, di camper...
VIOLA E allora?
JACOPO Mi prendono sotto come un gatto, come un riccio.
VIOLA Hai detto che vuoi fare qualcosa per me?
JACOPO Okay... Ma...
VIOLA Porta da mangiare e da bere a quel cane.
JACOPO Okay, okay.
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Jacopo prende la scatola e una bottiglietta d’acqua ed esce. In scena solo Viola.
Si sente il rombo del traffico, l’urlo dei clacson.
VIOLA Dai, non fermarti in mezzo alla strada. Corri! Ormai ce l’hai fatta.
Oddìo! Fermo! Vai, adesso vai! Corri!
Ancora rumori dalla strada, mentre Viola osserva dalla finestra ansiosamente.
Rientra Jacopo. Viola lo abbraccia con calore.
VIOLA Ha mangiato, eh?
JACOPO Sì. Anche bevuto un po’ d’acqua.
VIOLA Però non s’è alzato. Ha delle ferite, Ettore?
JACOPO Ha la zamba destra che non la muove.
VIOLA Sta male?
JACOPO Mangia. Io dico che se mangia si può riprendere.
VIOLA Sei stato grande, Jacopo. Grande.
JACOPO Domani vado a prenderlo e te lo porto.
VIOLA Se me lo vai a prendere, se me lo porti... io ti sposo.
JACOPO Guarda che io lo faccio...
VIOLA Fallo.
JACOPO Ma come puoi sposarmi, te che non ti aspetti più niente di
niente...
VIOLA Ho trovato qualcosa da aspettare.
JACOPO Un cane?
VIOLA Non è solo un cane. Ettore è qualcosa di più. Mi guarda. E io
guardo lui. Più ci guardiamo e più scopriamo di esssere fatti l’uno per l’altra.
JACOPO Te e lui…
VIOLA Certo, io e lui.
JACOPO E io?
VIOLA Che c’entri tu? Te ti sposo, è un’altra storia. Se me lo vai a prendere.
JACOPO Okay, ci vado.
VIOLA Una volta volevo un bambino. Capita a tutte, dicono, la voglia di un
bambino. Poi passa. Ma io l’ho desiderato a lungo. Ci ho anche provato, con
il primo che capitava. Ma non è mai venuto.
JACOPO C’è un bambino, sai, che non lo vuole nessuno... È proprio come
quel cane, si fa per dire... Io lo conosco, io lo so dov’è.
VIOLA L’hanno lasciato lungo un’autostrada? Abbandonato anche lui?
JACOPO È a Torre del Greco. Al Pio Istituto della Misericordia.
VIOLA E non ha nessuno?
JACOPO Ha solo me. È mio... L’ho lasciato per strada, cinque anni fa.
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VIOLA È tuo figlio?
JACOPO Era... È mio figlio... L’ho lasciato... L’ho lasciato...
VIOLA In una piazzola di sosta?
JACOPO Praticamente sì...
VIOLA Ma dici davvero?
JACOPO Sì.
VIOLA Sei una merda infame!
JACOPO Sì, sono una merda, Viola.
VIOLA E sua madre?
JACOPO Via, anche lei, per un’altra strada.
VIOLA Gallina di merda, più di mia madre. E te non fai niente?
JACOPO Quando esco di qui, voglio andare a prenderlo, sì sì per dire...
VIOLA È il minimo.
JACOPO Vuoi venire con me? Vuoi venire a fare questo viaggio?
VIOLA Me non mi lasciano mica uscire... Hai visto cosa m’è successo l’altro giorno? Ormai mi spaccava un braccio, il cerbero. Adesso poi c’è un
agente lungo la recinzione...
JACOPO Se hai un motivo valido, non ti possono trattenere. Me l’ha detto
il dottor Giordani. Per lui ci vuole solo un motivo valido in testa, una ragione importante, capisci? Quando esci, deve essere per qualcosa, devi sapere dove andare, si fa per dire...
VIOLA Ma a me chi mi crede? A me non mi crede nessuno.
JACOPO Io penso che c’è un modo per farci credere, a tutti e due.
VIOLA Quale?
JACOPO Sposarci.
VIOLA Sposarci?!
JACOPO Oh, è un modo come un altro, si fa per dire...
VIOLA Dici sul serio?
JACOPO Sul serio. Cioè, si fa per dire... Se ci sposiamo, noi c’abbiamo un
pretesto, possiamo uscire, possiamo andare dove ci pare, io dico.
VIOLA Ci sto pensando... Ah, sarebbe bello salire su un treno e andare alla
ricerca di quel bambino. Almeno saprei dove andare.
JACOPO Io devo farlo. Sì, sì. Me ne convinco sempre di più, per dire.
VIOLA Ah sì, tu devi farlo. Ma a me il Cerbero non mi molla. Lui non se
la beve.
JACOPO Ci molla, ci molla, fidati... Ma tu... per dire... tu mi sposeresti?
VIOLA Be’... Perché no... È una cazzata come un’altra... Se il problema è
tutto qui... Ma sì... A te ti va?
JACOPO Sì che mi va. Sì, sì, mi va. Un sacco.
VIOLA Okay, però prendiamo Ettore e lo portiamo con noi.
JACOPO Okay, te l’ho promesso.
VIOLA Io ci sto. Ma sei sicuro che il dottor Giordani...
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JACOPO Lui dice che se usciamo di qui con un’idea, con un progetto, è il
miglior farmaco. Si fa per dire.
VIOLA Ma è un progetto sposarsi?
JACOPO Scherzi? È un progetto pazzesco! Ti cambia la vita… Si fa per
dire… Soprattutto se c’è l’amore…
VIOLA Boh! Se lo dici te…
JACOPO Fidati, Viola! È un’idea. Andiamo a dirglielo, vediamo come la
prende…
DONNA PULIZIE (fra sé, spazzando per terra) Per fortuna che non ho dei
figli piccoli. Io lo dico sempre. Fate dei figli grandi, già sposati, con un lavoro;
fate dei figli con già la strada diritta davanti... Fate dei figli vecchi!
12.
Dottor Giordani, sera.
GIORDANI (riflette fra sé, annotando di tanto in tanto qualcosa sul suo
taccuino) Sposarsi? Qui dentro? Una follia, non se ne parla neanche. Le relazioni sentimentali che possono nascere in una clinica, in una comunità di
recupero, sono chimere, volatili, prive fondamento. Qui si vive una situazione in vitro, provvisoria, deformante. La vita è fuori, bella, brutta, orrenda,
quello che volete. La vita è questo rumore di macchine... Per quanto... Per
quanto... Se si accende una scintilla... Sarebbe come camminare sulla lama di
un rasoio... Si può camminare sulla lama di un rasoio? Si vive camminando
sulla lama di un rasoio, si vive...
Giordani si ritrae nell’ombra, vedendo Viola che s’affaccia alla finestra sulla
strada.
VIOLA (sola, alla finestra, con voce infantile) Ettore, Ettore, mi senti? Fra
poco arrivo. Mi aspetti? Come stai? Hai ancora sete? Hai ancora fame? Ettore, non sei più solo... Come sta la tua zampina? Mi senti? Chi ti ha abbandonato lungo questa strada? Gente cattiva, senza cuore. Ma verrò io a
salvarti. Ti prenderò fra le braccia, come un bambino, ti farò delle carezze,
perché tu sei il mio bambino, vero? Povero Ettore. È cattivo il mondo, vero?
È cattivo, cattivo... Ma ci siamo trovati, finalmente ci siamo trovati. Aspettami Ettore, vorrei essere lì, vorrei toccarti, farti capire che non sei solo... Ettore, non sei solo... Ettore, fratello mio, bambino mio... Ettore, non siamo
soli... Ettore, non siamo più soli al mondo...
A questo punto si sente il ronzio del telefono di Giordani, c’è una telefonata in
arrivo. Viola si accorge della presenza del dottor Giordani alle sue spalle
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VIOLA (aspra) Cosa stavi a spiare? Non c’è il pusher di là dalla strada! C’è
solo un cane come me! Un cane perso lungo una strada!
GIORDANI (all’auricolare) Mi chiami più tardi, adesso non posso... (Poi riconosce la voce di una persona importante, Viola intanto esce) Ah, è lei... non
l’avevo riconosciuta... Sì, ho tenuto spento alcune ore perché intralciava il
mio lavoro... Mi dica... Grazie... Sì, è una faccenda molto grave e dolorosa,
anche per l’azienda, capisco che lei come amministratore delegato... La ringrazio... Sì, sì... Si metta nei miei panni... Una patologia di cui io sono bene
o male uno specialista, quello che ti dà la cura... Sì certo l’opinione pubblica... Il gioco d’azzardo compulsivo... Ah, no, non è un sedicenne che
fuma... Una donna, anche in vista... Sì certo, poi è mia moglie... Questo stillicidio sulla stampa locale... Sì, certo... Finisce per interferire con la credibilità professionale... Mah, lei sperava di colmare gli ammanchi, giocava per
vincere e finiva sempre più nel vortice del gioco, diventa una catena di cui
non ti liberi più... Queste cose vanno così... No, io non ne sapevo niente... Io
curavo i miei malati dalle loro dipendenze... Nella casa di cura, non a casa
mia... Sì, lei si è sentita distrutta, l’umiliazione... Si è licenziata ed è partita...
Per dove? Non lo so... Sto cercando di capirlo... Io, seguirla? Trasferirmi con
lei?... Sì, capisco, per starle vicino... Come dice? La situazione ambientale, sì,
finisce per essere condizionata... Ma come... dovrei abbandonare tutti i miei
pazienti?... Andare via da qui? Via dove?... Ah, non so neanche dove sia lei
in questo momento... So solo che è partita... Sì, è saltata fuori anche questa
storia del serpente... Me lo sono trovato in casa, dove peraltro non ci sono
quasi mai... Sì, me ne disferò... No, non nelle fogne, si capisce... Anche se le
fogne sono piene di serpenti... Lo affiderò a un rettilario, dove potrà stare
con i suoi simili... Non lo so cosa fare, non lo so... Vuole dire che il mio servizio qui è finito? Che devo piantare tutto?... E i miei pazienti?... Che ne sarà
di loro? E io?...
13.
Donna Pulizie
DONNA PULIZIE L’hanno detto ieri sera. Piromani all’attacco. Bruciati
120 miliardi di euro alla Borsa di Milano. Stavo in relax sul water, a limarmi
le unghie. Mica che abbiano preso chi ha appiccato il fuoco, no, il piromane
se l’è svignata. I pompieri non si sono neanche mossi. E dire che 120 miliardi di euro che bruciano devono fare un bel fuocone, con delle fiamme, un
fumo... Invece niente, tutto normale. Hai voglia a combattere la follia. Cosa
sono le piccole somme che la funzionaria XY prelevava dai conti correnti
per giocare al lotto o ai cavalli? Neanche un focherello. Ma una bella rogna
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per il dottor Giordani, una pugnalata alle spalle. Voglio vedere come farà
adesso a tenere tutti i fili, a ricucire, a riannodare... Per me gli è sfuggito il
bandolo, poveretto, gli sono scappati i fili, non sa più cosa fare…
Si parla addirittura di una festa, di un matrimonio... Poveri ragazzi, non sono
nati con i piedi per terra… Comunque, io ho preparato un tavolino con due
stuzzichini, qualcosa da bere e da brindare. Non sarà una cerimonia con
molti invitati. Cosa vuoi, un giorno feriale, una cosa fra pochi intimi. Non ci
sarà praticamente un cane. No, un cane c’è: è là fuori che aspetta, sul ciglio
della strada. Non so come si farà a trovare i testimoni. Cosa vuoi chiamare
un’anoressica di trentadue chili che ti vomita sui salatini? o un alcolizzato
che viene solo per scolarsi le due bottiglie di frizzantino? Comunque me, se
mi chiamano, ci sono; faccio da testimone per tutte due. E poi, io sono la
donna delle pulizie: due colpi di scopa e spazzo via tutto. Un cappellino da
cerimonia sopra il grembiule da lavoro e sono pronta... Pioverà? Cos’ha detto
il meteo? Ah, bombe d’acqua o piogge acide; poi torna Caronte. Viva gli
sposi: auguri e figli maschi, possibilmente anzianotti!
11.
Viola e Jacopo.
VIOLA Ancora non si vede. Ma te cos’hai capito?
JACOPO Era incerto. Prima ha detto no. Poi ha detto sì. Poi deve averci
ripensato. Ma alla fine era più sì che no.
VIOLA Per me è un po’ fuori di cotenna anche lui…
JACOPO Tranquilla, adesso viene. Lui è un pubblico ufficiale, è come un
prete.
VIOLA Io gliel’ho detto subito che era come un prete. Ma qui non so come
va a finire. Ho ancora sul braccio i lividi delle sue mani, l’altro giorno in giardino.
JACOPO Andrà tutto bene, fidati.
VIOLA Che io poi se voglio farmi non gli chiedo mica il permesso, decido
io... Ma dove si sarà cacciato?
JACOPO Starà visitando. Sarà dalle anoressiche, o dagli etilisti, dai cocainomani. Ne ha da curare.
VIOLA Non avrà cambiato idea?
JACOPO No, tranquilla. Vedi? Hanno preparato anche un piccolo ricevimento… Ah, sai una cosa? Sei uno splendore… Sì, sì, uno splendore…
VIOLA Te dici? Era dal carnevale dei bimbi che non mi vestivo così… Ma
anche te non sembri uno marcio fatto e disfatto… Sei carino, dai…
JACOPO Dici?
VIOLA Speriamo almeno che venga presto. Ettore è là che mi aspetta. Sempre più sfinito. Resisti, Ettore, fra poco arriviamo.
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JACOPO E ti porteremo via con noi.
VIOLA Ma perché tarda? Non ci sarà qualche ostacolo?
JACOPO Che ostacolo?
VIOLA Non so. Qualche impedimento.
JACOPO Dai, che adesso viene. Ci aspetta un lieto fine, fidati.
12.
Arriva Giordani, cupo.
GIORDANI Cos’è questa messa in scena?
JACOPO No, niente... Così... Noi pensavamo di... sposarci... Come s’era
detto... Sì, sì, di sposarci... Che male c’è?
GIORDANI Sposarvi?
JACOPO Sì, sì... Sposarci... Insomma, quella cosa bellissima lì che fanno
tutti, romantica, si fa per dire... Non vediamo l’ora di sposarci, veramente...
VIOLA Cos’è quella faccia? Te non l’hai mai fatta una stronzata?
GIORDANI Oh, tante sì… Ma c’hai pensato bene, Viola?
VIOLA Oh, Madonna!
GIORDANI Voglio dire, sei proprio sicura?
JACOPO Oh, sì, sì. Noi vogliamo mettere su una famiglia... Si fa per dire...
VIOLA Una famiglia, sì sì…
JACOPO E fare dei bambini. Uno l’abbiamo già fatto. L’abbiamo lasciato
in una piazzola... Adesso l’andiamo a prendere...
VIOLA Avremo anche un cane, un cane di famiglia.
JACOPO Siamo pieni di valori positivi... Ci crediamo, ci crediamo proprio...
Si fa per dire... Ci crediamo, vero Viola?
VIOLA Sì, sì, ci crediamo un casino.
JACOPO Oggi è un giorno luminoso... Si fa per dire... È già tutto pronto...
anche il rinfresco... Andiamo in viaggio di nozze giù, giù verso Napoli... Allora, dottore, che si fa? Perché scuote la testa?
GIORDANI Niente, non si fa niente.
JACOPO Niente? Come niente?
GIORDANI Questo matrimonio non s’ha da fare.
JACOPO Perché?
GIORDANI Non dipende da me.
VIOLA E da chi dipende?
GIORDANI Dal comune hanno fatto sapere... che Viola è già sposata.
JACOPO No!
VIOLA Questa è bella!
GIORDANI Non ci credevo neanch’io. M’hanno detto anche la data... E il
nome dello sposo... Un nome strano...
VIOLA Che cazzo dici?
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JACOPO È vero?
VIOLA Ci deve’essere uno sbaglio, uno scambio di persona.
GIORDANI Non c’è nessuno sbaglio, si tratta proprio di te...
VIOLA Io sposata? Siete tutti fuori di testa?
GIORDANI Sei proprio convinta? Pensaci bene.
VIOLA Ma potrei pensarci anche cent’anni...
GIORDANI Non ti viene in mente nulla?
VIOLA Che cazzo... Ah... Quella storia...
JACOPO Che storia?
VIOLA Ma è ancora registrata da qualche parte?... Incredibile...
JACOPO Che cosa?
GIORDANI Prova un po’ a ricordare. (Prende fuori il suo taccuino e si appresta a scrivere).
VIOLA Non so neanche da dove cominciare... Mi viene da ridere e da piangere... L’ho conosciuto in cella al commissariato di polizia di via del Pratello.
Ci avevano portati tutti lì… dopo una retata su un vagone fermo al deposito
della stazione, due ore prima. Eravamo in sette o otto a dormire lì... Cioè, io
non ero lì per dormire, cercavo la roba, non so neanche perché ero finita lì...
C’erano degli africani, dei neri che dormivano sui sedili, per terra sui sacchi
a pelo. Non ci andava mai nessuno a controllare, era come un vagone dimenticato in un binario morto della stazione di Bologna... Si vede che quella
sera la pulla era in battuta. Cercavano credo quelli con le bombolette, quelli
che scrivono sui treni regionali fermi... Insomma ci trovano lì, e ci portano
tutti in questura. Io ero tranquilla perché non c’avevo roba addosso... Com’è
stato, che non mi ricordo... Avevo un gran bisogno di soldi... Ah, è stato così.
Parlo per caso con questo tizio, uno più nero della cioccolata fondente, credo
che campava vendendo borse o ombrelli quando pioveva, non lo so... Non
era un pusher... Aveva un portafoglio con qualche carta, gliel’ho visto bene
quando l’ha aperto per tirare fuori i documenti... E mentre siamo lì che aspettiamo nell’anticamera del commissariato, scambiamo due parole tipo “che
cazzo vogliono ancora” o “che ore sono già”, perché faceva buio ma ormai
era già l’alba... Poi finalmente ci lasciano andare... Ma io avevo bisogno di
venti euro per cercare la roba, per farmi. Allora gli dico a quel tizio: ehi tu
nero fondente, se mi dai venti euro andiamo là su una panchina, al buio, solo
venti euro dai... Ma la cosa non lo interessava...
GIORDANI E allora?
VIOLA Allora mi fa tutta una baccagliata che non ci ho capito niente. Parlava un po’ in inglese, un po’ in italiano, e po’ in lingua della sua tribù... Comunque il senso l’ho capito, perché una frase è venuta fuori chiara: “Tu
volere sposare me?” Chiaro, a lui non gli aveva preso il colpo di fulmine. Lui
aveva un altro problema. Lui aveva il permesso di soggiorno che scadeva fra
due settimane, c’aveva bisogno del matrimonio per mettersi al sicuro... Non
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c’è voluto molto per intenderci sulla dote. Io prima ho sparato una richiesta
di cinquecento euro. “Senza cinquecento euro di dote io non ti sposo.” Ma
non li aveva. Ha rivoltato il portafogli davanti a me, quasi piangeva. Insomma, ci siamo accordato per centottanta, ho preso quello che aveva...
Il giorno dopo abbiamo fatto le carte, i permessi, le pubblicazioni. Due settimane dopo ci siamo sposati. I testimoni hanno preso dieci euro a testa. Io,
per me, avevo una ragazzina dell’est che batteva sulla via Emilia, lui un pachistano che vendeva frutta anche alle tre di notte... Ci siamo sposati una
domenica mattina davanti a un pubblico ufficiale con la fascia tricolore, che
ha fatto un discorsino sull’incontro fra le culture, qualcuno ha anche battuto le mani... Così siamo diventati marito e moglie. Non l’ho più visto. Non
ricordo neanche come si chiama... (Piange).
JACOPO E adesso?
GIORDANI Passate in segreteria a ritirare le vostre cose, cellulari e denari.
VIOLA Allora... Posso andare anch’io?
GIORDANI Buona fortuna, ragazzi.
Viola e Jacopo non si muovono. Giordani va all’attaccapanni, prende il camice
bianco. Lo osserva, se lo butta sulla spalla. Si avvia all’uscita.
JACOPO Va a casa, dottore?
GIORDANI Non lo so.
JACOPO Ha dimenticato il suo libricino. (Lo prende per consegnarglielo.)
GIORDANI Potete tenerlo; si parla di voi, c’è la vostra storia, se ci capite
qualcosa... Comunque, quando siete in fondo, cercate di voltare pagina...
(Esce).
JACOPO Allora, si parte.
VIOLA E il cane? Andiamo a prendere il cane.
JACOPO Sì, andiamo.
(Escono. Si sente il rumore della strada e del traffico).
DONNA PULIZIE (passando lo straccio per terra) Tutto questo è normale?
L’hanno detto che il clima è impazzito. Allerta meteo. Bombe d’acqua e
trombe d’aria. State in casa. Se uscite, aggrappatevi a qualcosa. Ma a cosa?
Fine
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